CAPITOLO 4: SENTIMENTI
Nella grande metropoli era
calata la notte, il cielo era scuro e le stelle si accendevano come lampadine,
ma dalla strada non si potevano vedere, perché il suolo che ospitava la
metropoli era illuminato a giorno, tra lampioni e macchine in corsa la vita era
frenetica come al solito.
Tra le automobili che
solcavano l’asfalto nero delle strade c’era anche una limousine dello stesso
colore della strada, anche se questa era molto lunga ospitava solo tre persone:
il guidatore, una popstar e il suo bodyguard.
Poco dopo l’auto si fermò
davanti ad una villa enorme e lì la donna scese accompagnata dalla sua guardia
del corpo, non salutò nemmeno il guidatore, per lei era solo un uomo come un
altro, neanche degno di essere visto da una persona del suo rango, invece
quell’uomo conosceva bene la cantante, lavorava per lei da qualche anno e gli
era piaciuto, già, ma questo era tempo fa, infatti l’unica persona che lo aveva
trattato da uomo era la figlia della star, una ragazza deliziosa, completamente
diversa dalla madre, per sua fortuna, ma ora lei sembrava scappata, l’uomo fece
un ghigno, in fondo la sedicenne non era da biasimare, la vita lì dentro era un
po’ come la prigionia, una prigione lussuosa con ogni tipo di comodità, ma pur
sempre una prigione.
La donna dai lunghi capelli
platinati si fece aprire la porta d’ingresso e appena fu dentro lasciò la giacca
in mano a una delle inservienti che le erano corse incontro, una di esse
cominciò a parlarle.
-salve signora Sharon- la star
rispose con un verso scocciato e andò per la sua strada verso la sua
camera.
-la signorina Saori non è
ancora tornata… è passato più di un mese dalla sua scomparsa… forse dovremmo
andare a prenderla…-
-non si preoccupi, la mia
piccola Saori in questo momento è al settimo cielo, pensa di avere la propria
vita nelle sue mani, ma presto si accorgerà che quel paesucolo di campagna dove
si è andata a rintanare è troppo piccolo e tornerà a casa da sola, dobbiamo solo
aspettare-.
Detto questo Sharon andò nella
sua stanza e si sdraiò sul suo spazioso letto, troppo grande per una persona
sola, poco dopo sentì il rumore di acqua scrosciante provenire dal suo bagno
personale, sembrava proprio che qualcuno avesse aperto la
doccia.
-ehi, Oscurità! Guarda che lo
sapevo che eri lì-.
Un uomo giovane, sui
venticinque anni, apparve alla vista della donna, che lo guardò dall’alto in
basso, aveva proprio un bel fisico, con gli addominali scolpiti e i muscoli ben
distribuiti, non era per niente sproporzionato come gli atleti che si vedono in
giro, lui aveva i capelli neri e scompigliati e dei bellissimi occhi
azzurri.
-allora sai anche quello che
devi fare- rispose il ragazzo malizioso.
-dai, sono appena tornata da
un concerto-
-vorresti dire che preferisci
dormire piuttosto che fare la doccia con me?-
-non stavo dicendo questo…
lasciami prendere un po’ di fiato-
-e va bene, ti aspetto
dentro-.
Il ragazzo sparì chiudendosi
la porta del bagno alle spalle.
Sharon stava pensando al suo
sguardo, era triste, come quello di sua figlia e a volte non lo riusciva a
sostenere perché quella sedicenne era l’unica persona che la spaventava
veramente, perché quella ragazzina non aveva paura di niente, riusciva sempre a
farla sentire una merda e aveva mandato a monte molte interviste, sì, era felice
di non averla più tra i piedi e non si sentiva per niente in colpa riguardo a
quello che pensava, era stato un errore, solo un errore, una cazzata giovanile,
infatti era rimasta incinta ad appena diciassette anni, nei primi momenti della
sua carriera.
Alla fine decise di
raggiungere il ragazzo con cui aveva una storia da un po’, non lo sapeva neanche
lei che cosa provasse per lui, ma era uno svago che poteva
permettersi.
Si tolse il costosissimo
vestito che aveva, mostrando un seno invidiabile, ma non del tutto vero, infatti
anni prima aveva deciso di rifarselo, come anche gli zigomi e il naso, né più né
meno delle sue colleghe.
Entrò nel bagno e vide il
ragazzo dentro la doccia, l’aprì e vi entrò, sotto lo sguardo estasiato di lui,
subito si baciarono e mentre lei schiacciava le sue mani sugli addominali di
lui, quest’ultimo le palpeggiava il sedere in modo poco
ortodosso.
Ormai era l’alba, ma il
ragazzo era sveglio, nel letto insieme alla popstar, non riusciva a chiudere
occhio da un bel po’ di tempo, si sentiva meschino e soprattutto un traditore
nei confronti di Saori, si girò dall’altra parte, dando le spalle alla donna, la
quale si voltò verso di lui, era sveglia.
-hai notizie di Saori?- chiese
lui senza voltarsi a guardarla.
-che te ne frega, ora per te
basto io- disse lei con voce suadente e mordicchiandogli il lobo
dell’orecchio.
-che cosa stiamo facendo?-
chiese lui.
-ci
divertiamo-
-già…- rispose lui poco
convinto.
Nel piccolo paese di campagna
era una mattina come tutte le altre, il sole era alto e le foglie cadevano una
dopo l’altra, la temperatura si era abbassata in modo notevole, non si poteva
uscire senza almeno una giacca, ormai eravamo a metà
ottobre.
Saori uscì di casa e
stranamente vide Trunks ad aspettarla.
-ciao Trunks, che ci fai qui?-
disse lei sorpresa come poche volte.
-volevo chiederti una
cosa-
-dimmi…-
-ieri Goten è venuto a casa
mia verso sera ed era felicissimo, dice che finalmente abbiamo una cantante, non
dirmi che sei proprio tu?-
-esatto… non sono riuscita a
separarmi dalla mia musica-
-sono contento che tu faccia
parte dei nostri, ma non ho capito il motivo che ti
tratteneva-
-è una storia
lunga…-
-ok, non me ne vuoi parlare…
non fa niente-
-scusami, ma ho avuto un
passato difficile e non parlarne mi aiuta ad
allontanarlo-
-non ti devi scusare, ho
capito-.
Quel ragazzo era veramente
complicato, Saori non sapeva mai come prenderlo, non capiva se era interessato a
lei oppure no, ma anche lei era molto confusa, prima credeva di avere una cotta
per il ragazzo dai capelli lilla, ma ora non ne era più molto sicura, perché il
giorno prima, nella sua stanza, con Goten era successo qualcosa che non si
sapeva spiegare.
-lo sapevi che nel nostro
paese c’è un altro gruppo?- disse ad un certo punto
Trunks.
-sul
serio?-
-sì, ma è composto da sole
ragazze, fanno musica pop-
-che
orrore!-
-è quello che penso anche io,
ma nel gruppo c’è anche mia sorella Bra-
-è quella ragazza dai capelli
turchini…-
-che fa un po’ la troia?
Esatto… oltre a lei ci sono le sue amiche Marron e
Pan-
-queste due non le ho mai
sentite-
-loro sono delle ragazze
normali, non si fanno molto notare-
-soprattutto una biondina di
nostra conoscenza, vero?-.
I due si girarono di scatto e
videro Goten tutto sorridente.
-scusate ma non ho potuto fare
a meno che ascoltare il vostro discorso-
-GOTEN!!! Ti avevo detto di
non spifferare ai quattro venti che mi piace
Marron!!-
-ohoh… vacci piano amico,
perché sei stato tu ora che l’hai urlato a metà paese- disse il moro con gli
occhi semichiusi e indicandolo.
Trunks diventò rosso come un
pomodoro e si tappò immediatamente la bocca per paura che potesse dire altre
cose che non avrebbe mai voluto divulgare.
Saori si mise a ridere,
stranamente non le aveva fatto male questa rivelazione, anzi, le aveva messo
addosso una curiosità tremenda.
-bhè, allora se è la ragazza
che piace a Trunks, la devo proprio vedere- disse la ragazza dagli occhi color
pece.
-è una ragazza non molto alta,
dai capelli biondi e gli occhi azzurri, gentile, timida e intelligente, fa il
liceo classico nella nostra stessa struttura ed è riuscita a conquistare il
cuore del nostro Trunksino- disse il moro facendo gli occhi dolci all’amico
disgustato verso il finale del discorso.
Saori si divertiva un sacco
con i suoi nuovi amici e non ci pensava neanche lontanamente di tornare alla sua
vecchia vita.
Quel giorno avrebbe avuto le
prove con il resto della band, ormai conosceva bene tutti i componenti, si era
integrata alla grande come consigliera, ma quel giorno era tesa, avrebbe dovuto
prendere il microfono e cantare al ritmo delle note che suonavano loro e aveva
paura di non essere all’altezza, ma non voleva darlo a vedere, perché lei era
conosciuta come una ragazza forte che non si spaventa davanti a niente e le
piaceva che le persone avessero tale considerazione di
lei.
Nel tragitto per la casa di
Goten le tremavano le gambe, difatti andava pianissimo, ma era in buon orario,
non poteva permettersi di arrivare in ritardo proprio quel giorno.
Si era vestita di nero (che strano… in tono ironico…) ma oltre
alle immancabili borchie, al polso sinistro portava una piccola catenina
d’argento, che aveva un forte valore affettivo per Saori: un giorno di quattro
anni prima lei e la sua amica, che si chiamava Dalila, erano andate a fare
shopping, o meglio, la mora ci era stata trascinata dall’amica, così erano
passate davanti ad un oreficeria e avevano visto questi due bracciali d’argento,
erano come delle catene, gli anelli erano uno attaccato all’altro, non potettero
non prenderli, perché credevano che la loro amicizia fosse come una catena,
indissolubile, nulla avrebbe potuto romperla; se le mettevano soprattutto quando
facevano musica insieme Saori indossava il suo sul polso sinistro, Dalila sul
polso destro, perché loro due si completavano a vicenda, finché erano insieme
erano una squadra imbattibile, ma purtroppo una forza più potente di loro ha
distrutto questo equilibrio così perfetto e mentre una abbandonava la vita per
andare in un mondo migliore, l’altra sprofondava sempre più in basso, poiché non
c’era nessuno in grado di tirarla su, perché la sola persona che poteva farlo
era la causa di questo suo precipitare. (che frase
contorta…)
Dalila era una ragazza solare,
sempre allegra ed ottimista, riusciva sempre a tirare su il morale a Saori anche
dopo una sfuriata della madre, di corporatura era esile, come una spiga di
grano, ma come questa, se infuriava la tempesta si piegava soltanto senza mai
spezzarsi, i suoi capelli erano di un colore castano chiaro mentre gli occhi
erano anch’essi castani, ma scuri e luminosi, come quelli di una
cerbiatta.
La ragazza dai capelli corvini
non si accorse neanche del suo arrivo a casa dell’amico, tanto era presa dai
suoi pensieri, così rimase una manciata di secondi fuori dalla porta del
capanno, luogo dove si svolgevano le prove, aveva quasi paura ad entrare, poi
prese un bel respiro e aprì la porta, scoprì che dentro c’erano già tutti,
mancava solo lei.
Le corsero in contro Rick e
Goten.
-mancavi solo tu!!- le disse
l’amico dai capelli neri, come i suoi.
-eggià… vediamo un po’ come te
la cavi al microfono- le disse l’altro.
Ormai tutto il gruppo era in
posizione, Chez al basso, Rick alla batteria, Trunks con le cuffiette da DJ,
Goten alla chitarra e in mezzo al palchetto improvvisato c’era
Saori.
La melodia cominciò, la
canzone era quelle che piaceva tanto alla ragazza, quella che l’aveva
conquistata dalla prima volta che l’aveva sentita, tutti gli strumentisti erano
al lavoro, stavano andando alla grande, poi arrivò il suo momento, quello in cui
mise la sua voce per intonare quella canzone fantastica, le note si susseguivano
e le parole uscivano dalla sua bocca, Trunks era quello che dirigeva un po’ il
tutto e si accorse che la voce dell’amica era semplicemente perfetta, senza
incrinature e molto rock, finalmente comprese l’impazienza di Goten nel
fargliela sentire, quella ragazza era come un angelo piovuto dal cielo per
aiutarli, era la loro salvezza, era certo che con lei al microfono avrebbero
fatto strada, lo sperava con tutto il cuore, perché quello era il suo sogno e lo
stava inseguendo insieme al resto della band, alla quale si era appena aggiunta
Saori, una vera rivelazione.
Alla fine della canzone tutti
si complimentarono con lei, era ufficialmente entrata a far parte dei “Rock
Party”! Lei era felicissima, non avrebbe potuto sperare di
meglio.
Poi inevitabilmente tutti
tornarono nelle loro case, tranne Saori, che era stata trattenuta da
Goten.
-tu sei semplicemente
fantastica a cantare, il nostro sogno di sta per avverare- disse Goten ancora
entusiasta.
-grazie, non merito tutti
questi complimenti-
-te li meriti tutti invece!
Allora ci vediamo domani per le prove?-
-va bene, alla solita
ora?-
-sì… vuoi restare qui a
mangiare?-
-non saprei… devo chiedere a
mio padre…-
-no problem! Vieni in casa che
c’è il telefono-.
La ragazza acconsentì, in
fondo, per quanto adorasse suo padre, in quel momento non aveva molta voglia di
tornare a casa, le piaceva la compagnia di Goten.
-mamma!!-
-Goten? Sei
tu?-
-certo che sono io!! Può stare
un’amica a mangiare?-
-va bene, tanto una porzione
in più o una in meno non fa differenza, con tutto quello che vi mangiate tu e
tuo padre!-.
Joe acconsentì, gli piaceva
che sua figlia frequentasse Goten, quel ragazzo gli era molto simpatico, come
anche suo padre, che andava spesso al suo bar, erano brava
gente.
-allora cara, tu devi essere
Saori, Goten ci ha parlato di te- disse Chichi mentre erano tutti a
cena.
-sì esatto…- rispose lei un
po’ imbarazzata.
-sei la figlia di Joe, mi ha
parlato di te anche lui e poi mi sembrava di averti già visto al suo bar verso
l’inizio di settembre- le disse Goku, il padre di
Goten.
-sì, ho voluto dargli una mano
per ricambiare il grosso favore che mi stava
facendo-
-sappiamo che vieni dalla
metropoli, ma per quale motivo ti sei trasferita qui?- chiese la
donna.
-mamma!! Ma ti sembra il
caso?- Goten aveva un’aria severa e Saori ne aveva assunta una triste, Chichi
capì di aver fatto una terribile gaffe.
-scusami, effettivamente non
sono affari miei…-
-allora, Saori, qual è il tuo
cibo preferito?-.
Goku se ne veniva sempre fuori
con una delle sue, era per cambiare discorso quando la moglie
straparlava.
-papà, sei sempre il solito,
pensi sempre a mangiare- gli disse scherzosamente
Goten.
-che posso farci, a me piace
un sacco il cibo- rispose lui con aria seria, sembrava un bambino e di questo se
ne accorse anche Saori che non potè fare a meno di sorridere, il suo amico aveva
una famiglia invidiabile.
Per tutta la sera i due
rimasero in compagnia di Goku che sprizzava simpatia da tutti i pori, come il
figlio, per certi versi erano molto simili.
Si fece tardi e Joe passò a
prendere Saori, salutando anche la famiglia di
Goten.
-lo sai, mi sono davvero
divertita stasera, tuo padre è troppo forte…-
-anche io mi sono divertito in
tua compagnia, mia madre oggi ha dato il meglio di se a cucinare, dovresti
venire più spesso-
-molto volentieri, ciao! A
domani!!-
-a
domani!!-.
La guardò allontanarsi e
andare con suo padre verso casa, come faceva una sola ragazza a provocargli
tutte quelle emozioni? Lei era diversa da tutte le altre, lei non lo desiderava,
lei non puntava tutto sull’aspetto esteriore, era bellissima anche così com’era
e lui non le avrebbe cambiato neanche un capello.
Sentì una mano posarsi sulla
sua spalla.
-è proprio una bella ragazza,
non trovi?- gli chiese Goku.
-sì… è fantastica, ma noi
siamo solo amici-
-andiamo… non vorrai farmi
credere che non ti piace neanche un po’-
-bhè… è
speciale-.
Tornò a posare lo sguardo
laddove prima camminava Saori, ma ormai lei non c’era più, quella ragazza era
riuscita a penetrargli nel cuore, come avrebbe voluto rivelarglielo, provare con
lei sensazioni che non aveva mai provato con nessuna, aveva già dato più di un
bacio, ma questi non significavano nulla, era convinto che se fosse riuscito ad
impossessarsi delle sue labbra avrebbe provato un’emozione almeno un milione di
volte più forte rispetto alle volte precedenti, lei era Saori,