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Autore: Braina    16/12/2012    5 recensioni
"Quella strana donna, all’altro capo del tavolo, non mostrava alcun segno di interesse per il famoso scrittore: se ne stava lì, lo sguardo posato sui suoi Tarocchi, mormorando qualcosa tra sé e sé."
Ecco cosa succede quando Allock dà retta al suo egocentrico cervello.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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“Dico sul serio Sibilla, se non fosse stato per quello sherpa  non avrei mai trovato il rifugio dello Yeti, e ovviamente non avrei mai scritto quel libro! Oh, siamo ancora in contatto sai? Ogni anno per Natale gli mando un gufo..”
Sibilla era affascinata: i gomiti poggiati sul tavolo, le mani giunte, ascoltava rapita le parole di Allock, che discorreva senza interruzione da più di mezzora sulle sue avventure.
La donna, nelle ultime settimane, aveva cambiato atteggiamento: aveva ceduto al corteggiamento del collega dopo che, una mattina come tante, leggendo le foglie nel fondo della sua tazza di the, anziché trovarvi il solito presagio di sventura imminente vi aveva scorto una farfalla, simbolo di una imminente avventura amorosa.
Tanto era bastato a ricordarle che lei era una donna sola, che non stava certo ringiovanendo, e Allock un famoso scrittore affascinante quanto bastava: perché dunque ignorare le sue attenzioni?
Da quel momento, sembrava essere diventata un’altra persona: i capelli erano raccolti in una lunga treccia, non più spettinati e fuori controllo, e i golf tarlati avevano lasciato il posto a vistosi abiti multicolore, che erano rimasti chiusi nel suo armadio da oltre dieci anni, ossia da quando aveva smesso di leggere le carte nei bar di Hogsmeade e aveva iniziato la sua carriera da professoressa.
La MgGranitt, seduta accanto ai due piccioncini al tavolo degli insegnanti, iniziava ad essere stufa del loro tubare incessante: tossicchiava  tra un boccone e l’altro per esprimere la sua irritazione, ma la cosa non sembrava sortire alcun effetto.
Alla sua sinistra, Silente sorrideva divertito e, un posto più in là, Piton sfogava la sua rabbia su di una povera fetta di arrosto.
“Davvero Severus, non capisco perché tu te la prenda tanto” sussurrò il Preside, senza alzare lo sguardo dal suo pasticcio.
“Mi danno il voltastomaco” rispose Piton, a voce molto più alta del necessario.
Allock, ovviamente, lo sentì.
“Severus, vecchio mio, non prendertela! Ti avevo avvisato che non avevi speranze… non è certo colpa mia se i tuoi metodi di corteggiamento sono inadeguati e..”
“Gilderoy, per l’ultima volta” Piton si voltò verso l’uomo, sporgendosi in avanti in modo da poterlo guardare negli occhi. “Non so perché quel tuo cervello invaso di Vermicoli sia arrivato a una conclusione tanto stupida, e nemmeno mi interessa”.
A quel punto si alzò, il volto rosso di rabbia: ne aveva abbastanza, decisamente. Si avvicinò ad Allock e si abbassò verso di lui, in modo da ritrovarsi a non più di cinque centimetri dalla sua faccia.
“Ma” continuò, sussurrando. “Io non sono interessato né a Sibilla, né a te, né tantomeno a quello che fate insieme”.
Nella Sala calò il silenzio: gli studenti più vicini, i quali aveva sentito parte del discorso, osservarono i due professori con il fiato sospeso, mentre quelli più lontani tentarono di sporgersi in avanti per vedere meglio, sussurrando richieste di spiegazione ai compagni.
La McGranitt, sconcertata, fece correre lo sguardo dai due uomini al Preside, sperando che intervenisse, ma Silente sembrava più interessato alla sua cena, con grande disappunto della professoressa.
Piton e Allock si  fissarono per quasi due minuti, in silenzio, l’uno con lo sguardo di chi si sta preparando per un omicidio, l’altro con il solito sorriso smagliante.
“L’orgoglio ferito fa dire cose che non si pensano, Severus, lo so. Quando ti calmerai, sono certo che torneremo ad essere ottimi amici”.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso: prima che la ragione avesse il tempo di fermarlo, Piton sfoderò la bacchetta e gridò un incantesimo; se non ci fossero stati studenti presenti, il Capocasata dei Serpeverde non avrebbe esitato a Cruciarlo, ma, visto il folto pubblico, si limitò a Pietrificarlo.
Allock, una volta tanto, perse la sua bonaria espressione: irrigidito all’improvviso, cadde dalla sedia con un tonfo sordo, gli occhi sbarrati dallo stupore. Sibilla lanciò un grido, alzandosi di scatto come se fosse stata attraversata da una scarica elettrica.
Piton si inginocchiò, avvicinandosi all’orecchio dell’uomo. “Vedi di starmi lontano, Gilderoy, o la prossima volta non sarò così clemente” sussurrò, per poi rialzarsi e andarsene via a passo svelto, tra lo sconcerto generale, accompagnato solo dal frusciare del suo nero mantello.
Un silenziò di tomba calò sulla Sala Grande, opprimendo i presenti per qualche minuto; fu coraggiosamente rotto da Minerva, appena ebbe ritrovato l’uso della voce.
“Albus, vuoi smetterla di mangiare e fare qualcosa, di grazia?”




Eccoci al quarto capitolo! 
Eh si, Piton ha perso la pazienza.. ma era prevedibile, no? Nessuno può sopportare troppo a lungo Allock -.-"
Quale sarà la reazione del nostro impavido cavaliere senza macchia e senza paura? Lo scoprirete nel prossimo capitolo ^^
Grazie a quanti hanno avuto la pazienza di recensire questa assurda FF ^^

A presto!

  
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