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Autore: Nori Namow    17/12/2012    17 recensioni
«Quindi mi state dicendo che voi avete vissuto una vita precedente, e vi conoscevate?» chiese Zayn per l’ ennesima volta. Diamine, sei scemo o cosa?!
«Sì Zayn, è assurdo, lo so. Ma è così. Ricordi la collana che brilla e io e Ele che rimaniamo come scemi? Ecco, non era una messa in scena.» spiegò Louis cercando di mantenere la calma. Il ragazzo sembrò ragionarci sopra, per poi esprimere un commento molto intelligente.
«Figo!»
Appunto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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eight.












Fu il freddo a svegliarmi alle sette di mattina. La maglietta che indossavo, nonostante fosse a maniche lunghe, non bastava a tenere il mio corpo lontano dal freddo pungente.
Mi alzai a fatica, stropicciando gli occhi con i palmi delle mani, e mi alzai in piedi, tentennando appena.
Dopo qualche minuto di coma, ripresi coscienza delle mie azioni, e notai solo allora che il letto era vuoto. Probabilmente Louis era al piano inferiore.
Risi immaginandolo sul divano con la concentrazione al massimo, mentre guardava chissà quale cartone animato, stupido quanto lui.
Feci per aprire la porta della camera, quando un’ idea mi arrivò in testa come un lampo. Corsi verso l’ armadio di Louis, e aprii un cassetto qualsiasi.
Dentro ci trovai la mia salvezza: felpe, felpe d’ ovunque. Battei le mani estasiata, e poi cominciai a scompigliare quell’ ordine perfetto, cercando una felpa carina da indossare.
Quanto trovai una blu di Superman, mi trattenni dall’ urlare per la felicità.
La indossai, e immediatamente fui invasa dall’ odore del suo detersivo, e da qualche traccia di profumo. Era meraviglioso, mi faceva sentire bene, in qualche modo. Affondai la faccia all’ interno della felpa, aspirando come una cocainomane.
Con uno scatto mi guardai intorno, sperando di non essere sembrata una maniaca. Sorrisi trionfante quando vidi che nessuno mi osservava, per poi preparare il mio occorrente per la doccia.
 


«Hey, quella non è la mia felpa?» chiese una voce squillante a pochi centimetri dal mio orecchio. Sobbalzai e mi voltai di scatto, incontrando gli occhioni azzurri di Louis.
Il mio cuore perse un battito.
«Eh… veramente… credo che…» boccheggiai, in cerca di una scusa plausibile. Non volevo dargli un altro motivo per chiamarmi ‘ladra’.
«Ti sta bene!» affermò pochi secondi dopo, squadrandomi per bene con quel sorrisetto sghembo. Ricambiai il sorriso, e gli scompigliai i capelli.
«Dove sono gli altri?» domandai curiosa, notando solo in quel momento che la casa era deserta, oltre a noi due.
«Lavoro.» disse semplicemente lui, scrollando le spalle.
«Anche tu hai un lavoro, vero?» chiesi corrugando la fronte.
«Lavoro part time da Tesco come commesso. Oggi ho il turno pomeridiano.» spiegò velocemente, addentando una mela presa poco prima dal cestino.
Mi squadrò nuovamente, soffermandosi sulle mie gambe. Sbarrò gli occhi e rischiò di strozzarsi con il pezzo di mela che stave masticando.
«Ele, perché non hai i pantaloni?» chiese allarmato, e io alzai gli occhi al cielo. Alzai la felpa che mi arrivava a metà coscia, mostrandogli che indossavo un pantaloncino corto di jeans.
«Purtroppo la tua felpa non è della mia taglia.» spiegai acida.
«Non che mi dispiacesse, se eri solo in mutande.» fece l’ occhiolino, e io una smorfia. Il campanello squillò, e Louis sbuffò talmente forte da farmi capire che dovevo andare io ad aprire.
Non solo era casa sua, ma toccava anche a me fare la portinaia. Corsi verso il portone, e lo aprii con un sorriso cortese, come ero solita fare.
La ragazza che mi trovai davanti, era indubbiamente bella da far paura. Aveva lunghi capelli castani e mossi, e gli occhi erano color cioccolato.
La prima impressione che ebbi di lei, fu che era bella, ma di una stronzaggine mai vista. Mi guardava con un sopracciglio alzato, come se volesse uccidermi con lo sguardo.
Si soffermò qualche secondo di troppo sulla felpa di Louis, e fece una smorfia disgustata.
«Ehm… ciao.» dissi imbarazzata, sperando che quella tipa se ne andasse il prima possibile.
«C’è Louis?» chiese lei con acidità.
«E tu saresti…»
«Eleanor Jane Calder. E ora fammi passare, grazie.» mi guardò come se fossi appestata, e poi mi costrinse ad arretrare, entrando con presunzione.
Eleanor? La sua ex? Ah, ecco spiegato l’ odio nei suoi confronti. Ma come aveva fatto Louis a innamorarsi di una tipa del genere? Accidenti, era più stupido di quanto pensassi.
Quando Louis la vide, il suo sorriso felice si tramutò in un’ espressione terrorizzata e confusa.
«E…E…Ellie?» balbettò incredulo, mentre lei poggiava le mani sui fianchi. Poi scoppiò a ridere, una risata stridula. Corse verso di lui, abbracciandolo felicemente.
Lui all’ inizio tentennò, poi ricambiò la stretta, e potei vedere il primo sorriso stupido dipingersi sulle sue labbra. Oh no…
«Louis! Accidenti se mi sei mancato! Devi perdonarmi, sono stata a Manchester per due mesi. Ma ora eccomi qui!» esultò, dandogli un sonoro bacio sulla guancia.
Sentii le guance andarmi a fuoco, e un improvviso moto di rabbia mi attraversò il corpo. Mi imposi mentalmente di respirare forte, e di non urlare come
un’ isterica.
Per quale motivo, poi? Davvero pensavo di piacergli, almeno un po'? Davvero pensavo che alcuni sorrisi fossero speciali?
Era normale che lui fosse ancora innamorato di lei. Eleanor gli aveva solo fatto le corna, ma lui era ancora perdutamente innamorato, l’ avevo intuito dal modo in cui sviava l’ argomento.
E quale notizia migliore, per un innamorato dal cuore spezzato, della sua fiamma che torna da lui?
Istintivamente presi il ciondolo della collana fra le mani, quel giorno sembrava più freddo del solito. Quei due si scambiavano sorrisi e battutine, ed era come se non esistessi.
Mi sentii tremendamente stupida, inutile, di troppo.
Senza pensarci due volte, presi il cellulare e il portafoglio, e uscii da quella casa. Tanto non si sarebbe neanche accorto della mia assenza.
 


Quasi come un lampo di genio, decisi di andare al Mc Donald, dove Niall e Liam lavoravano. Chiamai Liam per farmi dare le indicazioni in quanto, ne ero certa, se avessi chiamato Niall, avrebbe nascosto Demi dentro le cucine e imbavagliata, pur di non farmi sapere chi fosse. Risi amaramente fra me e me.
Quando svoltato l’ angolo, vidi il fast food, i miei occhi brillarono come quelli di un assetato quando vede litri d’ acqua potabile.
«Vorrei una coca cola media, grazie.» Ordinai ad una ragazza bellissima, sorridente da far paura, dallo sguardo dolce. Era bionda e aveva delle meches rosa.
Mi sorrise annuendo, e sparì per un minuto dietro una porta. Quando tornò con la bibita in mano, mi ringraziò con un sorriso cortese.
«Tu sei Demi, non è vero?» chiesi vaga guardandomi intorno, sperando che Niall sarebbe stato occupato con i clienti per un altro po' ancora. Lei mi guardò perplessa.
«Sì, perché?». Le sorrisi, poi indicai con lo sguardo il biondino, che evidentemente era arrossito quando lo sguardo di Demi si era posato su di lui.
«Niall?! Ti ha parlato di me?!» mi domandò con enfasi, quasi perdendo il controllo. Bene, allora non hai dei gusti così pessimi in fatto di uomini…
«Gli piaci molto ma ha paura di chiederti di uscire.» sorrisi trionfante. Bene Eleanor, così. Decisa, senza paure, senza giri di parole. Lei strabuzzò gli occhi, e potei notare le sue guance che si imporporavano. Guardò nuovamente il biondo solo per un attimo, poi guardò a terra, mentre si torturava le mani.
«Dici… Dici davvero? Voglio dire, non mi stai prendendo in giro?» chiese con una dolcezza infinita, e mi sentii sciogliere.
«È la verità. Lo giuro.» posai una mano sul cuore, e poi la salutai con un cenno, uscendo di lì con la mia coca cola. Beh, almeno qualcuno forse, avrebbe avuto il suo ‘lieto fine’.
 


«Ti ucciderò. Cosa le hai detto?!» piagnucolò Niall al telefono, pochi minuti dopo. Alzai gli occhi al cielo.
«Ti ho fatto un favore. Addio.» lo salutai, per poi chiudere la chiamata. Ero sparita da mezz ora, e Louis non si era nemmeno degnato di mandarmi un messaggio per vedere se ero viva, o se ero morta incastrata fra le porte della metropolitana. Odiavo lui, odiavo il fatto che per lui stessi così… giù di morale.
Ero per caso gelosa? Probabile. E la cosa mi dava un fastidio a dir poco inaudito, cazzo.
Camminando distrattamente, notai un piccolo negozietto mal ridotto, con un’ insegna altrettanto vecchia e consumata affianco alla porta.
‘Tarocchi, cartomanzia. Di Laura Foster.’
Incuriosita, bussai alla porticina, e pochi secondi dopo sbucò la faccia di una donna anziana, sui settant’ anni. Affilò lo sguardo e osservò prima me, poi la collana.
«Entra.» disse con voce secca, e entrai a fatica in quel piccolo stanzino. Mi accomodai su una sedia, e osservai l’ arredamento, così mistico e… teatrale.
«Cosa ti serve, ragazza?» chiese senza togliere lo sguardo dalla collana. Forse lei sapeva qualcosa. Forse poteva spezzare quel… legame che univa me e Louis?
«Cosa sa lei degli oggetti magici di vite precedenti?» chiesi studiando attentamente il suo sguardo. Sorrise.
«Qualcosina.» rispose vaga lei, guardando d’ ovunque, tranne che nella mia direzione. Gli enormi bracciali ai suoi polsi tintinnarono.
«Sa come spezzare l’ incantesimo?». Lei mi guardò con le sopracciglia alzate, poi scosse piano la testa, ridendo fra sé e sé.
«Cara, non si può spezzare. L’ incantesimo si spezzerà solo e soltanto quando sarà l’ oggetto a deciderlo.» affermò indicando la collana.

«Quando lo riterrà più opportuno.» aggiunse poi.
«E se io non volessi far parte di questa… stupidaggine? E se la persona con la quale dovrei condividere questo incantesimo, non fosse esattamente il mio tipo?»
La verità era che volevo ritornare in un hotel, godermi Londra e ritornare a New York felice e senza rimpianti. Io non volevo tutto ciò che stava accadendo.
In particolare, non volevo essere presa in giro. I ragazzi erano simpaticissimi, ma semplicemente era come se la nostra convivenza fosse forzata, non piacevole.
Volevo solo tornare alla mia vecchia vita. Per la prima volta, da quando ero arrivata, desideravo sbarazzarmi di quella collana che mi ricordava perché ero a Londra.
La mia mente fu annebbiata dall’ immagine di un Louis incredulo che abbraccia Eleanor Calder come se fosse un àncora di salvezza.
Come se lui non stesse aspettando altro che il suo ritorno. Se era così, allora perché voleva conoscere la sua vecchia storia? Semplice curiosità? Probabile.
Aveva definito Eleanor come la persona più orribile di questo mondo, eppure era lì, a scherzare con lei come se fossero grandi amici.
Come poteva aver dimenticato il male che lei gli aveva fatto, in così pochi attimi?
Mi venne in mente il flashback di pochi giorni prima, quando Louis aveva finalmente baciato l’ Eleanor del passato.
Era questo, ciò che la collana voleva insegnarci?
Che alcuni amori sono destinati ad essere impossibili, irrealizzabili? Voleva mostrarci cosa eravamo, ma che non potevamo essere in questa epoca?
Dovevo semplicemente trovare i suoi difetti e metterli dinanzi a tutto. Era l’ unico modo per ristabilire l’ equilibrio. La donna mi guardò, poi sorrise.
«Impossibile. Questi incantesimi sono legati ad una leggenda molto potente, e sono indistruttibili. Mai sentito parlare del ‘Filo rosso del destino’?»
Corrugai la fronte, pensando a quelle parole.
«Forse, non ne sono sicura. Ma cosa c’ entra adesso?». La signora prese un pacchetto di sigarette e ne accese una, cacciando fuori tutto il fumo aspirato, che si dissolse poco dopo.
«La leggenda dice che ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona alla quale siamo destinati, il grande amore, l’anima gemella. Le anime unite dal filo rosso sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi. Potranno passare anni, decenni, ma prima o poi le circostanze ci condurranno a questa persona speciale: non si può sfuggire al destino. Neanche le grandi distanze temporali o spaziali potranno impedire alle due persone di incontrarsi. Il filo rosso non potrà essere tagliato o spezzato da nessuno. Il legame che simboleggia è forte, indissolubile, e niente e nessuno potrà metterlo alla prova.» recitò con fierezza, mente qualcosa si smuoveva nel mio stomaco.
Neanche le grandi distanze temporali o spaziali potranno impedire alle due persone di incontrarsi.
Potranno passare anni, decenni, ma prima o poi le circostanze ci condurranno a questa persona speciale: non si può sfuggire al destino.
Boccheggiai in cerca d’ ossigeno, e chiusi gli occhi per calmarmi. Perché ogni parola di quella leggenda, coincideva con la mia situazione?
Era solo una leggenda, no?
«Mi scusi. Ma tutto questo è semplicemente assurdo.» sussurrai debolmente, per poi alzarmi e fuggendo da quella che, potevo giurarci, era la maledetta verità.
C’era solo una cosa, che il mio cervello razionale riuscì a percepire. Se quel filo esisteva, qualcuno era riuscito a spezzarlo, ne ero certa.







Ciao principeshe
Ed eccoci con l' ottavo capitolo.
Cioè, ma vi rendete conto che la storia ha ben 79 recensioni? Acciderbolina, io vi amo!
Ma boh, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se un pò depry.
Ebbene sì, l' immagine nel banner non è messa 'ad capocchiam' hahaha
Amo questa leggenda, e l' ho trovata perfetta per la storia, yeah. ♥
A quanto pare la nostra Ele ha capito che Louis non le è indifferente.
Ma ora che è tornata la terza Eleanor, cosa accadrà? blblblblblblblblblbl
In questo capitolo c'è pure la nostra Demi *-* Amo lei e Niall in questa storia.
Potete starne certi, faranno molto mlmlmlmlml. Ok, basta.
E boh, oggi ho preso i pagellini, ho la media del 7, che culo c: ♥
Passate da leo rugens, ok? OK.

Six degrees of separation.  Nothing’s fine. I’m torn. 
E infine... Niente.
Al prossimo capitolo HAHAHA ♥
With love,
@watermelonway



   
 
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