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Autore: Elpis Aldebaran    02/07/2007    8 recensioni
«Sei una sciocca, Yamanaka...» disse infine il ragazzo con un sospiro, affondando il viso in quei fili d'oro. Ino approfittò ancora per parecchi minuti di quel calore che solo Nara sapeva donarle, con semplici e fraterni abbracci. Annusò il suo profumo, un misto di fumo e muschio che le mandava il cervello in tilt. Si scansò lentamente, passandosi un dito sotto l'occhio per arrestare le lacrime.
[Fanfic a quattro mani by Coco Lee e AtegeV]
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Avvertenze:

-          Se siete facilmente sensibili a parolacce o a modi di esprimersi un po' volgari, pensateci bene prima di leggere.

-          Se siete fan di Temari e l'adorate alla follia, rimarrete delusi, ci siamo coalizzate contro di lei! Muahah.

-          [Spoiler] Orochimaru qui non è morto.

-          Noi siamo fan delle Shika/Ino e Neji/Tenten, quindi a vostro rischio e pericolo.

 

 

Dernier Espoir

 

Fanfiction by Coco Lee e AtegeV

 

 

 

I

 

The Howling

 

 

“When we start killing
It's all coming down right now
From the night that we've created
I wanna be awakened somehow
(I wanna be awakened right now)
When we start killing
It all will be falling down
From the hell that we're in
All we are is fading away
When we start killing”

 

[Within Temptation, “The Howling”, The Heart of Every thing, 2007]



 

 

 

 

Il frinire dei grilli non era mai stato così perfettamente udibile come quella sera, risuonava imperioso nell'intera radura e nell'accampamento lì stanziato.

Nessuno dormiva, non avevano il coraggio. Troppo sangue, troppi morti, troppi cadaveri. Il senso di colpa pesava come un macigno sul loro cuore, ancora giovane degli adolescenti.

Oltre al suono dei grilli, quel timbro così uguale e ripetitivo, si poteva sentire di sottofondo il gemere dei feriti, mugugnanti di dolori atroci, prossimi alla morte. E Ino distesa sulla sua coperta logora in quel prato dall'erba bruciata, si rannicchiò su stessa, con i palmi delle mani premuti sulle sue orecchie, per non sentire quel rumore di morte. Voleva solo scappare. Voleva diventare sorda.

Sentì gli occhi inumidirsi, il groppo in gola sciogliersi, ma scosse la testa: non doveva piangere.

Non lo stava facendo Sakura, lei stava salvando vite dalle cinque di quella mattina.

Non lo stava facendo Naruto, lui stava stroncando vite dalle cinque di quella mattina.

Perché avrebbe dovuto, allora, essere lei la prima a mostrare la propria debolezza? Perché doveva essere lei la prima a palesare la sua inutilità?

È brutto essere inutili. Ogni cosa che fai è d'intralcio per gli altri, ogni parola che dici è superflua.

Una goccia. Due gocce. Salate. Veloci. Sue. Lacrime amare. Singhiozzi ripetuti nella notte fredda e buia. Il tremolio delle spalle, dentro al cuore solo la speranza e la voglia di essere più forte. Lo doveva fare per lei. Lo doveva fare per tutti quelli che spezzavano e salvavano vite.

Udì un urlo di dolore. Qualcuno che soffriva, certo, ormai era abituata agli altri che pativano le ferite. Ma quello era il grido di Choji.

Akimichi era stato trovato in fin di vita poche ore prima, il fianco completamente martoriato. Una profonda ferita alla tempia. Aveva perso molto sangue, e ora Haruno, sempre lei, se ne stava prendendo cura, da buona medic ninja qual era. Al contrario di Ino.

Lei, che non era nemmeno in grado di vegliare sui suoi compagni di squadra. Non era riuscita a mantenere la promessa fatta ad Asuma-sensei. Un grido ancora più forte la fece drizzare a sedere. Fare finta di non sentire sarebbe stato da vigliacchi, perché solo loro si tirano indietro. Cercò di mettersi in piedi, per quanto le braccia e le gamba tremanti potessero permetterle. Il cuore le andava a mille. Consapevole che probabilmente quella sarebbe stata una delle ultime notti di Choji.

Sussurrò il suo nome. Lo chiamò segretamente nell'ombra buia della notte ormai tarda.

Per la prima volta da quando era nata, non s'interessò alle splendide e lucenti stelle che brillavano in cielo. Si asciugò le lacrime che le avevano rigato il volto pallido e stanco dalle fatiche e afferrò tutto il coraggio che aveva, dirigendosi verso la tenda dell'amico.

Aveva bisogno di vederlo. Un'ultima volta.

Vedere un'ultima volta quegli occhi pieni di vita. Quelle guance paffute che lei si divertiva a punzecchiare, come si fa con i bambini di cinque anni.

I suoi passi erano strascicati e lenti, le sembrava di avere dei macigni. La vista, troppo annebbiata dal pianto, scorgeva a malapena gli ostacoli del suo cammino, facendola inciampare in buche e pietre, portandola a cadere con violenza sul terreno arido.

«Serve una mano?» le domandò una voce roca, graffiata dall’evidente tristezza che non gli si leggeva negli occhi, come sempre. Quel suo sorriso falso. Tutti i suoi sentimenti erano nascosti lì dietro.

Quel sorrisetto da bastardo, mai che fosse vero, mai che venisse dal cuore.

«No, grazie, Sai...» replicò secca, scacciando con uno schiaffo la candida mano che il ragazzo le aveva porto.

In quel momento, l'ipocrisia, era l'ultima cosa che le serviva. Senza nemmeno degnare il ragazzo di ulteriore sguardo, Ino riprese il suo cammino cupo, lo sguardo basso e le mani strette in pugni. Non si accorse di andare a sbattere contro una persona, non si accorse, all'inizio, dei suoi occhi lucidi. Non si accorse di quella sigaretta mezza accesa in bocca. Non si accorse della sua sofferenza.

Uno sbuffo di fumo la colpì in pieno viso, portandola a tossire.

«Guarda dove vai...» mormorò seccata la figura che aveva davanti.

«Scusa....» rispose, senza ribattere, cosa che invece avrebbe fatto in un'altra situazione simile. No, non poteva, non poteva litigare, quando Choji aveva bisogno di lei.

«Non ti consiglio di andare di là...» continuò la voce maschile, come se nulla fosse.

«... è una merda...» terminò, con una nota ironica nel tono.

«Cho ha bisogno di me…»

«Credimi, sei l'ultima persona che vorrebbe vedere, in questo momento...» riprese il ragazzo con tono sempre più secco.

Ino non gli diede nemmeno ascolto, doveva e voleva vedere Choji. Passò accanto a Shikamaru, decisa ad andare fino in fondo, ma il ragazzo le afferrò il braccio, fermandola. La ragazza lo guardò con rabbia e stupore mischiati assieme.

«Torna a dormire Ino…»

«Cosa? Shika, il mio migliore amico è là dentro! Sta morendo!» urlò, esternando tutto ciò che ricacciava in fondo al proprio cuore, sopportando e sopportando.

«Sì, è lì.... e tu non puoi fare nulla per aiutarlo!» anche Shikamaru alzò la voce, adirato.

Per la prima volta, Yamanaka vide Nara arrabbiarsi, arrabbiarsi sul serio.

La sigaretta cadde in terra, spegnendosi.

«Ha ragione...» fece eco Sai, da dietro la ragazza.

E Ino in quel momento venne distrutta. Distrutta dentro, nel profondo. 'Non puoi fare nulla'. Ennesima prova che non solo lei si considerava inutile quanto un cappotto in piena estate, ma tutti gli altri la consideravano tale. Una persona totalmente inutile. Un peso per tutti.

«Avete ragione… che io vada o no da lui… per Choji non farà differenza…» disse con voce flebile e lo sguardo abbassato.

Chinava un po' troppo spesso il capo negli ultimi giorni.

I due ragazzi videro distintamente cadere da quel capo umiliato, una piccola lacrima, che andò a bagnare la terra.

Ancora una volta, Ino stava piangendo.

Nara, le poggiò delicatamente una mano sull'esile spalla, attirandola a sé e abbracciandola con dolcezza quasi materna, carezzandole i capelli dorati, mentre lei, soffocata da tutto quel 'sopportare', si lasciò andare, affondando il viso nel cappotto da Chuunin dell'amico e versando tutte le sue lacrime.

Sai, vedendo lo spontaneo gesto d'affetto, decise che era meglio allontanarsi, facendo il meno rumore possibile.

«Io… io non so cosa devo fare, Shika!» singhiozzò la ragazza

«... io non ce la faccio più…»

Nara la scostò gentilmente da se, in modo da poter vedere quegli occhi azzurri, cercando di trasmettergli un po' di sicurezza.

«Devi fare esattamente quello che hai fatti fino ad ora, Ino!»

«Cioè niente! Shika io non sto facendo niente!»

Shikamaru spalancò gli occhi, sbalordito.

Era questo. Era questo ciò che pensava? Ciò che, infondo, sembrava pensasse da sempre? Non poteva crederci.

«Ino! E' questo ciò che pensi di te?» balbettò, ancora incredulo.

«Sì Shika... sì...»

Nara la strinse più forte a sé, ora la ragazza sentiva il battito del cuore di lui, era inspiegabilmente accelerato, afferrò due lembi del giubbotto e li strinse,

riprendendo a singhiozzare.

«Sei una sciocca, Yamanaka...» disse infine il ragazzo con un sospiro, affondando il viso in quei fili d'oro. Ino approfittò ancora per parecchi minuti di quel calore che solo Nara sapeva donarle, con semplici e fraterni abbracci. Annusò il suo profumo, un misto di fumo e muschio che le mandava il cervello in tilt. Si scansò lentamente, passandosi un dito sotto l'occhio per arrestare le lacrime.

«Accompagnami da Cho…»

«Ino, tu sei pazza...»

«Non mi chiamo Yamanaka per niente, Shika...»

Lui la prese per mano, stringendola con dolcezza e riscaldandola delicatamente, quasi temesse potesse raffreddarsi ulteriormente.

Pochi passi e si trovarono davanti alla tenda. Choji li aspettava lì dietro.

«Vado...» proferì Ino, prendendo un lungo e profondo respiro.

«Buona fortuna…» le sussurrò Shikamaru, lasciandole la mano.

Attese qualche secondo prima di entrare, aveva troppa paura. Tirò un lungo respiro e si mosse. La tenda sarebbe stata completamente buia se non fosse stato per una piccola lanterna poggiata a terra vicino al letto di Akimichi. Accanto al moribondo, stava Sakura, che ogni po' annacquava un panno di spugna in una bacinella d'acqua fredda, passandolo poi sul viso sofferente di Choji. Ino credette di svenire alla vista del compagno.

Tutto il suo corpo era ricoperto di tagli e abrasioni, completamente scarlatto di sangue ormai secco.

I vestiti erano completamente stracciati e lui giaceva nudo su quel materasso ormai pregno del suo sangue. Ino non si scandalizzò, non ne aveva il coraggio.

Lanciò un'occhiata titubante alla ferita al fianco, era profonda, troppo profonda, incorniciata dalla sporco che la povera Sakura non era riuscita a lavare via.

«Ino...» sibilò Haruno notando la presenza dell'amica. Ino la guardò a lungo, cercando una risposta, una speranza. La ragazza dai capelli rosa abbassò lo sguardo, scuotendo il capo, negando.

«Ho... ho fatto il possibile... mi spiace...» le disse, anche lei sul punto di piangere. Choji non sarebbe stato il primo e nemmeno l'ultimo. Yamanaka si avvicinò all'amica, e tutta l'intenzione di restare vicina a Choji.

«Vai a riposare un po'... resto io qui con lui...»

«Sei sicura, Ino?»

«Sakura, credo di avere superato l'età dell'essere insicura! Sono una kunoichi a tutti gli effetti ormai!»

Haruno alzò le spalle, l'amica era nervosa, poteva capirlo benissimo; si allontanò e uscì, inghiottita dal buio della notte.

Ino si sedette al capezzale dell'amico, con fare titubante gli prese una mano e la strinse forte.

«Ciao Cho...» sussurrò con voce roca e tremolante.

All'inizio il ragazzo sembrò non sentire quella flebile voce. Ino ripeté il suo nome. Una. Due volte. Sentì una piccola pressione sul palmo della mano. Akimichi stava rispondendo alla stretta di mano. Un sorriso spontaneo incurvò le labbra della ragazza, facendole lacrimare appena gli occhi.

«Ciao Cho...» ripeté nuovamente.

«Ino... ciao.» riuscì a rispondere il ragazzo, con grande fatica.

«Sono messo male?» domandò con ironia, cercando di sdrammatizzare quel brutto momento.

La bionda allargò il sorriso.

«No Choji, t-ti riprenderai presto...» mormorò, mentre le lacrime scorrevano ormai sulle candide gote.

«Ehi... p-perché piangi?» si sforzò il ragazzo, continuando a stringere la presa.

«... nulla... sono... sono un'idiota...» rispose, soffocando i singhiozzi.

«L'hai capito finalmente.» fece una voce profonda e sarcastica.

«S-Shika...» proferì l'amico moribondo.

«Sono qui...» accertò il moro, avvicinandosi.

«Siamo qui... siamo il Team dieci... ancora riunito...» terminò Ino, abbracciando entrambi.

«Per l'ultima volta...»

«Non dirlo nemmeno per scherzo, Cho!» lo rimproverò la ragazza, alzando un po' troppo la voce.

«Ino... guardiamo in faccia la realtà. Non vedi in che condizioni sono?»

«Sì, ma io... tu non puoi...»

«Sono un ninja, prima o poi sarebbe dovuto capitare. I ninja non vengono al mondo per vivere...»

«Ma nemmeno per morire, Choji!»

«Infatti...» intervenne Shikamaru, posandole una mano sulla spalla.

«I ninja vengono al mondo per sopravvivere.»

La ragazza rimase a fissare Nara per qualche secondo, incapace di aggiungere altro. Si alzò di scatto, mordendosi il labbro, tirò un calcio alla lampada, facendola cadere in terra in mille pezzi.

«La vita dei ninja... fa schifo...» sibilò a denti stretti, correndo fuori, coprendosi il volto con le mani.

«Ino!» la richiamò Shikamaru, alzandosi anche lui.

«Se fossi in te la recupererei...» sorrise Choji, prima di essere colpito da un attacco di tosse convulsa, sputò sangue.

«Choji!» chiamò Shikamaru, avvicinandosi preoccupato all'amico.

«Va’ da lei, Shika...» ripeté Choji, girandosi di scatto dall'altra parte e vomitando sangue.

«Non posso lasciarti così!»

«Non voglio che il tuo ultimo ricordo di me sia questa brutta immagine... vai a chiamare Sakura, ti prego...» Nara esitò un momento, la fronte madida di sudore.

«Shikamaru va’ da lei... e promettimelo...»

«Cosa, Choji?»

«Non lasciarla mai sola...» detto questo, Akimichi gli sorrise, un sorriso caldo e sincero, prima di chiudere gli occhi e spirare.

 

   
 
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