Capitolo Dodicesimo
Erano
passate
diverse settimane dal pomeriggio in cui avevo confessato a Edward di
amarlo e
per tutto quel tempo i coniugi Hale erano convinti che io e Edward
fossimo
marito e moglie. Avevo cercato di dire la verità ad Alice,
ma il mio ragazzo me
l’aveva severamente vietato. Il mio ragazzo sì,
perché Edward mi aveva
presentato ufficialmente ai suoi genitori. Ancora ricordo
l’imbarazzo di quel
giorno, avvenuto non troppo tempo prima. Aveva fatto tutto senza dirmi
nulla.
Mi aveva convinta che la madre stava organizzando una delle sue solite
feste di
beneficenza e che ci sarebbe stata molta gente, per cui non dovevo
essere a
disagio e invece cos’era successo? Mi ero ritrovata in un
salone a dir poco
splendido a Villa Cullen, con i genitori di Edward che aspettavano solo
me.
Nessuna festa di beneficenza. Quel maledetto mi aveva preso per mano e
mi aveva
presentato ufficialmente. La prima cosa che feci fu arrossire
furiosamente e la
seconda fu dargli uno scappellotto, sotto lo sguardo divertito dei
coniugi
Cullen. Dopo questo primo momento, nonostante il tremendo imbarazzo, lo
avevo
abbracciato e baciato davanti ai suoi genitori, che avevano applaudito
in
risposta al mio gesto. Avevo convinto Edward tempo addietro di parlare
con suo
padre e dirgli tutto ciò che non gli aveva detto per anni.
Sapevo benissimo che
sarebbe stato difficile convincerlo, ma alla fine ci ero riuscita e
adesso il
loro rapporto era migliorato. Beh, mi sentivo davvero felice. Il lavoro
andava
bene e vedevo Edward migliorare ogni giorno. Sapevo che alcune giornate
erano
molto pesanti per lui, specie quelle dove doveva interagire con i loro
clienti.
Aveva ritrovato quasi tutta la sua precedente sicurezza ormai e io ero
orgogliosa di questo.
Una volta mi aveva chiamato nel bel mezzo di una visita con i clienti
della
nuova casa, che la sua azienda aveva ultimato. Si era occupato
personalmente di
tutto, io stessa avevo sbirciato i suoi progetti per quella villa, che
sapevo
sarebbe stata splendida, ma all’ultimo la forza gli era
venuta meno e mi aveva
telefonato.
<<
Pronto? >>
<< Isabella… >>
<< Edward? Che succede? >>
<< Potresti venire qui? >>
<< Qui, dove? Stai bene? >>
Sapevo già che non era così, ma dovevo mantenermi
quanto più sicura anche per
lui.
<< No, stavolta ho bisogno di te. Sono qui con i clienti
e… >>
<< Edward non devi avere paura di niente, non perdere la
fiducia in te
stesso. Comunque io adesso verrò lì da te,
d’accordo? >>
<< Grazie, amore. >>
Era
la prima volta
che lo diceva, non so se ne rese conto o meno, ma da quella volta non
lo ripetè
più. Sapevo di dover portare pazienza e l’avrei
fatto per lui. Per noi. Una
volta arrivata sul posto mi assicurai che stesse bene, mi strinse la
mano per
tutto il tempo, ritrovando la sua sicurezza. Si era allentato il nodo
della
cravatta che io aggiustai quando i clienti se ne andarono, soddisfatti
del
lavoro di Edward, sapendo che aveva ritrovato la calma. Non dissi nulla
però,
gli prestai solo il mio amore e la mia presenza. Non gli dissi mai che
avevo
dovuto litigare con un paziente e lasciarne in studio altri due, per
poter
andare da lui. Alla fine avevo perso tutti e tre i pazienti, che
avevano deciso
di rivolgersi a un'altra psicanalista, ma non m’importava.
Nulla aveva
importanza, se non il benessere dell’uomo che amavo.
Più passavano i giorni più
il mio amore per lui cresceva e questo mi faceva spesso piangere per
l’emozione. Non avevo mai provato nulla di simile ed ero
preoccupata che qualcuno
o qualcosa me lo portassero via. Tutte queste paure svanivano come neve
al sole
quando guardavo i suoi occhi sinceri e innamorati. Sapevo che era
così.
<< Bella, tesoro, hai la testa tra le nuvole.
>>
<< Scusami Tanya, cosa stavi dicendo? >>
Mi trovavo in un altro negozio per bambini. Stavolta niente vestitini
per il
nascituro, ma mi stava aiutando a scegliere un peluche per Lucy. Quella
bambina
mi stava molto simpatica, oggi era il suo compleanno e Rosalie aveva
invitato
sia me che Edward a casa sua per festeggiarlo. Ci sarebbero stati anche
Jasper,
Alice e Andy. Anche questa situazione sembrava essersi risolta. In
realtà
Jasper faceva ancora molta fatica ad accettare quell’assurda
scelta fatta dai
genitori anni addietro. Per evitare di farli soffrire per la loro
separazione e
passare tutta la vita a dividerseli, avevavo pensato che era meglio
dare un
taglio netto e non farli rivedere mai più. Io non so cosa
avrei fatto al posto
di Rosalie e Jasper, ma loro sembravano aver accettato questa
situazione e cercavano
di andare avanti. In fondo, la felicità di essersi comunque
ritrovati era tale
da mettere da parte il passato. Potevano anche non conoscersi mai,
quindi ciò
che era accaduto, grazie a Edward, era stato un miracolo.
<< Stavo dicendo: non trovi adorabile questo orsetto?
Credo sia perfetto.
Guarda, ha pure il fiocchetto rosa. >>
In effetti era molto carino e di grandezza media, così
decidemmo di prendere
quello.
<< Quando devi andare da Rosalie? >>
Guardai l’orologio e poi la mia migliore amica.
<< Meno di un ora. >>
<< Ci vai da sola? >>
<< Sì. Edward mi ha telefonato per dirmi che
mi raggiungerà direttamente
a casa di Rosalie. >>
<< Come vanno le cose tra voi due? >>
<< Come dovrebbero andare? Ci sentiamo raramente.
>>
<< Sei ancora gelosa? >> mi chiese Tanya
con aria maliziosa.
<< Ma no. >>
<< Bugiarda! >>
<< No, sul serio! >>
<< Beh, non ti credo. Comunque, ricorda che la prossima
settimana avrò la
conferma di aspettare una bambina e tu devi esserci! >>
Oddio, speravo proprio che avesse ragione. Se fosse stato un maschio?
Sapevo
che l’avrebbe amato lo stesso, su questo non ci pioveva, ma
lei era davvero
convinta di stare aspettando una bambina e aveva comprato tutto il
corredo
rosa!
<< So cosa stai pensando ed è meglio che
rimani in silenzio. >
Feci il gesto di cucirmi la bocca e poi ci mettemmo in macchina. Prima
l’accompagnai a casa e poi mi recai da Lucy.
***********************************************
<<
Edward,
sei sicuro di non poter rimandare? >>
<< Rimandare che cosa? >>
<< Qualunque cosa tu stia facendo. >>
<< Jasper, domani verranno gli operai. Devo ultimare
delle ultime cose.
>>
<< Posso farlo io stasera, quando torno a casa.
>>
Sorrisi a mio cognato e mi alzai dalla mia poltrona.
<< Per quanto ancora ti vuoi sostituire a me? Non se ne
parla. Dì a Bella
che la raggiungo presto. >>
<< Come vuoi, testa dura. >>
Stava per uscire dal mio ufficio quando tornò invece sui
suoi passi.
<< Edward pensa a quello che ti ho detto. >>
Lo guardai a lungo prima di rispondere.
<< Non c’è nulla di cui dovrei
parlarle, Jasper. >>
<< Invece, credo di sì. Ho gli occhi e le
orecchie anch’io, ricordalo.
>>
<< Non è successo nulla mi pare. Neanche tu
hai fiducia in me? >>
<< Sai che non è così, ma io e
credo anche tu al posto di Bella, vorresti
saperlo. >>
<< Se ci fosse davvero qualcosa di cui discutere credimi
che lo farei, ma
lei è molto insicura e io non voglio che si faccia le idee
sbagliate. >>
<< Edward… ti dico solo di stare attento. Non
la troverai un'altra
ragazza come lei. >>
<< Infatti ho tutte le intenzioni di tenermela stretta,
Jasper. Non
voglio lasciarla. >>
<< Quindi sei sicuro? >>
<< Mai stato più sicuro di qualcosa in vita
mia. >>
Jasper andò via dubbioso e io sospirai, quando mi ritrovai
finalmente da solo.
Mi girai verso la grande vetrata del mio studio, guardando
distrattamente gli
alti palazzi della città. Isabella Swan aveva fatto miracoli
su di me e io
dovevo capire delle cose da solo, come lei mi aveva detto di fare.
Il telefono cominciò a suonare e dopo una serie di squilli
mi ricordai che la
mia segretaria era già andata via, così risposi.
<< Pronto? >>
<< Edward? >>
Strinsi con forza la cornetta del telefono.
<< Mi sembrava di essere stato chiaro. Cosa vuoi ancora?
>>
<< Parlare. >>
<< No, mi dispiace. Lo abbiamo già
fatto e me ne sono pentito.
>>
<< Mi hai fraintesa, io voglio
solo
che… >>
<< Non m’interessa cosa vuoi tu. Non
più. >> la interruppi.
<< Edward ascolta,
io… >>
<< Non voglio ascoltare nulla. Non chiamare
più. >>
Sbattei il telefono sul tavolo e mi sedetti con rabbia sulla poltrona.
Non
c’era più posto per nessuno nella mia vita, tranne
per Isabella, possibile che
non lo capisse?
Mi concentrai sul mio lavoro, ma non facevo altro che pensare a
quell’ennesima
telefonata, quindi persi più tempo del dovuto. Controllai
l’orologio e mi resi
conto che mancava poco alla fine della festa di Lucy, quindi mi sbrigai
a
raggiungerla. Purtroppo ci si mise pure il traffico a venirmi
d’intralcio e
quando finalmente raggiunsi la casa di Rosalie, erano rimaste solo tre
bambine
con Lucy, poi la madre, Alice, Jasper ed Isabella. I resti della festa
erano sparsi
sui divani e sul tappeto. Carta da regalo strappata e briciole di ogni
genere.
<< Scusate il ritardo. >>
Isabella si alzò subito al suono della mia voce e mi
raggiunse con un sorriso.
<< Edward, sei qui >> disse dolcemente,
accarezzandomi il viso.
<< Sì, sono qui dolcezza >>
Le stampai un bacio sulle labbra e poi salutai gli altri presenti.
Presi in
braccio Lucy che mi fece vedere l’orsacchiotto bianco di
peluche, che Bella gli
aveva regalato da parte di entrambi. Io non avrei avuto neppure il
tempo per
pensare a cosa regalarle.
<< E’ bellissimo >> le dissi con
un sorriso.
<< Sì! >> rispose entusiasta la
piccola.
La rimisi giù e lei corse dalle sue amiche che giocavano con
i suoi giacattoli,
sul tappeto.
Con un sospiro stanco presi il polso di Isabella, che era seduta
accanto a
Rosalie sul divano, e la feci alzare. Poi mi sedetti al suo posto e la
portai
sulle mie gambe. La strinsi a me e nascosi il viso tra i suoi capelli
che
profumavano di vaniglia.
<< Sei stanco, vero? >>
Mi allontanai un po’ da lei per poterla guardare in viso e
sorrisi leggermente.
<< Sì, un po’. >>
<< Sembri stanca anche tu >> le dissi,
lasciandole un bacio sulle
piccole lentiggini sul naso.
<< Già. >> disse, scrutandomi in
viso, come se volesse studiarmi.
<< Tu come stai? >> chiesi poi
all’indirizzo di Rosalie, seduta
accanto a noi.
<< Sto bene. Lucy ha conosciuto Jasper e anche se non
sono riuscita bene
a spiegargli che fosse suo zio, lei sembra adorarlo. >>
Guardai Jasper e in effetti lo vidi piegato a terra verso Lucy con un
espressione beata.
Era una bella cosa da vedere. Ancora ricordavo quando ero stato nervoso
all’idea
di dire a Jasper e Rosalie che erano fratelli e tentato di non dire
nulla per
paura di essere preso per pazzo, invece avevo contribuito a riformare
una
famiglia.
<< Edward peccato che tu sia arrivato così
tardi. >> disse mia
sorella, dandomi un piccolo piattino di carta con una fetta di torta al
cioccolato. Bella cercò di alzarsi, ma io la strinsi con
più forza e la guardai
interrogativo.
<< Come fai a mangiare? >> mi chiese,
alludendo al piatto che
ancora Alice mi teneva.
<< Puoi imboccarmi tu >>
Lei arrossì e io sorrisi, dandole una stretta al ginocchio.
Presi il piattino e
lo misi sulle sue gambe, poi con una mano presi la forchetta e
cominciai a
mangiare,
<< Visto? Una soluzione si trova sempre. >>
Sorrise divertita e poi portò lo sguardo su Lucy. Notavo che
la guardava
spesso.
<< E’ molto carina, vero? >>
<< Sì. I bambini sono bellissimi.
>>
Mi fermai nell’atto di portare la forchetta alla bocca e
osservai la sua
espressione tenera. Mi tolsi velocemente dalla testa dei pensieri che
non mi
erano mai venuti prima d’ora e cercai di concentrarmi sulla
torta.
<< Hai finito di lavorare? >>
A quelle parole mi tornò in mente anche
qualcos’altro e Bella sembrò notarlo.
<< Hai avuto dei problemi? >>
<< No, tutto a posto. >>
<< Edward sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, vero?
>>
La guardai un po’ prima di rispondere. Non so
perché lo feci ma gettai una veloce
occhiata a Jasper, che notai mi stava osservando. Anche lui aveva
sentito la
sua domanda?
<< Si, Isabella. Lo so. >> dissi tornando a
guardare quegli occhi
profondi.
*************************************
<<
Sei sicuro
che si faccia in questo modo? >>
<< Certo, Dottoressa Swan. >>
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi continuando a mescolare il sugo.
<< Come mai conosci tutte queste ricette italiane?
>>
<< Sai fare solo domande? >> mi
domandò fintamente arrabbiato,
mentre controllava il pollo al forno.
<< Sei antipatico oggi, Edward. >>
Lui sorrise malizioso, richiuse il forno e mi tolse il mestolo dalle
mani.
Spense il fuoco e mi guardò con quegli occhi di smeraldo.
<< Direi che ci siamo. >>
<< Ci siamo? >>
<< Certo che sì. >>
Per un attimo cercai di sincerarmi se stesse parlando del cibo o di me.
Lo
afferrai per il bavero della felpa grigia che indossava e lo strinsi a
me. Lui
non si fece pregare e mi sollevò sul bancone della cucina,
vicino ai fornelli.
<< Non mi sembra una buona idea. >> dissi,
guardando preoccupata
l’estrema vicinanza con i vari tegami.
<< A me sembra un ottima idea, invece >>
asserì, poggiando le sue
labbra sulle mie. Mi morse il labbro inferiore facendomi gemere e lo
sentii
sorridere in risposta.
<< Togliti quel sorriso, Cullen. >>
Strinsi le dita tra i suoi capelli, tirandogli leggermente alcune
ciocche. Si
lamentò per un breve istante, per poi prendersela con le mie
labbra.
<< Mi fa impazzire, Dottoressa. >>
Avrei voluto dirgli quanto lui mi
faceva impazzire quando mi chiamava in quel modo. Il timer del forno ci
fece
sussultare e lui imprecando andò a spegnerlo. Ne approfittai
per scendere dal
bancone della cucina e avvicinarmi al tavolo, dove avevo lasciato il
mio lavoro
a metà per aiutarlo.
<< Devo finire qui >>
Gli dissi facendogli segno verso la ciotola piena di cioccolato.
Avevamo deciso
di cucinare qualcosa l’uno, nonostante si fosse offerto di
fare tutto lui.
Insomma io sapevo cucinare!
<< D’accordo, se non sbaglio eravamo arrivati
all’ultimo passaggio.
>>
Perché leggevo doppi sensi in tutte le sue frasi,
ultimamente? Sarà perché lo
desideravo ogni giorno di più? Tra una cosa e
l’altra non eravamo mai riusciti
a ad avere un po’ di intimità e pensavo che Edward
fosse del mio stesso avviso.
Quando mi aveva invitato a cena a casa sua il suo sguardo parlava
chiaro. Ero
sempre stata dubbiosa per natura, quindi mi domandavo continuamente se
fossi
abbastanza bella per lui. Sapevo che nel suo passato c’erano
state molte donne
e avevo visto Kate in foto, quindi ero consapevole a cosa fosse
abituato.
<< Edward, pensi che io sia bella? >>
La domanda mi uscì senza volere. Guardai di sottecchi
Edward, che stava uscendo
la pirofila dal forno e la poneva con calma sul piano della cucina. Non
sembrava neppure aver sentito la mia domanda. Meglio così,
pensai. Invece lui
posò gli strofinacci, che aveva usato fino a poco prima, sul
tavolo e si alzò
le maniche della felpa. Agganciò un dito nel passante del
mio jeans e con
l’altro braccio mi circondò la vita, rimanendo
dietro di me. Chiusi brevemente
gli occhi al contatto con il suo petto solido sulla mia schiena.
<< Isabella… >> disse, poggiando
le labbra sul mio orecchio.
<< Sei una donna estremamente affascinante, sensuale,
intelligente… il
concetto “ bella “ non basta, mi spiego?
>>
Non riuscii a dire una parola, ma inclinai il capo per appoggiarlo
sulla sua
spalla.
<< Le cose che mi piacciono di te sono talmente tante che
non saprei da
cosa cominciare. >>
Sorrisi e gli lasciai un bacio sul collo. Non avrei saputo definire il
suo
profumo, un
miscuglio che mi faceva
girare la testa.
<< Ti trovo splendida, piccola. >> disse
infine, lasciandomi un
bacio sulle labbra.
Tornai con un sospiro al mio lavoro. Sapevo che era bravo e che gli
piaceva la torta
al cioccolato, ma io ero piuttosto esperta delle mousse e dei budini al
cioccolato. Avrei fatto qualcosa del genere.
<< Sicura che non vuoi farmi vedere cosa stai facendo?
>> chiese
stavolta, inzuppando un dito nel mio composto e portandoselo alle
labbra. Stavo
per dirgli di stare lontano dalla mia creazione, quando mi bloccai alla
vista
del suo gesto. Mi sentii arrossire, quindi sbuffai e mi concentrai su
cosa
stavo facendo.
<< E’ una sorpresa, te l’ho detto.
>>
Mi dette una sonora pacca sulle natiche e andò via.
<< Ehi! >> esclamai fintamente indignata e
lo sentii ridere dal
salone.
Con un sorriso ripresi il mio lavoro. Avevo appena infornato il mio
dolce,
quando mi resi conto che Edward non era ancora tornato. Lasciai una
carezza a
Latte, sdraiato sul divanetto in cucina e raggiunsi il salone. Come
pensavo lui
era ancora lì, stava guardando fuori dalla finestra con una
mano in tasca e con
l’altra che reggeva il telefonino.
<< Edward? >>
Lui si voltò lentamente verso di me e mi preoccupai della
sua espressione.
<< E’ successo qualcosa? >>
domandai, dando un occhiata al
telefono.
Lui sospirò un paio di volte prima di rispondere.
<< Ho ricevuto una telefonata. Dovrei uscire per un
po’ >>
Cercava di evitare il mio sguardo e questo mi fece capire che mi stava
nascondendo qualcosa. Era da un po’ di tempo che lo
immaginavo in realtà, ma
avevo fiducia in lui e volevo dargli il suo tempo.
<< D’accordo. Se vuoi possiamo rimandare il
pranzo. >>
A quel punto i suoi occhi verdi si puntarono su di me.
<< Bella non starò via molto. Voglio trovarti
qui quando ritorno.
>>
Quelle parole mi scaldarono il cuore nonostante uno strano
presentimento stava
lentamente facendosi strada in me.
<< Va bene. Ti aspetterò. >>
Continuò ad osservarmi a lungo, prima di abbracciarmi di
slancio e baciarmi.
<< Bella… >>
Gli misi un dito sulle labbra per interromperlo.
<< Ho fiducia in te, Edward. >>
La sua espressione preoccupata si addolcì e mi sorrise,
prima di lasciarmi una
carezza sulla guancia e uscire di casa.
Una strana sensazione mi faceva stare all’erta, quindi passai
molto tempo a
camminare per la cucina, guadagnandomi le occhiate curiose di Latte. Il
timer
del forno suonò di nuovo e tirai fuori il mio tortino al
cioccolato. Lo misi a
raffreddare sul tavolo e infine mi sedetti. Pensai a cosa stesse
facendo in
quel momento e mi ripetei fino allo sfinimento che Edward aveva solo
bisogno di
tempo. Non sapevo però perché non riuscivo a
convincermi. Quando guardai l’orologio
mi resi conto che era passata più di un ora e mezza. Tra
poco sarei dovuta
tornare a lavoro, quindi sarei stata comunque costretta ad andarmene.
Non seppi
perché sentii le lacrime salirmi agli occhi. Che mi
prendeva? Edward aveva
avuto solo un impegno improvviso, tutto qua. Di colpo sentii
riaffiorare tutti
i dubbi che fino ad allora avevo cercato di seppellire sotto al
sentimento
dirompente che sentivo per quel ragazzo.
Presi un cucchiaino e mangiai una piccola parte del tortino che avevo
preparato
per lui, poi lasciai tutto sul tavolo e gli scrissi qualcosa su un
pezzo di
carta. Dopo presi la mia borsa e uscii dalla sua casa, con la
sensazione più
brutta che avessi mai provato.
*****************************
Eccomi!
Allora,
come state? Visto che si avvicina l’alta marea? Beh, come vi
ho detto più
volte, Rosalie era un falso allarme, più un esca. Il vero
problema viene
adesso. Non abbiate paura però, la storia a momenti si
concluderà, prevedo più
o meno tre, forse quattro capitoli compreso l’epilogo. Dove
sarà andato Edward?
Anche se non sembra lui ha le idee chiare e Isabella è tra
queste. Aspetto i
vostri commenti, per sapere che idea vi siete fatti! Abbiate fede ;)
Stella Di Mezzanotte