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Autore: M4RT1    22/12/2012    7 recensioni
Non c'è due senza tre, dice un famoso detto... ed ecco qui la nostra terza serie di RIS XD
RIS Roma 5, parte II :D
Come per la storia precedente, non c'è bisogno di aver letto la prima parte per capire questa U.U
Vi ringraziamo per la pazienza *_*
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Sole continuò a splendere per tutta la settimana seguente.
 
I RIS, nella penombra del loro laboratorio, si dettero da fare per identificare l’unico sospettato, ma invano:
-Dobbiamo capire chi è l’uomo della sala giochi.- ripetè per la decima volta Orlando, e Bianca scosse la testa:
-Come anche ieri, l’altro ieri…- mormorò, sbadigliando.
 
Erano le sette e trenta di sera e il caldo stava lasciando un po’ di pace ai cittadini; Bianca aveva la testa completamente altrove e fantasticava sul momento in cui sarebbe tornata a casa, si sarebbe spogliata e sarebbe rimasta a sorseggiare qualcosa di fresco, ma il cellulare squillò, interrompendo i suoi sogni ad occhi aperti. Si scusò con Orlando e rispose:
-Bianca?
-Francesco?
La ragazza si avviò a passo svelto fuori dagli uffici:
-Francesco, avevamo detto che non…
-Non è quello che pensi.- ripose in fretta l’uomo: -Bianca, devi aiutarmi.

 
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-Lucia? – borbottò Orlando, uscendo dall’ufficio lentamente e avvicinandosi alla moglie – Torniamo a casa?
La donna girò il capo, scostandosi un ciuffo di capelli biondi dagli occhi, poi esclamò:
-Ehm, no Orlando. Io devo passare in ospedale per ritirare i risultati di alcune analisi, ma tu avviati. Ti raggiungo fra una mezz’ora – lo liquidò, baciandolo velocemente e uscendo, prima che l’uomo potesse controbattere. Per un attimo Orlando pensò di seguirla, poi sbadigliò e prese le chiavi dell’auto.
-Orlando! – lo richiamò Daniele, poco prima che il tenente si infilasse in macchina – qui ho qualcosa!
L’uomo si girò e raccolse le carte che il collega gli stava porgendo:
-Sul mozzicone abbiamo trovato del DNA, ma non corrisponde ai campioni che abbiamo nel database. Sembrerebbe DNA femminile… - iniziò Ghiro, scorrendo con il dito lungo i righi stampati dei documenti. Orlando annuì, poi fissò Daniele:
-Li porto alla Brancato?
Il capitano annuì, strizzandogli l’occhio, poi si allontanò dall’auto del collega.

 
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Lucia salì le scale a passo lento, con la testa bassa e le chiavi in una mano: era sera tardi. Ficcò le chiavi nella serratura, cercando di fare meno rumore possibile, certa che Orlando stesse sonnecchiando sul divano, ma la maniglia si curvò sotto le sue dita:
-Amore? – biascicò l’uomo, togliendole in fretta la giacca e spingendola all’interno – ti stavo aspettando…
Lucia gli sorrise, un po’ sorpresa, poi si avviò verso la cucina, seguita dal marito.
-Come sono andate le analisi? – domandò lui, stropicciandosi gli occhi e poggiando una mano sulla spalla della compagna, che si era avvicinata alla finestra per prendere un po’ d’aria.
La donna non rispose, sporgendo la testa all’esterno e lasciando che uno strano odore di pioggia mista ad umidità avvolgesse l’aria casalinga, così l’uomo la richiamò:
-Amore?
Con uno scatto, Lucia si voltò verso il marito, assottigliando le labbra:
-E’… andato tutto bene – sussurrò, allontanandosi velocemente dall’uomo.
-Lucia? Che cos’hai?
-Niente Orlando, niente – esclamò, alzando la voce, prima di chiudersi in bagno – non ho niente.
L’uomo aspettò qualche secondo fuori la porta, poi si avviò stizzito verso la stanza da letto.


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La mattina seguente, il sole sorse più in ritardo del solito. L’aria sembrava più fresca dei giorni precedenti, cosa che risollevò gli animi della gente, più ben disposta ad uscire di casa.
Emiliano fu il primo a raggiungere l’ufficio, con l’aria ancora assonnata. Si avvicinò lentamente alle macchinette, frugando nelle tasche per trovare qualche moneta, quando fu raggiunto da Bart:
-Tieni – esclamò, arzillo, porgendogli una dieci centesimi – stamattina ti offro il caffè.
Emiliano non potette fare a meno di notare il buon umore del collega e, stropicciandosi un occhio, gli borbottò:
-Che t’è successo, Bart?
Il tenente sorrise, poi esclamò:
-Niente. Ogni nuovo giorno è una speranza in più – recitò, sorseggiando il suo the bollente, poi batté una mano sulla spalla del collega e si allontanò.
Emiliano lo guardò andare via con aria assente, poi storse la bocca e borbottò:
-Si, ‘a speranza de restà vivo fino a’ sera. Ma dove ‘a trova tutta sta voglia de lavorà!
Pochi attimi dopo, il ragazzo fu richiamato dalla voce squillante di Daniele:
-Cecchi! Abbandona il tuo caffè e seguimi: c’è stato un altro incendio.
Il tenente sbuffò e posò irritato il bicchierino, camminando a passi pesanti verso l’uscita.

 
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-Qua sta il terzo incendio. Doloso, credo… Le vittime sono: Antonio Giacomini, 57 anni; Veronica Liona, 42 anni appena compiuti; Pierpaolo Gennari, 54 anni, detto anche Pier…
-Sasso, ma che stai a fa ‘a lista della spesa?
Il carabiniere alzò le spalle, mettendo via il foglio contenente la lunga lista delle vittime del terzo incendio: il fuoco era divampato all’interno di un piccolo supermarket, riducendo in fin di vita tutti i dipendenti più un cliente.
Daniele si chinò accanto al cadavere di una donna, quasi completamente sfigurato, poi richiamò il collega:
-Milo, guarda un po’ qua!
Emiliano si avvicinò, brandendo un paio di tamponi:
-Sembrerebbe una pedata di fango – continuò Ghiro, fotografando la traccia – tu cos’hai trovato di la?
Il ragazzo fece spallucce:
-Ce stanno un paio de salsicce e du’ vaschette de macinato – scherzò, mostrando al collega quel che rimaneva delle vendite del supermercato – ‘amo fatto ‘a brace!
Daniele ridacchiò, poi raccolse quel che sembrava un capello dalle piastrelle del pavimento. Pochi secondi dopo, una voce lo richiamò dall’esterno:
-Ghiro! – esclamò Emiliano, facendogli cenno con la mano di avvicinarsi.
-Che c’è, hai trovato dello spezzatino?
Daniele si avvicinò al collega, chinandosi accanto al punto indicatogli con un dito:
-Quella sembrerebbe la stessa sostanza usata durante il primo incendio – sentenziò il tenente, scattando ancora qualche fotografia e raccogliendone un campione con il tampone. Il capitano annuì, poi ordinò:
-Torniamo al laboratorio.


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-Orlando? C’è qualcosa che non va?
Bart si avvicinò lentamente al collega, chino sulla scrivania. L’uomo alzò la testa e lo fissò con sguardo assente:
-No, niente Bart, grazie.
Il tenente si sedette accanto al collega, abbassando la testa per guardarlo negli occhi:
-Problemi col bambino?
Orlando scosse la testa, un po’ dubitante sul da farsi, poi cedette:
-Problemi con Lucia.
Bart annuì:
-Capisco.- disse semplicemente, poi aspettò un seguito.
Restarono così, in silenzio, per quasi un minuto, poi Orlando sbuffò:
-Ieri sera sembrava sconvolta… non capisco il perchè!- spiegò.
-Non… non ti ha detto niente?
-Niente di niente! So che ha fatto delle analisi, ma non so per cosa…
Bart sorrise:
-Le parlo io, se vuoi.- si offrì, ma l’altro sorrise amaramente:
-Non preoccuparti… credo di dover essere io a farlo.- sospirò, alzandosi.


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-La vernice è la stessa, avevano ragione: nitrocellulosa rossa, di quelle che si trovano praticamente ovunque. La pedata invece, Lucia? Lucia? Lucia!
Bianca posò il tampone e fissò il capitano.
 
La donna era ferma di fronte al computer che dettava i dati generati dall’immagine della pedata.
-Tutto bene?
Lucia si riscosse d’improvviso:
-Scusami, Bianca.- sospirò, premendo il pulsante stampa.
-Tutto bene?
-Tutto… no, non bene. Per niente.- cedette, ignorando il foglio stampato che cadeva sul pavimento. Bianca lo raccolse.
-Che… che c’è che non va?- sussurrò, controllando che nessun collega stesse ascoltando.
-Ho fatto le analisi per la fertilità.
Bianca impallidì:
-E allora?- mormorò.
-E allora niente.
Lucia scosse il capo, lo sguardo fisso davanti a sé:
-Non posso.
Si coprì il labbro inferiore con il superiore, asciugandosi gli occhi lucidi.
Bianca fissò il pavimento:
-L’hai…- si schiarì la voce tremante: -L’hai già detto a Orlando?
-No.
Seguirono svariati minuti di silenzio.
Bianca lesse il referto: dall’impronta della scarpa si poteva evincere che fosse di taglia 41 e che chi la portava pesava intorno ai 75/80 kili. Ripeté ad alta voce i risultati, ma Lucia era persa nei suoi pensieri.
-Lucia?
-Sì?
-Vado da Ghiro… tu pensa a dire questa cosa ad Orlando.

 
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Le indagini proseguirono per tutto il pomeriggio.
Verso le sette di sera, Ghiro si chiuse nel bagno a parlare con una Selvaggia in depressione:
-Tesoro, calmati! Mancano ancora due mesi, abbiamo tempo per parlare del corso pre-parto!- Milo lo sentì urlare mentre si lavava le mani.
Bussò alla porta del gabinetto e gridò:
-Ah Ghire’! Ce sta a’ anda’ a foco l’ufficio, se non te dispiace!
Ma il capitano lo ignorò totalmente.
Con espressione interdetta, il giovane tenente tornò alla sua scrivania a terminare di leggere il referto di Carnacina.
Alle sette e venti minuti Orlando uscì dal RIS con aria depressa, seguito pochi secondi dopo da Lucia.
-Bart… ma che sta a succede’?- chiese, e il tenente scosse la testa: -Lucia ha un problema…
-Ma no?- replicò scettico il ragazzo: -Se ne annamo?- chiese poi, sbadigliando.
Bart si guardò intorno con aria circospetta: il suo sguardo vagò da Lucia e Orlando, che discutevano in cortile, a Bianca, seduta a finire un rapporto, alla porta del bagno che urlava con la voce di Ghiro. Annuì:
-Andiamocene, va!- esclamò, poi bussò con vigore alla porta del collega: -Ghirelli! Ce ne andiamo!
La porta si spalancò:
-Io resto qui. Preferisco affogare.

 
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La notte sostituì la sera in pochi minuti.
 
Emiliano si mise a letto prima ancora che Bianca riuscisse a togliersi il giubbino.
Con gli occhi sbarrati, aspettò che la ragazza lo imitasse, poi sospirò:
-Bia’… te devo di’ ‘na cosa.- cominciò, e la ragazza lo fissò:
-Non sei geloso di Francesco, vero?- chiese, scettica.
-No… perché?
-Bene. Così, sai… dato che domani sera ho un appuntamento con lui.- rispose lei in fretta, guardando altrove.
-Un appuntamento con lui?- ripeté Milo inebetito.
-Deve… parlarmi di una cosa.- spiegò la ragazza.
Il compagno annuì lentamente:
-Posso parlarti anch’io?
-Dimmi.
-Ho bisogno de ‘n consiglio.
Bianca sorrise:
-Di ché si tratta?
-Della lettera de mi’ zio.- il ragazzo prese un profondo respiro prima di continuare: -Bia’… t’ho detto che mi’ zio mi ha dato ‘sta lettera, no?
-Me lo hai detto.- ripetè la ragazza, sbadigliando ancora.
-E’ che… tu non sai perché io lo odio, ma davvero…- Milo smise di parlare per un momento.
Cercando le parole adatte, si voltò e fissò la ragazza: dormiva.
-E me sa che non lo saprai mai…


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-Ghiro! Ghiro… amore! Dobbiamo risolvere questo problema!
-Quale problema?
 
Daniele entrò in casa fingendo di essersi dimenticato improvvisamente delle due ore trascorse accanto al gabinetto a litigare con la fidanzata, ma non ci riuscì:
-Non mi dirai che ti sei davvero dimenticato tutto?- sibilò la ragazza, riducendo gli occhi a due fessure, e lui deglutì:
-Ah… quel problema!
-Quel problema.- scandì Selvaggia.
Poi, come rinvenendo da una trance, si guardò intorno:
-Dov’è Bart?- chiese.
-E’ uscito… perché?
-Con una ragazza?
-Suppongo di sì… perché?
Selvaggia sorrise soddisfatta per un attimo, poi scoppiò a piangere:
-Avevo preparato una cena apposta per lui!- urlò, singhiozzando.
Daniele sobbalzò:
-Su… non c’è bisogno di… ma sei pazza?- gridò alla fine, e la ragazza sorrise:
-Hai ragione. Non è poi così grave.- ribatté leggera, lasciando un po’ di tregua all’uomo. Dopo pochi secondi, però, riprese a piangere.
-Scusami…- singhiozzò tra una lacrima e l’altra: -Sono gli sbalzi d’umore!
Daniele si passò una mano tra i capelli, spaventato.

 
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-E adesso?
-E adesso niente.
-Niente?
 
Anche Lucia e Orlando erano a letto.
La donna era in posizione supina, fissava il soffitto; Orlando era girato dalla parte opposta alla sua.
-Niente, Lucia… non possiamo fare niente.
-C’è sempre Max.
-C’è sempre Max.- ripeté Orlando, voltandosi: -Sai che ti dico?- esclamò poi, rianimandosi: -Che non possiamo distruggerci per niente! Dopotutto non siamo l’unica coppia con questo problema, no?
Lucia sorrise, rincuorata:
-Infatti… se Max trovasse un’altra casa, potremmo sempre prendere in adozione un bambino, no?
Orlando annuì, poi il suo sorriso si spense:
-Non lo so…- disse, sussurrando.
-Forse abbiamo solo bisogno di tempo.- ripose Lucia.
-Forse.


*PROMO*

Ancora incendi...
SASSO: qua stiamo a esagerare, però...
...e questa volta, qualcosa di utile potrebbe uscire fuori...
MILO: un testimone ha visto 'n tipo sospetto.
Senza contare problemi collaterali...
BIANCA: Francesco, non posso indagare per conto mio
FRANCESCO: fallo per me...

RIS Roma 5, parte II, nei prossimi giorni su EFP *_* Non mancate :D

*FINE PROMO*



N.d.A.: ok, in questa puntata abbiamo trattato molto i casi personali e poco quelli ''lavorativi'', ma speriamo che vi sia piaciuta comunque :P
Un ringraziamento ai sei recensori -un commento breve- e a tutti quelli che Preferiscono, Seguono e semplicemente leggono questa storia :D
Vi adoriamooooo *_*
  
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