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Autore: Cat_    23/12/2012    4 recensioni
A Natale può accadere di tutto.
In questa storia i destini di varie persone entrano in collisione con quelli di altre.
C'è chi a Natale sarà felice, chi sarà triste.
Natale è un momento magico, e questo è il mio augurio per le mie persone magiche.
Buon Natale.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Marti,
Cri,
Frida,
Sev,
Lily,
Sara,
Alice,
Bessie,
Mari ed
Emma (ovunque tu sia finita),
Buon Natale.



Have Yourself A Merry Little Christmas



Beatrice stringe un pacchetto dorato tra le mani gelate.
La neve continua a cadere lenta, le labbra rosse sono ormai screpolate per il freddo e le persone attorno a lei  vagano perse nei loro pensieri, indaffarate a cercare il regalo azzeccato dell’ultimo minuto.
Beatrice e Penelope non si vedono da quando, ormai quasi otto anni prima, hanno litigato e hanno smesso definitivamente di parlarsi.
Nessun contatto, nessun tentativo di recuperare un rapporto ormai così labile; solamente dispetti fatti da ragazze che si credevano adulte ma che in realtà erano poco più che bambine.
Ma sono passati quasi otto anni, Beatrice e Penelope sono cresciute, ed è Natale.
A Beatrice è arrivato un sms di poche parole, ma che è bastato per un attimo a farle dimenticare tutto quello che è successo, per darle il coraggio che fino a quel momento le è mancato.
Ora è lì, come avevano deciso, ma Beatrice è sola.
Pensa che forse è stata una stupida, che quello è solo l’ennesimo scherzo di dubbio gusto di una persona che ormai non dovrebbe più contare nulla per lei, che magari farebbe meglio a tornarsene a casa.
E pensare che le ha addirittura comprato un regalo…
Penelope sbuca all’improvviso dall’angolo della strada, il naso arrossato e i capelli lunghi impregnati di neve.
Corre verso Beatrice e all’improvviso parlare non è più così importante. Il pacchetto dorato cade a terra.
Un abbraccio non vale forse più di mille discorsi?
«Mi sei mancata»
«Anche tu. Buon Natale, Penny»
«Buon Natale, Bea. Buon Natale»



§



Gianluca lo sa.
Sa bene che è una cosa sbagliata, che quel gesto cambierà tutto, che niente potrà mai essere come prima.
Lo sa e se ne frega.
Se ne frega perché è un egoista e perché in quel momento è felice. E per una volta, vuole proprio godersi quel sapore di felicità che sente sulla punta della lingua.
Anche Daria lo sa.
Sa che fare l’amore col suo migliore amico non porterà a niente.
Sa che finirà col versare tutte le lacrime che ha in corpo, perché non esiste nessun futuro possibile per loro due.
Eppure in quel momento, con la pioggia che scroscia fuori dalla finestra e il fuoco quasi spento del caminetto, essere finita a fare l’amore con Gianluca le sembra la cosa più giusta e naturale del mondo.
Distesi sul soffice tappeto viola, per una volta Daria e Gianluca non si sentono soli, non si sentono affatto sbagliati, insieme.
«Daria, abbiamo fatto una cazzata però. Lo sai?»
«Lo so e non m’importa, mi sta bene così. Buon Natale, Gi»
«Buon Natale, Da. Buon Natale»


§



Sabina fissa con insistenza il cielo rosato fuori dalla finestra.
Lo fissa cercando di svuotare la mente per almeno due, massimo tre minuti. I minuti più lunghi della sua esistenza.
È tardi, mancano una manciata di secondi allo scoccare della mezzanotte, ma Sabina non si sente come Cenerentola al suo maestoso ballo.
Perché Sabina non può, anzi non vuole, credere che la sua vita stia per cambiare del tutto, così, da un momento all’altro.
Sabina ha appena diciotto anni, un padre che si ubriaca quasi ogni giorno e una sorella di quattro anni che crede ancora alle favole e a Babbo Natale.
Una lacrima calda le cola sul viso, morendole sul dorso della mano.
Sabina guarda l’orologio. È ora.
Stringe con forza i pugni chiusi sul lavandino, chiude gli occhi e li riapre all’improvviso, di scatto.
Due linee blu, per la terza volta.
Due stupide, maledette linee blu.
Le campane scoccano la mezzanotte, le lacrime ricominciano a cadere prepotenti.
«Buon Natale un cazzo, Sabina»


§



Fabrizio pensa che il mondo sia una vera merda, dopotutto.
Altrimenti non si spiegherebbero i lividi che ha sulle braccia e il suo occhio nero.
Così come non si spiegherebbero tutti quegli individui ciechi, biechi e infidi che lo circondano; tutte quelle ragazze slavate e meschine che incontra fin troppo spesso.
Fabrizio ha finto per anni di non vedere il marcio che lo circonda, ha finto di non sentire i mormorii che lo accolgono quando passa per strada, nemmeno ce l’avesse scritto in fronte.
L’acqua calda della vasca ha formato volute di vapore che si alzano verso il soffitto in spirali concentriche.
Fabrizio le osserva, calmo, come se non avesse in mente di fare una cosa tanto tremenda, magari anche tanto stupida.
A Natale siamo tutti più buoni, ci scambiamo falsi sorrisi e inutili regali. Quello di Fabrizio, invece, sarà un regalo utile, che porterà sollievo a lui per primo e ai tanti che non hanno voluto capire.
Ma lui è contento così, perché non riesce a vedere nessuna uscita, nessuna luce alla fine del tunnel.
Di quale tunnel stiamo parlando poi?
La mano quasi trema, afferrando la lametta.
«Buon Natale, Fab»
E l’acqua si tinge di rosso.


§


Daniela, Cristina, Federica, Martina e Alessandra si conoscono da una vita, eppure quello è il primo Natale che riescono a passare insieme.
Nel tripudio di luci che è Parigi d’inverno, le ragazze si sono riunite per regalarsi il viaggio di cui tutte avevano bisogno.
Daniela vuole dimenticare.
Cristina vuole vivere.
Federica vuole sognare.
Martina vuole sorridere.
Alessandra vuole conoscere.
A Natale tutto può ricominciare, tutto può apparire sotto una luce diversa, magari migliore.
Assaporare un frammento di felicità non può che far bene ad ognuna di loro, e quella sarà la volta buona, Daniela ne è sicura.
«Vi voglio bene ragazze, buon Natale»
«Buon Natale»

  
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