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Autore: Setry_USui    06/07/2007    1 recensioni
L'Era Meiji continua imperterrita il suo corso, vive, si rinnova, cresce e cambia...così come coloro che vivono questo periodo. Kenshin e Kaoru hanno un bambino di nome Kenji che cresce sano e nella pace.Ma con un carattere e dei valori che si discostano da quelli del padre. Yahiko, fidanzato con Tsubame, da sostituto è diventato il maestro della scuola Kasshin. Il giovane Kenji ha ormai 15 anni e il suo Genpuku è alle porte...quando scoprirà che la spada di suo padre, la famosa Shinuchi, non potrà mai essere sua...Yahiko Myojin, suo maestro all'apparenza, ma nel suo intimo il suo più acerrimo rivale, posside infatti l'ultima spada del grande Battosai. Kenji accetterà un simile torto? La spada tornerà al casato Himura o passerà a Shinya, il figlio di Yahiko? Una fiction con due protagonisti che nella grande opera del maestro Watsuki trovano spazio sono nel piccolo epilogo. Ora conoscerete la storia di Kenji e Shinya, coloro che vissero nell'era Meiji. Una storia che scoprirà tanti nuovi personaggi e che riporterà alla luce diverse vecchie conoscenze...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La grande opera di Watsuki ha affascinato, commosso, divertito e incantato. Ma ora la storia del Samurai vagabondo è terminata. È tempo di iniziare la storia di Kenji e Shinya.

Questi due personaggi mi hanno sempre affascinato. Nonostante di Kenji abbiamo solo una breve apparizione alla fine del 28 volume e di Shinya null’altro che una citazione nell’epilogo ho sempre immaginato con fascino i due figli dei grandi Kenshin e Yahiko. Divisi e uniti dall’eredità di entrambi i padri: La Spada Shinuchi.

E’ un peccato non poter conoscere la loro storia…quindi eccola…

Una Storia dell’era Meiji. Fatemi sapere se vi piace e se, secondo voi devo continuarla ^^. Grazie e buona lettura.

 

 

 

 

 

 

Il Genpuku Mancato

 

“Padre! Ascoltami!”

Kenshin si volse di scatto alzando lo sguardo dalla bacinella del bucato e osservò il ragazzo con sguardo interrogativo: “Cosa c’è Kenji?”

“Da oggi ho 15 anni!” esclamò il ragazzo mettendo le mani sui fianchi con sguardo serio e deciso.

Kenshin raccolse i panni bagnati e si alzò con il pesante cesto tra le braccia: “Lo so.”

Kenji rimase in silenzio come se si aspettasse che il genitore continuasse a parlare.

Ma Kenshin avanzò verso i fili da stendere passandogli accanto, fischiettando un motivetto allegro, senza null’altro proferire.

Kenji si voltò verso di lui con volto adirato: “Non far finta di nulla! Lo sai! E’ tempo del Genpuku!”

Kenshin, che si stava apprestando a stendere, si bloccò per qualche attimo…poi però riprese e dandogli la schiena disse: “No, non credo.”

Il ragazzo lo guardò sgranando gli occhi: “Cosa significa?”

Kenshin sospirò e si volse verso di lui: “Kenji…” sorrise dolcemente “hai ancora tanta strada da fare prima di diventare un uomo…lo sai.”

Kenji rimase di sasso a quelle parole…il suo volto espresse il disprezzo più totale: “E questo perché lo hai deciso tu?!”

“Ascolta Kenji…”

“Non ascolto un accidente! Ormai ho 15 anni! Perché ti rifiuti di mettermi alla prova? Perché non posso prendere il tuo posto? Non posso avere…”

Lo sguardo di Kenshin si fece cupo: “Dunque era a questo che volevi arrivare…vuoi Shinuchi.”

Kenji abbassò lo sguardo e strinse i pugni, poi riprese fiato e ricominciò a parlare: “Beh…anche se fosse? Non ne ho forse il diritto? Sono tuo figlio!”

Kenshin scosse il capo tristemente: “Questo non ha importanza…”

Kenji stentò a trattenere la rabbia: “Mi fai un torto padre! E tu lo sai! Mi hai detto che mettesti via la spada anni fa con l’intenzione di non sfoderarla mai più!”

Kenshin rimase in silenzio.

“Non ci credo neanche un po’! Se così fosse perché continui ad allenarti con la shinai?”

Il volto del genitore si trasformò in un sorriso: “Sai Kenji…il Kenjutsu con la shinai è davvero divertente!” esclamò semplicemente.

Kenji lo fulminò con lo sguardo: “Padre…tu sei in possesso di una lama unica al mondo! Perché non me la vuoi cedere? Perché non vuoi nemmeno farmela vedere?”

Kenshin continuò a stendere senza proferire null’altro: “Te l’ho detto…ormai appartiene al passato…lasciala perdere…piuttosto, sei in ritardo per la lezione del pomeriggio.”

Il ragazzo a quelle parole sbuffò e si voltò con fare indifferente: “Scordatelo…in quella palestra io non ci vado più!”

Kenshin si voltò verso di lui con sguardo estremamente serio: “Perché?!”

“Non fare finta di non saperlo padre!”

“Dovresti portare più rispetto al tuo maestro…è un ottimo spadaccino.”

“Yahiko Myojin? Non farmi ridere!”

“Kenji! Attento a come parli! Quella che insegna è l’arte della tua famiglia.”

Kenji si morse un labbro discostando lo sguardo: “La scuola Kamiya Kasshin non è l’arte della mia famiglia…”

Kenshin lo osservò freddamente: “Cosa vorresti dire?”

“Che l’ho studiata solo per fare un favore a mia madre…ma, una scuola che mira a far vivere la gente… Sono solo sciocchezze!”

Kenshin respirò a fondo. Mentre osservava suo figlio che si inginocchiava dinnanzi a lui: “Padre ti prego…insegnami la scuola Hiten…la tecnica più potente…”

“La tecnica assassina!”lo interruppe il samurai parlando freddamente.

“Io devo diventare forte padre per…”Kenji abbassò lo sguardo “Per poter meritare l’onore di essere il figlio di Battosai.”

Al sentire quel nome a Kenshin si gelò il sangue nelle vene…quanto tempo era che non lo sentiva. E ora, proprio suo figlio lo chiamava così…la cicatrice sulla guancia ormai pallida e quasi sparita gli parve bruciare come un tempo. Ma forse era solo un’impressione.

Si abbassò e prese per le spalle il figlio facendolo rialzare lo guardò dritto negli occhi e sorridendogli gli disse: “Diventalo Kenji…diventa forte…”

Il ragazzo sorrise eccitato e speranzoso.

“Con la scuola Kamiya Kasshin.”

Concluse Kenshin con un tono che non ammetteva repliche. Si voltò. Raccolse il cesto vuoto e si diresse verso casa.

Kenji rimase immobile a fissare il vuoto.

Non prenderò più lezioni da quel buffone! Mai più! Non lo sopporto! Si permette di insegnare la scuola di mia madre con tanta libertà e a lui va tutto il rispetto di mio padre…manco fosse loro figlio! Dannazione!

Da quando ho memoria lo vedo entrare e uscire da casa nostra, insegnare nella nostra palestra e andare in giro ad esibire la nostra scuola con tanta superbia.

Il ragazzo rifletté con rabbia fissando il terreno…l’immagine del suo giovane maestro impressa nella mente…lui! Che gli aveva sempre sottratto il rispetto di suo padre!

…Yahiko Myojin…

“Kenji! Cosa fai qui è tardi?” La voce di un dolce rimprovero materno interruppe i suoi pensieri e lo svegliò come da un sogno.

Kaoru affacciata dalla finestra che dava sul cortile di casa lo osservava con sguardo severo: “Perderai la lezione se non ti dai una mossa!” esclamò la donna mentre si stringeva un nastro tra i capelli.

“Ho capito madre! Vado subito!” Rispose il ragazzo uscendo dal cortile e prendendo a correre verso la palestra.

Ripensandoci...non è una cattiva idea andare in palestra in fondo...Aspettami Yahiko-Sensei...sto arrivando...

 

  
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