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Autore: Hikari93    21/12/2012    3 recensioni
Ma nel buio, li rivedeva, li risentiva. Nel buio, solo nel buio.
Perché se anche si girava indietro non vedeva i piedi di suo padre che producevano il rumore di passi che avrebbe giurato di aver sentito; e nemmeno il cozzare di stoviglie tra le mani accorte di sua madre; tantomeno i sorrisi gentili di Itachi, che, se era vero che non venivano accompagnati da alcun suono, comunque gli rimbombavano nell’anima gioiosa.
Nel buio, solo nel buio.
[Team 7]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Febbre

 
 
 


Gli si erano indolenzite le ossa a furia di non fare nulla.
Sasuke sedeva sull’engawa, i gomiti sulle ginocchia e gli occhi di Itachi che puntavano aldilà del monotono gruppo di foglie autunnali che troneggiava davanti al suo naso ma che lui non vedeva davvero.
Per necessità era costretto a serrare le palpebre ogni tanto, e quegli istanti insignificanti bastavano per sconvolgergli la visione della realtà che Naruto e Sakura cercavano insistentemente di fargli accettare anche come sua.
Ma nel buio, li rivedeva, li risentiva. Nel buio, solo nel buio.
Perché se anche si girava indietro non vedeva i piedi di suo padre che producevano il rumore di passi che avrebbe giurato di aver sentito; e nemmeno il cozzare di stoviglie tra le mani accorte di sua madre; tantomeno i sorrisi gentili di Itachi, che, se era vero che non venivano accompagnati da alcun suono, comunque gli rimbombavano nell’anima gioiosa.
Nel buio, solo nel buio.
Ma l’oscurità non lo spaventava. Non più, non dopo averla percorsa intenzionalmente in lungo e in largo, rifiutando le numerose candele che mani amiche gli avevano allungato. Le tenebre lo avevano sempre allettato, e ora, quando gli occhi di Itachi si chiudevano, Sasuke poteva deliziarsi ancora dentro di loro – e rivedere Fugaku che camminava sull’engawa, Mikoto che sistemava in cucina e Itachi che sostava al suo fianco.
Ed era bello. Tutto sommato il buio era l’unica cosa che non gli faceva schifo, sebbene gli perforasse il petto a ogni vecchio ricordo che veniva ripescato dalla memoria. Però gli piaceva molto più della luce che irradiava le nuvole e filtrava dalle finestre.
Una goccia di pioggia. Piccola e insulsa, scese dal cielo e gli piombò sulla fronte tiepida, rompendo l’inganno. Ne seguirono tante, e lavarono via, a poco poco, il suono dei sandali, dei piatti e della felicità. Ma il buio rimaneva sempre; del resto, c’era stato in ogni momento della sua vita. Soltanto, adesso Sasuke non riusciva a scorgerci più nulla dentro solo perché l’acqua impastava il nero e macchiava ogni cosa, persino l’immagine più lampante.
 
 
 
Quando Sasuke aveva cominciato a chiedergli perché gli alberi non stessero un po’ fermi, Itachi aveva capito che qualcosa non andava. Gli bastò piantargli gli occhi negli occhi per capire che l’acqua che aveva preso addosso quel giorno era stata veramente troppa. Glielo trovò scritto sul naso e sulle guance dipinti di rosso acceso. L’aria stralunata, poi, non era decisamente da lui.
Quindi, se lo caricò meglio in spalla e marciò più veloce. Ne sentì la testa ciondolare e abbandonarsi contro la sua spalla.
«Otouto, la prossima volta evita di sgattaiolare fuori quando il tempo è brutto» gli raccomandò, e suo fratello, che sicuramente aveva colto al massimo una parola, come risposta gli strinse più forte la maglietta, proprio lì dove batteva il cuore.
Quando arrivarono a casa, Mikoto corse subito incontro. Si allarmò un poco quando vide Sasuke, ma, mossa a preoccupazione piuttosto che a rabbia, evitò di rimproverarlo. Solo, gli spalmò una mano contro la fronte bollente, risalendo pian piano ad accarezzargli i capelli umidi.

 
 
 

«Scotti. E sei bagnato fradicio, Sasuke-kun.»
«Scotti. E sei bagnato fradicio, Sasuke-kun.»

 
 
 

«Sakura-chan, io l’ho sempre detto che è un idiota. Non lo chiamo teme per niente. Che ti aspettavi di diverso?»
«Sicuramente rimanersene impalato sotto una tempesta non è stata la migliore delle idee, Sasuke-kun.»
Voci. Sagome. Li vedeva appena, Naruto e Sakura.
Strizzò gli occhi un paio di volte prima che gli apparissero entrambi nitidi. La  prima cosa che distinse con sicurezza fu il faccione sorridente di Naruto, che sicuramente lo avrebbe schernito per tutta la giornata a causa dell’influenza che, a quanto pareva, si era beccato.
«La prossima volta ci penserai due volte prima di rimanertene a rimirare le nuvole come se niente fosse. Né, teme?» Eccolo.
«Sta’ zitto, dobe» gli intimò, sforzandosi oltre l’immane di vincere il bruciore alla gola e l’indolenzimento delle membra. Anche muovere un mignolo era una sfida che non riusciva a vincere.
Per un colpo di tosse quasi non si strozzò. Fu Sakura a metterlo seduto e a dargli qualche pacca dietro la schiena, mentre Naruto apriva tutti i cassetti della cucina – lo sentiva dal rumore degli stipi che si aprivano e chiudevano, sbattendo – per cercargli un bicchiere e riempirlo d’acqua. Quando tornò in camera – perché, Sasuke si accorse, si trovava proprio nel suo letto – era già finita.
«Se avessi aspettato te, dobe, sarei già all’altro mondo.» Lo disse per prendere in giro Naruto, per continuare quell’assurdo gioco tra loro, nel quale ognuno si divertiva a far sentire l’altro più goffo e debole, ma si rese conto che l’eventualità lo lasciava abbastanza indifferente.
Si ritrovò a domandarsi perché si aggrappava così tanto alla vita – Aggrappati alla vita. Scappa, continua a scappare. Stupido fratellino – e cos’è che stava davvero aspettando, se viveva per qualcosa o meno.
«Beh, basta il pensiero» parlò d’un tratto Naruto, riprendendo il discorso della sua realtà – Sasuke no, Sasuke non si considerava di lì; viveva oscillandosi tra il passato e la ricerca spasmodica di un domani sensato. «Intanto» continuò, «se non ti serve, questa me lo bevo io.»
E passarono i minuti. Lenti, come tutti quelli che stava vivendo confinato nella sua casa. Era una punizione, quella. Avevano deciso che, date le sue malefatte, avrebbe dovuto trascorrere un periodo indeterminato sotto osservazione, e lui, volendosi ancora più male, aveva richiesto casa sua. Non c’erano stati problemi. Chissà, forse avevano intuito che serrandolo tra quelle pareti lo avrebbero castigato ancora di più.
L’inattività gli faceva male. I muscoli non si muovevano, ma la mente non conosceva un attimo di fermo. Correva veloce, esplorava tutta la sua vita passata. Riviveva i suoi diciotto anni in un secondo.
Chiuse gli occhi di Itachi ancora una volta. Alla fine, le immagini della sua infanzia gli erano esplose nel cervello così tante volte che non facevano più così tanto male. Eppure, ogni volta sentiva dentro di sé il sangue amaro che fuoriusciva dalle ferite sempre aperte dell’anima.

 
 
 

«Ora riposa un po’, Sasuke-kun. Ti farà bene.»
«Ora riposa un po’, otouto. Ti farà bene.»

 
 
 

Itachi non aveva smesso di stare al fianco di Sasuke dacché Mikoto gli aveva infilato a forza il pigiama e lo aveva spedito di filato a letto. Gli aveva cambiato più volte la pezza sulla fronte, cercando di procurargli sollievo .
Adesso, il suo fratellino lo guardava. Teneva gli occhi lucidi e le labbra screpolate. Le guance e il naso ancora rossi spiccavano, visto il biancore della sua pelle.
«Nii-san.»
«Che c’è, otouto?»
«Mi tieni la mano?» La cacciò da sotto lo strato di coperte che Mikoto aveva insistito per mettergli e gliela porse, debole.
«Rimettila sotto, fa freddo» provò Itachi, afferrandogliela.
Sasuke scosse il capo, piano. Sembrava ancora più piccolo dei suoi cinque anni. «Sarà la tua a scaldarmela. Prendila.»
E Itachi obbedì; anzi, gliela avvolse tra entrambe le sue mani.
 
 
 
Sakura aveva insistito affinché se la trangugiasse tutta.
Era una brodaglia dal colore strano ma dal calore intenso. Più che la gola era il suo corpo – dentro, in fondo al suo essere – a trarne beneficio. Ciononostante, Sasuke si premurò affinché Sakura credesse che facesse schifo, esibendosi in smorfie disgustate e commenti poco galanti.
«Ahia!» Naruto, invece, aveva insistito per assaggiarne almeno un po’. Con i risultati aspettati. «Cavoli, ma brucia! C-come fai a berlo, teme?»
«Sono molte le cose in cui io riesco e tu no. Pensavo ti ci fossi abituato» replicò.
«Teme, come ti p-»
«Bel colpo, Sasuke-kun!»
«Ma Sakura-chan! Ti ci metti anche tu, adesso?»
Solita lite.
Sasuke si sentiva strano in quei momenti. Diverso. Anche se chiudeva gli occhi, non riusciva più ad ascoltare il suono dei passi, il suono squillante delle stoviglie o il risuono malinconico di un sorriso che non avrebbe più rivisto.
E stava bene immerso nel buio, ne era consapevole. Tutto sommato, si costringeva a ritrattare le sue tesi quando Naruto e Sakura si aggiravano nei paraggi. Intorno, le tenebre iniziavano a diradarsi, le ferite cicatrizzavano. Alla fine, sotto sforzo, sarebbe anche riuscito ad ammettere che non era troppo male quel nuovo modo di vivere su cui si stava affacciando gradualmente.
«Ohi, teme, cerca di guarire presto, che il Team 7 ti aspetta!»
Sasuke alzò lo sguardo dalle coperte che fino ad allora l’avevano incantato. Il Team 7…?
Naruto sorrise come solo lui sapeva fare, mentre Sakura strinse gli occhi, un po’ emozionata. «Non manca molto ormai» gli confidò.
Non devi aspettare ancora molto, Sasuke. Presto tornerà tutto come prima. Saremo di nuovo un Team, potrai fare, potrai vedere, saprai vivere. E, in caso ti sia dimenticato come si fa, ci penseremo io e Sakura-chan a ricordartelo!
Questo. Questo leggeva negli occhi vivi di Naruto. E la vita là dentro gli piaceva. Più del buio, più delle ombre dei suoi incubi. Sebbene non la conoscesse – o non la ricordasse – non se ne sentiva spaventato.
Soltanto, doveva riprendere l’abitudine, doveva riassaporarla di nuovo.
E, lo sentiva, Naruto e Sakura non si sarebbero tirati indietro.
«Ne, allora?» Naruto tirò a sé Sakura, cingendole le spalle col braccio. «Ti va, teme?»
Sasuke abbassò il capo. Sorrise. Dentro di sé, ma sorrise, finalmente. «Ti dimostrerò altre infinite volte che sei un perdente, dobe.»

 
 

















 

Salve! *^*
Stavolta niente coppie, niente AU o altro. Era nata come una Sasuke centric, anche se sarebbe meglio dire che il protagonista vero è il Team 7 visto dal punto di vista di Sasuke. XD
Vabbé, come volete. XD
Francamente, a me è tutto chiaro perché l’ho scritta io (XD), ma non so se effettivamente si capisce o meno tutto ciò che volevo dire. XD Soltanto una nota evidente: il corsivo è il passato (ma va! XD).
In ogni caso, grazie per aver letto. ^.^

 
 
   
 
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