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Autore: Ginevra Turner    09/07/2007    2 recensioni
Ecco la mia seconda FF Draco/Hermione! Non ho postato un seguito dell'altra perchè ho preferito approfondire questa... spero che vi piaccia!!Non è proprio Lemon ma per essere sicura l'ho messo. Siamo al quinto anno del nostro Trio e Hermione capirà che il suo cuore batte per un Serpeverde che mi avrebbe immaginato!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Fissò il ragazzo, sconvolta. Non capiva il perché di quel suo gesto, e nemmeno voleva capirlo.
“Sta lontano da me!” Gli disse, indietreggiando, tremante. “Vattene!”
“Dillo a qualcun altro, Granger. Sappiamo benissimo che è ciò che vuoi.”
“Non è vero! Lasciami stare!” ribattè, confusa al massimo.
Forse aveva ragione, era ciò che voleva. Ma com’era possibile? Non era affatto possibile.
Lo guardò, atterrita dalle sue stesse emozioni, per poi andare via, correndo, verso la Sala Comune.

****
Tornò in Sala Comune con le lacrime agli occhi. Prima di attraversare il ritratto della Signora Grassa si diede una sistemata.
Non voleva che qualcuno la vedesse così. Si asciugò gli occhi con la manica della camicia e poi entrò.
All’interno Ron e Harry erano seduti su delle poltroncine, chiacchierando tranquilli.
“Hermione! Che fine avevi fatto?” le chiese Ron che l’aveva vista entrare. Sperava che non la notassero ma a quanto pare era troppo tardi.
Si voltò e si sforzò di sorridere.
“Oh, ero andata al Lago per leggere un po’, ma ero talmente immersa nella lettura che ho perso la cognizione del tempo!” rispose cercando di fuarfugliare una qualsiasi scusa plausibile.
“Ma sei sicura di stare bene? Hai gli occhi lucidi!” Osservò Harry.
“Oh si, benissimo! Sono solo un po’ stanca. Credo andrò di sopra. Ci vediamo a cena.” E senza aspettare una risposta salì le scalette che conducevano al dormitorio femminile.

****
Hermione scese a cena, perfetta come sempre. Dal suo aspetto sembrava che nulla fosse successo ma il suo sguardo diceva più di mille parole.
Era scossa, glielo si leggeva in faccia.
Entrò in Sala Grande piuttosto presto. Era ancora mezza vuota. Si sedette al tavolo dei Grifondoro.
Non c’era nessuno dei suoi amici, ma non tardarono ad arrivare. La cena fu tranquilla, nessuno si accorse del suo stato d’animo, finchè non arrivò la posta.
Hermione, convinta di non ricevere lettere fu colta di sorpresa da un gufo che planò sul suo piatto.
“Chi te lo manda?” Le chiese Harry, curioso. La Grifondoro guardò il pennuto poi prese la lettera legata alla sua zampa. L’aprì e la lesse.

Ti devo parlare. Vieni nella stanza delle necessità stasera alle 21 e 30.
Vieni.
Draco.

Quando lesse quel nome il suo cuore fece un tuffo. No. Non poteva essere. Ancora lui. Scosse la testa e accartocciò la lettera.
“Beh? Chi era?” chiese Ron.
“Nessuno. Era la Gazzetta del Profeta. Dicono che ci sono dei problemi con l’abbonamento.” Disse.
Non era brava a raccontare balle ma cercò di rendere questa il più credibile possibile.
Aveva sbiancato, leggendo il suo nome. Sembrarono crederci.
Finito di cenare andò su in camera sua. Erano quasi le nove e dieci ed era ancora indecisa se andare o no.
Aveva calcolato ogni pro e ogni contro ma ancora non sapeva che fare.
Doveva decidersi. Stette ancora un po’ seduta sul letto.
Le lancette dell’orologio si spostavano lentamente. Troppo lentamente.
Erano le nove e venticinque. Mancava poco all’appuntamento.
Era così curiosa di sentire che cosa voleva, ma era comunue spaventata e ancora sconvolta per rivederlo.
Decise di andare. In fondo era brava con gli incantesimi. Se le cose si mettevano male avrebbe comunque potuto schiantarlo.
Si guardò allo specchio e si aggiustò i capelli. Si sorprese del suo gesto ma non volle pensarci. sgattaiolò fuori dalla Sala Comune e arrivò davanti alla stanza delle necessità.
Passò tre volte davanti all’entrata. Quando si materializzò la porta ebbe bisogno di tutto il coraggio che aveva in lei per oltrepassarla. Diede un’occhiata in giro poi entrò.
All’internò non vi era molta luce. Non sapeva quanto potesse essere un buon segno. Era un salottino illuminato da poche lampade sparse qua e là.
“Sei venuta alla fine” disse il biondino, seduto nella penombra su di una poltrona. Si alzò lentamente. La Grifondoro non rispose.
“Siediti dai.” Le disse. La ragazza obbedì. Si sedette su una poltrona lì accanto.
“Hai chiesto di parlarmi. Che c’è?” chiese cercando di sbrigare la cosa nel minor tempo possibile.
“Sei diretta, Granger”
“Allora?” chiese, spazientita. Il ragazzo che non si era rimesso seduto si avvicinò a lei, lentamente.
Più lo gurdava più desiderava che la baciasse. Ma come poteva trovarsi a pensare questo?
Il biondino si avvicinò ancora ed Hermione si alzò.
“Cos’è…. Hai paura? Non mordo mica!” gli disse con il suo solito modo di fare.
La guardò poi avanzò fin quando non furono a pochi centimetri di distanza, come quel pomeriggio.
I loro sguardo s’incrociarono, facendole battere il cuore all’impazzata. Le girò intorno come un predatore con la preda, per poi avvicinarsi al suo collo.
“Voglio te e nessun’altra” le surrussò all’orecchio. La Grifondoro si voltò, seria. Malfoy le mise le mani sui fianchi.
“Inutile che fai la santarellina. Entrambi sappiamo che lo vuoi anche tu.” Continuò poi le baciò il collo.
Un brivido la percorse al suo tocco. Abbassò lo sguardo, in un mezzo sorriso.
Quel ragazzo che aveva odiato con tutte le sue forze adesso la stava seducendo con i suoi modi sensuali che nessuno poteva eguagliare.
Tante volte i genitori le avevano detto “Carpe diem”, cogli l’attimo.
L’aveva sempre fatto. Ma anche adesso doveva cogliere l’attimo? Non lo sapeva.
Era come essere al confine tra Inferno e Paradiso e non sapere cosa scegliere.

È così sottile il confine che c’è tra l’Inferno e il Paradiso.
In fondo, il canto degli angeli non è tanto diverso dal lamento dei dannati.
È il suo completo opposto… senza il quale non può esistere
.





 
  
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