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Sfida senza
inizio e senza fine
Yahiko era seduto ad un
lato del tatami. Giocherellava nervosamente con una Shinai tra le mani. Tre
ragazzi erano in ginocchio dinnanzi a lui silenziosi e con uno sguardo
interrogativo.
Yahiko aveva 25 anni e
il ragazzo, ormai aveva ceduto posto ad un
uomo.
Era sposato da 5 anni, e
in un angolo della palestra un bambino di 4, con i suoi lineamenti, se ne stava
raggomitolato a giocare con una bambolina di
stoffa.
Era nervoso quel
giorno…Non solo Tsubame aveva insistito perché tenesse Shinya mentre lei si
occupava di aprire l’Akabeko per l’inizio della stagione, ma ora non poteva
iniziare la lezione perché Kenji non accennava a farsi
vedere.
O Meglio…non voleva
iniziare la lezione.
Quel ragazzo lo avrebbe
presto mandato al manicomio.
Marinava frequentemente
le lezioni, si presentava in ritardo, spesso si rifiutava di fare gli esercizi e
prestava la giusta attenzione solo alle lezioni che lui trovava
interessanti.
Perché continuava a
tollerarlo?
Probabilmente perché gli
ricordava lui da allievo.
Erano ancora chiari
nella sua mente i giorni delle zuffe con Kaoru, la sua impazienza nel diventare
forte e il suo desiderio di apprendere i segreti…in fondo lo
capiva.
“Ehm…Sensei…” uno dei
ragazzi che attendevano in silenzio si osò a
parlare.
Yahiko spostò lo sguardo
su di lui: “Cosa c’è Hisaki?”
“Quando potremo iniziare
la lezione?” domandò il ragazzo osservando il
maestro.
Yahiko sospirò…avevano
anche ragione
La ragazza alla sua
destra gli tirò una gomitata per zittirlo: “Quando arriverà Kenji! E’
ovvio!”
Questa volta fu l’ultimo
allievo a parlare: “Mica possiamo sempre stare ai comodi di
quello!”
La ragazza lo fulminò
con lo sguardo: “Ma piantala! Mica è l’unico ad arrivare in ritardo!” lo
rimproverò.
“Non fare confronti
Aiako! Intanto è l’unico che ferma la
lezione.”
Yahiko sospirò di nuovo
alzandosi…aveva ragione.
“Va bene…calmati Hiroya.
Su…diamo inizio alla lezione.” Così dicendo afferrò la Shinai più saldamente e
attese che gli allievi si misero in
posizione.
In quell’istante la
porta della palestra si aprì e Kenji fece il suo ingresso con un leggero fiatone
asciugandosi il sudore.
Yahiko gli sorrise: “Su
muoviti…prendi la shinai e…”
“No!” esclamò il ragazzo
osservando il maestro con sguardo di sfida.
I tre ragazzi volsero lo
sguardo su di lui e Yahiko cambiò espressione: “Come
sarebbe?”
“Hai sentito sensei!
Oggi niente shinai! E’ il giorno del mio
Genpuku!”
esclamò Kenji con
orgoglio mentre saliva sul tatami.
Yahiko continuò a
guardarlo con la Shinai appoggiata ad una spalla: “E io cosa
c’entro?”
Kenji si fermò dinnanzi
a lui: “Ti sfido! Per diventare un uomo.”
Mormorii confusi dei
suoi condiscepoli seguirono quest’affermazione.
Yahiko l’osservò
inarcando un sopracciglio.
“Se ci tieni chiedi a
tuo padre…” concluse con noncuranza ma senza staccare lo sguardo
dall’allievo.
“No! Sarò un uomo solo
quando avrò sconfitto te! Ed è ciò che intendo fare! Qui e ora!” esclamò Kenji
con convinzione e determinazione.
Seguì un attimo di
silenzio…Aiako, Hiroya e Hisaki attesero con il fiato sospeso…lo sguardo si
alternava tra il maestro e Kenji che lo sfidava con tanta
noncuranza…
Yahiko manteneva
un’espressione fredda e impassibile….fu lui a rompere il
silenzio.
“Kenshin si è rifiutato
di sfidarti vero?!” domandò con un tono quasi
compassionevole.
A Kenji parve crollare
il mondo addosso…come? Come lo sapeva? Come poteva averlo
capito?
“Stai
zitto…”
“E’ così
vero?”
“Taci…”
“Allora ho capito
tutto…” Yahiko scosse la testa.
“Ma cosa vuoi aver
capito??? Non hai capito un accidente! Come diavolo fai a saperlo?!” sbottò
Kenji al limite della sopportazione. Questo era
troppo.
“Se tu passassi meno
tempo a disprezzare ciò che è diventato tuo padre e aprissi gli occhi lo
capiresti anche tu!” Esclamò il ragazzo con un tono di secco rimprovero che a
Kenji fece solo salire la rabbia. Incurante di questo il maestro continuò “Come
faccio a saperlo? Lo so perché conosco tuo padre e, anche se ti rode, conosco
bene anche te…”
Kenji gli diede le
spalle e mormorò: “No…tu non sai niente di
me.”
Yahiko non mutò
espressione: “Kenji!” lo chiamò per farlo voltare e gli lanciò la shinai che
teneva in mano.
Il ragazzo la afferrò al
volo: “Questo significa che accetti la mia
sfida?”
Yahiko scosse il capo:
“No, solo che siamo in ritardo e che è ora di iniziare la lezione! Basta
sciocchezze! Aiako e Hiroya oggi farete da colpitori
mentre…”
“Tsk…questo vuol dire
che hai paura di essere sconfitto da un tuo allievo? Già…immagino che
umiliazione!” disse Kenji baldanzoso rigirandosi con fare da esperto la Shinai
tra le mani.
Yahiko lo fulminò con lo
sguardo per intimarlo a stare zitto.
“Dicevo…mentre invece
Hisaki e Kenji…”
Kenji strinse le mani
intorno all’elsa. Non serviva provocarlo. Ma il ragazzo non poteva tollerare di
essere ignorato così! Non da lui! Prima di rendersi conto di cosa stesse facendo
aveva impugnato la Shinai e si era messo in posizione.
Corse verso di lui e
spiccò un salto urlando: “Non mi ignorare!!” caricò indietro la spada di legno
per colpire il suo maestro, disarmato, dall’alto verso il basso in un colpo in
cui mise tutta la sua forza.
Yahiko si voltò…ma
troppo tardi per schivarlo.
Il suono secco di un
colpo andato a segno….
Aiako, Hisaki e Hiroya
chiusero gli occhi spaventati.
Kenji sentì il colpo
venire meno…non lo aveva colpito…il contraccolpo lo mandò indietro. Perse la
presa sulla shinai e cadde sul tatami. Guardò verso l’alto. Yahiko teneva la
punta della sua spada tra due dita.
Lo aveva bloccato senza
un’arma e senza nemmeno aver mosso il braccio…solo con due
dita.
Kenji lo guardò
terrorizzato dal basso senza avere la forza di
muoversi.
Il silenzio venne rotto
solo dal bambino nell’angolo. Che per qualche strana ragione tutto d’un tratto
si mise a piangere.
“C-come…come hai
fatto?”
Yahiko lanciò la shinai
in aria facendola girare e la riafferrò dall’elsa puntandola verso il collo del
ragazzo steso a terra.
“Questo è uno dei
segreti della scuola Kamiya Kasshin.” Proferì con un filo di
voce.
Kenji rimase interdetto
e non disse nulla. Quindi Yahiko continuò a
parlare.
“Tua madre mi iniziò ai
segreti quando avevo 10 anni. Tuo padre tenne il mio Genpuku quando compì i 15.
Come ho fatto chiedilo a loro…avresti potuto riuscirci anche tu arrivato a
questo punto.”
Il ragazzo sentì un
vuoto allo stomaco…quando aveva 10 anni? Lui ormai era un uomo e ancora perdeva
tempo a fare colpi a vuoto.
E poi…suo padre lo aveva
sfidato per farlo diventare uomo…mentre si era rifiutato di combattere con suo
figlio.
Yahiko premette la punta
della Shinai contro il suo collo ancora più forte e si chinò a terra accanto a
lui: “Ti invidio Kenji. Sei figlio di un grande uomo. Inoltre hai un talento
straordinario per il Kenjutsu. Sei il miglior allievo che io abbia mai avuto.”
Disse osservandolo bene in volto. Poi lasciò cadere la spada di legno a
terra.
“E anche il peggiore.”
Sentenziò alla fine alzandosi ed
allontanandosi.
Kenji rimase a terra
ancora qualche minuto.
Nessuno dei tre allievi
osò dire una parola.
Yahiko si volse e si
diresse ad un lato della palestra avvicinandosi a Shinya.
Lo prese in braccio e lo
coccolò un po’ per farlo smettere di piangere.
Il bambino si attaccò
alle vesti del padre, ma con gli occhietti lucidi fissava il ragazzo sdraiato a
terra.
Inaspettatamente Kenji
scoppiò a ridere: “Ora…ora ho capito tutto.” Esclamò tra una risata e l’altra
mentre si portava una mano sulla fronte.
In un istante tutti gli
occhi tornarono su di lui.
“Mio padre…quel
maledetto…ho capito perché non vuole cedermi
Shinuchi.”
Yahiko sussultò ma
mantenne uno sguardo impassibile.
“Tu!” esclamò mentre si
rialzava tenendo lo sguardo fisso sul maestro.
“Oltre che avermi
portato via il rispetto di mio padre…”
Aiako alternò uno
sguardo disperato tra i due. No! Non voleva! Così Kenji non le piaceva per
niente! Si interpose fra Yahiko e il ragazzo: “Basta Kenji finiscila!”
Ma lui non le diede
retta. Continuò ad avanzare verso il maestro.
Aiako non si mosse di un
centimetro.
Kenji la fissò senza
darle importanza. Con un colpo la spinse di lato facendola cadere a
terra.
Hisaki si precipitò da
lei per aiutarla a rialzarsi e per assicurarsi che non si fosse fatta
male.
Hiroya invece afferrò
una Shinai e si schierò in difesa del maestro: “Adesso basta Kenji! Stai
esagerando!”
Il ragazzo in tutta
risposta raccolse la spada di legno lasciata a terra poco
prima.
Hiroya si mise in
posizione…partì all’attacco con un affondo. L’avversario lo schivò facilmente
girandosi su un lato in modo da avere rivolta la sua schiena.
Aveva le spalle
scoperte. Fece volteggiare la shinai pronto a colpirlo. Ma qualcosa lo
trattenne.
Yahiko gli bloccava di
nuovo un colpo con sole due dita. Un braccio alzato per fermarlo mentre con
l’altro ancora stringeva il suo Shinya.
Come era arrivato già
lì? A che velocità si era spostato? Kenji trattenne il
fiato.
“Se vuoi prenditela con
me. Ma non toccare i miei allievi.” Gli disse guardandolo con due occhi che
parevano trasmettere veleno.
Kenji indietreggiò quasi
spaventato. Rinunciò ad attaccarlo. Ma terminò la
frase.
“E’ così vero? 10 anni
fa quel maledetto di mio padre ti diede la sua spada! Tu hai Shinuchi!” esclamò
con tono di accusa indicandolo.
Yahiko si chinò su
Hiroya e lo aiutò a rialzarsi: “Mai scoprire le spalle.
Ricordatelo.”
Il ragazzo annuì ancora
atterrito e i mise da parte.
Poi Yahiko riportò la
sua attenzione a Kenji: “E’ come dici!” posò a terra Shinya sussurrandogli di
allontanarsi. Il bambino trotterellò via.
“E’ vero! Io possiedo
Shinuchi. E non la cederò…non ora, non a
te.”
Kenji lo fissò con
disprezzo: “Quella spada è mia!” mormorò a denti
stretti.
Yahiko lo fissò
severamente: “Vattene...” disse indicando la porta. “Non rimettere mai più piede
in questa palestra. Cresci con un’altra scuola se ci tieni. Ma io non ti
insegnerò più nulla. Non ti azzardare a ripresentarti a
lezione.”
Cacciato…cacciato dalla
palestra.
Kenji prese fiato e con
lo sguardo rivolto ostentatamente verso il basso prese ad avanzare verso
l’uscio. Si richiuse la porta alle spalle.
“Contaci!”