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Autore: Ella ago 98    22/12/2012    2 recensioni
Come può una persona cambiare per amore? Fino a che punto può cambiare?
Forse perché non è mai stata se stessa.
Attenzione: possono essere presenti delle parolacce.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao come va ragazzi? Questa storia l'avevamo già iniziata ma ho deciso di modificarla, spero che vi piaccia. BuOnA LeTtUrA!! =D

Era una giornata come le altre. Ormai svegliarmi presto per me era normale. Nel buio della camera riuscivo a distinguere solo le forme dei mobili, i miei occhi ancora addormentati si sforzavano nell'intento di capire che ora fosse, ma fuori dalla finestra era buio. Dopo qualche minuto suonò la sveglia. Capii che erano le 5:45 di mattina. Svogliatamente cercai di prendere il controllo sul mio corpo. Spostai le pesanti coperte che mi premevano addosso. Ad attendermi fuori dal calore delle lenzuola c'era un pavimento freddo, ci poggiai un piede e un brivido mi percorse velocemente la schiena. Decisi di non mettere le ciabatte, troppo rumorose, avrei rischiato di svegliare mia madre. Era presto, troppo. Andai nella camera armadio. Era Giovedì. Aprii il mio stipo ed estrassi un paio di jeans. Tutto ciò mi riportò alla mente dei ricordi di seconda media, quando con le mie amiche avevamo deciso che il Giovedì sarebbe stato il giorno dei jeans. Il suono della sveglia di mia madre mi richiamò alla realtà. Presi per caso anche una maglia bianca larghissima. Ormai era tardi. Corsi in camera, indossai i jeans larghi e la maglia bianca. Mi diressi in bagno, presi un elastico bianco e mi feci una coda alta, con la piastra mi sistemai il ciuffo. L'orologio segnava le 6:30. Presi la matita nera e mi feci una linea sottile all'attaccatura delle ciglia. Udii dei passi per le scale, era la vicina. Mi avvicinai alla cucina.
-Ciao mà, io vado. Carlotta sta scendendo.
-Ok. Ma così non hai freddo?
-No mamma. E' calda questa maglia. Ti voglio bene.-
-Anch'io! Buona scuola. -Si avvicinò e mi diede un abbraccio, io lo ricambiai con un bacio sulla fronte.
-Grazie mamma.
Alla porta trovai Carlotta ad attendermi. Uscimmo da casa e percorremmo la via. Arrivate in via Roma facemmo ancora un pezzo insieme.
-Io vado dalla mia amica.
-Ok Carlotta. Ci sentiamo dopo.
-Ok.
Proseguii da sola fino alla stazione. Mi misi le cuffiette e alzai il volume.
Binario 3. Vidi la gente che usciva dal torpore della sala d'attesa della stazione e attraverso il sottopassaggio venivano verso di me. Nel frattempo il treno arrivò. Sopra c'era la mia amica. Oggi aveva messo un bel cappellino rosso, in modo che la potessi vedere attraverso il vetro appannato del treno; le donava, i capelli color miele spuntavano ribelli, la frangetta gli nascondeva gli occhi cristallini color topazio, con dei riflessi verdi e grigi. Salii sulla carrozza del treno, mi sfilai le cuffiette e fermai la musica.
-Ciao.
-Ciao Christina, come va?
-Bene, e tu?
-Bene ... bene ...
-Dai dimmi cosa c'è che non va Miki!- La conoscevo bene, e vedevo che era troppo pensierosa, mi stava nascondendo qualcosa.
-Niente.
-Michelle, o mi dici cos'hai o mi dici cos'hai!
-Ok, sono un po' pensierosa... mi piaceva un tipo che c'è sul treno.
-Dai raccontami.
-Dopo.
Intanto avevo iniziato a sentire il treno che frenava, mi stavo preparando a non cadere addosso a qualcuno quando ci saremmo fermati.
-No, dai ora Miki.
-NO! Ora no.
La voce della mia amica mi riportò alla realtà. La gente dietro di me premeva nell'attesa che mi decidessi a scendere. La mia amica era già scesa e mi attendeva piuttosto scocciata.
Il sottopassaggio era pieno. Decisi di passare per i binari. Arrivai subito al di fuori della stazione, ma la mia amica aveva preferito passare dal sottopassaggio. La attesi. Chissà chi era il tipo che le piaceva, era così misteriosa, ma me lo sarei fatto dire entro fine giornata. Finalmente vidi sbucare il suo cappellino rosso in mezzo a quel mucchio di gente. Mi raggiunse.
-Potevi passare anche tu di lì, no?
-Lo sai che non voglio, non sono una criminale.
-Ma passare sulle rotaie non è essere criminali, è volersi sbrigare, dai andiamo.
Ci incamminammo verso la scuola. Lungo il viale della stazione c’erano grossi gruppi di ragazzi e ragazze.
-Allora, chi è? – vidi Miki alzare gli occhi al cielo.
-Non avrei dovuto dirti niente.
-Ma dai, sai che ti puoi fidare di me.
-Lo so, te lo faccio vedere oggi alla stazione.
-Ok, patata.
-Carciofina.
Mi piaceva quando ci chiamavamo così, era tenero, o come dice l’altra mia amica, è KaWaii. Christina 1 – Miki 0, avevo vinto, mi avrebbe rivelato chi era il ragazzo misterioso, avrei voluto aiutarla con lei, se mi era possibile. Sorrisi tra me e me. Miki si blocco di colpo.
-Cosa è successo?
-Ti spiego dopo, in classe.
-Dio Miki, sempre dopo?
-Ora sì. E’ necessario che sia dopo.
Arrivammo alla rotonda, per nostra fortuna il cancello grigio era aperto, entrammo da lì, passammo accanto alla palestra e salimmo le scale. Mi voltai verso Michelle, era sparita, letteralmente. Aveva la sciarpa fino agli occhi, il cappellino alle sopracciglia.
-Miki?
-Sì, sono viva, forse.
-Ahahahahahah. – scoppiai in una grossa risata di cuore, due ragazzi davanti a noi si girarono a guardarmi e sorrisero. Ogni volta che ero con Miki potevo essere tristissima, ma appena la vedevo mi passava tutto, un po’ come la criptonite della tristezza. Era buffa, ma a volte aveva le sue pene, ma poi le passavano in fretta. Adoravo quella pazza. Aprii la pesante porta di metallo ed entrai nel corridoio principale della scuola, all’incirca a metà di esso si trovava la nostra classe, entrai per prima, accesi le luci, il mio banco era situato nell’ultima fila. Adoravo le lezioni, riuscivo a messaggiare con chi volevo, anche con il mio amore . sospirai, Miki mi guardò con aria interrogativa.
-Lascia perdere, pensavo ad una persona con cui ho litigato.
-Chi?
-Un tipo … - un nodo mi si creò in gola.
-Ne vuoi parlare?
-Non so … è una situazione complicata, si chiama Matteo, ha due anni in più di noi, sedici, ed è fidanzato con la cugina della mia migliore amica. Io sono fottutamente innamorata di lui, lui ha detto che prova qualcosa per me, ma non so cosa, non lo sa neanche lui! Ma ieri sera abbiamo litigato per colpa di mia cugina Denise che si intromette sempre e dici cazzate su tutti.
-Mi dispiace.
-Anche a me, grazie di esserci.
Ci abbracciammo, un lungo abbraccio. Qualcosa vibrò nella mia tasca. Il mio cellulare, un touch screen  della Acer. Guardai, avevo due messaggi, uno da parte di mia madre, mi chiedeva se ero già arrivata a scuola, le risposi e la salutai, l’altro era di Matteo.
“Ciao Cucciola, scusa per ieri sera, non volevo, è che ero un po’ incazzato con i miei e una mia amica. Scusami :( “ Le sue solite faccine, era stupide e divertenti, che dolce che era.
“Stai tranquillo, l’importante e che abbiamo chiarito … hai chiarito! :) Come stai?”
Sulla mia faccia spunto un sorriso a trentadue denti . Sembravo una scema.
-Cosa è successo?
-Ho fatto pace con Matteo. – mi misi a saltare come una bambina, la classe ancora vuota era troppo piccola, uscii nel corridoi, Miki mi venne dietro. Saltavo verso il bagno, era nel corridoio perpendicolare al mio.
-Fermati Chris! Fermati!
-No!
Arrivai alla porta del bagno, mi voltai a sinistra, lì partiva un altro corridoio, era la parte nuova della scuola, li vi stavano le prime e le secondo del Liceo Scientifico. Vidi i due ragazzi di prima, mi guardavano, ero seria, e come sempre, quando ero in imbarazzo iniziai a ridere da sola. Quanto ero stupida! Entrai di corsa in bagno. Chiusi la porta dietro di me, poco dopo arrivò di con il fiatone Michelle.
-Tutto a posto?
-No, se no non avrei il fiatone, ma sei pazza a saltare così per la scuola? E se ti vede qualcuno?
-Sì, hai ragione, infatti mi hanno visto i due tizi che erano nel corridoio qua di fianco.
-Cosa?
-Sì … - pensavo ancora a Matteo, ma quanto lo amavo - … andiamo in classe, tra un po’ arriva Laura.
-Già, è vero, ma non correre.
Ci incamminammo, Miki parlò per tutto il tempo, non capivo cosa diceva, ero troppo presa a pensare la favola che stavo vivendo con Matteo, anche se ero una sorta di amante, ma non ci eravamo mai neanche baciati, quindi …
Arrivammo in classe, Laura non c’era ancora. Il cellulare vibrò di nuovo.
“Bene, che fai?”
“ Niente, sono a scuola e sono felicissima tu?”
I suoi messaggi corti mi facevano impazzire, non so il perché ma erano una cosa stranissima. Erano così essenziali da essere esagerati.
-Chris, andiamo nel corridoio e ci sediamo sui divanetti?
-Va bene.
Ci sedemmo su un divanetto rosso scolorito adiacente alla nostra classe.
-Parlami di Matteo!
-E’ una domanda?
-No! E’ un ordine.
-Sì signora, è bello, moro, con gli occhi chiari. Due labbra sottili. Lo amo follemente. – la gridai l’ultima frase, ma mi accorsi che stavano passando nuovamente quei due ragazzi. – Ma è una persecuzione?
-Cosa Chris?
-Ogni volta che mi posso fare delle figura di … passano sempre quei due.
-Capita …
-Sì, ma ora è troppo, tre nell’arco di trenta minuti.
-Beh, hai una media perfetta, una ogni mezz’ora!
-Smettila Patata!
Miki continuava a ridere, io entrai in classe. La solita vita noiosa. Matteo non mi aveva ancora risposto. Nel frattempo arrivò Laura. I suoi capelli mossi e castani le inquadravano una faccia non troppo scura, anzi, chiara per essere brasiliana. Si era trasferita in Italia quattro anni fa, ed ora la conoscevo anche io. Parlammo tutte e tre del più e del meno, Laura ci raccontò uno dei suoi sogni assurdi, in cui si risvegliava nel letto con un manga di un fumetto, penso.
La campanella suonò, la professoressa di storia e geografia arrivò subito. Non era molto alta, capelli scuri e neri, la vedevamo tre ore a settimana, oggi avevamo storia. L’ora passo in fretta, avevamo fatto la seconda colonizzazione. Interessante come argomento, penso che mi interessi solo perché mi piaceva la storia in generale. Seconda ora latino, non male come materia, il professore era di media altezza, i capelli scuri erano stati tagliati da poco, al massimo due giorni. Facemmo la seconda declinazione. Arrivò l’intervallo. Guardai il cellulare. Cinque messaggi. Tutti di Matteo.
“Io anche.” “Ci sei?” “Tutto a posto?” “ Ti ho fatto qualcosa?” “ Va beh ci sentiamo appena mi rispondi cucciola! Kissss! “
“Scusa il ritardo passerotto, ma la prof e il prof mi tenevano d’occhio, comunque si tutto apposto. Ci sentiamo alle 13 e 50.”
“Ok va bene cucciola a più tardi vorrei essere lì … “
Tenero! Troppo per me, chissà come sarebbe finita sta situazione. Rimasi in classe, avevo male alla testa. La campanella di fine intervallo suonò in ritardo. Tutti entrarono, il prof prima di tutti.
-Facciamo greco?- la sua era una domanda, ma non voleva risposta, era una domanda retorica.
Seconda declinazione anche di greco. Molto più incasinata, ma il principio era lo stesso, la cosa orribile la pronuncia delle lettere, esempio, due gamma vicine si leggevano ‘’gn’’. Ultima ora interrogazione di Latino, per fortuna non mi aveva scelta. Disegnai cuori e cuoricini con dentro la “M”. Ero proprio sciocca, come avevo fatto a prendermi una cotta per lui? Mah, tutto sommato non era neanche così male, non bello fuori, ma bello dentro. Era ora di uscire, ritarai tutta la roba e la misi nello zaino come capitava.
-Miki andiamo?
-Sì.
Partimmo Miki, Laura ed io. Passammo dalla porta di sinistra. Laura parlò per tutto il tempo di manga e anime, anche se a me sembravano la stessa cosa, lei ne era molto esperta, io ero solo capace a disegnarli. Miki era molto attenta a ciò che diceva e ogni tanto le poneva delle domande.
Arrivammo alla stazione, Laura oggi prendeva il nostro stesso treno. Il treno arrivò poco dopo. Salimmo eravamo a fine carrozza, andammo all’inizio dell’altra, alla ricerca di un posto, non ne trovammo. Mi voltai verso Miki, la guardai, era rossa come un peperoncino, anzi fucsia.
-Oddio, Miki, che hai? Sembra che hai visto un fantasma.
-Niente.
Mi voltai a guardare chi c’era nella carrozza, non vidi nessuno che conoscevo.
-Smettila di guardare in là.
-Perché? – sapevo di averci azzeccato, continuai a guardare, anche se non sapevo chi, allora guardavo un po’ tutti.
-Perché si! Dai Chris, smettila o non ti parlo più.
-Com’è che mi stai ancora parlando? Dai dimmi chi è.
-Ok, hai vinto tu, è il tipo con il maglioncino grigio scuro, i jeans e quelle bellissime scarpe verdi.
-Della Nike?
-Cosa?
-Le scarpe sono della Nike?
-Oh .. sì! Ora basta però.
Il treno stava rallentando, mi preparai dalla porta a tirare la maniglia rossa per aprirla. Il treno fu completamente fermo, iniziai a tirare, ma la porta non si apriva.
-E’ fuori servizio.
Alzai gli occhi, c’era scritto a caratteri cubitali: “ porta fuori servizio”, ora come avrei fatto, il treno stava per ripartire. Corsi verso l’altra porta.
-Ciao Miki, ciao Laura. Miki? Oggi ti chiamo.
-Va bene ciao.
Presi lo zaino solo su una spalla, schivai un bambino e … lo tirai quasi in faccia al tipo che piaceva a Miki. Non mi fermai, corsi senza sosta. Scesi, il treno chiuse le porte e partì. Avrei dovuto parlargli e chiedergli scusa.
  
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