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Autore: shaolin7272    18/12/2012    0 recensioni
Già natale, pensò Barbier. Forse nel resto del mondo. Ma lì, in quel posto abbandonato da Dio, il 25 dicembre era solo una data sul calendario
“Lo so, ci sono posti migliori per festeggiare il Natale.” Disse il Sergente Maggiore, cercando di sollevare l'umore al suo sottoposto, che nonostante la chioma bianca, era ancora un ragazzo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 2

Aveva ripreso a nevicare e i candidi fiocchi creavano contrasto con i muri anneriti dei palazzi bruciati, fumanti rovine di guerra. Sulla jeep che li trasportava per le vie il sergente Barbier con il volto incollato al finestrino era uno spettatore impotente della miseria umana, guardava profughi che rovistavano nell'immondizia alla ricerca disperata di cibo o di qualche pezzo di vita passata senza poter far nulla per loro. Altro che i mercatini di natale, pensò, Jacques amareggiato.

Ad un tratto, in una strada laterale vicino ad un palazzo bombardato scorse due figure, una giovane donna e un bambino che non poteva avere più di cinque anni. Quello che lo colpì fu lo sguardo del piccolo biondo, grandi occhi tristi, rassegnati. Uno sguardo da vecchio di chi ha visto tanti, forse troppi, orrori.

A Jacques si strinse il cuore e non resistette. D'impulso fece fermare la jeep qualche metro più avanti. Non sapeva nemmeno lui cosa aveva in mente ma doveva scendere e raggiungere quel bambino.

“Sergente non possiamo scendere è pericoloso.” Gli disse il soldato semplice alla guida

“Non dovete scendere infatti, aspettatemi qui, se ci sono problemi ritornate al comando senza di me.” Rispose secco Barbier.

Scese e si avviò verso le due figure, la neve scricchiolava sotto i suoi anfibi rimbombando in quel silenzio. Si guardò attorno per accertarsi che non ci fossero cecchini su qualche tetto. Si fermò a pochi passi dalla figuretta malvestita che stringeva un balocco di legno che sembrava una locomotiva rozzamente intagliata.

Il bimbo osservò il militare dai capelli bianchi con curiosità incerto se scappare o rimanere fermo, gli avevano insegnato a temere i soldati. Ma quello che era lì davanti a lui sembrava buono, aveva gli occhi di un strano color viola e stava sorridendo. Non sembrava pericoloso.

La madre lo chiamò con voce stridula “Goran Куи!” facendogli segno di raggiungerla. Aveva il volto tirato e pronta a correre per afferrare il figlio e scappare al primo cenno di pericolo.

Jacques si ricordò del cioccolatino che il sergente Piloix gli aveva dato alla mensa e si frugò nella tasca del cappotto per prenderla. Si piegò sulle ginocchia per essere all'altezza del bambino e distese il braccio con il palmo della mano aperta con la stella dorata in muta offerta.

Goran rimase qualche istante fermo poi svelto afferrò quel magico trofeo e corse a nascondersi tra le braccia della madre.

Barbier si raddrizzò, sapeva che era ben poca cosa quella cioccolata. La giovane bionda fece un cenno di ringraziamento con il capo che lui ricambiò pensando che quella donna era bellissima nonostante fosse vestita di stracci. Ma quello che gli scaldò veramente il cuore fu il sorriso sdentato del piccolo che lo salutò con la manina mentre la madre lo trascinava dentro un vicolo. Quello valeva più delle mille luci che splendevano nei champs elysée o i fuochi artificiali della Tour Eiffel.

Ritornò alla jeep senza voltarsi, più leggero e con il segreto proposito di tornare lì con qualcosa di più di un dolcetto.

  
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