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Autore: Cloe J    18/12/2012    12 recensioni
Dal primo capitolo:
Lei si tolse gli occhiali, si passò la mano tra i lunghi capelli castani e si sedette, la luce che entrava prepotentemente dalla finestra le illuminò uno sguardo magnetico marrone, profondo caldo, cioccolato fuso. Mi rapì, la fissai, con il rischio di sembrare veramente sfacciato:
< Che altro sai di me, oltre che sono un insopportabile scocciatore, un peso, a volte anche un pazzo e evidente anche dopo una fugace occhiata … un malato … - lo dissi sottovoce.
< Ti osservavo prima, mentre parlavi con Jasper, sotto gli occhiali … - rise – sei molto bello!
< Niente mezzi termini! A dispetto di quest’aspetto così mite!
Devo dire che anche tu non sei male, anche tu mi piaci Bella – risi.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Tratto dal quarantesimo capitolo:

 
Ci avvicinammo al primo gradino, poi il secondo, porse le mani ai suoi fratelli, io passai il mio braccio sul fianco di Edward, lo guardai e lui mi diede un bacio a fior di labbra, lo seguii e sfoderando un sorriso smagliante, affrontammo la passerella.
Ecco fai un passo dopo l’altro Bella! Continuavo a ripetermi mentre sentivo Edward reggermi con la sua presa forte, vedevo i flash dei fotografi e gli applausi rimbombare tra le pareti della galleria.
Il pubblico era in piedi, l’acclamavano, James e Edward ridevano mentre giungevamo alla fine della passerella. Sembrava si divertissero un mondo, Rosalie si fermò fece un inchino, poi si volse verso James e quindi verso Edward e diede ad entrambi un bacio sulle labbra, mi allungò la mano e ci abbracciammo, poi tornammo con passo spedito verso il fondo.
Quindi fila indiana degli indossatori, ancora altri applausi e poi ancora noi insieme, stretti l’uno all’altro.
Tornati nel back stage, restammo abbracciati un tempo infinito, Rosalie piangeva e noi la guardavamo completamente confusi:
<< Edward, James… Bella>>, disse lei alla fine, << è stato incredibile, non mi sono mai sentita così contenta ed emozionata. Grazie tante ragazzi di questa esperienza veramente indimenticabile!>>
<< Vediamo se riusciamo a coronarla con il premio!>>, disse Edward.
<< Pensi che un premio potrebbe rendermi più felice di adesso?>>
Ci sedemmo dinanzi al monitor, aspettando che la presentatrice richiamasse tutti gli stilisti in passerella.
Dopo i preamboli di rito e i ringraziamenti agli organizzatori e ai patrocinanti la manifestazione e introdotti i presidente della Camera della Moda italiana, americana, francese e inglese, uno alla volta i candidati vennero chiamati sul palco, un’indossatrice portò una busta e la porse al presidente della Camera della Moda italiana.
La voce risuonò chiara nella Galleria:
<< La vincitrice del “Gran Prix World New Stylist” è… Rosalie Cullen!>>
Wow, l’immagine di Rosalie sorridente apparve sullo schermo, noi ci abbracciammo, Edward sussurrò:
<< Ne ero certo! E’ una professionista grandiosa!>>
Il presidente le diede un trofeo in cristallo, la baciò, lei porse la mano alle autorità e si sistemò a favore dei numerosi fotografi che la richiedevano.
A quel punto gli indossatori con la collezione di Rosalie, ripresero a sfilare sulla passerella, noi ci accodammo e quindi dopo averla percorsa tutta, ci sistemammo alle sue spalle, lei ci fece spostare accanto a lei e stretta tra noi, ci baciò mentre i fotografi continuavano a scattare foto a ripetizione.
Quindi la presentatrice si avvicinò, le fece i complimenti, delineò le caratteristiche del premio quindi le passò il microfono, la sua voce ferma risuonò nell’aria:
<< Ringrazio il mio intero staff, preziosi collaboratori e ugualmente artefici del mio successo, che con pazienza ed estrema professionalità, mi hanno supportato in tutti questi anni di duro lavoro.
Sono felice che possano cogliere con me, la soddisfazione di questo premio, che spero possa essere preludio di futuri numerosi successi.
Permettetemi ora di ringraziare tre persone speciali, che ho il piacere e l’onore di avere qui accanto a me, i miei fratelli James e Edward e Bella, che considero mia sorella, grazie per tutto quello che con la vostra presenza avete reso possibile durante quest’anno, avete riempito la mia vita! Grazie di cuore, vi voglio bene!>>

 

Capitolo 41

 

Con te per sempre

 
BELLA
 
<< Edward! Oh mio Dio! Rispondimi!>>, gridai, m’inginocchiai.
Si era messo le mani al petto, rantolava.
<< Carlisle!>>, gridai. << Edward sta male!>>
Suo padre arrivò di corsa, con Esme.
<< Edward parlami!>>.
<< Il petto!>>, sussurrò. << Mi fa male il petto!>>.
<< Esme chiama un’ambulanza!>>.
Suo padre gli aveva allentato la cravatta e aperto la camicia.
<< Edward! Amore!>>, gli avevo preso la mano, mi guardava con il terrore negli occhi, il respiro affannoso.
<< Bella! Bella… amore non lasciarmi… non lasciarmi!>>.
<< Sono qui, non parlare! Ti portiamo subito in ospedale!>>.
<< Aria… mi manca l’aria… papà aiutami!… >>
Suo padre iniziò a fargli la respirazione bocca a bocca.
 
Sentii la sirena dell’ambulanza, dopo pochi attimi arrivarono i paramedici, lo caricarono sulla barella.
 
 
La sua mano serrata alla mia, salii con lui, il suo sguardo sperduto guardava me e il paramedico, che nel frattempo gli aveva messo la mascherina dell’ossigeno, lo aveva monitorato e messo una flebo.
Mentre l’ambulanza andava a sirene spiegate, d’un tratto il monitor iniziò a trillare, lo vidi spalancare gli occhi e portarsi la mano al petto.
<< Amore, rispondimi! Edward!>>.
<< Signorina si sposti! >>.
Gli scoprì il petto e poggiò le piastre, sentii la scarica, la sua schiena arcuarsi e il suo petto sollevarsi, ma il battito non riprendeva, caricò e provò ancora una volta, fissai quel maledetto monitor, trascorsero ancora secondi eterni e il battito ritornò sul monitor, gli iniettò qualcosa, tornai accanto a lui, mi asciugai le lacrime e gli ripresi la mano.
L’ambulanza si fermò, scendemmo, di corsa dentro il pronto soccorso.
Poco dopo vidi entrare tutti i Cullen, andai incontro a Carlisle:
<< Dottore ha avuto un arresto!>>, gli gridai.
<< Sono suo padre!>>, disse a un’infermiera del pronto soccorso, << e sono un medico!>>
Rosalie mi accolse tra le sue braccia, Esme accanto a James piangeva.
<< Cosa è successo Bella? >>, mi chiese.
<< E’ andato in arresto, sull’ambulanza… il suo cuore ha smesso di battere… Rose… il suo cuore non batteva! L’hanno defibrillato, due volte, ma non si è più ripreso, è incosciente! Un minuto prima mi guardava e aveva paura, i suoi occhi fissi sul mio viso confusi e poi più niente!>>.
Mi accompagnò verso la poltrona, la guardai e vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime.
Il tempo scorreva, James scambiava ogni tanto uno sguardo con noi mentre teneva sua madre appoggiata al petto. Nessuno usciva dalla sala, nessun rumore.
Guardai fuori, era buio pesto, allora sbirciai l’orologio, erano le tre, mi lasciai andare sulla poltrona, mentre Rosalie si era alzata un attimo a parlare al cellulare.
Carlisle apparve sulla porta, l’espressione seria, il viso disfatto, ci avvicinammo tutti a lui:
<< E’ in terapia intensiva.>>, continuò. << Ha avuto un attacco cardiaco, è in coma!>>, quasi un sussurro.
Mi si era fermato il respiro, le voci cominciavano ad arrivarmi ovattate, sentivo distintamente Esme e Rosalie piangere, avevo la testa svuotata e le parole di Carlisle mi rimbombavano, mi appoggiai al muro, respirai a fondo poi dissi:
<< Devo vederlo.>>
 
 
Mi fece strada, entrai e timidamente mi avvicinai al letto. Un medico si fece da parte e lo vidi.
<< Oh mio Dio!>>, esclamai.
 Era intubato, monitorato, gli occhi chiusi, il suo viso rilassato ma immobile, Carlisle mi strinse le spalle.
Gli presi la mano, me lo appoggiai al viso, m’imposi ancora di respirare piano e frenare le lacrime, come se potessi disturbarlo e peggio trasmettergli questa disperazione che mi stava straziando.
Rimasi con quella mano poggiata sul mio viso, il suo profumo a invadermi e riempirmi, mi poggiai sul letto e mi misi a pregare.
Quando sollevai la testa, Rosalie ed Esme erano accanto a me, mi avvicinai al suo viso, lo baciai:
<< Edward farò come mi hai chiesto, non ti lascerò mai!>>, gli sussurrai, << aspetterò tutto il tempo che ti ci vorrà per tornare da me, amore mio… anche tu avevi promesso che non mi avresti mai più lasciata! L’hai promesso ricorda!>>.
Lo dissi con voce risoluta, poi addolcii il mio tono.
<< Ti riprenderai, sei Ironman, hai bisogno solo di tempo!>>.
Mi alzai, passando accanto ad Esme, le misi la mano sulla spalla e aggiunsi:
<< Non andrà via, sa che non possiamo vivere senza di lui.>>.
Uscita, guardai l’orologio e chiamai mia madre. Niente lacrime, mi ero imposta di non piangere, le spiegai cos’era accaduto, le dissi che ancora non ne sapevo molto ma che l’avrei aggiornata.
James si avvicinò, appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi.
<< Mio padre, vorrebbe riportarlo a casa.>>
<< Cosa! >>
<< Non appena si sarà stabilizzato, organizzerà il viaggio con un aereo privato.>>
<< Non sarà troppo rischioso?>>.
James abbassò lo sguardo.
<< Un momento… tuo padre crede che non si riprenderà? Rispondimi James, è questo che ti ha detto vero? E’ rimasto solo pochi secondi in arresto… io ero lì… sono stati attimi!>>.
Mi alzai, raggiunsi Carlisle, era al telefono:
<< Trevor è andato in arresto… sì due volte… non ha ripreso conoscenza. I colleghi sono stati chiari, non possiamo prevedere quanto esteso può essere il danno, tutto dipende anche da come il suo corpo reagirà.
I parametri vitali sono stabili… loro dicono che potrò farlo tra qualche giorno… sì me lo consigli anche tu? Conosco bene il reparto di Spencer, so delle terapie per il risveglio. Potreste iniziare da subito… certo se si manterrà in queste condizioni… temi per il viaggio? Ah no capisco… potremo fare tutti i controlli prima e poi iniziare. Ti prego Trevor ho bisogno di aiuto… tutti noi abbiamo bisogno di essere guidati, siamo allo stremo… e la cosa che mi terrorizza di più e che lui sia allo stremo… che non abbia più la forza o i mezzi  per reagire… Dio mio Trevor aiutami.
Trevor organizzo tutto al più presto… sì ti terrò informato.>>
<< Dottore la prego mi parli, io ho bisogno di sapere!>>.
<< E’ in coma Bella… per il momento non c’è molto da aggiungere, possiamo solo aspettare e sperare che si riprenda!>>.
<< Dottore sono stati pochi istanti!>>.
<< Ho parlato con i miei colleghi qui, hai sentito che ho parlato con Trevor, non possiamo prevedere come reagirà il suo fisico, quindi non possiamo sapere quali danni possono esserci stati.>>
<< Allora lei pensa sia saggio fargli affrontare un viaggio transcontinentale adesso?>>.
<< Mi sono consultato con il primario di rianimazione di qui, Trevor dice che può farcela se tutto sarà organizzato nel migliore dei modi, porteremo un’unità di rianimazione in aereo, il viaggio verrebbe fatto in tutta sicurezza.
Al Cedars sarebbe seguito dai medici che l’hanno avuto in cura fin’ora.>>
<< Dottore ho paura.>>
<< Anch’io tesoro, credimi faccio fatica ad essere lucido, ma mi sto sforzando per scegliere il meglio per lui.>>
Si era girato e aveva appoggiato le braccia contro la parete, singhiozzava.
Gli posai le mani sulle spalle, si volse e mi abbracciò, a quel punto mi lasciai andare anch’io al pianto.
 
I giorni seguenti servirono a Carlisle per sistemare tutto quanto.
Io restavo al suo capezzale, senza mai lasciarlo un istante, giorno e notte, così come gli avevo promesso.
Il viaggio fu lungo e triste ma senza problemi, all’aeroporto di Los Angeles, un’ambulanza ci attendeva già nella pista, lo portammo direttamente al Cedars, ad accoglierci in terapia intensiva Lys e Norton.
Mentre lo sistemavano in una stanza ed io attendevo fuori, mi ritrovai circondata, dai ragazzi e in mezzo a loro Sam. Mi gettai tra le sue braccia, Emily mi strinse.
<< Avresti dovuto vederlo, era così felice e stava bene! Dio! Stava bene!>>, avevo ripreso a singhiozzare.
<< Ssh! Vedrai che si risveglierà, sa che tu sei qui ad aspettarlo, che non puoi vivere senza di lui, non ti lascerà! >>.
<< Bella!>>.
Sentii la voce di mia madre, i ragazzi mi fecero spazio, le andai incontro, papà mi strinse:
<< Ehi sii forte! Lui ha bisogno che tu lo sia.>>, disse.
<< Asciuga queste lacrime, ti consumano e non sono utili proprio a nulla.>>, aggiunse mia madre.
Mi passò un fazzoletto sugli occhi e mi diede un bacio, mio padre accarezzò il mio viso disfatto.
La porta della camera si aprì, uscirono i dottori preceduti da Carlisle, Lys mi posò la mano sulla spalla e disse:
<< Lo risveglieremo vero Bella? Insieme ci riusciremo.>>
Aveva il volto disteso, non tradiva sofferenza o fatica, gli occhi chiusi come in un sonno naturale. Cercai di pensare positivo, in questa situazione il suo corpo si sarebbe riposato, rinfrancato e si sarebbe ripreso. Dovevo solo stargli accanto, aspettare, sperare e pregare.
<< Ciao amore.>>, dissi, << siamo a casa, o meglio siamo al Cedars, dirai “Ancora” >>, sorrisi. << E sono sempre accanto a te… “Uh che noia!”.
Sono al mio posto, l’unico in cui voglio stare, ma prometto di non disturbarti! Starò qui buona buona ad aspettare, ma se puoi, non farti attendere troppo.>>
Mi appoggiai sul letto, poggiai la sua mano calda sul mio viso e chiusi gli occhi.
Dopo giorni di restar sveglia, la spossatezza mi vinse, mi addormentai.
Sognai un giardino, le fronde degli alberi pieni di fiori, vidi una fila di sedie e un piccolo gazebo, un uomo vestito di scuro e lì accanto lui, con il suo abito elegante, il suo sorriso inimitabile, gli occhi innamorati posati su di me, che trepidante e con passo incerto lo raggiungevo.
Papà mi dava un bacio, mi lasciava dinanzi a lui, mi bisbigliava qualcosa, lui sorrideva ancora.
 
 
Ci rivolgevamo uno all’altra scambiandoci promesse di amore eterno, sorridendo e tenendoci per mano, mi diceva “Ti amo”, gli rispondevo “Ti amo” e sentivo le sue labbra sulle mie.
Una mano mi carezzò i capelli, aprii gli occhi:
<< Tesoro.>>, disse Rosalie. << Vai a casa, fai una doccia, cambiati e poi torna qui. Resterò io con lui.>>
<< No grazie, non posso lasciarlo, più tardi mia madre, mi porterà un paio di cambi.>>
Di nuovo il mio sguardo su di lui, lei si sedette dall’altro lato.
<< Rosalie voglio sposarlo.>>, mi passai la mano sul viso, mi riappoggiai sullo schienale, presi fiato.
Il mio tono era deciso.
<< Come? Adesso?>>
<< Sì adesso.>>
<< Perché?>>.
<< Voglio essere legata a lui davanti a Dio! Voglio che sappia che lo aspetterò, che starò con lui per sempre. Rosalie ti prego, sono disperata!>>
<< Tu pensi che lui vorrebbe sposarti in queste condizioni? Incosciente e inconsapevole di ciò che sta accadendo?>>.
<< Chi può dirlo quale sia il suo livello di coscienza, magari adesso ci sta ascoltando! >>, gli carezzai il viso. << Voglio essere Bella Swan Cullen… voglio il suo cognome accanto al mio! Era il suo più grande desiderio. Dimmi che mi aiuterai?>>.
<< Ne sei pienamente convinta?>>
<< Certo che lo sono.>>
<< Allora mi avrai accanto>>
<< Grazie Rose!>>.
<< Ne dobbiamo parlare ai tuoi genitori e ai miei e soprattutto capire se e come sia possibile farlo.>>.
Uscì e mi rivolsi a lui:
<< Spero che tu sia felice per questa mia decisione, Edward, voglio credere che se solo potessi parlarmi, saresti d’accordo con me.
Io ti appartengo e qualunque cosa accada sarò tua.
Voglio diventare una Cullen, se Dio vorrà ti risveglierai prima che quest’atto si svolga, altrimenti sarò tua moglie e aspetterò con pazienza che torni da me. >>
Gli baciai la fronte, poi le guance, l’angolo delle labbra:
<< Amore mio sei tutto per me! Tutto per me!>>.
Mi avvicinai a lui, ripresi a carezzarlo, il viso, il braccio, la sua mano, i capelli, quei meravigliosi riccioli ramati.
 
<< Bella.>> disse Rosalie sottovoce, << occorrono alcuni documenti e il cappellano dell’ospedale potrà sposarvi in qualsiasi momento.>>
Mi s’illuminarono gli occhi, tornai a parlargli:
<< Sentito Cullen, diventerò tua moglie, quindi se c’hai ripensato devi dirmelo ora capito?>>, gli baciai la mano.<< Lo prendo per un sì amore mio.>>
<< Bella però adesso ne dobbiamo parlare…>>.
<< Lo so Rose, i nostri genitori, lo faremo subito.>>, presi il cellulare chiamai mia madre. << Puoi avvertire tuo padre e tua madre e James?>>.
Esme entrò poco dopo, mi alzai e l’accompagnai sulla poltrona, accanto al letto. Era veramente a pezzi, m’inginocchiai vicino a lei e dissi:
<< Esme, Edward ha bisogno di poter contare su tutta la sua forza, lo so che non è facile, ma la prego gli faccia sentire che non si è arresa.>>
Misi la mano di Edward tra le sue, lei si chinò e cominciò a baciargliela.
Poco dopo bussarono al vetro, i miei genitori erano arrivati, feci loto segno di entrare.
<< Che succede Bella?>>, chiese mia madre avvicinandosi a me ansiosa.
<< Ho bisogno di parlare con tutti voi.>>
Quindi arrivò Rose con suo padre e James.
<< Possiamo andare un attimo in sala d’attesa>>.
Poco dopo mi ritrovai a incrociare gli sguardi preoccupati di tutti loro.
<< Ho preso una decisione, vorrei che la condivideste, ma sappiate che non sto chiedendo la vostra autorizzazione per farlo, piuttosto la vostra collaborazione.
Ho intenzione di sposare Edward, adesso, ne ho già parlato con Rose e lei con il cappellano dell’ospedale, dice che bastano alcuni i documenti necessari e potrà farlo.>>
Passarono minuti interminabili di silenzio poi Esme disse:
<< Lo desiderava più di qualsiasi altra cosa, ma non credo che lui vorrebbe legarti a sé in queste condizione.>>
<< Non dica così, dentro quella stanza c’è il mio Edward, lo stesso uomo con cui passeggiavo mano nella mano quattro giorni fa, con cui parlavo e scherzavo, con cui progettavo di affittare un appartamento alla fine dell’estate, a cui volevo donare ogni istante della mia vita. Per me non è cambiato niente. Ha detto bene lo desiderava tanto, voglio esaudire questo suo sogno.
Mamma, papà ditemi qualcosa.>>
<< Io non posso che appoggiarti.>>,  disse Renèe. << So che lo ami, che lui ti ama e che niente potrebbe cambiare questo. Non posso sapere se Edward sarebbe d’accordo, siete fatti per stare insieme, il resto non conta.>>.
Mio padre fece un sorriso e disse:
<< Tu hai sempre saputo ciò che volevi ed era stare con Edward sempre, quindi saremo accanto a te.>>
<< Carlisle vorrei sentire cosa ne pensa.>>, dissi guardandolo intensamente.
<< Se dicessi cosa penso veramente, probabilmente ti ferirei troppo.
Vuoi sposarlo? Non vi ostacolerò di certo.>>
<< Io penserò a tutti i documenti necessari. >>, disse James.
Rientrai in camera, mi fermai sulla porta, Rosalie gli teneva la mano, stava raccontandogli di quando lei frequentava l’università, mi fece segno di avvicinarmi:
<< Io penserò alle vostre fedi nuziali!>>, disse.
Sorrisi. Andai a sedermi sul letto.
<< Era scontato che nessuno si sarebbe opposto.>>, disse.
<< Invece penso tuo padre ritenga che non sia opportuno, sembra sia convinto che Edward non si riprenderà. Rose ma anche se questa tragedia dovesse accadere, pensi che potrei mai lasciarlo? Non sarebbe possibile, io lo amo!>>
<< Lui si sbaglia, Edward è qui, è vivo, è presente e si riprenderà, ne sono certa, dobbiamo solo avere pazienza.>>, si riappoggiò al letto e riprese ad accarezzare la mano di suo fratello.
Dopo qualche minuto, sollevò la testa e disse:
<< Stavo quasi per dimenticarlo, il cappellano mi ha chiesto una dichiarazione di un familiare che Edward fosse intenzionato a sposarti. Io so che non desiderava altro, ti aveva regalato un anello di fidanzamento, ma la burocrazia non guarda in faccia a nessuno, senza questo documento non può sposarti, io non vivo in casa e non posso quindi dichiararlo.>>
<< Firmerò io la dichiarazione.>>
Era Esme. Si avvicinò a me, mi posò la mano sulla spalla, io appoggia il capo sul suo fianco.
<< Oh grazie.>>, dissi sottovoce.
<< Grazie a te tesoro, per quanto lo ami e per aver preso adesso questa decisione così importante.>>
<< Bella.>>, mormorò Rosalie, << come vuoi le fedi?>>
<< Semplici e tradizionali e dentro dovresti fargli incidere, oltre ai nostri nomi, “per sempre”, niente data.>>
Rose ed Esme uscirono, tornai a tenergli la mano tra le mie, mi accorsi che non aveva più la mia fede araba al dito.
Nei momenti concitati del ricovero in Italia, evidentemente qualcuno gliela aveva tolta, mi dispiacque molto non vederla, sperai che non fosse andata persa.
 
Un altro giorno trascorse, senza che la situazione subisse alcuna variazione.
Provai più di una volta a parlare con Carlisle, ma senza successo, mi evitava.
Da quando lo avevo conosciuto e dal momento in cui Edward aveva affrontato gli interventi, le terapie, ogni scelta fatta per la sua salute, io e Carlisle c’eravamo sempre confrontati, avevamo sempre parlato, avevamo sempre condiviso ogni preoccupazione, c’eravamo sostenuti sempre.
Comprendevo come fosse disperato, così come lo ero io, ma non riuscivo a capire perché avesse una visione così totalmente negativa.
I ragazzi vennero a trovarlo, gli dissi della mia intenzione di sposarlo. Le ragazze mi strinsero in un abbraccio rincuorante, concordarono che non era per niente una scelta insensata, capirono perché ne sentivo l’esigenza, spiegai che non avevo alcuna perplessità, Angela mi prese per le spalle:
<< Stai facendo bene, vedrai che appena si sveglierà impazzirà dalla gioia.
Sarà riuscito a incatenarti a lui, come avrebbe voluto fare sin dal primo momento in cui ha posato i suoi meravigliosi occhi verdi su di te.>>
<< Sì Bella!>>, aggiunse Jasper, << vedrai tutto si sistemerà!>>.
Sam ed Emily si sedettero accanto a me in silenzio, guardavano Edward, Sam mi teneva per i fianchi, sentiva quanto fossi inquieta, spaventata, lui sentiva tutti i tutti i miei turbamenti interiori, cercava di darmi quella rassicurazione di cui avevo assolutamente bisogno.
Alice aveva portato un piccolo mazzo di fiori, Angela aveva lasciato una busta con una lettera per lui, che avrei dovuto leggergli quando saremmo stati soli, Emmett era stato a casa Cullen aveva preso il suo I-pod, gli aveva caricato decine di canzoni, poi si erano riuniti e aveva inciso in cd, con le loro voci, due ore di continui “non-sense”, come diceva Edward che gli avrebbe fatto compagnia.
Rosalie tornò nel tardo pomeriggio, aveva un’espressione disfatta. I ragazzi discretamente poco dopo andarono via.
Era passata da casa. Si sedette accanto al letto e tirò fuori il mio cuscino da una busta, la guardai.
<< Il tuo profumo … il profumo del tuo corpo è una droga per lui e questo ne è davvero impregnato. Aiutami a sollevarlo.>>
Sistemammo il cuscino e lo riadagiammo delicatamente, mi asciugai le lacrime e le chiesi:
<< E’ stato tanto dura entrare nella sua stanza?>>.
<< Nella vostra stanza vorrai dire… molto più di quando potessi immaginare, ma questi oggetti dovevano essere qui!>>.
Uscì dalla borsa la cornice con la foto a Time Square, il diario, il braccialetto che gli avevo regalato a Natale e li posò sul tavolinetto accanto al letto, quindi uscì da un sacchetto la fede araba.
Me la porse, gli presi la mano e la infilai, entrò senza fatica.
Aprì quindi uno scatolino blu e disse:
<< Domani gli metterai questa fede al dito e sarà per sempre Bella, sarai una Cullen per sempre!>>
<< Oh Rose sono bellissime! Grazie tesoro, grazie!>>.
Scorsi il dottor Cullen sulla porta.
<< Papà vieni!>>.
Si avvicinò al letto.
<< Pensavo di riportare Edward a casa sabato.>>, disse deciso.
<< Come?>>, rispondemmo all’unisono.
<< Adesso che è stabile, non ha senso tenerlo qui in ospedale, posso assisterlo benissimo anche a casa.>>
<< Dottore pensa che sia prudente non sarà presto>>.
<< Presto Bella? Edward non sta facendo cure particolari, cosa pensi che possa rischiare? Un altro attacco, una crisi respiratoria, un’embolia? Può succedere qui come a casa.>>
<< Papà smettila!>>.
<< Cosa Rosalie? Smettere di far cosa?>>.
<< Ci stai spaventando!>>.
<< Sarebbe un bene se lo foste, forse tornereste con i piedi per terra.
Non capisci quanto sia grave la situazione? Accidenti Rose, tuo fratello è in coma e voi pensate di organizzare un matrimonio.>>
Mi ero alzata in piedi, tenevo ancora la sua mano stretta tra le mie e piangevo.
<< Perché ci stai facendo questo papà?>>, disse Rosalie stringendo i pugni.
<< Perché sembro l’unico che si rende conto di che cosa stiamo vivendo.>>
<< Che cosa stiamo vivendo noi papà? Di che cosa sta vivendo Edward vorrai dire. Noi siamo solo tristi spettatori del suo dramma, ma almeno noi stiamo tentando di fare qualcosa per lui, per aiutarlo a uscirne!>>
<< E cosa pensate di fare, cosa credete che possa essere utile, un cuscino, una musica, un matrimonio… dimmi Rosalie… illuminami!>>.
<< Tutto quello che può tenerlo attaccato a noi, a lei. Tu puoi anche pensare che siamo irresponsabili, ma noi siamo convinte che si riprenderà, che tornerà da noi, non siamo sfiduciate e sconfitte come lo sei tu papà!
Ora lo vuoi riportare a casa? Immagino che ti sia consigliata con i suoi medici e che davvero lui non rischi nulla per questa tua scelta.
Sai che ti dico ne potremmo essere anche contente. Essere nella sua stanza, nel suo letto, in mezzo agli odori che gli sono familiari, i rumori che conosce perfettamente, potrebbe farlo star meglio, rassicurare, ma soprattutto avrà accanto a lui la donna che ama più della sua vita, che tra meno di ventiquattr’ore diventerà sua moglie.
Adesso papà organizza tutto ma ricorda che domani alle undici dovrai essere presente in questa stanza, il primo dei tuoi figli si sposerà e tu non puoi mancare.>>
Fissò la figlia qualche secondo e poi si allontanò in silenzio, io impietrita vicino al letto continuavo a piangere, la mano di Edward ancora tra le mie, Rosalie mi strinse per le spalle e disse:
<< Non piangere! Non pensare a ciò che ha detto, è sconvolto e ha perso ogni barlume di lucidità.
Edward si sveglierà, io lo so e ne devi essere convita anche tu.
Basta lacrime tesoro una sposa non può avere gli occhi arrossati dal pianto, quindi, sciacquati la faccia, torna accanto a lui per stanotte, ma domattina verrai a casa, farai un bagno, ti rilasserai, ti cambierai e poi tornerai qui, d’accordo.>>
Mi baciò sulla fronte e uscì, mi distesi accanto a lui con delicatezza, stanca ed emozionata, poggiai la testa accanto al suo viso, gli presi la mano la misi tra le mie e poco poco stremata, mi addormentai.
 
 
ROSALIE
 
Non riuscii a chiudere occhio, la parvenza di tranquillità e sicurezza ostentata davanti mio padre, si erano spente, non appena ero rientrata in casa.
Con le sue parole, mi aveva dato una vera e proprio stangata, era davvero convinto che Edward sarebbe rimasto incosciente, che non sarebbe uscito dal coma?
Oh no! Rifuggivo all’idea. Non sarebbe accaduto, saremmo riusciti a tirarlo fuori da quello stato.
Mi alzai all’alba, andai in veranda con una tazza di caffè e ci trovai James.
<< Mamma e papà dormono spero?>>, chiesi.
<< Sì, mamma ieri sera non si reggeva in piedi, ma papà le ha dovuto dare lo stesso qualcosa per dormire, speriamo che stamattina stia meglio.>>.
Buttai un occhio sul tavolinetto, c’era una carpetta.
<< Ci sono tutti, anche la dichiarazione della mamma, l’ha fatta ieri appena rientrata in casa>>.
<< Tu cosa pensi del matrimonio? Lo trovi fuori luogo? Papà ieri ha fatto una vera e propria scenata, davanti a Bella. Avresti dovuto sentirlo, era fuori di testa. L’ha fatta piangere e se n’è andato senza dire una parola.>>.
<< Io penso che Edward non vorrebbe sposarla in queste condizioni, credo, però, che Bella abbia bisogno di legarsi a lui e mi sembra doveroso assecondarla. È innamorata e la sua relazione continua a essere salda, nonostante tutto.
Riguardo all’atteggiamento catastrofico di papà non ha alcuna motivazione fondata. Ho parlato a lungo con Lys e Norton ieri sera e mi hanno ribadito che la situazione di Edward è stazionaria, che  bisogna esser fiduciosi, loro sperano che il tempo e le terapie del risveglio possano aiutarlo.
Papà ha paura, è stanco, si sente impotente dinanzi a questo nuova tegola caduta su Edward, ma se dovesse continuare a tenere quest’ atteggiamento, gli parlerò in maniera decisa e se ciò non dovesse bastare chiederò aiuto a   Lys, questo suo modo di affrontare questa situazione deve cessare, fa troppo male a Bella e alla mamma.>>
Finimmo la nostra colazione, andai a fare una doccia e mi preparerai. Sentì un rumore alla porta, mi affacciai sulle scale.
<< Bella.>>, le andai incontro. << Com’è andata la notte?>>.
Lei annuì.
<< Hai riposato qualche ora?>>.
<< Sì ma diciamo che sono ugualmente uno straccio>>.
<< Vado a preparati il bagno, tu ne frattempo mangia qualcosa.>>
<< Che cosa vuoi che cambi.>>
 
 
<< Bella non puoi trascurare te stessa, lui non lo permetterebbe.>>, le sorrisi, carezzandole il viso emaciato. << Se ti manterrai in forze, potrai reggere, altrimenti non gli sarai di aiuto. Liv preparale la colazione, quindi raggiungimi in camera.>>
Si sedette sullo sgabello e appoggiò la testa sul bancone della colazione.
Mi si strinse il cuore solo a guardarla. Piccolo tesoro, era già allo stremo e l’incubo era cominciato solo da pochi giorni, mi chiesi come avrebbe fatto a sopportare se la situazione si sarebbe protratta nel tempo.
Sentii aprire la porta, mi affrettai a raggiungerla, era immobile, appoggiata allo stipite, aveva iniziato a piangere, le presi la mano e la guidai verso il bagno, si fermò dinanzi al letto, il trolley di Edward era lì chiuso, sulla cassapanca, l’avvicinai a me, la strinsi, singhiozzava:
<< Ssh basta piccola, basta! Tornerà presto, vedrai e ti porterà alle Hawaii, come desiderava.>>
Scuoteva la testa e ansimava, poi vide la loro foto a New Orleans, Edward sorrideva, lei mostrava l’anello, sembrò riaversi, si passò la mano sul viso, asciugò le lacrime.
Si tolse i vestiti, li appoggiò sul letto si diresse verso la vasca ed entrò, mi sedetti dietro le sue spalle e cominciai a massaggiarle i muscoli delle spalle e del collo.
<< Sai che è stato il primo posto in cui ho fatto l’amore con Edward!>>, disse.
<< Interessante, che posto romantico ha scelto il mio fratellino per sedurti… candele, musica, magari un bicchiere di vino bianco?>>
<< Niente di tutto questo, io feci irruzione qui dentro semi terrorizzata perché bussavo alla porta e lui non mi rispondeva. Lo trovai immerso nell’acqua con quelle odiose cuffiette dell’I-pod nelle orecchie!>>.
<< Piccolo mio. Forse non aveva molta esperienza su come si dovesse corteggiare una donna! >>
<< No… invece è stato bellissimo! Fantastico e da lì è stato un crescendo, abbiamo costruito giorno per giorno una relazione di perfetta simbiosi, saldata dalle difficoltà e più forte di ogni dolore.>>
Poggiò la testa sul bordo della vasca, le diedi un bacio in fronte, sorrise e rilassò i tratti del volto.
La coccolai dentro l’acqua per una buona mezz’ora. Una volta uscita le asciugai e legai i capelli, scoprendo quel bellissimo collo che Edward adorava. Un filo di trucco per mascherare un po’ i segni di sei giorni quasi del tutto insonni, quindi si avvicinò all’armadio. Faceva scorrere le grucce con gli abiti, mostrando poco interesse, poi ne tirò fuori uno, un abitino semplice sopra il ginocchio, avorio con un cinturino  scuro in vita.
Mi guardò ed io dissi:
<< Questo è perfetto!>>.
Corsi in camera mia mentre Bella finiva di prepararsi, mi vestii in fretta e andai in soggiorno, dove ci attendeva James:
<< Mamma e papà?>>.
<< Mamma sta arrivando, papà è già in ospedale!>>.
<< Sei splendida.>>, disse James, avvicinandosi a Bella e prendendole la mano.




 
<< Tuo padre non verrà?>>
<< Sì che verrà!>>, dissi decisa. << Sta tranquilla, mamma vieni, sono felice che abbia deciso di mettere quest’abito.>>
Ero un abito viola con le rouches davanti, anche lei era molto dimagrita, ma le stava ancora bene.
Mi prese sottobraccio e cinse il fianco di Bella:
<< Andiamo.>>, disse. << Edward ci aspetta, dobbiamo coronare il suo sogno.>>.
 
 
JAMES
 
Entrai con passo esitante nella camera, mio padre, seduto accanto al letto, teneva la sua mano su quella di Edward, lo sguardo perso a fissare il viso di mio fratello.
Bella mi seguì, si avvicinò a lui, gli mise la mano sulla spalla e s’inginocchiò:
<< Carlisle aveva promesso che non si sarebbe mai più fatto travolgere dal coinvolgimento emotivo e dall’irrazionalità con Edward, perché se negli anni passati lei fosse stato più lucido, il mio amore avrebbe sofferto meno nella sua vita. Aveva giurato che non avrebbe più commesso quest’errore e invece ancora una volta si sta lasciando andare al dolore.>>
Lui accarezzò la fronte di Eddy e disse sottovoce:
<< Sono qui, Bella, vi aiuterò come posso, ma in questo momento non chiedetemi di più.>>
Entrarono i genitori di Bella, Renèe si diresse verso Edward, gli diede un bacio sulla fronte, poi preso da una busta un piccolo bouquet di roselline bianche, lo diede a Bella.
Poco dopo entrò il cappellano, controllò i documenti, parlò con i miei genitori, quindi si avvicinò a Bella:
<< Possiamo iniziare?>>, disse, << Siamo qui per officiare l’unione di questi due ragazzi, in una situazione tanto particolare, quanto dolorosa, ho preso atto dell’intenzione di Edward di sposare Bella, ufficializzata da un anello di fidanzamento e da una promessa, la madre di Edward ha confermato questa intenzione, quindi ho ricevuto l’autorizzazione affinché il matrimonio abbia luogo. 
Bella ecco la formula che dovrai pronunciare e poi dovrai mettergli la fede.>>, le passò un foglietto.
<< Io Bella prendo te Edward come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita.>>
Aveva pronunciato le promesse tra le lacrime, dalla prima all’ultima parola, quindi aggiunse:
<< Tu mi hai scelto, mi hai desiderato dal primo momento che mi hai conosciuto, mi avresti sposato subito se io avessi acconsentito, amore mio sono io che ti sto sposando, con la felicità della scelta e il dolore per la circostanza, consapevole che questa è una condizione di difficoltà temporanea, che tornerai da me e staremo per sempre insieme.>>
Rosalie aprì la scatolina degli anelli, il sacerdote li benedisse, Bella prese quello di Edward, lo baciò, s’inginocchiò vicino a letto, con delicatezza lo fece scivolare sull’anulare, poi prese il suo si avvicinò al viso e disse:
<< Sappi che mi aspetto che farai tu questo gesto, non appena ne sarai in grado. Voglio che la mia fede sia al mio dito perché mio marito l’ha voluto.>>
La infilò nel suo dito e si fece il segno della croce.
<< E con il potere conferitomi dalla chiesa.>>, disse solenne il sacerdote. << Vi dichiaro marito e moglie>>.




 
Bella lo baciò, tra le lacrime.
<< Congratulazioni signora Cullen!>>, era mio padre che aveva pronunciato quelle parole.
Bella lo guardò, lui le asciugò le lacrime:
<< Ti prego Bella accetta le mie scuse, sono stato ancora una volta un debole, ancora una volta rischiavo di non essere un buon medico, proprio con mio figlio.
Rimbocchiamoci le maniche e riportiamo al più presto indietro il mio Edward … tuo marito. >>
<< Grazie Carlisle.>>
Io mi avvicinai a Edward e dissi:
<< Ehi fratello torna in fretta, hai una moglie cui pensare adesso.>>
 
 
BELLA
 
In due giorni di lavoro frenetico, la nostra camera era stata attrezzata per accogliere Edward di nuovo in casa.
Quando i paramedici lo sistemarono sul letto e collegarono tutti i macchinari, Carlisle lo controllò e mi lasciò con un sorriso.
Mi ritrovai da sola accanto a lui, in quello che era il nostro letto, nella nostra stanza, tra le nostre cose, paradossalmente tirai un sospiro di sollievo.
<< Edward siamo a casa finalmente.>>, gli dissi, << vedrai che nella tranquillità della tua stanza e seguendo le indicazione del terapista del risveglio, riusciremo a riportarti cosciente.
Tu vedi di collaborare amore mio, voglio rivedere quei meravigliosi occhi verdi che mi mozzano il respiro, quella tua voce sensuale nelle mie orecchie, le tue mani sul mio corpo, rivoglio i miei brividi e le mie sensazioni Cullen, e li rivoglio al più presto.>>
Risi e lo baciai, quindi gli misi l’I-pod e mi sistemai accanto a lui, presi il diario.
Il giorno dopo il nostro matrimonio avevo preso a scrivere ogni cosa, proprio sul suo diario, tornando indietro al giorno in cui era stato male; volevo che, quando si fosse risvegliato, potesse leggere ciò che era accaduto in quel periodo, volevo che avesse una traccia di quello che non aveva potuto vivere coscientemente.
Nel pomeriggio vennero mamma e papà, dopo esser stati una decina di minuti in camera, ci spostammo in salotto:
<< Bella, papà deve rientrare a lavoro, ma se hai bisogno di me io posso restare. >>
<< No mamma, non preoccuparti, nei prossimi giorni avrò tanto da fare, qui in casa, sta tranquilla.>>
<< Renèe >>, disse Esme, << io sarò sempre a disposizione, mi prenderò cura di lei e farò in modo che si ritagli del tempo, per se stessa.>>
<< Tempo per me stessa… il mio tempo sarà solo per lui adesso.>>, dissi.
<< Ti sbagli.>>, continuò mia suocera, << è necessario che tua madre e tuo padre sappiano che non permetteremo che ti annulli completamente dietro ad Edward, lui per primo non lo permetterebbe mai. Siamo tutti qui per aiutarlo e tu ascolterai i nostri consigli.>>
Mi lasciai andare sul divano, mamma mi prese la mano:
<< Lo so che non lo concepisci, ma Esme ha ragione se saprai dosare al meglio le tue forze, potrai essergli d’aiuto. Consumarti non gli servirà.>>
Abbassai lo sguardo e non le risposi.
Ci trattenemmo ancora un altro po’ a parlare, poi i miei genitori andarono a salutare Edward e ci lasciammo sulla porta, dopo un intenso abbraccio.
Rientrai in camera, Rosalie gli stava cospargendo della crema sulle braccia, aveva un viso così teso:
<< Che succede Rose?>>.
<< So che sto facendo qualcosa d’importante per lui, ma è così triste, così gravoso>>.
<< Saranno tante le cose che dovremo razionalizzare, di cui dovremo capirne solo l’utilità ed esser bravi a dissimulare il dispiacere che ci provoca dissimulare anche con lui.
Io sono convinta fermamente che ci senta, che percepisca i nostri stati d’animo e quindi non gli fa bene sentirci tristi o disperate.>>, feci un sospiro e lo carezzai.
<< Mi sento così colpevole. L’ho sottoposto a un enorme carico di stress fisico e psicologico, la sua festa di compleanno organizzata su una barca, il viaggio, la sfilata… troppa fatica che non era ancora pronto a sopportare e il suo cuore… oh Dio!>>.
<< Se vogliamo parlare di sensi di colpa, io, in questo momento, ne sono dilaniata. Le emozioni forti avute sulla barca quando sono caduta e dopo con il lanciatore di coltelli e poi in viaggio in Italia, ho accettato che facesse un tour de force veramente stancante.
Ma potevo non assecondarlo? Era così felice per tutto ciò che aveva ricevuto, dei tuoi regali e delle tue attenzioni, del viaggio, dell’Italia e poi la gioia e l’emozione della sfilata, hai idea cosa ha significato per lui, poterti essere accanto a Milano?
I dottori prima di partire erano stati così rassicuranti, i cicli di cura erano tanto efficaci, la situazione generale era buona. Mi sono lasciata trascinare dal suo entusiasmo, non ho voluto porgli limiti. Dio se lo avessi fatto rallentare un po’ e forse tutto questo non sarebbe successo. >>
Presi la sua mano l’appoggiai al mio viso, trattenendo le lacrime. Rosalie riprese a massaggiarlo.
<< Rose.>>, dissi dopo qualche minuto. << Devi programmare il tuo rientro a Miami.
No… non fare questa faccia, poco fa tua madre e mia madre hanno parlato di riprendere il controllo della mia vita… capisci loro mi chiedono di pensare a me stessa, io che in questo momento vorrei vivere nello stesso limbo di Edward, che mi sento sospesa, in stand by, dovrei riprendere il controllo sulla mia vita, ma tu, invece, hai l’obbligo di tornare a lavoro, devi pensare alla tua attività, programmando ogni tanto di tornare qui e restare qualche giorno. Siamo a un mese e mezzo dalle sfilate e non credo che tu abbia la collezione finita.>>
<< Mi manca solo qualche pezzo, posso terminarli qui e mandarli ai miei collaboratori, posso  prendermi ancora un’altra settimana. Ho bisogno di restare ancora un altro po’ con lui.>>
<< Una settimana Rosalie e dopo ti caccerò via, devo ritagliarmi un po’ d’intimità con mio marito.>>, dissi sorridendo.
<< Solo fino a ferragosto.>>
<< Stai negoziando Rose? Sono quasi dieci giorni, non una settimana.>>
<< Sii buona. Prometto che dopo ferragosto vi lascerò soli. >>, sorrise.
<< Ok, Edward possiamo concederglieli questi dieci giorni vero?>>.
 
Uff! Il silenzio della notte, rotto dai rumori del ventilatore meccanico e del monitor per i parametri vitali, rumori ciclici e intermittenti.
Non credevo fossero così duri da sopportare. Pensavo che dopo qualche ora mi sarei abituata, invece erano lì che mi martellavano il cervello e mi mantenevano vigile e nervosa.
Dovevo concentrare la mia attenzione su altro o sarei esplosa ed era solo la prima notte.
La lucina sul comodino illuminava il suo volto, era bellissimo, nonostante tutto.
Il mio sguardo era catturato dai suoi tratti, così raffinati e sottili. Un lord inglese.
Solo il tubo del respiratore interrompeva quella perfezione, ma riuscivo a escluderlo dalla mia valutazione.
Presi la mia crema idratante, ne misi un po’ sulle dita e cominciai a spargerla sulla fronte, sfiorandogliela appena.
<< Scusami Edward.>>, sussurrai, << ho bisogno di un po’ di tempo per abituarmi ad averti qui accanto a me e poi non riesco a resistere alla tentazione di toccarti.>>, mi venne da ridere.
<< Dicevi di adorare le mie mani sul tuo corpo, spero in questo momento ti siano gradite, anzi ti facciamo mantenere vivo il ricordo del nostro modo di sfiorarci e di prenderci cura l’uno del corpo dell’altro>>.
Dopo la fronte, le gote, fin giù al mento, con movimenti lenti e circolari, ancora un po’ di crema e scesi sul collo, mi avvicinai a lui, il suo profumo m’investì prepotente, inspirai e non riuscii a resistere lo baciai uno… due… tre volte, fino a raggiungere l’incavo della sua clavicola, tornai su fino all’orecchio:
<< Edward come mi manchi! Come mi mancano le tue labbra, le tue mani, il tuo tocco gentile e passionale insieme. Come farò a resistere ancora senza di te. Impazzirò se non torni da me!>>.
Guardai le sue labbra, erano un po’ screpolate, come avevo fatto a non notarlo?  Presi lo stick del burro cacao, ci passai sopra il dito e poi gli disegnai il contorno uno, due volte, fino a che non divennero morbide, poi mi avvicinai alla sua bocca, gli appoggiai sopra la mia.
<< Basta devo fermarmi.>>, dissi con energia. << Devo, in questa circostanza è un comportamento assurdo, forse sto proprio impazzendo?
Continuerei a toccarti, a baciarti, vorrei stringerti, tutta la notte amore mio! Ho un grande desiderio di te adesso. Mi chiedo però se sia giusto? Sì certo che è giusto, sei il mio unico amore e questo tuo stato non ha cambiato una virgola a quello che sento. Ti amo Edward Cullen, ti amo come non mai!>>, mi riappoggiai al cuscino.
 
 << Stamattina arriverà un’infermiera>>, disse Carlisle, << che oltre ad provvedere alla terapia, baderà anche alla sua igiene personale>>.
<< No, voglio pensarci io?>>, dissi.
<< Invece non devi. Non perché tu non ne sia capace, non è giusto. Bella ci sono necessità troppo forti cui far fronte e non voglio che tu sopporti anche questo.
E poi dobbiamo essere pronti ad affrontare un altro passaggio che so già, sarà molto difficile per tutti noi. Non posso più alimentarlo con le flebo, non sono più sufficienti, ha bisogno di un maggiore apporto proteico, sta già dimagrendo. Dobbiamo passare a un sistema più efficace, che è tutt’altro che facile da vedere, ha bisogno di un sondino naso-gastrico>>.
<< Lo conosco Esme lo sa?>>.
Fece segno di sì con la testa, si passò la mano tra i capelli, mi fece una carezza e andò da Edward.
Tirai fuori un respiro forzato, presi la tazza di  caffè e aspettai Esme.
Si sedette contrita accanto a me, tra noi non occorreva parlare, eravamo già talmente distrutte al pensiero, che aggiungere parole, avrebbe solo acuito il dolore.
 
Mi ritrovai ferma appoggiata allo stipite, a guardarlo, da lontano, le braccia strette al petto, respiravo piano per evitare di piangere. Quel tubicino era abominevole, una mano sulla mia spalla, James mi strinse e mi sussurrò:
<< Dobbiamo continuare a credere che sia una situazione temporanea… ricorda cambierà!>>.
<< Sì ma è terribile lo stesso, anche se fosse solo per un giorno!>>.
<< Esci stamattina, prendi mia madre e Rosalie e vai a fare un giro, cerca di staccare, io resterò con lui.>>
<< No, già solo il pensiero che qualcun altro abbia pensato a lui stamattina, mi fa star male, non voglio lasciarlo.>>
<< Vai fuori almeno per il pranzo, ti prego Bella sii ragionevole!>>.
<< Certo che lo sarà.>>, Rose si era avvicinata, << ti porto a mangiare sulla spiaggia, dobbiamo portar fuori di casa mia madre, Bella, credo che sia sull’orlo di una crisi.>>
Abbassai la testa.
<< È possibile che in uno dei suoi deliri d’incensazione delle tue immense capacità, Edward mi abbia raccontato che sai radere la barba?>>, disse Rosalie.
<< Sì, è vero, gliel’ho fatta una volta.>>, dissi sorridendo.
<< Allora andiamo devi renderti utile, tanto per cambiare>>.
Mi prese per il fianco e ci avvicinammo:
<< Ciao Ironman!>>, esclamò lei non appena ci avvicinammo.<< Sono qui per apprendere da quel mostro di tua moglie come si rade un uomo, potrebbe ritornarmi utile, se mai trovassi un uomo disposto a sopportare il mio prorompente super-io, fatto già di per sé eccezionale.>>.
Portò un catino di acqua calda, schiuma da barba e rasoio:
<< Forza ragazza dalle mille potenzialità, sono pronta a imparare>>.
<< Tesoro non farmi fare cattiva figura.>>, gli dissi, carezzandogli il viso.
Procedetti con cautela a spargergli la schiuma e quindi passandogli il rasoio. Alla fine il suo viso senza barba sembrava risplendere, gli diedi un bacio.
<< Ehi Eddy sei tornato tra gli essere non primitivi.>>, disse mia cognata, << anche se devo dire che quella tua barba rossiccia, ha il suo fascino e tu Bella sei davvero brava.>>.
<< Sei bellissimo amore mio con o senza barba!>>, gli mormorai all’orecchio. << Tua sorella non capisce nulla di uomini.>>.
Sentimmo il campanello, avevo chiesto a Mark di dirmi sempre prima chi fosse, era sensato preparare chiunque fosse, a ciò che avrebbero visto.
<< Bella sono Jasper e Alice.>>, disse Liv, sulla porta.
<< Arrivo.>>
Li abbracciai e li condussi al divano, poi dissi:
<< Prima di vederlo devo dirvi una cosa, stamani Carlisle ha dovuto mettergli un sondino per alimentarlo meglio, non è una visione facile e tu Alice, nelle tue condizioni, non vorrei ti facesse troppo male!>>.
<< Il mio principe… resta sempre il mio principe, ho bisogno di vederlo.>>
<< Alice è stata talmente nervosa in questi giorni che ho pensato fosse meglio venire.>>, aggiunse Jasper.
Rosalie stava ancora massaggiando le guance di Edward con il dopobarba, Quel profumo, il suo profumo mi arrivò forte, come se mi fosse accanto. Chiusi gli occhi e respirai.
Rosalie si voltò a guardare, la sua voce cristallina ruppe l’aria:
<< Eddy hai visite. È la donna in gravidanza più in forma che abbia mai visto… Alice stai benissimo!>>
<< Splendida bugiarda, come tuo fratello!>>
Si avvicinò al letto, allungò la mano sulla sua fronte:
<< Oh mio principe!>>, gli fece una carezza dolce, lungo tutto il viso.
Le avvicinai una sedia, Jasper si mise in ginocchio accanto a lei:
<< Alice.>>, le disse.
 
 
<< Sto bene Jasper.>>, prese fiato e iniziò. << Ciao Edward tesoro, avevo così tanto desiderio di vederti, sai portare in giro quest’enorme pancione non mi viene facile e poi ho tremila stupidi problemi da donna gravida.
Ricordi che a novembre hai un impegno improrogabile, vero? Un impegno a cui non puoi mancare. Mio figlio ha bisogno del suo padrino.
E sì è maschio… immagina Withlock com’è su di giri! Il suo primogenito è un maschio, tramanderà il suo nome glorioso. Io invece, sono contenta perché potrò chiamarlo Edward, spero che tu sia contento di questa mia scelta?
Volevo che lo sapessi e spero che questo sia un altro incentivo per farti tornare presto da noi, dalla tua famiglia e da Bella.
Poi il tuo amico non è in condizione di affrontare questa cosa tutto solo, ha bisogno di Ironman accanto, sai quanto sia fragile emotivamente, si dà arie da duro ma poi alla resa dei conti, non regge per niente la tensione, quindi ti prego vieni ad aiutarmi.>>
<< Piccola Alice!>>, dissi mentre la stringevo dolcemente. << Sai bene che Edward non sa dirti di no … vedrai ti ascolterà!>>.
<< A proposito della signora Cullen.>> disse Rosalie, << sappiate che mi stanno obbligando a partire dopo ferragosto, quindi ve l’affido, ha bisogno di staccare con regolarità, uscire da questa stanza e distrarsi… Bella non ha diritto di parola, sono più grande, sono tua cognata e soprattutto, esercito il diritto di prendermi cura di te, al posto di mio fratello.>>
<< Puoi starne certa.>>, disse Jasper. << Siamo in otto e non potrà scrollarsi di dosso la nostra presenza tanto facilmente.>>
 
Andammo fuori a pranzo, né io né Esme potevamo averla vinta con Rosalie. Fu un momento rilassante parlammo delle sfilate imminenti, del rientro di James all’università, di Jasper e Alice, della loro visita. Raccontai emozionata a Esme l’intenzione dei ragazzi di dare il nome di Edward al loro figlio e a quel punto fu inevitabile che il pensiero tornasse a lui, alla sua assenza.
Chiesi a Esme di raccontarmi ancora qualcosa di lui, della sua infanzia e le chiesi se potevo registrare ciò che raccontava. Rosalie sorrise.
Gli episodi erano dolci, affettuosi ma anche pervasi da una malinconia profonda, appoggiai la testa sulla spalla di Rose e mi lasciai trasportare da una visione di Edward bambino che immaginavo e rivedevo nelle fotografie raccolte da Emmett nel suo DVD.
 
I giorni si susseguivano, simili nelle routine, cercavamo di stimolarlo, cercando di non sovraccaricarlo, così come aveva chiesto il terapista del risveglio.
La musica, le nostre conversazioni con lui, i ragazzi che venivano ogni giorno, più volte al giorno, anche solo per salutarlo e fargli sentire la presenza, la stimolazione del tatto con il calore, il freddo, le superfici diverse, davamo spazio alla nostra inventiva. Avevamo iniziato anche una terapia farmacologica, specifica per il risveglio, molto simile a quella per la miastenia, ma purtroppo cominciavamo a vedersi i primi effetti dell’immobilità. Il tono muscolare tanto faticosamente raggiunto stava cominciando a calare.
Eravamo passati ad alimenti altamente proteici che avevo cominciato a somministrargli anch’io per evitare la presenza costante dell’infermiera in casa.
Era un continuo prendersi cura di lui, senza dargli tregua, sperando in un piccolo segno che desse speranza.
Erano passate già due settimane da quando, come mi capitava di dire, si era addormentato e forse poteva essere solo questione di tempo.
 
<< Potrebbe farti piacere avere i ragazzi qui domani?>>, disse Rosalie, mentre forbici in mano, gli stava accorciando i capelli. << La mamma mi ha raccontato che quando Edward aveva undici anni, Jasper si è presentato a lei, con la sua espressione dolce e accattivante, chiedendole di portarlo a fare campeggio in spiaggia, per la notte di ferragosto. Riesci a immaginarti la faccia di mia madre, sempre ipertesa e iperprotettiva, lo sguardo da cucciolo sperduto di Edward unito a quello di Jasper, non gli diedero chance, non riuscì a negarli il permesso.
E da lì è partita la tradizione che ogni ferragosto Edward doveva stare in giro con loro, da qualche parte… forse è stupido pensarlo vista la situazione, ma vorrei che li sentisse vicini anche quest’anno, però se sei stanca e vuoi riposare, basta che tu lo dica.>>
Guardai il mio amore, sospirai.
<< Rose se dovessi rispondere di getto, direi che vorrei pensare a lui e poi vorrei chiudermi in camera e riposare, ma in fondo movimento in casa potrebbe essere utile per tutti, scaricherebbe un po’ di tensione, ma parlane anche con i tuoi genitori. >>, mi fermai un attimo, presi un respiro e dissi.
<< Rose grazie, se non ti avessi avuta accanto, in questo tre settimane, forse mi sarei persa, tutto questo sarebbe stato troppo per me.>>
<< Ne sono molto lusingata, tesoro, ma non credo proprio. La tua forza è l’amore che provi per quest’uomo e che lui prova per te. Reggi ancora per un po’ Bella vedrai quest’angoscia finirà presto.>>
 
 
JASPER
 
All’invito di Rosalie avevano tutti risposto presente.
Bella, con delicatezza e un sorriso si divideva tra noi e la sua stanza.
Un discreto andirivieni rendeva l’atmosfera quanto più serena possibile.
Il viso di Bella, le sue espressioni tenere ma anche le sue occhiaie, suggerivano a tutti quanto venti giorni di attenzione continua, di scelte molto provanti, di atti quotidiani che avrebbero sopraffatto un’anima forte, avessero un grande costo. Era davvero consumata.
Mi fermai sulla porta della stanza, lei volse la testa e mi fece segno di entrare, mi si sedetti sul bracciolo della poltrona, Bella reclinò la testa verso di me e chiuse gli occhi, delicatamente iniziai a carezzargli il capo.
<< Non appena Rosalie sarà tornata a Miami, ogni giorno a turno verremo a darvi una mano, per tutto quello che occorre>>, lei scostò la testa, <<…Bella siamo come fratelli e sorelle per lui, adesso entrambi avete bisogno della nostra presenza e noi intendiamo darvela.>>
<< Grazie Jasper davvero. Sono così stanca.>>
<< Lo so si vede ecco perché vogliamo che ci dica di che cosa hai bisogno, non vogliamo essere invadenti, ma crediamo di poterti alleggerire un pò, in qualsiasi momento tu ne abbia bisogno. Vogliamo aiutarvi a tirarlo fuori da quel letto, anche per noi è troppo gravoso pensarlo ancor in questo stato.>>
Si avvicinò al viso di Edward:
<< Cullen hai sentito siamo tutti qui con te amore, ti stiamo aspettando. Lo so che probabilmente sei stanco, che non ha l’energia per uscire da questa maledetta incoscienza ma ti prego provaci!
Ho bisogno di te, abbiamo bisogno di te.>>, lo baciò. << A volte penso che ci stai provando ma per qualche motivo non ci riesci, a volte mi lascio trasportare dai pensieri negativi, me ne scuso, poi mi dico devo avere solo pazienza, l’amore mio sta tornando… vero che stai tornando?
Edward prenditi tutto il tempo che ti è necessario, ma non pensare di lasciarti andare, di andar via, di abbandonarmi per sempre perché a quel punto io non avrei più niente, la mia vita non avrebbe più senso e verrei a cercarti… giuro che verrei a cercarti!>>.




 
 
Si avvicinò alle sue palpebre chiuse e vi depositò due baci leggeri.
Restò a fissarlo qualche istante, forse aspettandosi chissà quale reazione, delusa allora lasciò andare le lacrime, che caddero sul suo viso.
Le carezzai i capelli tentando di consolarla, mi guardò disperata:
<< Perché non si sveglia Jasper, perché non trova la forza di tornare da me, sono così logorata da quest’attesa.>>
<< Tesoro sii fiduciosa, sono certo che ci sta provando e vedrai che ci riuscirà.>>
 
 
 
Scusate il ritardo un impegno di lavoro improrogabile mi ha fatto rientrare in casa tardissimo e nonostante volessi con tutte le mie forze postare, gli occhi mi si chiudevano, ho scelto di farlo stamani, spero non me ne vorrete.
Questo capitolo come qualche altro in questa storia lo scritto per me… ossia lo scritto per riuscire a razionalizzare una paura che forse tante altre persone conoscono. Restare accanto ad un proprio caro incosciente e non poter far nulla per riportarlo vigile.
Il senso di impotenza ti pervade, ti senti inutile, vorresti fare gesti inconsulti, come urlare, scuotere quella persona, come se fosse possibile riportarla al mondo reale solo con atti di forza.
E invece spesso è la dolcezza, la serenità a dare i giusti stimoli, a segnare la strada per tornare… ma tante volte, nella vita reale, non c’è ritorno, anzi c’è un lento e progressivo allontanarsi che conduce al non ritorno.
Bella suggerisce ancora una volta come affrontare di petto una situazione difficile, logorante, e lo fa con un gesto di amore estremo, legarsi indissolubilmente (io credo ancora che il matrimonio sia una scelta per la vita) al suo uomo. Lei sicuramente certa che Edward si sveglierà. Però questa sua sicurezza vacilla durante il capitolo, chi con sicurezza può dire quanto possa durate uno stato di coma e soprattutto quali danni può provocare una forzata incoscienza?
Carlisle crudele? Forse. Debole? Sicuramente. Medico? Poco.
E’ senza alcun dubbio un padre disperato. Che non riesce a tirare le fila dei suoi sentimenti, che non riesce ancora una volta ad essere presente a se stesso, ad agire prima da medico e poi da padre, il suo comportamento irrazionale, deprecabile.
I fratelli praticamente perfetti, solidi, direi quasi rocciosi, non si perdono d’animo, fanno (Rosalie) gesti terribilmente provanti (non si può capire se non lo si prova, cosa vuol dire accarezzare un corpo caldo ma che sembra morto), James sostegno operativo quando serve, emotivamente presente con la sua riservatezza per sua madre e per Bella, pronto a parlare in maniera decisa con il padre, per proteggere Bella e sua madre da dolore ulteriore.
Ragazze grazie in anticipo per i commenti che farete so che mi saranno molto utili.
Un grazie speciale ad una mia web-amica perché con un suo racconto ha rafforzato la mia convinzione che l’amore eterno esiste e che spesso va oltre la morte, un bacio alla mia anima bianca e alla mia anima nera per l’aiuto insostituibile che mi danno ogni settimana e per l’amicizia che mi dimostrano.
A tutte voi un mega augurio di Buon Natale, spero che lo viviate con serenità, con allegria, in famiglia.
In genere nella mia vita, ma durante le feste in particolare ho l’abitudine di  a pensare ad un persona cara vicina o lontana che in questo momento vive una situazione difficile, mi farà apprezzare enormemente la mia condizione, mi fa scaricare dagli affanni quotidiani… mi fa sentire sicuramente più fortunata e benedetta da Dio.
Vi invito a farlo spero, così come accade a me, che vi predisporrà con maggiore letizia a queste feste.
Piccolo avviso la settimana prossima posterò tra il 27 e il 28, sarò fuori con la famiglia per Natale e quindi niente pc.
Ancora tanti auguri, un bacio e un abbraccio a tutte voi.

  
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