Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |       
Autore: Pannech    06/07/2007    3 recensioni
Conoscevo il mio compagno di banco come conoscevo l'amore.
E io non mi ero mai innamorata.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Conoscevo il mio compagno di banco come conoscevo l'amore

Conoscevo il mio compagno di banco come conoscevo l'amore.

E io non mi ero mai innamorata.

 

Era un ragazzo come tanti, qualche chilo di troppo non gli dava nessun problema apparentemente psicologico.

 

Giocava a calcio, come tutti i ragazzi. Era bravo a palleggiare.

 

Si chiamava Carlo.

 

Nella mia classe c'erano 31 persone, e il suo fu il primo nome a rimanermi impresso. Per via del suo nome, per l'appunto. Carlo era il nome di mio padre. Quindi, in qualche modo, consideravo Carlo.

 

In prima tutti fumavano, tranne gli asmatici, i secchioni e me. E Carlo.

 

Il fumo fa grande, il fumo fa figo, che marca fumi?Ah, le mie preferite! Come se distinguessero una sostanza chimica dall'altra... guardavo al mia generazione intossicarsi i polmoni con disinvoltura. Era in quello spettacolo che mi incontrai veramente con Carlo.

 

Mi spiegò perché non fumava come tutti gli altri ragazzi. Non aveva voglia di andare dal tabaccaio più vicino per comprarle.

Davvero Carlo non fumava solo per pigrizia? No, il motivo numero due era la gola.

 

Non voleva sprecare gli unici dieci minuti di ricreazione a fumare, quando aveva un meraviglioso panino al prosciutto e mozzarella ad attenderlo nello zaino.

 

Dunque, Carlo non fumava per pigrizia e per fame.

 

E io che scusa avevo?

 

Non era rilevante come quelle di Carlo.

 

Mi vergognavo un pochino ad ammetterlo. Non fumavo per fifa.

 

Ma Carlo mi capì. Carlo divideva il suo panino con me e mi apriva la porta per lasciarmi entrare per prima. Era un vero gentiluomo, nonostante avesse vissuto solo 14 inverni.

Poi scoprii la cosa più nascosta di Carlo:ci piaceva lo stesso ragazzo.

 

Eravamo innamorati del bello della scuola, il dio impossibile che le matricole sognano, il classico maturando biondo figo occhiazzurri.....

 

La nostra cotta per il belloccio era durata sei mesi, dopo era arrivata l'estate e ci perdemmo di vista.

 

La tirai sul cazzeggio, lui girava il mondo con i suoi, io guardavo Lady Oscar alle 10 di mattina ogni giorno... mangiavo, mangiavo e ingrassavo. Prima non mi ero resa conto del mio corpo, ma effettivamente ero pelle e ossa. Mia nonna era contenta di vedermi più tonda del solito. Anche lei alla mia età era magrissima, ma non per moda...

 

Mia madre mi rifece il guardaroba. Ero la ragazza più contenta del mondo, anche perché settembre si avvicinava e io e Carlo ci saremmo rincontrati. Di lui mi rimasero come ricordo solo le cartoline che mi mandò. Molto anonime, saluti e baci e firma: Palermo, Parigi, Santorini. Che belle vacanze faceva... dalle cartoline di qualcuno capisci subito la sua vita.

Capii che la famiglia di Carlo era siciliana, raffinata e ricca.

 

Me lo confermò il secondo settembre che trascorremmo insieme. La scuola andava di merda, non avevo voglia di leggere. Lui era uno studente molto buono, migliore che in prima, ma trattava con superiorità i prof...e gli costava caro.

 

Non mi invitò mai a casa sua.

 

I chili che io presi d'estate lui gli perse. Carlo non era più sovrappeso. Ma non fu l'unico suo cambiamento. Carlo aveva iniziato a fumare.

 

Delusa, annoiata, incredula, frequentavo una lezione sì e due no. Andavo in giro per la città, a piangere. Passavo il tempo a comporre poesie, storie, novelle, ad inventare personaggi fittizi. Un giorno saltai scuola e nel mio solito posticino dove mi ispiravo ci trovai Carlo.

 

Aveva in mano una chitarra classica, scordata, vecchia.

 

Mi disse che era per me.

 

Poi tornò a scuola, lasciandomi in quella che oggi definirei la migliore delle compagnie.

 

Imparai presto ad apprezzare il suono delle corde, e creavo, creavo, creavo melodie.

 

Mia madre mi convinse a tornare a scuola. Carlo mi mancava, e tanto.

 

Scoprii che i ragazzi lo prendevano in giro per il suo taglio di capelli un po' femminile. Io lo trovavo fantastico, eppure le critiche immature degli altri ragazzi della classe sembravano turbare il mio compagno, che di solito se ne fregava dell'opinione pubblica.

 

Era isolato dalla classe, lo chiamavano gay, frocio.

 

Una mattina comprai il giornale e lo portai a scuola. In prima pagina c'era una notizia tragica, che fece rimanere in silenzio 30 persone, per tutto il giorno.

 

Nel quotidiano si riportava la morte suicida di un sedicenne discriminato dai compagni di classe per ciò che era.

 

Omosessuale.

 

Appesi l'articolo in classe, sulla bacheca. Sopra, scrissi con un pennarello rosso: 'cose che ci fanno crescere'.

Da quel giorno, ognuno contribuiva a riempire la bacheca.

 

Molti di quei compagni delle mie superiori oggi sono psicologi, giornalisti e affermati adulti.

 

Carlo si commosse di quel mio gesto, nel portare in classe l'articolo intendo. Mi disse che dovevano saperlo anche i suoi genitori, che dovevo esserci anch'io.

 

L'appuntamento era a casa sua, ci andammo in navetta. Era quasi vuota. Sedevamo uno davanti all'altro. Non mi ero mai sentita così vicina a qualcuno prima d'ora. Era un bel momento, per così dire, intimo.

 

Gli chiesi se stava ancora dietro al nostro belloccio.

 

Rise, insieme a me. Da quel sorriso, e da come mi guardò subito dopo, ragazzi, capii che era innamorato. Io capivo ogni cosa che faceva, e lui idem.

 

“Come si chiama?” gli chiesi.

 

“ Lui non si può concludere solo con il suo nome.”

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Pannech