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Autore: polutropaul    13/12/2012    1 recensioni
Avevano passato anni insieme.
Solo ora che non c'era più aveva capito che per lui valeva davvero.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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POV Watson
 
Bianco.
Era tutto così piatto, così dannatamente bianco; lenzuoli bianchi, pareti bianche, tende bianche, sedie bianche. Perfino la camicia dell'ospedale era bianca. 
Cercai di mettermi seduto ma una fitta lancinante allo stomaco mi colpì e fui costretto a sdraiarmi, con uno sbuffo. Mi ero appena svegliato - e chissà da quanto ero in coma - e già ero stufo di questo stare lì. 
L'orologio segnava le nove e dieci di mattina, ovvero l'inizio di un'altra noiosa, monotona giornata, con l'aggiunta di una ferita da pallottola in fianco. Quante prospettive!
Un'altra fitta mi costrinse a deviare i miei già tristi pensieri in altri ancora più deprimenti, a domandarmi per l’ennesima volta il perché del mio “soggiorno” in quel posto infernale, segno che comunque l'altra ferita non si era chiusa, nonostante l'intervento, e che non sarebbe guarita. Mai. 
E anche i miei fantasmi, gli unici mi erano stati seriamente  "vicini" durante quei mesi di angosciosa depressione ora tornavano a tormentarmi. 
Mi sentivo un bambino, così piccolo e impotente rispetto alla grandezza del resto del mondo intorno a me, e l'unica persona che avrebbe potuto calmarmi non era lì, bensì nel distante cimitero, in una tomba. O meglio, la lapide era lì. Lui, chissà.
Due occhi scuri mi fissavano, due occhi spaventati e allo stesso tempo freddi, gelidi, così profondi che avrei potuto navigarci dentro, e forse fu quello che feci lasciandomi trascinare nelle braccia di Morfeo ancora un po'. Il mondo non se ne andava, ma quegli occhi, i suoi occhi, quelli si, non sarebbero rimasti a lungo.
Ricordo solo che sognai; lo stesso sogno che facevo ogni volta che, prima di dormire, pensavo a lui. Il sogno che facevo ogni notte.
Eravamo seduti nelle nostre poltrone, uno davanti all'altro, in una noiosa giornata di pioggia di mezza estate. Pochi giorni dopo mi sarei sposato.
Stavo meditando su un articolo del Times su un delitto che, seppi poi, avrebbe distolto dalla "noia" per qualche giorno il mio amico subito dopo la mia partenza.
Una fitta alla gamba mi fece distogliere lo sguardo dal giornale e, con la coda dell'occhio, intravidi Holmes che mi fissava. 
"Watson" disse abbassando lo sguardo, accortosi del mio imbarazzo.
"Sì?"
"E' sicuro?" La sua voce, che avrebbe lasciato trasparire alcuna emozione per una qualsiasi altra persona, a me sembrava nascondere malinconia, un inizio di tristezza, anche se celata.
"Di cosa parla, Holmes?"
"Sa di cosa parlo." 
"Mi dispiace Holmes, l'astuzia ce l'ha lei."
"Il matrimonio, Watson, ne è sicuro?" 
"Ne abbiamo già parlato. Le sembro capace di cedere alle avances della prima donna che mi capiti davanti? Sa bene quanto ami Mary."
"In questo caso, non so cosa dirle." Disse alzandosi dalla poltrona e si fermò davanti a me per un tempo che mi sembrò interminabile, fissandomi negli occhi, prima di chiudersi in camera sua. 
Non parlammo più dell'argomento, anzi, non parlammo più fino al giorno in cui lo trovai davanti alla cabina del treno, vestito da donna. 
Cosa voleva dire con quel discorso? Non l'avrei mai saputo. 
E poi quella sera, alle cascate. Quello sguardo implorante, impotente; proprio lui, impotente. Quella lacrima che feci a malapena in tempo a scorgere prima che si lanciasse nel vuoto.
Quella lacrima che si sarebbe poco dopo confusa con tutte quelle che portava dietro di se 
incurante la cascata, che non sapeva il dolore che avrebbe causato. 

Credo urlai perchè, al mio risveglio, trovai la signora Hudson che mi stringeva le mani inginocchiata di fianco a me. 
Ancora quelle pareti bianche, se non per due o tre macchie di muffa vicino alla finestra, dovute all'umidità. Sbuffai. 
"Buongiorno dottore. Ha fatto un brutto sogno?" Mi accorsi di avere la fronte imperlata di sudore e le coperte più per terra che altro.
"Si nota così tanto?"
"E' tutto finito, in ogni caso. Eravamo semplicemente preoccupate per il suo improvviso risveglio."
Eravamo? Chi era quella signora seduta per terra con le ginocchia al petto dalla parte opposta della stanza?
"Ah, dottore, sua sorella."
Sorella? Io non avevo una sorella.
Non feci in tempo a ribattere che la mia presunta parente aveva già iniziato "Signora Hudson, se permette rimarrei io con mio fratello" mi parve di sentire una forzatura su quell'ultima parola "lei intanto può tornare pure a casa."
"Watson, stava quasi per far saltare la mia copertura." disse quando sentì i passi della povera signora allontanarsi e, vedendo la mia espressione confusa continuò "Ora innanzitutto mi spieghi cosa le è saltato in mente." 
Quando si tolse il prezioso cappello che aveva addosso - forse prestato dalla Donna - penso svenni, perchè ricordo solo il sapore dolciastro del rhum (aveva portato del rhum?) sulle labbra.
"Holmes lei ..." riuscii a balbettare
"No, Watson, sono qui" 
Gli tirai un pugno, o forse di più, so solo che la tentazione era dannatamente forte e lui era altrettanto dannatamente vicino. 
"Dov'è stato tutto questo tempo?" urlai iniziando a capire cos'era successo "Dov'è stato in tutti questi mesi? Che cretino che sono stato, un emerito stupido, come ho potuto pensare che lei, la persona più orgogliosa al mondo potesse aver compiuto un gesto del genere? E mi dica, detective, quante altre persone ha ingannato? Quante persone ha frodato continuando a vivere nascondendosi dietro al dolore degli altri? E mi dica, poi, mi spieghi il perchè, perchè proprio io non lo riesco a trovare." Iniziai a sentire gli sforzi che stavo facendo, non avrei dovuto arrabbiarmi così, ma non volevo, non potevo smettere. "Per quanto tempo pensava ancora di nascondermi la verità? Si prenda tutto il tempo che vuole, come vede non ho molto da fare. Anzi, non si sforzi, continui pure con la sua vita senza di me, Holmes, ma se ne vada, fuori di qui. Ora."
"Non urli, John, ci potrebbero sentire."
"Ed è quello che voglio ottenere, Holmes, Sherlock Holmes, voglio che tutti vedano quanto è falso!" Mi tappò la bocca con una mano, e per un attimo i suoi occhi incontrarono i miei, prima di tirargli un altro pugno e nascondermi il viso con la mano dolorante.
Perfino tirargli pugni faceva male. 
 
   
 
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