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Autore: Stella Di Mezzanotte    23/12/2012    10 recensioni
Un architetto famoso, viene lasciato all'altare dalla donna che ama ed è compito della Dottoressa Swan farlo tornare a vivere... sì, perchè Edward Cullen si è chiuso a riccio e non intende far entrare nessuno all'interno del suo scudo. La Dottoressa riuscirà nel suo intento? Compito difficile, dato che il bell'architetto non intende farsi aiutare!
E il latte e il miele cosa c'entrano?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Rosalie Hale, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                      Capitolo Dodicesimo

 

 

Erano passate diverse settimane dal pomeriggio in cui avevo confessato a Edward di amarlo e per tutto quel tempo i coniugi Hale erano convinti che io e Edward fossimo marito e moglie. Avevo cercato di dire la verità ad Alice, ma il mio ragazzo me l’aveva severamente vietato. Il mio ragazzo sì, perché Edward mi aveva presentato ufficialmente ai suoi genitori. Ancora ricordo l’imbarazzo di quel giorno, avvenuto non troppo tempo prima. Aveva fatto tutto senza dirmi nulla. Mi aveva convinta che la madre stava organizzando una delle sue solite feste di beneficenza e che ci sarebbe stata molta gente, per cui non dovevo essere a disagio e invece cos’era successo? Mi ero ritrovata in un salone a dir poco splendido a Villa Cullen, con i genitori di Edward che aspettavano solo me. Nessuna festa di beneficenza. Quel maledetto mi aveva preso per mano e mi aveva presentato ufficialmente. La prima cosa che feci fu arrossire furiosamente e la seconda fu dargli uno scappellotto, sotto lo sguardo divertito dei coniugi Cullen. Dopo questo primo momento, nonostante il tremendo imbarazzo, lo avevo abbracciato e baciato davanti ai suoi genitori, che avevano applaudito in risposta al mio gesto. Avevo convinto Edward tempo addietro di parlare con suo padre e dirgli tutto ciò che non gli aveva detto per anni. Sapevo benissimo che sarebbe stato difficile convincerlo, ma alla fine ci ero riuscita e adesso il loro rapporto era migliorato. Beh, mi sentivo davvero felice. Il lavoro andava bene e vedevo Edward migliorare ogni giorno. Sapevo che alcune giornate erano molto pesanti per lui, specie quelle dove doveva interagire con i loro clienti. Aveva ritrovato quasi tutta la sua precedente sicurezza ormai e io ero orgogliosa di questo.
Una volta mi aveva chiamato nel bel mezzo di una visita con i clienti della nuova casa, che la sua azienda aveva ultimato. Si era occupato personalmente di tutto, io stessa avevo sbirciato i suoi progetti per quella villa, che sapevo sarebbe stata splendida, ma all’ultimo la forza gli era venuta meno e mi aveva telefonato.

<< Pronto? >>
<< Isabella… >>
<< Edward? Che succede? >>
<< Potresti venire qui? >>
<< Qui, dove? Stai bene? >>
Sapevo già che non era così, ma dovevo mantenermi quanto più sicura anche per lui.
<< No, stavolta ho bisogno di te. Sono qui con i clienti e… >>
<< Edward non devi avere paura di niente, non perdere la fiducia in te stesso. Comunque io adesso verrò lì da te, d’accordo? >>
<< Grazie, amore. >>

Era la prima volta che lo diceva, non so se ne rese conto o meno, ma da quella volta non lo ripetè più. Sapevo di dover portare pazienza e l’avrei fatto per lui. Per noi. Una volta arrivata sul posto mi assicurai che stesse bene, mi strinse la mano per tutto il tempo, ritrovando la sua sicurezza. Si era allentato il nodo della cravatta che io aggiustai quando i clienti se ne andarono, soddisfatti del lavoro di Edward, sapendo che aveva ritrovato la calma. Non dissi nulla però, gli prestai solo il mio amore e la mia presenza. Non gli dissi mai che avevo dovuto litigare con un paziente e lasciarne in studio altri due, per poter andare da lui. Alla fine avevo perso tutti e tre i pazienti, che avevano deciso di rivolgersi a un'altra psicanalista, ma non m’importava. Nulla aveva importanza, se non il benessere dell’uomo che amavo. Più passavano i giorni più il mio amore per lui cresceva e questo mi faceva spesso piangere per l’emozione. Non avevo mai provato nulla di simile ed ero preoccupata che qualcuno o qualcosa me lo portassero via. Tutte queste paure svanivano come neve al sole quando guardavo i suoi occhi sinceri e innamorati. Sapevo che era così.
<< Bella, tesoro, hai la testa tra le nuvole. >>
<< Scusami Tanya, cosa stavi dicendo? >>
Mi trovavo in un altro negozio per bambini. Stavolta niente vestitini per il nascituro, ma mi stava aiutando a scegliere un peluche per Lucy. Quella bambina mi stava molto simpatica, oggi era il suo compleanno e Rosalie aveva invitato sia me che Edward a casa sua per festeggiarlo. Ci sarebbero stati anche Jasper, Alice e Andy. Anche questa situazione sembrava essersi risolta. In realtà Jasper faceva ancora molta fatica ad accettare quell’assurda scelta fatta dai genitori anni addietro. Per evitare di farli soffrire per la loro separazione e passare tutta la vita a dividerseli, avevavo pensato che era meglio dare un taglio netto e non farli rivedere mai più. Io non so cosa avrei fatto al posto di Rosalie e Jasper, ma loro sembravano aver accettato questa situazione e cercavano di andare avanti. In fondo, la felicità di essersi comunque ritrovati era tale da mettere da parte il passato. Potevano anche non conoscersi mai, quindi ciò che era accaduto, grazie a Edward, era stato un miracolo.
<< Stavo dicendo: non trovi adorabile questo orsetto? Credo sia perfetto. Guarda, ha pure il fiocchetto rosa. >>
In effetti era molto carino e di grandezza media, così decidemmo di prendere quello.
<< Quando devi andare da Rosalie? >>
Guardai l’orologio e poi la mia migliore amica.
<< Meno di un ora. >>
<< Ci vai da sola? >>
<< Sì. Edward mi ha telefonato per dirmi che mi raggiungerà direttamente a casa di Rosalie. >>
<< Come vanno le cose tra voi due? >>
<< Come dovrebbero andare? Ci sentiamo raramente. >>
<< Sei ancora gelosa? >> mi chiese Tanya con aria maliziosa.
<< Ma no. >>
<< Bugiarda! >>
<< No, sul serio! >>
<< Beh, non ti credo. Comunque, ricorda che la prossima settimana avrò la conferma di aspettare una bambina e tu devi esserci! >>
Oddio, speravo proprio che avesse ragione. Se fosse stato un maschio? Sapevo che l’avrebbe amato lo stesso, su questo non ci pioveva, ma lei era davvero convinta di stare aspettando una bambina e aveva comprato tutto il corredo rosa!
<< So cosa stai pensando ed è meglio che rimani in silenzio. >
Feci il gesto di cucirmi la bocca e poi ci mettemmo in macchina. Prima l’accompagnai a casa e poi mi recai da Lucy.


***********************************************

 

 

<< Edward, sei sicuro di non poter rimandare? >>
<< Rimandare che cosa? >>
<< Qualunque cosa tu stia facendo. >>
<< Jasper, domani verranno gli operai. Devo ultimare delle ultime cose. >>
<< Posso farlo io stasera, quando torno a casa. >>
Sorrisi a mio cognato e mi alzai dalla mia poltrona.
<< Per quanto ancora ti vuoi sostituire a me? Non se ne parla. Dì a Bella che la raggiungo presto. >>
<< Come vuoi, testa dura. >>
Stava per uscire dal mio ufficio quando tornò invece sui suoi passi.
<< Edward pensa a quello che ti ho detto. >>
Lo guardai a lungo prima di rispondere.
<< Non c’è nulla di cui dovrei parlarle, Jasper. >>
<< Invece, credo di sì. Ho gli occhi e le orecchie anch’io, ricordalo. >>
<< Non è successo nulla mi pare. Neanche tu hai fiducia in me? >>
<< Sai che non è così, ma io e credo anche tu al posto di Bella, vorresti saperlo. >>
<< Se ci fosse davvero qualcosa di cui discutere credimi che lo farei, ma lei è molto insicura e io non voglio che si faccia le idee sbagliate. >>
<< Edward… ti dico solo di stare attento. Non la troverai un'altra ragazza come lei. >>
<< Infatti ho tutte le intenzioni di tenermela stretta, Jasper. Non voglio lasciarla. >>
<< Quindi sei sicuro? >>
<< Mai stato più sicuro di qualcosa in vita mia. >>
Jasper andò via dubbioso e io sospirai, quando mi ritrovai finalmente da solo. Mi girai verso la grande vetrata del mio studio, guardando distrattamente gli alti palazzi della città. Isabella Swan aveva fatto miracoli su di me e io dovevo capire delle cose da solo, come lei mi aveva detto di fare.
Il telefono cominciò a suonare e dopo una serie di squilli mi ricordai che la mia segretaria era già andata via, così risposi.
<< Pronto? >>
<< Edward? >>
Strinsi con forza la cornetta del telefono.
<< Mi sembrava di essere stato chiaro. Cosa vuoi ancora? >>
<< Parlare. >>
<< No, mi dispiace. Lo abbiamo già fatto e me ne sono pentito. >>
<< Mi hai fraintesa, io voglio solo che… >>
<< Non m’interessa cosa vuoi tu. Non più. >> la interruppi.
<< Edward ascolta, io… >>
<< Non voglio ascoltare nulla. Non chiamare più. >>
Sbattei il telefono sul tavolo e mi sedetti con rabbia sulla poltrona. Non c’era più posto per nessuno nella mia vita, tranne per Isabella, possibile che non lo capisse?
Mi concentrai sul mio lavoro, ma non facevo altro che pensare a quell’ennesima telefonata, quindi persi più tempo del dovuto. Controllai l’orologio e mi resi conto che mancava poco alla fine della festa di Lucy, quindi mi sbrigai a raggiungerla. Purtroppo ci si mise pure il traffico a venirmi d’intralcio e quando finalmente raggiunsi la casa di Rosalie, erano rimaste solo tre bambine con Lucy, poi la madre, Alice, Jasper ed Isabella. I resti della festa erano sparsi sui divani e sul tappeto. Carta da regalo strappata e briciole di ogni genere.
<< Scusate il ritardo. >>
Isabella si alzò subito al suono della mia voce e mi raggiunse con un sorriso.
<< Edward, sei qui >> disse dolcemente, accarezzandomi il viso.
<< Sì, sono qui dolcezza >>
Le stampai un bacio sulle labbra e poi salutai gli altri presenti. Presi in braccio Lucy che mi fece vedere l’orsacchiotto bianco di peluche, che Bella gli aveva regalato da parte di entrambi. Io non avrei avuto neppure il tempo per pensare a cosa regalarle.
<< E’ bellissimo >> le dissi con un sorriso.
<< Sì! >> rispose entusiasta la piccola.
La rimisi giù e lei corse dalle sue amiche che giocavano con i suoi giacattoli, sul tappeto.
Con un sospiro stanco presi il polso di Isabella, che era seduta accanto a Rosalie sul divano, e la feci alzare. Poi mi sedetti al suo posto e la portai sulle mie gambe. La strinsi a me e nascosi il viso tra i suoi capelli che profumavano di vaniglia.
<< Sei stanco, vero? >>
Mi allontanai un po’ da lei per poterla guardare in viso e sorrisi leggermente.
<< Sì, un po’. >>
<< Sembri stanca anche tu >> le dissi, lasciandole un bacio sulle piccole lentiggini sul naso.
<< Già. >> disse, scrutandomi in viso, come se volesse studiarmi.
<< Tu come stai? >> chiesi poi all’indirizzo di Rosalie, seduta accanto a noi.
<< Sto bene. Lucy ha conosciuto Jasper e anche se non sono riuscita bene a spiegargli che fosse suo zio, lei sembra adorarlo. >>
Guardai Jasper e in effetti lo vidi piegato a terra verso Lucy con un espressione beata.
Era una bella cosa da vedere. Ancora ricordavo quando ero stato nervoso all’idea di dire a Jasper e Rosalie che erano fratelli e tentato di non dire nulla per paura di essere preso per pazzo, invece avevo contribuito a riformare una famiglia.
<< Edward peccato che tu sia arrivato così tardi. >> disse mia sorella, dandomi un piccolo piattino di carta con una fetta di torta al cioccolato. Bella cercò di alzarsi, ma io la strinsi con più forza e la guardai interrogativo.
<< Come fai a mangiare? >> mi chiese, alludendo al piatto che ancora Alice mi teneva.
<< Puoi imboccarmi tu >>
Lei arrossì e io sorrisi, dandole una stretta al ginocchio. Presi il piattino e lo misi sulle sue gambe, poi con una mano presi la forchetta e cominciai a mangiare,
<< Visto? Una soluzione si trova sempre. >>
Sorrise divertita e poi portò lo sguardo su Lucy. Notavo che la guardava spesso.
<< E’ molto carina, vero? >>
<< Sì. I bambini sono bellissimi. >>
Mi fermai nell’atto di portare la forchetta alla bocca e osservai la sua espressione tenera. Mi tolsi velocemente dalla testa dei pensieri che non mi erano mai venuti prima d’ora e cercai di concentrarmi sulla torta.
<< Hai finito di lavorare? >>
A quelle parole mi tornò in mente anche qualcos’altro e Bella sembrò notarlo.
<< Hai avuto dei problemi? >>
<< No, tutto a posto. >>
<< Edward sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, vero? >>
La guardai un po’ prima di rispondere. Non so perché lo feci ma gettai una veloce occhiata a Jasper, che notai mi stava osservando. Anche lui aveva sentito la sua domanda?
<< Si, Isabella. Lo so. >> dissi tornando a guardare quegli occhi profondi.

 

 

************************************* 

 

 

<< Sei sicuro che si faccia in questo modo? >>
<< Certo, Dottoressa Swan. >>
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi continuando a mescolare il sugo.
<< Come mai conosci tutte queste ricette italiane? >>
<< Sai fare solo domande? >> mi domandò fintamente arrabbiato, mentre controllava il pollo al forno.
<< Sei antipatico oggi, Edward. >>
Lui sorrise malizioso, richiuse il forno e mi tolse il mestolo dalle mani. Spense il fuoco e mi guardò con quegli occhi di smeraldo.
<< Direi che ci siamo. >>
<< Ci siamo? >>
<< Certo che sì. >>
Per un attimo cercai di sincerarmi se stesse parlando del cibo o di me. Lo afferrai per il bavero della felpa grigia che indossava e lo strinsi a me. Lui non si fece pregare e mi sollevò sul bancone della cucina, vicino ai fornelli.
<< Non mi sembra una buona idea. >> dissi, guardando preoccupata l’estrema vicinanza con i vari tegami.
<< A me sembra un ottima idea, invece >> asserì, poggiando le sue labbra sulle mie. Mi morse il labbro inferiore facendomi gemere e lo sentii sorridere in risposta.
<< Togliti quel sorriso, Cullen. >>
Strinsi le dita tra i suoi capelli, tirandogli leggermente alcune ciocche. Si lamentò per un breve istante, per poi prendersela con le mie labbra.
<< Mi fa impazzire, Dottoressa. >>
Avrei voluto dirgli quanto lui mi faceva impazzire quando mi chiamava in quel modo. Il timer del forno ci fece sussultare e lui imprecando andò a spegnerlo. Ne approfittai per scendere dal bancone della cucina e avvicinarmi al tavolo, dove avevo lasciato il mio lavoro a metà per aiutarlo.
<< Devo finire qui >>
Gli dissi facendogli segno verso la ciotola piena di cioccolato. Avevamo deciso di cucinare qualcosa l’uno, nonostante si fosse offerto di fare tutto lui. Insomma io sapevo cucinare!
<< D’accordo, se non sbaglio eravamo arrivati all’ultimo passaggio. >>
Perché leggevo doppi sensi in tutte le sue frasi, ultimamente? Sarà perché lo desideravo ogni giorno di più? Tra una cosa e l’altra non eravamo mai riusciti a ad avere un po’ di intimità e pensavo che Edward fosse del mio stesso avviso. Quando mi aveva invitato a cena a casa sua il suo sguardo parlava chiaro. Ero sempre stata dubbiosa per natura, quindi mi domandavo continuamente se fossi abbastanza bella per lui. Sapevo che nel suo passato c’erano state molte donne e avevo visto Kate in foto, quindi ero consapevole a cosa fosse abituato.
<< Edward, pensi che io sia bella? >>
La domanda mi uscì senza volere. Guardai di sottecchi Edward, che stava uscendo la pirofila dal forno e la poneva con calma sul piano della cucina. Non sembrava neppure aver sentito la mia domanda. Meglio così, pensai. Invece lui posò gli strofinacci, che aveva usato fino a poco prima, sul tavolo e si alzò le maniche della felpa. Agganciò un dito nel passante del mio jeans e con l’altro braccio mi circondò la vita, rimanendo dietro di me. Chiusi brevemente gli occhi al contatto con il suo petto solido sulla mia schiena.
<< Isabella… >> disse, poggiando le labbra sul mio orecchio.
<< Sei una donna estremamente affascinante, sensuale, intelligente… il concetto “ bella “ non basta, mi spiego? >>
Non riuscii a dire una parola, ma inclinai il capo per appoggiarlo sulla sua spalla.
<< Le cose che mi piacciono di te sono talmente tante che non saprei da cosa cominciare. >>
Sorrisi e gli lasciai un bacio sul collo. Non avrei saputo definire il suo profumo,  un miscuglio che mi faceva girare la testa.
<< Ti trovo splendida, piccola. >> disse infine, lasciandomi un bacio sulle labbra.
Tornai con un sospiro al mio lavoro. Sapevo che era bravo e che gli piaceva la torta al cioccolato, ma io ero piuttosto esperta delle mousse e dei budini al cioccolato. Avrei fatto qualcosa del genere.
<< Sicura che non vuoi farmi vedere cosa stai facendo? >> chiese stavolta, inzuppando un dito nel mio composto e portandoselo alle labbra. Stavo per dirgli di stare lontano dalla mia creazione, quando mi bloccai alla vista del suo gesto. Mi sentii arrossire, quindi sbuffai e mi concentrai su cosa stavo facendo.
<< E’ una sorpresa, te l’ho detto. >>
Mi dette una sonora pacca sulle natiche e andò via.
<< Ehi! >> esclamai fintamente indignata e lo sentii ridere dal salone.
Con un sorriso ripresi il mio lavoro. Avevo appena infornato il mio dolce, quando mi resi conto che Edward non era ancora tornato. Lasciai una carezza a Latte, sdraiato sul divanetto in cucina e raggiunsi il salone. Come pensavo lui era ancora lì, stava guardando fuori dalla finestra con una mano in tasca e con l’altra che reggeva il telefonino.
<< Edward? >>
Lui si voltò lentamente verso di me e mi preoccupai della sua espressione.
<< E’ successo qualcosa? >> domandai, dando un occhiata al telefono.
Lui sospirò un paio di volte prima di rispondere.
<< Ho ricevuto una telefonata. Dovrei uscire per un po’ >>
Cercava di evitare il mio sguardo e questo mi fece capire che mi stava nascondendo qualcosa. Era da un po’ di tempo che lo immaginavo in realtà, ma avevo fiducia in lui e volevo dargli il suo tempo.
<< D’accordo. Se vuoi possiamo rimandare il pranzo. >>
A quel punto i suoi occhi verdi si puntarono su di me.
<< Bella non starò via molto. Voglio trovarti qui quando ritorno. >>
Quelle parole mi scaldarono il cuore nonostante uno strano presentimento stava lentamente facendosi strada in me.
<< Va bene. Ti aspetterò. >>
Continuò ad osservarmi a lungo, prima di abbracciarmi di slancio e baciarmi.
<< Bella… >>
Gli misi un dito sulle labbra per interromperlo.
<< Ho fiducia in te, Edward. >>
La sua espressione preoccupata si addolcì e mi sorrise, prima di lasciarmi una carezza sulla guancia e uscire di casa.
Una strana sensazione mi faceva stare all’erta, quindi passai molto tempo a camminare per la cucina, guadagnandomi le occhiate curiose di Latte. Il timer del forno suonò di nuovo e tirai fuori il mio tortino al cioccolato. Lo misi a raffreddare sul tavolo e infine mi sedetti. Pensai a cosa stesse facendo in quel momento e mi ripetei fino allo sfinimento che Edward aveva solo bisogno di tempo. Non sapevo però perché non riuscivo a convincermi. Quando guardai l’orologio mi resi conto che era passata più di un ora e mezza. Tra poco sarei dovuta tornare a lavoro, quindi sarei stata comunque costretta ad andarmene. Non seppi perché sentii le lacrime salirmi agli occhi. Che mi prendeva? Edward aveva avuto solo un impegno improvviso, tutto qua. Di colpo sentii riaffiorare tutti i dubbi che fino ad allora avevo cercato di seppellire sotto al sentimento dirompente che sentivo per quel ragazzo.
Presi un cucchiaino e mangiai una piccola parte del tortino che avevo preparato per lui, poi lasciai tutto sul tavolo e gli scrissi qualcosa su un pezzo di carta. Dopo presi la mia borsa e uscii dalla sua casa, con la sensazione più brutta che avessi mai provato.

 

 

 

*****************************

Eccomi! Allora, come state? Visto che si avvicina l’alta marea? Beh, come vi ho detto più volte, Rosalie era un falso allarme, più un esca. Il vero problema viene adesso. Non abbiate paura però, la storia a momenti si concluderà, prevedo più o meno tre, forse quattro capitoli compreso l’epilogo. Dove sarà andato Edward? Anche se non sembra lui ha le idee chiare e Isabella è tra queste. Aspetto i vostri commenti, per sapere che idea vi siete fatti! Abbiate fede ;)

Auguri di Buon Natale!
Stella Di Mezzanotte

  
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