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Autore: Mitsuki91    16/12/2012    3 recensioni
Tom Orvoloson Riddle ha trovato l'amore.
Grazie ad un gioco organizzato da alcuni studenti di Hogwarts è riuscito a conoscere una ragazza che, pian piano, ha fatto breccia nel suo cuore di ghiaccio. Assieme a lei ha scoperto le sue origini e la sua parentela con Salazar Serpeverde, sempre con lei ha scoperto e aperto la camera dei segreti sfiorando la tragedia... Fortunatamente Albus Silente è riuscito ad intervenire in tempo ed i due si sono beccati solo un'enorme punizione.
Ora le vacanze estive sono alle porte, ma né Tom né Eva vogliono tornare a casa... Tom desidera rimanere ad Hogwarts e, soprattutto, vuole capire come mai sedici anni prima sua madre è morta in uno squallido orfanotrofio per darlo alla luce, nonostante fosse una strega.
Che ne sarà di Tom ed Eva? Scopriranno cos'è successo realmente a Merope, e capiranno cosa vogliono fare davvero della loro vita d'ora in avanti?
[seguito de 'L'erede di Serpeverde', a sua volta seguito de 'Il gioco degli inafferrabili']
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Non tutto il male viene per nuocere'
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Buona sera a tutti u.u
Oggi è il mio compleanno… E ho deciso di farvi io un regalo XD
Ecco qui il nuovo capitolo! XD Ringraziate Luna Kira Malfoy che su facebook mi ha fatto gli auguri e mi ha ricordato (inconsapevolmente) di pubblicare! XD
Beh, come al solito vi ringrazio tutti =)
Buona lettura, fatemi sapere che ne pensate! =)
(PS= ho usato le stesse frasi del libro u.u)


Orfin Gaunt

I due ragazzi erano fermi davanti al portone d’ingresso quando il professor Silente li raggiunse.
“Dove hai detto che si trovano i tuoi parenti?” chiese il professore, mentre tutti e tre si incamminavano verso il cancello.
“Il paese dovrebbe chiamarsi Little Hangleton. Non so esattamente dove sia la casa… Ho l’indirizzo, però, anche se non è molto chiaro…”
Silente si fermò e sorrise.
“Non preoccuparti, Tom, la troveremo.”
Il ragazzo annuì brevemente ed Eva gli strinse una mano.
Appena uscirono dalla protezioni del castello il professore stese un braccio per poter eseguire una materializzazione congiunta. I due ragazzi, infatti, erano ancora troppo giovani e non avevano ancora dato l’esame di materializzazione.
Sparirono e riapparirono poco dopo con un lieve pop ai margini di una foresta, poco lontani dal villaggio, per non farsi vedere dai Babbani.
“Allora, Tom… L’indirizzo?”
Il ragazzo prese un pezzo di pergamena dalla tasca dei pantaloni e lo porse a Silente. Il mago pronunciò uno strano incantesimo puntando la bacchetta contro il foglio: dopo alcuni istanti la bacchetta stessa si rigirò nella mano del suo proprietario ed indicò un piccolo viottolo.
I tre si apprestarono a seguire la strada. Dopo circa un quarto d’ora la bacchetta ebbe un brusco cambio di direzione e indicò il folto degli alberi: Tom guardò Eva in modo perplesso e poi si infilò in un piccolo buco nella siepe per entrare nel bosco.
Riconobbero la casa solo perché la bacchetta di Silente la stava indicando. Il luogo era sporco e umido: la costruzione era talmente logora, piena di muffa ed edera, che sembrava reggersi in piedi solo con l’ausilio della magia.
Tom si avvicinò alla casa, leggermente disgustato. Eva gli stette accanto, preoccupata, tenendogli sempre la mano per infondergli forza. Silente, invece, si era fermato parecchi passi indietro e osservava ammirato il bosco: guardava ovunque tranne che verso la casa. Il ragazzo capì che gli stava dando la possibilità di fare quello che voleva senza dover subire le interferenze di un insegnate, ovvero di un autorità, e lo apprezzò molto per questo.
Trovarono la porta a fatica: il legno era marcio e si distingueva dalla pietra anche e soprattutto per il serpente che vi era inchiodato sopra. Con un moto di disgusto Tom l’aprì.
“TU!”
Se l’uomo non si fosse mosso probabilmente né Tom né Eva l’avrebbero individuato, in mezzo a quel lerciume. Aveva capelli e barba lunghissimi e sporchi e vestiva quelli che dovevano essere stracci.
“TU!” ripeté, prima di scagliarsi contro il ragazzo. Aveva un pugnale e una bacchetta.
Fermo.”
Tom disse la prima cosa che gli venne in mente e usò il Serpentese per coglierlo di sorpresa: funzionò. L’uomo scivolò verso il tavolo e fece cadere delle pentole. Rimasero in silenzio a lungo: Eva si strinse di più a Tom, decisamente spaventata dall’uomo e dai sibili che non capiva.
Lo parli?” chiese infine lo sconosciuto.
Sì, lo parlo. Sei Orvoloson?
No.”
Dov’è?
Morto. E’ morto anni fa, no?
Allora tu chi sei? Orfin?
Ma sì…
Ci fu ancora un attimo di silenzio, in cui Tom strinse la mano ad Eva, come a comunicarle che andava tutto bene. La ragazza alzò lo sguardo e vide che lui aveva un’espressione tesa, corrucciata.
Pensavo che eri quel Babbano. Sei uguale a quel Babbano.”
Ora Tom era stupito. Eva si sentì estremamente frustrata nel non riuscire a comprendere cosa i due si stessero dicendo.
Quale Babbano?
Quel Babbano che piaceva a mia sorella, quel Babbano che vive nella grande casa lassù. Sei identico a lui. Riddle. Ma adesso è più vecchio, eh? E’ più vecchio di te, adesso che ci penso…”
Tom si sentì quasi mancare.
Suo padre.
Aveva trovato suo padre. Non nutriva particolari speranze su quel versante: essendo i Gaunt una famiglia Purosangue con una mentalità retrograda era ovvio che lui fosse un bastardo di qualche tipo, abbandonato in orfanotrofio perché non degno. Nessuno dei suoi parenti si era mai degnato di cercarlo, da parte di madre. Forse suo padre nemmeno sapeva della sua esistenza: era un’ipotesi che gli si era appena affacciata alla mente ed appariva così meravigliosa…
E’ tornato, sai?
Riddle è tornato?
Già, l’ha lasciata, e le sta bene, sposare quella feccia! Ci ha derubati, sai, prima di scappare! Dov’è il medaglione, eh, dov’è il medaglione di Serpeverde? Ci ha disonorati, quella sgualdrina! E tu chi sei, che vieni qui a fare domande su tutto? E’ finita, no… Finita…
Le sue ipotesi svanirono prima che ancora che potessero concretizzarsi: i suoi genitori erano sposati. Ma allora… Perché? Perché Riddle era tornato e aveva abbandonato sua madre incinta e disperata, lasciandola morire?
Doveva scoprirlo.
Con questo pensiero in testa Tom si voltò e trascinò via Eva dalla casa, lasciando Orfin solo con sé stesso e la sua miseria.
“Che succede?” gli chiese la ragazza.
Tom scosse leggermente la testa e non parlò finché non tornarono da Silente.
“Ah! Ragazzo! Come è andata? E’ stata una rimpatriata piacevole?”
“Professore” disse il giovane “Le scoccerebbe accompagnarci da un’altra parte?”
“Per oggi, miei cari, sono tutto vostro. Dove dobbiamo andare? Servirà di nuovo materializzarci?”
Tom scosse la testa e uscì dal folto degli alberi. Eva lo seguì, perplessa e preoccupata, e Silente rimase qualche passo dietro a loro.
Una volta che furono di nuovo sul viottolo il ragazzo si guardò attorno e indicò con il capo una grande villa gentilizia.
“Lì. A quanto pare è la casa di mio padre.”
Eva spalancò gli occhi, meravigliata e inorridita insieme, mentre Silente si mise in marcia fischiettando un allegro motivetto.
   
 
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