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Autore: luna nueva 96    22/12/2012    6 recensioni
Dimenticate tutto ciò che il nostro adorato Kishimoto ci ha sempre raccontato su Sakura Haruno.
Sakura è una normalissima ragazza che vive a Tokio una felice esistenza insieme alla sua famiglia, fino a quando un desiderio sconosciuto di esplorare il mondo la porterà a Konoha.
Qui, le cose intanto sono andate proprio come Kishimoto le ha descritte, quindi, da grandi conoscitori del manga, potete benissimo immaginarvi lo scenario.
Da SasuSaku accanita (ormai lo sapete), non poteva non essere questo il paring principale. Tuttavia, se solo me lo chiedeste, sarei felice di inserire anche altre coppie, a vostra preferenza.
Dal trentesimo capitolo:
Stava per scatenarsi una guerra, dicevano tutti, la temibilissima Quarta Guerra Ninja. La croce rossa avrebbe accettato di buon grado volontari. Avrei salvato Konoha. E anche Sasuke. Non consideravo nemmeno l’idea di perdere nessuno dei due.
Sorrisi a Naruto, attraverso lo specchio. Lui mi circondò la vita con le braccia e appoggiò la testa nell’incavo del mio collo, ispirando il mio profumo. Arrossì di colpo e uno strano sentimento si fece largo dentro di me, un segnale che mi avvertiva che tutto quello che stava accadendo era maledettamente sbagliato.
Senso di colpa
Ma verso chi in particolare?
Genere: Horror, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quando dentro di te avviene un cambiamento- e non parlo di un cambiamento lieve, tipo sono passata dallo stile metal a uno casual, no, parlo di quei cambiamenti che ti sconvolgono la vita, quelli dopo i quali non potrai essere più la stessa- hai, per quel fattore naturale secondo il quale gli uomini sono convinti ciecamente che dalla propria condizione dipenda quella di tutto ciò che è intorno a loro, l’assoluta convinzione che, consequenzialmente, anche il resto del mondo sia cambiato.

Fu invece curioso notare che nonostante fossi mancata sei mesi, la mia casa era rimasta assolutamente identifica all’ultima volta che l’avevo lasciata. Feci un giro per le stanze, nella speranza di trovare un segno che avesse in qualche modo segnato la mia prolungata assenza, ma tutto ciò che vi trovai fu la polvere che col tempo si era accumulata e che facilmente con una passata di aspirapolvere sarebbe scomparsa.

Per il resto era tutto dannatamente uguale al 5 agosto precedente, il giorno in cui ero partita con Naruto verso il Paese delle Nuvole. Mi venne da sorridere; persino la maglia che per la fretta di partire avevo adagiato malamente sul letto era ancora lì, o la finestrella della cucina (che come al solito dimenticavo di chiudere) era rimasta aperta per chissà quanto tempo.
Mi stupii di come in tanti mesi nessun ladro avesse fatto piazza pulita; eppure da quella stessa finestra Sasuke non ci aveva pensato due volte ad entrare di notte in casa mia e minacciarmi di mantenere il silenzio.

Una freccia passò il mio cuore da parte a parte.

Da giorni a Konoha arrivavano notizie agghiaccianti; come quella, per esempio, che il Villaggio della Roccia aveva appena proposto la morte immediata, senza avere la possibilità di un giusto processo, qualora l’Uchiha dovesse essere catturato.

Tsunade-sama, fortemente in disaccordo, si era recata sul posto proprio in quei giorni per discutere meglio con lo Tsuchikage.
Ogni volta che pensavo a cosa sarebbe successo se la maggioranza avesse votato la proposta di Oonoki, percepivo distintamente il sangue gelarsi nelle vene; ma il tempo prolungato che l’Hokage si accingeva a restare nel Paese della Terra, faceva accrescere dentro di me una piccola quanto viva speranza che le cose potessero risolversi per il meglio. Se la faccenda non si era ancora risolta, voleva dire che ancora molti Capi Villaggio non erano convinti della loro decisione.
In poche parole non tutto era ancora perduto.

-Sakura-chan, dove metto questi scatoloni?-

Ci misi qualche attimo di secondo in più per riprendermi dal mio buio personale, solo per essere invasa dalla luce più calda che avessi mai potuto incontrare nella vita.

Naruto, la cui faccia non riuscivo a scorgere perché completamente coperta dalla pila di scatoloni che teneva tra le braccia, aspettava sulla soglia della mia camera con le gambe tremanti a causa del forte carico di peso; non mi accorsi di stare sorridendo, ma neanche me ne stupii.
Naruto aveva questo grande, grandissimo potere, che non dipendeva certo da un qualunque demone nascosto in un punto indefinito dentro di sè: Naruto aveva un sorriso speciale, un sorriso magico che a sua stessa insaputa, diventava un punto fisso nella vita di una persona, e la faceva guardare avanti, attraverso il tempo, lo spazio, fino a perdersi nell’infinito.

Avrei potuto alzarmi ogni mattina solamente per vedere quel sorriso.

Lo aiutai a posare gli scatoloni a terra, uno ad uno.

-Non c’è bisogno di stancarsi tanto, Naruto. In fondo era un lavoro che potevo svolgere benissimo da sola!-

Agitò la mano con fare noncurante.  –Per me non è un problema, Sakura-chan, davvero- si affrettò a dire. –Solo che- aggiunse- non capisco perché hai voluto cambiare la disposizione dei mobili. In fondo sei tornata ieri dopo una lunga assenza, non ne capisco il senso!-

Sospirai. Come al solito Naruto sapeva cogliere bene il punto della situazione, anche involontariamente.

Mi voltai verso la cucina e gli indicai il calendario che ancora segnava il 5 agosto. Il biondo seguì il percorso del mio dito, finchè finalmente non individuò l’oggetto esaminato.

-Ah!- esclamò- il calendario, dobbiamo cambiarlo, quello è dell’anno scorso!-

-Non voglio cambiarlo Naruto-dissi; presi un bel respiro prima di continuare, prevedendo un sentiero lungo e difficile- è passato tanto tempo, le cose sono cambiate, io sono cambiata- gli spiegai.

-Che giorno è oggi?- Continuai

-Il 14 marzo credo-

-Ecco, pensa a quante cose sono successe in questo lungo lasso di tempo, e chiediti se non abbiamo fatto un enorme passo in avanti. Insomma, io ero rinchiusa, tu ti sei allenato duramente e sei diventato l’eroe di Konoha, il maestro Asuma…- e lasciai la frase in sospeso.

Naruto parve capire, perché il suo sguardo si rabbuiò di colpo. Anche lui aveva subìto una perdita importante, di recente. La morte di Jiraya era stato un brutto colpo, anche per un tipo forte come lui.

-Vedere quel calendario sul muro ogni giorno mi fa capire quanto intensamente ho vissuto in questi mesi, mi dimostra che la Sakura Haruno con cui stai parlando oggi non è la stessa che era partita all’inizio dell’ estate in un’ avventura qualsiasi-

Lo sguardo di Naruto era perso chissà dove nei miei occhi, non potevo minimamente immaginare cosa stesse pensando; in quell’oceano azzurro c’era però qualcosa che su di lui fino a quel momento non avevo mai visto, cosa a cui però non riuscivo ancora a dare un nome.

Il biondo mi prese per le spalle e facendomi ruotare lentamente fino a vedermi riflessa nello specchio. –Cosa vedi?- mi disse.

Cosa vedevo? Vedevo me stessa, e lui dietro di me, con le sue mani sulle mie spalle, come se stessi per cadere e lui fosse l’unico mezzo che mi permetteva di mantenermi in piedi; a pensarci bene, in effetti, era proprio così.

Mi guardai meglio; i capelli si erano allungati parecchio in quei mesi, ma non li avrei tagliati questa volta.  Gli occhi… erano sempre verdi, ma non dello stesso verde di tanti mesi prima: ci si poteva leggere un velo sottile quanto persistente e duraturo di preoccupazione, e poi…  una luce; ma non una luce qualsiasi era quella luce, la luce che avevo visto nella speranza raccontata dagli occhi di Naruto, quella luce che gli avevo pesantemente invidiato e di cui ad un certo punto avevo smesso la ricerca perché convinta di non possederla. E invece eccola lì, non serviva cercarla, era sempre stata in me.

Solo in quel momento compresi in pieno la portata di ciò che era successo: io ero viva. Tanti ninja valorosi morivano ogni giorno per la propria patria, ed io avevo questo grande-enorme- privilegio che ad altri non era concesso; era mio dovere dire in qualche modo grazie per ciò che mi era stato dato, questa era davvero la volta buona per trovare il mio scopo personale nella vita. Naruto voleva diventare Hokage, Sasuke voleva compiere la sua vendetta, io avrei aiutato coloro che mi stavano attorno e che non avevano avuto modo di avere la mia stessa fortuna.

Stava per scatenarsi una guerra, dicevano tutti, la temibilissima Quarta Guerra Ninja. La croce rossa avrebbe accettato di buon grado volontari. Avrei salvato Konoha. E anche Sasuke. Non consideravo nemmeno l’idea di perdere nessuno dei due.

Sorrisi a Naruto, attraverso lo specchio. Lui mi circondò la vita con le braccia e appoggiò la testa nell’incavo del mio collo, ispirando il mio profumo. Arrossì di colpo e uno strano sentimento si fece largo dentro di me, un segnale che mi avvertiva che tutto quello che stava accadendo era maledettamente sbagliato.

Senso di colpa

Ma verso chi in particolare? Verso Sasuke o verso Naruto?

-Comunque- disse il biondo, non mollando la presa- non è stata una mossa molto intelligente non dirmi di essere stata minacciata di morte da un mukenin-

Provai a voltarmi verso di lui, ma la sua posizione non mi permetteva alcun movimento della testa.

-Ho avuto paura- dissi solamente vergognandomi. In fondo era con Naruto, che stavo parlando, lui non sapeva cosa fosse la pura,o, se lo sapeva, aveva il sistema giusto per ignorarla.

-Paura- ripetè. Poi seguì un momento di pausa agghiacciante.

-La paura è normale, soprattutto per chi non ha mezzo per difendersi-affermò poi- ma avresti comunque dovuto avvisarmi, non avrei mai permesso che ti accadesse nulla di male-

Sorrisi intenerita. Il mio Naruto. Nonostante la sua volesse sembrare una ramanzina alla fine aveva finito come sempre per scaldarmi il cuore; era incredibile come riuscisse ad affezionarsi ad una persona in così poco tempo, il suo modo di amare era incredibilmente illimitato nonostante la sua infanzia decisamente burrascosa.

Mi prese per un braccio e mi voltò verso di sé. Eravamo occhi negli occhi, a distanza di un bacio; di nuovo quella fastidiosa sensazione si impadronì delle mie membra, ma non riuscì a muovermi, né tantomeno a scansarmi. Lo sguardo di Naruto era ardente e magnetico.

-Devi fidarti Sakura e dirmi sempre la verità. Sempre- si avvicinò di più a me, ma arrivato alle labbra, dopo un attimo di indecisione, cambiò strada e posò le sue sulla mia fronte.

-Devo andare adesso, se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi- Poi sparì in una nuvola di fumo.

Dopo pochi secondo, rossa in viso e con il cuore a mille, tornai a respirare regolarmente.

Sempre, aveva detto. Voleva che gli dicessi sempre la verità. Era dunque giusto che sapesse dei miei sentimenti per Sasuke? Dovevo dirgli la verità per, in qualche modo, non dargli false speranze? Che mi guardava in un modo speciale sicuramente diverso da come mi guardavano Shikamaru, Kiba, Sai, Rock Lee- beh, forse in effetti Rock Lee mi guardava proprio con lo stesso sguardo- era un fatto assodato. Dovevo dirgli la verità per non spezzargli il cuore, ma in questo modo non l’avrei fatto comunque? Naruto era l’unico gancio che mi teneva con i piedi per terra, non potevo assolutamente permettere che, in qualche modo, mi negasse il suo sorriso giornaliero. Non l’avrei sopportato, non in periodo di guerra.

Mi diressi vero la finestra delle cucina e la spalancai del tutto. Poi mi misi sotto le coperte.

Per tutta la notte rimasi sveglia assalita dai dubbi, e in qualche modo, aspettando Sasuke, ma nessuno si presentò. 

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Ehm... ^/////^ Ok, lo so di essere in un imbarazzante ritardo, ma... ecco... beh, mi arrendo non ho scuse. Di certo non può essere considerata una scusa valida il fatto di non trovare più l'ispirazione se non in particolari momenti vero? Per un capitolo non troppo difficile come questo già mi sento sfintia :O
Comunque passando a qualcosa che non sia la mia più totale inettitudine, devo dire in modo più oggettivo possibile che questo è un capitolo puramente di transizione; e, nonostante io muoia dalla voglia di arrivare subito all'incontro con Sasuke, credo che fosse necessario fissare bene alcune cose, senza contare il fatto che alcune delle cose dette oggi saranno indispensabili per i prossimi capitoli.
Il centro di questo capitolo è SAKURA. Vi ricordate la ragazzina spaventata che ho presentato all'inizio della storia? Quella che aveva persino paura della sua ombra? Ecco, scordatela totalmente. Questa è una Sakura più matura, audace, coraggiosa e, come ho detto nel testo stesso, viva. A voi il giudizio su di lei. Io credo di aver fatto del mio meglio. 
Al prossimo capitolo-per cui spero di riuscire a trovare una veloce ispirazione-
Baci
luna*
  
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