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Autore: LessWrong    15/12/2012    1 recensioni
Petunia ha sposato un biochimico, ed Harry è cresciuto leggendo scienza e fantascienza. Poi è arrivata la lettera di Hogwarts, che ha rivelato un mondo di nuove possibilità interessanti da sfruttare. E nuovi amici, come Hermione, la professoressa McGonagall e il professor Quirrell.
NOTA DEL TRADUTTORE:
Lo schema di traduzione della Salani porta spesso a espressioni imprecise o cacofoniche. Per questo, la traduzione di questa fanfiction segue lo schema di traduzione del Bartezzaghi.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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NOTE DELL'AUTORE

Wow. Un portavoce dell'agente letterario di J. K. Rowling ha detto che l'esistenza di fanfiction non la disturba, a patto che nessuno le metta in vendita e sia chiaro per tutti che i diritti d'autore originali appartengono a lei. Mi fa davvero piacere. Quindi grazie, JKR, venga il tuo regno!

Sento il dovere di chiarire che alcune parti di questo capitolo NON sono da intendersi come "attacchi a un personaggio". Non è che io abbia un rancore, ma la storia si scrive da sé, e una volta che si inizia a far cadere incudini su un personaggio è difficile fermarsi.

Alcuni recensori hanno chiesto se la scienza in questa storia sia reale o inventata. Sì, è reale, e se cercate "Less Wrong" e "Eliezer Yudkowsky" su Google, troverete link a un certo sito di saggistica che vi insegnerà più o meno tutto ciò che sa Harry James Potter-Evans-Verres, e altro ancora (NOTA DEL TRADUTTORE: il sito di saggistica in questione è lesswrong.com , gestito da Eliezer Yudkowsky).

Grazie mille a tutti i miei recensori. (Soprattutto Darkandus su Viridian Dreams, per il commento sorprendentemente ispiratore "I polmoni non sono fatti per interagire con il tè").
"Tuo padre è quasi in gamba come mio padre."
Le labbra di Petunia Evans-Verres tremavano, e gli occhi le piangevano, mentre Harry la abbracciava sulla piattaforma 9 della stazione  King's Cross. "Sei sicuro che non vuoi che venga con te, Harry?"

Harry lanciò un'occhiata a suo padre Michael Verres, che aveva un aspetto stereotipicamente severo-ma-fiero, e poi di nuovo a sua madre, che aveva un aspetto piuttosto... scomposto. "Mamma, lo so che non ti piace molto il mondo dei maghi. Non devi seguirmi. Dico sul serio."

Petunia fece una smorfia. "Harry, non devi preoccuparti per me, io sono tua madre e se hai bisogno di qualcuno con te -"

"Mamma, a Hogwarts starò per conto mio per mesi e mesi. Se non riesco a muovermi da solo su una piattaforma ferroviaria, è meglio scoprirlo il prima possibile, in modo da poter mandare a monte il viaggio." Abbassò la voce a un sussurro. "E poi, mamma, lì tutti mi vogliono bene. Se ho problemi, tutto quello che devo fare è togliemi la fascia antisudore," Harry indicò la fascia tergisudore che gli copriva la cicatrice, "e avrò molto più aiuto di quanto possa gestire."

"Oh, Harry" sussurrò Petunia. Si inginocchiò e lo abbracciò con forza, faccia a faccia, guancia a guancia. Harry poteva sentire il suo respiro irregolare, e poi sentì un singhiozzo soffocato. "Oh, Harry, ti voglio bene, ricordatelo sempre."

E' come se avesse paura di non vedermi più, fu il pensiero che venne a Harry. Sapeva che quel pensiero era vero, ma non sapeva perché sua madre avesse tanta paura.

Così tirò a indovinare. "Mamma, lo sai che non mi trasformerò in tua sorella solo perché sto imparando la magia, giusto? Farò tutte le magie che mi chiederai - se posso, voglio dire. O se non vuoi che io usi la magia a alla casa, farò anche questo, ti prometto che non ti lascerò che la magia si metta tra noi."

Un abbraccio stretto tagliò le sue parole. "Hai un buon cuore" gli sussurrò la madre all'orecchio. "Un cuore molto buono, figlio mio."

Fu in quel momento che Harry si sentì un po' abbattuto.

Sua madre si alzò. Prese un fazzoletto dalla borsetta, e con una mano tremante si asciugò il trucco che colava intorno agli occhi.

Suo padre non fece domande sull'accompagnarlo al lato magico della stazione di King's Cross. Lui quasi non riusciva nemmeno a guardare direttamente il baule di Harry. La magia correva nelle famiglie, e Michael Verres, da quel punto di vista, non riusciva nemmeno a camminare. Così, invece, si schiarì la gola. "Buona fortuna a scuola, Harry" disse. "Pensi che ti abbia comprato abbastanza libri?"

Harry gli aveva parlato della sua convinzione: questo poteva essere la sua grande occasione di fare qualcosa di veramente rivoluzionario e importante. Il professor Verres annuì e tralasciò la sua scaletta giornaliera per due giorni interi, per andare alla Più Grande Caccia di Libri di Seconda Mano di Tutti i Tempi, che aveva incluso quattro città e prodotto trenta scatole di libri di scienza, ora residenti nel cavernoso baule di Harry. La maggior parte dei libri era riusciti a comprarli per una sterlina o due, ma alcuni di loro sicuramente no, come il più recente Manuale di Chimica e Fisica o l'intero set dell'Enciclopedia Britannica del 1972. Suo padre cercava di impedire che Harry vedesse i prezzi sui registratori di cassa, ma lui aveva capito che doveva aver speso almeno un migliaio di sterline. Harry gli aveva detto che le avrebbe restituite non appena avesse capito come convertire l'oro dei maghi in denaro dei babbani, e suo padre gli aveva detto di farla finita.

E poi gli aveva chiesto: Pensi che ti abbia comprato abbastanza libri? Era chiaro quale risposta voleva sentire.

La voce di Harry era roca, per qualche motivo. "Non si può mai avere abbastanza libri", recitava il motto di famiglia Verres, e suo padre si inginocchiò per dargli un rapido abbraccio. "Ma ci hai certamente provato," disse Harry, e si sentì soffocare di nuovo. "E' stato un gran, gran, gran bel tentativo."

Il suo papà si alzò. "Allora..." disse. "Vedi una Piattaforma Nove e Tre Quarti?"

La stazione di King's Cross era enorme e affollata, con pareti e pavimenti lastricati con normali piastrelle macchiate di sporco. Era pieno di gente ordinaria che si affrettava alla propria attività ordinaria, teneva conversazioni ordinarie e generava un sacco di rumore ordinario. La stazione di King's Cross aveva una piattaforma 9 (su cui stavano) e una piattaforma 10 (a destra nelle vicinanze), ma non c'era niente tra le due piattaforme, tranne un normalissimo muro. Una grande lucernario sopra le loro teste faceva entrare molta luce per illuminare la totale mancanza di una qualsiasi Piattaforma Nove e Tre Quarti.

Harry si guardò intorno finché i suoi occhi lacrimavano, pensando, dai, visione magica, dai, visione magica, ma non gli appariva assolutamente nulla.

Beh, aveva - Harry guardò l'orologio - un'ora intera per capirlo, visto che doveva essere sul treno alle undici. Forse questo era l'equivalente di un test di intelligenza, e i bambini stupidi non potevano diventare maghi. (E la quantità di tempo in più che ti sei dato potrebbe determinare la tua Coscienziosità, che era il secondo fattore più importante nel successo accademico.)

"Riuscirò a capirlo" disse Harry ai suoi genitori in attesa. "Probabilmente, è una sorta di prova."

Suo padre si accigliò. "Hm... Prova a cercare una sequenza di impronte, che porta da qualche parte che non sembra avere senso -"

"Papà!" Disse Harry. "Smettila! Non ho nemmeno iniziato a pensarci!" Era un ottimo suggerimento, che era anche peggio.

"Mi dispiace," si scusò il padre.

"Ah..." disse la madre di Harry. "Non credo che farebbero uno scherzo a uno studente, vero? Sei sicuro che la professoressa McGonagall non ti abbia detto niente?"

"Forse era distratta," disse Harry senza pensare.

"Harry!" sibilarono il padre e la madre all'unisono. "Che cosa hai fatto?"

"Io, um -" Harry deglutì. "Sentite, adesso non abbiamo tempo per questo -"

"Harry!"

"Dico sul serio! Adesso non abbiamo tempo per questo! Perché è una storia molto lunga e devo ancora capire come arrivare a scuola!"

Sua madre si mise una mano sul viso. "Quanto è brutta, quella storia?"

"Io, ah," Non posso parlare per ragioni di sicurezza nazionale, "circa la metà dell'Incidente col Progetto di Scienze?"

"Harry!"

"Io, ehm, oh guardate! Ci sono alcune persone con un gufo, andrò chiedere a loro come arrivarci!" e Harry corse via dai suoi genitori verso la famiglia di teste rosso fuoco, mentre il suo baule lo seguiva automaticamente.

La donna grassa lo guardò mentre arrivava. "Ciao, caro. Prima volta a Hogwarts? Anche Ron è nuovo -" e poi lo guardò da vicino. "Harry Potter?"

Quattro ragazzi, una ragazza dai capelli rossi e un gufo si girarono di scatto e poi si bloccarono sul posto.

"Oh, per favore!" Protestò Harry. Aveva in programma di farsi chiamare Harry Verres almeno fino all'arrivo a Hogwarts. "Ho comprato una fascia antisudore e tutto il resto! Come fate a sapere chi sono?"

"Sì", disse il padre di Harry, arrivando alle sue spalle con lunghi passi, "come fate a sapere chi è?" La sua voce indicava un certo timore.

"C'era la tua foto sui giornali", disse uno dei due gemelli.

"HARRY!"

"Papà! Non è così! E' perché ho sconfitto il Signore Oscuro Chi-Ben-Sappiamo quando avevo un anno!"

"COSA?"

"La mamma può spiegare."

"COSA?"

"Ah... caro Michael, ci sono alcune cose che ho pensato che sarebbe stato meglio non dirti fino a ora -"

"Scusatemi," disse Harry alla famiglia dai capelli rossi, i cui componenti erano tutti intenti a guardarlo, "ma sarebbe molto molto utile se in questo preciso istante mi diceste come arrivare alla Piattaforma Nove e Tre Quarti."

"Ah..." disse la donna. Alzò una mano e indicò la parete tra le piattaforme. "Basta camminare dritto verso la barriera tra le piattaforme nove e dieci. Non non fermarti e non aver paura di sbatterci contro, questo è molto importante. Meglio prendere la rincorsa, se sei nervoso."

"E qualunque cosa tu faccia, non pensare a un elefante."

"George! Ignorarlo, Harry caro, non c'è motivo di non pensare a un elefante."

"Sono Fred, mamma, non George -"

"Grazie!" disse Harry, e iniziò a correre verso la barriera -

Aspetta un attimo, non avrebbe funzionato a meno che non ci credesse?

Era in momenti come questo, che Harry odiava la sua mente per lavorare abbastanza in fretta da rendersi conto che questo era un caso in cui si applicava il "dubbio risonante". Cioè, se avesse cominciato pensando che avrebbe attraversato la barriera, sarebbe andato tutto bene, solo che ora si stava chiedendo se credeva a sufficienza che sarebbe andato oltre la barriera. Il che significava che in realtà era preoccupato di schiantarsi -

"Harry! Torna qui, mi devi delle spiegazioni!" Questo era suo padre.

Harry chiuse gli occhi e ignorò tutto quello che sapeva sulla credibilità giustificata, e cercò solo di credere intensamente che avrebbe attraversato la barriera, e...

...i suoni intorno a lui cambiarono.

Harry aprì gli occhi e si fermò, sentendosi vagamente sporcato dall'essersi deliberatamente sforzato a credere in qualcosa.

Stava in una luminosa piattaforma all'aria aperta accanto a un treno enorme: quattordici lunghe carrozze facenti capo a una massiccia locomotiva a vapore di metallo dipinta di rosso, con un alto camino che prometteva morte alla qualità dell'aria. La piattaforma era già leggermente affollata (anche se Harry era più di un'ora in anticipo): decine di bambini e i loro genitori si affollavano intorno a panche, tavoli, venditori ambulanti e bancarelle varie.

Non c'era affatto bisogno di dire che nella stazione di King's Cross non c'era alcun posto come quello, né spazio per nasconderlo.

Okay, quindi (a) mi sono appena teletrasportato in un posto completamente diverso, oppure (b) loro riescono a piegare lo spazio come se niente fosse, oppure (c) stanno semplicemente ignorando tutte le regole.

Ci fu un suono strisciante dietro di lui, e Harry si voltò a osservare che il baule l'aveva effettivamente seguito sui suoi piccoli tentacoli artigliati. Apparentemente, grazie a qualche magia, anche il suo bagaglio era riuscito a credere abbastanza intensamente da passare attraverso la barriera. In realtà questo era un po' inquietante, quando Harry iniziò a pensarci.

Un attimo dopo, il bambino dai capelli rossi che sembrava più piccolo passò attraverso l'arco di ferro (arco di ferro?) di corsa, tirandosi dietro il suo baule con una corda ed evitando per poco di scontrarsi con Harry. Harry, sentendosi stupido per essere rimasto in giro, cominciò ad allontanarsi rapidamente dalla zona di arrivo, e il bambino dai capelli rossi lo seguì, tirando con forza la corda del suo baule per tenere il passo. Un attimo dopo, un gufo bianco svolazzò attraverso l'arco e si posò sulla spalla del bambino.

"Wow" disse il bambino dai capelli rossi, "sei davvero Harry Potter?"

Oh no, un'altra volta. "Non ho modo di saperlo per certo. I miei genitori mi hanno sempre fatto credere che il mio nome sia Harry James Potter-Evans-Verres, e molte persone qui mi hanno detto che assomiglio ai miei genitori, voglio dire i miei altri genitori, ma" Harry aggrottò la fronte, realizzando, "per quanto ne sappia io, potrebbero benissimo esserci incantesimi per metamorfizzare un bambino in una forma specifica -"

"Ehm, che cosa hai detto?"

Non diretto a Corvonero, direi. "Sì, io sono Harry Potter."

"Sono Ron Weasley", disse il bambino alto, magro, lentigginoso dal naso lungo, e allungò una mano, che Harry educatamente strinse mentre camminavano. Il gufo emise un grido stranamente misurato e cortese (in realtà era più un suono tipo "eehhhhh", che sorprese Harry).

A questo punto Harry si rese conto la possibilità di una catastrofe imminente. "Solo un attimo" disse a Ron, e aprì uno dei cassetti del suo baule, quello che, se ricordava correttamente, era per i vestiti invernali (lo era) e poi trovò la sciarpa più leggera che avesse, sotto il suo cappotto . Harry si tolse la fascia antisudore, e altrettanto rapidamente dispiegò la sciarpa e se la legò intorno al viso. Gli faceva un po' caldo, soprattutto visto che era estate, ma Harry poteva sopportarlo.

Poi chiuse il cassetto, ne aprì un altro e tirò fuori la sua toga da mago, che indossò, ora che era fuori dal territorio dei babbani.

"Ecco," disse Harry. Il suono uscì un po' smorzato attraverso la sciarpa sul viso. Si rivolse a Ron. "Come sto? Stupido, lo so, ma sono identificabile come Harry Potter?"

"Ehm" disse Ron. "Direi di no, Harry."

"Molto bene" disse Harry. "Tuttavia, per non rendere inutile tutto l'esercizio, d'ora in poi mi chiamerai," Verres potrebbe non funzionare più, "Signor Spoo".

"Va bene, Harry" disse Ron incerto.

La Forza non è particolarmente potente in questo tizio. "Chiamami... signor... Spoo."

"Va bene, signor Spoo -" Ron si fermò. "Non posso farlo, mi fa sentire stupido."

Non è solo una sensazione. "Va bene. Scegli tu un nome."

"Signor Cannon" disse Ron all'improvviso. "Come i Chudley Cannons."

"Ah..." Harry sapeva che avrebbe rimpianto di averlo chiesto. "Chi o che cosa sono i Chudley Cannons?"

"Chi sono i Chudley Cannons? Solo la squadra più brillante di tutta la storia del Quidditch! Certo, l'anno scorso sono finiti in fondo alla classifica, ma -"

"Cos'è il Quidditch?"

Anche chiedere quello fu uno sbaglio.

"Allora fammi capire bene," disse Harry, quando sembrava che la spiegazione di Ron (con associati gesti delle mani) stesse per finire. "Prendere il Boccino vale centocinquanta punti?"

"Sì."

"Quanti goal da dieci punti segna, di solito, una squadra, senza contare il Boccino?"

"Uhm, forse quindici o venti nei giochi dei professionisti -"

"Questo è completamente senza senso. Questo vìola ogni possibile regola di progettazione di un gioco. Senti, il resto di questo gioco potrebbe aver senso, più o meno, per uno sport voglio dire, ma tu stai dicendo sostanzialmente che catturare il Boccino sovrasta quasi ogni ordinaria dispersione di punti. I due Cercatori sono lì che volano intorno alla ricerca del Boccino e di solito non interagiscono con nessun altro. Avvistare per primo il Boccino sarà per lo più fortuna - "

"Non è fortuna!" protestò Ron. "Bisogna continuare a muovere gli occhi negli schemi giusti -"

"Quello non è interattivo, non c'è un avanti-e-indietro con gli altri giocatori. E quanto è divertente vedere qualcuno incredibilmente bravo a muovere gli occhi? E poi uno dei due Cercatori ha un colpo di fortuna, afferra il Boccino e rende inutile il lavoro di tutti gli altri. E' come se qualcuno avesse preso un gioco vero e proprio e avesse innestato quest'inutile posizione in più, in modo da poter essere il Giocatore Più Importante senza dover essere davvero coinvolto o imparare il resto. Chi era il primo Cercatore? Il figlio idiota del re che voleva giocare a Quidditch, ma non riusciva a capire le regole?"
In realtà, ora che Harry ci pensava, sembrava un'ipotesi sorprendentemente azzeccata. Mettetelo su una scopa volante e ditegli di prendere la cosa luccicante...

Il volto di Ron si tirò in un cipiglio. "Se non ti piace il Quidditch, non c'è bisogno di prenderlo in giro!"

"Se non si può criticare, non si può ottimizzare. Sto suggerendo come migliorare il gioco. Ed è molto semplice. Togliete il Boccino."

"Non cambieranno il gioco solo perché lo dici tu!"

"Io sono il Bambino-Sopravvissuto, lo sai. La gente mi ascolta. E forse se riesco a convincerli a cambiare il gioco a Hogwarts, l'innovazione si diffonderà."

Una smorfia di orrore assoluto si stava diffondendo sul volto di Ron. "Ma, ma se si toglie il Boccino, come si farà a sapere quando finisce la partita?"

"Comprate... un... orologio. Sarebbe molto più equo che avere un gioco che a volte finisce dopo dieci minuti e a volte non finisce per ore, e il programma sarebbe molto più prevedibile anche per gli spettatori." Harry sospirò. "Oh, smettila di fare quella smorfia di orrore assoluto, probabilmente non mi prenderò effettivamente il tempo di distruggere questa scusa patetica di sport nazionale e rifarlo più forte e più intelligente a mia immagine e somiglianza. Ho cose molto, molto, molto più importanti di cui preoccuparmi." Harry sembrava pensieroso. "Però, non ci vorrebbe molto tempo per scrivere le novantacinque tesi della Riforma Senza Boccino e inchiodarla alla porta di una chiesa -"

"Potter" strascicò un'altra voce, "che cos'è quella roba che hai in faccia, e che cos'è che sta in piedi accanto a te?"

La smorfia d'orrore di Ron fu sostituita dall'odio totale. "Tu!"

Harry girò la testa, ed era proprio Draco Malfoy, che potreva essere stato costretto a indossare abiti scolastici standard, ma in compenso aveva un baule che appariva magico come quello di Harry, e di gran lunga più elegante, decorato con argento e smeraldi, e con quello che Harry intuì essere lo stemma della famiglia Malfoy: un serpente con denti acuminati sopra a bacchette d'avorio incrociate.

"Draco!" disse Harry. "Ehm, o Malfoy se preferisci, anche se mi ricorda più Lucius. Sono contento di vedere che stai così bene, dopo, uhm, il nostro ultimo incontro. Questo è Ron Weasley. E io sto cercando di restare in incognito, quindi chiamami, eh..." Harry si guardò la toga, "...signor Black."

"Harry!" sibilò Ron. "Non puoi usare quel nome!"

Harry sbatté le palpebre. "Perché no?" Sembrava bello cupo, come un uomo di mistero internazionale -

"Direi che è un bel nome" disse Draco, "ma appartiene alla Nobile e Antica Casa dei Black. Ti chiamerò signor Silver."

"Tu, allontanati da... dal signor Gold" disse Ron con freddezza, e fece un passo in avanti. "Non ha bisogno di parlare con gente come te!"

Harry alzò una mano. "Mi farò chiamare Signor Bronze, grazie per lo schema di denominazione. E, Ron, uhm..." Harry faticava a trovare un modo per dirlo: "Sono contento che tu sia così... entusiasta di proteggermi, ma non mi dispiace particolarmente parlare con Draco - "

Questo fu apparentemente l'ultima goccia per Ron, che si girò vero  Harry con gli occhi infiammati di sdegno. "Che cosa? Ma sai questo chi è?"

"Sì, Ron" disse Harry, "ricorderai che l'ho chiamato Draco senza che a lui servisse presentarsi."

Draco ridacchiò. Poi i suoi occhi si posarono sul gufo bianco sulla spalla di Ron. "Oh, che cos'è questo?" disse in un tono ricco di malignità. "Dov'è il famoso ratto della famiglia Weasley?"

"Seppellito nel cortile di casa." disse freddamente Ron.

Oh, che tristezza. Pot... ah, signor Bronze, vorrei ricordare che è ampiamente accettato che la famiglia Weasley abbia la miglior storia di animali domestici di sempre. Vuoi raccontarla, Weasley?"

Il viso di Ron si contorse. "Non lo troveresti divertente se fosse successo alla tua famiglia!"

"Oh" ridacchiò Draco, "ma non succederebbe mai, ai Malfoy."

Ron strinse le mani a pugno -

"Basta" disse Harry, mettendo nella voce quanta più autorità potesse. Era chiaro che, qualsiasi cosa fosse, era un ricordo doloroso per il bambino dai capelli rossi. "Se Ron non vuole parlarne, non deve parlarne, e ti chiedo di non parlarne neanche tu."

Draco si voltò volgendo a Harry uno sguardo sorpres, e Ron annuì. "E' vero, Harry! Voglio dire signor Bronze! Vedi che razza di persona è? Ora digli di andare via!"

Harry contò mentalmente fino a dieci, che per lui era un velocissimo 12345678910 - una strana abitudine rimasta da quando aveva cinque anni, quando sua madre per la prima volta gli aveva insegnato a farlo, e Harry aveva pensato che il suo modo era più veloce e sarebbe stato altrettanto efficace. "Non gli dirò di andare via," disse Harry con calma. "Ha tutto il diritto di parlare con me, se vuole."

"Beh, non ho intenzione di restare con qualcuno che va in giro con Draco Malfoy." annunciò Ron freddamente.

Harry scrollò le spalle. "Sono affari tuoi. Io non permetto a nessuno di dirmi con chi posso e con chi non posso stare." In silenzio ripeteva: Per favore vai via, per favore vai via...

La faccia di Ron si dipinse di inespressiva sorpresa, come se si fosse aspettato che quella frase funzionasse. Poi Ron fece dietrofront, diede uno strattone alla corda del suo bagaglio e si precipitò lungo la piattaforma.

"Se non ti piaceva" disse Draco con curiosità, "perché non sei semplicemente andato via?"

"Uhm... sua madre mi ha aiutato a capire come arrivare a questa piattaforma dalla stazione di King's Cross, quindi era alquanto difficile dirgli di andarsene. E non è che io odi questo Ron" disse Harry, "E' solo che, solo che..." Harry cercava le parole.

"Non trovi alcun motivo valido per la sua esistenza?" offrì Draco.

"Più o meno."

"In ogni caso, Potter... se davvero sei stato allevato dai babbani..." Draco si fermò qui, come se fosse in attesa di una smentita, ma Harry non disse niente "...allora potresti non sapere cosa vuol dire essere famosi. La gente si vuole prendere tutto il nostro tempo. Devi imparare a dire di no."

Harry annuì, assumendo uno sguardo pensieroso. "Mi sembra un buon consiglio."

"Se provi a essere gentile, finirai per passare la maggior parte del tempo con i più invadenti. Decidere con chi vuoi passare del tempo e fai andare via tutti gli altri. Sei appena arrivato qui, Potter, quindi tutti ti giudicheranno dalle persone con cui ti vedono, e tu non vuoi essere visto con gente della risma di Ron Weasley."

Harry annuì di nuovo. "Se non ti dispiace la mia domanda, come hai fatto a riconoscermi?"

"Signor Bronze" disse Draco con voce strascicata, "ti ho incontrato, ricordi? Ho visto qualcuno che andava in giro con una sciarpa avvolta intorno alla testa, apparendo assolutamente ridicolo. Così ho tirato a indovinare."

Harry chinò il capo, accettando il complimento. "Mi dispiace per quello" disse. "Il nostro primo incontro, voglio dire. Non volevo metterti in imbarazzo di fronte a Lucius."

Draco alzò le spalle. "Vorrei solo che mio padre fosse entrato mentre mi stavi adulando." Draco rise. "Ma grazie per quello che gli hai detto. Se non fosse per quello, avrei potuto avere più difficoltà a spiegarlo."

Harry fece un inchino profondo. "E grazie a te per aver reciprocato con quello che hai detto alla professoressa McGonagall."

"Non c'è di che. Anche se una delle assistenti deve aver chiesto alla sua più cara amica di mantenere il segreto assoluto, perché mio padre dice che sono girate strane voci, come che io e te abbiamo fatto a botte, o qualcosa del genere."

"Ahi" disse Harry, facendo una smorfia. "Mi dispiace davvero -"

"No, ci siamo abituati, Merlino sa quante voci circolano già sulla famiglia Malfoy."

Harry annuì. "Sono contento di sapere che non sei nei guai."

Draco sorrise. "Mio padre ha, ehm, un raffinato senso dell'umorismo, ma capisce il concetto di farsi degli amici. Lo capisce molto bene. Per un mese, ogni notte, prima di andare a letto mi ha fatto ripetere: 'A Hogwarts mi farò degli amici.' Quando gli ho spiegato tutto e ha capito che stavo facendo proprio quello, mi ha comprato un gelato."

La mascella di Harry cadde a terra. "Sei riuscito a farti comprare un gelato dopo quello che è successo?"

Draco annuì, con un sorrisetto compiaciuto per la sua impresa. "Beh, mio padre sapeva cosa stavo facendo, naturalmente, ma è lui che mi ha insegnato come farlo, e se io sorrido nel modo giusto mentre lo sto facendo, diventa un modo per rinsaldare il nostro legame, così che poi deve comprarmi un gelato oppure gli farò quello sguardo triste, come se pensassi di averlo deluso."

Harry guardò Draco con fare calcolatorio, rilevando la presenza di un altro maestro. "Hai avuto lezioni su come manipolare le persone?"

"Certo," disse Draco con orgoglio. "Io sono un Malfoy. Mio padre mi ha comprato dei tutori."

"Wow "disse Harry. Leggere Influenzare la gente: Scienza e Pratica di Robert Cialdini probabilmente non era una gran cosa rispetto a quello (anche se era comunque un gran bel libro). "Tuo padre è quasi in gamba come mio padre."

Draco inarcò le sopracciglia altezzosamente. "Oh? E che cosa fa tuo padre?"

"Mi compra i libri."

Draco considerò quella risposta. "Non mi sembra molto impressionante."

"Dovevi esserci. Comunque, sono contento di sentire tutto questo. Dal modo in cui Lucius ti stava guardando, ho pensato che stesse per crocifiggerti."

"Mio padre mi vuole veramente bene," disse Draco con fermezza. "Non lo farebbe mai."

"Uhm..." disse Harry. Ricordò la figura elegante col vestito nero e i capelli bianchi che aveva fatto irruzione da Madama Malkin, brandendo quel bel bastone letale con il manico d'argento. Non era facile visualizzarlo come un padre devoto. "Non prenderla male, ma come fai a saperlo?"

"Eh?" Era chiaro che era una domanda che Draco non si faceva di frequente.

"Faccio la domanda fondamentale della razionalità: perché credi a quello che credi? Cosa pensi di sapere e come pensi di saperlo? Cosa ti fa pensare che Lucius non ti sacrificherebbe allo stesso modo in cui sacrificherebbe qualsiasi altra cosa per il potere?"

Draco colpi Harry con un altro sguardo strano. "Che cosa ne sai tu di mio padre?"

"Uhm... ha una carica nel Wizengamot, ha una carica nel Consiglio dei governatori di Hogwarts, è incredibilmente ricco, ha l'apprezzamento del ministro Fudge, ha la fiducia del ministro Fudge, probabilmente ha alcune foto molto imbarazzanti del ministro Fudge, è il più importante purista del sangue ora che il Signore Oscuro non c'è più, è un ex Mangiamorte a cui è stato trovato il Marchio Nero, ma se l'è cavata affermando di essere sotto la maledizione Imperius, che era ridicolmente implausibile e tutti più o meno lo sapevano... è malvagio con la M maiuscola e un assassino nato... penso che sia tutto. "

Gli occhi di Draco si ridussero a due fessure. "Te l'ha detto la McGonagall. E' stata lei."

"No, dopo l'incidente da Madama Malkin non mi ha più detto niente di Lucius, se non di stargli alla larga. Così, durante l'incidente al negozio di Pozioni, mentre era impegnata a urlare contro il negoziante e cercava di avere tutto sotto controllo, ho afferrato uno dei clienti e ho chiesto a lui di parlarmi di Lucius."

Gli occhi di Draco si spalancarono di nuovo. "Veramente?"

Harry fece uno sguardo perplesso. "Se ho mentito la prima volta, non ti dirò la verità solo perché me l'hai chiesto due volte."

Ci fu una pausa mentre Draco assorbiva la nozione.

"Sono completamente certo che andrai a Serpeverde."

"Sono completamente certo che andrò a Corvonero, ti ringrazio. Voglio il potere solo per avere più libri."

Draco ridacchiò. "Sì, certo. Comunque... per rispondere alla tua domanda..." Draco fece un respiro profondo, e il suo viso si fece serio. "Mio padre una volta si è perso una votazione al Wizengamot per me. Ero su una scopa, sono caduto e mi sono rotto un sacco di costole. Faceva davvero male, il dolore più intenso della mia vita, e ho pensato che stessi per morire. Quindi mio padre si è perso questa votazione importante, perché era lì al mio capezzale a San Mungo, tenendomi le mani e promettendomi che sarei stato meglio."

Harry distolse lo sguardo sentendosi a disagio, poi, con uno sforzo, si costrinse a guardare verso Draco. "Perché mi stai dicendo questo? Sembra una faccenda... privata..."

Draco diede uno sguardo serio a Harry. "Uno dei miei tutori, una volta, ha detto che le persone formano amicizie intime conoscendo faccende private gli uni degli altri, e la ragione per cui la maggior parte delle persone non ha amici intimi è perché sono troppo imbarazzate per condividere qualcosa di molto importante." Draco voltò i suoi palmi all'infuori. "Tocca a te?"

Sapendo che l'espressione piena di speranza di Draco gli era probabilmente stata inculcata da mesi di pratica non la rendeva meno efficace, Harry osservò. In realtà la rendeva meno efficace, ma purtroppo non inefficace.
Lo stesso si potrebbe dire del suo uso intelligente dell'invito alla reciprocità per un regalo non richiesto, una tecnica che Harry aveva letto nei suoi libri di psicologia sociale (un esperimento aveva dimostrato che un dono incondizionato di 5 dollari era due volte più efficace di un'offerta condizionata di 50 dollari per convincere la gente a compilare sondaggi). Draco aveva fatto un dono di fiducia non richiesto, e ora Harry era invitato ad offrire un altro dono fiducia in cambio... e il fatto era che Harry si sentiva sotto pressione. Il rifiuto, Harry ne era certo, avrebbe provocato un sguardo triste di delusione, e forse una piccola quantità di disprezzo a indicare che Harry aveva perso punti.

"Draco" disse Harry, "solo perché tu lo sappia, so esattamente cosa stai facendo in questo momento. I miei libri lo chiamano reciprocità e spiegano come regalare due Falci a qualcuno risultava due volte più efficace dell'offrire loro venti Falci se avessero obbedito a una richiesta."

Draco appariva triste e deluso. "Non è un trucco, Harry. E' un vero modo di diventare amici."

Harry alzò una mano. "Non ho detto che non voglio rispondere. Solo, mi serve tempo per scegliere qualcosa di privato, ma che non fa danni. Diciamo che... volevo farti sapere che non mi si può mettere fretta nelle cose." Una pausa di riflessione era un modo altamente valido per annullare l'effetto di un sacco di tecniche di conformità, una volta che si imparava a riconoscerle per quello che erano.

"Va bene" disse Draco. "Ti aspetto, mentre ti viene in mente qualcosa. Oh, e per favore, togliti la sciarpa mentre lo dici."

Semplice ma efficace.

E Harry non poté fare a meno di notare quanto il suo tentarivo di resistere alla manipolazione / salvare la faccia / mettersi in mostra apparisse maldestro, goffo e sgraziato, rispetto a Draco. Ho bisogno di quei tutori.

"Va bene," disse Harry dopo un po'. "Ecco la mia confidenza." Si guardò intorno e poi alzò la sciarpa sopra la faccia, mostrandola tutta tranne la cicatrice. "Uhm... sembra che tu possa davvero contare su tuo padre. Cioè... se gli parli in maniera seria, lui ti ascolta sempre e ti prende sempre sul serio."

Draco annuì.

"A volte..." disse Harry, e deglutì. Questo era sorprendentemente difficile, ma dopotutto doveva esserlo. "A volte vorrei che mio padre fosse come il tuo." Harry ritrasse gli occhi dal viso di Draco, più o meno automaticamente, e poi si costrinse a guardarlo di nuovo.

Poi Harry capì cosa diavolo avesse appena detto, e aggiunse in fretta: "Non vorrei che mio padre fosse un perfetto strumento di morte come Lucius, vorrei solo che mi prendesse sul serio."

"Capisco" disse Draco con un sorriso. "Ecco...  ora non ti senti più vicino all'obiettivo dell'essere amici?"

Harry annuì. "Sì. E' vero, in realtà. Uhm... senza offesa, ma ora mi rimetto la sciarpa, non vorrei proprio avere a che fare con -"

"Capisco."

Harry si coprì nuovamente la faccia con la sciarpa.

"Mio padre prende sul serio tutti i suoi amici" disse Draco. "Ecco perché ha un sacco di amici. Dovresti conoscerlo."

"Ci penserò" disse Harry con voce neutra. Scosse la testa per lo stupore. "Allora sei veramente il suo unico punto debole. Hm."

Ora Draco guardava Harry in maniera molto confusa. "Vuoi andare a prendere qualcosa da bere e trovare un posto per sedersi?"

Harry si rese conto che era rimasto in piedi nello stesso posto per troppo tempo, e si stirò, cercando di farsi scrocchiare la schiena. "Certo."

La piattaforma ora si stava cominciando a riempire, ma era comunque una zona più silenziosa rispetto alla locomotiva rossa. Lungo la strada incrociarono una bancarella in cui un uomo calvo e barbuto offriva giornali, fumetti e lattine impilate di color verde fluorescente.

Il venditore si stava appoggiando allo schienale e beveva da una lattina verde fluorescente, e proprio a quel punto vide avvicinarsi il raffinato ed elegante Draco Malfoy insieme a un bambino misterioso dall'aspetto incredibilmente stupido con una sciarpa legata in faccia. Questo gli causò un improvviso attacco di tosse mentre stava bevendo, e una gran quantità di liquido verde fluorescente gli si riversò sulla barba.

"'Mi scusi" disse Harry, "ma cos'è quella roba, esattamente?"

"Tè Comico", disse il venditore. "Se lo bevi, accadrà qualcosa di sorprendente che te lo farà versare addosso a te o a qualcun altro, ma ha un incantesimo che lo fa svanire pochi secondi più tardi."
Infatti la macchia sulla sua barba stava già scomparendo.

"Che buffonata. Che gran buffonata. Vieni, signor Bronze, andiamo a cercare un altro -"

"Aspetta" disse Harry.

"Oh, per favore! E' la cosa più immatura che abbia..."

"No, scusami Draco, devo saperne di più. Che cosa succede se bevo il Tè Comico mentre sto facendo del mio meglio per mantenere la conversazione del tutto seria?"

Il venditore sorrise misteriosamente. "Chi lo sa? Arriva un amico vestito da rana? Accadrà qualcosa di inaspettato."

 "No, mi dispiace. Non ci credo. Una cosa del genere vìola la mia tanto abusata sospensione dell'incredulità in così tanti modi che non ho nemmeno le parole per descriverla.  Una maledetta bibita non ha alcun modo di manipolare la realtà per produrre scenette comiche, e se ce l'ha potrei anche rinunciare e ritirarmi alle Bahamas -"

Draco sbuffò. "Sul serio vuoi provarlo?"

"Tu non sei obbligato a bere, ma io devo indagare. Devo. Quanto?"

"Cinque Zellini la lattina", disse il venditore.

"Cinque Zellini? Vendete bibite gassate che manipolano la realtà per cinque Zellini la lattina?" Harry infilò una mano nel mokeschino, disse "quattro Falci, quattro Zellini" e li sbatté sul bancone. "Ventiquattro lattine per favore."

"Ne prenderò una anch'io." sospirò Draco, e si mise una mano in tasca.

Harry scosse la testa rapidamente. "No, ci penso io. Non conta come favore, voglio vedere se funziona anche per te." Prese una lattina dalla pila posta sul bancone e la gettò a Draco, poi iniziò a infilare le restanti nel mokeschino. Il Bordo Allargante del sacchetto ingoiò le lattine emettendo dei rutti, che non contribuivano affatto alla fiducia di Harry di scoprire una spiegazione ragionevole per tutti quei fenomeni.

Ventidue rutti dopo, Harry aveva in mano l'ultima lattina acquistata. Draco lo guardava in aspettativa, e i due tirarono l'anello nello stesso tempo.

Harry arrotolò la sciarpa per scoprire la bocca, inclinò la testa indietro e bevve il Tè Comico.

In qualche modo, anche il sapore era verde: extra frizzante e con un gusto di lime più intenso di un lime.

A parte quello, non accadde nulla.

Harry guardò il venditore, che li osservava con benevolenza.

Va bene, se questo tizio ha approfittato di una coincidenza per vendermi ventiquattro lattine di nulla, applaudirò la creatività del suo spirito imprenditoriale e poi lo ucciderò.

"Non sempre avviene immediatamente", disse il venditore. "Ma è garantito che avverrà una volta per lattina, o sarai rimborsato".

Harry bevve un altro lungo sorso. Ancora una volta, non accadde nulla.

Forse dovrei mandarlo giù tutto il più velocemente possibile... e sperare che il mio stomaco non esploda per tutta l'anidride carbonica, o che non debba ruttare mentre sto bevendo...

No, poteva permettersi di avere un po' di pazienza. Ma onestamente, Harry non capiva come potesse funzionare. Non si poteva andare da qualcuno e dire: "Ora ho intenzione di farti una sorpresa" o "Adesso ti dirò la battuta finale di una barzelletta, e sarà molto divertente." Avrebbe rovinato il fattore sorpresa. Nello stato mentale in cui Harry era in quel momento, Lucius Malfoy avrebbe potuto passargli davanti indossando un tutù da ballerina, e lui non si sarebbe scomposto. Che razza di scherzo avrebbe potuto giocargli l'universo, in quel preciso istante?

"Sarà meglio sedersi" disse Harry. Si preparò a bere un altro sorso e iniziò a dirigersi verso le panchine. Questo lo mise nell'angolazione giusta per guardarsi indietro e vedere la parte del chiosco dedicata a un giornale chiamato Il Cavillo, su cui campeggiava il seguente titolo:

HARRY POTTER METTE INCINTO DRACO MALFOY

"Gah!" urlò Draco, mentre gli arrivava addosso del liquido verde brillante spruzzato dalla direzione di Harry. Draco si voltò verso Harry con il fuoco negli occhi e afferrò la sua lattina. "Figlio di sanguemarcio! Vediamo se ti piace quando qualcuno ti sputa addosso!" Draco bevve deliberatamente un sorso dalla lattina, e proprio in quel momento i suoi occhi caddero sul titolo.

Con un semplice atto riflesso, Harry cercò di bloccare lo spruzzo di liquido che volava nella sua direzione. Purtroppo, per farlo usò la mano che teneva il Tè Comico, versando il resto del liquido verde sulla propria spalla.

Harry fissava la lattina che teneva in mano, anche mentre continuava a tossire e sputacchiare, e il colore verde iniziava a sparire dalla toga di Draco.

Poi alzò gli occhi e rivide il titolo del giornale.
 

HARRY POTTER METTE INCINTO DRACO MALFOY

La bocca di Harry si aprì e disse: "Ma-ma-ma-ma..."

Troppe obiezioni in competizione tra loro, ecco il problema. Ogni volta che Harry cercava di dire: "Ma abbiamo solo undici anni!" l'obiezione "Ma gli uomini non possono rimanere incinti!" richiedeva una priorità maggiore e veniva sorpassata da "Ma non c'è niente tra di noi, davvero!"

Poi Harry guardò di nuovo la lattina che teneva in mano.

Sentiva un profondo desiderio di scappare urlando a squarciagola fino a cadere per mancanza di ossigeno, e l'unica cosa che lo fermava era ciò che aveva letto una volta: che il panico assoluto era il segno di un problema scientifico veramente importante.

Harry ringhiò, gettò con violenza la lattina in un vicino bidone della spazzatura, e tornò indietro verso il chiosco. "Una copia del Cavillo, per favore." Pagò quattro Zellini in più, recuperò un altro barattolo di Tè Comico dal suo sacchetto, poi tornò all'area pic-nic con il bambino biondo che fissava la propria lattina con un'espressione di sincera ammirazione.

"Ho cambiato idea" dise Draco. "E' stato interessante."

"Ehi, Draco, sai cosa scommetto che è ancora meglio che scambiarsi segreti, per diventare amici? Commettere un omicidio."

"Ho un tutore che dice così" rispose Draco. Si infilò una mano nella toga e si grattò con un movimento facile e naturale. "Chi hai in mente?"

Harry sbatté Il Cavillo con forza sul tavolo da picnic. "Il tizio che si è inventato questo titolo."

Draco gemette. "Non è un tizio. E' una tizia. Una bambina di dieci anni, ci credi? E' impazzita dopo che sua madre è morta. Suo padre, il proprietario di questo giornale, è convinto che lei sia una veggente, e quando non sa qualche cosa chiede a Luna Lovegood e crede a tutto quello che dice."

Senza stare a pensarci, Harry tirò l'anello alla successiva lattina di Tè Comico e si preparò a bere. "Mi prendi in giro? E' ancora peggio del giornalismo babbano, e pensavo che fosse fisicamente impossibile."

Draco ringhiò. "Lei ha anche una sorta di perversa ossessione per i Malfoy, e suo padre è politicamente opposto a noi, così stampa ogni parola. Appena sarò grande abbastanza ho intenzione di stuprarla."

Dalle narici di Harry schizzò fuori del liquido verde, inzuppando la sciarpa che ancora copriva quella zona. I polmoni non sono fatti per interagire con il Tè Comico, e Harry passò i successivi secondi tossendo disperatamente.

Draco lo guardò bruscamente. "Qualcosa non va?"

A questo punto, all'improvviso, Harry si rese conto che:
(a) i suoni provenienti dal resto della piattaforma del treno si erano trasformati in una sorta di rumore bianco ovattato proprio quando Draco si era messo la mano nella toga
(b) dopo aver menzionato l'omicidio come metodo per diventare amici, c'era solamente una persona nella conversazione che pensava che stesse scherzando.

Giusto. Perché sembrava un bambino così normale. E lui è un bambino normale: è proprio come ci si aspetta che sia un figlio maschio, se Darth Vader fosse il suo padre devoto.

"Sì, beh..." Harry tossì, oddio, come avrebbe fatto a cavarsi da questa conversazione, "Ero solo sorpreso di come tu sia disposto a discuterne così apertamente: non sembri preoccupato di essere catturato o altro."

Draco sbuffò. "Stai scherzando? La parola di Luna Lovegood contro la mia?"

Porca vacca in una porca stalla. "Immagino che non esista una magia per rilevare la verità?" O per testare il DNA... non ancora.

Draco si guardò intorno. I suoi occhi si strinsero. "E' vero, non sai nulla. Senti, ti spiegherò le cose, mi riferisco al modo in cui funzionano davvero, proprio come se tu fossi già in Serpeverde e mi avessi fatto la stessa domanda. Ma devi giurare di non dire nulla."

"Lo giuro." disse Harry.

"I tribunali utilizzano il Veritaserum, ma è una barzelletta. Davvero, basta farsi Obliviare prima della testimonianza e poi sostenere che all'altra persona è stato impiantato un ricordo falso con un Incanto di Memoria. Naturalmente, se sei una persona normale, i giudici presumono che ci sia stato un Incanto Oblivion, non un Incanto di Memoria. Tuttavia, il giudice ha il potere discrezionale, e se sono coinvolto io poi incide sull'onore di una Casa Nobile, così si va al Wizengamot, dove mio padre ha il diritto di voto. Dopo che sarò stato riconosciuto innocente, la famiglia Lovegood dovrà pagarmi i danni per avermi disonorato. E sanno fin dall'inizio che andrà così, quindi si limiteranno a tenere la bocca chiusa."

A Harry venne un brivido freddo, un brivido che includeva l'ordine di mantenere normali la voce e l'espressione del viso. Promemoria: rovesciare al più presto il governo della Gran Bretagna magica.

Harry tossì di nuovo per schiarirsi la voce. "Draco, ti prego, ti prego, ti prego di non prenderla nel modo sbagliato, ho fatto un giuramento, ma come hai detto tu potrei trovarmi a Serpeverde e voglio chiedere a scopo informativo, così, che cosa succederebbe, teoricamente parlando, se testimoniassi che ti ho sentito complottare?"

"Allora se io non fossi un Malfoy, sarei nei guai," Draco rispose con aria di sufficienza. "Ma dal momento che sono un Malfoy... mio padre ha il diritto di voto. E dopo ti schiaccerebbe... beh, credo non facilmente, perché sei tu il Bambino-Sopravvissuto, ma lui è abbastanza bravo in queste cose." Draco si accigliò. "E poi, tu hai parlato di ucciderla. Perché non eri preoccupato della mia testimonianza dopo che verrà ritrovata morta?"

Come ha fatto la mia giornata ad andare così storta, come? La bocca di Harry si stava già muovendo più velocemente di quanto lui potesse pensare. "Era quando pensavo che fosse più grande! Non so come funziona qui, ma nella Gran Bretagna dei babbani, i tribunali sarebbero molto più turbati da qualcuno che uccide una bambina!"

 "Questo ha senso," disse Draco, continuando ad apparire sospettoso. "Ma in ogni caso, è sempre meglio se il caso non raggiunge gli Auror. Se stiamo attenti a fare solo cose risolvibili tramite Incantesimi di Guarigione, possiamo semplicemente Obliviarla dopo il misfatto e poi rifare tutto dopo una settimana." Poi il bambino biondo ridacchiò con un suono acuto. "Anche se... immagina che dica che Draco Malfoy e il Bambino-Sopravvissuto le hanno fatto del male. Nemmeno Silente le crederebbe."

Farò a pezzi il vostro patetico residuo magico del Medioevo. Lo ridurrò in pezzi più piccoli dei suoi atomi costituenti. "In realtà, possiamo ripensarci? Dopo aver scoperto che il titolo proveniva da una bambina più piccola di me, ho pensato a una vendetta diversa."

"Eh? Dimmi, dimmi." disse Draco, e iniziò a prendere un altro sorso del suo Tè Comico.

Harry non sapeva se l'incantesimo funzionasse più di una volta per lattina, ma sapeva che poteva evitare la colpa, quindi fece attenzione a pronunciare la sua frase al momento giusto:

"Stavo pensando che un giorno sposerò quella donna."

Draco fece un orribile suono sputacchiato, e dagli angoli della bocca iniziò a colargli liquido verde, come se fosse un radiatore rotto. "Sei matto?"

"Al contrario, sono così sano di mente che brucia come il ghiaccio."

"Hai un gusto più strano di un Lestrange," disse Draco, con un tono semi-ammirato. "E immagino che tu la voglia tutta per te, eh?"

"Sì. Penso di doverti un favore per questo -"

Draco fece un gesto con la mano. "No, questo è gratis."

Harry fissava la lattina che teneva in mano, mentre la freddezza del suo sangue aumentava. Affascinante, felice, generoso con i favori ai suoi amici, Draco non era uno psicopatico. Questa era la parte triste e terribile, siccome conosceva abbastanza bene la psicologia umana da sapere che Draco non era un mostro. Nel corso della storia del mondo, questa conversazione avrebbe potuto avere luogo in diecimila altre società. No, il mondo sarebbe stato un posto molto diverso, se fosse stato necessario un mutante malvagio per dire quello che Draco aveva detto. Era molto semplice, molto umano, era il pensiero normale se non intervenivano altri fatti. Per Draco, i suoi nemici non erano persone.

E nel tempo arretrato di questo paese arretrato, qui e ora, così come prima dell'Età della Ragione, il figlio di un nobile sufficientemente potente dava per scontato di essere al di sopra della legge, almeno quando si trattava di una ragazza contadina. C'erano posti, nella terra dei babbani, in cui funzionava ancora allo stesso modo, nazioni in cui quel tipo di nobiltà esisteva ancora e manteneva quelle stesse idee, o terre ancora peggiori in cui non era solo la nobiltà a pensarla così. E' stato così in ogni luogo e tempo che non discendevano direttamente dall'Illuminismo. Una linea di discendenza, a quanto pare, che non includeva la Gran Bretagna magica, nonostante tutta la contaminazione culturale che portava cose come lattine a strappo.

E se Draco non cambia idea sul suo desiderio di vendetta, e io non butto via la mia occasione di avere una vita felice per sposare una povera ragazza pazza, allora mi sono solo guadagnato del tempo, e non molto...

Per una singola persona. Non altri.

Mi chiedo quanto sarebbe difficile fare un elenco di tutti i puristi del sangue migliori e ucciderli.

Era esattamente ciò che avevano provato durante la Rivoluzione Francese, più o meno: fare una lista di tutti i nemici del progresso e rimuovere tutto ciò che era sopra il collo, e non aveva funzionato bene, da ciò che Harry ricordava. Forse doveva rispolverare alcuni libri di storia che il padre gli aveva comprato, e vedere se quello che era andato storto con la Rivoluzione Francese era una cosa facile da risolvere.

Harry alzò gli occhi al cielo e alla forma pallida della luna, che quel mattino era visibile attraverso l'aria senza nuvole.

Così il mondo è guasto, imperfetto, folle, crudele, sanguinoso e tetro. Questa è una notizia? L'hai sempre saputo, in ogni caso...

"Sei tutto serio" disse Draco. "Fammi indovinare, i tuoi genitori babbani ti hanno detto che queste cose sono il male."

Harry annuì, non fidandosi del tutto della sua voce.

"Beh, come dice mio padre, ci possono essere quattro case, ma alla fine tutti appartengono a Serpeverde o Tassofrasso. E francamente, tu non sei affatto un Tassofrasso. Se decidessi di schierarti con i Malfoy sottobanco... il nostro potere e la tua reputazione... riusciresti a fare cose che nemmeno io posso fare. Vuoi provare per un po'? Vedere cosa vuol dire?"

Sei proprio un serpente intelligente. Undici anni e già lusinghi la tua preda per farla uscire dal nascondiglio...

Harry pensò, fece una considerazione e scelse la sua arma. "Draco, mi vuoi spiegare questa faccenda della purezza del sangue? Sono piuttosto nuovo in queste cose."

Un ampio sorriso attraversò il viso di Draco. "Dovresti davvero incontrare mio padre e chiedere a lui. Lo sai, è lui il nostro leader."

"Fammi un riassunto in trenta secondi."

"Va bene" disse Draco. Trasse un profondo respiro, e la voce gli si fece leggermente più bassa e candenzata. "I nostri poteri si fanno sempre più deboli, di generazione in generazione, mentre la contaminazione dei sanguemarcio cresce. Salazar, Godric, Corinna e Tosca hanno fondato Hogwarts con il loro potere, creando il Medaglione, la Spada, il Diadema e la Coppa, ma nessun mago di questi giorni sbiaditi è mai assurto allo stesso loro livello. Stiamo svanendo, stiamo diventando tutti babbani, continuando a ibridarci con la loro progenie e concedendo la vita ai nostri Senzapotere. Se la contaminazione non è tenuta sotto controllo, presto le nostre bacchette si spezzeranno e tutte le nostre arti cesseranno, la linea di Merlino si interromperà e il sangue di Atlantide si estinguerà. I nostri figli saranno ridotti a raspare la terra per sopravvivere come semplici babbani, e l'oscurità coprirà tutto il mondo per sempre."
Draco prese un altro sorso dalla sua lattina, guardandosi intorno soddisfatto. Questa sembrava essere l'intera argomentazione, per quanto lo riguardava.

"Persuasivo" disse Harry, intendendolo in senso descrittivo. Era un modello standard: la caduta dalla grazia, la necessità di custodire dalla contaminazione ciò che è rimasto puro, il passato inclinato verso l'alto e il futuro inclinato verso il basso. E quel modello aveva anche la sua controargomentazione... "Devo correggerti su un punto, però. Le tue informazioni sui babbani sono obsolete. Noi ora non ci limitiamo più a raspare la terra."

Draco girò la testa di scatto. "Che cosa? Cosa intendi dire, noi?"

"Noi. Gli scienziati. La linea di Francis Bacon e il sangue dell'Illuminismo. I babbani non si sono limitati a piangersi addosso per non avere bacchette magiche. Ora abbiamo il nostro potere, con o senza magia. Se tutti i vostri poteri cessano di esistere avremo perso tutti qualcosa di molto prezioso, perché la vostra magia è l'unico indizio che abbiamo su come funziona veramente l'universo, ma voi non resterete a raspare il terreno. Le vostre case saranno ancora fresche d'estate e calde d'inverno, ci saranno ancora medici e medicine. La scienza può tenerti in vita se la magia fallisce. Sarebbe una tragedia, ma non letteralmente la fine di tutta la luce del mondo. Detto per inciso."

Draco era indietreggiato di diversi metri e il suo volto era pieno di paura mista a incredulità. "In nome di Merlino, di cosa stai parlando, Potter?"

"Ehi, ho ascoltato la tua storia, ora non vuoi ascoltare la mia?" Goffo, Harry si rimproverò, ma Draco smise di indietreggiare e si mise ad ascoltare.

"Comunque," disse Harry, "Sto dicendo che non sembri prestare molta attenzione a ciò che accade nel mondo dei babbani." Probabilmente perché l'intero mondo magico sembrava considerare il resto della Terra come una baraccopoli, che meritava la stessa menzione che il Financial Times assegnava alle agonie di routine del Burundi. "Va bene. Controllo veloce. I maghi sono mai stati sulla Luna? Sai, quella cosa tonda lassù?" Harry indicò quel globo enorme e distante.

"Cosa?" Disse Draco. Era abbastanza chiaro che il bambino non ci aveva mai pensato. "Andare sulla... ma è solo una..." Indicò col dito il pallido globo. "Non ci si può Materializzare dove non si è mai stati! E comunque, come si potrebbe raggiungere la Luna per la prima volta?"

"Aspetta" disse Harry a Draco, "Mi piacerebbe mostrarti un libro che ho portato con me, credo di ricordare in che scatola si trovi." Harry si alzò, si inginocchiò e tirò fuori le scale che conducevano allo spazio magico del suo baule, poi buttò giù le scale ed estrasse una scatola da un'altra scatola, arrivando quasi a mancare di rispetto ai suoi libri. Velocemente, ma con attenzione, aprì la scatola ed estrasse una pila di libri...

(Harry aveva ereditato la capacità quasi magica dei Verres di ricordare dove si trovavano tutti i suoi libri, anche dopo averli visti solo una volta. Questo era piuttosto misterioso, considerando la mancanza di un legame genetico.)

...e corse su per le scale, spingendo la scala nel baule col tallone. Ansimante, si mise a sfogliare le pagine del libro fino a trovare l'immagine che voleva mostrare a Draco. Quella con la terra bianca, asciutta e butterata di crateri, le persone nelle tute e il globo blu-bianco che troneggiava nel cielo nero.

Quell'immagine.

L'immagine per antonomasia, se dovesse sopravvivere una sola immagine in tutto il mondo.

"Questa" disse Harry, con la voce tremante perché non riusciva a tenere fuori l'orgoglio, "è la Terra come appare come dalla Luna."

Draco lentamente si chinò. C'era una strana espressione sul suo volto. "Se questa è una vera fotografia, perché non si muove?"

Non si muove? Oh. "I babbani possono creare immagini in movimento, ma hanno bisogno di una scatola più grande per mostrarle, non riescono ancora a farle stare su singole pagine di un libro."

Il dito di Draco indicò una delle tute. "Che cosa sono quelli?" La sua voce cominciava a vacillare.

"Quelli sono esseri umani. Indossano tute che coprono tutto il corpo per avere aria, perché non c'è aria sulla Luna."

"E' impossibile" sussurrò Draco. Nei suoi occhi c'era il terrore e la confusione. "Nessun babbano potrebbe mai farlo. Come..."

Harry riprese il libro, sfogliò le pagine finché non trovò quello che voleva. "Questo è un razzo che sale. Il fuoco lo spinge sempre più in alto, fino a raggiungere la Luna." Voltò di nuovo pagina. "Questo è un razzo a terra. Quel puntino che gli sta accanto è una persona." Draco rimase a bocca aperta. "Andare sulla Luna costa l'equivalente di... probabilmente circa un miliardo di Galeoni." Draco tossì. "E ci sono voluti gli sforzi di... probabilmente più persone di quelle che vivono in tutta la Gran Bretagna magica." E quando sono arrivati, hanno lasciato una targa che diceva: 'Siamo venuti in pace, per tutta l'umanità.' Anche se non sei ancora pronto a sentire quelle parole, Draco Malfoy...

"Stai dicendo la verità," disse Draco lentamente. "Non creeresti un intero libro contraffatto solo per questo - lo sento nella tua voce. Ma... ma..."

"Come, senza bacchette o magia? E' una storia lunga, Draco. La scienza non funziona agitando bacchette e pronunciando incantesimi, funziona conoscendo il funzionamento dell'universo a un livello così profondo che sai esattamente cosa fare per costringerlo a fare quello che vuoi. Se la magia è come lanciare Imperio a qualcuno per fargli fare quello che vuoi, allora la scienza è come conoscerlo talmente bene che riesci a convincerlo che l'idea è sempre stata sua. E' molto più difficile di un colpo di bacchetta magica, ma funziona quando le bacchette falliscono: proprio come, se fallisce la maledizione Imperius, si può ancora provare a persuadere una persona.
E la scienza aumenta di generazione in generazione. Per fare scienza, devi sapere esattamente cosa stai facendo... e quando capisci veramente qualcosa, la puoi spiegare a qualcun altro. I più grandi scienziati di un secolo fa, i nomi più brillanti di cui si parla ancora con riverenza, i loro poteri sono un mero nulla a confronto dei più grandi scienziati di oggi.
Nella scienza non esiste un equivalente delle vostre arti perdute che hanno fondato Hogwarts. Nella scienza, i nostri poteri aumentano di anno in anno e stiamo cominciando a capire e svelare i segreti della vita e dell'ereditarietà. Saremo in grado di esaminare il sangue di cui hai parlato e vedere che cosa vi rende maghi, e fra una o due generazioni saremo anche in grado di convincere quel sangue a rendere potenti maghi tutti i vostri figli. Quindi, come vedi, il problema non è il disastro che sembra, perché in pochi decenni, la scienza sarà in grado di risolverlo per voi."

"Ma..." disse Draco. La sua voce tremava. "Se i babbani hanno quel tipo di potere... allora... noi cosa siamo?"

"No, Draco, non è così, non vedi? La scienza sfrutta il potere della comprensione umana di guardare il mondo e capire come funziona. Non può fallire senza che l'umanità stessa fallisca. La tua magia potrebbe spegnersi, e lo odieresti, ma resteresti comunque tu. Saresti ancora vivo per rammaricartene, ma siccome la scienza si basa sull'intelligenza umana, è un potere che non può essere rimosso da una persona senza rimuovere la persona stessa. Anche se le leggi dell'universo cambiassero, in modo da annullare tutta la conoscenza umana, sarebbe possibile capire le leggi nuove, come è stato fatto prima. Non è una cosa dei babbani, è una cosa di tutti gli esseri umani. Viene affinata e aumenta la propria potenza ogni volta che si guarda qualcosa che non si capisce e ci si chiede: 'Perché?' Tu sei di Serpeverde, Draco, non vedi che cosa comporta?"

Draco alzò lo sguardo dal libro di Harry. Il suo volto mostrava una nascente comprensione. "I maghi possono imparare a usare questo potere."

Ora con cura, l'esca è in posizione, bisogna mettere l'amo... "Se impari a considerarti un essere umano, invece di un mago, potrai formare e perfezionare le tue competenze umane."

E se quell'istruzione non era presente in ogni programma di scienze, Draco non aveva bisogno di saperlo, vero?

Gli occhi di Draco si fecero pensierosi. "Tu... l'hai già fatto?"

"Fino a un certo punto" disse Harry. "La mia formazione non è completa, non a undici anni, ma... vedi, anche mio padre mi ha comprato dei tutori." Certo, erano studenti universitari a cui serviva denaro, ed era solo perché Harry dormiva su un ciclo di 26 ore, ma questo si poteva lasciare da parte...

Lentamente, Draco annuì. "Credi di poter padroneggiare entrambe le arti, fondere insieme i poteri, e..." Draco fissò Harry. "...diventare Signore dei due mondi?"

Harry fece una risata malvagia, a quel punto gli sembrava naturale. "Devi capire, Draco, che il mondo che tu conosci, tutta la Gran Bretagna magica, è solo una casella su una scacchiera molto più grande. Una scacchiera che comprende luoghi come la luna, e le stelle nel cielo notturno, che sono luci come il Sole, solo incredibilmente lontane, e cose come galassie che sono di gran lunga più grandiose della Terra e del Sole, cose talmente grandi che solo gli scienziati possono vederle e tu non sai nemmeno che esistono. Ma io sono veramente Corvonero, sai, non Serpeverde. Io non voglio dominare l'universo. Penso solo che potrebbe essere organizzato in maniera più ragionevole."

C'era stupore sul volto di Draco. "Perché mi stai dicendo questo?"

"Oh... non ci sono molte persone che sanno veramente fare scienza: comprendere qualcosa per la prima volta, anche se genera una confusione terribile. Un aiuto sarebbe utile."

Draco fissò Harry con la bocca aperta.

"Ma non sbagliarti, Draco, la vera scienza in realtà non è come la magia, non si può semplicemente fare qualcosa e andarsene via invariati, come quando si imparano le parole di un nuovo incantesimo. Questo potere ha un prezzo, un prezzo così alto che la maggior parte delle persone si rifiutano di pagarlo."

Draco annuì, come se, alla fine, avesse sentito qualcosa che riusciva a capire. "E qual è il prezzo?"

"Imparare ad ammettere di essersi sbagliato."

"Uhm" disse Draco, dopo che la pausa drammatica era durata un po' di tempo. "Hai intenzione di spiegarmi?"

"Quando si cerca di capire come funziona una cosa a quel livello profondo, le prime primi novantanove spiegazioni che si trovano sono sbagliate. La centesima è giusto. Quindi devi imparare ad ammettere che ti sei sbagliato, più e più volte . Non sembra molto, ma è così difficile che la maggior parte delle persone non riesce a fare scienza. Sempre mettere in discussione, dare sempre un altro sguardo alle cose che hai sempre dato per scontate" (come avere un Boccino nel Quidditch) "e ogni volta che cambi idea cambi te stesso. Ma sto andando troppo avanti, qui. Di gran lunga troppo avanti. Voglio solo che tu sappia... che offro di condividere con te alcune delle mie conoscenze. Se lo desideri. C'è solo una condizione."

"Aha" disse Draco. "Sai, mio padre dice che quando qualcuno dice ti dice così, non è mai un buon segno, mai."

Harry annuì. "Ora, non equivocarmi e non credere che stia cercando di mettere zizzania tra te e tuo padre. Non è questo. E' solo che voglio avere a che fare con qualcuno della mia età, piuttosto che fare questo patto con Lucius. Penso che anche tuo padre sarebbe d'accordo su questo: anche lui sa che devi crescere. Ma le tue mosse nel nostro gioco devono essere le tue. E' questa la mia condizione: che io abbia a che fare con te, Draco, non con tuo padre."

"Devo andare" disse Draco. Si alzò in piedi. "Devo andare via e pensarci."

"Prenditi il tempo che ti serve" disse Harry.

I suoni sulla piattaforma ritornarono chiari, mentre Draco si allontanava.

Harry espirò lentamente l'aria che stava trattenendo senza quasi rendersene conto, e poi guardò l'orologio che aveva al polso, un semplice modello meccanico che suo padre gli aveva comprato nella speranza che avrebbe funzionato in presenza di magia. La lancetta dei secondi ticchettava ancora, e se la lancetta dei minuti aveva ragione, allora non erano ancora le undici. Probabilmente sarebbe dovuto salire presto sul treno e iniziare a cercare quella studentessa del primo anno, come si chiamava... ma valeva la pena dedicare qualche minuto a fare alcuni esercizi di respirazione, e vedere se il suo sangue si riscaldava.

Ma quando Harry alzò lo sguardo dal suo orologio, vide due figure dall'aspetto assolutamente ridicolo che si avvicinavano, con le loro facce avvolte da sciarpe invernali.

"Salve, signor Bronze" disse una delle figure mascherate. "Possiamo interessarla a entrare a far parte dell'Ordine del Caos?"


In seguito:

Non molto tempo dopo, quando tutto il polverone del giorno si era finalmente placato, Draco era chino su una scrivania con una penna in mano. Aveva una camera privata nelle segrete Serpeverde, con la sua scrivania e il suo caminetto - purtroppo nemmeno lui aveva una connessione al sistema Metropolvere, ma almeno Serpeverde non era caduta nello stupido errore di fare dormire tutti in dormitori. Non c'erano molte camere private, bisognava essere il migliore all'interno della Casa migliore, ma questo si poteva dare per scontato, con la Casa di Malfoy.

Caro papà, scrisse Draco.

E poi si fermò.

L'inchiostro colava lentamente dalla penna, macchiando la pergamena vicino alle parole.

Draco non era stupido. Era giovane, ma i suoi tutori lo aveva addestrato bene. Draco sapeva che Potter probabilmente sentiva molto più simpatia verso la fazione di Silente di quello che faceva credere... anche se Draco pensava davvero che era possibile tentare Potter. Ma era chiaro che Potter stava cercando di tentare Draco proprio come Draco stava cercando di tentare lui.

Ed era anche chiaro che Potter era brillante, e molto di più che leggermente matto, e giocava a un gioco così vasto che lui stesso non capiva, improvvisato a tutta velocità con la sottigliezza di un nundu infuriato. Ma Potter era riuscito a scegliere una tattica da cui Draco non poteva allontanarsi. Aveva offerto a Draco una parte del suo potere, scommettendo che Draco non avrebbe potuto usarlo senza diventare sempre più come lui. Suo padre la considerava una tecnica avanzata, e aveva avvertito Draco che spesso non funzionava.

Draco sapeva di non aver capito tutto quello che era successo... ma Potter gli aveva offerto la possibilità di giocare, e in questo momento il gioco era il suo. E se avesse rivelato tutto, sarebbe diventato di Lucius.

Alla fine era davvero semplice come sembrava. Le tecniche minori richiedono l'inconsapevolezza del bersaglio, o almeno la sua incertezza. L'adulazione deve essere mascherata da ammirazione in maniera plausibile. ("Saresti dovuto essere a Serpeverde" è un vecchio classico, altamente efficace su un certo tipo di persona che non se lo aspetta, e se funziona si può ripetere.) Ma quando si trova la leva finale di qualcuno, non importa se costui sa che lo sai. Potter, nella sua folle corsa, aveva intuito la chiave per l'anima di Draco. E se Draco sapeva che Potter lo sapeva - anche se fosse stata una sorta di ovvia ipotesi - ciò non cambiava nulla.

Così ora, per la prima volta in vita sua, aveva veri segreti da mantenere. Stava giocando al suo gioco. Era associato a una sorta di dolore oscuro, ma sapeva che suo padre sarebbe stato fiero, e ciò lo rendeva una cosa giusta.

Lasciando sul posto le colature di inchiostro - c'era un messaggio lì, e uno che suo padre avrebbe capito, perché più di una volta avevano giocato il gioco delle sottigliezze - Draco scrisse l'unica domanda che in realtà lo rodeva in tutta la faccenda, la parte che sembrava avrebbe dovuto capire, ma non capiva, non capiva affatto.

Caro papà:

Supponiamo che ti dica che ho incontrato uno studente a Hogwarts, che non è ancora parte della nostra cerchia di conoscenze, che ti ha chiamato 'perfetto strumento di morte' e ha detto che sono il tuo 'unico punto debole'. Che cosa diresti di lui?


Non ci volle molto tempo, prima che per il gufo di famiglia portasse la risposta.

Figlio mio prediletto:

Direi che hai avuto la fortuna di incontrare qualcuno che gode della fiducia intima del nostro amico e prezioso alleato, Severus Snape.


Draco fissò la lettera per un po', e infine la gettò nel fuoco.
  
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