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Autore: Astrea_    23/12/2012    5 recensioni
“Tu e tuo fratello dovete avere sicuramente un magnifico rapporto se una sua sola telefonata è capace di renderti così tranquilla!”, commentò poi Allie, facendosi più vicina.
Le sorrisi, annuendo con fare convinto.
“Lo adoro.”, confessai con un filo di voce, poi con la mano le feci segno di sedersi accanto a me.
Così, senza neppure sapere esattamente come o perché, io ed Allie iniziammo a parlare delle nostre vite.
-Tratto dal primo capitolo-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Take me home

You're everywhere.

Suonai il campanello della porta in perfetto orario, quella domenica mattina.
Ero emozionata, non stavo più nella pelle. Di lì a qualche minuto avrei finalmente rivisto mio fratello Louis.
Per l’occasione mi ero accuratamente preparata, desiderosa di presentarmi al meglio.
Avevo indossato dei pantaloni dal taglio classico, una camicia ed un cardigan. I capelli, invece, li avevo lasciati al naturale, come piacevano a mio fratello: mossi e mai ordinati.
Un ampio sorriso s’impossessò delle mie labbra, non appena sentii lo scatto della serratura.
Mi avvicinai di poco, preparandomi già ad un caloroso abbraccio, ma quando la porta si spalancò m’immobilizzai all’istante.
Sgranai gli occhi ed indietreggiai di qualche passo, ancora con lo sguardo puntato sull’individuo a qualche metro da me.
Fui colta da una prepotente sensazione di imbarazzo, poi sentii le guance andare a fuoco.
“Harry, dovrebbe essere mia sorella! Falla entrare e mettiti una maglietta addosso!”, urlò una voce, quella di Louis, da chissà quale stanza.
Davanti a me, ancora con una mano poggiata sulla maniglia della porta, faceva bella mostra di sé l’ormai famoso agente, a petto nudo.
Deglutii impercettibilmente, cercando di spostare l’attenzione sul suo volto e non sul suo corpo.
“Agente.”, feci a mo’di saluto, sforzandomi di accennare ad un sorriso.
“A quanto pare io e te non facciamo altro che incontrarci.”, puntualizzò con voce bassa e alquanto roca.
Abbassai il capo violentemente, non riuscendo a sostenere il suo sguardo beffardo ed ambiguo.
“Lizzie! Finalmente sei arrivata!”, esclamò esultante mio fratello, facendo capolinea sull’ingresso.
Mi venne incontro, poi mi abbracciò con foga, stritolandomi forte tra le sue braccia.
Ricambiai subito, lasciandomi cullare da quel magico momento.
Erano mesi che non lo vedevo e, nonostante lo sentissi praticamente tutti i giorni, mi era mancato.
“Ma cosa ci fai ancora qui? Dai, entra!”, affermò poi, trascinandomi all’interno della casa con ancora un braccio avvolto attorno alle mie spalle.
“Allora, cosa mi dici di bello? Ma lo sai che ti trovo proprio bene?”, continuò poi con un sorriso a trentadue denti disegnato sulle labbra.
Era felice, glielo si leggeva negli occhi azzurri e limpidi.
“Mi sei mancato, Tommo.”, quasi sussurrai, prima di stringerlo un’altra volta forte a me.
Era bello sentire il suo profumo, il suo calore sulla mia pelle. Mi trasmetteva protezione, sicurezza, amore.
Adoravo mio fratello e quella lontananza che ero stata costretta a sopportare non aveva fatto altro che intensificare il rapporto che c’era tra di noi.
“Anche tu mi sei mancata, pulce.”, mormorò tra i miei capelli, scombinandomeli.
L’agente si schiarì la voce, probabilmente per attirare la nostra attenzione, interrompendo quel magico momento.
Ci voltammo entrambi in sua direzione, aspettando che continuasse.
“Ho capito che non vi vedete da tempo, ma potreste spostarvi da qualche altra parte? Insomma, il corridoio serve per passare ed io devo andare a prendere una maglietta! Sto morendo di freddo!”, sì lamentò con una finta espressione innocente, mentre con le mani cercava di riscaldarsi all’altezza delle spalle.
“Harry, il tuo tatto è paragonabile alla grazia di un elefante in un negozio di cristalli.”, borbottò ironicamente mio fratello, sciogliendo la presa.
L’agente, il cui nome avevo capito essere Harry, sbuffò sonoramente, prima di proseguire lungo il corridoio, probabilmente in direzione della sua stanza.
Sapevo che mio fratello avesse preso casa con dei suoi amici, ma non sapevo affatto chi loro fossero, non prima di quel momento, perlomeno.
“Piuttosto, mi pare di aver capito che tu ed Harry vi siate già visti.”, iniziò guardandomi con un’espressione curiosa, mentre con passo lento si avviava verso una destinazione a me ancora ignota.
Lo seguii, osservando attentamente ogni dettaglio della sua abitazione.
L’arredamento era semplice, ma accurato e particolare allo stesso tempo, come se ci fosse lo zampino di una donna. Tutto era in ordine, a partire dalla lunga serie di riviste automobilistiche e dalla pila dei cd che si ergeva accanto allo stereo del salotto.
Ci accomodammo sul divano di pelle, poi mi sfilai il cappotto.
Le pareti erano chiare, una flebile luce entrava dall’enorme vetrata che si apriva su una parete della stanza.
Louis si avvicinò a me, circondandomi le spalle con un braccio.
Poggiai la testa nell’incavo del suo collo, assaporando quei momenti che tanto mi erano mancati.
“Sì, ieri notte mi sono alzata per prendere del tè, visto che non riuscivo a dormire, e lui ha pensato che volessi fare chissà cosa.”, chiarii.
Del resto la presenza di quell’agente a casa di mio fratello poteva spiegarsi solo in due modi.
Potevano essere grandi amici, oppure avevano preso l’appartamento insieme, ma in entrambi i casi Louis doveva essere al corrente dei dettagli riguardanti la sua vita.
“Al campus, dici?”, mi chiese con fare scettico, scostandosi giusto il necessario per potermi guardare negli occhi.
Aveva la fronte corrugata, il volto chiaramente contratto in un’espressione concentrata, come se stesse cercando una soluzione.
Annuii semplicemente, aspettando che mi rendesse partecipe dei suoi ragionamenti.
“Harry non va al college.”, dichiarò dopo qualche secondo con voce titubante.
Accennai appena ad un sorriso.
“Ed infatti lui stava lavorando. Aveva il turno notturno di vigilanza e mi ha anche fatto una ramanzina assurda.”, spiegai allora.
Louis scoppiò in una fragorosa e travolgente risata, per poi portarsi le mani all’altezza dell’addome.
“Non posso crederci.”, riuscii a dire tra una risata e l’altra.
Concentrai il mio sguardo su di lui, non riuscendo a capire cosa ci fosse di tanto divertente e buffo in quella situazione.
“Mi spieghi cosa sta succedendo?”, domandai leggermente stizzita dal suo atteggiamento.
Lui continuava a ridere, sempre più forte, mentre di tanto in tanto cercava di proferir parola, ma puntualmente la sua voce veniva soffocata da altre risate.
“Si può sapere cosa state combinando? Avete organizzato un cabaret e non mi avete invitato?”, esclamò allora l’agente raggiungendoci in salotto, questa volta con indosso una maglia bianca a maniche corte.

Come se fosse cambiato molto da prima! Quella maglietta di cotone non sarebbe stata di certo utile per riscaldarsi!
“Lei!”, iniziò mio fratello indicandomi, cosicché l’attenzione si spostasse sulla sottoscritta.
“Io.”, gli feci eco, ormai davvero spazientita.
“Lei!”, replicò ancora Louis, indicandomi con l’indice destro.
L’agente si voltò in mia direzione ed i suoi occhi verdi e scettici penetrarono nei miei.
“Cos’ha fatto tua sorella, Lou?”, gli chiese allora, mantenendo però il suo sguardo fisso nel mio.
Quasi mi infastidiva quel contatto visivo. Sembrava mi stesse scrutando, guardando dentro, cercando di comprendere qualcosa che andava oltre il mio visino angelico e la calma apparente.
Era inquietante, sublime.
I miei pensieri furono riscossi dalle parole sconnesse di mio fratello.
“Lei! La ragazza di ieri! Lei!”, affermò ancora ridendo, con una mando davanti alla bocca.
Vidi le labbra dell’agente aprirsi in un ampio sorriso.
“Sì, l’avevo capito anche io.”, confermò lui, mordicchiandosi il labbro inferiore, mentre sulle sue guance comparvero due piccole fossette.

Era forse una congiura contro di me, quella?
“Di grazia, potreste spiegare anche a me?”, chiesi simulando calma apparente.
In realtà avrei voluto dirgliene quattro, a quel perfetto sconosciuto che ora si prendeva gioco di me con l’ausilio di mio fratello.
L’agente sogghignò.
“Sono Harry Edward Styles e l’unico legame che ho con il college sono le ragazze. Non lavoro affatto come vigilante, ma tu eri troppo buffa ed ingenua che non ho saputo resistere! Piacere, comunque!”, esordì tendendomi la mano, mentre con poche falcate si posizionò esattamente di fronte a me.
Spalancai gli occhi, poi sbattei più volte le palpebre, come per convincermi che fosse tutto reale e non frutto della mia immaginazione.
“Tu cosa?”, chiesi per ricevere conferma, non accennando minimamente a voler stingere al sua mano.
“Andiamo Lizzie, ti ha fatto uno scherzo e tu ci sei cascata in pieno! Ma non sapeva fossi mia sorella, non fin quando ha aperto la porta e ha trovato te!”, chiarì allora Louis che finalmente aveva smesso di ridere.
“Ma bene!”, sbottai allora, alzandomi di scatto in piedi, per poi ritrovarmi a pochi centimetri da quel ragazzo riccio che si era finto un agente.
“Ecco a voi il nuovo candidato all’Oscar!”, ironizzai facendo roteare gli occhi, poggiando le mani sui fianchi.
“Non volevo spaventarti, l’altra sera. Insomma, stavo tornando da una serata e ti ho vista: sembravi così intimorita e spaesata! Del resto non pensavo mi avresti preso sul serio, era evidente che stessi scherzando!”, si giustificò con un sorrisetto accennato sulle labbra, incorniciato da quelle due fossette, mentre con gli occhi verdi guardava dritto nei miei.
Patetica, ecco come mi sentivo in quel momento, come un pesce che con estrema facilità aveva abboccato all’amo.
Il cuore batteva forte, quasi volesse esplodere per l’imbarazzo, ma mi imposi di non peggiorare ulteriormente l’umiliante situazione in cui mi trovavo.
Non vorrà certo discolparsi adducendo strane scuse, vero?”, lo provocai con le stesse parole che aveva utilizzato lui qualche sera prima.
Mi sentii stranamente orgogliosa di me stessa per quella inaspettata sicurezza che ostentavo in quel momento, con quello sconosciuto e che ero riuscita a recuperare nel giro di pochi attimi.
Lui sogghignò, poi mi fissò ancora per qualche attimo prima di riprendere parola.
“Questa volta potresti essere tu a far finta di crederci.”, propose con voce più bassa.
I suoi occhi mi stavano penetrando, li sentivo scavare sempre più a fondo nei miei.
“Harry, smettila di fare il cascamorto con mia sorella!”, s’intromise prontamente Louis, dando una pacca sulla spalla destra del suo amico, cosicché il nostro contatto visivo venisse interrotto.
“Piuttosto, non avevi detto che dovevi andare da Caroline?”, riprese ancora, trascinando il riccio verso il centro della sala.
“E poi avevi anche promesso che mi avresti lasciato la casa tutta per me e per la mia adorabile sorellina che non vedo da tempo!”, aggiunse poi, spingendolo sempre più lontano.
“Va bene, va bene.”, si lamentò Harry. “Ho capito, ora me ne vado!”, concesse allora, avviandosi verso l’ingresso.
Lo intravidi prendere un cappotto dall’appendiabiti posizionato nei pressi della porta, poi si avvicinò al tavolino del salotto e prese le chiavi che erano appoggiate su di esso.
“Io vado, allora.”, salutò guardando mio fratello. “Ciao adorabile sorellina di Louis!”, aggiunse poi con le labbra incurvate in un sorrisetto, guardando me.
“Ciao.”, risposi soltanto, in modo freddo, ma educato.
Pochi istanti dopo sentimmo il portone chiudersi alle sue spalle, segno inconfondibile del fatto che fosse andato via.
“Così è con lui che vivi.”, constatai lasciandomi cadere nuovamente sul comodo divano.
Louis annuì, affiancandomi subito.
“Sembra un presuntuoso, ma in fin dei conti è un bravo ragazzo.”, commentò quasi come se stesse cercando di difenderlo.
“E con Eleanor come va?”, domandai allora.
Eleanor era praticamente l’unica cosa stabile e duratura della vita di Louis. Erano inseparabili, ormai.
“Meglio! Da quando si è trasferita a Londra anche lei viene sempre più spesso a trovarmi, anzi! Si può dire che quasi viva qui anche lei!”, confessò.
E solo allora capii perché la casa era in ordine, perché tutto sembrava essere al posto giusto, persino gli arredi più strambi come quel quadro raffigurante una lattina di Coca Cola.
“Tu che mi dici del college? Ti manca casa?”, mi domandò, facendosi di poco più vicino.
Mi rannicchiai meglio sul divano, incrociando le gambe esattamente come facevo quando ero piccola ed avevo un problema.
“Sarei falsa se ti dicessi che non mi manca, ma sto cercando di abituarmi all’idea di dover fare tutto da sola.”, quasi sussurrai con la testa china.
Subito le braccia di mio fratello mi avvolsero in un caldo abbraccio.
“So cosa vuol dire doversi abituare ad affrontare la realtà, a vivere.”, mormorò con voce comprensiva e calma tra i miei capelli.
“Ci sono passato anche io.”, nella sua voce colsi un accenno di rammarico.
“Ma tu non sei affatto sola! Ci sono io con te!”, aggiunse per rincuorarmi.
Sapevo quanto le sue parole fossero sincere e veritiere, ma sapevo anche che la sua presenza non sarebbe bastata.
Ero io a dover cambiare, ero io a dover distruggere quella bolla di vetro nella quale avevo vissuto per tutti quegli anni.
“Non è la stessa cosa.”, bofonchiai a voce talmente bassa che dubitai mi avesse sentito.
“Ce la farai, lo so. Devi solo prenderci la mano.”, affermò deciso, prima di stringermi tra le sue braccia, quelle stesse braccia che mi davano la sensazione di trovarmi a casa.
“Ed ora basta con queste scene melodrammatiche!”, sbottò tutto d’un tratto, svicolando la presa.
“Voglio proprio vedere se sei migliorata alla play-station in tutto questo tempo!”, dichiarò alzandosi, per poi muovere qualche passo in direzione del televisore.
“Non vorrai mica sfidarmi?”, gli domandai, con una palese espressione scandalizzata dipinta sul viso.
“L’ho appena fatto, babe!”, disse, facendomi l’occhiolino. “Fammi vedere di che pasta sei fatta, Tomlinson!”, mi sfidò.

---

Angolo Autrice
Buon pomeriggio a tutti!!:D
Allora, lo so... ce ne ho messo di tempo, ma vi assicuro che non è affatto colpa mia!
Insomma, il capitolo era pronto ma ho avuto un piccolo impresvisto:
sarei dovuta tornare a casa mercoledì sera, 
ma alla fine mi non mi hanno più mandata e sono tornata solo ieri!-.-"
Comunque sia, in questo capitolo finalmente appare Louis!!:D
Il fratellone della nostra protagonista è decisamente molto protettivo nei suoi confronti,
ma tra loro c'è un rapporti stupendo.
Con lui Lizzie sembra quasi una persona normale!xD
Inoltre si è finalmente fatta chiarezza sulla reale identità dell'agente riccio:
che era Harry ormai era ben chiaro,
ma ora abbiamo anche scoperto che non è un vigilante!
E allora cosa diamine ci faceva a quell'ora negli alloggi??? Bah...xD
Ok, non mi dilungo, tanto in questi giorni  ci sentiremo molto più spesso!;)
Volevo ringraziare quelle meravigliose persone che hanno inserito la storia
tra le seguite, le ricordate e le preferite...
SIETE MERAVIGLIOSE!!!*.*
E ringrazio anche quelle anime pie che hanno lasciato una recensione,
rendendomi supermegaiperfelice!!!*.*
VI ADORO!!!!!<3
Ne approfitto per fare gli auguri a tutti voi!:D
Tra poco è Natale, quindi...
Merry Chirstmas to everybody!!!:D
Se vi va lasciate una recensione, sarebbe un fantastico regalo di Natale!!xD
Alla prossima!!!:*

                                                                           Astrea_



  
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