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Autore: SunButterfly    21/12/2012    1 recensioni
Cosa succede se una ragazza incontra per caso un ragazzo perso su una spiaggia..e nudo?E cosa succede se quel ragazzo fa conoscere un mondo totalmente sconosciuto alla ragazza?E se quel mondo non fosse così sconosciuto nemmeno per lei?
Questa è la storia di Laila,e del passato che non ha mai conosciuto,un passato molto più affascinante e misterioso di quello che può provare ad immaginare.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una vecchia cappella,arredata in modo semplice. Due file di banchi in legno,statue di santi alle due pareti laterali,e di fronte un grande altare. Era buia, tranne che per una finestra dai vetri colorati che toccata dai raggi del sole rifletteva i suoi colori su un Crocefisso che stava di fronte all’altare pronto per la messa e una suora che in ginocchio pregava.
Suor Maria, tutti ormai la conoscevano  al collegio per i suoi modi sempre gentili, e per  le sue doti in cucina. Non potevano sapere chi fosse realmente. Quella mattina era sola nella vecchia cappella. Aveva preparato l’altare per la preghiera mattutina, e poi si era inginocchiata a pregare. Pregava per lei. Per diciotto lunghi anni l’aveva cercata, e all’ennesimo tentativo l’aveva trovata. Aveva girato collegi, conventi, persino ospedali..pur di trovarla. Ed era come la immaginava. Bella, pura, con gli occhi e i capelli di sua madre. L’aveva riconosciuta subito, appena aveva incrociato i suoi occhi tristi. Tristi fino a qualche giorno prima. Stava succedendo, era scritto dovesse andare così, e lei era arrivata appena in tempo. Si sentiva confusa, aveva scelto di cercarla per aiutarla quando fosse arrivato il momento, come aveva giurato diciotto anni prima. Ma ora non sapeva come fare. Strinse tra le mani il medaglione che portava appeso al petto, e poi lo guardò. Se lo rigirò tra le mani, guardando il liquido azzurrino contenuto nella fragile sfera .
“Quando sarà pronta, ti prego Maria. Solo quando sarà pronta!”  
E Suor Maria quel giorno, capì che presto lo sarebbe stata davvero.







A  pancia in su sul letto fissava il soffitto. Tra pochi minuti sarebbero suonate le sveglie. Tutte sincronizzate, come ogni mattina. Solo poche ore, e l’avrebbe rivisto. Ripensò al contatto del giorno prima, al brivido lungo la schiena. E si sentì felice. Mai prima di quel momento era stata felice di cominciare una nuova giornata. Fino ad allora aspettava la notte, e il sogno. Ma da giorni ormai non sognava più. L’ultima volta era stato sulla spiaggia. “E’ lui..” ricordava la voce di sua madre. Forse quel lui era Enea. Ma come faceva sua madre a sapere… ma no!E’ solo un sogno!  Solo uno stupido,inutile sogno. Si alzò dal letto sorridendo, legò i capelli con l’elastico che portava al braccio e aprì la porta per scendere in cucina proprio nel momento in cui le sveglie delle compagne all’unisono cominciarono a suonare.


“Oggi cose raffinate!L’orfanella del villaggio ha imparato a cucinare!” Aurora guardava stupita le omelette che si trovavano ordinate nei vassoi delle compagne. “Sono fatte con uova di oca. Lo so che non è convenzionale, ma mi sembrava uno spreco non usare le uova calde calde che sforni ogni mattina..”. Risata generale. Aurora arrossì fino alle punte dei suoi capelli biondi. “C’è qualche problema?” La madre badessa le fissava entrambe, e poi fissò il suo vassoio a capotavola. “Brava, vedo che stare in cucina ti fa bene cara!” Disse sorridendo. “Su Su! Mangiate svelte che poi la preghiera ci aspetta!” Le ragazze si sedettero a tavola in silenzio. “Ti unisci a noi piccola?” Laila trasalì. Suor Maria le era spuntata alle spalle come al solito, e come al solito all’improvviso. “Si,certo!” Disse sorridendo. E quella mattina dopo due giorni mangiò tutto con gusto.
Poco dopo, tornò dal mercato con le borse cariche di buste, e come sempre trovò Suor Maria in cucina. “Bene cara, ora vai. Penso io al pranzo, come ieri.” Laila la fissò incredula. “Ma no,potrebbero scoprirvi..”
L’orologio batté mezzogiorno. “No, vai. E’ già tard..” stava per dire. Ma Laila la fermò. “Come..come sapete?” Suor Maria arrossì. Abbassò gli occhi e disse “Beh, sono stata ragazza anche io, prima di prendere i voti. E sono sicura che la ragione della tua premura è qualche ragazzo, o mi sbaglio?” Il battito di Laila tornò normale. Per un attimo aveva temuto che lei la seguisse. Era strana quella donna, non c’era dubbio. “Beh, ecco…” “Dai, vai e portati un paio di queste..” Disse porgendole delle fragole. “E’ il tempo delle fragole, sono buone, belle mature in questo periodo!” E le sorrise. “Beh, allora grazie. E’ sicura che posso andare,no?” La guardava ancora un po’ stranita. “Si, si vai!” E dopo aver messo un paio di fragole in tasca si girò e andò via.




Era rimasta sola. Maria guardava la ragazza allontanarsi. Che cosa stupida stava per combinare. Doveva fargli capire qualcosa, ma non in quel modo.  Respirò profondamente chiudendo gli occhi  Che Dio m’aiuti… e cominciò come ogni giorno a preparare il pranzo.






“Sono, uhm, sono la cosa più buona che abbia mai mangiato!” Enea con incuriosito aveva addentato una fragola, e a quanto pare, constatò Laila, gli piacevano parecchio. “Si chiamano fragole, sono frutti che crescono in questo periodo..” Enea finì di mangiare la sua fragola. Un po’ di succo rosso gli colava dalle labbra, e Laila si sentì avvampare dopo averle fissate per qualche secondo. “Tieni, prendine un'altra!” E gliene pose un'altra. Il ragazzo mangiò anche la seconda con gusto,e sta volta lei gli fece compagnia. Alla fine, lui si passò la lingua fra le labbra automaticamente, come per pulirsi, e le sorrise “Allora, andiamo?” Laila fece un gran respiro, si alzò e gli tese la mano “Certo..”. Il ragazzo si alzò, i capelli biondi gli brillavano al sole “Da dove cominciamo?” “Da dove vuoi,sei tu la guida mia cara!” “E allora seguimi!”

E poco dopo si trovarono sulla strada. Enea si guardava in torno come se stesse sognando. Laila dovette fermarlo più volte per evitare che venisse investito. “Quelle sono macchine!” Spiegò in preda al panico. “Servono a noi umani per spostarci da un luogo all’altro, e credimi possono farti molto male!” Poi gli prese la mano per attraversare dicendo “Si fa così!” Ma quando intreccio le dita alle sue si sentì strana, come in preda ad un dejà vu, e capì subito che era la stessa sensazione del sogno. Staccò subito la mano. “Và tutto bene?” “Si,si..” mentì. Sarà stata una mia impressione..forse dovrei calmarmi… e scelse semplicemente di cingergli il braccio col suo. “Andiamo!” disse, e si trovarono dall’altro lato. “Però, siete strani voi umani..” Laila si accorse che un bambino stava semplicemente..leccando un gelato con gusto. “Mi sa che devo spiegarti molte cose eh!” E così fece. Passarono tutto il pomeriggio a passeggiare per le vie, Enea la fermava ad ogni passo con espressioni come “Wow” “Ma cos’è?” “Guarda!!” rivolte a cose che a Laila sembravano semplicissime, come dei motorini, dei negozi di dolciumi, o dei venditori ambulanti con i banchi pieni di ogni cianfrusaglia, e adesso fissava  un bambino dentro ad un passeggino spinto dalla madre. Laila spiegò a cosa servisse lo ‘strano aggeggio porta umani’ ma Enea sembrava ancora perplesso. “Da noi non esistono questi strani attrezzi, i cuccioli nuotano subito!”. Alla parola cuccioli Laila scoppiò irrimediabilmente a ridere. “Cuccioli?Ma i cuccioli sono gli animali!” Enea si fermò d’avanti alla vetrina di un pet shop. Fissava un cagnolino. “Che animali strani che avete sulla terra!” “E’ un cane!”Spiegò Laila. “Entriamo, se vuoi!” Lui le sorrise ed entrarono. Laila si trovò a spiegare cosa fosse un cane, un canarino, un gatto o un coniglio. Lui trovava difficile credere che degli animali potessero volare. “Come i delfini!” disse “Ehm, no Enea..i Delfini non volano, saltano!” Lui la guardò perplesso.  Lei pensò ad un uccello che potesse aver visto, e poi ebbe un illuminazione “Come i gabbiani!” Lui trasalì. “MA i gabbiani sono esseri immondi!Mangiano i pesci!!” Disse lui sconcertato. “Beh,effettivamente..” Senza accorgersene erano arrivati al reparto dei pesci del pet shop. “Dio mio..perchè queste creature sono chiuse in queste..scatole?” Laila avvampò. Si sentì tremendamente in colpa “Sono acquari…” disse come per giustificarsi. E poi notò che tutti i pesci dei grandi acquari erano come immobilizzati, attratti da Enea. E fu facile capire il perché. “Comunichiamo..” Disse lui vedendo che lei lo fissava. “Ah…” lei era effettivamente incredula, e di colpo capì cosa quella giornata aveva significato per Enea. “Tu prima hai detto che non è giusto chiamare i nostri piccoli cuccioli, no?” “Esatto, non sei mica un animale!” disse lei sorridendo e appoggiandosi al muro. Notò che lui però non sorrideva, anzi di colpo era diventato serio. “Laila,cosa sono i pesci..per  te? “ “Animali..” Rispose lei sicura. “E io sono per metà pesce no?” “Beh..” disse lei imbarazzandosi di nuovo. “Sono per metà quello che tu chiami animale, ecco.” Laila si sentì perplessa, e profondamente in colpa, avrebbe voluto dirgli che le dispiaceva, ma le sembrò una cosa ridicola. Così fece l'unica cosa che le sembrava utile per uscire da quella situazione e a grandi passi uscì dal negozio. Enea le andò dietro, e la fermò per una spalla. “Non do detto mica che mi sono offeso!” sorrise. “Per noi, voi umani siete ‘animali terrestri’!” Lei si girò e lo fissò. Animale, lui l’aveva definita un animale. Le sembrava così strano, ma anche stranamente..buffo. Scoppiò a ridere di gusto, mentre Enea sembrava come sempre attratto dai suoi capelli. Allungò una mano per sfiorarli, e Laila smise di ridere. Si sentì lo stomaco sottosopra mentre lui sempre giocando coi capelli li sciolse dall’elastico che li teneva fermi, e poi glieli scompigliò sulla testa. “Sei così..magnetica quando ridi!” Laila sentì il cuore battere veloce. Non sapeva cosa dire, mentre il cuore batteva veloce nel petto, e così gli sorrise mentre pensava a quanto in quel momento doveva sembrargli stupida.
Lui la prese per la mano, Laila scattò come se da un momento all’altro si aspettasse di sentire di nuovo la sensazione di sempre, ma nulla. Sentì solo il contatto con la fredda pelle del tritone, ma nulla di più.
Ricominciarono il loro giro, e prima del tramonto erano di nuovo sulla spiaggia. “Come vi salutate tra umani?” Chiese lui con la solita ingenuità. Lei non rispose, ma si alzò sulle punte e gli diede un piccolo bacio sulla guancia. Poi restò in punta di piedi, con le braccia attorno al suo collo e il naso appoggiato al suo viso. Quel profumo. Le ricordava qualcosa quel profumo..ma non riusciva a capire che cosa fosse. Sarebbe rimasta per sempre così, sulle punte e con le braccia attorno al suo collo. Lui però non l'abbracciò. Rimase dritto, quasi imbarazzato. Si sentì un idiota, e si staccò di colpo ma che sto facendo???  Guardò Enea che le sorrise come se nulla fosse successo e le diede un piccolo bacio a sulla guancia, imitandola. “E allora io vado…” Disse. Lei non rispose. Lo guardò andare come ogni sera. E  come ogni sera, correndo si tuffò in mare e scomparve all’orizzonte. E come ogni sera, in quel momento si sentiva come se qualcosa le mancasse.



Salve a tutti!Ecco in nuovo capitolo della mia storia! Ringrazio chi mi segue, chi commenta o chi semplicemente ha letto fino a qui! Commentate se volete, accetto anche le critiche :3
-Martina.

  
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