Shadow
Terzo capitolo: Cambiamenti
Continuai ad agitarmi nel turbine di
acqua salata che mi
circondava, muovendo gambe e braccia in modo scoordinato e confuso.
Intorno a me riuscivo a vedere solo
una miriade di bollicine
che risalivano l’acqua blu; non riuscivo a raggiungere la
superficie, e la mia
scorta di ossigeno stava velocemente finendo.
Ad un tratto sentii la fredda stretta
di Edward cingermi i
fianchi e trasportarmi con facilità in superficie; appena
uscita dall’acqua
ispirai a pieni polmoni tutta l’aria che potevo, mentre
sentivo accanto a me
Edward ridere a crepapelle. Quando mi fui ripresa lo guardai furiosa, e
lui,
senza degnarmi di uno sguardo, continuava a ridere convulsamente.
-Cosa c’è da
ridere?- chiesi levandomi un’alga dai capelli e
tirandogliela addosso.
Lui, senza smettere di ridere,
schivò l’alga e rispose:- sei
caduta come un sacco di patate!-
Lo guardi irritatissima: per un
istante, un brevissimo
istante avevo creduto il peggio.
-Non è divertente!-
ribattei cercando di sovrastare le sue
risate fragorose; lui si fermò e mi guardò con
occhi allegri:-Oh, si che lo è!-
-Avrei potuto farmi male!- All’improvviso il
sorriso divertito sparì dal
volto di Edward, che assunse un’espressione offesa e dura.
Mi guardò di nuovo negli
occhi, questa volta con intensità:-
Non avrei mai potuto farti del male, Bella. Neanche per gioco. Secondo
te ti
avrei buttata da quello scoglio se avessi pensato che ti potessi
ferire?-
Mi persi nel suo sguardo ipnotico e
non risposi, lasciando
che Edward mi accarezzasse le guance bagnate con il polpastrello
dell’indice.
Mi sfiorò tutto il
contorno del viso, poi il profilo,
toccandomi la fronte, il naso, e poi le labbra.
Si soffermò su queste
ultime e io baciai il suo dito freddo
posato sulla mia bocca; quando lo feci, lui mi prese per i fianchi e
delicatamente mi poggiò a sé; io chiusi gli
occhi, lasciandomi cullare dal mare
e dall’alzarsi e abbassarsi del suo petto, protetta dalla sua
presa d’acciaio.
Lui cominciò a cantarmi
una delle sue ninna nanne, facendomi
diventare le palpebre pesanti.
Vivevo in un sogno, cullata dal
dondolio delle onde,
circondata dall’odore della pelle di Edward che sovrastava
quello del mare, e
trasportata dalle dolci note della melodia, con sullo sfondo il lontano
suono
dei gabbiani e delle onde che si abbattevano sulla scogliera.
Ad un tratto un improvviso flash-back
mi ricordò una frase
che Edward mi disse più o meno un anno prima; mi voltai
verso di lui e
domandai:- quindi voi siete nuotatori provetti?-
Mi guardò incuriosito, ma
rispose:-Già.- Sciolse la presa
che mi abbracciava a lui e si mosse agilmente nell’acqua. Con
un paio di
bracciate era già lontano di una decina di metri.
Tornò accanto a me con la
velocità con cui se ne era andato.
-Potrei comodamente percorrere
l’intera costa americana e
arrivare in California in qualche giorno, volendo.-
si avvicinò fino ad essere ad un palmo dal
mio viso, mi prese i capelli e se li arrotolò sul dito. -
Ripensandoci, penso
che rimarrò qui.-
- Meglio così.- sussurrai
mettendo le mie mani dietro al suo
collo freddo.
- Lo dici come se fosse un bene per
te.- disse a capo chino.
Si era improvvisamente incupito.
- E’ un bene per me. E poi
che problema c’è?-
Mi guardò, come in attesa
che capissi da sola. Sapevo cosa
cercava di dirmi, ma non volevo palarne. Non adesso. Perché
sapevo che se
avessimo riaperto il cassetto in quel momento tutta la giornata sarebbe
stata
rovinata.
Così cercai di salvare la
situazione: lo guardai maliziosa e
dissi:- Perché, stai dicendo che tu non sei contento di
stare con me?-
Lui resse il gioco e alzò
le mani in aria di difesa:- Ehi,
io non…- cominciò mentre io gli saltavo addosso e
cercavo inutilmente di
mandarlo sott’acqua.
Lui me lo permise e riuscii a
spingere la sua testa sotto il
livello marino; non dava alcun segno di protesta e io, divertendomi
tantissimo
continuai a mandarlo verso il fondo.
Ad un certo punto, con un movimento
velocissimo, Edward
scivolò via dalla mia presa e scomparve senza riaffiorare in
superficie.
Io mi guardi intorno confusa,
cercando inutilmente la sua
chioma bronzea.
-E-Edward?- il mio respiro stava
diventando affannato e
ansioso. Mi ero spaventata per niente, ma mi infastidiva rimanere in
quelle
acque che fino a qualche settimana prima avevano ospitato Victoria, che
altro
non desiderava che uccidermi.
Si alzò il vento; le mie
spalle bagnate reclamavano una
fonte di calore.
Mi girai di nuovo, nella speranza di
vedere Edward; speranza
che risultò vana.
-Edward, dai!- gridai, in attesa di
una risata di scherno in
risposta, ma non udii niente, rabbrividendo mi decisi a uscire
dall’acqua. Una
folata di vento mi colpì la schiena e mi spinse a
raggiungere il più
velocemente possibile la grotta.
Appena messa al riparo dalle pareti
di roccia e avvolta dal
mio candido asciugamano, mi voltai verso l’oceano, sperando
di ritrovare
Edward.
-So che ci sei!- Urlai al vento, il
quale fu l’unico a
rispondere con una folata ancora più forte che,
articolandosi in mezzo agli
alberi poco lontani, creava dei sinistri e malinconici sibili.
Che se ne fosse andato davvero? Non
ne capivo il motivo, e
in più tutta la sua roba era rimasta là.
Ricordai a me stessa che la sua
famiglia era ricchissima, e
che Edward aveva più di cento anni e che poco doveva
importargli di uno
zainetto e qualche vestito.
Ma di me gli importava…. O
no?
Con questo dubbio nel cuore mi girai
di nuovo verso la
grotta… e davanti a me c’era lui, a pochi
centimetri dal mio naso.
Mi sorrideva strafottente, come una
persona che tentava di
reprimere le risate, mentre io per poco non avevo avuto un infarto a
ritrovarmelo davanti così all’improvviso.
-Ti sei spaventata?- chiese
gentilmente come se niente
fosse.
Rimasi ad occhi spalancati ad
osservarlo, ma un profondo
dolore al petto mi fece capire che stavo trattenendo il respiro,
così inspirai
a pieni polmoni.
Lo guardai stralunata per parecchi
secondi, in cui lui non
fece altro che sorridermi, e poi mi fiondai addosso a lui con i pugni
chiusi.
-Mi hai fatto venire un colpo!!!-
cercavo inutilmente di
fargli male, ma sotto le mie grida sentivo le sue risatine divertite.
Lui per un po’ mi
lasciò fare, poi le sue fredde mani si
strinsero sulle mie braccia fino a bloccarmi; lo guardai: aveva ancora
i
capelli bagnati, e gli ricadevano dolcemente sulla fronte bianca.
Si chinò su di me e mi
sorrise. Allarme rosso: non potevo
arrabbiarmi di fronte a quell’ammaliante sorriso sghembo.
-Mi dispiace. Scusa se ti ho
spaventata.- disse senza
smettere di sorridere. Ormai ero in suo possesso; non potevo fare nulla
se
continuavo a guardarlo come ipnotizzata…. Come se fosse
stato possibile
distogliere lo sguardo da Edward…
Senza attendere che rispondessi,
continuò, accarezzandomi le
guance con tenerezza:- Non ti avrei mai lasciata sola, Bella. Mai.- ci fu una pausa -Mai
più.- e appoggiò le
labbra fredde sulle mie.
***
La chiave di casa Cullen
girò nella serratura silenziosa e
in modo quasi impercettibile, ma ero certa che tutti quelli che si
trovavano
dentro avessero sentito.
Eravamo appena tornati dal mare, e
Edward, sebbene io non
volessi a causa del groviglio di capelli che mi era venuto dopo il
bagno, aveva
insistito perché io venissi a casa sua.
Come previsto in un secondo
arrivò Alice, seguita da Jasper.
La ragazza si fiondò su di
me velocissima per abbracciarmi,
mentre Jasper, anche se mi rivolse un sorriso affettuoso, si mantenne
alla
solita distanza di sicurezza a cui ormai ero abituata.
Sapevo che dopo quello che era
accaduto mesi fa si era
sentito tremendamente in colpa, sia per il fratello sia per me, e che
temeva di
poter ripetere l’incidente.
Alice si staccò
dall’abbraccio e mi rivolse un’espressione
entusiasta:- Vi siete divertiti?-
Feci per rispondere, ma una voce in
fondo alle scale mi
interruppe:- Ciao, Bella!-
Riconobbi all’istante la
voce melodiosa che solamente da
poco avevo imparato ad associare a qualcosa di gradevole.
Alzai lo sguardo, e ad accogliermi
con occhi allegri c’era
Rosalie, bellissima e stupefacente come sempre.
Il tempo di riprendermi da quella
folgorante visione e lei
era già a fianco a me, ad abbracciarmi con la stessa gioia e
sincerità di
Alice. Era da poco tempo che la vampira bionda mi riservava questo
trattamento,
e io, sebbene non ci fossi ancora abituata del tutto, non potevo che
esserne
felice.
Da quando ero tornata da Volterra lei
aveva cercato di
essermi il più vicina possibile. E io, inizialmente
intimorita da questo
insolito comportamento, mi ero lasciata conquistare, facendola
diventare una
seconda Alice.
Io e Rosalie eravamo diventate amiche.
Quando anche lei ci chiese come era
andata la giornata,
Edward iniziò a raccontare con entusiasmo, senza tralasciare
i minuziosi
dettagli di come fossi caduta dallo scoglio; questo provocò
l’ilarità di Emmet,
che intanto si era unito alla conversazione, e di tutti i presenti.
Più tardi Esme
entrò in salotto interrompendo la
discussione:- scusate, ragazzi- fece con i suoi modi gentili e materni
– Ma
credo che per la nostra Bella sia ora di cena.-
Nel momento stesso in cui lo disse mi
resi conto che
effettivamente avrei già dovuto essere a casa, e che il mio
stomaco iniziava a
reclamare attenzione; mi alzai in piedi frettolosamente:- E’
vero, devo andare
a casa!- guardai Edward, che annuì e fece per alzarsi.
- oh, io non intendevo dire che devi
andare via!- guardai
verso il viso a cuore di Esme: non la seguivo. -Se vuoi puoi rimanere
qui.-
“E cosa potrei
mangiare?” mi
chiesi tra me e me, e lei, come in risposta
alla mia domanda silenziosa continuò sorridendo:- abbiamo
del cibo in frigo!-
Rimasi sbalordita e la mia
espressione fece ridere Emmet.
-Ti piace la pizza?-
a quelle parole sgranai ancora di più gli occhi
e Emmet scoppiò
nuovamente in una fragorosa risata.
Più tardi i Cullen si
misero a giocare a carte, mentre io li
osservavo divorando famelicamente la mia pizza.
- Ahah! Battuto! Alla faccia tua,
Ed!- gridava il vittorioso
Emmet; Edward non si scompose, e riprese le carte per cominciare
un’altra
partita, ma il fratello lo fermò:- Io non gioco
più. Non è divertente giocare
con delle schiappe come voi.- si voltò verso di me e
guardandomi con un sorriso
poco rassicurante mi chiese:- Prima non abbiamo finito di sentire la
storia,
voglio sentire il parere della vittima: non avresti voluto ammazzare il
mio
caro fratellino quando ti ha fatta cadere in acqua?-
Mentre io arrossivo immaginando
quanto dovevo essere stata
ridicola, sentii gli altri ridacchiare e poi rimanere in attesa di una
mia
risposta.
Erano tutti divertiti e sorridenti, e
a poco a poco che
l’imbarazzo svanì, colsi anche io il lato comico
della situazione.
-Beh…- iniziai,
appoggiando gli ultimi rimasugli della mia
cena –Ammazzare è un termine a dir poco
riduttivo!- guardi il mio ragazzo:
anche lui stava ridendo.
Presi un tovagliolo che mi aveva dato
Esme e mi ci strofinai
le mani; a quel punto in un millesimo di secondo
l’espressione di tutti i
presenti cambiò: da allegri e sereni che erano divennero
tesi e rigidi, senza
che io capissi il perché.
Squadrai con curiosità ad
uno ad uno, finché non mi
soffermai con terrore su Jasper: anche lui si era irrigidito sulla
sedia come
gli altri, ma stava anche annusando l’aria, fiutando qualcosa
che proveniva da
me… il mio sangue.
Mi guardai la mano e vidi un
minuscolo taglietto sul mignolo
dalla quale usciva una piccola goccia di sangue.
Insieme alla sensazione di
de-jà vu provai un’ondata di
terrore, mentre rialzavo lo sguardo e incrociavo quello famelico di
Jasper.
In un secondo Edward mi si
parò davanti e urlò:- Jasper!!-
Questo ora sembrava non ascoltarlo,
tanto era impegnato in
una specie di lotta interiore: respirava affannosamente, teneva i denti
stretti, aveva le pupille dilatate e teneva le mani serrate ai bordi
della sedia…
vedevo tutti i muscoli delle sue braccia tesissimi nel tentativo di
stare
immobile e calmo.
Edward lo guardava furibondo, con i
grandi occhi dorati
scintillanti di rabbia, mentre Alice si avvicinava preoccupata al suo
fidanzato
e lo cingeva tra le esili braccia.
Questo sembrò calmarlo un
po’, e quando lei gli sussurrò
qualcosa all’orecchio si rilassò; davanti
a me Edward tirò un sospiro di sollievo e mi
guardò tranquillizzato, mentre
sentii un tocco gelido sulle spalle: mi voltai e c’era
Rosalie dietro di me che
mi diceva gentilmente:- Vieni con me, Bella.-
Io e la bionda vampira andammo in
bagno, dove lei mi curò e
disinfettò la piccola ferita.
-mi dispiace che sia successo.-
mormorò mentre versava
dell’alcool sul batuffolo di cotone.
-Beh, alla fine non è
successo niente.- dissi cercando di
minimizzare la cosa. In fondo era vero: solo un po’ di
spavento e nient’altro.
- Penso che tu trovi ridicolo fare
tutte queste scene per un
minuscolo taglietto. Purtroppo avere a che fare con dei vampiri
comporta molta
precauzione.-
Chinai il capo: mi era già
capitata un’esperienza simile, ma
purtroppo era andata a finire in ben altro modo. Sicuramente ero la
persona più
qualificata per poter affermare ciò che mi diceva Rosalie.
-Non so neanche come me lo sono
fatta. Anzi, non me ne ero
neanche accorta!- mi guardò con indulgenza e comprensione e
io continuai:- mi è
dispiaciuto vedere Jasper in quello stato.-
-Oh, non ti preoccupare per lui.-
disse mentre mi strofinava
il mignolo con il batuffolo -E’
molto
migliorato dall’ultima volta, come puoi vedere,
perciò presto smetterà di
reagire in quel modo; io mi preoccuperei più del tuo
ragazzo, se fossi in te.-
La guardi terrorizzata: intendeva
dire… che poteva andarsene
di nuovo?
Rosalie si accorse della mia
espressione e si affrettò a
spiegarmi:- Non intendevo dire che potrebbe succedere la stessa cosa di
allora.
Volevo solo dire che si è spaventato più di
tutti; tremava tutto. Ti suggerisco
di tranquillizzarlo quando torneremo di là.-
applicò un cerotto sul taglio –Fatto.
Per fortuna Carlisle tiene in casa
le cose basilari per la medicazione. Non sono una degna sostituta, ma
lui è al
lavoro, ed Esme non si sa dove. Comunque meglio di niente…-
Quando tornammo di là
l’atmosfera era meno tesa, ma non
allegra come prima.
Alice accarezzava dolcemente le mani
di Jasper che intanto
fissava angosciato il pavimento, Edward era seduto il più
lontano possibile dai
due,teneva le braccia conserte e la mascella serrata, mentre Emmet, che
era il
più tranquillo di tutti aveva ripreso a giocare a carte al
solitario.
Appena entrai nella stanza, Edward mi
venne velocemente
incontro, e, constatando che non ero né ferita né
tanto meno spaventata,
sospirò di sollievo e mi accarezzò la guancia;
Emmet alzò lo sguardo
dalle sue carte e disse allegramente:-
Bentornate!-
Jasper si alzò, ma non mi
venne incontro preferendo rimanere
a una distanza di sicurezza.
- ecco, io…-
balbettò a capo chino -Mi
dispiace di averti fatto paura.-
-Non importa.- gli sorrisi; - Allora
dovresti chiedere scusa
a Edward invece che a lei! Era terrorizzato!- gridò Emmet
Edward non ribatté, ma lo
fulminò con un’occhiata gelida.
-Sei… migliorato!- dissi a
Jasper, sperando che fosse una
cosa carina da dire in quelle circostanze; a quelle parole Alice face
un balzo
come se fossero riferite a lei e dette delle pacche amorevoli sulle
spalle del
fidanzato. -E’ vero. E’ stato molto bravo.- si
vedeva lontano un miglio che era
orgogliosissima di lui.
Sentii le braccia di Edward scivolare
sui miei fianchi e
avvicinarmi a lui.
- andiamo in camera mia.- non era un
invito, era un ordine a
cui io ero obbligata ad obbedire.
Quando fummo nella stanza piena di cd
che conoscevo bene lui
chiuse la porta, e poi, con un gesto del tutto inaspettato si
fiondò su di me
stringendomi le spalle.
- Come stai?- chiese ansioso
fissandomi con occhi
preoccupati.
-Bene.- ero incuriosita da quella
reazione improvvisa, di
quella sua ansia che non aveva sfogato al piano di sotto.
Mi
guardò per
parecchi secondi con intensità, cercando di capire se la mia
risposta era stata
sincera; riconobbi questo come uno di quei momenti in cui avrebbe tanto
voluto
leggermi nel pensiero: mi fissava ad occhi socchiusi, concentrato, come
nella
speranza di udire le mie riflessioni.
Dopo un po’
lasciò perdere e si buttò sul divano con
stanchezza, ma continuò il suo interrogatorio:- Ti eri
spaventata….?- era un
miscuglio tra domanda e affermazione, come se una parte di lui volesse
sapere
quello che avevo provato mentre l’altra parte lo sapeva
già.
-Ero terrorizzata.-
Lui alzò il capo, sorpreso
dalla mia risposta.
-Non pensavo che ti arrendessi
così presto. Di solito per
farti ammettere che avevi paura devo insistere all’infinito!-
-Ehi, non ho detto che ero spaventata
per quello che poteva
succedere!- ribattei, indignata che lui pensasse che mi potessi
spaventare per
così poco.
Mi guardò ancora
più sorpreso e curioso, senza capire il
significato delle mie parole.
-Cosa intendi dire?-
-Mio caro Signor Cullen, ho
affrontato cose molto peggiori
di questa!-
-Ma hai detto tu che eri
terrorizzata…-
-Ma non per quello che poteva farmi
Jasper!-
Continuava a non capire, e io
continuai a capo chino:- Avevo
paura che potesse accadere la stessa cosa del giorno del mio
compleanno.-
-Quindi che potessi essere ferita!-
gridò vittorioso.
Scossi la testa e la sua espressione
divenne ancora più
accigliata.
-Io… avevo paura che tu se
si fosse ripetuta la stessa cosa
di allora…. Te ne saresti andato di nuovo-
Quelle parole aleggiarono nella
stanza, e tra noi calò il
silenzio; lui rimase a rimuginare quello che aveva appena sentito,
mentre io
rimasi in attesa di una sua reazione.
A poco a poco vidi delinearsi sul suo
volto un’espressione
di tenerezza e compassione; si alzò di scatto e in un
secondo mi strinse a sé
con foga e gioia.
-Oh, Bella…-
mormorò baciandomi la fronte -Ti amo.- sussurrò
con dolcezza.
Io sorridendo lo lasciai fare, e lo
guardai negli occhi
color ambra. Edward ricambiò lo sguardo con la stessa
intensità e poi posò le
labbra bianche sulle mie.
Continuando a baciarmi mi prese in
braccio e si sdraiò sul
divano nero, con me sopra di lui; Improvvisamente il suo respiro
divenne
affannoso, iniziò a baciarmi con più forza e
prese la mia testa fra le mani,
spingendola contro la sua.
Iniziò lentamente a
mancarmi l’ossigeno. Provai a staccarmi
da quel bacio appassionato, ma la sua stretta d’acciaio me lo
impedì.
Sgranai gli occhi: stavo soffocando.
Lui teneva le labbra tanto strette
alle mie che non riuscivo
a parlare, ero bloccata.
Ad un tratto lui aprì gli
occhi e vide la mia espressione
sofferente, perché in un attimo mi lasciò andare;
io inspirai profondamente
mentre lui mi dava delle piccole pacche sulla schiena.
-Stavo….soffocando….-
dissi con un filo di voce.
Quando parlò la sua voce
era desolata quanto l’espressione:-
Mi dispiace.-
Mi ripresi velocemente e lo guardai
negli occhi: era il
momento di introdurre il discorso che aspettavo da mesi.
-Edward… tutto questo, e anche quello che è successo con Jasper può essere fermato.-
Speravo che capisse da solo, ma invece ribatté:- Hai ragione… d’ora in poi staremo tutti più attenti.-
Non aveva capito. O forse si ma cercava di allontanarsi dalla piega che aveva preso la conversazione.
-No Edward, io parlavo di qualcosa di più radicale.- La sua espressione era indecifrabile.
-Ti ricordi quando mi facesti una promessa?- continuai. Era impossibile che anche ora non capisse.
Ad un tratto vidi un luccichio di paura nei suoi occhi. Aveva capito.
Si alzò improvvisamente e si allontanò il più possibile da me, tendendo le mani in avanti come per respingermi.
-Bella…- la sua voce tremava. Si era reso conto che ora avevo tutte le carte in regola. Avevo vinto io: ormai la scuola era finita, e presto me ne sarei andata dalla casa paterna.
Io rimasi impassibile di fronte alla sua paura.
-Edward, una promessa è una promessa. E ora tu mi farai diventare come te.-
Nel lasso di tempo in cui avevo frequentato Edward lo avevo visto provare un’infinita gamma di emozioni: rabbia, sorpresa, indifferenza, a volte disperazione; ma mai lo avevo visto spaventato come ora.
-B-Bella… mi fai paura.-
-Lo so. Ma non mi importa. Prima lo fai, prima finirà tutto.-
Rimase per parecchi istanti in silenzio, come a ragionare su tutta l’inquietante faccenda, poi scosse ostinatamente la testa:- No.-
Sapevo che avrebbe opposto resistenza, ma io ero più cocciuta di lui; in più avevo atteso questo momento per mesi, e ora non era qualche minuto a darmi fastidio.
-Alice lo sapeva…- disse fissando il vuoto, sicuramente concentrato sui pensieri della sorella. –lei sapeva tutto…. E non me l’ha detto. Sapeva che sarebbe avvenuto oggi.-
Stava cedendo alla dura consapevolezza che il mio desiderio, in un modo o nell’altro si sarebbe avverato, così mi avvicinai a lui e mi sistemai i capelli di proposito.
Riuscii a cogliere il momento esatto in cui il mio odore gli penetrò le narici.
Lui strinse forte la mascella e i pugni e mormorò a denti stretti, cercando di trattenere quella che da paura era diventata rabbia:- Bella, non mi provocare!-
Iniziai anche io a innervosirmi e gridai:- Allora tu fai quello che ti ho chiesto! Per favore!!!-
All’improvviso, con un gesto velocissimo, mi arrivò a un palmo dal naso, e poggiate le sue mani fredde sulle mie spalle nude, iniziò a scuotermi violentemente:- Ma sei pazza!!! E’ una follia, lo capisci??!!-
Velocemente come si era fiondato su di me, si allontanò il più possibile da me, all’altro angolo della stanza.
-Tu… tu non capisci cosa significhi… tu vuoi diventare un mostro.-
-Non è questione di mostri, Edward. Si tratta di stare insieme per sempre. E del fatto che tu non hai il coraggio necessario per prendere questa decisione. Non mi ami abbastanza.-
Ero certa che mettendola da questo punto di vista non potesse rifiutarmelo. E in più avevo ancora un asso nella manica.
Lui infatti si voltò di scatto, sorpreso e deluso dalla mia affermazione:- Come puoi dire una cosa del genere? Sei la cosa più importante per me! Sei la mia vita!-
-E allora perché non mi vuoi avere per sempre? Perché non mi permetti di esser come te! Di vivere in eterno accanto a te!!!- gridai furiosa.
-Se fosse solo questo, io lo farei…. Ma non è così.. dovresti rinunciare a tutta la tua vita.-
-Non mi importa della mia vita se ci rinuncio per stare con te. Finché tu non farai ciò che ti ho chiesto, non potrò fidarmi del tuo amore.-
Edward chinò il capo, rattristato:- Mi dispiace….-
Pensai di aver vinto, ma proprio quando stavo per avvicinarmi a lui scoprendo il collo lui trovò un'altra argomentazione per ribattere:- E Charlie? Non pensi a lui? Anche solo per il fatto di dover spiegare come mai sarai assente di casa per i giorni della trasformazione? Verrebbe a cercarti qui. E se ti trovasse in quello stato? Cosa potrei dirgli? E come la prenderà-
Avevo la risposta a tutto:- Edward Cullen, se davvero leggi nel pensiero dovresti sapere che mio padre starà via per cinque giorni con i suoi amici.- Dalla sua espressione capii che lo sapeva, ma che aveva tentato comunque.
-E poi ricordati..- continuai -Che noi abbiamo affittato una casa a Portland. Basterebbe dirgli che siamo andati a vederla.-
-Prima o poi dovremmo dirgli che sei morta… sarebbe l’unica possibilità.-
-So che lo farei soffrire… ma il tempo guarisce tutto…-
-Anche la morte della figlia?- mi interruppe.
Lo guardai acida:- Si, Edward, che tu ci creda o no anche quello.-
Si sedette e si mise la testa tra le mani. Battuto. E ora il colpo di grazia.
-Edward?-
Alzò il capo:- si?-
-I Volturi.-
Sgranò gli occhi in maniera quasi disumana, e nel suo sguardo si dipinse uno spesso strato di terrore. -Me ne ero dimenticato.- aveva iniziato a tremare.
-Prima o poi arriveranno. E se non sarò diventata un vampiro…- feci una pausa teatrale –Mi uccideranno.-
A quelle parole Edward chiuse gli occhi, sofferente.
-Edward devi farlo!-
-Lo so.- Lo guardai. Era finito. Avevo vinto. Mi avrebbe resa un vampiro.
Mi chinai davanti a lui:- coraggio, Edward.- il tremito delle sue mani non dava segno di cessare, ed ero certa che se avesse potuto avrebbe pianto dalla disperazione.
Stravolto, osservò con tristezza il mio collo che avevo liberato dai capelli e che ora era esposto sotto i suoi occhi.
-Ehi, ehi.- presi la sua testa tra le mani, per incoraggiarlo -ti amo. Lo sai, vero?-
Mi regalò un flebile sorriso:- anche io ti amo.-
-Forza.- sospirò.
Poi, lentamente, iniziò a calarsi sul mio collo con la bocca socchiusa, dalla quale vedevo sbucare i denti bianchissimi.
Chiusi gli occhi. Avrebbe fatto male, certo; ma non mi importava.
Sentii i suoi canini posarsi sulla pelle… e iniziare a pigiare sulla mia carne.
Fine del terzo capitolo
Ciao
a tutti!! Spero che abbiate
apprezzato anche questo capitolo! Alla fine Ed si è
convinto, ma…. Continuate a
leggere e lo saprete!
Come
sempre ringrazio tutti quelli
che mi hanno recensito:
Sailormeila:
ecco aggiornata la
storia…. Spero che ti sia piaciuta!
Maura88:ciao…
grazie mille dei
complimenti!!
SamaCullen:
E’ vero, fino adesso
sono stati molto teneri… ma presto… il colpo di
scena!!! ^-^
Missleep:
sono lusingata che abbia
comparato un mio capitolo a quelli della Meyer. Io cerco sempre di fare
del mio
meglio, e sono veramente contenta che la mia storia venga apprezzata
kikka_hachi: carissima! Che bello, mi recensisci
tutti i capitoli! Cmq
chi riuscirebbe a riprendersi dopo aver visto Eddy in costume??!!
Silvy
(dal mio account): amore
mio!! Grazie mille che mi hai recensito, lo sai che il tuo giudizio
rimane
sempre quello più importante per me (anche se sei sempre e
comunque stupida
-.-) un bacio dalla tua migliore amica!!