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Autore: past_zonk    15/12/2012    6 recensioni
Tutto ebbe inizio in quell'imbarazzante mattinata, per colpa d'un ritardo.
Sakura aveva sempre voluto vedere Kakashi senza maschera, ma questo era un tantino troppo persino per la sua curiosità.
Un'avvincente storia (d'amore?), tra incomprensioni, problemi sessuali, mutandine, missioni, soap opera, probabili futuri, partenze e ritorni.
Traduzione; Kakasaku; Romantica. 21 capitoli.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno, Un po' tutti
Note: Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Image and video hosting by TinyPic...Ho ufficialmente avuto la soffiata che anche il nostro Kakashi legge questa fanfiction, nasconde i fogli fra i suoi Icha-Icha! (la traduttrice è pazza persa).
Fa freddo! L'inverno (e il Natale!) è alle porte, ed io ascolto K-POP (Quali canzoni? Questa e questa), perfette per una giornata così uggiosa.
Comunque. Vi starete sicuramente chiedendo perché stia già aggiornando, quando ho già aggiornato due giorni fa! Beh, la risposta è semplicemente che quando la vita reale si mette abbastanza male, preferisco mettermi a lavorare su una bella fanfiction e distrarmi :)
Ma non voglio rattristarvi, quindi bando alle ciance, ed ecco a voi un capitolo succoso! Uno dei miei preferiti in assoluto <3
Vi ringrazio ancora per le recensioni, rendono le mie giornate un po' più lucenti, e non sapete quanto conta per me, sopratutto quando le cose si complicano un po'.
Vi voglio bene!
*abbraccia*
PS. fino ad ora questo è decisamente il capitolo più lungo O:
Silvia.







The window.

Capitolo quinto ~ scambi di strada.


 


Fu lo sbattere della porta che svegliò Kakashi la mattina dopo. Mezzo sveglio, la sua mano si allungò automaticamente a sentire il calore che impregnava l’altra metà del materasso, dove qualcuno stava riposando fino a pochi istanti fa. Un lieve profumo aleggiava nella stanza, ed un ticchettio di tacchi si sentiva in dissolvenza dall’androne fuori l’appartamento. Un paio di orecchini dimenticati scintillavano sul comodino.
Si stava definitivamente annoiando di lui.
Di solito, si sarebbe svegliato per ricevere un bis della nottata precedente.
Uno sbadiglio assonnato s’arrampicò su per la sua gola mentre afferrava la sveglia per cercare di capire che ora fosse. Apparentemente aveva ancora una mezz’ora libera prima di dover incontrare il resto della sua squadra sul ponte. Dovevano tornare alla città-miniera d’oro, quel giorno, per tentare la fortuna e cercare di catturare i ladri per la seconda volta, il che significava che avrebbe trascorso un altro pomeriggio seduto gioiosamente in un fosso, desiderando d’essere diventato un ragioniere, invece che un ninja.
Kakashi era normalmente piuttosto lento ad alzarsi. Gli ci vollero cinque minuti buoni per mettere insieme la volontà di mettersi a sedere, altri tre per fissare i piedi sul pavimento, dove si sedette per altri due minuti sbadigliando e stropicciandosi le dita fra i capelli. Alla fine riuscì a trascinarsi in bagno, sotto la doccia, dove rimase per esattamente sette minuti e trentaquattro secondi, dibattendosi sul comprare o meno una spugna nuova visto che quella attuale era diventata verde sui bordi – il dibattito interiore era poi prontamente arrivato alla conclusione che sarebbe stato un ammontare di sforzo e spesa, così rimandò l’idea.
Per quando s’era vestito, aveva ancora dieci minuti liberi, così andò a mettere su il bollitore.
Fu mentre si stava versando una tazza di tè alle erbe che sentì un suono leggero alla sua finestra. Si voltò, aspettandosi irrazionalmente di vedere Sakura lì in piedi, possibilmente con la stessa espressione stupita che indossava l’ultima volta che l’aveva intravista affacciata alla sua finestra.
Ma purtroppo no. Era solo uno dei gatti dei suoi vicini, una piuttosto presuntuosa gatta grigio-persiano, che stava sul davanzale della sua finestra aperta, fissandolo intrigante da un grande occhio arancione. L’altro occhio non c’era mai stato, da quando conosceva la creatura, ed era un handicap in cui Kakashi poteva facilmente immedesimarsi.
“Ehi, Micetta” chiamò dolcemente Kakashi.
In realtà non conosceva il nome del gatto, così l’aveva ribattezzato lui stesso. Che non si dicesse mai in giro che un uomo intelligente era anche fantasioso.
Quando si sedette al tavolo per bere il tè, il gatto si lasciò cadere sul letto e poi si diresse verso lui, per attorcigliarsi attorno alla gamba della sua sedia. Kakashi conosceva bene l’animale, quindi immerse un dito nel suo tè e abbassò la mano per permettere al gattino di leccarlo. Chissà se il tè faceva bene ai gatti? Almeno a lei sembrava piacergli.
E forse non poteva essere un gatto – una gatta – particolarmente attraente, ma a Kakashi piaceva. Con il suo naso schiacciato e sottile, un occhio sempre piagnucoloso, in realtà era considerata abbastanza brutta. Gli ricordava Pakkun in un certo senso, anche se non era neanche minimamente tenera quanto quel bastardo rugoso.
“Kakashi-sensei!”
Kakashi guardò verso la finestra, la tazza del tè ferma a metà strada verso le sue labbra. Non c’era nessuno lì, ma quella voce era inconfondibile.
“Kakashi-sensei! Sei lassù? Senti, dobbiamo andare tra poco!”
Un piccolo sorriso si contrasse sulle sue labbra. Per qualche ragione sentì che la sua mattinata era di gran lunga migliorata “Sei tu, Sakura?” rispose “Perché non vieni su?”
Ci fu una lunga pausa condita dalle basse fusa di Micetta, fino a quando Sakura rispose. 
“Sei decente?” la sentì chiamare esitante.
“Mm” grugnì, prendendo il gatto dai suoi piedi e passeggiando verso la finestra “Ma potresti non voler salire. Sto carezzando una micetta…”
Raggiunse la finestra per vedere una Sakura molto rossa in viso stare nel bel mezzo della strada. Sì, questo stava sicuramente rendendo la sua mattinata molto più interessante “Che c’è?” chiese con nonchalance al suo visetto rosso.
“Sei proprio un pervertito!” sibilò verso lui.
“Perché’?” chiese, issando il gatto sul tetto, dove si stese comodamente “Che tipo di micetta pensavi intendessi?”
La ragazza era più rossa di sempre, adesso. Si abbinava quasi al colore dei suoi capelli “Sei in ritardo, Kakashi-sensei!” sbottò “Ti stiamo aspettando al ponte da quasi un ora”
Kakashi guardò il suo orologio “Può essere che tu mi abbia ingannato?” chiese all’oggetto, pensieroso.
Giù, Sakura intrecciò le braccia in burbera impazienza “Perderemo i nostri obiettivi a questo ritmo. Vieni o no?”
Fece un gesto di pace verso lei “Dammi un minuto”
Lei gliene diede tre.
Appena ebbe raccolto la sua attrezzatura e dopo aver perso ancora del tempo cercando di infilarsi i sandali, lui la raggiunse in strada, lanciandole un sorriso educato nel tentativo di placare un po’ quella sua impazienza. La risposta di lei fu un sospiro esasperato e uno sguardo ancora più infastidito, se non un tantino esasperato.
Camminarono in segreto verso il ponte, prendendo una scorciatoia verso il mercato, affollato dalla folla di metà mattinata. Sakura non sembrava essere d’animo particolarmente caldo e loquace, quindi lui prese il suo libro con l’intento di recuperare la trama mentre camminavano fra bancarelle e acquirenti.
“Ero lì da prima” disse improvvisamente Sakura.
“Dove?” chiese Kakashi, sfogliando una pagina.
“Lì. Sotto casa tua. Circa venti minuti fa” rispose precisa “L’ho vista andarsene”
“Spiare è molto sconveniente da parte di una giovane donna” disse Kakashi, ironico.
Sakura scattò verso lui “Non stavo spiando! E poi pensavo che fosse finita!”
“Ah” si corresse lui “Ho detto che era ‘quasi finita’. E poi se l’hai vista andarsene perché non m’hai chiamato subito dopo? Non è che stavi cercando di riacchiapparmi nudo, no?”
“Smettila!” infuriò lei “Non vorrei vederti nudo neanche se tu fossi l’ultimo uomo al mondo!” la sua voce tradì un leggero tremolio che fece pensare a Kakashi che non fosse del tutto onesta.
“Se io fossi l’ultimo uomo, e tu l’ultima donna” cominciò lui “vuol dire che avremmo dovut-”
Sakura interruppe “No.”
“Ma l’intera razza umana scomp-”
“Non mi interessa”
“Un futuro sull’orlo dell’estinzione e tu ti rifiuteresti solo perché non vuoi vedermi nudo?” chiese lui, cercando di sembrare ferito.
Sakura s’imbronciò pensierosa. Poi ringhiò “Bene! Forse. Ma le luci dovrebbero essere spente.”
“Meraviglioso” Ora Kakashi aveva un motivo in più per aspettare la fine del mondo.
Ritornò un sorriso benigno alla sua più bassa compagna di squadra, ma sfumò lentamente dalla sua faccia mentre guardava il suo profilo. Stava tirando il labbro inferiore tra il pollice e l’indice – chiaramente la sua mano tremava, e il suo sguardo era intenso e lontano. Forse l’aveva offesa?
Ieri era stato sicuro che Sakura fosse capace di scherzare con qualche battuta per adulti…ma ora sembrava essere un po’ troppo per lei. Era giovane.
Inesperta. Quella linea che s’era avvertito di non attraversare quando l’aveva vista così in difficoltà fuori l’accademia, sull’altalena…beh, forse l’aveva persa di vista per un po’.
Sakura era prima di tutta sua allieva, e c’erano semplicemente cose che insegnanti e alunne non condividono e di cui non parl–
“Non sarei così avversa” disse improvvisamente Sakura, lanciandogli uno sguardo timido “Sembri abbastanza bravo a…farlo…um…ehm.”
Tirò ancora di più il labbro ed arrossì di un rosso ancora più profondo. Ancora una volta dimostrava un’innocenza che sembrava completamente in contrasto con le parole che le uscivano dalla bocca.
Kakashi scosse leggermente la testa, confuso, e stava per formulare una risposta, quando un urlo di Naruto lo interruppe.
“Sakura-chan! Kakashi-sensei!”
I due guardarono al ponte vicino e individuarono i loro compagni di squadra – il biondo che salutava con entusiasmo. Kakashi alzo la sua mano per salutare di ritorno in una maniera molto più riservata, ma appena Naruto si rigirò di spalle, impegnando Sasuke in un altro litigio, lasciò che la stessa mano scivolasse giù per la schiena di Sakura, fino al suo sedere. La gentile pacca sul suo posteriore la fece squittire e saltare almeno due piedi lontano da lui “Tu non sei per niente male, ne sono sicuro”, ribatté Kakashi con tranquillità.
 
 
Il viaggio verso Asahi sembrò passare più velocemente della scorsa volta. L’ultima volta Sakura era avvolta in uno stato di shock per aver catturato Kakashi…in quel modo, con quella donna. Allora aveva camminato dietro gli altri, lottando tra l’incapacità di guardare verso lui e l’orribile fascino che le rendeva impossibile distogliere lo sguardo.
Questo viaggio, tuttavia, fu molto più rilassato.
Parlò con Naruto dell’imminente unione della Casata principale e quella Cadetta degli Hyuuga, e della festa che ne sarebbe seguita poco dopo. Tutti erano invitati, ma Naruto era indubbiamente l’ospite d’onore, per essere parzialmente responsabile della riconciliazione delle due casate.
Sakura ascoltò Naruto divagare sulla festa, e Hinata, tutto questo intercettando gli sguardi furtivi di Kakashi.
“Vieni alla festa, Kakashi-sensei?” gli chiese Naruto.
“Forse” rispose vago. Sakura non pensava fosse un animale da feste.
Quando arrivarono al villaggio/miniera, si spezzarono negli stessi team della volta prima, e le strade si divisero. Ecco così iniziata la lunga, tediosa attesa, immersa in un fosso sporco, in una giornata afosa, con le cicale che frinivano incessantemente nel suo orecchio. Sakura sospirò e guardò verso la strada, sperando che i banditi si affrettassero ad attaccare. Non voleva dover ritornare un altro giorno e riaffrontare tutto quello.
Kakashi non era visibile dalla sua posizione. Immaginò fosse in un fosso dall’altro lato, leggendo uno dei suoi libri ma tenendo un orecchio in allerta per qualsiasi genere di suono insolito. Sakura fece volare via dai suoi capelli degli insetti eccessivamente amichevoli e spolverò con le dita le lucenti foglie di rododendro che camuffavano leggermente la sua postazione. Era dolorosamente annoiata. Annoiata e incuriosita; Kakashi era lì e forse non era appropriato attaccare bottone durante una missione, ma non c’era davvero nulla di cui preoccuparsi.
Sollevò un dito verso il suo orecchio e premette il bottone di collegamento sulla sua radiolina “Sensei?”
“Che succede?” irruppe la sua voce nel suo orecchio “Hai sentito qualcosa?”
“No, sensei. Mi stavo solo chiedendo una cosa…”
“Sì?”
“Perché Kimura Yoshi?”
Ci fu una lunga pausa prima che la radio gracchiò di nuovo “Sai, sono sicuro di aver avuto questa conversazione ieri”
“No – sono davvero curiosa” disse velocemente, mordendosi il labbro “Perché lei? È il tuo tipo o qualcosa del genere?”
“Il mio tipo…” lo sentì dire, suonando quasi sorpreso “Non ho davvero ‘un tipo’…”
Sakura scacciò un’altra cicala dal suo braccio “Beh, allora…” cominciò pensierosa “Ci dev’essere stato sicuramente qualcosa che t’ha attratto. Cosa ti piace di lei? Non può essere stato puramente per il sesso, no?”
Silenzio.
No?” chiese lei, con un po’ più di espressione nella voce.
“È indubbiamente brava a letto” rispose Kakashi vago.
“Sensei!” scattò lei “Sei davvero così superficiale?”
“Suppongo abbia una fronte molto tenera, non credi?”
“No” rispose Sakura cupa.
“E ha sempre un buon’odore. Mi piace sempre questo in una donna”
“Davvero?” Sakura diede una sniffata alle sue ascelle e tormentò il suo labbro, ancora più preoccupata. “Cos’altro?”
“È alta. È sempre una cosa in più.”
Colpita! Sakura non era esattamente alta, diciamo che era nella media, ma non alta. Avrebbe indossato dei tacchi, ma anche un completo imbecille saprebbe quanto potesse essere una cattiva idea indossarli quando passavi la maggior parte del tuo tempo correndo, saltando e arrampicandoti sugli alberi. Perché tutti gli uomini sembravano preferire le donne alte? Probabilmente questo spiegava perché a lei toccavano sempre gli scarti. “Cos’altro?”
“È esuberante. Mi piace anche questo, suppongo.”
Sakura sbuffò silenziosamente a se stessa prima di rispondere “È un altro modo di dire aggressiva?”
“No – tu sei aggressiva. Yoshi è solo leggermente sfacc–”
“Non sono aggressiva!” abbaiò improvvisamente Sakura, oltraggiata.
“Lo sei un po’.” disse lui.
“Non lo sono” ripeté imbronciata “Sono totalmente una gattina”
Una risata soffocata suonò dall’altra parte della strada persino prima che la radio gracchiasse.
“Davvero?” disse, divertito “E fai anche le fusa?”
La bocca di Sakura si spalancò leggermente in sorpresa. Per un momento non seppe cosa dire, se non sentire la sua faccia accendersi in imbarazzo. Non era ingenua. Aveva sentito quel tono nella sua voce, e per qualche ragione si sentiva intrigata. Dove avrebbe portato quella conversazione?
“Dipende…” disse con calma “da come mi prendi”
La radio si fece molto tranquilla dopo quella risposta. Orribilmente tranquilla. Sakura si chiese se morsicchiare il proprio pugno avrebbe alleviato l’umiliazione. Aveva scioccato uno dei più grandi pervertiti di Konoha fino al silenzio. Quello sì che era un risultato.
Aspettò col fiato sospeso fin quando la sua risposta finalmente arrivò. “E come ti piace essere presa, Sakura?” chiese in lente, misurate parole. L’humour era scomparso dalla sua voce. C’era invece qualcosa di scuro, adulto e troppo spaventoso per essere fronteggiato da una come Sakura…quindi rise.
“Da dietro il collo suppongo!” disse con leggerezza forzata, abbastanza contenta che lui fosse sull’altro lata della strada. Era meglio che doverlo fronteggiare “Quindi la tua donna ideale è alta e stronza, eh?”
E come per magia si tornò alla normalità. “Devo dire che Yoshi sia difficilmente la mia donna ideale” disse, la leggerezza tornata nella sua voce, come se nulla fosse successo “Stavo solo elencando cose che mi piacevano di lei”
Il cuore di Sakura batteva ancora innaturalmente forte.
“Allora qual è la tua donna ideale?” gli chiese incuriosita. Se avesse mai dovuto immaginare che Kakashi avesse un tipo di donna, Kimura Yoshi si adattava perfettamente – alta, snella, raffinata e bellissima. Peccato per la faccenda dello sposata-con-figli.
“Deve avere degli occhi interessanti” disse alla fine Kakashi.
Sakura inclinò la testa. C’era qualcosa di dolce in quella risposta – vago, ma dolce.
“E apprezzare i libri Icha Icha”
“Non esiste una donna del genere, Sensei” disse Sakura senza mezzi termini.
Kakashi la ignorò “E un bel sorriso. Questo è molto importante. Ed essere gentile. Immagino…che non mi interessi più di tanto il resto”
Sakura si sistemò con calma nel suo fosso, rimuginando sulle sue parole. Aveva fatto ai suoi ragazzi precedenti questa stessa domanda e la risposta era stata sempre abbastanza prevedibile, riguardando esclusivamente le loro caratteristiche fisiche preferite. I più intelligenti rispondevano con caratteristiche che Sakura possedeva. Stronzi come Ikki sembravano sempre rispondere con descrizioni di ragazze alte e tettone con fianchi stretti e sederi tonici, completamente ignari della presa dolorosamente stretta d’irritazione che la ragazza esercitava sulla loro mano.
“E tu?” chiese Kakashi.
“Huh?”
“Mi hai appena chiesto di descrivere mia donna ideale. È corretto che tu faccia lo stesso”
“Non ho una donna ideale” scherzò lei.
“Ok. Un uomo andrà bene”
Sakura sospirò e guardò verso il grande fiore di rododendro sulla sua testa.
“Suppongo…mi piacerebbe qualcuno che sappia fare il bucato. Correttamente. E…che conosca il significato di igiene adeguata – o al limite anche igiene in generale. Mi piacciono i mori, ma sono stata più con i biondi. E preferisco qualcuno che legga – libri decenti, non pornografia–”
“Ma–”
“E mi piacerebbe un ragazzo interessato in quello che ho da dire” disse, continuando “Qualcuno a cui interessi come è andata la mia giornata e cosa mi sia successo, e non mi grugnisca soltanto, ignorandomi e preferendo la televisione. Mi piacerebbe anche che fosse un gentiluomo. È sempre bello ricevere delle attenzioni cortesi, e poi dev’essere divertente, affascinante e spiritoso, e anche un buon baciatore. Deve capire il concetto di preliminari ed essere generoso a letto. Dominante ma non egoista. E deve durare più di trenta secondi o–”
Sakura si fermò, realizzando troppo tardi che ancora una volta era sconfinata nel territorio del dare-troppe-informazioni.
La risposta di Kakashi fu asciutta “Quindi, non chiedi molto, eh?” disse ironico.
“Beh, almeno hai avuto una buona idea di quello che voglio” sbuffò “Tu – la tua donna ideale ha solo occhi e labbra”
“E anche allora sono disposto a compromessi!”
“Oh!” Sakura ricordò improvvisamente qualcosa di importante “E deve stare bene in uniforme”
Ci fu una breve pausa perplessa “Che intendi?”
“Beh, ci sono delle persone che possono indossare uniformi e apparire stupende e altri che appaiono semplicemente ridicole. Io sono nell’ultimo gruppo, ma mi piacciono i ragazzi in uniforme – specialmente un’uniforme ANBU. Ma se è troppo gracile non funziona; sembra stia indossando un pigiama o qualcosa del genere”
“Mm” Kakashi rifletté  “A volte io uso la mia uniforme di ricambio come pigiama”
Sakura alzò un sopracciglio, e anche se non era capace di vederla, lui fu capace comunque di capirlo. “Non l’hai mai fatto?”
“No” disse brevemente “Se dovessi indossare un pigiama me ne comprerei uno vero…con i gattini sopra”
“Non metti il pigiama?” chiese “Suppongo tu sia più un tipo da camicia da notte?”
Forse una settimana fa – o anche due giorni prima – Sakura avrebbe semplicemente mentito e cambiato argomento.  Ma dal profondo del suo essere rivenne a galla quella parte di lei che con petulanza e sfida l’aveva costretta a continuare miseramente a fallire durante l’allenamento solo per sentire Kakashi toccarla e starle così vicino. Era la parte di lei che vedeva la sensualità di quell’uomo e…voleva rispondere a tono.
Prendendo un respiro tremulo, si morse il labbro “No, sensei. Non indosso niente a letto.”
Dall’altro lato della strada, il piede di Kakashi scivolò dal troncò su cui era poggiato. Stava anche per far cadere il suo libro dalla sorpresa, ma riuscì a recuperarlo in tempo. Era sicuro di aver sentito male, e stava quasi per chiederle di ripetersi, ma…no, sapeva quello che aveva sentito e sapeva anche che chiederle di ribadirlo l’avrebbe solo messa in imbarazzo. Questa ragazza era instabilmente volubile quando si trattava di queste cose. E poi, era troppo occupato a godersi l’immagine mentale.
“Smettila” gracchiò la radio.
“Hm?” rispose.
“Smettila di non dire niente. Mi sento come se lo stessi immaginando”
Un sorriso pigro si aprì sul viso di Kakashi “Lo sto immaginando” disse con leggerezza, intrigato “Dormi sempre nuda?”
Ci fu una breve pausa prima di riascoltare la sua voce esitante “N-no…di solito indosso delle mutandine”
“Di che tipo?” le chiese, la sua voce bassa ma ancora un po’ giocosa.
“Um…beh, ne ho di diversi modelli” rispose coraggiosa.
Kakashi posò il libro sul suo petto e serrò le mani sullo stomaco, il suo interesse nella conversazione si moltiplicava “Davvero?” mormorò, cercando di immaginare Sakura con niente se non un paio di mutandine addosso. Ma quale modello? Nere, bianche, blu, verdi? In pizzo? Leggere? Come degli slip, o come un tanga? Aveva bisogno di una descrizione! “Che modello indossi adesso?”
“I-io non ricordo. Aspetta un attimo”
Stava guardando. Sakura era dall’altro lato della strada, stava la sua gonna e sbirciando dai suoi shorts per controllare la sua biancheria (!)… Il pensiero non doveva mandarlo così su di giri quanto faceva.
“Sono bianche” arrivò poi la risposta di Sakura “rifinite in rosso con una ciliegia davanti e piccoli fiocchetti rossi sui lati”
Kakashi assaporò l’immagine. “Slip o tanga?”
La voce di lei era calma “Tanga…”
Molto meglio. Ora poteva immaginare Sakura mettersi pronta per andare a letto molto più accuratamente, con le sue gambe snelle assottigliarsi verso un triangolo di stoffa rossa e bianca. La presenza dei fiocchetti la faceva suonare come una deliziosa confezione regalo.
Una che lui era fortemente tentato d’aprire.
Kakashi si strofinò un dito sulle sue labbra mascherate mentre continuava a soffermarsi sull’immagine della sua studentessa seminuda. Era una strada troppo pericolosa e proibita per avventurarvisi, ma l’immagine era semplicemente troppo allettante. Nessun uomo sano di mente l’avrebbe fomentata.
Ma chi diceva che Kakashi fosse sano di mente?
“E tu?”
Kakashi alzò la testa “E io?”
“Ti ho detto cosa sto indossando, ora devi fare lo stesso” disse quieta.
Lui sorrise a se stesso. La risposta onesta sarebbe dirle che indossava un paio piuttosto noioso di vecchi boxer  blu scuro con il suo nome cucito sul posteriore. Ma quello non avrebbe davvero acceso l’immaginazione, no? Il suo sorriso si allargò mentre premette ancora il bottone della radio. “Niente.”
“Niente?” la sua voce stava diventando stridula.
“Lo stai immaginando?” la stuzzicò.
“No!” disse, a voce abbastanza alta che non ebbe bisogno della radio per sentire la sua risposta “Non essere pervertito!”
“Tu sei quella che ha iniziato la conversazione” sottolineò divertito “Al limite sei tu la pervertita”
“Non sono una pervertita!” gridò, scioccata.
“Non lo so” finse di riflettere con cupa onestà “Eri tu quella a spiare la mia vita sessuale”
“Io – non – tu non – argh!” la radio si fece minacciosamente tranquilla e presto il suono di passi arrabbiati risuonò alle sue spalle. Kakashi girò la sua testa giusto in tempo per vedere una mano inguantata uscire dal nulla e colpirlo nelle prossimità dell’orecchio. Neanche molto gentilmente.
Poi scomparse quasi tanto velocemente quanto era apparsa, lasciando Kakashi con un orecchio dolorante. Ancora una volta era stato completamente confuso dalla sua allieva. Un minuto prima gli stava sussurrando cose sporche all’orecchio, descrivendogli la sua biancheria. e cazzo, quasi provocandogli un’erezione – poi il minuto dopo, eccola comparire e picchiarlo. “Ti senti meglio?” le chiese secco dalla radio.
“Stai zitto!” sbottò in risposta.
Passarono il resto della missione in silenzio.
In realtà, Sakura era più spaventata che arrabbiata. E se fosse stata davvero una pervertita?
Era eccitante – eccitante e sbagliato – ascoltare il suo sensei chiederle che tipo di mutandine indossava…e rispondere. Eccitante ma perlopiù sbagliato.
E poteva quasi fingere che fosse accettabile se solo lui non l’avesse chiamata pervertita.
Accidenti a quell’uomo, e accidenti alla sua voce interiore che spingeva per darle consenso. Quando aveva sentito la sua voce nel suo orecchio usare quel tono scuro e seducente, non poteva quasi pensare fosse davvero il suo sensei. Conosceva Hatake Kakashi da quasi sei anni adesso, e non conosceva questo lato dell’uomo che flirtava e scherzava e stuzzicava. Aveva sempre saputo fosse un pervertito. Ma non sapeva fosse un Pervertito.
Non solo, ma ora i suoi modi perversi le riguardavano personalmente. Sapeva, mentre camminavano verso Konoha di ritorno da una missione fallita, d’essere stata trascinata nella sua spirale di depravazione. Ma lui era cosciente di avere questo effetto su di lei? Forse pensava fosse solo un po’ di innocuo divertimento…Non aveva realizzato che quando le aveva pizzicato il fianco, oppure quando le aveva detto di starla immaginando con niente se non un tanga, l’interno di lei si stava sciogliendo e non poteva pensare più a niente se non a del caldo, sporco sesso? Non sapeva neanche che del caldo, sporco sesso esistesse al di fuori della fantasia prima di vederlo con quella donna.
E Dio, lo voleva. Lo voleva così tanto che avrebbe voluto urlare e fare i capricci per la completa ingiustizia di essere una diciottenne incapace di attrarre un amante decente a salvarle la vita. Mentre lei si accontentava di feccia come Ikki, Kimura Yoshi aveva la crème de la crème. E non era giusto, perché Sakura conosceva di sicuro Kakashi più di quella donna, quindi quella che aveva il diritto di passare delle belle notti di sesso era Sakura.
E poi si sentiva morire dentro un po’ alla volta, perché, per quanto l’idea di fare l’amore con Kakashi la seducesse, allo stesso tempo la ripugnava.
Non poteva dire che fosse come un padre o un fratello per lei… ma più come una babysitter….o forse semplicemente come un insegnante.
Quando arrivarono finalmente a Konoha, era ancora una volta tardo pomeriggio. Stavano tutti per prendere strade separate, quando Naruto chiamò Kakashi.
“Allora vieni alla festa sì o no?” chiese all’uomo che stava per voltarsi e andarsene.
Kakashi si voltò verso di lui “Dipende. Quand’è?”
“Domani, alla tenuta Hyuuga alle tre”
Veramente era alle quattro, ma il team sette era abituato a dare l’orario sbagliato al proprio leader, per essere sicuri che sarebbe arrivato in orario. Era risaputo ormai che l’orologio biologico di Kakashi portasse un’ora indietro rispetto agli altri.
Kakashi considerò la proposta ed annuì “Sì, suppongo. Se non sono occupato a pulire il mio cassetto dei calzini oppure a cercare di cucire piccioni insieme”
Il significato della sua risposta oscillava vagamente in un campo ‘no – forse’.
“Ma–”
“Scusa, devo andare” disse Kakashi, strizzando l’occhio a Sakura mentre aggiungeva “La mia micetta starà sentendo la mia mancanza”
Le guancie di Sakura si infiammarono, e abbassò lo sguardo al terreno. Sospettò che non stesse affatto parlando di gatti…
Naruto sembrava confuso mentre guardava Kakashi avviarsi via “Kakashi-sensei ha un gatto, adesso?”
Sasuke fece finta di non aver sentito, così Sakura si strinse nelle spalle “Come se io lo sapessi”
“E perché t’ha appena fatto un occhiolino?” le chiese Naruto.
“No, non l’ha fatto” scattò Sakura “Stava solo strizzando gli occhi”
“Sì, l’ha fatto” sottolineò Sasuke, pulendosi lo sporco da sotto un unghia “Ti ha fatto l’occhiolino, tu l’hai visto, hai arrossito ed hai guardato via. Perché?”
“Perché voi uomini siete tutti bastardi?” rispose caldamente, anche se sapeva che sarebbe stata una tattica migliore evitare la domanda.
“Rispondimi a questa e poi ne riparliamo – ora scusate ma ho un appuntamento a cena”
“Ooh, con chi?” la prese in giro Naruto “Kakashi-sensei?”
Era il tipo di gioco che poteva solo nascere dalla convinzione che non fosse vero. Se Naruto avesse davvero creduto anche per un solo momento che stava per andare a cena fuori con il loro sensei, sarebbe probabilmente scoppiata una delle code della volpe e sarebbe andato su tutte le furie.
“Taci” mormorò andandosene.
 

 




Ino era seduta allo stesso tavolo della volta prima, succhiando pensierosa dalla cannuccia del suo milkshake e sembrando bellissima sotto l’ombra rossa della tettoia e della luce del sole al tramonto. Mentre Sakura si sedeva, sentì un soffio di giacinti e gigli che le diceva che aveva lavorato al negozio di fiori tutta la giornata. A confronto, Sakura si sentì di nuovo sporca, sgualcita e in un disperato bisogno di un bagno.
Ma prima…”Voglio quello che stai avendo tu” disse, guardando il frappé cremoso di Ino.
Ino inclinò uno sguardo stretto “Una fantastica vita sessuale?” disse secca “Comprensibile, considerando quanto faccia cagare la tua.”
Sakura s’accigliò “Non ne ho più una” disse cupa “Ho rotto con Ikki”
“Haha!” Ino saltò in piedi, inclinando la sedia e sputando un po’ di milkshake su Sakura “Sapevo che avresti trovato la via della ragione prima o poi! L’ho visto con un’altra ragazza stamattina; sai, quella della radice ANBU che può tagliare a metà una pulce dalla schiena di un cane con un kun–”
“Sì, lo so” mormorò Sakura scura, passandosi una mano fra i capelli spettinati.
“Ti stava tradendo?” chiese Ino.
Sakura strinse le spalle “Probabilmente. Ha detto che avremmo dovuto vedere altre persone, ma sembrava che avesse già una fila in attesa”
Ino fece uno sbuffo e alzò gli occhi al cielo “Comunque. Almeno se n’è andato e ora possiamo lavorare sul trovarti qualcuno di meglio”
“Possiamo?” fece eco Sakura, prima di comprendere il senso dell’affermazione “Oh – Ino, no. Non voglio andare a pesca di uomini. Voglio solo restare single per un po’, senza vomito nel mio bagno da pulire o uomini puzzolenti a monopolizzarmi le coperte”
“Sakura – gli uomini normali non sono così. Se solo ti scegliessi un tipo decente, ti divertiresti un sacco!”
Perché dovevano parlare di questo? Tutto quello che Sakura desiderava era un frappé e qualche gossip sulla vita sessuale di altre persone che le facesse dimenticare di cose come Ikki e la sua nuova ragazza e Kakashi e il suo corpo nudo. “Ino…” disse stancamente.
“Che ne dici di provare qualcuno di più grande?” suggerì Ino, come se stessero discutendo di decorazione di interni “Sono uscita con questo tipo quarantenne un po’ di tempo fa, e certamente sapeva quello che stava facendo. La sua resistenza era un po’ sospetta, ma davvero, aveva tutto quello di cui si ha bisogno”
“Ugh…Ino!”
“E forse ti servirebbe qualcuno per una relazione non davvero a lungo termine. So come sei. Sei così disperata che sposeresti il primo ragazzo in cui incappi che ti renda remotamente felice. Tutto quello di cui hai bisogno è una scappatella casuale con qualcuno di buono, ecco. Hai qualcuno in mente?”
Sakura riposò il mento sul palmo della mano e guardò lontano. Come sarebbe stata una scappatella con Kakashi? Sarebbe certamente stato bravo, ma forse non avrebbe potuto fare miracoli con Sakura. Era particolarmente negata a letto.
Sarebbe stato un vero disastro, comunque.
E poi perché ci stava anche solo pensando?
Scosse la testa “È inutile, Ino” sospirò “Non tutte hanno bisogno di un ragazzo e del sesso per star bene”
“No, questo è vero” annuì Ino “Ma tu sei probabilmente una di quelle a cui serve. Al limite non saresti poi così depressa quando parlo di sesso”
“Tu parli sempre di sesso!” protestò Sakura.
“E tu sei sempre depressa!” rimbeccò Ino “Guarda, conosco qualche ragazzo adatto a te. Ti presento qualcuno alla festa degli Hyuuga, ok?”
“Ino, non penso sia una buona idea…” borbottò sakura.
Ino scosse la testa “Non è un appuntamento al buio o cose del genere” disse “Solo, incontrarli e speriamo tu abbia un flirt o qualcosa con qualcuno di loro”
Sakura sospirò, rassegnata. Ino avrebbe portato quei ragazzi comunque, Sakura d’accordo o meno. L’unico modo per evitare la faccenda sarebbe stato non andare al ricevimento, ma si sarebbe probabilmente trovata sulla lista nera della famiglia Hyuuga per aver rifiutato la loro ospitalità.
“Bene!” disse Ino, riconoscendo il suo sospiro arrendevole “Quindi sforzati, ok? Lavati i capelli e metti qualche cosa di pulito – un vestito, ma non uno orribile – e per l’amor di dio, depilati le gambe.”
La fronte di Sakura colpì il tavolo con un suono sonoro ed un gemito frustrato. Stava cominciando davvero a temere i rapporti con il prossimo.
Cercare di ricordare le buone maniere a tavola era già abbastanza stressante senza dover respingere tipi che s’addicevano all’idea di uomini di Ino.
Si chiese se Kakashi fosse venuto.
Poi si chiese perché si stava preoccupando se fosse venuto o meno. Dopotutto, una gran parte di lei sarebbe stata felice se non si fosse presentato. Ma una piccola, ribelle, area della sua persona sperava che fosse venuto, che si fosse seduto affianco a lei a tavola, e avesse condiviso solamente con lei un altro privato occhiolino.
Infine Sakura si chiese a che punto della faccenda avrebbe dovuto iniziare a chiedere un referto medico per quella che stava chiaramente diventando follia.
 

 


 

   
 
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