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Autore: PrincipessaLes    13/12/2012    4 recensioni
Rabastane e Marlene hanno 15 anni e sono innamorati. Il loro amore è ostacolato dalla famiglia di Rabastan, che lo obbliga a una scelta drastica.
Dieic anni dopo, i due si ritrovano. Il loro amore è ancora una volta impossibile, questa volta perchè ostacolato dalla guerra.
Questo amore è destinato ad un tragico epilogo, ma come affronteranno i due innamorati questa situazione???
La fanfiction partecipa al contest "Harry Potter è bello, ma Mangiamorte è meglio" indetto da Kyra Nott sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marlene McKinnon, Rabastan Lestrange
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Salve a tutti!!
Questa è la seconda storia che pubblico su questo sito... Si tratta di una raccolta formata da due one-shot. Sono due song-fiction dedicate al pairing Rabastan Lestrange/Marlene McKinnon e ispirate alla canzone "Happy ending" di Mika.
Le informazioni fondamentali sulla storia(periodo di ambientazione e chiarimenti sui pesronaggi) sono riportate nelle note in fondo al capitolo.

Capitolo 1
Can get no love without sacrifice


Marlene POV
 

This is the way you left me, I'm not pretending.
No hope, no love, no glory, No Happy Ending.
This is the way that we love, Like it's forever.
Then live the rest of our life, But not together
.
 
Marlene posò la penna sul foglio e una lacrima solitaria scivolò lungo la sua guancia. Era tutto finito, ormai, e il suo cuore era definitivamente spezzato. Qualcuno avrebbe potuto dire che quella lettera era del tutto inutile, ma lei voleva che Rabastan sapesse. Sì, lui doveva sapere quello che lei pensava e provava, perché non avrebbe mai dovuto pensare che lei gli serbasse rancore per quell’addio. L’aveva amato molto ed era certa di esser stata ricambiata.
Era difficile per lei scrivere quella lettera, ma glielo doveva. Rabastan aveva fatto la sua scelta e lei doveva farsene una ragione. Quando le aveva dato l’addio, lei non aveva trovato la forza di parlare. Doveva trovare ora quella forza. Avrebbe affidato alla penna tutti i suoi sentimenti, ciò che con le parole non era riuscita ad esprimere.
Facendosi forza, rilesse un’ultima volta la lettera, per assicurarsi di aver detto tutto ciò che doveva dire.
 
Caro Rab,
 
Sto guardando la fotografia che mi hai lasciato e un nodo mi serra la gola. La nostra unica foto insieme. Uno dei nostri pochi momenti di gioia, quella gioia che non tornerà mai più. Pensavo di poter sognare un futuro insieme a te, ma mi sbagliavo. Dicevi che saresti stato disposto a sfidare la tua famiglia per me, persino ad andartene da casa.
“Sarei disposto persino ad andare all’inferno per te, Lène!”
Quante volte me l’hai detto…ed io ti ho persino creduto. Ti ho creduto perché ti amavo e ti amo ancora, nonostante tutto.
Anche tu dicevi di amarmi. Tuttora non riesco a credere che tu mi abbia mentito. No, tu non mi hai mentito, tu mi amavi davvero. So che anche tu stai soffrendo, che non avresti mai voluto abbandonarmi…eppure, c’è qualcuno di più importante nella tua vita e c’è sempre stato. L’ho sempre saputo e non ne sono mai stata gelosa. Del resto, che senso avrebbe essere gelosi di una bambina di dieci anni?
Tu non hai mai temuto la tua famiglia e non avresti avuto problemi a fuggire da casa ed abbandonare quel mondo falso e vuoto in cui non ti sei mai trovato bene. Ma non sei fuggito.
Non avresti mai potuto abbandonare Betty, ti saresti sentito in colpa tutta la vita all’idea di averla lasciata sola nelle grinfie di una famiglia così crudele. Questo è quello che mi hai detto ed io non lo considero una scusa. So che è la verità e non ti biasimo per questo. Io non ho fratelli, ma ho Nat. So che, in una situazione simile, lui sceglierebbe di rimanere al mio fianco…ed io non sono sua sorella. Quindi, posso solo immaginare quanto sia importante per te Betty.
Rispetto la tua scelta, eppure sono rimasta delusa. E non credere che sia stata la tua scelta a deludermi…no, non posso essere amareggiata per qualcosa che temevo accadesse da un momento all’altro. Ripensando a quello che c’è stato tra noi, sono delusa dalla tua incoerenza. Qualcuno potrebbe pensare che io mi senta tradita perché tu non hai mantenuto le tue promesse, ma non è così. La mia delusione dipende proprio dalla promessa in sé. Sapevi che non saresti stato in grado di mantenere ciò che avevi detto, eppure hai promesso ugualmente. Mi hai mentito, Rabastan, ma soprattutto, hai mentito a te stesso, perché non avevi il coraggio di ammettere che il nostro amore era destinato a finire. Se avessi avuto la forza per ammetterlo, ora, forse, soffriremmo molto meno entrambi.
Ti ho amato molto, Rab, ti amo ancora e credo che non smetterò mai di amarti anche ora che ci siamo lasciati.
Non so cosa ci riserverà il futuro, ma spero che tu trovi una ragazza che ti voglia bene e che sia capace di render migliore la tua vita, perché tu meriti tutto il bene possibile.
Forse hai pensato che io ti serbassi rancore per la tua scelta…in quel caso, sappi che non avresti potuto pensare qualcosa di più sbagliato. Come potrei mai provare rancore per qualcuno che è stato e continua ad essere tanto importante per me quanto lo sei tu?
Sappi che ti ricorderò sempre e ti penserò sempre. Fin dal primo momento in cui sei entrato nella mia vita, sapevo che non ne saresti mai uscito. Ora te ne vai, ma lasci in me un segno indelebile e un ricordo che non potrò mai cancellare, nemmeno se lo volessi (ma so che non lo desidererò mai).
Tu mi hai detto addio, ma io non ne sono capace. Non ti dico addio, ma ti dico arrivederci, arrivederci a un’altra vita, ad un altro mondo.
Forse, questo saluto può sembrarti strano, ma io credo che ci sia un’altra vita dopo di questa e sento che ci ritroveremo in quella vita per stare finalmente insieme, insieme per sempre, perché le nostre anime non smetteranno mai di cercarsi, quindi sono destinate a ritrovarsi.
Dunque, arrivederci, Rab, arrivederci mio primo ed unico amore, arrivederci ad un’altra vita,
 
Lène
 
Con le spalle scosse dai singhiozzi, Marlene sigillò la lettera e la attaccò alla zampa di Eostre, la sua civetta. Mentre Eostre volava fuori dalla finestra, nel cielo rosato dell’alba, Marlene si ritrovò a pensare a quante volte l’animale avesse fatto quel percorso, tra la sua casa e quella di Rabastan, perché solo così potevano comunicare, con le lettere scritte, inviate e lette di notte, di nascosto dalla famiglia di lui. Quella sarebbe stata l’ultima volta. Era la triste verità: tutto era finito tra loro. Non avremmo dovuto nemmeno permettere che iniziasse, pensò sconsolata. Non era giusto, però, che il loro amore fosse destinato ad essere soffocato così. Se solo Rabastan non fosse nato in quella famiglia…ma con i sé e con i ma non si fa la storia. Sospirando, Marlene chiuse la finestra. Eostre era già un minuscolo puntino nel cielo. Presto, la sua lettera sarebbe giunta a destinazione. E anche l’ultimo atto della sua, anzi della loro tragedia si sarebbe compiuto.
 
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Rabastan  POV
 
Wake up in the morning, stumble on my life
Can't get no love without sacrifice
If anything should happen, I guess I wish you well
A little bit of heaven, but a little bit of hell

 
“Mi dispiace, Lène, non possiamo più stare insieme. Ti amo Lène e non vorrei mai farti soffrire, ma non possiamo più andare avanti. La mia famiglia sa di te, sei in pericolo, ora. Non posso accettare tutto questo. Se dovesse accaderti qualcosa per causa mia, non me lo perdonerei mai.“
La voce di Rabastan era ferma e sicura, ma lui si sentiva spezzato dentro. Avrebbe tanto voluto che quel momento non arrivasse mai, ma ora era arrivato e lui doveva prendersi la responsabilità delle sue decisioni.
“Vivere senza di te è la peggior cosa che possa capitarmi. Non puoi andartene, Rab non così. Io potrei…posso anche adattarmi, posso diventare la ragazza perfetta, quella che la tua famiglia cerca per te. Posso fare qualsiasi cosa, ma non potrei mai dirti addio.”
Marlene piangeva disperata, stringendosi a lui con tutte le proprie forze.
“No, Lène, quella non è la vita per te. E poi, dimentichi che io sono già promesso. Mi ero illuso di poter cambiare il mio destino, ma, purtroppo, non posso proprio farlo. Neanch’io vorrei dirti addio, Lène e so che mi odierò per averlo fatto, ma non ho… non abbiamo altra scelta.”
“No! Non è vero che non abbiamo speranze, noi…noi potremmo…”
Rabastan non poteva sopportare ancora a lungo il dolore di Marlene, che, mescolandosi al suo, aggiungeva un peso sempre maggiore sul suo cuore, come un gigantesco masso che lo schiacciava.
Marlene alzò il viso e lo fissò dritto negli occhi. Rabastan si sentì trafitto da quello sguardo. Tutto si sarebbe aspettato, ma mai avrebbe creduto di vedere negli occhi di Marlene, la sua Marlene, così forte, orgogliosa e caparbia, quello sguardo di profonda rassegnazione. Aveva persino smesso di piangere. Aveva capito che era tutto finito e non poteva far altro che accettarlo.
“Che sciocca sono…ho sempre saputo che la nostra storia non poteva durare, per quanto noi lo potessimo desiderare. Non ha senso ora cercare di aggrapparsi a qualsiasi appiglio per andare avanti. È tutto finito, ormai, e devo farmene una ragione. Ma, se questo deve essere il nostro addio, non possiamo lasciarci così. Questo è il nostro ultimo incontro…lascia che ti dia l’addio con un ultimo bacio.”
Con queste parole, Marlene appoggiò le labbra su quelle di lui. Nessun bacio era mai stato allo stesso tempo così dolce e così appassionato. Se solo il mondo si fosse fermato in quell’istante, bloccando il loro bacio in un attimo eterno…
 
Plic. Plic. Plic. Un ticchettio insistente scosse Rabastan dal dormiveglia agitato in cui era immerso, strappandolo a quel sogno angosciante. Continuava a rivivere quel momento, nel sonno e nella veglia. La sua vita era arrivata ad un punto di non ritorno.
Ancora confuso, il ragazzo si alzò dal letto e si diresse verso la finestra. Il rumore proveniva da lì.
C’era una civetta là fuori, poggiata sul suo davanzale, che picchiettava contro il vetro per farsi aprire. Rabastan riconobbe la civetta di Marlene. Aprì la finestra e la fece entrare, chiedendosi perché mai Marlene gli avesse scritto.
Slegò la pergamena dalla zampa dell’animale e si sedette alla scrivania a leggere la lettera. Davanti ai suoi occhi, le parole si confondevano, mentre le lacrime gli offuscavano la vista.
Marlene diceva di aver capito il perché della sua scelta, di non serbargli rancore…eppure le sue parole erano molto dure, come delle pugnalate. E facevano ancora più male perché Rabastan sapeva che lei aveva ragione. Era stato uno stupido, non aveva voluto ammettere nemmeno con se stesso la verità, una verità che era ormai chiara ad entrambi da tempo e che lui avrebbe potuto immaginare fin dall’inizio.
Sapeva fin dall’inizio che uno come lui non poteva permettersi di sognare, eppure aveva deciso di provarci lo stesso. Si era illuso, ma, soprattutto, aveva illuso Marlene e questo era imperdonabile. Certo, l’aveva fatto in buona fede…ma questo non poteva essere un motivo sufficiente per giustificare ciò che aveva fatto.
Marlene diceva che l’avrebbe sempre amato e che aspettava di ritrovarlo in un’altra vita. Sì, quella era l’unica speranza che potesse ancora restare per entrambi, l’unico motivo per cui valesse la pena vivere: sapere che il loro amore non era ancora finito, che sarebbe rimasto per sempre, perché era troppo forte per poter essere spento.
Sospirando, Rabastan arrotolò la pergamena, la richiuse con lo stesso nastro con cui era chiusa prima e andò a nasconderla nel doppio fondo del suo baule di Hogwarts, dove teneva tutte le cose più segrete.
Si sdraiò di nuovo nel suo letto, ma era troppo agitato per riuscire a riprendere sonno. Decise di vestirsi e andare a fare una passeggiata in giardino, in attesa che il resto della famiglia si svegliasse. Certo non poteva fare colazione prima di loro. Suo padre si sarebbe molto arrabbiato non vedendolo seduto al tavolo insieme al resto della famiglia. In realtà, ormai suo padre si arrabbiava per qualsiasi cosa lui facesse o dicesse, anzi, soprattutto per quello che lui NON faceva. In realtà, si arrabbiava con lui per un solo e semplice motivo: perché lui non era come suo fratello, non si comportava “come dovrebbe comportarsi un Lestrange”, insomma, non era degno del cognome che portava.
Eppure, avrebbe potuto finire in un altro modo, pensò mentre si vestiva. Sì, le cose sarebbero potute andare diversamente, ma, perché questo accadesse, lui avrebbe dovuto fare una scelta drastica. Ne aveva parlato con Andromeda, qualche tempo prima. Andromeda era la sua migliore amica, l’unica che sapesse capirlo veramente. Eppure, quando avevano discusso di quell’argomento, per la prima volta nella sua vita, Rabastan non si era sentito capito nemmeno da lei.
“Non vuoi abbandonare Betty? Bene, allora portala via con te.”
Questo gli aveva detto Andromeda e lui era rimasto a fissarla stupito. Avrebbe potuto aspettarsi qualsiasi risposta, ma non certo quella. Non riusciva a trovare un senso a quella frase.
“Non ti capisco, Meda. Che cosa significa questa frase? È la tua solita saggezza da Ravenclaw che io non sarò mai in grado di capire pienamente? Oppure, all’improvviso, ti ha dato di volta il cervello?”
Ma la sua domanda non aveva trovato risposta. Ormai non riusciva più ad essere in sintonia nemmeno con la sua migliore amica. Non sapeva più a chi rivolgersi per avere un consiglio.
 
Mentre passeggiava nel parco silenzioso, Rabastan continuava a pensare alla lettera. Marlene gli augurava ogni bene per il futuro, diceva che lui meritava tutto il bene possibile. Rabastan non riusciva a capire come lei potesse ancora pensare una cosa del genere, dopo che lui aveva spezzato tutti i suoi sogni. Certo, non l’aveva fatto per crudeltà, anche lui ne aveva sofferto, eppure…quale altra ragazza sarebbe stata capace di perdonarlo completamente, quale altra ragazza avrebbe potuto capirlo meglio di lei? Marlene era veramente la sua anima gemella, eppure erano destinati ad essere separati, separati per sempre.
Tutto il bene che lei gli aveva augurato, anche lui lo augurava a lei. Marlene era una ragazza straordinaria e meritava solo felicità e amore. Lui le aveva dato tanto amore ma non poteva darle la felicità, il loro sogno era destinato a finire prima ancora di essere veramente cominciato.
Ti auguro ogni bene, Lène, angelo mio, pensò Rabastan sospirando. Ti amo, non ho mai smesso di amarti e non smetterò mai. Addio, Lène, mio primo, grande ed unico amore, ti auguro la vita migliore possibile, perché è quello che meriti.

 
Note dell'autrice:

Questo primo capitolo è ambientato durante il quinto anno dei due ragazzi, che, nella mia "timeline personale" sono nati nel 1955. Qundi, questo pezzo di storia si svolge nel 1970.
Riguardo alla storia, volevo fare alcune precisazioni. Nella lettera, Marlene accenna a due personaggi particolari, due miei OC.
Betty  è la sorella minore di Rabastan(per chi volesse saperne di più, la nomino anche nell'altra mia storia "Song for Andromeda", al capitolo 5, nelle note di quel capitolo ci sono tutte le informazioni necessarie su di lei).Ha la stessa età di Regulus (quindi, ha 6 anni in meno di Rabastan, essendo nata nel 1961).
Nat, invece, è il cugino di Marlene. Come già detto per Betty, anche lui è presente nell'altra storia, quindi, per saperne di più, vi invito caladamente a leggerla.
Detto questo, vi ringrazio per aver letto e spero che la storia vi sia piaciuta.
  
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