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Autore: niki_    16/12/2012    4 recensioni
Roxas Yoake e Axel Shogo sono migliori amici, frequentano la stessa combriccola di amici che si conoscono da quando sono nati.
Il Destino opera per strani mezzi, molto spesso incomprensibili.
Per Roxas le cose sono addirittura più complesse: rifiutato da una ragazza, si ritrova a dover baciare il proprio migliore amico. Le cose si evolveranno fino a che punto?
Estratto dal prologo:
"Come vuoi, Roxy!", cinguetta salutandomi con la mano, si gira sui tacchi e se ne torna in salotto. Sicuramente ho le visioni, ma per un secondo mi è sembrato che nei suoi occhi fosse apparsa la solita scintilla che si manifesta quando vuole conquistare una ragazza...
Un muro! Ho urgentemente bisogno di un muro dove sbattere la testa!

[Roxas centric]
[ATTENZIONE: il personaggio di Xion potrebbe risultare OOC. Questo è dovuto alla totale ignoranza dell'autrice che non ha mai giocato a 358/2 Days. Mi scuso per questo]
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Fifteen days to fall in love - 02. Test
Sono imperdonabile. Ve lo dico in tutta sincerità, mi vorrei prendere a calci da sola.
Cosa dire a mia discolpa? La mia situazione di Exchange Student non giustifica un ritardo di – quanti mesi sono passati dall’ultimo aggiornamento? – sei mesi. Sei mesi, per la miseria, non sono mai stata così lenta! Mi spiace tantissimo, non posso promettervi che non succederà più (perché sono abbastanza sicura che anche il prossimo sarà molto in là), ma proverò ad ottimizzare quei pochi minuti che posso dedicare alla scrittura.
Perché su questo capitolo ci lavoro più o meno da agosto, ma con mezz’ora di tempo potevo solo correggere quello che avevo scritto in precedenza e poi aggiungere altre due righe prima di dover chiudere per studiare o passare del tempo con la mia famiglia ospitante o i miei amici. Senza contare che l’ispirazione per questa storia era letteralmente andata a farsi benedire per spostarsi su altri fandom.
Devo ringraziare Ev’ e la sua storia Medley. per aver resuscitato la mia voglia di scrivere AkuRoku e quindi permettermi di concentrarmi di più su questo capitolo. Grazie di cuore.
Insomma ce l’ho fatta. Non ci credo, ce l’ho fatta, pensavo che sarebbe marcita nel computer all’infinito. Grazie al cielo non è stato così.
In questo capitolo, che è stato molto divertente scrivere, entrano in campo anche i personaggi secondari della vicenda che fanno da cornice al gruppetto di amici di Roxas e Axel: compagni di classe, amici e professori. Le loro vicende saranno accennate nei capitoli successivi ma ovviamente non occuperanno un ruolo di primo piano nella storia perché questa si incentra su Roxas e sul maturamento dei suoi sentimenti. Un bel tema ostico, eh? Me la sono cercata.
Ultime due cose e poi vi lascio al capitolo:
1. L’autrice sa che la pace di Cateau-Cambrésis è stata firmata nel 1559. 1527 è la data del sacco di Roma da parte dei lanizichenecchi al soldo di Carlo V, Imperatore del Sacro Romano Impero.
2. La toponomastica della città di Roxas & Co. è puramente inventata. Se coincide con quella della vostra o di una che conoscete sappiate che è pura coincidenza.
Dopo tutti questi preamboli, vi lascio al secondo capitolo di Fifteen days to fall in love (che chiamerò FDFL per far prima) sperando che abbiate la santissima pazienza di lasciare un commento: le vostre recensioni sono il carburante della mia ispirazione per questa long.

02. Test - Perché se fai il Classico, non importa che tu abbia una normalissima media del 7.27, tutti ti crederanno ugualmente un secchione
C'è sempre stato un pregiudizio che mi manda in bestia ossia che se fai il Classico sei automaticamente un secchione, ma uno di quelli della peggior specie.
Molto, molto irritante, e diventa ancor più irritante se - nonostante ogni anno arrivi con l'acqua alla gola (nonostante ti sia promesso l'anno precedente di non ridurti all'ultimo secondo) rischiando di condividere l'ombrellone con un simpaticissimo libro di grammatica latina - i tuoi amici continuano a darti del secchione anche se la loro media vanta un 8.76 mentre la tua è più bassa di almeno un voto e mezzo.
Senza contare che, quando fai notare questo piccolo particolare, quelli si infervorano ribadendo che non lo sono mentre tu sì solo in virtù della scuola che hai scelto.
Firmando quel modulo di iscrizione ti sei automaticamente bollato.
~
Avevo inziato a sentire odore di bruciato sin da quando Sora mi aveva impedito di farmi la colazione ribadendo che voleva prepararla al posto mio.
"Qualunque cosa tu voglia, Sora, la risposta è sempre no" metto in chiaro subito sedendomi sullo sgabello e poggiando il gomito sul bancone della cucina e la testa sulla mano aperta.
Il mio gemello mi serve le fette di pane tostato abbondantemente farcito con marmellata di fragole. "Ma perché pensi subito che voglia qualcosa da te? Non si può essere gentili di tanto in tanto?" mi chiede finendo di zuccherare il suo caffellatte.
Tanto per metterlo in chiaro: mio fratello è un essere estremamente gentile ma la mattina, quando si ricorda che deve 'sprecare - parole sue, giuro - i migliori anni della sua vita' in quell'edificio cadente che è il Liceo Classico e delle Scienze Sociali Giuseppe Garibaldi, il suo proverbiale buon umore sparisce rendendolo più acido della Denki* per circa due ore. Specialmente se alle prime due ore c'è un compito in classe, proprio come oggi.
Ecco perché vederlo così sorridente e servizievole mi insospettisce.
I miei sospetti iniziano a trovare conferma quando, sull'autobus superaffollato, mi cede l'unico posto libero a sedere mentre solitamente ci si butta a peso morto. "Sora, lo so che stai facendo tutto questo perché ti aiuti con il compito di greco" gli dico due secondi prima di scendere "Ma non posso farlo, davvero!".
"Ma perché?" chiede aggrappandosi al mio braccio come se fosse un koala che ha trovato un ramo di eucalipto particolarmante appetitoso "Andiamo, Roxas, che ti costa?".
"Lo sai che quella zitella della Denki ci tiene sott'occhio! Se vede anche una sola frase identica fra la mia copia e la tua ci annulla il compito".
Larxene Denki è la nostra adorabile professoressa di greco. Ventotto anni, single - nonostante il professore di inglese le faccia una corte spietata da circa tre anni - e, bisogna ammetterlo (date a Cesare ciò che è di Cesare), è una bella donna. Bella quanto incredibilmente stronza, con un odio alquanto radicato per i ragazzi dai 14 ai 18 anni.
Perché abbia voluto fare la professoressa di greco del liceo rimane un mistero. Alcuni mormorano perché così può seviziare e torturare legalmente con versioni di Lisia impossibili i suoi alunni e anch'io tendo verso questa opinione. Altri pensano semplicemente che sia un alieno.
"Ancora con quella storia! Quando capirà che a fischiarle non sono stato io ma Hayner?" sbuffa Sora continuando a tenere il mio braccio come se fosse l'ancora di salvezza. Il primo giorno di scuola, quando ancora non sapevamo con che razza di mostro avremmo avuto a che fare durante i prossimi anni, Larxene elargiva sorrisi a tutti entrando in classe e Hayner, il vicino di banco di Sora all'epoca, si era esibito in un lungo fischio di apprezzamento alle gambe della professoressa. Ovviamente lei era diventata una furia e aveva incolpato il mio gemello, iniziando a detestarlo apertamente, e per osmosi un po' del suo odio si era riflesso anche su di me. Le mie versioni da otto, però, mi avevano ogni volta salvato dalla catastrofe totale mentre mio fratello doveva sempre appellarsi all'ultima interrogazione dell'anno per salvarsi dal debito.
Lo trascino lungo la salita della scuola, già appesantito dal Rocci e dagli altri sette chili di cartella, "Sono sicuro che ce la puoi fare" ansimo a corto di fiato ed energie "Sei il mio gemello, avremo qualcosa in comune oltre al cognome, no?".
"Ma non mi piace il greco" piagniucola lui "E neanche il latino. Adesso che ci penso anche filosofia non mi entusiasma particolarmente. E storia".
"Neanche a me piace greco, ma lo faccio. Mollami il braccio e guardami, Sora" lo fisso negli occhi "Credo in te, ok? Ora muoviti che sennò ci lasciano solo i posti in prima fila".
Peccato che mi ritrovo per terra mentre mio fratello piange commosso strofinando il naso sulla mia maglietta. "Oh, Roxas, grazie!" continua ad abbracciarmi ignorando la gente che ci aggira perplessa "Lo sapevo che sotto sotto - molto sotto - sei adorabile e non la zitella acida che fai finta di essere".
Click.
"Quella per che cos'era?" guardo Axel con in mano il cellulare oltre un ciuffo di capelli castani pesantemente ingellati di mio fratello.
Lui sorride sollevando appena un angolo delle labbra. "Quando mai ricapiterà che tu e tuo fratello vi scambiate effusioni in pubblico? Dovevo documentare" digita rapidamente un numero sulla tastiera "E penso che anche Naminé debba saperlo".
"Ma sai com'è fatta tua sorella: potrebbe tirare fuori una storia d'incesto da questo!" si lamenta Sora.
"Ottima idea!" Axel gli mostra il pollice in su "Quasi quasi glielo dico subito" e trotterella allegramente via fischiettando un qualche motivetto.

"Come ti è andata Sora?" Ventus si avvicina a noi dando una pacca sulla spalla al mio gemello.
Lui lo guarda e si gratta la testa con una mano "Sembrava avere un minimo di senso - per quanto Platone possa avercelo, maledetto filosofo dei miei stivali - ma quando mi pare che abbia senso è sempre un brutto segnale".
Ven annuisce e "Guarda, a me la prima frase è venuta così..." tenta di dire ma Sora si tappa le orecchie e scappa via urlando - e probabilmente l'hanno udito fino in presidenza - che non vuole saperlo.
"Oooook" sorride compassionevole osservandolo voltare l'angolo per poi girarsi verso di me "Come ti è venuta la prima frase? Perché non sono molto sicuro di averla fatta bene...".
Ventus Nikko* è il mio compagno di banco dal quarto ginnasio e, la prima volta che l'ho visto, ha fatto aumentare in maniera esponenzale i miei dubbi su un possibile scambio di neonati all'ospedale: io e lui siamo due gocce d'acqua e non soffre, al contrario di Sora, di una quasi totale mancanza di materia grigia.
"Oh, Ven, smettila di rompere il cazzo. Prenderai 9, come al solito".
Dicevo, uno scambio di neonati all'ospedale. Potrebbe essere possibile dato che anche Ventus ha un gemello - incredibile quanti parti gemellari siano avvenuti nell'ospedale Sant'Anna nel 1995 - ossia Vanitas Nikko che, se non fosse per i capelli neri e gli occhi ambrati, è la fotocopia di Sora.
Più che gemelli, però, sembra che siano la scissione di una personalità: Ventus è la parte buona, quella che cerca di fare sempre la cosa migliore, mentre Vanitas è quella "cattiva" e che si caccia più volte nei guai. L'hanno già beccato due volte a imbrattare di scritte il retro della scuola e solo l'influenza del padre, un politco abbastanza potente nei dintorni, ha impedito che venisse espulso a calci nel sedere.
Ventus si leva il braccio del fratello dalle spalle "Che ci fai fuori dalla classe?".
"Non posso neanche andare in bagno, adesso?" si lamenta lui continuando a sorridere "Ciao, Roxas" mi saluta alzando la mano. Ricambio il gesto.
"Mi pare che i bagni del Pedagogico siano perfettamente funzionanti".
"Ma la fauna del Classico è molto più interessante" sorride malizioso mentre fa l'occhiolino ad una ragazza poco lontana che ricambia con un risolino divertito.
Ventus sospira, piano e ormai rassegnato. "Risparmiami le scale per andare a chiamare la bidella: torna in classe".
"Qualcosa non va, Ven?". A parlare è Aqua Mizu*, 19 anni, III CLx, rappresentante d'istituto. Ha conosciuto il biondo ad un raduno e, da quanto mi ha raccontato il mio amico, è diventata una specie di sorella maggiore e non perde occasione per aiutarlo in ogni maniera.
"Non mi avevi mai detto che c'era una simile bellezza, qui!" Vanitas torna a sorridere ammiccante "Io sono Vanitas Nikko, il fratello di Ventus, ma puoi chiamarmi in qualsiasi modo tu voglia".
Lei sorride "Oh, ma è un piacere conoscerti Vanitas. Ora che ne dici di tornare in classe prima che ne faccio rapporto al preside?".
"Come desideri, splendore" nonostante tutto Vanitas non muta espressione, anzi i suoi occhi si illuminano di una luce divertita "Ci parliamo a ricreazione, fratellino? Ciao ciao, Rox!" e gira i tacchi avviandosi verso il suo plesso con le mani nelle tasche dei jeans strappati.
"Scusalo, ti prego, non connette il cervello quando parla" cerca di giustificarlo Ventus.
"Capisco perfettamente" lo rassicura lei scompigliandogli i capelli con fare materno "Hai mica visto mio fratello in giro? Dobbiamo firmare il foglio per l'assemblea d'istituto altrimenti il preside non ce la concederà mai".
"Seriamente, qualcuno ha mai visto il vecchio Siddy sorridere? Io penso che sarebbe più facile che la Denki si mettesse a distribuire dolcetti e otto di greco a volontà" si intromette Hayner.
"Guarda che ti sento, Rogers" sbuca fuori anche la Denki tenendo sottobraccio la pila delle nostre versioni "Spero che la tua versione sia almeno da quattro. Potrei davvero distribuirli dolcetti se tu mi arrivi al quattro senza che ti debba dimezzare il peso degli errori".
"Ma professoressa, guardi che scherzavo! Lei è perfetta, sa?".
"Grazie, Rogers, ma questo non cambia il mio giudizio" e se ne va.
"Arpia" borbotta quando è a distanza di sicurezza.
"Io continuo a cercare Demyx - in classe non c'è, come al solito - ci vediamo!" anche Aqua torna alla sua ricerca un pochino alterata per la sparizione del suo collega.
Mentre la rappresentante svolta l'angolo Sora ritorna sui suoi passi a passo di carica - alla stessa velocità di uno che è inseguito dal Falciatore - piagniucolando che si è ricordato solo ora che il professore Locharted
* lo deve interrogare di matematica alla prossima ora e io lo devo aiutare a ficcarsi in testa quelle due definizioni che lo dovrebbero salvare dall'insufficienza.
Qualcosa che non ho mai capito nei miei sedici - diciassette il 3 luglio
* - è cosa spinga la mia cerchia di parenti ed amici ad assumermi gratuitamente (ovvio, no?) come insegnante di ripetizioni anche se sono uno studente nella media che arranca in alcune materie - leggasi latino e filosofia.
Hayner, ad esempio, mi obbliga una volta ogni due settimane ad aiutarlo in storia quando anch'io sbaglio sembre la data della pace di Cateau-Cambrésis e ogni volta che dico 1527 al professor Hana
* viene un tic nervoso all'occhio sinistro.
Naminé mi chiede di aiutarla in greco, non perché non sia brava in quella materia, ma perché vuole qualcuno con cui controllare le sue traduzioni e ripassare un po' di regole grammaticali.
Sora si appella al nostro legame di sangue per ripetizioni in tutte le materie tranne chimica dove i suoi voti sono molto migliori dei miei.
Infine, Axel si presenta una volta a settimana a casa mia con un quaderno e un piccolo vocabolario di inglese. Ecco, forse dare ripetizioni a lui è un po' più sensato che darle a tutti gli altri dato che mia madre è di Londra e, fin dalla culla, io e mio fratello siamo bilingue.
Durante matematica, mentre ascolto distrattamente mio fratello che balbetta incerto la formula per il calcolo della parabola che gli ho ficcato nel cervello a furia di colpi in testa con il tomo di algebra (689 pagine), si illumina il display del cellulare stipato dentro l'astuccio: è Axel - per l'appunto. Parli del diavolo e spuntano le corna - che chiede se sono libero il pomeriggio per un ripasso su Shakespeare. Facendo ben attenzione che il vecchio Locharted non mi noti con le mani troppo spesso nell'astuccio - quell'uomo ha un fiuto eccezionale per sbeccare chiunque armeggi con un dispositivo elettronico durante le sue lezioni - rispondo con un breve "Ok".

Axel è un ragazzo estremamente intelligente e, inoltre, la sua media vanta un 8.76 che sarebbe un 9 pieno se non fosse per quel 6 strascicato di inglese.
La sua poca propensione alla lingua straniera è dovuta ad un episodio della sua infanzia: a sette anni, durante una vacanza, si era perso a Liverpool e da quella esperienza aveva radicato in lui un odio profondo verso l'inglese.
Tuttavia, specialmente quando sono io a dargli ripetizioni, si applica anima e corpo per tentare di memorizzare le regole grammaticali o le vite degli scrittori d'oltremanica.
Eppure oggi appare svogliato e distratto, concentrato solamente sul suo cellulare che tiene affianco alla mano sinistra e che controlla ogni due secondi.
"La vita di Shakespeare non si impianterà magicamente nel tuo cervello se continui a fissare il tuo cellulare" interrompo la lettura "Mi spieghi che cos'hai? Prima chiedi il mio aiuto e poi sei tu il primo a non prestare attenzione".
"Hai ragione, scusami Roxas" sospira passandosi una mano sugli occhi "È che... Avrei bisogno di un consiglio".
Chiudo il libro e mi sporgo verso di lui. "Ti ascolto" lo incoraggio.
Lui sospira di nuovo. "Conosci Clara Bianchi?" mi domanda.
Come non conoscere Clara Bianchi, una delle ragazze più belle e popolari del Pedagogico? Annuisco velocemente e lui sorride leggermente.
"Mi ha chiesto di uscire. Dici che dovrei accettare?".
"Oh, beh, non so. Per caso ti piace Clara?" oltre ad essere un insegnante di recupero mi ritrovo a fare da psicologo ad un ragazzo che vorrebbe intraprendere quel mestiere. Sarebbe ora che mi facessi pagare.
"Non è male" arriccia le labbra stringendosi nelle spalle.
"Potresti accettare, no? Non ci perdi niente, anzi hai tutto da guadagnare sia se ci concluderai qualcosa sia se dopo la prima uscita la lascerai perdere" mi allungo sulla sedia dandogli una pacca sulla spalla "Tutti darebbero qualsiasi cosa per essere al posto tuo".
Suona orrendo da dire, ma anch'io avverto un leggero fastidio alla bocca dello stomaco.
"Grazie, Roxy, sei un vero amico" mi sorride, gioioso come al solito.
"Rimangiati quel soprannome" lo minaccio.
"Ma perché? È così carino!".
"Rimangiatelo!".
"Solo se mi prendi!".
E Shakespeare viene definitivamente dimenticato mentre lo rincorro per tutta casa.

12 giorni prima che Roxas si innamori.

*
Denki - Elettricità, in giapponese.
* Nikko - Luce del giorno, in giapponese.
* Mizu - Acqua, in giapponese.
* Locharted -
È l'anagramma di cold heart. Quando svelerò il nome di battesimo del professore capirete perché abbia scelto questo nome.
* 3 luglio - Secondo la santissima wikipedia, il 3 luglio è il compleanno di Sora. Una domanda mi sorge spontanea: in che videogioco l'hanno detto? No, perché me lo sono perso.
* Hana - Fiori, in giapponese.
  
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