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Autore: PioggiaGrigia    12/12/2012    1 recensioni
La banalità con cui esordiscono certi scrittori è sconcertante e non appartiene al mio stile perciò comincerò a raccontare senza ricorrere ad alcuna prefazione, appendice, insensate frasi stereotipate come “C’era una volta”, semplicemente inizierò a scrivere una serie, per certi di voi alquanto insensata, di eventi, senza perdermi in troppe descrizioni baroccamente estetiche, fisiche o antipatici dettagli secondari. Dunque, rispettando il detto “uomo avvisato, mezzo salvato”, stabilirò il punto focale del prossimo milione e mezzo di righe: é bello credere nelle favole ma nella realtà non sempre l’amore vince tutto.
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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AMOR NON OMNIA VINCIT




            The second chance_____





E quasi due anni trascorsero come se quel periodo fosse stato un semplice, bellissimo, indimenticabile ma sin troppo breve sogno.

Tutta l’amarezza si mutò in volontà di portare a termine gli studi per poi essere definitivamente libera e volare via.

Lontano, lontanissimo.
 
Non avevo più voluto raggiungere mio padre perché sapevo che immatura ed instabile com’ero non sarei riuscita a ricomporre il mio cuore a pezzi una seconda volta.
 
Tuttavia il mondo non voleva tenermi troppo nascosto quello che era stato il fantastico destino di Niall.

Dopo il provino era, per idea di un quale giudice, stato accorpato ad altri quattro ragazzi e da ciò ne era scaturito un gruppo niente male, degno di conquistare orde immense di giovani adolescenti.

Sarei bugiarda ad ammettere che ero poco interessata all’esito della gara ma a tutela mia scelsi di seguire quel concorso televisivo il meno possibile, imponendomi con brutale violenza altri orribili programmi.

Ringraziai però di trovarmi in un’altra nazione poiché la mia fuga dai media risultava alquanto più semplice.

I miei nuovi studi non erano poi così impegnativi e da mesi cercavo disperatamente un occasione per trasferirmi con un qualsiasi pretesto a Londra.

Esatto, quella città caotica e grigia così carica di sfumature.

Il tempo correva e nulla si smuoveva di una virgola.

 Arrivò però il giorno del cambiamento, la mia vita non voleva più saperne di dispiegarsi così banalmente senza emozioni o scossoni ed il destino, di cui si può dire tutto tranne che l’uomo ne è padrone, decise di far impazzire mia madre totalmente.

Il mio regalo di Natale fu un biglietto di andata per la capitale del Regno Unito, io l’avrei chiamato più di ritorno, in quel posto di cui già mi sentivo una minuscola ed invisibile ma pur sempre presente parte.

–Ormai sei grande, non crederti che non mi sia accorta di come hai passato questi ultimi tempi, la tua testa è sempre stata da un’altra parte ed ora che sei autonoma puoi prendere la decisione che ti spetta, parti e realizzi i tuoi sogni o finisci con l’essere infelice ed avere rimorsi?- sapevamo bene che la risposta era ben ovvia.

Così la abbracciai, la abbracciai come se non lo avessi fatto per anni, sinceramente, calorosamente, ringraziandola di quell’opportunità, ringraziandola per aver capito che ero pronta a spiccare le ali da sola, a rischiare anch’io, per cercare di essere felice, per poi dire riguardandomi indietro “ci sono riuscita”.

Un mese esatto mi distanziava dalla realizzazione di quel fantastico ed improbabile futuro.

Fu un misto di sentimenti contrastanti: eccitazione, gioia, paura, timore dell’ignoto, infinite paranoie e felicità.

Raccolsi più cose che potevo, mi misi a raccattare annunci affidabili riguardo a condivisione di appartamenti o affitti solitari inizialmente con scarsi riscontri.

Allorché fui aiutata ulteriormente da chissà quale essere superiormente abile.

Una ragazza che frequentava il mio stesso corso di studi era all’irrefrenabile e disperata ricerca di una compagna d’avventura.

Michelle era una persona di normale altezza e corporatura, capelli scuri ed occhi grandi.

Si confondeva abbastanza nella massa, era socievole ma timida e di una dolcezza unica.

Aveva già trovato casa in un bel quartiere, aveva già un buon numero di conoscenze le quali si erano messe in azione al fine di trovarle un lavoretto e non appena subentrai in quel folle piano lo fecero anche per me.

Ovviamente appena arrivata li avrei dedicato delle statue o simulacri giganteschi.

Tutto si sistemò in fretta, non ci rimaneva che affrontare la partenza, il distacco dalle famiglie ed il tuffo in quella nebbiosa e delirante città.

Ma non è questo ciò su cui mi voglio dilungare perché certe sensazioni sono a tutti familiari o per lo meno sono più comprensibili.

Arrivammo in preda all’agitazione più totale e all’aeroporto ci attendevamo da diversi minuti tre ragazzi all’incirca della nostra età.

Jack era molto carino ed era anche il più burlone aveva due occhi profondi di uno splendido castano intenso, poi veniva David, il classico biondo effetto very british ed infine Chantal, originaria dell’Iran che Michelle aveva conosciuto durante uno scambio culturale.

Le due si strinsero emettendo urletto che mi turbò alquanto.

Sorrisi imbarazzata e mi misi silenziosamente a scrutare qualsiasi orizzonte al mio fianco a me.

Era andato tutto così liscio che la sfortuna aveva voluto intromettersi.

Una gigantografia degli incredibili “One Direction” mi capitò a cinque millimetri dalla punta del naso.

Grazie destino per questa beffa.

Sbuffai scocciata e lo sguardo indagatore di Chantal si catapultò con irruenza su di me.

–Non ami i 1D, vero?- 1D? Ma che diav, wooo, si erano fatti molto più carini i ragazzi.

–Non sono esattamente una loro fan ma non mi urtano il sistema nervoso come altri- inclinai il capo studiando le sagome velocemente.

–Io li adoro- affermò sicura la mia compagna di università.

Rimasi spiazzata, questo non era un bene dato che ci trovavamo proprio nella città dove loro lavoravano maggiormente.

Lasciai cadere il discorso cominciando a bofonchiare inutili fandonie, missione compiuta.

Ma la pace non durò così a lungo come credetti.

Trascorso il primo mese, spariti definitivamente disordine e cartoni ingombranti, trovato impiego lavorativo ed iniziato lo studio, Michelle rientrò una sera con un volto sospetto.

–Tara, stasera usciamo con i ragazzi a cena! E’ il compleanno di Tony!- aggrottai le sopracciglia,

-Chi?- la seguii sino a camera sua mentre passava dubbiosa in rassegna ogni suo abito,

-Il fratello maggiore di Jack! Bisogna vestirsi bene, sai pare ci sia anche, oh a te non interessa. Comunque sarà una cena in uno dei locali più top! Non sto nella pelle! Hai qualche vestito che ti sta largo da prestarmi? Sono in crisi!- imbambolata dal fiume di parole mi diressi confusa nella mia stanza e stesi sul letto ogni cosa che avevo.

Optai per un look non troppo appariscente un vestitino attillato nero corto con le maniche a tre quarti in pizzo proveniente dalla boutique costosa nella quale lavoravo.

Il tutto accompagnato da un immancabile tacco dodici.

Michelle che di sobrietà proprio non ne voleva sapere si infilò un completo verde brillante avvolta da un’ampia stola di altrettanta tonalità.

Si dedicò poi al mio trucco ed alla mia acconciatura di cui mi fece stupire.

Il risultato era incriticabile, lo stesso replicò per sé.

Con il solito ritardo ci fiondammo in auto ed inizia ad esibirmi nella spericolata guida a destra, ancora inusuale.

Parcheggiai così lontano che i piedi urlavano pietà, d’altronde io e Mich non eravamo ancora le ragazze più pratiche di quel luogo magnifico.

Una folla di persone si muoveva rumorosamente su quasi tutto il marciapiede.

Sbarrai lo sguardo non appena mi accorsi di trovarmi proprio davanti al mio incubo.

La mia cara amica mi percosse il braccio e urlò qualcosa.

Tutti i rumori assordanti intorno a me si racchiusero in una bolla di sapone che volò via lasciandomi sola con la mia coscienza dinanzi alla mia paura più grande.

Bene, perfetto, ora lui non si ricorderà neanche come ti chiami, non starti a fare illusioni, non ti riconoscerà, è famoso adesso.

Il respiro mi si accorciò ma il cuore non batteva all’impazzata, ero cosciente del fatto che non ne fossi più, o forse mai stata innamorata, tuttavia fui colta da un imbarazzo disarmante.

Cercai di sfuggire e rifugiarmi distrattamente dietro la schiena di qualche altro invitato ma purtroppo mi resi conto che alla cena avrebbe partecipato anche lui in quanto conosceva, come un altro componente della band presente, Tony.


Ancora una volta grazie destino.

  

 

















  
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