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Autore: puffoletta    30/06/2007    6 recensioni
Bella non potrebbe essere più felice: sta con la persona che ama, e finalmente è arrivato anche il giorno dei diplomi. Questo significa che potrà diventare un vampiro e vivere per l'eternità con Edward. Ma cosa succederebbe se in città arrivasse un'affascinante vampira unita a lui da un morboso legame fatto di amore e dolore? E se Edward fosse costretto a lasciare di nuovo la città senza capire il vero pericolo che si cela dietro alla vampira?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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                                Shadow

Terzo capitolo: Cambiamenti

Continuai ad agitarmi nel turbine di acqua salata che mi circondava, muovendo gambe e braccia in modo scoordinato e confuso.

Intorno a me riuscivo a vedere solo una miriade di bollicine che risalivano l’acqua blu; non riuscivo a raggiungere la superficie, e la mia scorta di ossigeno stava velocemente finendo.

Ad un tratto sentii la fredda stretta di Edward cingermi i fianchi e trasportarmi con facilità in superficie; appena uscita dall’acqua ispirai a pieni polmoni tutta l’aria che potevo, mentre sentivo accanto a me Edward ridere a crepapelle. Quando mi fui ripresa lo guardai furiosa, e lui, senza degnarmi di uno sguardo, continuava a ridere convulsamente.

-Cosa c’è da ridere?- chiesi levandomi un’alga dai capelli e tirandogliela addosso.

Lui, senza smettere di ridere, schivò l’alga e rispose:- sei caduta come un sacco di patate!-

Lo guardi irritatissima: per un istante, un brevissimo istante avevo creduto il peggio.

-Non è divertente!- ribattei cercando di sovrastare le sue risate fragorose; lui si fermò e mi guardò con occhi allegri:-Oh, si che lo è!-

-Avrei potuto farmi male!-  All’improvviso il sorriso divertito sparì dal volto di Edward, che assunse un’espressione offesa e dura.

Mi guardò di nuovo negli occhi, questa volta con intensità:- Non avrei mai potuto farti del male, Bella. Neanche per gioco. Secondo te ti avrei buttata da quello scoglio se avessi pensato che ti potessi ferire?-

Mi persi nel suo sguardo ipnotico e non risposi, lasciando che Edward mi accarezzasse le guance bagnate con il polpastrello dell’indice.

Mi sfiorò tutto il contorno del viso, poi il profilo, toccandomi la fronte, il naso, e poi le labbra.

Si soffermò su queste ultime e io baciai il suo dito freddo posato sulla mia bocca; quando lo feci, lui mi prese per i fianchi e delicatamente mi poggiò a sé; io chiusi gli occhi, lasciandomi cullare dal mare e dall’alzarsi e abbassarsi del suo petto, protetta dalla sua presa d’acciaio.

Lui cominciò a cantarmi una delle sue ninna nanne, facendomi diventare le palpebre pesanti.

Vivevo in un sogno, cullata dal dondolio delle onde, circondata dall’odore della pelle di Edward che sovrastava quello del mare, e trasportata dalle dolci note della melodia, con sullo sfondo il lontano suono dei gabbiani e delle onde che si abbattevano sulla scogliera.

Ad un tratto un improvviso flash-back mi ricordò una frase che Edward mi disse più o meno un anno prima; mi voltai verso di lui e domandai:- quindi voi siete nuotatori provetti?-

Mi guardò incuriosito, ma rispose:-Già.- Sciolse la presa che mi abbracciava a lui e si mosse agilmente nell’acqua. Con un paio di bracciate era già lontano di una decina di metri.

Tornò accanto a me con la velocità con cui se ne era andato.

-Potrei comodamente percorrere l’intera costa americana e arrivare in California in qualche giorno, volendo.-  si avvicinò fino ad essere ad un palmo dal mio viso, mi prese i capelli e se li arrotolò sul dito. - Ripensandoci, penso che rimarrò qui.-

- Meglio così.- sussurrai mettendo le mie mani dietro al suo collo freddo.

- Lo dici come se fosse un bene per te.- disse a capo chino. Si era improvvisamente incupito.

- E’ un bene per me. E poi che problema c’è?-

Mi guardò, come in attesa che capissi da sola. Sapevo cosa cercava di dirmi, ma non volevo palarne. Non adesso. Perché sapevo che se avessimo riaperto il cassetto in quel momento tutta la giornata sarebbe stata rovinata.

Così cercai di salvare la situazione: lo guardai maliziosa e dissi:- Perché, stai dicendo che tu non sei contento di stare con me?-

Lui resse il gioco e alzò le mani in aria di difesa:- Ehi, io non…- cominciò mentre io gli saltavo addosso e cercavo inutilmente di mandarlo sott’acqua.

Lui me lo permise e riuscii a spingere la sua testa sotto il livello marino; non dava alcun segno di protesta e io, divertendomi tantissimo continuai a mandarlo verso il fondo.

Ad un certo punto, con un movimento velocissimo, Edward scivolò via dalla mia presa e scomparve senza riaffiorare in superficie.

 

Io mi guardi intorno confusa, cercando inutilmente la sua chioma bronzea.

-E-Edward?- il mio respiro stava diventando affannato e ansioso. Mi ero spaventata per niente, ma mi infastidiva rimanere in quelle acque che fino a qualche settimana prima avevano ospitato Victoria, che altro non desiderava che uccidermi.

Si alzò il vento; le mie spalle bagnate reclamavano una fonte di calore.

Mi girai di nuovo, nella speranza di vedere Edward; speranza che risultò vana.

-Edward, dai!- gridai, in attesa di una risata di scherno in risposta, ma non udii niente, rabbrividendo mi decisi a uscire dall’acqua. Una folata di vento mi colpì la schiena e mi spinse a raggiungere il più velocemente possibile la grotta.

Appena messa al riparo dalle pareti di roccia e avvolta dal mio candido asciugamano, mi voltai verso l’oceano, sperando di ritrovare Edward.

-So che ci sei!- Urlai al vento, il quale fu l’unico a rispondere con una folata ancora più forte che, articolandosi in mezzo agli alberi poco lontani, creava dei sinistri e malinconici sibili.

Che se ne fosse andato davvero? Non ne capivo il motivo, e in più tutta la sua roba era rimasta là.

Ricordai a me stessa che la sua famiglia era ricchissima, e che Edward aveva più di cento anni e che poco doveva importargli di uno zainetto e qualche vestito.

Ma di me gli importava…. O no?

Con questo dubbio nel cuore mi girai di nuovo verso la grotta… e davanti a me c’era lui, a pochi centimetri dal mio naso.

Mi sorrideva strafottente, come una persona che tentava di reprimere le risate, mentre io per poco non avevo avuto un infarto a ritrovarmelo davanti così all’improvviso.

-Ti sei spaventata?- chiese gentilmente come se niente fosse.

Rimasi ad occhi spalancati ad osservarlo, ma un profondo dolore al petto mi fece capire che stavo trattenendo il respiro, così inspirai a pieni polmoni.

Lo guardai stralunata per parecchi secondi, in cui lui non fece altro che sorridermi, e poi mi fiondai addosso a lui con i pugni chiusi.

-Mi hai fatto venire un colpo!!!- cercavo inutilmente di fargli male, ma sotto le mie grida sentivo le sue risatine divertite.

Lui per un po’ mi lasciò fare, poi le sue fredde mani si strinsero sulle mie braccia fino a bloccarmi; lo guardai: aveva ancora i capelli bagnati, e gli ricadevano dolcemente sulla fronte bianca.

Si chinò su di me e mi sorrise. Allarme rosso: non potevo arrabbiarmi di fronte a quell’ammaliante sorriso sghembo.

-Mi dispiace. Scusa se ti ho spaventata.- disse senza smettere di sorridere. Ormai ero in suo possesso; non potevo fare nulla se continuavo a guardarlo come ipnotizzata…. Come se fosse stato possibile distogliere lo sguardo da Edward…

Senza attendere che rispondessi, continuò, accarezzandomi le guance con tenerezza:- Non ti avrei mai lasciata sola, Bella. Mai.-  ci fu una pausa -Mai più.- e appoggiò le labbra fredde sulle mie.

                                                                      ***

 

La chiave di casa Cullen girò nella serratura silenziosa e in modo quasi impercettibile, ma ero certa che tutti quelli che si trovavano dentro avessero sentito.

Eravamo appena tornati dal mare, e Edward, sebbene io non volessi a causa del groviglio di capelli che mi era venuto dopo il bagno, aveva insistito perché io venissi a casa sua.

Come previsto in un secondo arrivò Alice, seguita da Jasper.

La ragazza si fiondò su di me velocissima per abbracciarmi, mentre Jasper, anche se mi rivolse un sorriso affettuoso, si mantenne alla solita distanza di sicurezza a cui ormai ero abituata.

Sapevo che dopo quello che era accaduto mesi fa si era sentito tremendamente in colpa, sia per il fratello sia per me, e che temeva di poter ripetere l’incidente.

Alice si staccò dall’abbraccio e mi rivolse un’espressione entusiasta:- Vi siete divertiti?-

Feci per rispondere, ma una voce in fondo alle scale mi interruppe:- Ciao, Bella!-

Riconobbi all’istante la voce melodiosa che solamente da poco avevo imparato ad associare a qualcosa di gradevole.

Alzai lo sguardo, e ad accogliermi con occhi allegri c’era Rosalie, bellissima e stupefacente come sempre.

Il tempo di riprendermi da quella folgorante visione e lei era già a fianco a me, ad abbracciarmi con la stessa gioia e sincerità di Alice. Era da poco tempo che la vampira bionda mi riservava questo trattamento, e io, sebbene non ci fossi ancora abituata del tutto, non potevo che esserne felice.

Da quando ero tornata da Volterra lei aveva cercato di essermi il più vicina possibile. E io, inizialmente intimorita da questo insolito comportamento, mi ero lasciata conquistare, facendola diventare una seconda Alice.

Io e Rosalie eravamo diventate amiche.

Quando anche lei ci chiese come era andata la giornata, Edward iniziò a raccontare con entusiasmo, senza tralasciare i minuziosi dettagli di come fossi caduta dallo scoglio; questo provocò l’ilarità di Emmet, che intanto si era unito alla conversazione, e di tutti i presenti.

Più tardi Esme entrò in salotto interrompendo la discussione:- scusate, ragazzi- fece con i suoi modi gentili e materni – Ma credo che per la nostra Bella sia ora di cena.-

Nel momento stesso in cui lo disse mi resi conto che effettivamente avrei già dovuto essere a casa, e che il mio stomaco iniziava a reclamare attenzione; mi alzai in piedi frettolosamente:- E’ vero, devo andare a casa!- guardai Edward, che annuì e fece per alzarsi.

- oh, io non intendevo dire che devi andare via!- guardai verso il viso a cuore di Esme: non la seguivo. -Se vuoi puoi rimanere qui.-

“E cosa potrei mangiare?”  mi chiesi tra me e me, e lei, come in risposta alla mia domanda silenziosa continuò sorridendo:- abbiamo del cibo in frigo!-

Rimasi sbalordita e la mia espressione fece ridere Emmet.

-Ti piace la pizza?-  a quelle parole sgranai ancora di più gli occhi e Emmet scoppiò nuovamente in una fragorosa risata.

 

Più tardi i Cullen si misero a giocare a carte, mentre io li osservavo divorando famelicamente la mia pizza.

- Ahah! Battuto! Alla faccia tua, Ed!- gridava il vittorioso Emmet; Edward non si scompose, e riprese le carte per cominciare un’altra partita, ma il fratello lo fermò:- Io non gioco più. Non è divertente giocare con delle schiappe come voi.- si voltò verso di me e guardandomi con un sorriso poco rassicurante mi chiese:- Prima non abbiamo finito di sentire la storia, voglio sentire il parere della vittima: non avresti voluto ammazzare il mio caro fratellino quando ti ha fatta cadere in acqua?-

Mentre io arrossivo immaginando quanto dovevo essere stata ridicola, sentii gli altri ridacchiare e poi rimanere in attesa di una mia risposta.

Erano tutti divertiti e sorridenti, e a poco a poco che l’imbarazzo svanì, colsi anche io il lato comico della situazione.

-Beh…- iniziai, appoggiando gli ultimi rimasugli della mia cena –Ammazzare è un termine a dir poco riduttivo!- guardi il mio ragazzo: anche lui stava ridendo.

Presi un tovagliolo che mi aveva dato Esme e mi ci strofinai le mani; a quel punto in un millesimo di secondo l’espressione di tutti i presenti cambiò: da allegri e sereni che erano divennero tesi e rigidi, senza che io capissi il perché.

Squadrai con curiosità ad uno ad uno, finché non mi soffermai con terrore su Jasper: anche lui si era irrigidito sulla sedia come gli altri, ma stava anche annusando l’aria, fiutando qualcosa che proveniva da me… il mio sangue.

Mi guardai la mano e vidi un minuscolo taglietto sul mignolo dalla quale usciva una piccola goccia di sangue.

Insieme alla sensazione di de-jà vu provai un’ondata di terrore, mentre rialzavo lo sguardo e incrociavo quello famelico di Jasper.

In un secondo Edward mi si parò davanti e urlò:- Jasper!!-

Questo ora sembrava non ascoltarlo, tanto era impegnato in una specie di lotta interiore: respirava affannosamente, teneva i denti stretti, aveva le pupille dilatate e teneva le mani serrate ai bordi della sedia… vedevo tutti i muscoli delle sue braccia tesissimi nel tentativo di stare immobile e calmo.

Edward lo guardava furibondo, con i grandi occhi dorati scintillanti di rabbia, mentre Alice si avvicinava preoccupata al suo fidanzato e lo cingeva tra le esili braccia.

Questo sembrò calmarlo un  po’, e quando lei gli sussurrò qualcosa all’orecchio si rilassò; davanti a me Edward tirò un sospiro di sollievo e mi guardò tranquillizzato, mentre sentii un tocco gelido sulle spalle: mi voltai e c’era Rosalie dietro di me che mi diceva gentilmente:- Vieni con me, Bella.-

Io e la bionda vampira andammo in bagno, dove lei mi curò e disinfettò la piccola ferita.

-mi dispiace che sia successo.- mormorò mentre versava dell’alcool sul batuffolo di cotone.

-Beh, alla fine non è successo niente.- dissi cercando di minimizzare la cosa. In fondo era vero: solo un po’ di spavento e nient’altro.

- Penso che tu trovi ridicolo fare tutte queste scene per un minuscolo taglietto. Purtroppo avere a che fare con dei vampiri comporta molta precauzione.-

Chinai il capo: mi era già capitata un’esperienza simile, ma purtroppo era andata a finire in ben altro modo. Sicuramente ero la persona più qualificata per poter affermare ciò che mi diceva Rosalie.

-Non so neanche come me lo sono fatta. Anzi, non me ne ero neanche accorta!- mi guardò con indulgenza e comprensione e io continuai:- mi è dispiaciuto vedere Jasper in quello stato.-

-Oh, non ti preoccupare per lui.- disse mentre mi strofinava il mignolo con il batuffolo  -E’ molto migliorato dall’ultima volta, come puoi vedere, perciò presto smetterà di reagire in quel modo; io mi preoccuperei più del tuo ragazzo, se fossi in te.-

La guardi terrorizzata: intendeva dire… che poteva andarsene di nuovo?

Rosalie si accorse della mia espressione e si affrettò a spiegarmi:- Non intendevo dire che potrebbe succedere la stessa cosa di allora. Volevo solo dire che si è spaventato più di tutti; tremava tutto. Ti suggerisco di tranquillizzarlo quando torneremo di là.-  applicò un cerotto sul taglio –Fatto. Per fortuna Carlisle tiene in casa le cose basilari per la medicazione. Non sono una degna sostituta, ma lui è al lavoro, ed Esme non si sa dove. Comunque meglio di niente…-

Quando tornammo di là l’atmosfera era meno tesa, ma non allegra come prima.

Alice accarezzava dolcemente le mani di Jasper che intanto fissava angosciato il pavimento, Edward era seduto il più lontano possibile dai due,teneva le braccia conserte e la mascella serrata, mentre Emmet, che era il più tranquillo di tutti aveva ripreso a giocare a carte al solitario.

Appena entrai nella stanza, Edward mi venne velocemente incontro, e, constatando che non ero né ferita né tanto meno spaventata, sospirò di sollievo e mi accarezzò la guancia;

Emmet alzò lo sguardo dalle sue carte e disse allegramente:- Bentornate!-

Jasper si alzò, ma non mi venne incontro preferendo rimanere a una distanza di sicurezza.

- ecco, io…- balbettò a capo chino  -Mi dispiace di averti fatto paura.-

-Non importa.- gli sorrisi; - Allora dovresti chiedere scusa a Edward invece che a lei! Era terrorizzato!- gridò Emmet

Edward non ribatté, ma lo fulminò con un’occhiata gelida.

-Sei… migliorato!- dissi a Jasper, sperando che fosse una cosa carina da dire in quelle circostanze; a quelle parole Alice face un balzo come se fossero riferite a lei e dette delle pacche amorevoli sulle spalle del fidanzato. -E’ vero. E’ stato molto bravo.- si vedeva lontano un miglio che era orgogliosissima di lui.

Sentii le braccia di Edward scivolare sui miei fianchi e avvicinarmi a lui.

- andiamo in camera mia.- non era un invito, era un ordine a cui io ero obbligata ad obbedire.

Quando fummo nella stanza piena di cd che conoscevo bene lui chiuse la porta, e poi, con un gesto del tutto inaspettato si fiondò su di me stringendomi le spalle.

- Come stai?- chiese ansioso fissandomi con occhi preoccupati.

-Bene.- ero incuriosita da quella reazione improvvisa, di quella sua ansia che non aveva sfogato al piano di sotto.

 

 Mi guardò per parecchi secondi con intensità, cercando di capire se la mia risposta era stata sincera; riconobbi questo come uno di quei momenti in cui avrebbe tanto voluto leggermi nel pensiero: mi fissava ad occhi socchiusi, concentrato, come nella speranza di udire le mie riflessioni.

Dopo un po’ lasciò perdere e si buttò sul divano con stanchezza, ma continuò il suo interrogatorio:- Ti eri spaventata….?- era un miscuglio tra domanda e affermazione, come se una parte di lui volesse sapere quello che avevo provato mentre l’altra parte lo sapeva già.

-Ero terrorizzata.-

Lui alzò il capo, sorpreso dalla mia risposta.

-Non pensavo che ti arrendessi così presto. Di solito per farti ammettere che avevi paura devo insistere all’infinito!-

-Ehi, non ho detto che ero spaventata per quello che poteva succedere!- ribattei, indignata che lui pensasse che mi potessi spaventare per così poco.

Mi guardò ancora più sorpreso e curioso, senza capire il significato delle mie parole.

-Cosa intendi dire?-

-Mio caro Signor Cullen, ho affrontato cose molto peggiori di questa!-

-Ma hai detto tu che eri terrorizzata…-

-Ma non per quello che poteva farmi Jasper!-

Continuava a non capire, e io continuai a capo chino:- Avevo paura che potesse accadere la stessa cosa del giorno del mio compleanno.-

-Quindi che potessi essere ferita!- gridò vittorioso.

Scossi la testa e la sua espressione divenne ancora più accigliata.

-Io… avevo paura che tu se si fosse ripetuta la stessa cosa di allora…. Te ne saresti andato di nuovo-

Quelle parole aleggiarono nella stanza, e tra noi calò il silenzio; lui rimase a rimuginare quello che aveva appena sentito, mentre io rimasi in attesa di una sua reazione.

A poco a poco vidi delinearsi sul suo volto un’espressione di tenerezza e compassione; si alzò di scatto e in un secondo mi strinse a sé con foga e gioia.

-Oh, Bella…- mormorò baciandomi la fronte -Ti amo.- sussurrò con dolcezza.

Io sorridendo lo lasciai fare, e lo guardai negli occhi color ambra. Edward ricambiò lo sguardo con la stessa intensità e poi posò le labbra bianche sulle mie.

Continuando a baciarmi mi prese in braccio e si sdraiò sul divano nero, con me sopra di lui; Improvvisamente il suo respiro divenne affannoso, iniziò a baciarmi con più forza e prese la mia testa fra le mani, spingendola contro la sua.

Iniziò lentamente a mancarmi l’ossigeno. Provai a staccarmi da quel bacio appassionato, ma la sua stretta d’acciaio me lo impedì.

Sgranai gli occhi: stavo soffocando.

Lui teneva le labbra tanto strette alle mie che non riuscivo a parlare, ero bloccata.

Ad un tratto lui aprì gli occhi e vide la mia espressione sofferente, perché in un attimo mi lasciò andare; io inspirai profondamente mentre lui mi dava delle piccole pacche sulla schiena.

-Stavo….soffocando….- dissi con un filo di voce.

Quando parlò la sua voce era desolata quanto l’espressione:- Mi dispiace.-

Mi ripresi velocemente e lo guardai negli occhi: era il momento di introdurre il discorso che aspettavo da mesi.

-Edward… tutto questo, e anche quello che è successo con Jasper può  essere fermato.-

Speravo che capisse da solo, ma invece ribatté:- Hai ragione… d’ora in poi staremo tutti più attenti.-

Non aveva capito. O forse si ma cercava di allontanarsi dalla piega che aveva preso la conversazione.

-No Edward, io parlavo di qualcosa di più radicale.- La sua espressione era indecifrabile.

-Ti ricordi quando mi facesti una promessa?- continuai. Era impossibile che anche ora non capisse.

Ad un tratto vidi un luccichio di paura nei suoi occhi. Aveva capito.

Si alzò improvvisamente e si allontanò il più possibile da me, tendendo le mani in avanti come per respingermi.

-Bella…- la sua voce tremava. Si era reso conto che ora avevo tutte le carte in regola. Avevo vinto io: ormai la scuola era finita, e presto me ne sarei andata dalla casa paterna.

Io rimasi impassibile di fronte alla sua paura.

-Edward, una promessa è una promessa. E ora tu mi farai diventare come te.-

Nel lasso di tempo in cui avevo frequentato Edward lo avevo visto provare un’infinita gamma di emozioni: rabbia, sorpresa, indifferenza, a volte disperazione; ma mai lo avevo visto spaventato come ora.

-B-Bella… mi fai paura.-

-Lo so. Ma non mi importa. Prima lo fai, prima finirà tutto.-

Rimase per parecchi istanti in silenzio, come a ragionare su tutta l’inquietante faccenda, poi scosse ostinatamente la testa:- No.-

Sapevo che avrebbe opposto resistenza, ma io ero più cocciuta di lui; in più avevo atteso questo momento per mesi, e ora non era qualche minuto a darmi fastidio.

-Alice lo sapeva…- disse fissando il vuoto, sicuramente concentrato sui pensieri della sorella. –lei sapeva tutto…. E non me l’ha detto. Sapeva che sarebbe avvenuto oggi.-

Stava cedendo alla dura consapevolezza che il mio desiderio, in un modo o nell’altro si sarebbe avverato, così mi avvicinai a lui e mi sistemai i capelli di proposito.

Riuscii a cogliere il momento esatto in cui il mio odore gli penetrò le narici.

Lui strinse forte la mascella e i pugni e mormorò a denti stretti, cercando di trattenere quella che da paura era diventata rabbia:- Bella, non mi provocare!-

Iniziai anche io a innervosirmi e gridai:- Allora tu fai quello che ti ho chiesto! Per favore!!!-

All’improvviso, con un gesto velocissimo, mi arrivò a un palmo dal naso, e poggiate le sue mani fredde sulle mie spalle nude, iniziò a scuotermi violentemente:- Ma sei pazza!!! E’ una follia, lo capisci??!!-

Velocemente come si era fiondato su di me, si allontanò il più possibile da me, all’altro angolo della stanza.

-Tu… tu non capisci cosa significhi… tu vuoi diventare un mostro.-

-Non è questione di mostri, Edward. Si tratta di stare insieme per sempre. E del fatto che tu non hai il coraggio necessario per prendere questa decisione. Non mi ami abbastanza.-

Ero certa che mettendola da questo punto di vista non potesse rifiutarmelo. E in più avevo ancora un asso nella manica.

Lui infatti si voltò di scatto, sorpreso e deluso dalla mia affermazione:- Come puoi dire una cosa del genere? Sei la cosa più importante per me! Sei la mia vita!-

-E allora perché non mi vuoi avere per sempre? Perché non mi permetti di esser come te! Di vivere in eterno accanto a te!!!- gridai furiosa.

-Se fosse solo questo, io lo farei…. Ma non è così.. dovresti rinunciare a tutta la tua vita.-

-Non mi importa della mia vita se ci rinuncio per stare con te. Finché tu non farai ciò che ti ho chiesto, non potrò fidarmi del tuo amore.-

Edward chinò il capo, rattristato:- Mi dispiace….-

Pensai di aver vinto, ma proprio quando stavo per avvicinarmi a lui scoprendo il collo lui trovò un'altra argomentazione per ribattere:- E Charlie? Non pensi a lui? Anche solo per il fatto di dover spiegare come mai sarai assente di casa per i giorni della trasformazione? Verrebbe a cercarti qui. E se ti trovasse in quello stato? Cosa potrei dirgli? E come la prenderà-

Avevo la risposta a tutto:- Edward Cullen, se davvero leggi nel pensiero dovresti sapere che mio padre starà via per cinque giorni con i suoi amici.- Dalla sua espressione capii che lo sapeva, ma che aveva tentato comunque.

-E poi ricordati..- continuai -Che noi abbiamo affittato una casa a Portland. Basterebbe dirgli che siamo andati a vederla.-

-Prima o poi dovremmo dirgli che sei morta… sarebbe l’unica possibilità.-

-So che lo farei soffrire… ma il tempo guarisce tutto…-

-Anche la morte della figlia?- mi interruppe.

Lo guardai acida:- Si, Edward, che tu ci creda o no anche quello.-

Si sedette e si mise la testa tra le mani. Battuto. E ora il colpo di grazia.

-Edward?-

Alzò il capo:- si?-

-I Volturi.-

Sgranò gli occhi in maniera quasi disumana, e nel suo sguardo si dipinse uno spesso strato di terrore. -Me ne ero dimenticato.- aveva iniziato a tremare.

-Prima o poi arriveranno. E se non sarò diventata un vampiro…- feci una pausa teatrale –Mi uccideranno.-

A quelle parole Edward chiuse gli occhi, sofferente.

-Edward devi farlo!-

-Lo so.- Lo guardai. Era finito. Avevo vinto. Mi avrebbe resa un vampiro.

Mi chinai davanti a lui:- coraggio, Edward.- il tremito delle sue mani non dava segno di cessare, ed ero certa che se avesse potuto avrebbe pianto dalla disperazione.

Stravolto, osservò con tristezza il mio collo che avevo liberato dai capelli e che ora era esposto sotto i suoi occhi.

-Ehi, ehi.- presi la sua testa tra le mani, per incoraggiarlo -ti amo. Lo sai, vero?-

Mi regalò un flebile sorriso:- anche io ti amo.-

-Forza.- sospirò.

Poi, lentamente, iniziò a calarsi sul mio collo con la bocca socchiusa, dalla quale vedevo sbucare i denti bianchissimi.

Chiusi gli occhi. Avrebbe fatto male, certo; ma non mi importava.

Sentii i suoi canini posarsi sulla pelle… e iniziare a pigiare sulla mia carne.

Fine del terzo capitolo

 

Ciao a tutti!! Spero che abbiate apprezzato anche questo capitolo! Alla fine Ed si è convinto, ma…. Continuate a leggere e lo saprete!

Come sempre ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito:

Sailormeila: ecco aggiornata la storia…. Spero che ti sia piaciuta!

Maura88:ciao… grazie mille dei complimenti!!

SamaCullen: E’ vero, fino adesso sono stati molto teneri… ma presto… il colpo di scena!!! ^-^

Missleep: sono lusingata che abbia comparato un mio capitolo a quelli della Meyer. Io cerco sempre di fare del mio meglio, e sono veramente contenta che la mia storia venga apprezzata

kikka_hachi: carissima! Che bello, mi recensisci tutti i capitoli! Cmq chi riuscirebbe a riprendersi dopo aver visto Eddy in costume??!!

Silvy (dal mio account): amore mio!! Grazie mille che mi hai recensito, lo sai che il tuo giudizio rimane sempre quello più importante per me (anche se sei sempre e comunque stupida -.-) un bacio dalla tua migliore amica!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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