La fic è stata scritta
per la Christmas Exchange del #thegays per Paola.
:)
And your eyes...
irresistible.
Louis
sa che non dovrebbe importargli nulla dei senza-voce che lavorano in
casa sua,
ma ce n'è uno, quello che crede di aver capito provenga dal
Distretto 4, che
non riesce proprio ad ignorare: lo segue con gli occhi ogni volta che
fa il suo
ingresso in una stanza, quando serve il pranzo per lui e la sua
famiglia nel
salone, e ogni volta prova l'inconfessabile voglia di parlargli, di
essere
gentile, di essergli un po' più vicino.
Il
suo senza-voce ha i capelli scuri, ricci, e la pelle di porcellana; ha
delle
labbra bellissime, piene e rosee, che rimangono sempre e soltanto
chiuse, e più
di una volta si è chiesto come potesse essere la sua voce,
prima che gliela
portassero via per sempre. Ma la cosa che l'ha colpito di
più, dal primo
momento, sono stati i suoi occhi: enormi e verdi, magnetici, il
sinistro
leggermente strabico; sono meravigliosi, l'hanno stregato e da mesi
popolano i
suoi sogni.
È
impossibile per lui ignorare questa ossessione, ma non può
parlarne con nessuno
perché quel ragazzo è un ribelle, ha provato a
scappare dal suo Distretto ed è
stato punito, e ha paura di quello che potrebbe succedere a lui se
dicesse
qualcosa riguardo la sua attrazione a qualcuno. Non si è
neppure confidato con
Stan, il suo migliore amico di tutta la vita, l'unica persona che sa
tutti i
suoi segreti; questa è una cosa grossa, sbagliata, e oltre
al terrore per un
suo eventuale tradimento ha paura del suo giudizio.
Quella
sera però, con tutta la sua famiglia a una qualche cena di
rappresentanza, ha
deciso di prendere a piene mani il suo poco coraggio e provare ad
avvicinarsi
al ragazzo; è nel salone, davanti alla televisione che
trasmette la replica
degli ultimi sanguinosi Hunger Games, quando il senza-voce entra nella
stanza
con un vassoio tra le mani. Ha gli occhi bassi mentre appoggia il suo
carico
sul tavolo e comincia a distribuire il cibo sul piatto del padrone di
casa, e
Louis sbuffa senza accorgersene, attirando su di sé
l'attenzione del giovane;
per un attimo le sue iridi azzurre incrociano quelle del senza-voce, ma
il ragazzo
si affretta a distogliere lo sguardo nel timore di una punizione.
Dispone
le posate sui tovaglioli, chiedendosi perché Louis non sia
con il resto della
sua famiglia, e non può fare a meno di sobbalzare quando
sente una mano
appoggiarsi alla sua spalla; si ritrae all'istante, istintivamente,
guardando
verso il volto del padrone di casa con la paura negli occhi, ma il
sorriso che
piega le labbra del ragazzo è dolce, quasi timido, e in
qualche modo fa sparire
gran parte del suo timore. Solleva appena le sopracciglia, in una
silenziosa
richiesta di ordini, e come sempre si trova a chiedersi
perché abbia tentato di
scappare dal Distretto, perché si sia fatto prendere,
perché abbia lasciato che
la sua voce, l'unica cosa preziosa che possedeva, venisse portata via
da quegli
uomini nel laboratorio; gli effetti della sua ribellione sono pesanti,
insopportabili a volte, e senza che se ne renda conto i suoi occhi si
riempiono
di lacrime.
Louis
si affretta a togliere la mano dalla spalla del ragazzo, temendo di
essere la
causa di quel pianto, ma il senza-voce scuote appena il capo, come per
rassicurarlo, come se potesse leggere nella sua mente; sarebbe un gran
vantaggio per Louis, se avesse davvero quel potere, non avrebbe bisogno
di
esporsi con le parole.
– Ceni
con me, questa sera? – domanda con un tremolio fastidioso
nella voce, guardando
come il ragazzo sgrana gli occhi e socchiude appena le labbra, preso in
contropiede dalla sua richiesta; Louis non riesce ad evitare di
incantarsi come
ogni volta davanti alle sue iridi, e il suo smarrimento deve essere
evidente
all'altro ragazzo, perché la sua bocca si piega in un
piccolo sorriso, per la
prima volta da quando è stato mandato a lavorare a casa dei
Tomlinson. Dopo
aver soppesato le sue possibilità per qualche minuto, e
temendo che rifiutare
possa costargli una punizione, Harry annuisce; non può fare
a meno di arrossire
quando le labbra dell'altro si tirano in un sorriso ampio e felice, non
abituato da anni ad essere la causa di espressioni simili, e abbassa il
viso imbarazzato.
– Non
so ancora come ti chiami, – mormora Louis ad un tratto, dopo
aver finito di
cenare, come rendendosene conto solo in quel momento; Harry si
irrigidisce
all'affermazione, ma il ragazzo scuote appena il capo e si alza in
piedi, – sai
scrivere?
L'unica
risposta che riceve, e che lo fa ridere di cuore, è un
sopracciglio sollevato e
un'espressione offesa da parte del senza-voce; gli dice di aspettare,
mentre
corre nella sua stanza per prendere una penna e il blocchetto per gli
appunti
completamente bianco che in teoria avrebbe dovuto utilizzare a scuola,
e quando
torna in sala da pranzo trova il ragazzo impegnato ad osservare con
nostalgia
una fotografia che ritrae Louis e Stan al mare, di qualche anno prima.
– Vieni
dal Distretto 4, vero? – chiede avvicinandosi al ragazzo,
guardando come le sue
iridi verdi si siano spente davanti alla distesa d'acqua nella foto; il
senza-voce annuisce, senza voltarsi. – Ti manca?
È
una domanda stupida, sanno entrambi che il suo sguardo parla per lui,
ma il
giovane annuisce comunque, tirando le labbra in un sorriso triste: gli
manca
tutto, perfino quello stato di schiavitù in cui era
costretto con tutti gli
altri, gli manca la sua famiglia, i suoi amici, il suono delle onde
provocate
dalle barche nel lago, durante la pesca.
–
Raccontami di casa tua, – propone Louis, porgendogli la penna
e il blocchetto
per gli appunti ed accennando col capo al divano; il senza-voce
annuisce ancora
una volta, scribacchiando per prima cosa il proprio nome, in fretta e
con una
grafia tondeggiante, quasi infantile. Louis sorride, quando il ragazzo
glielo
fa leggere. – Raccontami di casa tua, Harry.
Bene,
so che fa un po' schifo e magari non incontra le aspettative, ma
è la prima
volta che provo a scrivere qualcosa nell'AU di Hunger Games e le mie
conoscenze
del fandom non sono proprio perfette; ho letto i libri, sì,
e credo che a conti
fatti avrei potuto fare di meglio, ma questa cosa l'ho scritta nel giro
di
mezza giornata e sinceramente non me la sentivo di modificare troppo la
prima
versione. Spero che non faccia troppa pietà, nel caso mi
scuso con chiunque
abbia letto e con Paola, che probabilmente si aspettava qualcosa di
molto
migliore e decisamente più approfondito. Un bacione, e buone
feste a tutti. ♥