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Autore: love is hope    21/12/2012    3 recensioni
Fanfiction romantica su Larry.
-'Perchè, io, Harry Styles, non potevo essermi innamorato di un ragazzo'.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6

Decisi di dimenticarlo, o almeno di fingere. Magari avrei imbrogliato il mio cuore e gli avrei fatto credere che non lo amavo più.

Non ce la facevo più a soffrire per tutta questa storia.

Volevo solo dimenticarlo per sempre.

Ma non credo che sarebbe successo.

Forse avrei semplicemente dovuto far finta che non fosse successo niente, che non l'avessi baciato, che lui non mi avesse detto quelle cose e picchiato.

In classe mi avevano chiesto spiegazioni per l'occhio nero, e io lo avevo giustificato dicendo che lo avevo per sbaglio sbattuto contro la porta mentre la aprivo.

C'era stata qualche risatina amichevole a cui non avevo dato importanza, e anche qualche commentino.

Poi, ero tornato a casa, e mia madre, come sempre, non c'era.

Quella donna non era mai presente.

Ci picchiava da sempre. Quando tornava a casa, ci parlava come se fossimo animali. Ci trattava come degli inutili sacchi di spazzatura.

Non ci aveva mai degnati di un abbraccio, di una dimostrazione di affetto, o di qualsiasi altro gesto che avrebbe dovuto fare una madre.

Ricordo l'unica volta che mi aveva abbracciato. Avevo 4 anni, mi ero appena sbucciato un ginocchio mentre giocavo nel parco.

Non la smettevo di piangere.

Avevo gli occhi gonfi e colmi di lacrime, la gamba piena di sangue, e tanta paura.

“Mamma, mi sono sbucciato un ginocchio..” le parole soffocate dai singhiozzi. E lei mi aveva guardato con aria interrogativa.

Poi, guardando la ferita, capì le mie parole.

“Affari tuoi. La prossima volta starai più attento.” e mi diede una leggera spinta, come per invogliarmi ad andarmene.

Cominciai a piangere ancora più forte.

“Smettila di frignare Harry!”

Andai verso di lei per abbracciarla, ma lei mi scansò con un gesto rapido e freddo.

“Ti prego mamma, abbracciami” mi asciugai le lacrime con la manica della maglietta. “Ti prego mamma. Abbracciami, dai”

“Ti abbraccio solo se poi stai zitto”

“Te lo prometto”

E lei, lentamente, mi abbracciò.

Mi sembrò di abbracciare un manichino senza vita, qualcosa che non provasse emozioni se non disprezzo.

Quella fu la prima e l'ultima volta che mi abbracciò.

Ogni cosa sbagliata, mi picchiava e mi metteva in punizione.

Usava un rametto di ulivo sulle mani, come facevano le maestre a scuola tanti anni fa. Oppura la cinta, un mestolo, la ciabatta, le mani.

E lo faceva tutt'ora.

Non le interessava che io non fossi più un bambino.

Io ero suo figlio, e secondo lei, per questo motivo poteva farmi ciò che voleva.

La stessa cosa per Madison. Fortunatamente con lei andava più leggera.

Una volta mi ero dovuto mettere in mezzo fra lei e mia sorella minore. La stava picchiando con la cinta dei pantaloni. Lei era disperata, piangeva e la supplicava di smettere.

Tutto ciò perchè a ME erano caduti dei piatti. Madison aveva detto che era stata lei, ma nostra madre non ci credeva.

“Piantala di difendere tuo fratello, li ha fatti cadere quello stupido!”

“Tu a lui non lo chiami stupido. Chiaro?” le aveva sputato in faccia quelle parole, a mo' di sfida.

Non l'avrebbe dovuto fare.

L'aveva presa per i capelli, e aveva iniziato a picchiarla.

Era racapricciante che una madre potesse fare una cosa del genere.

Io mi ero messo in mezzo.

“Che cazzo stai facendo?!” le avevo strappato di mano la cinta. “Non azzardarti a toccarla!”

L'avevo spinta con forza, facendola cadere a terra di schiena.

Le conseguenze erano state disastrose.

Non sopportavo il fatto che trattasse Madison così.

Mi ero promesso che l'avrei protetta da quella donna, che era capace di far tutto, dal giorno che era morto mio padre.

Pensava che fosse stata colpa mia.

E forse, lo era davvero.

Ero malato, avevo 2 anni, e mio padre si era proposto di andare in farmacia a prendere la medicina. Pioveva a dirotto, ma lui voleva andarci lo stesso. Voleva assolutamente prendere i rimedi.

Così uscì di casa.

E non tornò più.

Era stato schiacciato da un albero che si era spezzato a causa del forte vento.

Ed era morto.

Mia mamma mi aveva sempre incolpato per questo fatto.

Me lo aveva sempre fatto pesare. Mi aveva detto milioni di volte che se non fossi nato sarebbe stato meglio.

“Tuo padre è morto per colpa tua. Soltanto tua.”

E si sfogava su di me.

Sfogava la sua rabbia sul mio corpo.

Mi sedetti sul divano, esausto.

Mi accorsi che stavo piangendo, e tremavo.

Vidi mia sorella arrivare, e sedersi accanto a me.

-Harry, mio dio che è successo?- disse mentre mi accarezzava i capelli.

Io non rispondevo. Sapevo che prima di parlare, avrei dovuto cacciare via quel pensiero, per evitare di esplodere in un pianto isterico.

-Harry?- mi prese il viso fra le mani e mi guardò attentamente negli occhi.

-Non è niente, tranquilla.- mentre mi asciugavo le lacrime, sentii bruciare l'occhio sinistro sotto la mano.

Feci un espressione di dolore, e lei se ne accorse.

Mi affiorò nella mente il pensiero di Louis sopra di me che mi dava un pugno prima di baciarmi, e mi si formò un nodo in gola.

-Harry, cosa c'è?-

-Nulla. Non preoccuparti-

-Finiscila di dire che non è niente. So che è successo qualcosa, smettila di fingere. Sono tua sorella, puoi dirmi tutto. Non voglio vederti stare male- lessi nella sua voce preoccupazione e affetto. Mi sorrise dolcemente. -Ok Harry?-

-Ti devo rivelare una cosa.-

-Dimmi tutto-

-Promettimi che non mi abbandonerai, o mi giudicherai. Promettimi che non lo dirai a nessuno, non mi odierai, non mi schiferai.-

-Lo prometto.-

-Giuralo.-

Si mise una mano sul cuore, e l'altra la alzò al cielo. -Lo giuro-

Presi fiato. -Mi sono innamorato.- feci una pausa, deglutii. -di un ragazzo.-

Mi sentii terribilmente sollevato, come se mi fossi tolto un peso sul petto.

Non glielo avevo mai rivelato.

Nessuno lo sapeva a parte me, e Louis.

La guardai in faccia, attendendo una risposta.

E tutto ciò che fece, fu sorridere. Sorridere splendidamente, con gli occhi e con la bocca.

Mi abbracciò fortissimo, facendomi mancare l'aria nei polmoni,

-Quindi, non ti faccio schifo..?- mi uscirono spontaneamente quelle parole dalla bocca.

-Sei una persona normalissima. Non c'è motivo di schifarti, o odiarti, o altro. Non devi vergognarti di ciò che sei.- -

-Grazie Maddy- feci un enorme sorriso a trentadue denti.

-Ma ora mi dici perchè stavi piangendo.-

Le raccontai tutto. Di Louis, dei baci, delle sue parole, di ciò che provavo, dei ricordi su nostra madre.

-Harry, perchè mamma se la prende sempre con te? Perchè è così?-

Non sapevo cosa dirle. Non sapevo se le avessi dovuto raccontare la verità. -Magari te lo dico un altro giorno-

-No. Lo voglio sapere ora.-

-Sai che nostro padre è..- la mia voce si spezzò. Sentii gli occhi pizzicare, le lacrime spingere per uscire dagli occhi. Mi concentrai per trattenerle, per calmarmi, e continuai a parlare. -.. è stata per colpa mia. Soltanto mia. E' morto perchè stava andando a prendere la MIA medicina, solo per ME. E' stato schiacciato da un albero mentre andava in farmacia, a causa del vento troppo forte. E..-

Lei mi strinse a sè, interrompendomi.

-Non è stata colpa tua. E' tutto ok.-

E a quel punto iniziai a piangere.

  
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