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Autore: Iva27    16/12/2012    3 recensioni
Emma e Simon sono due ragazzi quasi
normali che hanno i nostri stessi problemi! problemi con professori
strani che sembrano sempre giocare con noi e farci i dispetti, problemi
di cuore perché il cuore non è mai chiaro nei
sentimenti e se lo è il destino ci mette sempre mille
ostacoli da superare, problemi comuni a tutti gli adolescenti!
ma forse Emma e Simon hanno qualche problema in più...
certamente avere dei poteri magici invece di facilitarli gli crea molti
più problemi!!!
é la mia prima storia originale, spero vi possa piacere!!! =)
dal sesto capitolo: Pov Emma:
"E fui travolta da una tale passione che per mezzo secondo mi lasciai
quasi andare.
Cavolo, era il mio primo bacio. E nonostante tutto era... bello...
sì, aveva un sapore e dava delle sensazioni
così...
Poi focalizzai chi avevo davanti e che quello era proprio il mio primo
bacio. E non lo volevo dato da un idiota cavolo.
Gli morsi la lingua con forza.
Lui si staccò con un gemito.
E io gli tirai un forte pugno sul naso."
Pov Simon:
"Gli poggiai una mano sulla nuca portandola ancora più
vicina e baciandola con più intensità. Non avevo
mai provato così tante sensazioni in un bacio.
Era meraviglioso. Labbra contro labbra, lingua contro lingua, le sua
mani tra i miei capelli, il suo respiro nel mio.
Non c'era niente che mi potesse distogliere da quel momento, niente.
Simon?
Come non detto."
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Diciottesimo capitolo


Federico


Fu una confusione di braccia, di mani e di bocche.

Baciai con forza quella bionda di cui non ricordavo più neanche il nome, non volendo pensare a niente e nessuno più. Ma una cosa dovevo pensarla, mi dissi mentre la stringevo a me spingendola contro la mia macchina del posteggio. In uno sprazzo di lucidità avevo ricordato che dovevo lasciare a Giò la mia carta d'identità per il curriculum.

-Bellezza, aspettami in macchina, ora arrivo. Ho dimenticato una cosa- gli dissi staccandomi da lei e aprendogli la macchina. Naturalmente mi portai dietro le chiavi, mica ero talmente ubriaco da non pensare alla possibilità che quella poteva rubarmi la macchina. Era la sola cosa a mio nome che mi sarei potuto tenere tranquillamente.

Tornai dentro e ci misi un po' a trovare Giò.

-Allora te ne vai con Tania, è?- mi chiese lui con sguardo furbo, la sua nuova conquista incollata al suo collo decisamente non preoccupata dal fatto che non aveva la sua attenzione.

-A domani amico!- lo salutai ghignando.

Si chiamava Tania quindi? Oppure era semplicemente uno dei suoi soliti nomignoli? In effetti, sembrava una bambola, ma avrei usato più il nome Barbie che Tania probabilmente.

Tornai in macchina e la trovai col mio telefono in mano.

-Che stai facendo?- chiesi seccato.

-Niente. L'ho trovato sul sedile e lo stavo spostando!- mi spiegò sistemandolo accanto al cambio. Poi mi guardò con sguardo languido.

-Andiamo a casa tua?-

Rimasi un attimo incerto per la prima volta nella mia vita. Cosa mi bloccava dal passare una notte di sesso con una perfetta sconosciuta? Emma...

Ma poi mi balenò in testa lei che abbracciava quel tipo. No, pensai con tutta la rabbia che mi ribolliva dentro, non dovevo farmi minimamente problemi. Tanto lei non se li faceva a quanto sembrava.


*******


Simon


Tornai a casa quella mattina con una grande vaschetta di gelato contento di trovarla deserta. Me la sarei mangiata tutta io alla faccia di loro che se ne erano andati ad un picnic organizzato dall'asilo di Chris senza neanche considerarmi.

Non c'erano neanche i miei amici, che avevano chi un un impegno coi genitori, chi un invito qui, chi un invito là.

Sorrisi pensando a Domenico che mi aveva detto che doveva uscire con un amica, sapendo bene chi potesse essere.

Ilaria sarebbe andata con i suoi in un grande centro commerciale poco lontano per comprare tutto il necessario, del resto cominciava proprio lunedì pomeriggio, cioè domani.

Stavo per prendere un cucchiaio quando sentì una strana sensazione, come di disperazione e una gran voglia di piangere. Mi bloccai incerto e poi mi voltai verso il corridoio.

Emma? Chiesi. Non mi rispose ma capì quasi immediatamente che era proprio lì, nella sua stanza. Io sapevo che sarebbe andata con i miei. Cosa era successo? Stavo per lasciare la vaschetta di gelato e andare da lei, poi la guardai e l'afferrai, insieme a due cucchiai.

Entrai senza bussare nella sua stanza e la trovai sotto le coperte, una forma non perfettamente definita, rannicchiata.

Mi sedetti sul bordo del letto e con tranquillità aprì la vaschetta di gelato.

-Ti andrebbe un po' di setteveli?- domandai.

Vattene!!!!!! Singhiozzò lei nella mente. Stava davvero piangendo quindi. Mi accigliai.

Si può sapere che ti è successo per non accettare neanche il gelato?

Non sono affari tuoi!!!

Invece si. Dai, alzati, smettila di piangere e mangia un po' di gelato! Subito!!! Le ordinai.

Da quando dovrei seguire i tuoi ordini?

Beh, da quando ti offro del gelato mi sembra. Ma nonostante tutto, se tra poco non ti alzi me ne vado di là a mangiarmelo da solo, sai? La punzecchiai prima di iniziare a mangiarlo. Ero preoccupato, ma avevo capito se insistevo sul parlare non mi avrebbe detto niente. Non sono davvero l'idiota che lei pensa sempre.

Si sedette e notai che aveva un viso distrutto, gli occhi rossi e gonfi e l'aria di non aver chiuso occhio quella notte. Mi accigliai, ma gli porsi comunque un cucchiaino, avvicinandogli anche la vaschetta. Lei iniziò a mangiarlo in silenzio, che si prolungò per un bel po'. Iniziammo a parlare quando io attaccai il suo lato della vaschetta.

-Mangiati il tuo strafondente, il setteveli è mio- mi minacciò lei con occhi di fuoco, particolarmente impressionanti visto lo stato pietoso in cui anche prima si trovavano.

-Ma dai, facciamo a metà, no? È troppo per mangiartelo tutta da sola- provai a convincerla.

-Certo! E allora cosa ci facevi con una vaschetta di gelato enorme solo per te? Non avevi l'idea di mangiartelo tutto tu da solo?- mi aveva beccato, ma non importava. Avevo la scusa pronta.

-Cosa c'entra, io sono un maschio, ho un metabolismo diverso dal tuo. Inoltre mi muovo sempre tanto giocando a basket e a calcio. Invece tu non fai che studiare dalla mattina alla sera, se mangi tutto questo gelato ti verrà la ciccia- ribattei con aria da sapiente.

-Ciccia? Come questa per caso?- domandò pizzicandomi un fianco e facendomi male.

-Ehi! Quella non è ciccia, sono muscoli!- protestai.

-Certamente!- rispose ironica.

-Mi prendi anche in giro, ma brava. Ora me ne vado di là col mio gelato e non te lo faccio più mangiare!- e tentai di riprendermelo però anche lei ormai lo teneva da un lato.

Dopo un po' di lotta Emma iniziò a protestare.

-Dai Simon, così rompiamo la vaschetta e lo buttiamo tutto a terra-

-E tu chiedimi scusa!-

-Scusa per cosa?-

-Per avermi insultato dicendo che ho la ciccia-

-Ma è la pura e semplice verità fratello. Hai messo su un po' di ciccia!- mi prese in giro lei. Oppure non mi stava prendendo in giro? Accigliato gli lasciai la vaschetta a lei e non resistetti più, mi alzai la maglia e guardai la mia pancia allo specchio.

-Non è vero che ho la pancia!-


*********

Emma


Risi di cuore per la sua faccia contrariata a preoccupata.

Poi mi appoggiai ai cuscini e ricominciai a mangiare il gelato.

Non pensavo l'avrei mai ammesso ma io dovevo trovarmi un ragazzo come Simon, idiota magari, ma che mi amasse come lui amava Ilaria, che mi facesse ridere, che sapesse consolarmi e che soprattutto non mi avrebbe mai tradito con una sgualdrina che non sapeva neanche parlare l'italiano.

Mi morsi le labbra decisa a non gettare mai più una lacrima per quell'idiota. Per me era scomparso, non esisteva più.


**********


Federico


Che mal di testa che avevo... basta, dovevo smetterla di ubriacarmi altrimenti la mia testa mi avrebbe ucciso. Le sue proteste si facevano sempre più insostenibili. Mi sedetti e non potei non prendermi subito la testa tra le mani, perché mi faceva un male cane.

Distratto mi accorsi che ero nudo nel letto, cosa non poi così insolita a dire la verità. Mi lasciai ricadere sul cuscino, mentre cercavo di riordinare le idee. La rabbia e una sensazione strana che non sapevo interpretare bene affiorò nel petto piano piano ancor prima dei ricordi. Mi stropicciai la faccia con la mano, mentre mi rendevo conto di cosa avevo fatto. Mi sedetti di nuovo e mi guardai in giro per controllare che ci fosse tutto. Ma dei rumori nel bagno mi fecero capire che le mie preoccupazioni erano inutili, era ancora qui. Ok, non era il tipo di ragazza che se ne scappava prima che il ragazzo si svegliasse. Peccato, quelle ti davano molte meno preoccupazioni, anzi, ne restava solo una: la possibilità che ti rubasse qualcosa prima di andarsene.

Ora l'avrei dovuta cacciare in qualche modo.

Aspettai un po', indeciso su cosa fare, mentre la strana sensazione dentro di me si accentuava sempre di più, quando lei rientrò nella stanza, senza niente addosso e tutta gocciolante.

La guardai distratto, cosa che mi preoccupò. Normalmente l'avrei guardato rapito e il mio corpo avrebbe risposto non con una sensazione di dolore allo stomaco, come se mi venisse da vomitare. Abbassai lo sguardo chiedendomi cosa ci fosse che non andava.

La sentì sedersi accanto a me ma mi si rivoltò lo stomaco e decisi di alzarmi subito per non doverla più vedere.

Andai in bagno ignorandola e chiudendo la porta a chiave.

Se ne sarebbe andata in poco tempo e io avrei tentato di capire qualcosa di quello che mi stava succedendo. Forse avevo solo bevuto troppo? Oppure mi era venuta l'influenza?


*********


Noemi


Aprì la porta sicura che fosse lui. E non ne rimasi delusa.

E in più aveva un enorme busta del McDonalds in mano.

-Che ci fai qui?- gli domandai facendo finta di essere stupita del suo arrivo. Domenico ghignò.

-Sai, passavo da queste parti. Anzi, precisamente sono passato prima al Mc perché nella posta ho trovato degli sconti. Ma erano per due menù, tra cui c'era proprio il mc royal deluxe, il panino che io non sopporto proprio...-

-Ma che io invece amo alla follia- intervenni divertita.

-E visto che il cibo non si butta ho deciso di portarlo a te- continuò lui con aria di sufficienza.

-Certo, certo. Entra e speriamo non si siano raffreddate le cose- dissi invitandolo ad entrare. Lui entrò e insieme andammo in salotto.

Mia madre l'aveva finito di ri-arredare da poco e ancora non mi ero abituata allo stile giapponese. Mi mancava decisamente il mio divano bianco e morbidissimo di prima.

Lui non fece commenti e si sedette sul cuscino accanto al tavolo insieme a me. Però si guardò in giro.

-Quindi dove avevi detto che è andata tua madre ieri?-

-Alle terme con delle sue amiche. Mi voleva portare anche a me ma avrei dovuto saltare una settimana di scuola. E non volevo esagerare...- inutile dirgli che in realtà avevo la precisa intenzione di andare con lei ma gli eventi di ieri sera avevano cambiato tutto.

Domenico iniziò a togliere i vari pacchetti dalla busta e a disporli sul tavolo e io mi accigliai guardando la quantità di cibo.

-Ma non avevi parlato di due menù? Cosa sono tutte queste cose?- domandai guardando tutto quel ben di dio.

-Una volta che si deve mangiare, tanto vale fare le cose per bene, giusto?- mi stuzzicò lui.


********


Ilaria


-Come va'?- chiesi mordendomi la lingua per non continuare.

-Hai parlato con mio fratello per caso?- mi chiese lei. La voce era divertita quindi decisi che potevo anche lasciarmi andare a una leggera risata.

-Sì nota tanto? Non ti chiedo ogni volta come stai quando ci sentiamo?- gli domandai chiedendomi se il mio tono fosse davvero così cristallino.

-Forse sono solo paranoica... non so... comunque ho indovinato quindi non importa! Cosa ti ha raccontato mio fratello?-

-Che ti ha trovato in lacrime e non gli hai voluto raccontare niente. A me racconterai qualcosa?- chiesi curiosa e preoccupata.

-Non lo so. Non...- sospirò e rimase in silenzio per un po'. Mi morsi il labbro aspettando che lei parlasse per primo ma dopo un po' mi venne il sospetto che gli si fosse spento il telefono o avesse chiuso, perché il silenzio si stava protraendo per troppo tempo.

-Emma? Ci sei ancora?-

-Sì, ci sono... sto soltanto.. riflettendo-

-Non devi per forza raccontarmi tutto se non vuoi. Solo a grandi linee- provai a incoraggiarla. Sistemai meglio il telefono in mano e mi sdraiai sul letto aspettando la sua risposta.

-Ieri sera ho provato varie volte a sentire Renzi- iniziò e non potei notare il ritorno all'utilizzo del cognome.

-E alla fine mi ha risposto una donna dicendomi che stava andando a casa con lui per fare sesso. Fine della storia-.

Mi sedetti di scatto a dir poco allibita.

-Vuoi che gli vado a spaccare la faccia per conto tuo? Se vuoi ci vado, ho una mazza da baseball. Basterà un bel colpo e poi, quando è svenuto gli raso tutti i capelli. Anche le sopracciglia a pensarci bene!- proposi con furia.

Lei ridacchiò, cosa che mi fece sollevare un po'. L'idea che avesse davvero passato tutta la notte piangendo per quell'idiota mi faceva venire davvero voglia di picchiarlo.

Ma sentirla ridere mi fece capire che forse si era già data una qualche ragione. O comunque era passata ad una nuova fase.

-Guarda, ciò pensato anche io e se me lo trovo davanti probabilmente lo farò io stessa. Ma non ne vale la pena. Sono stata io a illudermi, lui è così, lo sapevo fin dall'inizio, me l'avevi detto, no? Quindi non dovrei essere sorpresa. Ho semplicemente sbagliato a credere che fosse cambiato o che comunque con me fosse diverso. Sono stata stupida, stop-

-Tu non sei stupida Emma. Credere nel bene degli altri non è stupido...- stavo insistendo ma lei mi interruppe.

-È da ingenui e stupidi Ile, lo sai tu, lo so io, lo sa mezzo mondo! Ho sbagliato, non voglio più vederlo e la prossima volta che incontro una persona come lui gli tirò già subito un pugno al naso così me lo tolgo di mezzo-.

Restammo in silenzio, la sua delusione che echeggiava ancora nelle orecchie.

Mi pentì di avergli telefonato e di non essere invece andata da lei. Quando avevo sentito Simon ero rimasta seriamente indecisa se andare o telefonargli e quest'ultima opzione mi era sembrata la migliore, considerata la riservatezza di Emma. Non parlava volentieri dei suoi sentimenti, non raccontava mai molto e anche quando lo faceva non ti guardare negli occhi. Ma ora avrei voluto tanto poterla abbracciare.

-Ti voglio bene Emma e non sei tu stupida, lo è lui perché solo un idiota può farsi scappare una ragazza come te- gli dissi con ardore.

-Grazie Ile-


********


Domenico


Mangiammo tutto chiacchierando tranquillamente.

Sembrava essere tornato tutto come prima, sembrava però. Non ero rimasto decisamente indifferente a Noemi, che di certo non l'aveva fatto apposta, ma era bellissima in quella camicia da notte bianca e nera che gli fasciava il corpo con dolcezza. Ma doveva essere proprio così corta? Non sentiva freddo? Che domande, quella casa era ultra-riscaldata e non faceva affatto freddo. Io specialmente sentivo sempre più caldo.

E la cosa più assurda era che vederla mangiare voracemente il panino del McDonalds si era inaspettatamente dimostrata una cosa delle più sexy che potesse mai fare!

Forse ero io da ricovero, pensai mentre mi fermavo a osservare con attenzione Noemi che mangiava le ultime patatine rimaste.

Sì, dovevo essere decisamente da ricovero, e avere certi pensieri non mi aiutava affatto. Non avevo detto che stavamo chiacchierando tranquillamente? Ciò non sottintendeva che io stavo ascoltando cosa Noemi mi stava dicendo?

Bene, non lo stavo più facendo dall'inizio del discorso, avevo perso completamente il filo e non riuscivo neanche ad ascoltare cosa stesse ancora dicendo Noemi, che parlava animatamente agitando la mano destra e sbattacchiando di qua e di là la patata che aveva in mano.

Smettila Domenico, è solo questione di concentrazione. Concentrati!” mi dissi.

-... Sai, mi piacerebbe davvero tanto potergliela far pagare in qualche modo- e infine mangiò la patatina rimuginando su.

Non potei intervenire perché non sapevo di cosa stesse parlando e decisi di fare qualcosa prima che mi chiedesse la mia opinione sulla faccenda.

Gli rubai una patatina dal pacchetto.

Lei mi guardò male.

-Ehi, quella è mia!-

-Dai, guarda quante ne hai ancora! Io le ho finite!-

-Questo perché te le sei sbafate tutte! Io ne ho lasciate alcune apposta per mangiarle dopo!-

-Non pensavo fossi il tipo di persona che si trattiene- la presi in giro. Lei mi guardò accigliata allungandosi sul tavolo per avvicinarsi al mio viso.

-E che tipo di persona pensi che sono?- chiese maliziosa.

Probabilmente non aveva idea dell'effetto che faceva. Deglutì a fatica.

-Una di quelle che fa quello che vuole e prende quello che vuole senza preoccuparsi di niente e di nessuno-

Lei parve turbata. Poi gattonò verso di me, girando intorno al tavolo e arrivandomi vicino. Si sistemò i calzettoni bianchi che aveva i piedi, alzandoseli un po' visto era erano scivolati, e io indugiai un po' troppo nel guardargli le gambe probabilmente. Ma lei si schiarì la voce e io tornai subito a guardarle il viso.

Alzò i suoi occhi su di me e si morse il labbro inferiore.

-Forse sono semplicemente maturata... non è un atteggiamento da bambini quello che hai appena descritto?-

-Dipende dai punti di vista. Io penso che tu ragioni spesso col cuore, non ascoltando il cervello- dissi sincero riuscendo per fortuna e ritrovare un po' di lucidità.

-Stai cercando di dirmi che non so usare il cervello?- chiese divertita, cercando di smorzare un po' la tensione.

-Sto dicendo che sei una delle poche persone che decide di ascoltare anche il cuore, e non solo il cervello, non che tu non lo sappia usare- mi spiegai e la punzecchiai con il dito sulla fronte, per nascondere l'incertezza della mia voce. Aveva iniziato a usare il cervello proprio quando gli avevo proposto di uscire, cosa che ancora mi bruciava abbastanza.

-Si fanno scelte sbagliate seguendo solo il cuore- commentò lei tristemente guardando il tavolo.

-Ma anche seguendo solo il cervello si fanno errori- precisai.

Ci guardammo negli occhi per quello che parve un minuto lungo un anno.

-Anche tu segui sempre il cuore- mi fece notare lei.

-Vuoi sapere cosa mi dice di fare il mio cuore ora?- lo sussurrai appena. Mi stavo di nuovo lanciando nel vuoto con la stessa persona che già una volta mi aveva lasciato cadere nel baratro con un rifiuto. Sono un masochista? Probabilmente sono solo uno stupido.

Lei comunque annuì e io dovetti rispondergli davvero. Per un attimo fui tentato di mentire, dire qualcos'altro oppure rimangiarmi tutto. Poi però decisi di gettarmi nel vuoto.

-Di baciarti immediatamente- rivelai. Mi parve turbata ma non si allontanò, né abbasso lo sguardo dal mio.

-Vuoi sapere cosa mi dice il mio?- annuì aspettando di sentire il tonfo a terra.

E mi sorprese annullando ormai la poca distanza e baciandomi con dolcezza.

Rimasi interdetto solo per poco, il tempo di sentire il paracadute che si apriva salvandomi la vita, per poi stringerla a me e rispondere al bacio, rendendolo passionale, travolgente, decisamente da sogno proibito.

Lei mi salì a cavalcioni sulle ginocchia e non pensai più a niente. La volevo, la desideravo, l'amavo. Sì, ne ero sempre più convinto, non era solo attrazione, io la volevo tutta, non solo il suo corpo. Le accarezzai la schiena da sopra la camicia da notte desiderando di arrivare alle sue gambe scoperte che mi invitavano a farlo ma non sapevo quanto potessi davvero osare.

Ci staccammo ansimanti per riprendere fiato e guardandoci negli occhi.

-Ti voglio- mi disse.

-Sono tuo- gli risposi.

Sghignazzammo entrambi, sembravano battute di un film, per poi tornare a mangiarci di baci. Lei mi cercò di sfilare la maglietta e io l'aiutai alzando le braccia. Mentre lei mi accarezzava le spalle e il petto io decisi di arrivare alle sue gambe. Le sue morbide, lisce, calde gambe. Lei ansimò leggermente, per prendere poi a baciarmi l'angolo della bocca, la guancia, la mascella, e le mie mani salirono sotto la camicia da notte verso quello che da un po' era continuamente nei miei sogni. I suoi fianchi, il bordo delle mutandine, una mano si piantò lì, massaggiando e giocando con la sua pelle, mentre l'altra mano saliva più su, lungo la spina dorsale, senza trovare nessun ostacolo.

La sentì rabbrividire mentre io sentivo un fuoco dentro inarrestabile.

La spinsi per i fianchi contro di me, per sentirla più vicina, e ritrovai le sue labbra, per poi scendere a baciarle il collo, accarezzandogli la schiena, il sedere, travolto dal desiderio.


********


Federico


Ok, non mi capacitavo delle mie azioni. O meglio reazioni. Perché stavo così male? Non aveva senso! Insomma, avevo altri motivi per stare male, no? Potevo stare male per via di mio padre, per i guai in cui mi ero cacciato e per le situazioni in cui mi sarei presto trovato. Non potevo stare male per una ragazza. Avevo promesso che nessuna donna mi avrebbe più fatto male, che non mi sarei più fidato di nessuno.

Per quanto avessi momentaneamente molti problemi con mio padre, una delle cose che mi aveva insegnato era proprio di non fidarsi mai delle donne, che sono creature egoiste e astute, ti distruggono la vita e poi se ne vanno senza pensarci due volte. E quello che era successo dimostrava che aveva ragione.

Ma allora perché mi ero ritrovato in questa situazione? Mi voltai e presi il telefono. Non l'avevo guardato da ieri. Notai che c'era un messaggio. Lo guardai con una strana sensazione di attesa dentro ma poi vidi che era solo un messaggio di Giò e tutto svanì. Lo lessi più che altro per informazione. Avevo un colloquio di lavoro tra qualche ora. Interessante. Dovevo vestirmi al più presto. Ma prima avrei fatto una cosa. Avrei cancellato il numero di Emma, così non avrei avuto la tentazione di chiamarla o di ripensarci soltanto.

Sfogliai le ultime chiamate ma notai che tutto il registro era cancellato.

Non c'erano né le ultime chiamate ricevute né quelle effettuate.

Accigliato guardai la rubrica e fui sollevato dal vedere che quella non si era cancellata. Ma quindi come mai non c’erano più i numeri recenti? Scorsi la rubrica e non trovai il suo numero. Dov’era? Cos’era successo? Ricordai la bionda con il mio telefono in mano, il giorno prima. Possibile che quella mi avesse cancellato il numero? Ma perché? Perché proprio il suo? E se Emma mi avesse chiamato quando era in discoteca? All’improvviso mi rimproverai di non sapere niente di quella ragazza per poterglielo chiedere subito. Dovevo parlare con Emma, dovevo cercarla. Mi fermai sotto casa sua ma non la vidi. E purtroppo dovevo andare al colloquio di lavoro. Avrei rimandato la questione. Magari potevo vederla domani quando andava a scuola. Io ero ancora sospeso, ma potevo aspettarla all'entrata!


********


Noemi


Cosa stavamo facendo? Non ci saremmo dovuti fermare? Non avremmo rovinato per sempre la nostra amicizia in questo modo? Ma il mio corpo non mi obbediva più. Le mie mani continuarono a sbottonargli i pantaloni e la mia bocca a giocare con la sua in modo sempre più avventato.

A sorpresa lui mi sollevo e mi ritrovai prima ancora di rendermene conto con la schiena contro il basso tavolino con lui su di me, che mi baciava con ardore sempre maggiore. Ma non resistette molto. Con un gran botto le sottili gambe cedettero e noi ci guardammo sconvolti. Per poi scoppiare a ridere. Ci alzammo ancora piegati in due dalle risate e poi ci guardammo negli occhi. Era giusto o non era giusto?

Era un ottimo momento per interrompere tutto qui, potevamo smorzare la situazione, far finta di niente, fare qualche battuta e ritornare come se non fosse successo niente a parlare o a metterci a guardare la tv. Ma non rimasi nel dubbio per tanto, perché Domenico mi prese le mani e insieme andammo verso la mia camera.


*****


Emma


Non volevo andare a scuola quella mattina. Mi alzai di malavoglia e ci misi un sacco di tempo a prepararmi, cosa che non sfuggì a mia madre.

Mi venne a trovare lasciando Chris con papà che si stava facendo la barba in bagno, sentivo chiaramente le sue urla mentre lei voleva giocare con l'acqua e la schiuma, e si sedette accanto a me sul letto. Io stavo guardando l'armadio con l'anta aperta alla ricerca di qualche idea per vestirmi e mi voltai per guardarla con sguardo spento.

-Non ti senti bene?- mi chiese.

-In effetti non ho dormito bene- sintetizzai.

-Vuoi restare a casa oggi?- mi propose sorridente.

La guardai incerta, per poi sorriderle.

-Sì mamy, grazie!- e l'abbracciai. Lei ricambiò l'abbraccio, per poi lasciarmi e guardandomi negli occhi.

-Ci vediamo a pranzo piccola!- e se ne andò via. Io mi rinfilai veloce sotto le coperte, felice di quel gesto d'affetto. Non mi andava davvero di andare a scuola, volevo stare solo a letto a riposare. Non ero riuscita a dormire bene, avevo mal di testa e lo sconforto dentro, nonostante il fatto che sapevo che non dovevo averlo!

Sorrisi, pensando alle lamentele di Simon che sarebbero arrivate a breve, ma con mia grande sorpresa non mi interruppero. Mi addormentai tranquillamente, affondando nell'oblio.


*******


Ilaria


-E così Emma è rimasta a casa- notai. Lui era stranamente serio e non si era lamentato della cosa come sapevo avrebbe fatto, cosa strana. Me l'aveva solo riferito poco dopo esserci salutati.

-Voleva riposare immagino- disse soltanto. Forse era risentito perché non gli avevo detto niente del motivo della tristezza di Emma? Ma cosa gli avrei dovuto dire? E se l'avesse saputo cosa avrebbe fatto? La cosa sbagliata, sicuramente. Potevo metterci la mano sul fuoco. Ma... non mi fermai oltre a pensarci perché mentre andavamo verso le nostre classi, Noemi mi corse incontro tutta allegra.

-Buongiorno ragazzi! Come state? Com'è stata la vostra domenica?- ci domandò.

-Tranquilla. E la tua? Ti vedo smagliante!- gli feci notare felice per lei.

-Beh, si, è stata particolarmente serena-

-E impegnativa? Non mi hai risposto tutto il giorno- leggevo nei suoi occhi che c'era qualcosa di più, non ci voleva un medium.

-In effetti non mi sono accorta dei tuoi messaggi fino a stamattina. Dettagli, comunque. Sai, volevo proporre a te ed a Emma un pigiama party stasera. Ma dov'è lei?- e si voltò verso Simon che si strinse tra le spalle.

-Non stava molto bene ed è rimasta a casa. Ma probabilmente gli piacerebbe questa proposta, se si sente di venire!- com'era bello il mio amore e gentile! Probabilmente il mio sguardo era a cuoricino mentre lo guardavo e lo distolsi ridendo al pensiero del lamento disgustato che avrebbe fatto Emma se mi avesse visto.

-Bene, ho casa libera e non vedo l'ora di fare una serata tra solo donne!- e mi prese a braccetto portandomi via.

Mi voltai verso Simon che mi fece un cenno di saluto prima di entrare nella propria classe, e io mi lasciai trascinare da Noemi nella nostra. Ci sedemmo e mi voltai a guardare Noemi.

-Allora, cos'hai fatto ieri?-

Lei arrossì e io di conseguenza assottigliai lo sguardo.

-Cos'hai fatto Noemi?- domandai più curiosa che mai.

-Non te lo dico perché altrimenti mi inizierai a tormentare all'infinito su quello che ho fatto. Basta dirti che ho passato una bella e tranquilla giornata e mi sento come nuova-

-Ma io ti tormenterò anche se non mi dici niente, non ci hai pensato? Dai, sputa il rospoooooo!!!!!!!!!!!!!!!-


******


Federico


-Ok Fede, forse ho esagerato con il colloquio di ieri. Ma pensavo che ti sarebbe piaciuto, insomma, potevi divertiti- Giò stava ridacchiando ancora quando sbuffai.

-Fare lo gigolò sarebbe divertente certo, ma non penso che sarebbe un lavoro che mi farebbe passare come responsabile e maturo agli occhi di mio padre. Devo cercare qualcosa di più serio e sicuro, purtroppo- gli spiegai.

-Fede guarda che è difficile però. Non hai neanche il diploma e deve lasciarti appunto il tempo per andare a scuola e studiare. Non ci sono molti lavori che puoi fare che ti assicurino una sicurezza economica. Potrei farti pulire casa mia a giorni alterni. Ti darei 6 euro all'ora!- e scoppiammo a ridere entrambi.

-Devo essere davvero disperato se mi rivolgo ad un cretino come te!- dissi ridendo ancora.

-Bravo, è così che si tratta un amico? Guarda che potrei offendermi! Comunque vedrò se trovo qualcos'altro. Comunque che fai? Mangiamo insieme a pranzo? Io finisco tra mezz'ora di lavorare- mi propose.

-Non lo so amico. Sto aspettando una persona e forse sono impegnato- lanciai un'occhiata al cancello della scuola. A breve sarebbero usciti tutti e speravo di beccare Emma. Dovevo parlargli e non ero riuscito stamattina a svegliarmi abbastanza presto per fermarla all'entrata.

-Una ragazza? Forse quella bionda di sabato?-

-Decisamente no! Non hai idea di quanto ho dovuto fare per farla andare via. Comunque ci sentiamo più tardi- e chiusi. Poco dopo suonò la campana e rimasi in macchina con la portiere aperta aspettando di vederla spuntare fuori. Ma vidi suo fratello, qualche sua amica, ma non lei.


*******


Emma


-Allora, com'è andata la prima lezione?- Ilaria era appena arrivata a casa di Noemi e ci eravamo appena sedute sul divano quando gli posi questa domanda. Lei sorrise felice.

-È stata unica. Mi sono sorpresa di ricordare abbastanza passi, anche se non sono sicura di essere riuscita a farli tutti bene, ma è stata una lezione fantastica. In più l'insegnante è una vera celebrità- ci raccontò.

-Ma è la classica snob con la puzza sotto il naso?- chiese Noemi aprendo un pacco di patatine e offrendocele.

-Non troppo, anche se sfido chiunque ad avere una carriera come la sua e non sentirsi una regina! Gli hanno montato molto la testa quando era giovane elogiandola in ogni modo possibile ed inimmaginabile. Sembrava dovesse diventare la regina del mondo. Ma gli anni passano e si è ritrovata con la sola possibilità di insegnare per andare avanti-

-E tutti i soldi che avrà fatto?- chiese Noemi.

-Sfumati nel nulla. Si dava alla bella vita o quasi a quanto sembra. Ma se la vedi ballare capisci a pieno cosa vuol dire ballare. Tutt'ora è bravissima, anche se non è nel pieno delle sue forze e non balla spesso; ha problemi al ginocchio-

-La danza non ti porta a essere ricchi a quanto pare- commentai.

-Infatti mio padre me l'ha ribadito varie volte da quando ho ricominciato a parlare di danza. Lui ha avuto sua madre che ballava e mi racconta spesso di come è stato difficile andare avanti con solo il suo stipendio da insegnante. Comunque parliamo di cose più importanti. Emma, Noemi ci sta tenendo un segreto, lo sai?- e Ilaria mi lanciò un'occhiata da intenditrice. Mi incuriosì anch'io e ci voltammo quasi contemporaneamente verso Noemi.

-C'entra la persona con cui stavi parlando al telefono prima e di cui non mi hai voluto svelare l'identità?- domandai.

-Ah, stavi per caso parlando con un ragazzo?- chiese Ilaria inchiodandola con lo sguardo.

Lei mangiò una patatina con aria indecisa. Probabilmente non sapeva cosa dirci, o da dove partire a parlare, altrimenti non avrebbe organizzato una serata come questa. Si divertiva a tenerci sulle spine.

-Diciamo che sono stata con un ragazzo, sì. Ma per motivi di sopravvivenza non vi dirò chi è- disse infine.

-Come??? E perché no? Noi vogliamo sapere chi è- intervenne Ilaria sconvolta.

-Cosa vuoi dire con motivi di sopravvivenza?- chiesi immaginando la sua risposta.

-Vedi, questa persona è un mio amico e quello che è successo non cambierà le cose tra noi. È un amico, non un possibile ragazzo o altro. Non ci siamo promessi niente e non nè parleremo più probabilmente. Però so che voi ne farete una storia infinita, quindi non aggiungo altro. Infondo l'importante è che sono felice, giusto?- e ci guardò sorridente.

-Speri davvero di salvarti così? Che ingenua che sei- scosse la testa Ilaria. Il sorriso di Ilaria si spense e la guardò seccata.

-Non mi rendere le cose difficili Ile, te ne prego!-

-Le cose difficili? Non rendo affatto le cose difficili. Voglio solo più dettagli. L'avete fatto? Com'è successo? Cioè, come ci siete arrivate?- ci sorprese lei. Io ero convintissima che avrebbe insistito per sapere chi era il lui. Ma mi bastò poco per intuire che lei lo sapeva, così come pensavo di saperlo io.

Il lui era Domenico, doveva essere per forza lui. E non era il caso di fargli notare che era quasi scontato che lo fosse, nessun altro l'avrebbe resa così felice.


Fu divertente stare tutte insieme, spettegolare, guardarsi un film in pigiama e parlare delle cose più assurde e insensate.

Mi sentì bene di nuovo e sicura di riuscire a dimenticare Federico senza problemi. Sicurissima.

Lo rimasi fino a quando non uscì insieme a loro la mattina dopo per andare a scuola e me lo trovai davanti al portone di casa di Noemi.


********  

Ed eccomi tornata!!!! c'è ancora qualcuno??? avete tutti abbandonato questa storia??? spero di no, e scusatemi se sono scomparsa per l'ennesima volta. Non era mia intenzione sparire di nuovo ma ho avuto vari problemi, sia di ispirazione che di intenet! avevo il capitolo quasi pronto da un bel pò, dovevo solo decidere come finirlo ma non trovato il tempo di mettermi al pc e quando potevo pensavo che tanto non sarei riuscita ad aggiornare comunque e mi passava l'ispirazione... ma ora l'ho finito e sto già iniziando a scrivere il prossimo! ora, naturalmente non prometto niente visto che non riesco quasi mai a mantenere le promesse, ma prometto che farò del mio meglio per non sparire più! sono piuttosto incerta su molti punti in questo capitolo... cosa ne pensate? fatemi sapere la vostra opinione, mi raccomando, anche critiche costruttive!!!  

voglio ringraziare chi continuerà a seguire questa storia nonostante le mie sparizioni e ringrazio specialmente Rosaly che continua sempre a sostenermi con le sue recensioni e la nuova arrivata Hp_PJ_RG_E 4ever che mi ha riempito di gioia il cuore con il suo sostegno a questa storia e all'altra. grazie di cuore, dedico a voi questo capitolo sperando magari di dedicarvene uno ancora più bello in futuro!!!! tantissimi baci a tutti, alla prossima!!!!!!!!!!!

   
 
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