“The first date”
Capitolo 3.
*Harry*
Rispondo preso dalla curiosità e ansioso di sentire la voce del misterioso ragazzo.
-Pronto?-dico con un tono seccato.
-Emh..mi scusi.. pensavo stessi parlando con El..forse ho sbagl…-lo fermo e prendo a parlare.
-No.-dico con un tono secco- non hai sbagliato.
-Ah.. e lei chi è? Il padre?-chiede cortesemente la calda voce del ragazzo.
-Sono..-mi soffermo pensando. Se gli dicessi che sono il suo ragazzo, lui la lascerebbe stare e lei tornerà ad essere mia amica no?- sono il suo ragazzo. Tu chi sei?-chiedo marcando il suono nella parola ‘tu’, con aria di disprezzo.
-Sono Louis. Ho conosciuto El stamattina.-dice prendendo una pausa.
Non rispondo, aspetto che continui a parlare.
-E’ molto carina, le ho chiesto di uscire. Infatti ho chiamato per mettermi d’accordo per il posto..Ma.. Non mi aveva parlato di te. Non sapevo avesse un ragazzo..-dice lui dispiaciuto.
-Ora lo sai. Hai altro da dire?-chiedo nervoso.
-Vorrei parlarle. Magari sarebbe solo un’uscita tra amici.-prova a proporre.
-So cosa intendono i ragazzi con ‘un’uscita tra amici’. Si fa per dire, lo so benissimo che poi finisce sempre col fare sesso.-dico io orgoglioso di aver espresso questa frase.
-No..Io davvero non..non vorrei mai mettermi tra di voi. Mi dispiace se sto creando qualche disturbo …-risponde calmo.
-Si. Hai proprio rotto le palle, carissimo Louis!- esclamo e chiudo con un ‘Ciao’.
So che mi sono comportato da vero stupido, e che sono stato un’idiota.
Ho trattato quel povero ragazzo davvero male, e sono stato un bugiardo.
Non riuscivo io stesso a spiegarmi perché l’avessi fatto. Magari ero solo geloso e preoccupato del fatto che lei avrebbe potuto avere un ragazzo e scordarsi di me. Ma ho sbagliato. Lei ha la sua vita, e deve godersela, non posso impedirgli questo.. La cosa importante adesso era quella che lei non sarebbe dovuta venire a saperlo, sennò sarebbero stati guai seri.
*El*
Non ho più riscontrato Louis, o visto Harry. Sinceramente non mi importa molto di lui adesso, la mia testa è concentrata su Lou. Ma sono consapevole di aver esagerato un po’ nel comportarmi con Harry. Forse l’avevo ferito. Non è mai successo di aver litigato con lui, e vederlo andare via da solo, è una brutta immagine ai miei occhi.
Torno a casa dispiaciuta, getto lo zaino sul letto e frugo cercando il cellulare. Ho bisogno di chiarire con lui, devo scusarmi. Non riesco a trovarlo. Corro in corridoio, afferro il vecchio aggeggio per la cornetta e compongo il numero di casa di Harry. Solitamente risponde immediatamente, ma stavolta ho dovuto aspettare 4 squilli.
-Pronto?-risponde con la voce rauca, come se avesse pianto.
-Harry? Tutto bene?-chiedo preoccupata.
-Si.-risponde freddamente.
-Ti chiamo da casa perché ho perso il cellulare. Devo averlo lasciato a scuola.-lo informo.
-No, ce l’ho io. Non chiedermi perché, era dentro il mio zaino.-dice.
-Più tardi passo a prenderlo allora. Comunque..scusa per prima, ero nervosa. Se vuoi posso spiegarti.-dico con dispiacere.
-Non c’è bisogno.-risponde.
-Ha per caso chiamato qualcuno?-chiedo confusa.
-Sì, il tuo ‘qualcuno’ era per caso un ragazzo che ti piace?-chiede fingendo di non saper niente.
-Come lo sai?-chiedo.
-Ho parlato con il tuo ‘Louis’. Voleva parlarti.-risponde seccato.
-Oh,Louis!-esclamo sospirando- Mi ha chiesto di uscire, ed è così carino!-continuo.
-Sai cosa ne penso di questo argomento.-risponde serio.
-Si, che potrebbe deludermi come ha fatto una volta quel ragazzo di cui mi ero innamorata follemente. Ma Harry, eravamo alle medie.. Ora siamo al college! So come comportarmi!-esclamo io sicura.
-Potrebbe spezzarti il cuore, e sta volta, sei in grado di capire e ti farebbe ancora più male della prima volta.-continua.
-Harry, stai tranquillo. Louis non è fatto così, andrà bene. Fidati di me, non posso restare per sempre una bambina. Sono cresciuta ormai, ho 19 anni.-reclamo.
-Ti lascerò libera di fare quello che tu vuoi, insomma non sono tua madre!-esclama.
-Sei come un fratello però. So che quello che fai è per proteggermi, e lo apprezzo. Ti voglio bene, Harry.- dico dolcemente.
-Anch’io.-risponde.
Riattacca.
Faccio una doccia, prendo i miei vestiti e corro da Harry. Appena la porta si apre, davanti a me c’è la figura buia di Harry. Ha i capelli davanti al viso, e gli occhi lucidi. Tiene lo sguardo abbassato e non spiccica una parola.
Non fiato, e lo abbraccio stringendolo forte al mio petto.
-Ho paura.-dice lui.
-Harry, il passato è passato non succederà più!-lo rassicuro io.
-Non voglio di nuovo vederti soffrire. Con quei tagli ai polsi e …-lo fermo.
-Basta. Stai tranquillo Harry, io sto bene, e qualsiasi cosa accadrà io non mi lascerò abbatere.-continuo.
Mi abbraccia. Sciogliamo l’abbraccio dopo minuti e ci sediamo nel divano. Passiamo ore a chiacchierare, e beviamo una tazza di thè caldo, come eravamo soliti fare.
-Potresti accompagnarmi a scuola, tra mezz’ora?-chiedo timidamente.
-A scuola?-chiede confuso lui.
-Ci siamo dati appuntamento lì con Lou..-continuo.
-Tra mezz’ora?-dice prendendo una pausa. Quasi seccato.- Cosa fai ancora qui? Lì c’è il bagno! Và a cambiarti,scema!-continua aprendo un enorme sorriso.
-Oh, è ritornato il mio migliore amico!!-esclamo felice.
Lo abraccio, poi corro in bagno.
Mi osservo allo specchio, e sorrido. Sono felice. Ho un migliore amico che ci tiene a me, e sto per uscire con il ragazzo che mi piace. Non vorrei niente di meglio. Indosso la maglia nera con i fiori ricamati che traspariscono sulla scollatura, e infilo dei pantaloni blu eleganti. Metto un paio di scarpe nere con il tacco, spruzzo un po’ di profumo, e mi trucco. Esco dal bagno con un portamento maestoso, come se fossi una modella. Harry mi osserva soddisfatto e mi fa i complimenti. Infilo la giacca, e saltiamo su in macchina.
*Harry*
Era così carina, e felice. Quello che volevo era la sua felicità, quindi non potevo toglierla. Però dovevo rimediare al grande casino che avevo fatto e parlare con Louis. Ho lasciato El con la scusa di dover andare in bagno, e ho chiamato Louis.
-Scusami per prima..io non sono il suo ragazzo. Sono un suo amico, fa finta che non ti abbia detto niente. A lei piace, ti sta aspettando davanti a scuola, non mancare, e prendi un mazzo di rose, le piaceranno. Trattala bene.-dico frettolosamente.
-Oh va bene, grazie. Arrivo subito! Ciao, e grazie ancora!-esclama felice.
Non so perché ma iniziai a fidarmi di quel ragazzo. La sua voce era così calda e calma, che mi tranquillizzava. Risali in macchina, e accostammo davanti scuola. El me lo fece notare immediatamente. Lui era lì, voltato di spalle,a bordo di una decappottabile rossa. Indossava una maglia a righe blu e bianca, e dei jeans rosso fuoco, seguiti da un paio di mocassini marroni. Però…Aveva proprio un bel culo!
Salutai El, la raccomandai di star attenta, e andai via.
*Louis*
Era stupenda. Non aveva bisogno di indossare minigonne per esserlo. Era perfetta anche con quei jeans blu. Le sorrisi e lei ricambiò.
-Dove mi porta il signor Coniglio?-chiede lei provocandomi una risata.
-Nel paese delle meraviglie.- rispondo stando al gioco.
-Oh, non vedo l’ora allora!-esclama ridendo.
Quel cazzo di sorriso, mi mette i brividi. Poso un braccio attorno ai suoi fianchi, e aprendo lo sportello della macchina, faccio cenno di entrare. Lei, fiera del mio gesto da galantuomo, porta dietro l’orecchio i capelli, e con una gamba alla volta si accomoda in macchina. Salgo, indosso un paio di RayBan, e metto in moto la macchina, col sorriso sulle labbra; ero sicuro che sarebbe stata entusiasta del posto in cui l’avrei portata.
*El*
Non sapevo dove aveva intenzione di portarmi, ma ero sicura sarebbe stato un posto magnifico, e anche se non lo fosse stato lui l’avrebbe sicuramente reso un sogno. Con quel suo sorriso angelico riesce a rendere felice chiunque gli sta accanto.
Dopo un quarto d’ora, accosta la macchina, e mi sorride. Mi guardo intorno, vedo una campagna. Non capisco e lo osservo con aria dubbiosa.
-Adesso tocca a te stare al gioco. Indossa questa benda, e non togliertela prima che te lo dico io.- esclama mostrandomi un panno nero.
Sorrido, e indosso la benda, proprio come mi aveva ordinato di fare. Ero curiosa di quello che mi aspettava, adoravo i suoi giochetti romantici. Non vidi nulla, ma sentii il motore della macchina, stava ripartendo. Passarono altri 5 minuti, dopo riaccostò. Scese dalla macchina, aprì lo sportello, e afferrò la mia mano, aiutandomi a rialzarmi. Rimasi stretta a lui, e mi lasciai condurre. Lui camminava con un passo sicuro, consapevole di quello che stava andando a fare. Camminammo per isolati credo, e con le mie zeppe riuscivo a percepire la presenza del prato. Eravamo in un giardino? Questo non lo sapevo. Il vento mi scompigliava i capelli, e sentivo gli uccelli cinguettare. Ci fermammo.
-Togli la benda.-disse dolcemente.
La tolsi lentamente, e aprii gli occhi. La prima cosa che vidi fu l’enome salice piangente che c’era di fronte a me, decorato dalla presenza di ogni specie di uccelli. Alberi a non finire, e il cielo sopra di me era di un azurro chiarissimo, proprio come i suoi occhi. Sorrisi, e dopo un po’ mi accorsi della sua assenza.
-Lou? Dove sei?-chiesi giocosamente come se stessi giocando a nascondino con i miei cuginetti. Mi sentivo ritornare indietro nel tempo.
-Dai Lou! Vieni fuori!-esclamai insistente.
-Boing! Boing!-faceva cercando di imitare il rimbalzo, e saltando in aria come fosse un coniglio.
Lo osservai e mi diedi in una risata a crepapelle. Indossava delle orecchie da coniglietto bianco, e aveva disegnato dei baffi neri sul viso. Teneva in mano una coroncina di plastica, come quella delle bambole.
-Ecco a lei, signorina Alice!-disse porgendomela.
Indossai la corona e risi. Mi afferrò per il braccio e mi trascinò via. Davanti a noi ecco un piccolo tavolino, con su delle tazze di thè,attorno al quale stavano tre ragazzi.
-Loro sono Liam , il saggio gufo, Niall , il simpatico maialino, e Zayn, il vanitoso corvo.- disse indicandomi ad uno ad uno i tre ragazzi.
Uno era biondino, con gli occhi azzurri, l’altro era moro, e l’altro molto scuro di carnagione.
-Ragazzi, vi presento Alice!-continuò indicandomi.
-Oh no, mi chiamo Eleanor. – replicai io.
Ci sedemmo accanto ai ragazzi, e bevemmo il thè. Era tutto così surreale, mi sentivo davvero nella fiaba di Alice, nel paese delle meraviglie. Spendemmo del tempo in chiacchere, e quando si fece sera, Lou mi prese per mano e mi fece allontanare. Mi portò davanti una cascata che sfociava in una valle enorme. Era stupendo. Mi sorrise e disse:
-Ti sei divertita?
-Sì. Grazie Lou, non sono mai stata così bene. E’ tutto così perfetto, non so davvero come ringraziarti.- dissi stringendo la sua mano.
-Io so come..-disse dolcemente.
Si avvicinò al punto in cui le nostre labbra si sfioravano, e i nostri nasi si toccavano, osservai i suoi occhi nel profondo, e vidi il mio futuro, poi osservai le sue labbra così rosee, e lui faceva lo stesso con me, fino a permettere di farle incontrare. Le nostre lingue giocavano ad acchiapparello, e i nostri cuori, l’uno contro l’altro, sfondavano la maglietta, col battito forte. Portava la sua mano sui miei fianchi, accarezzando la mia schiena, e l’altra sul viso, tra i miei capelli. Io stringevo forte le mie braccia al suo collo, c0me se volessi tenerlo mio per sempre. Poi sentii una voce che mi chiamava da lontano…