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Autore: EclipseOfHeart    17/12/2012    2 recensioni
Terada non ha mai saputo il perché, ma lei è cresciuta troppo in fretta e, arrivata all’età di dieci anni, erano gli occhi di una giovane donna a fissarlo, non quelli di una bambina.
Era stato così incredibilmente semplice avvicinarsi a lei.

Buona lettura :)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Professor Terada, Rika Sasaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza fiato

 

[Tell me how

am I supposed to live without you
Want you please tell me now
Tell me how

am I supposed to live without you]

 

 

Terada l’ha sempre guardata con occhio diverso, si capiva che era una bambina molto più matura di quanto la sua età dimostrasse.

Rika Sasaki non è mai stata una semplice bimba, che fa del gioco la sua attività principale e guarda il mondo con occhi ingenui, lei ha sempre visto più dei suoi coetanei.

Ha sempre agito con saggezza, comportandosi con le sue compagne con un affetto quasi materno di quanto è protettivo.

Terada non ha mai saputo il perché, ma lei è cresciuta troppo in fretta e, arrivata all’età di dieci anni, erano gli occhi di una giovane donna a fissarlo, non quelli di una bambina.

Era stato così incredibilmente semplice avvicinarsi a lei.

 

«Sasaki, ancora qui sei?» le domanda un tardo pomeriggio, dopo averla trovata in classe a leggere nel suo banco, diligente e composta come sempre.

«Scusi professor Terada, stavo finendo il capitolo del libro. A casa non c’è sempre la tranquillità adatta.» replica lei, dopo essere arrossita per essere stata “scoperta”, riponendo in fretta la sua lettura nello zainetto.

Terada vorrebbe avanzare qualche altra domanda, ma non ce la fa. Gli sembra di essere indiscreto.

Rika esce dall’aula, alzando lo sguardo verso di lui: «Buona serata, professore. A domani.»

Lui ricambia, osservando la sua figura svanire tra i corridoi illuminati dalla luce dorata del tramonto.

Ancora ricorda precisamente la dolcezza di quel saluto, di come lo abbia avvolto e scosso dall’interno. Dolce esattamente come il suo sorriso.

 

Poco tempo dopo, aveva intuito che quella di Rika fosse un’abitudine. Dopo la fine delle lezioni e, se toccavano a lei, il turno delle pulizie restava sempre a leggere nell’aula, circondata da calma e silenzio. E solitudine.

Nonostante Sasaki fosse apprezzata e ben voluta da tutte le sue compagne, la vedeva come incredibilmente sola, a causa della maturità che la contraddistingueva.

Senza chiedersi perché, passava dalla loro classe per osservarla tacitamente pochi minuti mentre era immersa nei suoi libri. E sapeva che sarebbe potuto rimanere ore in quella posizione e la visione non l’avrebbe stancato.

 

Una giornata come tante, nel suo ormai quotidiano passare da quell’ala della scuola, l’aveva vista seduta immobile con lo sguardo perso davanti a sé.

Non leggeva, si limitava a fissare il vuoto.

Sentì l’irrefrenabile impulso di abbracciarla, scuoterla, capire perché quegli occhi fossero così tristi.

«Sasaki, tutto bene?»

Rika si alzò di scatto, girandosi spaventata verso la porta.

Terada ebbe paura delle lacrime che si stagliavano fra i suoi occhi, ignaro se potesse aiutarla a stare meglio. Ma lei non cedette, si girò quasi vergognandosi e raccogliendo il suo zaino in fretta.

«Sto bene. A domani, professor Terada.»

Stavolta non lo guardò, fuggendo dall’aula senza voltarsi.

Non c’era niente di dolce nelle sue parole, solo un dolore che a dieci anni non si dovrebbe conoscere.

Pensò di essere completamente impotente, un insegnante inetto. Il suo compito era quello di aiutare gli alunni a crescere nel modo giusto, sostenendoli nei loro problemi, oltre ad insegnargli le regole di matematica e di scienze.

Una sua studentessa piangeva e lui non aveva idea del perché.

Ed era, di suo, un fatto grave ma poiché era Rika l’alunna in questione Terada si sentiva ancora più amareggiato del normale. Senza capire neanche il motivo.

Il giorno dopo Sasaki, a lezione, aveva l’atteggiamento composto e dolce di sempre, ma Terada semplicemente sapeva che qualcosa si agitava ancora dentro di lei.

Da bravo osservatore qual era, non gli sfuggivano le occhiate tristi che rivolgeva alla finestra senza farsi notare, né i silenzi prolungati mentre le sue amiche chiacchieravano intorno a lei.

Decise che doveva parlarle, quel pomeriggio, per capire come poterla aiutare.

Ma, con sua sorpresa e dispiacere, quella sera Rika non era a scuola.

L’aula era vuota, pregna di silenzio e con nessuno che leggeva.

E lui non si sentì meglio, sapeva che il motivo della sua assenza non era il fatto che la sua situazione fosse migliorata.

Strinse la porta della classe, domandandosi come ne fosse così certo e perché gli interessasse così tanto.

Al ritorno verso casa, però, inaspettatamente la vide seduta su un’altalena del parco.

Si dondolava tristemente avanti e dietro, fissando la terra sotto i suoi piedi.

Terada mosse i suoi passi verso di lei, arrivandole di fronte.

Rika alzò lo sguardo, con gli occhi pieni di lacrime che lo colpirono profondamente.

Le poggiò una mano sulla spalla mormorando: «Non piangere, Rika.» con una voce che neanche riuscì a riconoscere.

Lei si aggrappò al suo torace, iniziando a singhiozzare tutto il pianto che tratteneva, incapace di staccarsi e sollevata di aver trovato un modo per sfogarsi.

Si sentiva al sicuro, stretta tra le sue braccia, invasa da un calore che sapeva di buono e di profumato. Desiderò di poter stare in quella posizione per sempre, abbracciata all’unica persona che riusciva a comprenderla.

Poco importava che fosse grande il doppio dei suoi anni, che fosse il suo insegnante o che lei fosse la sua alunna, di soli dieci anni.

L’affetto di quell’abbraccio era senza età, il calore di quel momento senza forma definita.

Erano semplicemente Yoshiyuki e Rika e lo sapevano bene entrambi.

Quando si staccarono, Rika non piangeva più e, calmatasi, iniziò a raccontare dei suoi problemi in famiglia con Terada che la ascoltava attentamente.

Con sorpresa, anche Yoshiyuki iniziò a raccontare alcuni aneddoti della sua vita a Rika, facendola ridere e recuperare il sorriso.

«È tardi e sta diventando buio. Ti accompagno a casa.» disse lui, dopo un’ora di confidenze che gli erano sembrate così naturali e giuste.

«Grazie professore.»

Neanche durante il ritorno smisero di parlare, Rika era diversa da tutte le altre e mai aveva trovato una persona che lo comprendesse meglio.

Terada la faceva arrossire, quando la fissava per qualche istante e sembrava essere turbato anche lui quando lei sorrideva.

Così infinitamente semplice stare bene insieme, per due anime come le loro.

Arrivata davanti alla porta della sua casa, Terada la strinse forte a sé.

«Non sei da sola Rika, ricordalo sempre.»

«Lo so, finché sarai con me, non lo sarò mai.»

Lei si lancia, seguendo il suo cuore e rivolgendosi, per la prima volta, a lui con tono più informale e diretto.

«Non ti lascerò, ora va a casa che i tuoi saranno preoccupati.»

Rika si distacca, andando verso la porta e lanciandogli un ultimo sguardo prima di aprirla.

Pieno di tutte le cose che sente e che non riesce a dire, perché Rika è matura ma sempre timida.

E Terada lo sa, lui la osserva, senza bisogno che parli.

 

Da quel giorno, il professore guarda sempre un banco appena entra a lezione, ricevendo un dolce sorriso ogni mattina, che, a volte, ha il potere di farlo arrossire nonostante sappia che non dovrebbe, davanti a tutti.

Non la può vedere spesso, ma si accontenta perché il solo sapere che sta bene, è quanto gli serve.

Le strette di mani sfuggenti, gli sguardi silenziosi e due cuori che s’innamorano giorno per giorno.

Nonostante l’età, le circostanze sfavorevoli e le grandi difficoltà, Rika e Yoshiyuki hanno trovato il modo di essere felici.

Semplicemente guardandosi negli occhi, con amore.

 

 

 

 

 

Fine.

Salve :)

È il mio piccolo contributo a Rika e Terada, questa storia, una coppia che amo molto perché trova la forza di esistere, nonostante le difficoltà.

Ho voluto rendere tutta la fic e i toni molto dolci e pacati, perché è questo che mi trasmettono, un grande senso di amore e dolcezza.

Inoltre mi sono concentrata molto sugli sguardi perché è così che loro vivono il loro amore, non è un amore fisico, ma puro, espresso attraverso gli occhi. (o almeno così la vedo io xD)

La canzone che dà il nome alla fic e i primi versi è “Senza fiato” dei Negramaro, con la bravissima Dolores O’Riordan <3

Un bacio :*

Se mi lasciaste un commentino sarei felicissima *_*

 

 

EclipseOfHeart

 

 

 

 

 

   
 
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