♀ L’amore fa
brutti scherzi ♀
Capitolo 1
«Riuji! Ho
fame!» Brontolò Taiga, seduta al
tavolo della sua casa, l’uomo intento a cucinare nella grande cucina attrezzata.
Il vapore saliva lento, e il brontolio della pancia della piccola donna si
udiva per tutta la stanza.
«Il riso è
quasi pronto, Taiga, è inutile che urli.» parlò il ragazzo, con quella voce bassa e scura. Era passato così tanto
tempo dagli anni del liceo... i capelli si mossero, lunghi, quasi alle spalle.
Avrebbe dovuto tagliarli.
«Sai, stavo
pensando a una cosa...» mormorò la
donna dai lunghi capelli castano chiaro. I suoi occhi vagavano fuori dalle
ampie finestre che davano su un albero in fiore. Per un attimo si dimenticò del
cibo. L’uomo frisse un’altra costoletta.
«Cosa?» domandò, poggiando il cibo nel piatto. La donna
appoggiò il viso alla mano, e si slacciò la giacchetta. Faceva caldo in casa, a
differenza dell’inverno che si stava consumando fuori dalla porta, la neve che
attecchiva al terreno. Scendeva lenta. Adorava il clima natalizio. Soprattutto con
Riuji. Arrossì.
«Sono tornata da
più di una settimana, e non ho ancora visto né Minori, né la chihuaua scema...
Ovviamente Kitamura è in America, ma almeno loro le
vorrei rivedere...» disse,
riprendendo le briglia dei suoi pensieri. Si girò sentendo il rumore del piatto
che si poggiava davanti a lei. Gli occhi dell’uomo si specchiarono in quelli di
lei. Erano occhi da cerbiatto, che si poteva tramutare in tigre da un momento
all’altro.
Si vide porgere un cellulare blu, e il ragazzo sorrise.
«Se vuoi contattarle, fallo col mio, hanno cambiato
entrambe numero.» informò, afferrando poi le bacchette e iniziando a mangiare.
La piccola ragazza osservava il cellulare pensierosa.
«Ah, Ami...!» la donna ansima, stringendo a sé quel corpo
caldo, le mani di lei che la carezzano, stuzzicandola nei meandri del suo corpo
acceso di passione. Poggiò la bocca al suo seno, succhiando, strappando un
tremito nelle sue mani. I suoi ansimi soffocati.
«Minori...» un movimento più intenso del solito fermò la
rossa dal continuare il suo operato. Era completamente preda del piacere che la
donna dagli occhi azzurri le provocava. Ansimava vistosamente, e i suoi occhi
chiesero il colpo di grazia.
Ami sorrise, adorava averla in pugno così, quando il suo
lato maschile si nascondeva e veniva fuori la Minori “donna”. I suoi capelli
corti, intensi come il fuoco, erano cortissimi, da maschiaccio. E baciò le sue
labbra, con trasporto, iniziando quella danza che portava al culmine della
perdizione.
«Cosa c’è?» domandò l’uomo, vedendola combattuta. Taiga
alzò lo sguardo, guardandolo in modo strano.
«E se stesse lavorando?» domandò, riferendosi sicuramente
a Minori, la sua migliore amica da sempre.
L’uomo ingurgitò l’ennesimo boccone e sorrise.
«Non lavora più. L’università gli prende troppo tempo, e
la squadra di baseball anche. Te l’ho detto che è riuscita ad entrare?» la
castana scosse la testa, ma l’espressione indecisa rimase «Alla locanda l’ho
sostituita io, pagano bene per essere solo un part-time...» ammise il giovane,
ingurgitando un altro boccone di manzo.
Taiga aprì il cellulare.
Rubrica
> Minori > Chiama?
«Ami non fermarti!» la donna dagli occhi azzurri continuò
il movimento della mano, stuzzicando il clitoride con il pollice e insieme
penetrandola, sempre più velocemente. I suoi ansimi aumentavano di volume più
si avvicinava all’orgasmo. E la rossa era quasi al culmine del piacere. Ami
sogghignò, lo sapeva, con quelle mani poteva fare di tutto alla dolce Minori.
La rossa, dispersa nel piacere, aveva gli occhi chiusi,
stringendosi alla testata del letto disfatto per l’amplesso, nude entrambe tra
il groviglio di coperte.
«Ah, Ami...!»
«Dai, chiamala! Sarà felice di sentirti...» aggiunse
l’uomo, guardandola ancora indugiare sull’avvio di chiamata. Taiga lo guardò
male.
«Non mettermi fretta, tu!» soffiò la piccola tigre e
schiacciò il numero verde, poggiando il cellulare all’orecchio.
«AH!» urlò, pervasa dall’orgasmo. Ami le baciò le labbra,
invischiando la sua lingua in un bacio passionale.
Utente al
momento non disponibile. Richiamare più tardi.
«È occupato.» ammise, dispiaciuta, chiudendo con uno
scatto il cellulare. L’uomo rispose con una alza di spalle, e la giovane donna
incominciò a mangiare. Lasciando la stanza nel silenzio del pranzo.
«Ti amo...» sussurrò Minori tra un bacio e l’altro,
ancora stordita dall’orgasmo. Si strinse nelle sue braccia calde e cadde subito
addormentata. Ami la guardò, accoccolata al suo fianco, con quel sorriso dolce
al bordo delle labbra rosse di baci. Sogghignò, in modo malinconico. A quella
affermazione, Ami non aveva mai risposto.
Si leccò le dita. L’umore della donna era ancora caldo
sulla sua mano.
«Ti sei addormentata
dopo un solo orgasmo? Non sei mica tanto resistente, donna tutto muscoli e
niente cervello...» parlò, più a
se stessa che alla compagna che russava rumorosamente affianco a lei. Si alzò,
vestendosi e uscendo dalla porta. Inforcò gli occhiali scuri e si avviò per la
via.
Da lontano, dietro un
vicolo, si consumò il lieve rumore di un click.