Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: _ L a l a    19/12/2012    11 recensioni
Louis sente le mattonelle fredde premere sullo zaino, schiacciato tra il muro ed il suo corpo. Sorride, perché è la cosa che gli viene meglio. Pensa all’epigrafe ridicola che sicuramente scriveranno sul muro dietro di lui: "Louis Tomlinson, morto sorridendo."
HG!AU Larry, bitches! Don't like? Don't read ♥
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

La prima volta che Louis vede Harry, lo trova spaventoso: bello e accecante come il sole, occhi verdi da gatto e ricci sexy, circondato dai suoi amici Favoriti, mentre ride della goffaggine di un ragazzino del 9 alla postazione di combattimento con la spada.

Louis pensa che tanta bellezza sia sprecata per un ragazzo cresciuto per uccidere.

Louis viene dal distretto 7, dove l’aria profuma di bosco e, sulle cime più alte degli alberi, di libertà. Louis viene dal 7, dove ti insegnano che raggiungere il proprio obbiettivo è bene, ma che ci sono dei limiti. Louis viene dal 7, è testardo come un mulo, dalla parlantina facile e incapace di rimanere al proprio posto.

Così Louis, che è del 7 e porta negli occhi il cielo del suo distretto, va ad aiutare il goffo ragazzino del 9, senza preoccuparsi degli sguardi minacciosi dei Favoriti.

Il ragazzino si chiama Niall, ha i capelli biondi, le guance rosse come mele e gli occhi di un timido azzurro.

- tanto piacere! – trilla Louis, dandogli qualche pacca amichevole sulla spalla, mentre lo aiuta a tirarsi in piedi. L’istruttore fa loro cenno di spostarsi dalla pedana, che non sono certo gli unici che ne devono usufruire.

E Louis, mentre si allontana con Niall verso un’altra postazione, sente lo sguardo di Harry puntato sulla sua schiena, ma non gl’interessa: lui non ha paura.

 

Il ragazzo del 3 sa il fatto suo, pensa Louis mentre lo guarda sullo schermo dietro le quinte, dove stanno tutti aspettando di essere chiamati sul palco.

Louis sa di poter piacere alla gente: è spiritoso, gli è facile parlare di sé, ed è bello. Non ha paura del palco, lui. Non ha paura e basta. Non è come Niall che, questa mattina, l’ha assillato con tutti i suoi dubbi; Louis certe volte non lo capisce, perché essere insicuro non fa parte della sua natura.

Ma mentre guarda il tributo del 3 – Liam, forse? - che fa applaudire il pubblico con quell’aria da bravo ragazzo educato, si chiede se ne valga la pena. Che senso ha, tentare di piacere a della gente che punta scommesse sulla tua morte?

Louis scuote la testa, e nell’altra stanza vede con la coda dell’occhio il ragazzo dell’1, Zayn, che ride con la sua compagna di distretto. Stringe le labbra e si volta dall’altra parte, perché Zayn gli sta antipatico come pochi, perché è sempre dietro a guardarsi allo specchio e a ridere degli altri, e forse anche perché a lui è capitata una compagna di distretto sicuramente più carina della sua. Non che gl’interessi, comunque.

Liam scende dal palco, e appare la ragazza del 4. Harry è il prossimo, si sistema con aria nervosa il papillon e si passa la mano tra i ricci. Louis lo guarda, non sa neanche perché, e pensa che lo smoking blu mare gli stia bene. Poi pensa di nuovo a quanto sia tutto sprecato: Harry è un Favorito, anche se in questo momento sembra un ragazzo qualsiasi.

Una volta sul palco, il riccio incanta Capitol come solo Zayn è riuscito a fare, e forse anche un po’ di più. Louis non vuole essere come loro, non vuole piacere alla gente perché è bello o perché viene da un bel distretto. Forse non vuole piacere e basta. Si morde l’interno guancia, e scaccia il pensiero che, in realtà, Harry ha incantato anche lui.

Quando tocca a lui, Niall gli lancia un grido d’incoraggiamento e Louis si sente un po’ meno avvilito dall’idea di dover sorridere davanti ai suoi aguzzini.

Seduto sulla sua seggiola accanto a Caesar Flickerman, Louis stacca la spina che collega il cervello alla parte di lui che si ribella a tutto questo e ride, parla e scherza. Il pubblico lo adora e, quando tutto finisce, Louis li sente anche da dietro le quinte mentre gridano il suo nome.

Fa un segno con la mano a Niall, ancora in fila, che gli risponde con un sorriso nervoso. Louis sa che andrà bene: Niall è troppo dolce, per non poter piacere. Lo adoreranno.

Il suo mentore gli parla nell’orecchio, ma a Louis non interessa molto quello che ha da dire. Gli dice che è stato bravo, che gli sponsor l’hanno sicuramente notato, anche perché quel 7 agli allenamenti è proprio una buona cosa. Ma Louis questo lo sa già, così, quando la sua compagna di distretto si ritira, lui rimane nella stanza a ciondolare, aspettando Niall, che scende dal palco con le guance in fiamme e l’aria sconvolta.

Louis gli batte la mano sulla schiena con fare incoraggiante, e lo saluta.

Si vedranno domani. Forse.

 

No, non si vedranno mai più, perché Louis sta già scappando quando Niall viene colpito da qualche Favorito. Questa volta non può tornare indietro e salvarlo, era questo il loro patto: “scegliamo una direzione e poi si fila via, senza voltarsi indietro, senza recuperare niente.”

( In realtà, Louis ha già infranto il patto quando si è chinato a raccogliere uno zaino, ma non può certo dire che sia un male. )

Ma Louis lo sente, Niall che grida, e si gira giusto in tempo per vederlo cadere al suolo; dietro di lui, la compagna tanto carina di Zayn sta già preparandosi ad uccidere un altro tributo. Louis la odia, non la trova più così attraente, e si ripromette che vendicherà Niall, anche se in realtà non sono stati davvero amici. Infondo, non si può essere amici agli Hunger Games.

È terribile; Louis si sente soffocare, come quando, in piedi sulla pedana, si è reso conto che non c’era nessun cielo sopra di loro, ma solo un soffitto alto e buio. Come quando si è reso conto che non avrebbe mai più rivisto il sole.

Louis riprende a correre, perché se si ferma adesso non andrà avanti mai più. Si trova in un cunicolo che gli ricorda le fogne, buio e largo. Al centro, scorre un fiumiciattolo d’acqua scura, e Louis spera tanto che non sia l’unica fonte d’acqua nell’arena.

Continua a correre, costeggiando il fiumiciattolo, finchè non sente che i polmoni stanno per scoppiargli. Si ferma, e tenta di capire dov’è: non ha mai avuto un buon senso dell’orientamento, ma ha notato che l’acqua scorre verso la Cornucopia, quindi pensa che proseguire nella direzione opposta possa essere una buona idea. Il buio non è così fitto da impedirgli di distinguere le cose intorno a sé, e raccogliere lo zaino è stata una mossa intelligente: dentro ci sono due scatole di biscotti, una borraccia vuota, della corda e un sacco a pelo. Nessun’arma, ma a Louis non piace l’idea di dover uccidere. Se è fortunato, magari riesce ad evitare gli scontri.

Una lieve luce filtra tra le crepe del soffitto, creando strane trame sull’acqua che scorre veloce. Louis alza lo sguardo, sperando di intravedere qualcosa attraverso la crepa, ma sa di essere un illuso: le fessure servono solo a non lasciarli completamente al buio, il soffitto è troppo in alto e sicuramente impossibile da distruggere. Pensa a quando, alla fine dell’Edizione, verranno dei visitatori a vedere da vicino l’arena: sicuramente metteranno delle lampade, forse anche una piantina di emergenza per non perdersi; ci saranno ventitré iscrizioni ad indicare i luoghi dove ognuno di loro è morto, e una guida che racconterà tutto nei minimi dettagli.

Louis evita di chiedersi dove e come morirà, e da bravo illuso si dice che il suo nome non ci sarà su nessuna di quelle iscrizioni: il suo nome sarà scritto in caratteri grandi, nel punto in cui vincerà i Giochi. Ride, per scacciare l’ansia che gli è salita nel petto, e riprende a camminare, sentendosi più frastornato che mai, mentre anche il rumore dei suoi passi viene inghiottito dal buio del cunicolo.

 

È fregato. Louis lo sa con matematica certezza, perché lui ha in mano uno zaino, mentre Zayn ha in mano una spada lunga quanto il suo braccio.  Lo sa, perché alle sue spalle c’è un fottutissimo muro. Solo lui riesce a cacciarsi nei vicoli ciechi. Ma, in questo labirinto di cunicoli, Louis non ha un solo punto di riferimento che non sia l’acqua che scorre, e come poteva sapere, lui, dove stava andando?

Sapeva di non essere un mago del travestimento, ma sperava che il buio riuscisse a nasconderlo almeno un po’ agli occhi dei Favoriti. E per una settimana c’è anche riuscito; ma Louis non ha un alleato che faccia i turni di guardia mentre lui dorme. Ce l’avrebbe, se quella zoccola che ora sorride dietro a Zayn non avesse pensato bene di ucciderlo.

Ringhia qualche insulto e schiva l’ennesimo colpo. In qualche modo, si sente un idiota: sta ancora sperano che qualcosa lo salvi. Harry è infondo al gruppo, e lo guarda con quei suoi occhi verdi da gatto; non ride come il giorno in cui Louis ha aiutato Niall, non sembra trovare la situazione divertente come invece fanno i suoi compagni. Louis lo guarda negli occhi, giusto un attimo prima di ritrovarsi a terra con la spada puntata alla gola. Si è distratto, lo zaino si è strappato ed i vestiti cominciano ad inzupparsi d’acqua, anche se Louis proprio non riesce a capire da dove provenga. In qualche modo, si scopre sorpreso nel notare che i pantaloni sono impermeabili. È incredibile come la sua mente continui a registrare anche le cose più stupide, in un momento come questo.

Zayn gli sorride di un sorriso storto.

- non si sfidano i Favoriti, distretto 7 –

Louis sente le mattonelle fredde premere sullo zaino, schiacciato tra il muro ed il suo corpo. Sorride, perché è la cosa che gli viene meglio. Pensa all’epigrafe ridicola che sicuramente scriveranno sul muro dietro di lui: Louis Tomlinson, morto sorridendo.

Scuote la testa lievemente.

- non si fanno i bulli sui ragazzini indifesi, distretto 1 – commenta, ironico, fissandolo negli occhi con aria di sfida. La luce che filtra da una crepa gli ferisce gli occhi, tanto da costringerlo a strizzarli.

E Zayn, che una replica non se l’aspettava affatto, gli tira un calcio che lo fa rantolare. Louis ride, perché altrimenti dovrebbe piangere, e proprio non vuole.

Harry ancora lo guarda, il volto bianco come un lenzuolo. La ragazza scuote i lunghi capelli biondi. Louis sa che ci sono altri Favoriti, li ha visti. Forse sono rimasti alla Cornucopia.

- che ci trovi, da ridere, eh? – ringhia Zayn, abbassandosi verso di lui, premendo la lama della spada sulla pelle sottile del suo collo.

Louis lo guarda, e si chiede se l’altro si è reso conto di essere davvero il più patetico di tutti. Gli fa pietà.

- eh? – grida Zayn, rifilandogli un altro calcio, questa volta dritto dello stomaco. Louis si accascia, la mano premuta sull’addome come a fermare del sangue che non c’è. Zayn ha la spada alzata, e Louis lo sa che sta per morire, e che probabilmente la sua testa rotolerà per il vicolo come quella di Maria Antonietta è rotolata giù dalla ghigliottina. Il pensiero lo raccapriccia, ma Louis comunque emette un gorgoglio che dovrebbe essere risata, perché davvero Zayn non si è reso conto di quanto tutto questo sia stupido e quasi gli salgono le lacrime agli occhi e il cuore gli si gonfia di paura.

Stringe gli occhi, e si chiede se pregare, in un momento simile, possa servire a farlo sentire un po’ meglio.

Ma all’improvviso la ragazza strilla, Zayn geme di dolore a terra e Louis è di nuovo in piedi, mentre Harry lo trascina via correndo. 

Passano dieci minuti buoni, prima che Louis si renda conto che Harry lo sta davvero salvando. Tiene la sua mano grande stretta attorno al polso sottile di Louis, che inizia a non capirci più nulla. Però un’improvvisa adrenalina lo spinge a correre il più veloce che può, fregandosene delle domande che gli martellano il cervello, mentre Harry, davanti a lui, continua a muoversi agile tra i cunicoli, come se sapesse perfettamente dove stanno andando.

Quando si fermano, Louis gli va a sbattere addosso. Ha gli occhi traboccanti di lacrime, le dita che fremono nella smania di fare a botte con qualcuno per dimostrare di essere ancora vivo. Si rannicchia a terra su se stesso, ansimando, il volto nascosto dalle braccia per coprire le lacrime calde che gli scendono sulle guance. Harry non dice niente. Lo guarda per un po’, poi gli si siede accanto. Gli mette una mano sulla spalla.

- mi dispiace. – dice, con la voce roca e affannata. Louis lo sente che è sincero. – mi dispiace. -

 

Non gli ha chiesto perché. Sono passati tre giorni, da quando Harry l’ha tirato fuori da quella terribile situazione, ma Louis non gli ha chiesto perché. Louis non ha problemi a parlare, ad esprimere sempre quello che pensa, ma forse ha paura della risposta.

Così si è limitato ad un “grazie” sincero come pochi, fissando gli occhi azzurri in quelli verdi di Harry, che è arrossito e ha balbettato qualche parola senza senso. Louis ha riso, e ride anche adesso mentre Harry scivola goffamente su una mattonella bagnata, cadendo a gambe all’aria nell’acqua scura.

- ma allora sei una persona normale anche tu! – esclama, porgendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi. Harry grugnisce scontento, accettando l’aiuto che l’altro gli offre con un sorriso spontaneo sul volto. Neanche Harry sa perché ha salvato Louis, ma vorrebbe che l’altro gliel’avesse chiesto: almeno si sarebbe costretto a cercare una risposta più sensata del “non potevo lasciarglielo fare. Non a te.” che gli ronza in mente.

Harry è stato cresciuto come un Favorito, e certe volte si comporta come tale, ma quello che Louis non sa è che Harry, in realtà, non ha mai voluto esserlo. Ma Harry sa che gli Hunger Games non sono veramente un gioco, e non poteva permettersi di essere debole. Si è reso conto solo dopo che sono i Favoriti ad essere deboli: si piegano alle regole come se fosse giusto, muoiono convinti di aver portato onore, vincono felici di aver dimostrato la propria forza.

Harry l’ha vista, la pietà negli occhi di Louis, quando guardava Zayn. Zayn no, non l’ha notata, ma Zayn è sempre troppo impegnato a guardare se stesso per guardare gli altri. Harry non riesce proprio, ad essere come lui. 

 

L’acqua comincia ad ingrossarsi: quello che il primo giorno era solo un fiumiciattolo, ora è un vero e proprio fiume in piena regola. Louis e Harry ci sguazzano dentro, avanzando a fatica perché camminano in senso contrario alla corrente, ma intanto ridono della battuta poco felice che Louis ha appena fatto.

È bastato poco, a loro due, per intendersi alla perfezione, anche se i primi giorni ancora si guardavano con sospetto. Ma convivere in cunicoli bui con uno sconosciuto incredibilmente bello, mette Louis di buon umore. E forse è per questo che, da un paio di giorni a questa parte, Louis sta rivalutando un po’ quello che succede.

Louis non ha paura di mettersi in gioco. Di solito Louis non ha paura e basta, ma ha imparato a proprie spese che non avere paura non sempre è una buona cosa, così si limita a dirsi che si, ha paura, ma che può anche affrontarla. In qualsiasi caso, Louis non teme di rivalutare se stesso, anche se, agli Hunger Games, rivalutarsi non è particolarmente utile. Il fatto è che non riesce proprio a fare a meno di vedere Harry come una delle persone più belle che lui abbia mai conosciuto. E Louis non è scemo, è già stato innamorato e sa perfettamente perché la sua testa ogni tanto gli fa fare delle figuracce epiche.

Harry, invece, no. Ha solo 16 anni, troppa voglia di divertirsi e troppa poca gente di cui fidarsi sul serio. Ma Louis gli piace, forse un po’ troppo, e gli sembra quasi di non essere nell’arena, quando parlano. Louis lo fa sentire vivo come non gli è mai successo prima, ed è una sensazione che lo coglie ogni volta che lo sfiora. Ma Louis gli fa anche paura, perché quello che potrebbe essere qualcosa di meraviglioso potrebbe anche essere uno stupidissimo errore. Perché tutto potrebbe finire male.

Louis s’aggrappa ad una mattonella sporgente, e guardando l’acqua gli porge una mano: - ‘sta attento, è scivoloso –

Harry afferra la mano, sperando che il buio nasconda al mondo il rossore delle sue guance.

Camminano rasenti al muro, in fila indiana, per aggrapparsi nel caso scivolino.

La pancia di Louis gorgoglia, ma lui si limita ad un risolino nervoso, soffocato dal rumore scrosciante dell’acqua che scorre. Nel suo zaino, l’unico pacco mezzo vuoto di biscotti rumoreggia ad ogni suo movimento. Stamattina sono finite le scorte di cibo che Harry aveva nello zaino, e l’unica cosa rimasta sono i suoi biscotti. Louis cerca di non pensarci, e si dice di poter resistere tranquillamente: da qualche parte ha letto che il corpo umano può resistere fino a due settimane senza cibo, e poi lui è abituato a mangiare poco.

Perso nei suoi pensieri, Louis non si accorge che Harry è rimasto fermo, gli occhi spalancati e l’espressione concentrata.

- Lou! – lo chiama, sovrastando il rumore dell’acqua. – Louis! –

Louis si volta, lo guarda con un sopracciglio inarcato e Harry fa una smorfia:

- non lo senti? – chiede, con voce alta. Louis scuote la testa, e i capelli sporchi gli cadono davanti agli occhi.

- che cosa? – strilla di rimando. Harry gli fa segno di ascoltare. Louis tende le orecchie, ma per un lungo istante non sente niente se non il rimbombo dell’acqua e il pulsare forte del suo cuore.

Poi lo sente. All’inizio pensa di esserselo immaginato, ma quando lo sente di nuovo si mette sull’attenti con fare allarmato: qualcuno sta strillando. Louis non sa calcolare quanto è lontano, ma riesce a capire chiaramente che è una voce femminile.

Ormai è due settimane che è nell’Arena, e di cannoni ne ha sentiti sparare tanti, ma non ha mai visto morire nessuno, a parte Niall. Rabbrividisce, improvvisamente teso.

Lui e Harry si lanciano uno sguardo.

Che fare? Louis non sa dire con precisione da dove provengano i suoni, ma è piuttosto sicuro che si tratti di una persona sola. E in punto di morte, perché solo qualcuno che sta per morire può emettere dei versi così disperati.

Con un sospiro pesante, Louis riprende a camminare. Procede piano, con cautela, scrutando il buio alla ricerca di indizi di qualsiasi tipo, mentre pian piano lo strillo diventa un gemito sempre più impercettibile, che finisce col perdersi nel rumore dell’acqua, per poi tornare ad essere un urlo.

L’acqua gli batte violentemente contro le ginocchia, quando infine arrivano ad un bivio. Davanti a Louis c’è un muro di mattonelle umide e coperte di muschio, ma a destra e a sinistra si formano due cunicoli bui. Aguzzando le orecchie Louis capisce che le urla arrivano dal corridoio di sinistra, nonostante il suono riecheggi nel corridoio, rimbalzando sulle pareti e creando uno strano effetto.

Harry nota la luce curiosa negli occhi di Louis, e continua a fargli cenno di “no” con la testa, ma Louis è testardo come un mulo e si avvia titubante nel corridoio di sinistra.

- Louis! – sibila Harry allarmato, trattenendolo per un braccio; ma Louis si volta solo un attimo, distrattamente:

- voglio solo vedere – dice, scrollandosi la mano di Harry di dosso.

Louis lo sa che guardare qualcuno che muore è davvero una cosa brutta; ma ha bisogno di dimostrare a se stesso di non avere paura, perché ha la necessità di sentirsi coraggioso almeno per un po’. Vuole smettere di avere terrore della morte, e forse guardando quella di un altro riuscirà anche ad accettare la propria.

Il buio non è fitto, dalle crepe sul soffitto arriva una luce bianca che lancia riflessi opachi sull’acqua scura.

C’è una rete, immersa per metà nell’acqua. È una rete fatta di fili di ferro appuntiti, realizza Louis, quando nota il luccichio che fa quando un raggio di luce la colpisce. Dentro, qualcuno si muove come un animale in gabbia, gemendo forte.

Harry è immobile, a diversi metri di distanza, e l’unica cosa che vede sono le punte acuminate di fil di ferro che spuntano dall’intreccio.

Louis impallidisce, avanzando verso la figura che continua a strattonare, e a muoversi e a strillare. Non riesce a distinguere niente, se non un groviglio di arti sanguinanti e capelli; poi sobbalza, quando due occhi color del ghiaccio lo trapassano da parte a parte, inchiodandolo al suo posto.

La ragazza dell’1 ringhia un insulto quando vede Harry, che in risposta fa una smorfia e un passo indietro.

I capelli di lei, che Louis ricordava essere biondo platino, sono tutti sporchi di sangue secco e le si appiccicano alla fronte . è coperta di ferite ovunque, ne ha una particolarmente brutta sul collo, che sanguina copiosamente, e numerosi tagli. Sul fianco sinistro, la maglia è praticamente carbonizzata e mostra quella che sembra una bruciatura. Louis si chiede chi possa essere mai stato a farle questo.

Zayn? No, erano alleati, e anche se ultimamente è morta molta gente non si è ancora arrivati agli ultimi scontri. A Louis non viene in mente nessun altro, forse perché non conosce gli altri tributi.

Lei sta per morire. Un brivido gli sale la spina dorsale,  e Louis indietreggia, sentendosi perforare dai suoi occhi crudeli: anche se in questo momento è spacciata, lei sa ancora come farlo sentire una preda che trema davanti al cacciatore.

Perché Louis sa di essere la preda: non è forte, o particolarmente furbo; ha solo una fortuna sfacciata, anche se ultimamente sembra essersi esaurita.

E forse è questa consapevolezza che lo fa sentire più arrabbiato di quanto non lo sia mai stato in vita sua. È arrabbiato, perché sa che se lei non fosse prigioniera della rete, a quest’ora lui non sarebbe vivo.

Avrei voluto ucciderla io.

Lo pensa solo per un attimo, e l’istante dopo la rabbia si è improvvisamente sgonfiata di fronte alla consapevolezza di essersi abbassato a pensare come uno dei Favoriti. Stringe le labbra, tenta di convincersi che è per Niall, che avrebbe voluto vendicare Niall, che non l’ha pensato per altri motivi, ma in realtà sa di essere appena diventato quello che non avrebbe mai voluto essere. 

Indietreggia, afferra il polso di Harry e tenta di tirarlo via di lì, pur sapendo che Harry è lì a causa sua, ma il riccio è immobile, fissa la ragazza come se avesse visto un fantasma; lei ricambia il suo sguardo, poi arriccia le labbra come se Harry fosse qualcosa di disgustoso. Ha smesso di gemere.

- traditore! – strilla, e Harry spalanca gli occhi in modo tale che il verde delle sue iridi risulti ancora di più sul suo pallore.

- traditore! – ripete lei, e Louis, con uno strattone, porta via Harry di lì, nell’altro corridoio, fino a che non sono abbastanza lontani da non sentire più i suoi insulti, che si perdono nel rumore dell’acqua.

Una volta fermi, Louis si volta verso Harry.

- mi dispiace, è colpa mia. – dice, tutto d’un fiato, gli occhi stretti per non vedere l’espressione dell’altro. – non sarei dovuto andare a guardare –

- non fa niente – risponde Harry, dopo un attimo di lungo silenzio. Louis spalanca gli occhi in tempo per vedere le labbra dell’altro stirarsi in un sorriso stanco. Lo guarda negli occhi, e ci vede un misto di paura, dolore e disperazione. – non fa niente – ripete il riccio. Ed è la cosa che fa più male di tutte.

 

È un paio di giorni che non mangiano niente.

Ma se Louis c’è quasi abituato, e non fa troppa fatica a combattere contro la corrente, Harry, che ha sempre avuto almeno un pasto al giorno, è sempre più stanco.

Louis sa che non potranno andare avanti ancora per molto.

Un brivido gli serpeggia su per la schiena, quando uno schizzo particolarmente alto gli colpisce il collo scoperto: l’acqua è ghiacciata, è ormai da giorni che non si sente più le gambe, anche se non ci fa quasi più caso. Il problema è che, se i pantaloni erano impermeabili, la sua maglia non lo è di certo. E la giacca è abbastanza leggera. Finiranno con il morire assiderati ancora prima che l’acqua li anneghi. E non ci vorrà certo molto, considerando che gli arriva praticamente alla vita.

Si stringe nelle spalle, tentando di cercare un calore corporeo che sta pian piano scendendo.

C’è un’unica soluzione, si dice: l’alto.

Ma quando guarda verso l’alto, ci sono solo le crepe sul soffitto ed il soffitto stesso. Le pareti sono compatte, una fila infinita di mattonelle messe una sopra l’altra.

Sospira tremulo, sperando in una sottospecie di miracolo, quando Harry inciampa. Louis lo afferra d’istinto, tirandoselo addosso prima che cada completamente in acqua.

- tutto bene? – ansima, scostandosi subito dopo.

Harry annuisce, i ricci sporchi che gli si appiccicano alla fronte e gli occhi stanchi. Louis lo guarda apprensivo.

- vuoi che rimaniamo fermi per un po’? – domanda, cercando di suonare il più gentile possibile: non lo fa per compassione, e non vorrebbe mai che Harry la vedesse in questo modo.

- no – risponde secco l’altro, la voce un po’ arrochita. Louis lo guarda male, sbuffando il suo disappunto. Harry ride:

- e dove, Lou? Qui? Non possiamo neanche sederci! –

- posso portarti in spalla – suggerisce allora Louis. Harry ride ancora più forte, prima di regalargli un sorriso e una pacca sulla spalla.

- non sono una ragazzina – ribadisce. – e tu non riusciresti a fare neanche due metri: sono sicuramente più pesante di te–

Louis arriccia le labbra, fingendosi offeso nel vedere il sorriso accondiscendente di Harry che, dopo una lieve scrollata ai ricci, lo supera e riprende a camminare.

Louis non sa per quanto vanno avanti. Non sa più dare una misura al tempo. Ormai ha perso perfino il conto dei giorni, anche se all’inizio li contava sulle dita ogni volta che l’inno di Capitol risuonava nell’arena. Aveva anche iniziato a contare i morti ma, dopo aver provato sulla sua pelle cosa significa essere ad un passo dalla morte, aveva smesso.

È uno stupido, si dice. È uno stupido perché, nonostante tutto, ha ancora un barlume di speranza. Ma poi guarda Harry, la schiena leggermente curva in avanti, e si dice che, forse, di speranza non ne vuole più.

La luce gli ferisce gli occhi, quando alza nuovamente lo sguardo verso il soffitto. Guardare in alto, a casa, gli ha sempre dato un senso di tranquillità che non sa esprimere a parole; ma qui, chiuso come in una scatola e senza alcuna via di fuga, il soffitto lo fa solo sentire più soffocato e prigioniero. E, forse, un po’ di paura ce l’ha.

C’è un altro bivio, davanti a loro. Louis li odia, lo fanno sentire stupido: tutte le volte che sceglie una direzione, ha come l’impressione di aver imboccato la via sbagliata. Harry dice che una strada vale l’altra, che l’altezza dell’acqua non cambia e nemmeno la luce, quindi è uguale. Ma Louis detesta non sapere cosa c’è nell’altra galleria.

Sporge la testa verso quello di sinistra, cercando di cogliere qualcosa attraverso il buio, ma l’unica cosa che scorge è altra acqua scura che scorre velocemente. Sbuffa, stizzito, e Harry fa un risolino davvero poco gentile che gli fa meritare una gomitata.

Quando, infine, decidono di imboccare il corridoio di destra, a Louis sembra quasi che l’acqua sia addirittura un po’ più alta di prima. Combattono contro la corrente ancora per un po’, e Louis tenta di vedere i suoi piedi attraverso l’acqua mentre cammina. Ed è per questo che va a sbattere contro Harry, quando non si accorge che si è fermato.

- vicolo cieco – sospira il riccio, stanco. – si torna indietro. -

Louis segue con lo sguardo la grata che si erge davanti a loro. è alta, di ferro resistente e sicuramente impossibile da smuovere. E forse è perché Louis guarda sempre in alto, o forse è solo fortuna, ma alla fine della grata Louis nota qualcosa nel muro che prosegue verso il soffitto.

Preso da uno strano istinto, mischiato ad una buona dose di pazzia, Louis supera Harry ancora fermo e, con mano tremante, comincia ad arrampicarsi lungo la grata.

Harry sbuffa, lo guarda scettico e: - Lou – lo chiama, stanco. – Louis, non è il momento di giocare all’arrampicata –

Il più grande non gli dà retta, continua ad arrampicarsi, pensando solo a come appoggiarsi senza il rischio di cadere: in questo è bravo, a casa era uno dei migliori arrampicatori della scuola. Si domanda se qualcuno dei suoi amici lo stia guardando, adesso, mentre scala una grata di ferro come una volta faceva con gli alberi.

È abbastanza in alto, adesso, ma non è ancora arrivato alla sua meta, e Harry ha lo sguardo preoccupato mentre, da giù, gli strilla di smetterla.

Louis lo guarda: - è tutto a posto, non preoccuparti! – grida in risposta, un sorriso sincero ad arricciargli le labbra. Chiude gli occhi, prende un respiro profondo e prova ad immaginare di essere sull’albero di fronte a casa sua, con Stan che si arrampica su quello di fianco sfidandolo a chi arriva in cima più velocemente. È come sentirsi di nuovo vivi dopo tanto tempo.

Riapre gli occhi, più determinato che mai ad arrivare fino in cima, e riprende a scalare. Mano, piede, piede, mano. Lentamente, Louis arriva alla fine della grata. C’è ancora un pezzo di muro, ma adesso Louis vede chiaramente la rientranza che gli sembrava di aver notato: tenendo ben salda la presa sulla grata, Louis prova a sporgersi ancora un po’ verso l’alto.

Fa un paio di calcoli mentali, prende un respiro profondo e salta, afferrando subito il bordo del muro. Harry lancia uno strilletto spaventato. Con un po’ d’impaccio, Louis riesce a tirarsi su. C’è una sottospecie di buco, nel muro, dove ci possono stare sicuramente più di due persone. Sorride, mentre si affaccia verso Harry che, qualche metro più in sotto, lo guarda sconvolto.

- dai, Harry! – lo incita, facendogli segno con la mano. – vieni su. Qui stiamo all’asciutto! –

- scherzi, vero?! – fa Harry, gli spalancati in modo quasi ridicolo. – io non sono capace! –

Louis scoppia a ridere per quell’insospettabile confessione, i denti ancora incredibilmente bianchi in mostra.

- non ci credo! – esclama, tra le risate – un Favorito che non sa fare qualcosa! –

Si sporge ancora un po’, per guardarlo meglio, ma non nota il lampo angosciato negli occhi verdi dell’altro.

- dai Harreh, - lo incita con tono gentile, facendogli segno con la mano – so che puoi farcela –

Harry fa una smorfia strana, e le orecchie gli si colorano di un adorabile rosso, anche se Lou, dall’alto, non può vederlo bene.

Harry afferra con la mano la prima sbarra, lancia uno sguardo dubbioso verso Louis, che gli annuisce tutto contento, e si tira su. Con movimenti lenti e calcolati, Harry continua a tirarsi su, tentando di non tremare troppo al pensiero di essere a diversi metri dal suolo.

Poi, un piede gli scivola. Per un attimo, si vede cadere nell’acqua scura, il cuore che batte a mille e l’aria che non entra più nei polmoni. Invece rimane aggrappato con le mani, mentre tenta di ritrovare l’appoggio.

- Harry? – domanda Louis, un filo di tensione nella voce. È un suono lontano, che il riccio coglie appena, perché sovrastato dal battito furioso del suo cuore. Harry non alza lo sguardo verso di lui, ma stringe gli occhi e la presa sulla grata, annuendo forte. Regolarizza di nuovo il respiro, dicendosi che non è certo così che morirà: sarebbe davvero troppo patetico.

 Pensa a come è salito Louis prima, con movimenti sciolti e leggeri, come se fosse abituato a farlo da tutta la vita, come se potesse farlo anche senza guardare; una cosa meccanica, naturale, neanche l’altezza fosse dettaglio trascurabile.

Prende un respiro profondo, e tenta di non pensare al vuoto sotto i suoi piedi, tenta di imitare il più grande, e riprende a scalare.

Quando arriva alla fine della grata è quasi un sollievo. Quasi, perché adesso gli tocca saltare nel vuoto ed afferrare al volo uno stupido cornicione.

Louis è di poco sopra di lui, gli occhi azzurri che lo fissano fiduciosi. Harry non guarda sotto, ma sa esattamente cosa c’è, quindi non cambia molto. Scuote la testa.

- non ce la faccio – mormora, la voce spezzata e il volto pallido.

Louis si sporge pericolosamente oltre il bordo, tendendo un braccio nella sua direzione. Harry lo guarda sorpreso, guarda la mano sottile e calda che Louis gli offre, le unghie mangiucchiate fino all’osso e le dita graffiate.

- afferrala, su – lo incoraggia, con un cenno del capo e le labbra sottili stirate in un sorriso. – ti tiro su io –

Harry sospira tremulo, chiude gli occhi e si immagina saltare. Afferra la mano di Louis, stringendola forte e in qualche modo si dice che può farcela. Prende un’altra boccata, chiude gli occhi e, con la mano incastrata in quella di Louis, si lancia.

Probabilmente, se Louis non l’avesse tenuto stretto, Harry avrebbe perso la presa il secondo dopo essere riuscito ad afferrare la sporgenza. Invece, il più grande lo tira su in fretta, ridendo per il sollievo.

Harry, i ricci scompigliati e l’espressione sconvolta, gli lancia un’occhiataccia.

- mai più, distretto 7 – lo minaccia, puntandogli contro un dito. – mai più! –

Ed è solo dopo, quando Louis smette di ridere come un idiota, che si accorge di avere ancora la mano allacciata a quella dell’altro.

 

Louis sta dormicchiando, quando l’inno di Capitol parte a tutto volume, facendogli fare un salto di mezzo metro. Harry ridacchia, abbandonando il coltello con cui stava giochicchiando ed alza lo sguardo al soffitto dove, dopo lo stemma di Capitol, appaiono i morti del giorni.

Louis ricorda vagamente di aver sentito un cannone sparare, ma non ne è sicuro.

Appare una ragazza di 18 anni, i capelli castani leggermente tendenti al biondo ed un sorriso furbo a dipingerle le labbra

Louis di solito non fa troppo caso ai morti, perché ormai sono andati e non c’è più molto più da fare, ma il distretto 4 che lampeggia sotto la ragazza attira il suo sguardo come una calamita. Lui non sa come sentirsi, perché quando la sua compagna è morta si è limitato a guardare altrove; ma è impossibile prevedere come reagirà Harry, e quasi si sente triste per lui.

Quando il soffitto torna definitivamente scuro, si volta lentamente verso Harry, che ha ancora il viso alzato. Tiene le labbra strette in una linea, le sopracciglia corrucciate.

- mi dispiace – dice Louis. Harry lo guarda con aria assente.

- ci conoscevamo, sai? – inizia, senza che Louis gli abbia chiesto niente. Ma lui sa che Harry ha solo bisogno di sfogarsi un po’, quindi si avvicina e lo ascolta.

- me lo aveva detto, lei, che entrare nei Favoriti una pessima idea. – continua il riccio, gli occhi annebbiati da delle lacrime che Louis ha paura di vedere cadere. – non le ho dato retta, ho preferito pensare che era meglio fingere  piuttosto che morire –

- tu non sei con i Favoriti – gli fa notare Louis, poggiandogli una mano sulla spalla. Harry scuote la testa. – e non sei nemmeno morto – continua il più grande.

- l’hanno uccisa loro. – mormora il riccio. – sicuramente. Perché ha rifiutato l’alleanza. A loro non piace essere sfidati –

- l’ho notato – commenta ironico Louis, un sorriso un po’ amaro sul volto. Se si concentra, sente ancora la spada di Zayn puntata sul suo collo. Deglutisce.

Harry alza gli occhi verdi su di lui, e Louis si sente tutto scombussolato.

- sei stato coraggioso – gli dice con fare convinto. – in pochi si sarebbero avvicinarti a quel ragazzino con il rischio d’inimicarsi i Favoriti –

Louis si passa una mano tra i capelli, imbarazzato.

- l’ho fatto d’istinto – spiega. – ma sono contento d’averlo fatto: Niall era davvero speciale. Non meritava di finire qui –  continua, con un pizzico d’amarezza al ricordo del sorriso impacciato e sincero del biondo. Sospira.

- neanche tu – sussurra Harry, continuando a fissarlo negli occhi, senza mai abbassare lo sguardo.

- nessuno se lo merita – aggiunge Louis, scompigliando i ricci dell’altro con affetto.

- dico sul serio, Lou: tu sei molto meglio di tutti noi messi assieme –

Louis ride, passandogli un braccio intorno alle spalle: - e perché mai? – chiede, tirandoselo addosso.

- perché hai difeso Niall. Perché non ti porti dietro nemmeno un’arma. Perché sorridi sempre – elenca Harry, sicuro.

- io mi definirei stupido, più che altro – replica Louis. –o illuso. Non certo migliore. –

Harry sembra trapassargli l’anima con lo sguardo, facendolo sentire molto più a disagio di quanto non si sia mai sentito in vita sua.

- credi che io sia un Favorito, Lou? -  domanda, cogliendolo di sorpresa.

- n.. no – risponde Louis, sperando sia la risposta giusta.

- però non sono meglio di loro. Tu sì –

- mi hai salvato la vita, Harry. Come puoi pensare di non essere migliore? –

E a che cosa è servito? Vorrebbe dire Harry. In questo gioco forse è meglio morire.

Louis si sente quasi male, di fronte allo sguardo insostenibile di Harry. Ha lo stomaco accartocciato come un foglio di carta, e si sente la gola graffiata da schegge di vetro. Si domanda quando, esattamente, tutta questa faccenda abbia iniziato a diventare così grave.

E probabilmente non è molto lucido quando si china sulle labbra dell’altro, così soffici contro le sue .

Le orecchie gli fischiano, e sa di aver appena fatto una cazzata in diretta TV, ma la scarica di adrenalina che gli risale lungo la schiena, quando Harry si spinge ancora di più contro di lui, vale molto di più di mille pregiudizi. Nonostante a Capitol essere gay sia all’ordine del giorno, nei distretti c’è ancora un po’ di diffidenza mal nascosta, anche se la politica comune è del “vivi e lascia vivere”.

Louis ha gli occhi fissi in quelli di Harry, mentre gli ripassa il contorno delle labbra con la lingua, piano, titubante, per non spaventarlo e consentirgli di scappare se non vuole. Ma Harry chiude gli occhi e schiude le labbra, mentre artiglia la sua maglietta per sentirlo ancora più vicino a sé.

Louis sorriderebbe, se non avesse la bocca troppo impegnata per farlo. Chiude gli occhi anche lui, portando una mano a cingere la vita di Harry e l’altra ad accarezzargli in  cerchi distratti una guancia. Harry spinge la lingua contro la sua, e Louis ha davvero voglia di ridere, ma non può certo staccarsi da Harry, che mugola in modo così invitante.

La mano di Louis che ero sulla guancia va ad infilarsi nei ricci dell’altro, giocandoci e tirandoli, mentre una mano di Harry scende a giocare con il bordo della sua maglia.

- sfacciato – sussurra Louis sulle labbra dell’altro, che in risposta gli morde le labbra scherzoso. Louis ride, mentre si lascia cadere all’indietro, tirandoselo addosso.

Si stringono, ridono, e per un po’ va bene così.

 

Louis, probabilmente, pensa di avere le allucinazioni quando vede un paracadute volteggiare verso di loro.

Harry, invece, si fionda ad afferrarlo. Lo stringe tra le mani quasi non ci credesse, con un sorriso che va da un orecchio all’altro, gli occhi verdi luminosissimi.

Louis l’ha guardato, tentando di capire perché. Avrebbero potuto mandarglielo molto prima. Louis sente puzza di bruciato, ma non riesce a vedere il focolare. E lui odia avere dei sospetti e non poterli dimostrare.

Ma quando Harry si gira verso di lui, con un: - guarda, Lou! – Louis gli sorride di rimando, fingendo alla perfezione. Harry gli si siede di fronte, a gambe incrociate, e apre il paracadute come un bambino che scarta il regalo di compleanno. C’è dentro un po’ di cibo, del pane e del formaggio.

Cosa tentano di fare? Di rabbonirli? Ora che hanno “dato spettacolo” possono avere dei doni? Louis vorrebbe quasi gettarlo nell’acqua, quel pane. Lui non ha baciato Harry per dare spettacolo. Neanche un po’.

Poi Harry tira fuori un coltello. Glielo porge senza pensarci: - è per te – dice, più serio.

Louis lo fissa stretto nella mano di Harry. Non vuole prenderlo. Sul quel pugnale, a caratteri invisibili che solo Louis può leggere, c’è scritto “mostro” grande quanto una casa.

Cosa stanno tentando di fare?

- chi lo manda? – chiede Louis, senza prendere il coltello. Harry lo appoggia, fruga ancora un po’  nel contenitore. C’è un biglietto di carta stropicciata.

- presto – legge Harry. Louis inarca un sopracciglio.

- bhe? – fa – tutto qui? –

Harry annuisce, ed alza le spalle. Louis fissa il pugnale, mentre Harry comincia a parlare di come, secondo lui, dovrebbero dividere il cibo.

Che stanno tentando di fare?                                               

Avvisarmi.

E Louis afferra il coltello.

 

 

Louis ha le mani letteralmente ghiacciate, e sta tentando di scaldarle sfregandole una contro l’altra. Ci soffia sopra, le sfrega ancora, e se le preme sotto le ascelle, anche se la cosa gli fa un po’ schifo ma, come dice sua madre, a mali estremi estremi rimedi.

Harry mugola, rigirandosi nel sonno accanto a lui. Ha il volto di un angelo, rilassato e disteso, con le guancie rosse che risaltano sulla pelle chiara. Louis gli lancia un’occhiata furtiva, e gli passa una mano tra i ricci. Ci gioca con fare distratto, mentre il suo sguardo indugia involontariamente sulla figura di Harry. Louis non sa bene cosa, ma percepisce che qualcosa è cambiato. E vorrebbe tanto che fosse solamente un cambiamento in positivo, ma lo occhiaie violacee che Harry ha anche quando dorme, le costole che sente se preme le mani contro il suo petto, le espressioni che il riccio fa, spingono le sue labbra ad incurvarsi inevitabilmente all’ingiù. E le labbra di Louis non sono mai atteggiate in qualcosa che non sia un sorriso.

Sospira, indeciso se tenere la mano tra i ricci di Harry o tornare a nasconderla contro il proprio corpo. Il pane ed il formaggio li hanno finiti la sera prima, ma Louis sa che gli Strateghi hanno in mente qualcosa, quindi gli sta bene anche così.

Pensa a quel “presto” e si chiede cosa voglia dire.

Presto. Presto che cosa? Un’inondazione? Presto moriranno? Presto cosa, che diavolo!

Louis vorrebbe delle risposte che nessuno potrà mai dargli, se non gli eventi, ma, in qualsiasi caso, attende. Non sa bene che cosa, ma ci sono un sacco di situazioni in cui si attendono cose sconosciute, ed anche se Louis non è una persona particolarmente paziente, in questo caso preferisce aspettare.

Quindi non è troppo sorpreso, quando: -attenzione, attenzione – tossicchia la voce di Claudius Templesmith, rimbombando per tutta l’arena. Harry spalanca gli occhi di scatto.

- che succede? – domanda allarmato, ancora intontito dal sonno.

- shhh – fa Louis, poggiandogli un dito sulle labbra carnose.

- congratulazioni! – gracchia ancora il presentatore – congratulazioni per essere arrivati fino a qui, Tributi. Capitol ammira la vostra forza e il vostro coraggio –

Louis sbuffa, roteando gli occhi al cielo. Harry alza le sopracciglia con fare scettico.

- e per dimostrarvi la nostra solidarietà, all’alba di domani ci sarà un festino! – fa una pausa, come a saggiare l’effetto che le sue parole fanno sui Tributi ancora in gara – ognuno di voi ha bisogno di qualcosa, e noi saremo ben contenti di accontentarvi. L’acqua defluirà tutta verso il luogo del festino, quindi state ben attenti a seguirla! –

Con un ultimo crepitio la comunicazione s’interrompe.

Lo sguardo di Louis saetta automaticamente verso il paracadute vuoto.

- no – dice Harry, intuendo i suoi pensieri, mentre scuote i ricci.

- perché no? – fa Louis, sentendosi stupido. Lo sa anche lui, perché non dovrebbero andarci, ma sentirselo dire forse scaccerà dalla sua testa l’insana idea di suicidarsi.

- ci saranno i Favoriti, Lou. E siamo solo in 7, non ci lasceranno scappare –

- e noi non ci lasceremo prendere – ribatte prontamente Louis, il cuore che batte all’impazzata contro lo sterno. Si chiede come faccia l’altro a sapere in quanti sono rimasti. Li ha contati?

Si domanda se anche lui sarebbe stato solo un numero sulle dita di Harry, se Zayn non avesse deciso di prenderlo di mira.

- abbiamo degli sponsor – tenta ancora Harry, mettendosi più comodo. Louis scuote la testa.

- che non ci manderanno niente perché c’è il festino –

Louis sa che ha ragione, lo sa, quando dice:

- non morirò di fame, Harry. E non morirò senza nemmeno averci provato: sarebbe troppo patetico anche per me –

Harry lo fissa negli occhi, ma anche lui sa che non hanno altra scelta.

Moriranno entrambi in qualsiasi caso, Zayn li ucciderà personalmente anche a costo di resuscitare. Non hanno speranze, ma questo Louis non lo dice. Non lo dice, perché pronunciarlo renderebbe il pensiero reale, e le parole gli cadrebbero in testa come macigni, a lui, il re della parlantina vuota e senza senso.

Louis ha paura di morire. Vorrebbe non averne, ma crede che chiunque sarebbe spaventato dalla propria imminente ed inevitabile morte, quindi in qualche modo può accettarlo. Ammetterlo no, certo, ma accettarlo si. Però, c’è una cosa che lo spaventa ancora di più: la morte di Harry.

Louis non è sicuro di come potrebbe reagire, e non gli piace fermarsi troppo a pensarci, ma sa per certo che chiunque tenti di fargli del male, prima dovrà passare sul suo cadavere. E, contando dove si trovano, la cosa non suona più così inverosimile.

Gli viene in mente una canzone. La cantava sempre a casa per far addormentare le sue sorelle, ma si sente così estraniato dal proprio mondo che non riesce più ad afferrarne le parole. In qualsiasi caso, sa che vorrebbe cantarla a Harry, che sarebbe perfetta, ma non riesce. Boccheggia, quasi, alla ricerca delle parole, ma non riesce proprio a ricordarsele.

- va bene – cede allora il riccio, sbalzando Louis fuori dai propri pensieri. Per questo il più grande è sicuro di non star pensando quando: - non ti preoccupare, baby, ti proteggo io – dice.

E forse, la canzone, faceva proprio così.

 

Louis guarda Harry calarsi impacciato giù dalla grata, legato alla fune che, tra l’altro, si era pure dimenticato di avere, visto quanto si è rivelata utile nelle ultime settimane – come del suo sacco a pelo, d’altronde.

In qualsiasi caso, ha deciso di provarla almeno una volta, per evitare che Harry si spappoli al suolo mentre tenta di scendere dal loro rifugio. Lui è ancora appollaiato sul bordo del buco, tiene stretta la corda cui Harry è legato, e ridacchia sotto i baffi. Mancano pochi metri al suolo, e Harry ancora non si decide a mollare la presa.

- dai, Harry, salta! – lo incita ridendo. Harry gli lancia un’occhiata di fuoco, che probabilmente lo incenerirebbe sul posto, se lui non fosse troppo impegnato a ridere. Il riccio continua a scendere piano, e quando appoggia un piede per terra tira un notevole sospiro di sollievo.

L’acqua si è abbassata, tornata al livello dei polpacci e scorre molto più lentamente di quanto non facesse prima.

Louis ride, e lancia la corda a Harry, che lo guarda stupito: - e tu come scendi? – domanda.

Il più grande si limita ad un sorriso sghembo, mentre si lascia scivolare giù, pancia contro muro e mani ben salde sul cornicione.

- Louis! – esclama Harry preoccupato. Louis prende un respiro profondo, allunga un piede e lo appoggia sulla grata. Guarda la distanza, e si dice che probabilmente prenderà una bella botta, ma ormai è un pensiero cui abituato.

La prima cosa che ti insegnano al 7, quando impari a scalare un albero, è che probabilmente scendere nello stesso modo in cui sei salito non sarà facile: devi rischiare, prendere bene la mira e lanciarti, non aver paura del vuoto ed essere sicuro di potercela fare. Louis, che è sempre stato molto bravo a  non pensare troppo, non ha mai avuto problemi con questo genere di tecnica.

Non chiude gli occhi quando si lancia di lato. Guarda la grata scorrere sotto i suoi occhi, prima che le sue mani si ancorino all’inferriata e lui rimanga a penzoloni. I palmi gli bruciano, ed è più o meno sicuro di aver sbattuto la guancia destra, ma la soddisfazione di essere ancora una volta riuscito a non cadere, supera di gran lunga il bruciore.

Dopo, scendere si rivela incredibilmente facile e agevole. Scivola giù dalla grata con leggerezza, schivando appena in tempo lo schiaffo di Harry.

- idiota! – gli ringhia contro. Louis ride, un po’ perché gli fa piacere che Harry si sia preoccupato per lui, un po’ perché non sa cos’altro fare. Gli sorride, alza le spalle e: - sono il migliore, in queste cose, sai? –

- ti odio – borbotta Harry con astio, sistemandosi i ricci. Louis lo guarda negli occhi, continuando a sorridere come un ebete.

Hanno passato la sera prima a baciarsi rannicchiati in un angolo, a stringersi come se fosse l’ultima volta. Louis si è addirittura ricordato le parole da cantare a Harry. Se non fosse che stanno andando a morire, Louis potrebbe assicurare la mondo intero che è questa, la felicità.

Gli porge una mano.

- andiamo? – fa, incoraggiandolo con lo sguardo. Harry la afferra senza pensarci, e annuisce: - andiamo. –

Camminano mano nella mano, seguendo il defluire dell’acqua lungo i cunicoli.

Per un po’, ci sono solo corridoi bui,  acqua e sgocciolii inquietanti ad accompagnare i loro passi; poi il rumore dell’acqua comincia a diventare più forte, uno scroscio continuo, che pian piano diventa assordante ed impedisce la conversazione.

- cascate! – grida Harry, sopra il rumore, la mano libera a coppa intorno alla bocca.

- come? – grida Louis di rimando, voltandosi verso di lui.

- ci devono essere delle cascate! – strilla di nuovo Harry e: -aaah! – fa Louis, mentre pensa a quanto sia impossibile che ci siano delle cascate in una sottospecie di fogna.

Poi, in lontananza, scorge un bagliore. Non è esattamente la luce bianca che si pensa ci sia alla fine di un tunnel, ma è luce, quindi Louis si accontenta.

Accelera il passo, trascinando Harry con sé.

Pian piano vanno a formarsi ombre più definite, contorni e quello che Louis vede lo lascia sbalordito: sono sul bordo di una parete a strapiombo; la stanza è grande, circolare, e al centro c’è una piazzola rotonda circondata da un fiume. Alle pareti sono appese diverse fiaccole, che creano effetti surreali di luci ed ombre. L’acqua che hanno seguito fino ad adesso scende a cascata lungo la parete, finendo nel fiume. Ci sono altre quattro entrate simili alla loro, altre quattro cascate che fanno un rumore assordante.

- che ti avevo detto? – commenta soddisfatto Harry, ad alta voce, appoggiandosi contro di lui. – cascate –

Louis sbuffa, leggermente divertito, mentre scruta la sala. Al centro della piattaforma c’è un lungo tavolo di metallo; sopra ci sono due sacche: una, presumibilmente è per loro.

Ce n’è una terza, che galleggia nell’acqua circondata da un ammasso scuro. È solo aguzzando la vista che Louis si rende conto che la sacca galleggia nel sangue, e che poco distante da lì galleggia anche il corpo del proprietario. Rabbrividisce, distogliendo lo sguardo. Si chiede quando sia morto: il rumore dell’acqua deve aver coperto lo sparo del cannone.

- com’è possibile? – domanda Harry con un fil di voce.

- che cosa?- fa Louis, troppo preso ad esaminare quanti metri li separano dal suolo.

- dove sono i Favoriti? se ne sono andati? –

Louis alza lo sguardo. Scandaglia la sala con lo sguardo, controlla che non ci sia gente alle altre entrate e cerca di trovarne altre. Poi alza lo spalle.

- forse si sono stancati di uccidere. – fa, scuotendo la testa. – piuttosto, come scendiamo di qui? – continua, scostandosi i capelli dagli occhi e tentando di trovare un modo veloce e semplice per scendere. Perché gli Strateghi non hanno pensato anche a questo, che diamine?

Harry alza le spalle, si guarda indietro ansioso e: - usiamo la corda – propone – la leghiamo a qualche sporgenza e speriamo che resista. –

Louis annuisce. Ha un pessimo presentimento, non sa se riguardo la corda o la situazione in generale, ma non si tirerà certo indietro, perché è stanco di avere paura, di nascondersi come un topo. Che lo uccidano pure, se ne hanno voglia: Louis è stanco di giocare a nascondino. Non ha più voglia di scappare, forse.

Legano la corda ad una sporgenza nella parete. Louis la strattona un po’, per vedere se tiene, poi fa un cenno a Harry.

- prima tu – gli dice.

- perché? – ribatte il riccio.

- perché da qui posso afferrarla in tempo se si rompe –

- si, così cadiamo in due – commenta sarcastico Harry, incrociando le braccia al petto. Louis ride.

- hai davvero così poca fiducia in me? – domanda, sorridendo. Harry lo fissa imbronciato.

- e se si rompe mentre scendi tu? – domanda allora, con fare ansioso.

- scalo alberi da quando ho tre anni, Harry. Cadere nel vuoto è l’ultima cosa che mi spaventa. – lo spinge gentilmente verso la corda. – ma andrà tutto bene, vedrai –

In un silenzio quasi surreale, aiuta Harry a calarsi con la corda, gli spiega come non mollare la presa e qual è il modo migliore per scivolare giù.

Dopo qualche minuto di lotta con la corda, in cui Harry riesce addirittura ad attorcigliarcisi dentro, scatenando dei risolini isterici da parte di Louis, il più piccolo, con un balzo, tocca terra.

- tocca te – gli dice dal basso. Louis strattona la corda. Guarda Harry.

- se cado mi prendi al volo come una principessa? – ride, facendo diventare Harry rosso come un pomodoro.

- piantala, idiota! –

Louis ride ancora, poi prende un respiro profondo e, con la corda ben stretta tra le mani, comincia a lasciarsi scivolare giù.

Il lato positivo, pensa Louis, è che lui è molto più leggero di Harry. E se la corda ha sopportato bene il peso dell’altro, sicuramente reggerà il suo. Purtroppo, però, la cascata di fianco a lui non fa altro che mandargli schizzi congelati sulla pelle, che riescono solo a distrarlo, facendogli rischiare di perdere la presa.

La corda finisce ad un paio di metri dall’acqua, e Louis molla la presa senza neanche pensare, cadendo con un tonfo sonoro dentro l’acqua.

Harry ride, guardandolo seduto nell’acqua, con i capelli bagnati tutti appiccicati alla fronte.

Louis alza lo sguardo verso di lui. Si sente come se non l’avesse mai guardato seriamente prima d’ora, bellissimo anche così, con i ricci bagnati, le occhiaie e la pelle pallida.  Vorrebbe dirgli mille cose, chiedergliene altrettante e sentirlo respirare piano sulla sua pelle, come l’altra sera. Vorrebbe potergli assicurare che andrà tutto bene, garantirgli che tornerà a casa, che sarà felice, che sorriderà sempre, perché Harry è piccolo, Harry è dolce, e se lo merita.

Perché si accorge di tutte queste cose proprio adesso?

Louis trova il suo subconscio particolarmente fastidioso ed irritante: ha avuto intere giornate per pensarci, eppure si ritrova adesso, con il culo in acqua e probabilmente prossimo alla morte, a voler stringerlo forte per cantargli piano nell’orecchio, proteggerlo da tutto, dirgli “ti amo”.

E forse Louis lo ama davvero, ma non può, perché sa che non durerà molto, che moriranno a breve; sa che Harry è solamente un ragazzino, e che sarebbe troppo e troppo poco allo stesso tempo.

Così si alza lentamente, sbatte le palpebre mentre Harry gli stringe una spalla.

Louis si sporge piano e gli sfiora la bocca con la propria, perché forse non può dirgli di amo, ma sicuramente può baciarlo; perché Harry,  per questi quindici giorni, è stato suo, suo, suo.

Si stacca con un sospiro, chinandosi a cercare il coltello nello zaino.

Poi attraversano il fiume, ed arrivano sulla piazzola. Camminano verso il centro, le braccia che si sfiorano ad ogni passo. Louis ha un nodo alla gola, se lo sente sulla pelle che qualcosa andrà storto, quasi si aspetta di esplodere da un momento all’altro.

Harry gioca nervoso con il suo coltello, lanciando occhiate ansiose intorno a sé. Louis sta quasi per dirgli: “fa niente, Harreh, torniamo indietro”, quando con la coda dell’occhio coglie un movimento; si abbassa d’istinto, trascinando Harry giù con sé, proprio mentre una freccia sibila passando sopra le loro teste.

- merda – impreca, quando vede sbucare Zayn da sotto una delle cascate. Accanto a lui, un ragazzo sui quindici anni, robusto e con dei bei capelli color carota, stringe in mano un arco. Louis ammette di esser stato stupido a non pensarci, ma ad un primo sguardo la parete dietro la cascata non sembrava cava.

- merda – sputa ancora, spingendo Harry di lato. Harry, che trema, forse di rabbia, o di paura, Louis non lo sa.

Il più grande si maledice: solo un illuso come lui poteva pensare che l’avrebbero scampata.

Guarda il proprio coltello, così piccolo e inutile in confronto alla spada che Zayn tiene in mano, mentre avanza verso di loro, attraversando il fiume. Il rosso incocca un’altra freccia, e dietro ai due Favoriti spunta una ragazza. Ha un occhio bendato in malo modo, e la coscia destra zuppa di sangue.

Louis evita la freccia.

- ma che bello – mastica, amareggiato. – siamo praticamente al completo –

Harry non dice niente, guarda i Favoriti mentre tenta di riacquistare il controllo sulle proprie emozioni impazzite.

Per un attimo, tutto si ferma: Zayn a spada sguainata che sale sulla piazzola, il rosso con l’arco teso, la ragazza che stringe un accetta, e poi lui e Harry, accovacciati a terra con i coltelli in pugno. Louis quasi sente i capitolini fremere d’attesa, i mormorii concitati, l’eccitazione che li spinge ad attaccarsi ad uno schermo TV. Se li immagina in piazza, davanti ad uno schermo gigante, mentre dietro di loro i tabelloni delle scommesse impazziscono. Gli fanno schifo, non può pensare a loro come esseri umani: sono dei mostri, mostri sorridenti e colorati, pieni di soldi e di cibo, che giocano che le loro vite come se non contassero niente; sono peggio di Zayn, che forse è cattivo perché anche lui vuole tornare a casa, e questo è l’unico modo che conosce.

Ma non c’è più tempo per pensare, perché l’attimo che sembrava infinito si scioglie e il tempo torna a scorrere. Zayn carica, lanciando un urlo terribile, nello stesso istante in cui Louis, con uno scatto, si lancia verso il tavolo di metallo.

- L..Louis! – balbetta Harry, tentando di trattenerlo, prima di doversi abbassare per schivare un’altra freccia.

Zayn cambia traiettoria, insegue Louis, fendendo l’aria con la spada.

Louis afferra la sacca e s’infila sotto il tavolo esattamente l’istante prima che la spada di Zayn gli si pianti nella schiena. L’arma rimbalza contro il metallo, e Zayn è costretto ad indietreggiare di rimando. Da sotto il tavolo, Louis fa una risatina di scherno.

Si sente incredibilmente leggero, probabilmente a causa dell’adrenalina. Sapeva che avrebbe dovuto combattere, prima o poi. L’idea non gli piace, ma non può fare altro che stare al gioco.

Zayn s’accovaccia, caccia la spada sotto il tavolo con movimenti bruschi, nel tentativo di colpire Louis; tuttavia, l’altro rotola prontamente all’indietro, uscendo dall’altro lato del tavolo, salta su di esso e poi sulla schiena ancora incurvata del moro, cogliendolo di sorpresa. Non si aspettava di certo che fosse così veloce.

Louis balza giù, la testa che grida: Harry! Harry! Harry!  Perché il più piccolo è appena stato attaccato dalla ragazza che, seppur zoppicante, mena degli ottimi fendenti, con la sua accetta.

E forse la mente di Louis ha già rimosso Zayn, ma quest’ultimo è di tutt’altro avviso: lo afferra per il bordo della giacca, sbattendolo con forza contro il bordo del tavolo. Louis geme, la spina dorsale che picchia contro il metallo, e l’urlo di Harry nelle orecchie: fortunatamente, è appena riuscito a piantare il coltello nello stomaco di lei, che si accascia al suolo senza un suono.

Bum! Fa il cannone e il rosso molla a terra l’arco.

Zayn  spinge Louis seduto.

- ti sono mancato, distretto 7? – ringhia divertito, premendo nuovamente il filo della lama contro la sua gola. La sacca gli scivola di mano. Louis si sente come in un déjà-vu, ma questa volta Harry non correrà a salvarlo: è troppo impegnato a fronteggiare il rosso.

- da morire – ribatte Louis, deciso a farsi valere, tirando all’altro un calcio nel basso ventre. Zayn indietreggia, colto di sorpresa, e Louis fa per sgusciare via, quando l’altro, con uno scatto repentino, gli afferra il collo. La spada cade a terra, con un suono metallico.

Zayn gli stringe la base del collo, Louis boccheggia e: - Louis! – grida Harry, distraendosi e facendosi colpire dal rosso.

Louis graffia le mani di Zayn, prova a spingerlo lontano, senza alcun risultato. Gli affonda le unghie nel polso, e Zayn grida di rabbia. Ed è con rabbia che, tenendo ben salda la stretta sul collo di Louis, sbatte la testa dell’altro contro il tavolo una, due, tre, quattro volte.

Zayn molla la presa. Il corpo del ragazzo scivola scompostamente a terra. Il cannone spara.

 

Ci sono molte cose che Louis non sa.

Prima tra queste, Louis non sa di essere morto. Probabilmente, non sa nemmeno di essere stato vivo, forse non ricorda neanche cosa voglia dire. Semplicemente, un attimo prima era lì.. l’attimo dopo, non più.

Se Louis sapesse di essere stato vivo e si ricordasse come fare, rabbrividirebbe all’idea. 

Ma ci sono altre cose che Louis non sa.

Per esempio, non sa che suono abbia l’urlo che Harry ha lanciato quando ha sentito il cannone sparare. Zayn ha guardato il suo corpo, poi s’è voltato verso Harry. Ed è scoppiato a ridere. Harry gli si sarebbe fiondato addosso, se solo il rosso non l’avesse afferrato e tenuto fermo. Zayn ha continuato a ridere, ha raccolto la sua spada e, passandosela da una mano all’altra, si è avvicinato agli altri due.

- allora, distretto 4 – ha detto a Harry, che lo guardava con odio, lo sguardo offuscato dalle lacrime che tentava in tutti i modi di trattenere. – come vuoi morire? –

Harry si è dimenato, ha strillato, è riuscito addirittura a tirare una gomitata in faccia al rosso rompendogli il naso, ma nulla ha impedito che Zayn lo trafiggesse da parte a parte con la spada. Harry è crollato in ginocchio, le mani premute sull’addome come se potessero fermare la fuoriuscita di sangue e: - buona morte, Harry – gli ha augurato Zayn, con il sorriso sulle labbra, facendo poi cenno all’altro di seguirlo.

Louis non sa che Harry nemmeno li ha sentiti scalare la parete. Non sa che l’ultima cosa che ha fatto è stata trascinarsi fino al suo corpo, lasciando una scia di sangue dietro di sé. Gli si è accasciato contro, guardando i suoi occhi spalancati verso il nulla, per poi chiuderglieli con le dita sporche di sangue. Ha singhiozzato piano contro la sua spalla, sentendo il dolore sempre di meno, le mani appiccicose.

Louis non sa che, se fosse stato vivo, l’avrebbe abbracciato, stretto contro di sé per non lasciarlo mai andare. Non sa che gli avrebbe detto cose rassicuranti all’orecchio. Louis non sa che, quando il cannone ha sparato per la terza volta, le dita di Harry erano artigliate alla sua maglia.

Il ragazzo del 2, quello con i capelli rossi e l’arco, è morto il giorno dopo. Zayn l’ha soffocato nel sonno. Non è stato molto onesto, da parte sua, ma se Louis si ricordasse di Zayn saprebbe che un Favorito come lui non bada ai mezzi che deve utilizzare per raggiungere il proprio scopo.

Due giorni dopo, Zayn è finalmente riuscito a trovare l’altro Tributo rimasto, Liam, il ragazzo tutto educazione del distretto 3. Hanno sguazzato un po’ nell’acqua tornata al livello del bacino, si sono rincorsi e scambiati colpi, ma alla fine Zayn ha vinto.

Quando qualcuno ti spinge la testa sotto l’acqua con forza, essere furbi come lo era Liam non è abbastanza.

Louis non lo sa, ma le sue sorelle piangevano quando hanno riportato il suo cadavere al distretto 7. Ed insieme a loro piangeva anche il resto del distretto, perché nel 7, alla fine, ci si conosce più o meno tutti. Louis sarebbe anche un po’ orgoglioso nel sapere che sono fieri di lui.

Louis non saprà mai come cresceranno le sue sorelle, con chi farà a gara Stan, chi verrà estratto l’anno dopo. Non saprà mai come sarebbe stata la sua vita se non fosse stato il suo nome, ad essere scritto sul quel biglietto, il giorno della Mietitura; come sarebbe diventato? Cosa avrebbe fatto? Si sarebbe innamorato di qualcuno come si è innamorato di Harry? Non lo sa.

Forse, se Louis sapesse, vorrebbe conoscere anche come sarebbe stata la vita di Harry fuori dall’arena, se sarebbe stato felice, là, nel suo distretto che Louis non avrebbe mai visto.

Ci sono un’infinità di possibilità a questo mondo, un milione di cose che Louis non vedrà mai più, gente di Capitol che presto di dimenticherà del nome di quel ragazzo che rideva sempre, quello del distretto 7.

Ma Louis è morto, e non ricorda nulla di tutto questo, niente. 

Sono tutte le cose che non sa.

 

Image and video hosting by TinyPic

 

NdA

Salve!

Primo aggiornamento nel fandom e, vista la fatica che ho fatto per scrivere questa roba, direi anche ultimo. Ma intanto sono riuscita ad espandermi anche qui buahahahaha

Tornando a noi.

21 pagine di word di assoluto Angst. Spero di non aver scritto troppe schifezze e, se ho perso pezzi o lasciato lacune, vi prego di farmelo notare, perché su questa FF ho sclerato talmente tanto che adesso voglio che sia bella. Ecco.

(anche se ammetto che, da più o meno metà in poi, non ho corretto niente: era davvero troppo)

Umh, cos’altro dire.

Per chi non l’avesse notato, è ambientata negli HG (maddai). L’idea di cacciarli nell’arena mi è venuta grazie a qualche altra FF sempre Larry, in cui parlavano di una possibile estrazione di Harry. Ecco, purtroppo non la trovo più, quindi non so citarvela, ma, beh, cercatela. Spezza il cuore. (e se tu, autrice di questa famosa FF stai leggendo, ti prego di passarmi il link in modo che io possa farti pubblicità )

In qualsiasi caso, a parte Harry che è del Distretto 4, il resto è tutto mio, giurin giurello.  (cioè, più o  meno. Se i 1D fossero miei, ma nel senso di mieimiei, probabilmente non li costringerei a sgozzarsi in una fogna).

Durante la fase di scrittura sono quasi arrivata ad odiarli, loro due e il loro fottuttissimo ship che mi manda fuori di testa. Perchè diavolo non fanno coming out e mi lasciano in pace?!

Si ringraziano la Lily ( Lils_) per la collaborazione, i banners e il lavoro di allegro betaggio () e la Chia ( _ChiaHum_) che ci tiene sempre a precisare quanto io le spezzi il cuore uccidendo gente a destra e a manca. E che ci tiene a farvi sapere che la prima frase di Zayn vincitore fu SPACO BOTILIA AMAZO FAMILIA ().

Sono sicura che dovrei scrivere anche altro, ma credo che sia abbastanza. Nel caso, modifico lol.

 

Messaggio di servizio: si fa notare che gli unici ortaggi possibili da lanciare sono alla vostra destra, e sono carote. Nel caso in cui doveste sentire il bisogno di usufruirne, si prega di mirare a quel simpatico bersaglio davanti a voi. Si, quello con su un piccione. Grazie per l’attenzione.

 

_ L a l a

   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: _ L a l a