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Autore: smarties89    17/12/2012    4 recensioni
Un incontro casuale...una donna distrutta dalla perdita del marito...un uomo che forse, dopo tanti anni, ha ritrovato la sua strada. Sono Danielle e Jeff, e il loro incontro cambierà per sempre le loro vite.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok…ammetto che fare sesso con i suoceri della tua donna a due camere di distanza è un po’ angosciante…però Danielle aveva bisogno di distrazione…e io mica mi tiro indietro!!! Mai dire di no a un po’ di sano sesso…come risultato, il mattino dopo eravamo due stracci. Probabilmente Danielle non aveva proprio chiuso occhio per l’agitazione, dopo l’attività fisica…e come biasimarla? Avevo quasi l’ansia anche io.
Quando scendemmo di sotto, la colazione era già pronta.
 
“Buongiorno, cari. Dormito bene?” Celine pareva tranquilla e la cosa mi rilassò: allora non avevamo fatto troppo rumore!
 
“Molto bene, Celine, grazie. “ risposi educatamente.
 
Danielle teneva in mano la sua tazza di caffè senza dare segno di volerla bere.
 
“Amore” le disse sottovoce “Cerca di mandare giù qualcosa….”
 
“Ho lo stomaco chiuso, Jeff…”
 
“Lo so, ma sforzati una pochino. Sarà una giornata pesante e avrai bisogno di energie.”
 
Lei annuì e, lentamente, finì la sua tazza di caffè che accompagnò a una fetta di torta di mele.
Mezz’ora dopo eravamo in auto alla volta di Dublino. Nessuno parlò, durante il viaggio.
Solo quando ormai eravamo arrivati, Danielle parlò.
 
“Celine, voi l’avete già vista Liz, no?”
 
“Sì, alcune volte.”
 
Danielle annuì e scese dall’auto, che suo suocero aveva parcheggiato proprio davanti all’istituto.
Il luogo era molto bello: niente a che vedere con i tremendi istituti che si vedono nei film. Era una grande villa, immersa in un enorme giardino, pulito e ben curato. Fuori c’erano molti palloni, altalene, scivoli, giocattoli. Era bello e tranquillo.
Venimmo accolti dal direttore, che ci aprì.
 
“Benvenuti signori…signora O’Gallagher, le mie più sentite condoglianze per la perdita di suo marito.” Quel tizio chiamò Danielle con il suo cognome da sposata: era la prima volta che lo sentivo e mi accorsi che in quella situazione ero di troppo…mi sentivo di troppo. I suoceri seguirono il direttore dentro e, mentre anche Danielle stava varcando la soglia, la presi per un braccio.
 
“Amore, forse è meglio che io stia fuori…”
 
“Perché?”
 
“Beh io…io non c’entro nulla con voi…”
 
“Hai sentito il direttore che mi ha chiamato con il cognome di Robert, vero? Jeff…ti prego…non lasciarmi da sola. Tu sei il mio presente, ti amo alla follia…e voglio che tu sia qui accanto a me quando affronterò questa cosa…ti prego…”
 
La guardai: nei suoi vidi tanta paura e tanta preoccupazione…probabilmente temeva che me la sarei data a gambe per quella situazione…ok, non era facile, ma la amavo e avrei fatto qualsiasi cosa per stare con lei. Il gioco valeva la candela, insomma.
 
Le sorrisi. “Non potrei mai abbandonarti, lo sai. Ti amo troppo.”
 
Lei mi rivolse uno di quei sorrisi per i quali sarei morto e mi baciò sulle labbra; dopodichè entrammo. Dentro la villa era luminosa e ben arredata, in maniera semplice a misura di bambino; quello che però mi inquietò un po’ era il silenzio assoluto, cosa inaspettata in un istituto che ospitava chissà quanti bambini.
 
“Benvenuti. I bambini al momento sono a lezione, finiranno tra due ore. A seguire poi il pranzo e l’orario visite. Voi però, essendo un caso un po’ particolare, potrete vedere la bambina subito.”
 
“Come sta, direttore?” domandò Celine.
 
“La bambina sta bene. E’ aiutata dalla psicologa dell’istituto per superare il lutto, ma è una bambina estremamente solare e allegra, che riesce a vedere il lato bello in qualsiasi cosa…”
 
Vidi Danielle sorridere tristemente. “Proprio come Robert…”
 
Le strinsi la mano e lei mi sorrise con dolcezza.
 
“Potete attendere in giardino, magari…lì potrete avere un po’ di privacy.”
 
Così, uscimmo dalla villa e ci accomodammo nel bel giardino. Danielle era tesissima e mi strizzava la mano come un limone…non avevo quasi più circolazione.
Non si quanto tempo era passato, quando vedemmo arrivare una donna alta con i capelli castani, probabilmente la psicologa, con una bambina per mano.
Danielle mi strinse ancora di più la mano e si alzò in piedi. Tutti guardammo la bambina: era alta per la sua età e magrolina. Aveva lunghi capelli scuri che le ricadevano mossi sulle spalle e la frangetta; gli occhi, accesi e vivaci, erano azzurro ghiaccio. Era bellissima.
Guardai Danielle, che osservava la bambina estasiata: aveva fatto breccia nel suo cuore, ne ero certo.
 
“Buongiorno a tutti. Liz saluta i nonni…” disse la psicologa.
 
Liz si avvicinò sorridente ai nonni, che già conosceva. Li abbracciò e parlarono un pochino, sempre sotto lo sguardo attento di Danielle.
 
“Invece, Liz, lei è Danielle. Ti ricordi chi è, vero? Ne abbiamo parlato ieri…” Capii che avevano già spiegato la situazione alla bambina, che non pareva spaventata, anzi era rilassata e sorridente.
 
Liz si avvicinò a Danielle e le tese la mano. Per la prima, la mia donna mi lasciò la mano ma la vidi che fremeva…non sapeva cosa fare.
 
“Ciao Danielle, io sono Liz. È un piacere conoscerti.”
 
  
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