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Autore: Aku Yamamoto    16/12/2012    1 recensioni
“Guardi, Matto, pare che Alice sia arrivata perché non andiamo a dargli il dovuto ‘benvenuto’? Sono certo che ne sarà entusiasta!”
Non sono mai stato un ragazzo normale. E’ da quando ho dodici anni che una ragazza con le orecchie da coniglio mi parla. Quello che dice non è sensato. Parla a suon d’indovinelli, e per la mia capacità intellettiva, comprenderli è uno sforzo molto duro.
Non ho mai capito la differenza fra il mondo dei matti, e quello normale.
Nel secondo c’è caos. Nel primo c’è caos. Nel secondo c’è la guerra. Nel primo c’è la guerra. Allora, perché sono così diversi fra loro?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Sovrannaturale
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.Sprout 1


Blanche mi prese in braccio, e saltammo dentro un tunnel.
Non so spiegare benissimo com’era combinato, ma non ci viaggiammo per qualche minuto, niente di ché.
Quando uscimmo, si aprì il paesaggio alquanto bizzarro. Eravamo dentro una stanza di cui le pareti e il pavimento sembravano fatti di porcellana, erano di colore lilla perlato e quando camminavi, le orme assumevano vari colori. Con il piede destro tralasciavi passi con tonalità fredde, mentre con la sinistra, calde.
La cosa più strana era che la stanza era al contrario. Praticamente stavamo camminando sul tetto, mentre i tavoli, le sedie, la libreria e il camino, erano sopra di noi.
Finalmente, Blanche mi posò per terra.
“Mphf... Con questi vestiti ti riconoscerebbero subito.. Meglio che te ne vada a prendere altri. Tu stai fermo qua, e non avvicinarti ai quadri: Se li fissi per troppo tempo ti prenderanno e ti porterebbero con loro. Torno subito.”
Se non fossi attratto dalla stanza, non penso l’avrei esplorata.
Avanzai, e guardai tutto attorno come se fossi spaesato.
Mentre camminavo, notavo i disegni sul “pavimento” molto accurati. I capelli neri dell’angelo che entravano in contrasto perfetto con il rosa candido del viso, i vestiti increspati dal vento sembravano veli.
Aspettando l’arrivo di Blanche, mi misi a sedere in un angolino a riflettere. Per i comuni umani, potrebbe essere impossibile entrare in uno specchio insieme ad un travestito, fino ad arrivare  in un luogo bizzarro.
Ma, ripeto, questo per i comuni umani, non di certo per me. Non credo sia divertente. E’ deprimente.
**
Blanche non stava tornando più, e nel frattempo fuori era diventato arancione ed io stavo per assopirmi. Da fuori entrò una melodia lieve e debole.
**
“Ti piace? Uno dei dottori me l’ha insegnata.”
Suonava con un semplice bastoncino, battendo sulle cose circostanti. Lo invidiavo. Era sorprendente che lui, nonostante ci trovassimo in quel luogo, fosse così allegro. I sorrisi che mi rivolgeva riempivano le inutili ore della mia vita. Io dovevo morire quel giorno.
Ricordo ancora un episodio. Era notte fonda. Silenzio  tombale, soltanto da lontano si sentivano i ticchettii dell’orologio a pendolo che segnava i secondi. Lui venne dall’altra stanza, solo per me, col rischio di essere scoperto dai dottori ed essere sottoposto alla punizione.
“Sei sveglio?”
Mi girai tra le coperte verso la sua direzione. Era là, accovacciato che picchiettava sulla mia testa per vedere se ero sveglio.
“Ho scoperto un nuovo posto! Ti va di venire?”
E fu a quel momento che notai i suoi occhi, acidi.
Mi afferrò la mano, ancora sotto le coperte.
“Ti prego!”
Non potevo non dirgli di no. Ci avventurammo per il corridoio, era buio, umido ed anche fetido. Si sentiva l’odore di carne triturata, viva. Faceva venire la nausea, e durante la strada, sicuramente, calpestai qualche bulbo oculare a piede nudo. La sensazione del viscido non è una delle più emozionanti.
“Stiamo per arrivare...”
Lui aprì la porta.
La stanza non emanava una luce fortissima. Appena entrammo notai degli scaffali, impolverati e qualche ragnatela qua e là. Infondo alla stanza, accanto alla piccola finestra appannata, vi era un tavolino con un piccolo piattino, dentro la cera che fumava e la piccola fiamma che traballava come se venisse tagliata da piccoli soffi.
Sopra il tavolino vi era un foglio ed una pianola mal conciata.
“Ricordi la melodia che ti feci sentire? Trovando questo attrezzo ho imparato a suonarla!”
Quando cominciò a suonare, l’oggetto emetteva il suono melodico di qualcosa che batte delicatamente sui cristalli. Come una campanella di vetro.
“Ti piace, vero, Tobia?”
**
“... Tobia...”
Mi ritrovai girovagando per un bosco. Era notte, udivo il canto delle cicale e la risata infelice di una bambina echeggiare.
Avevo ancora gli stessi vestiti di quando ero arrivato, ciò voleva dire che Blanche non era arrivato, ed avevo camminato sonnambulo per un luogo sconosciuto. In lontananza vidi la sagoma di qualcuno rannicchiato, appoggiato ad un albero.
Camminai verso quella che era la bambina che rideva, dato che il suono si faceva sempre più forte. Il fruscio dei miei passi, e l’incartocciarsi delle foglie la fece smettere in un singhiozzo. Era avvolta in un lenzuolo bianco. Non riuscivo a mettere a fuoco le sue forme.
“Chi sei tu?”
Non mi degnai di risponderle.
“Non ti avvicinare sono pericolosa.
Anche tu vuoi rubarmi lui, vero?”
“Lui chi?”
“Lo so che lo sai, non mentire, questo trucco non funziona più! Sì... il mio amico con i capelli blu notte...”
Mi stava prendendo in giro?
“Lo so che lo conosci... me lo vuoi portare via...”
Mi avvicinai alla sagoma. Mi stava stancando, e con un colpo veloce le tolsi il lenzuolo.
Non l’avessi mai fatto.
Scoppiò in una risata sadica, che non aveva niente di una bambina. Avanzò verso me a passo fulmineo, ondeggiando a destra ed a sinistra con il viso abbassato. Cercai di andare dietro, ma lei mi saltò subito al collo, strozzandomi. Quando me la ritrovai davanti, il suo viso era degradato, con un sorriso maniacale e gli occhi che palpitavano di sangue. Era uno spettacolo orribile. Non mi faceva respirare, e dopo qualche tentativo di liberarmi, caddi in un buco.
Dopo essere stato sballottato tra le rocce di un tunnel, uscì fuori.
Mi ritrovai a terra, ancora in un bosco, ma non sembravo esser lontano da qualche casa pronta ad ospitarmi, tranne che fosse ancora uno di quei demoni come la bambina di prima...
Sentivo degli ansiti distanti qualche chilometro. Man mano che mi avvicinavo, agli ansiti, si aggiungevano delle posate che sbattevano fra loro e il rumore della porcellana che si frattura.
Cominciai a vedere qualche lucina, e mi affrettai a raggiungerla.
Appena arrivai, notai una lunghissima tavolata, tipo per una sessantina di persone, piena di ogni ben di Dio.
Il cibo non era l’unica cosa che si trovava sul tavolo. Vi erano pure due persone, una sopra all’altra. Riuscivo a vedere solo quello che stava sopra, con i capelli neri, e teneva le gambe dell’altro divaricate e in seno al suo petto. Spingeva di poco verso colui che subiva. Sembrava stessero fare cose un po’ intime ed ambigue, anche se nessuno dei due era svestito, dato che sentivo alcuni schiocchi di bacio. Sembrava non si fossero accorti di me.
“Guardi, Matto, pare che Alice sia arrivata perché non andiamo a dargli il dovuto ‘benvenuto’? Sono certo che ne sarà entusiasta!”
La voce veniva da dietro me, e l’uomo mi poggiò una mano sulla spalla.
La persona con i capelli neri si girò malamente verso me. Penso di non aver dato un’ottima impressione...
 
**
Ci sedemmo in tavola. L’aria era un po’ tesa. Il ‘matto’ sedeva a capotavola mentre io ero al suo opposto. L’uomo che mi venne dietro, aveva i capelli castani, anche se assomigliavano di più ad un color caramello, gli occhi magenta, ed un abbigliamento abbastanza simile a quello di Blanche, parlando di colori. Oh, e cosa fondamentale era dotato di orecchie e coda da gatto. Il ragazzo che stava sotto il ‘matto’, somigliava molto ad un’adolescente di quindici anni, se non di meno. Aveva i capelli mossi, color miele e gli occhi viola molto freddo. Aveva le orecchie da lepre e una codina batuffolosa.
Mentre il ‘matto’... continuava a guardarmi annoiato, trafiggendomi con i suoi occhi del colore del tramonto. O almeno credo, dato che il cappello faceva ombra sul viso.
Tutti sembravano tranquilli: Il gatto era comodo con le gambe accavallate poggiate sul tavolo e sorrideva, la lepre mangiava i dolci e il matto sorseggiava il suo thè.
“Thomas, sei sicuro che sia Alice?”
“Ooh, non ti fidi di me?”
“L’odore che emana sembra proprio il suo!”
I tre cominciarono a discutere come dei cretini.
Oddio, sono finito in un tavolo di matti.


Il lato oscuro di Aku!
Salve a tutti! Vi prego, non picchiatemi per l'attesa. ;A;
Il problema è stata la scuola >.< Non mi ha permesso
di andare avanti con la storia ç_ç (Per un periodo non ho neanche avuto una vita sociale ;_; )
Neanche il capitolo è granché D;
Vabè, pazienza, spero almeno che sia stato di
vostro gradimento >w<
  
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