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Autore: Melanto    07/07/2007    7 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -


CAPITOLO 1: La scomparsa del principe Tsubasa

Sembrava una tranquilla giornata quella che stava vivendo Raskal, la capitale del Regno degli Ozora. L’astro d’oro si era levato ad abbracciare, con i suoi raggi caldi e forti, le Terre Centrali di Elementia ed ora le osservava benevolo dal cielo terso in cui campeggiava.
In quel clima pacifico e primaverile, la capitale viveva con allegra frenesia i mesi che la separavano dalla tanto attesa incoronazione. Si prospettava l’arrivo di migliaia di persone provenienti da tutto il pianeta per rendere omaggio al nuovo sovrano, ed i cittadini di Raskal lavoravano senza sosta per accoglierli al meglio.
Al castello si lavorava anche di più: uomini e merci si susseguivano con un via vai che cominciava alle prime luci dell’alba e finiva a notte inoltrata.
Ai Master delle Scuole Elementali sarebbe toccato il compito più difficile: istruire il futuro Re, il giovane Principe Tsubasa, primo figlio degli Ozora. Quel giorno erano arrivati al palazzo reale: Jun Misugi Master dell’Aria, Hikaru Matsuyama Master dell’Acqua, Kojiro Hyuga Master del Fuoco e Genzo Wakabayashi Master della Terra, che ora restavano in attesa di essere convocati nella sala del trono…

“No, non ci siamo Master Hyuga!” La mano di Misugi si mosse con un gesto elegante, mentre faceva scivolare la regina in cristallo di rocca lungo la scacchiera per mangiare il re avversario di nera ossidiana. “Scacco Matto.”
“Che cosa?!” sbottò lo sconfitto in tono incredulo.
“Accidenti Kojiro, questa è la quarta volta consecutiva!” sottolineò Matsuyama con ironia, comodamente seduto nel divanetto poco lontano dai due contendenti. “L’Airone di Cristallo non viene meno alla sua fama di imbattibile giocatore.” In segno di approvazione levò il calice.
“Gli scacchi sono un’arte troppo cerebrale per uno come te.” Lo schernì una quarta persona, con un mezzo sorriso, che si manteneva eretta ed imponente presso la grande vetrata che illuminava la stanza.
“Chiudi il becco Wakabayashi, parli proprio tu che ti sei fatto sconfiggere sei volte prima di chinare il capo.” Lo rimbeccò in tono aspro Kojiro “Almeno io ho la decenza di non farmi umiliare ad oltranza!” e abbandonò la sua postazione con un movimento deciso, mentre Jun Misugi sistemava le pedine nella loro posizione originaria, sorridendo dei battibecchi pungenti per i quali, i due Master, erano notoriamente risaputi in tutto il Regno.
“Non avrete intenzione di cominciare come al solito, vero?”
“Suvvia, Master Matsuyama, lasciali divertire.”
L’interpellato scosse il capo, mentre Misugi lo raggiugeva, versandosi una coppa di vino rosso.
“Bah, spero non crediate davvero che mi diverta il suo ciarlare” polemizzò Kojiro, accomodandosi in una poltrona, accanto a loro, con ben poca grazia e facendo tintinnare i bardamenti leggeri.
“Non ti do nemmeno la soddisfazione di una risposta.”
“Perché questa non lo era, forse?”
D’un tratto la porta della stanza si aprì, facendo comparire uno dei vassalli.
“Siete attesi nella sala del trono, giovani Master” esordì l'uomo in tono solenne, profondendosi in una riverenza.
“Alla buon’ora!”
“Genzo!” lo riprese Jun, contrariato. L'altro fece spallucce.
“Il Marmo Nero ha una pessima educazione.” Lo stuzzicò Hyuga.
“E la Tigre Ardente ha una dannata lingua lunga” rispose a tono l'interpellato, uscendo fianco a fianco con il Master del Fuoco sotto lo sguardo confuso del servitore.
Hikaru gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla seguendo i suoi colleghi in compagnia di Misugi. “Li ignori, buon uomo, fanno sempre così.”
Le guide delle Scuole Elementali procedevano spedite, e con passo sicuro, attraverso l’ampio corridoio decorato con marmi, altissime colonne candide e preziosi drappeggi alle pareti. Il vassallo li precedeva, lanciando qualche occhiata dubbiosa alle proprie spalle dove Genzo e Kojiro continuavano spudoratamente a rimbeccarsi.
Quando furono innanzi alle porte della sala del trono, l’uomo emise alcuni colpetti di tosse, per zittirli, prima di varcare la pesante soglia sulla quale era inciso lo stemma reale.
“I Master Elementali” annunciò solenne.
Il lungo tappeto di velluto rosso guidò i passi degli introdotti, terminando alla base della scalinata su cui era collocato il trono.
Il Re Ozora restava in piedi, tamburellando nervosamente un dito sulla spalliera dello scranno.
“Ha un’espressione che non mi piace” mormorò Hikaru all’orecchio di Kojiro, il quale si sporse verso di lui, dicendo: “Prevedi guai?”
“Grossi come un fannùsh![1]"
Genzo si intromise. “Io non vedo il Principe.”
I Master avanzarono affiancati e si inginocchiarono ai piedi della scalinata.
“Siamo giunti a rendere i nostri omaggi al futuro Re di Elementia e a istruirlo, come di dovere, secondo le Leggi e le Tradizioni Elementali.”
“E bravo l’Airone che ha fatto i compiti a casa” bisbigliò Wakabayashi, facendo sorridere gli altri due che tentavano invano di mantenere una certa serietà.
Il Re non si mosse, né disse nulla, attirandosi le occhiate interrogative dei Master. Sembrava pensieroso e distratto.
Il Comandante della Guardia Reale, Roberto Hongo, fermo poco distante dal trono, intervenne richiamando il sovrano. “Vostra Maestà?” disse una volta, senza risultati. “Vostra Maestà?!”
L’interpellato sembrò riemergere dalla sua catatonia, volgendo lo sguardo ad incrociare quello dei quattro maghi-guerrieri, piuttosto interdetti.
“Oh, Master, siete qui.”
“Va tutto bene, Vostra Maestà?” domandò Jun, mentre si alzava in piedi imitato dai compagni. Il sospiro pesante, rilasciato dal sovrano, non fece presagire nulla di buono.
“Temo che abbiamo un problema…” disse, confermando le loro aspettative “…si tratta di Tsubasa.”
Il Marmo Nero alzò gli occhi al cielo. “Che ha combinato stavolta?” si lasciò sfuggire in tono rassegnato.
“E’ scomparso.”
“Come sarebbe: ‘scomparso’?!” fece eco Kojiro.
“Era in visita nelle Terre del Sud, ma ha già una settimana di ritardo sul suo programmato rientro…” spiegò il Re, visibilmente preoccupato per la sorte del giovane figlio.
“Nessuna notizia dai soldati che lo scortavano?”
Il sovrano scosse il capo. “No, Master Misugi. Sembrano come spariti nel nulla. Inizio a temere il peggio…”
Hikaru, l’Aquila di Mare, intervenne con un pacato tono di rimprovero. “Vostra Maestà, ne avevamo parlato già prima della partenza: dovevate permettere ad alcuni Magister Elementali di andare con lui…” poi, rivolto al comandante Hongo, “…senza nulla togliere alla competenza dei soldati della Guardia Reale, s’intende.”
Re Koudai si lasciò cadere stancamente sul possente scranno in marmo, oro e morbidi velluti. “Voi avete ragione, Master Matsuyama, e forse ho sbagliato a non dare ascolto ai vostri suggerimenti, ma volevo che mio figlio prendesse una maggiore confidenza con le sue future responsabilità, senza che facesse troppo affidamento sulla magia.”
“Mio signore, se mi permettete di essere franco…” intervenne Kojiro Hyuga “…vostro figlio è un disastro! Una vera calamita per i guai, li attira come api col miele. E questa non è la prima volta.” Incrociò le braccia al petto. “Forse il Principe non ha ancora la maturità necessaria per prendere tra le mani le sorti di questo pianeta.”
“Non sono d’accordo, Kojiro.” L’Airone avanzò di un passo, per guardarlo negli occhi. “Tsubasa ha dimostrato di avere una naturale predisposizione al comando, nonché una grande generosità e forza d’animo. Se si caccia nei guai è solo perché ha un cuore puro ed ingenuo. Inoltre, ti ricordo che ha controllato il potere della Chiave Elementale: è il pianeta che lo ha scelto.”
Il Master del Fuoco era dubbioso. “Magari sarebbe più prudente posticipare l’incoronazione di qualche anno…”
“Questi discorsi rimandiamoli a quando avremo di nuovo un Principe da incoronare.”
Ed i presenti convennero, tacitamente, con l’affermazione del Master della Terra.
Fu Hikaru a prendere nuovamente la parola “Credo che la cosa migliore da fare, se Jun è d’accordo, sia quella di mandare dei Magister dell’Aria alla sua ricerca. Impiegherebbero meno tempo volando.”
Misugi annuì. “Convengo. Partirò immediatamente alla volta di Alastra per organizzare le ricerche. Vostra Maestà?”
“Molto bene, lascio tutto nelle vostre mani, Master Misugi…”
La riunione parve ormai conclusa, ma inquietanti rumori provennero dall’esterno della sala; una strana agitazione, parole concitate che attirarono l’attenzione dei presenti.

“Fermo. Non puoi entrare!”
“Ma… cos’è?”
“Oh mia Dea!”

“Pericolo” fu il solo commento di Genzo che mise in allerta i suoi compagni. Il comandante Hongo sguainò la spada, posizionandosi davanti al sovrano.
Le porte si spalancarono di colpo, facendo filtrare un terribile vento gelido. Sull’uscio comparve una figura incurvata, dall’aspetto malconcio ed i vestiti consunti e strappati. Lo sconosciuto si trascinava con passo lento ed incerto.
“Per le Sacre Fiamme di Maki! Che odore nauseante!” esclamò Kojiro con un’espressione disgustata.
Il pesante portone si richiuse da solo, alle spalle dell’intruso, con uno schianto.
“Ma quello è Akai!” sentenziò Roberto allarmato. “E’ l’ultimo messaggero ad essere stato inviato nelle terre dei Gamo!”
E l’ammasso informe di carne, dal colore troppo pallido per essere vivo, continuò ad avanzare, farfugliando parole incomprensibili. Fu allora che un fascio d’aria, controllato dall’Airone di Cristallo, si levò creando come una barriera invalicabile attorno al cadavere, costringendolo a fermarsi.
“Magia Nera” disse severo il Master di Alstra. “Quest’uomo è già morto ed è solo per merito di qualche oscuro incantesimo che si tiene in piedi, rallentandone la decomposizione.”
“V-vostra… M-maestà…” biascicò il messaggero.
Il Re scese qualche gradino, avvicinandosi con espressione sconvolta.
“Mia Dea… chi ha mai potuto fare una cosa simile…”
A queste parole, qualcosa parve accadere ad Akai. Il suo corpo dinoccolato venne percorso da un tremito che gli fece reclinare la testa all’indietro. Poi sembrò irrigidirsi, recuperando una stabilità quasi umana. Il capo si mosse, tornando a puntare lo sguardo sulla figura reale. Gli occhi, iride e bianco, erano completamente neri ed un ghigno terrificante distese le labbra violacee, piene di spaccature, esibendo un sorriso giallastro e sdentato. Una larva strisciò fuori dalla bocca.
Parlò e la voce non era la sua.
“Ozora.”
Lo sconcerto del Re si tramutò prima in sorpresa, a quel suono familiare, e poi in rabbia.
“Gamo!” esclamò irato. “Dovevo immaginarlo!”
“Vedo che sei in compagnia…” ed osservò sommariamente i Guerrieri Elementali “…Master.”
“Miserabile!” sibilò Matsuyama. “Quello che avete fatto a questo giovane è ignobile!”
“Suvvia non elogiatemi. Sono sensibile alle lusinghe” rise, con un suono gorgogliato e gutturale.
“Smettila!” tuonò il sovrano, avanzando di qualche altro passo prima che il braccio di Master Wakabayashi lo fermasse, per impedirgli di procedere oltre.
“Non avvicinatevi troppo, potrebbe essere pericoloso.”
“Cosa volete?” Fu Hongo a parlare. “A che pro perpetrare questa lugubre farsa?”
“Io voglio il trono, soldatino di latta” asserì il Signore del Nord. “E se non mi verrà dato con le buone… me lo verrò a prendere con le cattive.”
“Con quale arroganza arrivate a minacciare il Re al quale avete prestato solenne giuramento?!” inveì il Comandante delle Guardie.
“Ah! I giuramenti! La cavalleria, la lealtà… mere idiozie per uomini senza spina dorsale.” Il cadavere si avvicinò al limite della barriera all’interno del quale era stato bloccato. Con asprezza si rivolse al Sovrano. “Tu non sei mai stato il mio Re e mai lo sarai. Elementia è mio! Io dovevo sedere su quello scranno di pietra e metallo! Era me che Natsuko doveva sposare, ma tu ti sei intromesso, strappandomi il potere che mi spettava e relegandomi in quelle terre infauste ed oscure. Sei tu l’usurpatore!”
Pazzo!” gridò Koudai Ozora. “Non osare nominare Natsuko nei tuoi vaneggiamenti! Dovresti ringraziarla, invece, per la sorte che hai subito: io ero fermamente intenzionato a toglierti ogni privilegio, ma lei mi convinse a darti una possibilità di redenzione affidandoti il Nord. Dovevo sospettare che avresti tramato nell’ombra! Sei un bastardo assassino! Guarda quello che hai fatto a questo messaggero; era solo un ragazzo. Solo per questo meriteresti di marcire all’Inferno ed osi addirittura rivendicare il trono? Il pianeta sarebbe andato distrutto nelle tue mani!”
Il morto sorrise. “Ed è questa la fine che farà chiunque si azzarderà a contrastarmi. Ora sta a te scegliere: obbedire o perire.”
“Piuttosto la morte!”
“E sia” accordò “hai firmato la tua condanna. Preparati, Koudai, stiamo arrivando... io e il Nero.” Detto questo, la magia dello Stregone abbandonò il cadavere di Akai, trasformandosi in uno spirito di nera nebbia dallo straziante lamento. Fulmineo, volò in direzione del Re, oltrepassando la barriera dell’Airone Misugi.
Roberto Hongo si gettò sul sovrano, allontanando entrambi dalla traiettoria dell'ombra che lasciò la sala, fuggendo da una delle finestre aperte.
“Volete che lo insegua, Vostra Maestà?” domandò il Master dell’Aria, ma l’altro scosse lentamente la testa, rialzandosi.
“No, Misugi, lasciate che torni al suo folle padrone.”
“State bene, mio signore?” Si sincerò il Comandante delle Guardie, mentre questi annuiva. Poi si volse ad incrociare il corpo del messaggero, stramazzato al suolo, che era percorso da convulsi tremiti.
“Aiu… tate… mi…” biascicava.
“Mia Dea, è ancora vivo…”
“No, Vostra Altezza” lo disilluse il Marmo Nero “E’ solo un effetto residuo.”
“Non c’è più nulla che possiamo fare per lui, se non porre fine alle sue sofferenze…” Hyuga alzò la mano sinistra nel cui palmo aveva originato una piccola sfera infuocata. Da questa si staccò una lingua fiammante, che avvolse il corpo martoriato del povero Akai, bruciandolo, e dandogli così l’eterno riposo.
Le porte della sala vennero aperte con uno schianto, sotto i colpi della spada del Primo Ufficiale, Ryoma Hino, che entrò con un gruppo di soldati.
“Vostra Maestà state-” ma si fermò di colpo, con espressione confusa, mentre vedeva qualcosa ardere a qualche metro da lui. “Ma cosa…”
“Va tutto bene, Ryoma” intervenne Hongo, con un pesante sospiro. “Ora va tutto bene.”
“Tutto bene?!” fece eco il primo in carica, con ironia, indicando l’ammasso carbonizzato. “Potrei dissentire!” ed un mormorio si levò tra i soldati alle sue spalle, mentre tutti attendevano un ordine da parte del Re, che non tardò ad arrivare.
“Comandante, restituite il corpo del povero Akai alla famiglia, spiegando loro ciò che è successo…”
“Cosa?! Quello è un cadavere? E chi l’ha ridotto così?” intervenne Hino, poi trovò da solo la risposta, guardando il Master del Fuoco con espressione torva. “Non me lo dite: opera vostra, immagino. Tsk! Non avete pensato al dolore dei suoi cari quando si troveranno tra le mani un cumulo di cenere? Niente che vagamente ricordi l’estinto.”
“Ryoma!” lo ammonì severamente il suo superiore, ma Kojiro fece cenno di lasciar perdere e scrutò il giovane con altrettanta fermezza.
“E tu dov’eri mentre noi avevamo a che fare con un posseduto? A scassinare la serratura?”
Il Primo Ufficiale si sentì punto sul vivo ed arrossì violentemente.
“Io non devo giustificarmi con nessuno” continuò il Master “Hai ancora molto da imparare, giovane guerriero, ma non azzardarti di nuovo a criticarmi o carbonizzo anche te.”
“Mi minacciate, forse?” rise Ryoma con sfida.
“E chi lo sa” sorrise Kojiro.
“Per favore” intervenne il Re “non credo sia il momento adatto per simili discussioni, abbiamo altro a cui pensare.”
“Sì, Vostra Maestà. Chiedo scusa” L'ufficiale fece un inchino, guardando di sottecchi un sogghignante Hyuga.
Il sovrano sospirò. “Hongo, dopo aver consegnato il corpo, vi aspetterò per una riunione di urgenza insieme al Primo Ufficiale.”
Roberto annuì, dando ordine a due suoi uomini di avvolgere i resti bruciati in un telo e portarli via, poi fece una riverenza e si congedò, seguito dagli altri soldati della Guardia Reale in modo da lasciare da soli il Re ed i Master.
“Questo cambia totalmente le carte in tavola.” Genzo si portò nei pressi della finestra aperta dalla quale lo spirito era fuggito. Filtrava una piacevole aria primaverile.
“Già” convenne Hyuga, ma in quel clima di tensione nessuno si accorse che fossero d’accordo su qualcosa.
“Quanto pensate che possa impiegarci per arrivare qui?” domandò Jun, incrociando le braccia.
“Ad occhio e croce meno di un anno, ma dipende da quanto ammonta il suo contingente” rispose Genzo “e, dalla sua spavalderia, non credo siano in pochi.”
“Senza contare l’appoggio magico dell’AlfaOmega” puntualizzò Kojiro “Ma che diamine può avergli promesso, Gamo, per aver convinto il Nero a dargli manforte?!”
“Non ci arrivi, Master?” Ed il Marmo Nero si girò ad osservare Hyuga ad alcuni passi da lui. “C’è solo una cosa che possa interessare uno come lui: la Chiave Elementale.”
Kojiro si massaggiò una tempia, preda di una forte emicrania. “Bene, benissimo. Proprio quello che temevo.”
“Avremo quindi lo stesso tempo per organizzare gli eserciti e portarci ai confini delle terre del Nord. Cerchiamo di tenere la battaglia il più lontano possibile da Raskal e gli altri centri abitati” sentenziò l’Airone, osservando anche le espressioni del sovrano.
“Maledizione!” Matsuyama prese a camminare nervosamente per la sala. “Proprio adesso che il Principe è scomparso!”
“A questo punto, credo sia impensabile un allontanamento dei Magister” puntualizzò la Tigre Ardente. “Sono indispensabili sia al fronte che alle Scuole Elementali. Sarebbe un errore disperderli sul territorio."
“Ma altrettanto importante è ritrovare il Principe” continuò Hikaru “e dovremo anche muoverci con discrezione: se il Nero dovesse scoprire che Tsubasa, e quindi la Chiave, sono scomparsi, sguinzaglierebbe tutti gli Stregoni sparsi nelle Terre del Sud pur di ritrovarli!”
Koudai sospirò grave. “E allora cosa proponete?”
Il silenzio aleggiò tra i presenti per qualche istante, durante i quali i quattro Master si scambiarono intense occhiate. Fu nuovamente l’Aquila di Mare a parlare. “Dovremo mandare degli Elementi.”
Genzo sbottò incredulo. “Degli Elementi?! Ma non hanno ancora terminato il ciclo di studi, non sono completi…”
“Preferiresti un gruppo della Guardia Reale? Servono al fronte e se si dovessero scontrare con degli Stregoni non avrebbero possibilità di scampo.”
"Dei Minister?" tentò di nuovo il Marmo Nero.
"No, le città resterebbero sguarnite."
“Quanti?” domandò Misugi.
“Massimo quattro: meno saranno, meno daranno nell’occhio.”
“Uno per ogni Scuola, quindi” e Hyuga si ritrovò ad annuire “Potrebbe funzionare, ma dovremo mandarci i migliori.”
“Ovviamente.”
I Master parvero d’accordo, ma l’ultima parola spettava al sovrano che continuava a fissare il pavimento, con le braccia conserte, chiuso in un pensieroso mutismo.
“E sia” disse infine, alzando gli occhi su di loro. “Mi rimetto ai vostri allievi. Mandateli a Raskal il prima possibile. Fornirò loro i mezzi e le istruzioni necessarie. Andate.”
Le guide si profusero in un inchino di saluto, per poi abbandonare la sala con passo rapido e deciso, così com’erano venuti.

I pedoni son mossi sul grande scacchiere,
per ribadire all'altro il proprio potere.
E il Principe resta, nel regno, perduto,
la cui sorte è ignara, in attesa di aiuto.


 [1]FANNUSH: una specie di enorme manta ricoperta di scaglie coriacee. Vive nelle fredde acque polari, ad una media profondità. Ne esistono pochissimi esemplari poiché si possono riprodurre una sola volta nella vita, ma sono estremamente longevi, addirittura millenari. Sono le creature più antiche del pianeta. Animali sacri alla Divina Yoshiko, compaiono in numerose pitture ed altorilievi: l’immagine più comune vede la Dea alla guida di una biga, fatta di conchiglie, trainata da un fannùsh.


  …Il Giardino Elementale…

 

E questo è il primo capitolo! XD
Le cose cominciano a farsi decisamente più complicate, ma questo non è che l'inizio! Ammetto che il prologhino era davvero breve, ma saprò farmi decisamente perdonare per il futuro!XDDDDDDDDD
Molti capitoli sparsi sono già pronti, devo solo finire di scrivere quelli mancanti!XD


E dopo Santana, Gamo e Urabe, fanno la loro comparsa alcuni dei personaggi protagonisti di Captain Tsubasa: Genzo, Kojiro, Hikaru e Jun. Per non parlare di Ryoma, Hongo e il padre di Tsubasa.
*_* mi son divertita tantissimo a trovare i 'nomignoli' per ognuno, cercando di mantenerli il più vicino possibile a quelli originali. Tranne che per il SGGK XD
XD e poi mi è un po' dispiaciuto per Akai: che finaccia! XDDDDD
Ma non so se avete notato il ruolo della compagine 'femminile'.
Visto che Elementia è soprattutto una fic 'maschile', non sapevo proprio dove diavolo piazzare le ragazze! O__O Stonavano ovunque le mettessi! Così... ho optato per la soluzione che le avrebbe tenute sempre sulla bocca di tutti, senza farle mai comparire: le ho fatte diventare delle Dee! XDDDDDDDDD E sinceramente le trovo perfette! *_* 


Angolino del "Grazie, lettori, grazie!XD":

- Solarial: XDDDDDDDDDDDDDDDDDDDD Buahahahahahaha! Il SUO momento sarà atroce!XD *_* però ti avevo avvisato, eh! Lo sapevi, eh! Ti ho pure fatto leggere 'la parte'!*__________*Y Ma lo shock deve avertela fatta rimuovere!XD Ti ringrazio tantissimo per tutti i tuoi complimenti!*___* Spero di non deludere le tue aspettative!*_*Y

   
 
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