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Autore: Chanelly    22/12/2012    0 recensioni
La triste storia di Alice Brighenti, omicida involontaria, amante per sopravvivenza, carica di una passione febbrile e infine... Visto con gli occhi di una giovane anima gettata in un mondo di oscurità ed ingiustizie, dove il bene si mischia con il male, dove non si riesce più a capire cosa sia giusto e sbagliato.
Reato di Omicidio colposo
Fonte Codice penale italiano
Articolo 589
Competenza Tribunale monocratico
Procedibilità ufficio
Arresto Facoltativo
Fermo no
Pena prevista reclusione da sei mesi a cinque anni (art 589, 1º comma) / da 2 a 7 anni (art. 589, 2º comma) / da tre a dieci anni (art. 589, 3º comma)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2
François Bourgeois proveniva da una famiglia di origini modeste, in un villaggio sperduto nella più alta campagna francese. La sua istruzione era mediocre, come il resto dei fatti che concernevano la sua vita, avvolta da una  monotonia quasi tangibile, che premetteva quella prevedibilità tipica delle esistenze abitudinali, una banalità dopo poco snervante. Da degno portatore del sangue degli antenati  ripeteva le azioni della sua lunga stirpe,  senza una minima variazione di ciò che ormai caratterizzava da anni la casata Bourgeois. Bourgeois nonno lavorava come contabile presso la Caisse d’Arras, l’unica banca della cittadina. Possedeva come tutti le proprie manie; si doveva lavare le mani dopo essersi svegliato e prima di andare a letto,  le cravatte dovevano essere riposte secondo la grandezza e il colore, a colazione la domestica doveva portagli un uovo alla coque (né troppo crudo né troppo cotto) e i folti capelli neri dovevano essere lisciati indietro tanto da scoprire tutte le tempie. Nessuno avrebbe potuto definire tale persona interessante. La sua gioia pareva infima, e quando nacque il piccolo papà Bourgeois era così felice che ti sarebbe venuta voglia di schiaffeggiarlo. In fondo era un buon uomo, e insegnò al bambino tutto ciò che sapeva. Così Guerric Bourgeois subì l’intensa educazione del padre, e finì per ripetere le sue abitudini. Alla nascita del caro François era già tutto predisposto per creare un altro perfetto Bourgeois. E ci riuscirono: il giovane non era altro che lo sputo dei suoi predecessori. Per questo quando François decise di prendere i voti ci fu un grande movimento in casa Bourgeois. Tutti rimasero senza parole. Da dove era venuto questo impulso ribelle? C’era cura? Si poteva impedire tale bestemmia alla tradizione? Dio mio, figlio, cos’ho fatto di male? Continuava a chiedere invano il padre. Perché? Perché? PERCHE’? Nulla riuscì a smuovere la ferma religiosità che era improvvisamente apparsa nel ragazzo. Dopo giorni di estrema angustia Guerric perdonò il figlio e gli promise un assegno mensile di 950 euro, rispondendo con freddezza che per  una vita conscrata a Dio in nome della semplicità erano anche troppi. Così tutto cominciò; si espose la “chiamata divina” al prete del villaggio, che con entusiasmo lo iniziò al seminario teologico. Dopo molti studi conseguì la laurea e fu convocato al Vescovo che concesse la data dell’ordinazione sacerdotale, e senza neanche rendersene conto la sua missione stava per compiersi. I pensieri di François erano tutti rivolti al divino, si sentiva colmato di quella grazia che da tanto tempo attendeva, illuminato da una luce interna che lo sollevava sopra i bisogni mortali verso qualcosa di immateriale e benefico. Fece addirittura voto di castità. Quando ricevette quell’e-mail capì che il suo momento per agire in nome del Signore era giunto.
Egregio M. Bourgeois,
dopo aver appreso la Vostra consacrazione all’Altissimo saremmo onorati e felici se accettasse la nostra proposta. Il vicario dell’ Institut de réhabilitation des femmes è da poco tristemente deceduto. In un posto di tale perdizione, dove una presenza spirituale che guidi verso un possibile perdono dei peccati è praticamente necessaria, ci è sembrato giusto cercare al più presto un giovane sostituto. Le chiediamo perciò gentilmente se sarebbe disponibile ad assumere il posto vacante, il più presto possibile. In caso di risposta positiva Le saremmo estremamente grati. Il modulo per il trasferimento è allegato all’e-mail.
Cordiali saluti,
                                                                                             Sinodo dei Vescovi di Francia.
 
 
L’assistente sociale era stata chiara. Il processo era stato rimandato a termine ancora da decidere.
 La puzza aleggiava in quella stanza come un’ombra sul paradiso. Alice stava ferma immobile su una sedia. Il corpo era irrigidito, il viso volto verso il basso. Dall’altra parte della scrivania di legno l’onorevole Renaud aspirava con forza dalla sua pipa. L’odore di tabacco le si era impregnato nei capelli. Non la guardò neanche.
-Sì, tu vai bene.-
Le stesse parole che la sua tutrice, Pauline Marchant, aveva pronunciato poco prima, squadrandola da capo a piedi. Un sorriso amaro le si era tinto sulla faccia, un ghigno che Alice voleva strappare, pur non essendo mai stata una ragazza violenta. Il vecchio si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò ad Alice. Un brivido le si imposessò del corpo. Sorrise con tutte le sue forze.
-No, non qui.-
Cèdric Renaud la guardò un po’ sorpreso, osservando, quasi ipnotizzato, quel sorriso felino, che mai credeva di aver visto in quella gracile creatura. Sorrise di rimando. Poco gli importava dove. Le prese una mano e la condusse fuori dal suo ufficio. Giusto una porta più in là, ormai deserta, c’era la sala dove si era tenuto il processo. Non andarono lì. Stringendo la sua mano rugosa Alice si lasciò condurre verso un lungo e stretto corridoio. L’onorevole entrò in una stanzetta, uno sgabuzzino. La ragazza attendeva sull’uscio. Volse il capo prima a destra e poi a sinistra, quasi scrutando quel piccolo cunicolo buio. Pensava: “Arriverà qualcuno? Arriverà mai qualcuno?” Passò un minuto. Alice chiuse gli occhi ed entrò. Si voltò l’ultima volta, con lo sguardo spento, perso nell’afosa tenebra che la circondava, e chiuse con lentezza la porta.
Tutto era circondato da un silenzio sacro, solo posando l’orecchio su un certo uscio potevi  sentire soffusi respiri affannati, così leggeri che parevano quasi frutto della fantasia.
  
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