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Autore: Katedixon    18/12/2012    0 recensioni
Raccolta di One-Shot per la Faberry Week.
Le mie piccole, non potevo perdermi quest'occasione.
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era stata una serata piacevole, tutto sommato. Jack l'aveva portata alla presentazione di un bel libro e poi si erano fermati a mangiare in un piccolo e modesto ristorante lì vicino. Si erano seduti e avevano ordinato un semplice piatto di carne. Non era stato il miglior pasto della sua vita, ma era passabile, e poi l'importante era la compagnia, in fondo.
In quel momento, lei stava seduta sul posto del passeggero dell'auto di Jack, mentre quest'ultimo guidava, lanciandole, ogni tanto, qualche occhiata furtiva. Stavano tornando a casa del professore. Finalmente aveva divorziato da sua moglie e si era trasferito, quella era la prima sera che avrebbero passato a casa, da soli. Non sapeva se esserne felice o spaventata.
Non voleva che finisse male, era davvero presa da quell'uomo, ma non aveva nessuna intenzione di passare la sua vita con qualcuno più grande di lei di sedici anni. E se fosse capitato qualche inconvenevole, sarebbe stata la fine della sua felicità.
E poi, cosa molto importante, c'erano quei due profondi occhi castani che sembravano fissarla anche quando erano a chilometri e chilometri distanti. Se li sentiva addosso, costantemente. Li vedeva in ogni passante, in ogni suo compagno di corso, non riusciva a dimenticarli.
«Tutto bene, piccola?»
Lei gli sorrise automaticamente e annuì, prima di tornare a guardare fuori dal finestrino. Doveva togliersi dalla testa quegli occhi, perché erano una tortura, e lei avrebbe passato la notte con il suo ragazzo, in fondo non aveva niente da perdere, sapeva che quella ragazza non l'amava e mai l'avrebbe amata.
«Ci siamo quasi. Ti piacerà, vedrai.»
La bionda si mordicchiò il labbro inferiore, non le andava molto di chiacchierare, quindi si era limitata ad annuire o scuotere il capo quasi tutta la sera. Rare volte aveva risposto con delle parole confuse, o con dei mormorii incomprensibili, tanto che aveva dovuto ripetere ogni frase due volte.
«Ti vedo pensierosa stasera. Sicura che vada tutto bene?»
«Sì, sì. Non- non preoccuparti.»
Egli fece una smorfia scettica e continuò a guidare, senza fare più domande.
Quinn, comunque, non si curò tanto della sua espressione, non le importava se lui le credesse o meno, magari era anche meglio che smettesse di fidarsi, perché lei non aveva nessuna scusa per lasciarlo, non dopo che lui aveva divorziato dalla moglie solo perché potessero stare insieme alla luce del sole.
Ovviamente si tenevano lontani dal campus, non potevano rischiare che qualcuno li vedesse e denunciasse tutto al preside, sarebbe stata la fine della carriera del professore.
Cinque minuti più tardi, aveva accostato ed era andato ad aprire la portiera con un gesto cavalleresco. La accompagnò dentro casa, le tolse il cappotto e lo appese accanto alla porta, prima di condurla in soggiorno e farla accomodare sul divano.
Chiunque avrebbe apprezzato quei gesti, ma lei se la poteva cavare da sola, non aveva bisogno di tutte quelle attenzioni.
«Tornerai a Lima per le vacanze di Natale?»
Ricevette una semplice scrollata di spalle come risposta. Non molto soddisfacente, doveva essere sincero.
«Perché non resti con me, se non hai programmi?»
La bionda arricciò le labbra e annuì lentamente, prendendosi un attimo per pensarci, prima di rispondere.
Non era sicura, in realtà. 
Avrebbe voluto passare le vacanze con la sua famiglia, con i suoi amici.
Il problema era che probabilmente Rachel sarebbe stata lì. Le sarebbe andata incontro, sorridendo, e l'avrebbe abbracciata forte, poi l'avrebbe guardata e l'avrebbe rimproverata per non aver ancora usato quel biglietto.
Poteva sopportare tutte le sue e-mail, ma non il suo sguardo. Lo stesso sguardo che l'anno prima le faceva perdere il controllo di se stessa, che la faceva impazzire.
In qualche modo, si era ritrovata le labbra dell'uomo che percorrevano dolcemente tutto il suo collo e le sue mani si erano lentamente infilate sotto la sua maglietta.
Nel profondo, sapeva di non volerlo, il suo cuore le diceva di fermarlo e usare quel biglietto quella stessa sera, ma la sua mente diceva che doveva dimenticare e che quello era un buon modo.
Per una delle poche volte, la ragione prevalse sui sentimenti e la ragazza si lasciò andare, cercando di non pensare a quello che stessero facendo, lasciando che lui arrivasse dove pochi erano arrivati, che le togliesse una parte di sé. La parte di sé che la lasciò, uscì dal suo corpo insieme alle lacrime salate che per un momento ebbero percorso il suo viso.
 
Aprì gli occhi quando sentì che un piccolo raggio di luce illuminava la stanza e si scrollò il braccio del ragazzo dalla vita, per poi alzarsi e indossare i suoi vestiti.
Guardò per un attimo in direzione del letto, ma fu costretta subito a distogliere lo sguardo. Non le era servito a niente, tutto ciò. Per tutta la sera, non aveva fatto che sperare che ci fosse lei al posto di quell'uomo, che lei la riempisse così, che le facesse toccare il cielo con un dito... o di più.
Si affacciò alla finestra e sospirò.
Il suo cellulare vibrò e lei istintivamente controllò l'orario.
Erano le sette e mezza di venerdì, di solito era l'orario in cui riceveva l'e-mail di Rachel, così si precipitò a controllare la casella di posta.
Era lei, come sospettava, e non poteva essere più felice di sentirla. Riusciva a percepire le farfalle nello stomaco, anche se sapeva che la mora l'avrebbe pregata ancora una volta di usare quel biglietto, perché doveva raccontarle molte cose.
Lei sapeva cosa doveva raccontarle, e non voleva sentirlo. Non voleva sentire lo sguardo di Rachel addosso, mentre ascoltava la storia di come aveva lasciato Finn per un altro, o qualche storia del genere.
 
Ehi, Quinn,
come stai? Sai, ho saputo una cosa, ma vorrei che me la raccontassi di persona, quindi non ti dico cos'è. Oggi ho il mio primo debutto, sai? Devo esibirmi nello spettacolo invernale della NYADA e spero vivamente di vincere, sarebbe davvero fantastico. Vorrei che tu fossi qui a vedermi e a sostenermi.
Quando verrai a trovarmi? Non vorrai costringermi a venire a prenderti?
A presto, 
Rachel
 
Si sedette sul letto, perché le tremavano le gambe e sarebbe potuta cadere da un momento all'altro. Si fermò a fissare lo schermo del cellulare per parecchi istanti, prima di appoggiarlo di nuovo sul comodino.
«Buongiorno, piccola.»
Quinn deglutì e, mostrando il suo più falso sorriso, si girò a guardarlo e gli stampo un veloce bacio sulle labbra.
«Allora, hai deciso cosa fare per le vacanze?»
«D-devo tornare a Lima, mia madre si è sentita un po' male. Niente di grave, ma ha bisogno di me, oggi.»
Si alzò all'improvviso e, dopo avergli fatto un cenno con la mano, scese le scale di corsa, afferrò il suo cappotto e uscì da quella casa, per sempre.
 
Rachel appese la sua mela brillantinata sull'albero e abbracciò Burt un'ultima volta.
«Vorrei restare, ma devo andare in crocera con i miei papà.»
Andò ad abbracciare Kurt, poi sfilò la valigia da sotto il suo letto e sospirò allegramente. Le avrebbe fatto bene un po' d'aria nuova.
Quella stessa mattina aveva mandato un'e-mail a Quinn, ma non aveva ricevuto risposta. Di sicuro era impegnata a fare chissà cosa con il suo nuovo fidanzato.
Santana le aveva detto tutto e a lei era caduto il mondo addosso. Dopo tutto quello che avevano passato, Quinn non si era nemmeno degnata di dirle la verità sul professore di Yale.
Controllò ancora una volta il cellulare, anche se in cuor suo sapeva che quella risposta non sarebbe mai arrivata. Doveva solo mettersi l'anima in pace.
Le saltò il cuore in gola quando il telefono prese a vibrare nella sua mano, ma si tranquillizzò appena vide il nome di suo padre comparire sullo schermo.
Trascinò il tasto verde da sinistra verso destra e si portò l'apparecchio all'orecchio, cercando di far suonare la sua voce allegra.
«Ciao, papà! Siete qui sotto? Perfetto, arrivo.»
Trascinò la valigia fino alla porta d'ingresso e, dopo aver salutato per l'ultima volta Burt e Kurt, entrò nell'ascensore e raggiunse i suoi genitori.
Caricò il bagaglio nel bagagliaio del taxi e si sedette tra i suoi padri, sul sedile posteriore.
«Pronta?»
«Certo.»
Annuì con convinzione e fece cenno all'autista di partire. Era pronta a lasciarsi tutto alle spalle per una settimana. Voleva dimenticare Finn, Brody, ma soprattutto Quinn.
 
L'auto si fermò davanti a un alto palazzo, mentre Quinn vide un altro taxi partire proprio in quel momento. Scese dalla macchina, prese la sua valigia ed entrò nel palazzo. Controllò di fretta quale fosse il piano di Kurt e Rachel e, dopo aver letto "Hummel-Berry n°7", salì di corsa le scale. 
Bussò più forte che potè al portone dell'appartamento, sperando che ci fosse qualcuno ad aprire.
Si trovò davanti la faccia confusa di Kurt qualche secondo dopo.
«Ehi, Kurt! Dov'è Rachel?»
«Emh, non c'è.»
«Come sarebbe a dire? Dov'è?»
«È appena partita, un minuto fa.»
Quinn spalancò gli occhi, era in quel taxi che aveva visto allontanarsi?
«Dov'è andata?»
«Al porto, deve andare in crocera con i suoi-»
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase, che la ragazza si era già precipitata giù per le scale, lasciando la sua valigia lì.
Prese il cellulare e compose il numero di Rachel in fretta. Scattò la segreteria.
«Rachel, appena senti il messaggio richiamami, ho bisogno di sapere dove sei.»
Si fermò sul ciglio della strada e agitò il braccio per far fermare qualche taxi. Nessuno sebrò vederla. Emise uno sbuffo di frustrazione e decise di richiare tutto, così si mise in mezzo alla strada quando vide arrivare un'auto gialla, che si fermò giusto in tempo.
Aprì lo sportello posteriore e si sedette sul sedile, parlando con il respiro affannato.
«Al porto, più veloce che può.»
Ne approfittò per riprendere fiato, prima di provare a chiamare di nuovo Rachel.
Stava per schiacciare il tasto di chiamata, quando ricevette un messaggio proprio dalla ragazza che stava cercando.
Quinn dimenticami, non cercarmi più e resta con il tuo ragazzo, ti prego.
Aggrottò le sopracciglia, come poteva sapere di Jack?
Santana. 
Gliel'avrebbe fatta pagare, quando tutta quella storia sarebbe finita.
Appena arrivarono al porto, fece appena in tempo a vedere la nave lasciare il porto e si nascose il viso tra le mani, lasciando cadere una lacrima silenziosa.
 
«Cinque...»
La folla a bordo della nave si era riunita tutta, o quasi, sul ponte principale.
Rachel no.
Quei giorni non aveva fatto altro che pensare alla bionda e al suo sguardo verde smeraldo.
Stava appoggiata sulla ringhiera della poppa e non riusciva a sentire la magica aria natalizia. 
Avrebbe dovuto essere felice e spensierata, ma qualcosa glielo impediva. Qualcuno glielo impediva.
«Quattro...»
Alzò lo sguardo al cielo stellato.
«Quello è Venere, sai? Venere, Afrodite, la dea della bellezza. La mia dea della bellezza sei tu, Rachel Berry, quel pianeta non è niente in confronto a te.»
Gli occhi le si riempirono di lacrime al solo ricordo.
Quella era stata l'unica frase romantica che Quinn le aveva mai detto, prima di sparire a Yale. Aveva cercato di dimenticarla, ma né Finn, né Brody erano riusciti nell'impresa. 
Vedeva sempre il suo viso ovunque andasse. Ogni singola cosa, anche la più insignificante, le ricordava lei.
«Tre...»
Aveva capito di amarla non appena l'aveva lasciata andare, alla stazione.
Aveva lasciato la mano di Finn, era salita sul treno e l'aveva guardata negli occhi. Avrebbe voluto scendere, ma era troppo tardi.
Si erano sentite tutte le settimane, ma mai avevano usato quei biglietti. Aveva paura di incrociare il suo sguardo, aveva paura di rimanere, per la prima volta, a corto di parole e sprecare la sua occasione. Quindi aveva rimandato e aveva scoperto che era troppo tardi solo due settimane prima.
Santana le aveva detto di quel professore.
Santana, che aveva sempre saputo di cosa c'era tra le due, le aveva dato la brutta notizia.
«Due...»
E lei era dannatamente gelosa.
Cosa poteva una povera ragazzina contro un professore di Yale? Lui era intelligente, affascinante, maturo.
Doveva rassegnarsi alla triste realtà: quella storia era impossibile, doveva togliersi Quinn dalla testa.
«Uno...»
Si girò, intenzionata a tornare sul ponte con i suoi papà, quando si ritrovò davanti quegli occhi che tanto temeva e amava.
«C-»
La bionda le posò l'indice sulle labbra, sorridendole.
«Buon Natale!»
Urla di gioia si levarono da tutta la nave, ma le due ragazze sembravano non sentirle.
Sentivano solo i loro cuori battere all'impazzata.
In un momento di lucidità, Rachel indietreggiò di un passo e scosse la testa.
«Mi hai lasciato, e ora stai con un altro. Perché non festeggi il Natale con lui?»
Quinn, come risposta, si limitò a sorriderle.
«Non c'è niente da ridere, mi hai lasciato sola, mi hai illuso e sei sparita.»
Il sorriso sparì dal volto della bionda, venendo sostituito da un'aria dispiaciuta.
«Avevo paura.»
«Anche io.»
«Sei scappata anche tu, te ne sei andata a New York senza guardarti le spalle. Cosa avrei dovuto fare?»
«Sicuramente non metterti con un professore di trentacinque anni.»
«Perché no?»
«Perché sono gelosa, io ti amo, Quinn.»
Le parole uscirono dalla sua bocca prima che avesse il tempo di rimangiarsele.
Rimase immobile per alcuni secondi, aspettando la reazione dell'altra ragazza.
Questa restò impassibile, non sapeva cosa fare, non sapeva se baciarla o no, se dirle che l'amava anche lei o meno.
«Lascia perdere.»
Fece un sorriso per niente felice e fece per superarla, ma la mano della bionda si strinse intorno al suo polso, impedendole di andare via.
«Buon Natale, Rachie.»
Le sorrise e si piegò in avanti per unire le labbra a quelle della mora.
Aveva paura, la distanza era un problema, la gelosia sarebbe stata quotidiana, ma quello che era certo era che ci voleva provare davvero. Voleva essere felice con Rachel, perché dopo anni di finzione, aveva finalmente ammesso a se stessa che provava un forte sentimento per lei, che non aveva fatto che crescere dal primo giorno che si erano incontrate.

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Angolo dell'autrice:
Okay, pensavo di non farcela, ma ci ho lavorato tutto il pomeriggio e ci sono riuscita!
Devo dire che non so se ritenermi soddisfatta o no, però non è male, o almeno credo xD
Ovviamente ambientata nella 4x10. 
In fondo, sarebbe dovuta andare così. u.u
Bene, a domani, con Beth. ♥
  
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