Da
quattro anni i Cullen vivevano in Canada, precisamente a Port Hardy, una
piccola cittadina sulla costa nord-orientale della Vancouver Island, nella
British Columbia. Era un centro piuttosto piccolo, si trovava sul mare, nella
parte più occidentale dell’isola, era un
luogo pacifico e solitario il cui motto era “dove l’autostrada finisce e
l’avventura comincia”, insomma il posto perfetto per loro. In realtà il motto
si riferiva semplicemente al fatto che Port Hardy fosse il capolinea
dell’Highway 19, un limite che segnava idealmente il passaggio tra natura
incontaminata e territori abitati. La vegetazione era ricca di orsi, cervi,
alci e puma e non molto lontana dall’Alaska e dalla famiglia di Tanya. La vita
scorreva tranquilla, era un paese talmente piccolo, l’unico svago erano i
Filomi Days, che si svolgevano a fine luglio. Il nome derivava dalle attività
tipiche della cittadina, ovvero pescare, tagliare la legna e andare in miniera,
insomma non era il posto più allegro del mondo, ma forniva pioggia, cielo
plumbeo, nebbia, animali in quantità e paesaggi mozzafiato. Carlisle e William
lavoravano come medici nell’ospedale cittadino. Jake e Seth, grazie all’aspetto
più maturo, lavoravano per la compagnia mineraria come ingegneri. Rosalie,
Emmet, Nadìe, Tanya, Dafne e Jasper frequentavano il North Island College che
fortunatamente si trovava in città, mentre Renesmee, Bella, Rory, Alice, Edward
e Claire, avendo i tratti somatici più infantili, dovevano adattarsi a
frequentare il Port Hardy Secondary, il liceo della città. Esme si occupava
amorevolmente della truppa, non c’era lavoro per un architetto progettista in
una cittadina tanto minuscola. Erano abbastanza integrati nella comunità
cittadina che li aveva accolti con gioia, non era una cosa da tutti i giorni
assistere all’arrivo di un’intera famiglia di splendidi personaggi in un posto
così isolato. Emmet era il più inserito, in un posto di uomini rudi lui era
proprio a suo agio, ma tutti si erano sistemati bene, Vancouver non era lontana
e potevano soddisfare tutti i loro bisogni, compresi i pomeriggi di shopping
compulsivo a cui Rosalie ed Alice non potevano rinunciare.
Come
ogni anno, da quando William aveva sposato Tanya, il clan di Denali era
arrivato dai Cullen per passare le festività natalizie. Il giorno di Natale Carlisle
e Eleazar sedevano chiacchierando amabilmente nel salotto. Tutt’intorno era un
brulicare frenetico di persone, da quando c’erano i Black e Seth, finalmente
Natale dai Cullen era come tutti gli altri, una serie infinita di manicaretti
da preparare. «I figli di Renesmee sono stupendi» dichiarò Eleazar.
«Si,
siamo molto fieri di loro» rispose orgoglioso Carlisle.
«Carmen e Kate sono felicissime per Tanya, ha trovato un uomo straordinario» aggiunse Eleazar.
«William è in gamba, Jake e Nessie non avrebbero potuto fare di meglio»
concordò il dottore.
«Ma
come funzionano, insomma non hanno poteri, non bevono sangue e non sono licantropi,
in sostanza sono esseri umani immortali» domandò Eleazar.
«Si,
sono perfettamente umani, sono solo più agili, più forti e immortali, in poche
parole perfetti!» si entusiasmò Carlisle.
«Li
hai studiati per bene?» chiese il vampiro.
«Si,
li ho analizzati dalla nascita, hanno ventiquattro cromosomi, uno in più dei
mortali e uno in meno di noi vampiri, ma la cosa incredibile è che hanno smesso
d’invecchiare ad età differenti, William a ventitre anni, Dafne a ventuno, Nadìe
a venti e Claire a diciotto, è incredibile» affermò Carlisle entusiasta.
«Sempre
più giovani» mormorò Eleazar. «E se si unissero a degli umani, cosa potrebbe
accadere?» continuò.
«Non
ne ho assolutamente idea, potrebbero nascere altri umani immortali o semplici
umani, non posso dirlo con certezza» rifletté Carlisle.
«Il
fatto che possano riprodursi é davvero un problema, allargherebbe solo il
cerchio» mormorò Eleazar preoccupato. Carlisle lo guardò interrogativo.
«Va
bene Carlisle, devo dirtelo, ti sto facendo questo interrogatorio perché ho
avuto delle informazioni riguardo i tuoi ragazzi» sbottò.
«Cosa
intendi dire?» si accigliò Carlisle.
«Molti
vampiri hanno saputo di questa storia, le voci sono arrivate sino ai Volturi,
vogliono vederci chiaro, mi meraviglio che Alice non abbia visto nulla»
rifletté Eleazar.
«Alice
ha dei problemi da quando viviamo con i licantropi e i ragazzi, non riesce a
vedere il loro futuro» rispose Carlisle pensoso.
«Neanche
quello dei ragazzi, dovevo immaginarmelo» affermò Eleazar.
«Ad
ogni modo, se prenderanno una decisione negativa sarà difficile tenergli testa,
siete andati un po’ oltre, potrebbero stancarsi delle vostre stramberie»
dichiarò.
Carlisle
si rinchiuse in un silenzio assorto.
«Se la
cosa si trasforma nello scandalo dei bambini immortali, non ci saranno molte
chance di vita per voi» aggiunse Eleazar in tono grave.
«Cosa
pensi che dovremo fare?» chiese inquieto Carlisle all’amico.
«Cercatevi
un posto isolato, lontano, fategli capire che non volete interagire con gli
umani, penso che questo li tranquillizzerà» spiegò questi deciso.
«E
dove potremmo mai andare?» affermò Carlisle in un sussurro.
Eleazar
fece spallucce «Per ora non lo so, non so neanche se sia la soluzione giusta,
ma credo valga la pena provarci, prima che decidano di tornare qui e fare ciò che
si erano preposti l’ultima volta» affermò serio.
Carlisle
annuì preoccupato.
«Su,
alzatevi voi due, è pronto in tavola!» intimò Carmen allegra, dall’altro lato
della stanza.
«Gli
parleremo dopo il pranzo, godiamoci questa festa, hanno lavorato tanto, poi gli
racconteremo le novità» affermò Carlisle.
Eleazar
annuì complice e si diresse insieme a lui verso la sala da pranzo.
La stanza
era finemente addobbata, il colore predominante della tavola era il bianco
delle tovaglie di lino decorate e dei piatti di porcellana, i quali poggiavano
su sottopiatti d’argento, come le posate. I bicchieri erano di cristallo, così
come le coppe per il sangue di cui si sarebbero nutriti i vampiri, per
accompagnare gli altri durante il pranzo. Il tocco natalizio era dato dall’enorme
centrotavola di foglie, gigli e rose rosse intrecciate. Il pranzo fu
caratterizzato dall’enorme chiacchiericcio tipico delle feste, dalle risate e
dagli schiamazzi divertiti e fu seguito dallo scambio dei regali. L’atmosfera
era gioiosa, allegra fino a che Carlisle non decise di comunicare a tutti la
notizia che gli opprimeva il cuore.
«Come
potrete immaginare non ho belle notizie» affermò.
«La
situazione è così grave?» chiese Edward preoccupato.
«Lasciami
spiegare» dichiarò Carlisle ed espose a tutti la situazione.
Jacob
non riuscì a trattenere la rabbia. «Nessuno si azzarderà a toccare i miei figli!»
minacciò. Renesmee lo accarezzò gemendo preoccupata. In realtà tutti erano
attoniti.
«Se
andassimo a parlargli?» domandò Jasper.
«In
che senso?» si accigliò Carlisle dubbioso.
«Se
andassimo a parlare ai Volturi spiegandogli che non abbiamo intenzione di avere
a che fare con gli umani?» domandò di nuovo Jasper.
«Dove
potremmo mai andare?» domandò Nadìe scoraggiata.
«I
miei ragazzi sono umani, hanno il diritto di vivere una vita normale in mezzo a
loro!» si agitò Renesmee.
«In
realtà la nostra vita non si può definire normale, non siamo come tutti gli
altri e non lo saremo mai, non potremo mai vivere come gli umani, siamo
immortali mamma» dichiarò William.
«Se
dovesse servire a salvargli la vita dovremmo farlo» affermò energico Jacob.
«L’idea
di andare a parlare con i Volturi non mi piace, ma credo che dovremmo provarci»
affermò Edward.
«E
cosa gli diremo?» chiese Nadìe.
«Voi
proprio niente, per nessun motivo dovrete entrare in contatto con loro, sarebbe
troppo pericoloso» dichiarò perentorio Edward.
Nadìe
sbuffò contrariata.
«Potremmo trasferirci in qualche luogo isolato, solitario, lontano da occhi indiscreti» affermò Seth.
Carlisle annuì pensoso. «Eleazar mi suggeriva un’isola, ma dovremmo
prima parlare con i Volturi e vedere se sono d’accordo» annunciò.
«L’idea
dell’isola è ottima» affermò Jasper.
«Credo
non avranno problemi, lo vedo» affermò Alice.
«Aro è
così volubile, non possiamo affermarlo con certezza» dichiarò Esme.
«Se
una volta lì decidesse diversamente, come potremmo impedirlo?» si preoccupò
Bella.
«Non
abbiamo scelta, dovremo fidarci» annunciò Carlisle.
«Chi
andrà a Volterra?» domandò Rosalie.
«Sicuramente
io, Edward e Bella, Jasper e Alice, beh Emmet, tu ci faresti comodo» spiegò
Carlisle.
«Sarà
un piacere! Ci voleva un bel viaggetto in Italia» ironizzò Emmet.
«Chi
ci darà notizie se Alice verrà con voi?» si preoccupò Dafne.
«Dovrete
utilizzare i metodi tradizionali questa volta, ci sentiremo al telefono»
sorrise Carlisle.
«E se
dovesse succedere qualcosa, ci saremo noi a proteggervi» affermò Seth.
«Rimarremo
anche noi, non vi lasceremo in questa situazione» annunciò Garret, parlando per
il clan di Denali.
«Stavo
riflettendo sul posto dove andare, Jasper ha ragione, potremmo trovare qualche
isola disabitata nel Pacifico, vivremo tranquilli lì» propose Rory.
«Che
ne pensate di isola Esme?» propose Bella.
«Io
non voglio rinchiudermi in un eremo a causa di quei pallidi succhiasangue!» si
arrabbiò Nadìe
«Beh, se è l’unico modo per salvarci la pelle farai uno sforzo!» la sgridò William. Lei lo guardò torva.
«Non si potrebbe trovare qualcosa di più vicino a qualche
Continente abitato?» domandò Rosalie. «Neanche a me va di rinchiudermi in
un’isola insieme agli insetti e agli uccelli!» insisté.
«Mi è
venuta un’idea» affermò Eleazar. Tutti lo fissarono impazienti. «Ci sono delle
isole in Alaska, non molto lontane dalla terraferma, sono quasi al Polo, sono
splendide, talmente difficili da raggiungere che noi lo abbiamo fatto solo una
volta a nuoto, ti ricordi Carmen?» asserì.
Lei
s’illuminò. «Le isole Svalbard!» affermò.
«Le
conosco» disse Edward. «Ma non vi conducevano delle ricerche scientifiche?»
domandò.
«Da un
centinaio di anni nessun essere umano mette piede lì» disse sicuro Eleazar.
Jasper
annuì. «Sarà un’ottima proposta da fare ai Volturi» approvò.
«E’ un
posto incantevole, vi piacerà» attestò Carmen.
«Non
ci resta che andare a fare la nostra proposta» si scurì in volto Carlisle e
come lui il resto dei presenti in sala. Bisognava solo augurarsi che i Volturi
fossero clementi anche questa volta.