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Autore: telesette    18/12/2012    3 recensioni
Sua Maestà la regina, vittima di un qualche intrigo di corte, è stata avvelenata. L'unico medico probabilmente in grado di salvarla è un uomo di nome Dajenau, di cui si sono perse le tracce anni addietro. D'Artagnan e i moschettieri devono dunque trovare quest'uomo, ovunque esso sia, e non hanno molto tempo a disposizione...
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Re Luigi XIII, Regina Anna, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Constance soffriva enormemente, nel vedere la povera Regina Anna penare così tanto.
Fin dal giorno in cui era stata introdotta a corte, come dama di compagnia di Sua Maestà, la giovane fanciulla aveva provato subito un forte affetto per quella donna gentile e sfortunata. Costretta a passare sopra i suoi sogni e i suoi desideri, a causa dei suoi doveri sociali, la regina aveva sofferto molto e molte amarezze segnavano il peso del nome che portava. Molti e potenti nemici cospiravano contro di lei, cercando in ogni modo di screditarla agli occhi del Re e della Francia intera, ma nel tempo la donna aveva imparato a farsi cauta.
Troppe volte i suoi nemici avevano approfittato della sua ingenuità, per poterla colpire duramente.
Dapprima il Cardinale Richelieu, con quella trovata del pappagallo, che origliava ogni sua conversazione.
Poi fu la volta della collana, donata al Duca di Buckingam quale pegno tangibile dei suoi sentimenti, rischiando seriamente lo scandalo e la guerra.
E infine la morte dello stesso Buckingam, per la quale non le era stato possibile neppure piangere se non in silenzio.
Ogni colpo era assai duro.
Ogni ferita assai dolorosa.
Tuttavia invece di cedere, Anna aveva trovato dentro di sé la forza per andare avanti, mostrando a tutti l'orgoglio e la fierezza di una vera sovrana.
Oltre all'affetto e alla devozione per lei, Constance non poteva fare a meno di nutrire una grande ammirazione per il coraggio della sua Regina.
Vederla patire quella straziante agonia, senza poterla aiutare in alcun modo, era terribile.
Le sue condizioni peggioravano, lentamente ed inesorabilmente, e tutto quello che poteva fare era assisterla con la sua impotenza.

- Oh, D'Artagnan - sospirò la fanciulla, giungendo le mani sul petto. - Ti supplico, torna presto con il dottor Dajenau!
- Constance, per cortesia, andate a prendere dell'acqua fresca - disse allora il medico di De Tréville, porgendole la piccola bacinella da riempire.

La ragazza ubbidì.
Uscendo nel corridoio, passando distrattamente davanti ad una stanza con la porta socchiusa, Constance udì appena distintamente una frase che la fece fermare di colpo. Qualcuno in quella stanza sembrava molto agitato, tanto che lei poté cogliere parte di ciò che diceva, e ascoltando più attentamente non era certo difficile capire perché.

- ... Vi ripeto che non è possibile, non possiamo andare oltre...
- Spero tu stia scherzando, al punto in cui siamo, ti conviene andare fino in fondo!
- Ma ora che De Tréville ha rafforzato la sorveglianza, mi sarà impossibile avvicinarmi senza essere scoperto...

Constance avvicinò il volto alla fessura della porta semiaperta, quel tanto che bastava per permetterle di vedere in faccia i due individui che discutevano tra di loro. Uno di essi era il Duca De Vitesse, elegante nel suo abito scuro, inconfondibile coi suoi occhi celesti molto chiari e la chioma color notte che gli incorniciava il volto; l'altro invece era un giovane valletto di nome Arsène, biondo e con occhi molto grandi, che sembrava sconvolto da qualcosa.
Mentre Arsène tremava e sudava abbondantemente, il Duca al contrario era calmo e freddo come se niente fosse.
Sulle prime la fanciulla non poté certo indovinare il motivo di tale nervosismo ma, come Arsène parlò di nuovo, la rivelazione fu a dir poco terrificante.

- Ho accettato di servirvi, mio signore - disse Arsène, sperando nella comprensione del nobiluomo davanti a lui. - Sono onorato di servire la causa della Francia, ma non potete chiedermi di...
- Rilassati, figliolo - fece il Duca, poggiando le mani sulle sue spalle, nel tentativo di rassicurarlo. - Finora ti sei comportato molto bene, non ci vorrà molto ormai per portare a termine il piano che abbiamo concordato!
- Se il Re scopre quello che abbiamo fatto, ci farà tagliare la testa!

De Vitesse sorrise.

- Il Re cesserà di essere un problema molto presto: una volta sistemata la sua consorte, subito dopo toccherà a lui...
- Ma hanno già scoperto quello che abbiamo fatto - ribatté Arsène, sempre più sconvolto. - Non ci metteranno molto a scoprire in che modo la Regina sia stata avvelenata!

Costance ebbe un sussulto.
Dunque era De Vitesse il responsabile di tutto, ed era più che evidente che Arsène fosse al suo servizio in questa ignobile faccenda.
Tuttavia, alla luce dei fatti, qualcosa doveva essere andato storto.
Arsène aveva paura. Temeva che, procedendo nella somministrazione di piccole dosi di veleno nelle bevande della Regina, i moschettieri lo avrebbero ben presto scoperto e messo agli arresti.
Invano De Vitesse tentò di tranquillizzarlo, convincendolo che non aveva nulla da temere, ma era ovvio che il giovane non fosse più in grado di pensare lucidamente.

- Ci uccideranno - gemette. - Ci uccideranno tutti...
- Il piano è già in atto - sottolineò De Vitesse, voltandogli le spalle con noncuranza. - E' come una carica di polvere da sparo: una volta accesa la miccia, si può solo attendere che esploda!
- Signore, io non voglio morire - gemette ancora Arsène. - Ho sbagliato, non lo so... All'inizio pensavo che uccidere la Regina servisse per il bene della nazione ma... e se avessimo sbagliato tutto ?!?

Un lampo sinistro attraversò per un istante gli occhi di De Vitesse.

- Mi stai forse dicendo che non vuoi più servire la nostra causa? - domandò il Duca con una nota gelida nella voce.
- Io... Io non...
- Molto bene, allora - tagliò corto il Duca, voltandosi di scatto. - I tuoi servigi non sono più richiesti... Addio!

Un rumore secco.
Arsène sbarrò gli occhi, mormorando qualcosa con voce strozzata, ma le parole si persero gorgogliando nel sangue che gli riempiva la bocca.
Constance vide il valletto accasciarsi e, non appena questi crollò a terra immobile, il Duca sollevò leggermente il pugnale con cui lo aveva appena trafitto allo stomaco.

- Eri un bravo ragazzo - commentò il Duca sarcastico, pulendo la lama nel suo fazzoletto. - Se mi avessi dato ascolto, forse saresti riuscito a vivere un po' più a lungo... Peccato!

Sconvolta e inorridita, da quanto aveva appena visto e sentito, Constance si scostò dalla porta.
Purtroppo non ebbe il tempo di allontanarsi che, premendole forte una mano sulla bocca, qualcuno la afferrò saldamente per le braccia.

- Mmmppphhh !!!

Come la porta si spalancò, De Vitesse vide comparire Constance assieme all'uomo che la teneva stretta per impedirle di scappare.

- L'ho scoperta mentre stava origliando qua dietro - spiegò costui, con voce roca ma possente.
- Peggio per lei - esclamò il Duca, passando oltre il cadavere di Arsène. - Non possiamo permetterci altri errori, la posta in gioco è troppo alta!
- Cosa ne dobbiamo fare di lei ?
- E' ovvio che dobbiamo eliminarla, sciocco - grugnì l'altro infastidito. - Per il momento però, è bene forse aspettare; dobbiamo già portare via il corpo di questo idiota, senza dare nell'occhio... Uhm!

Il Duca rimuginò un istante.
Constance provò a liberarsi ma inutilmente.
L'individuo che l'aveva catturata pareva avere due morse d'acciaio al posto delle mani.

- Allora?
- Portiamola con noi - tagliò corto il Duca convinto. - Ce ne sbarazzeremo in un secondo momento!

 

( continua col prossimo capitolo )

   
 
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