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Autore: zorrorosso    23/12/2012    7 recensioni
”Un mostro! Un mostro vi dico! Il volto gli colava dalla testa come se fosse stato spellato! Come se fosse morto, tuttavia in vita, si muoveva e camminava... "- Alcuni segreti non possono essere svelati con facilità! ***mentre sto preparando questa storia per traduzione ed editing, verranno aggiunti dei capitoli "prequel"***
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aramis, Athos, Cardinale Richelieu, Duca di Buckingam, Milady
Note: Cross-over, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Uomini e Mostri...'
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Ok... questa fic e' stata cominciata d'impulso e cosi' sto andando avanti... Questo e' il secondo capitolo rivisto e completato.
Sto scrivendo un terzo capitolo, ma le idee corrono ancora libere e non sono state incanalate! Quindi suggerimenti e critiche, sono ben gradite! Anche immagini, "figure" e fatti che possano aderire a questo cross-over!
Ogni singolo troll, come al solito, sara' riccamente nutrito :)
Enjoy!

Capitolo 2
Due donne

 
Dalle stanze dove Aramis alloggiava, provenivano rumori violenti di calci e pugni, grugniti e silenzi forzati. Constance si avvicino’ cautamente alla porta e sbircio’ all’interno:
“Aramis! Avete chiesto alla Regina di volermi parlare privatamente. In cosa posso aiutarvi?”
“Entrate pure, Constance. Stavo... Stavo sistemando quest...”- la giovane balbetto’ nervosamente mentre si volto’ verso la ragazza interrompendosi, per continuare nuovamente:
“Non ho riferito tutto quello che ho scoperto alla Regina, Constance: il Duca di Buckingham e’ vivo. L’ho incontrato ieri a quel ricevimento! Bisogna assolutamente avvertire Athos!”
“Intendete gli altri moschettieri?”- preciso’ Constance entrando lentamente.
“Certo! Il Duca diceva di essere sulle tracce di un amico. Ha usato piu’ volte la contessa de Winter come strumento contro di noi! Conosceva bene cosa poteva fare di lui quella donna: dunque ci potrebbe essere la possibilita’che sia proprio Athos la persona a cui sta dando la caccia!”- Aramis si sedette sul letto disfatto e si guardo’ nuovamente attorno agguantando una spazzola.
“Il moschettiere Athos sembrava profondamente innamorato di quella donna...”- confermo’ Constance come se il suo sguardo fosse rivolto al passato, appoggiandosi alla nicchia dell’ampia finestra da cui penetrava la chiara luce del giorno.
La tensione di Aramis sembrava saettare nello spazio chiuso della camera, mentre si pettinava nervosamente i capelli, allo stesso modo con il quale si striglierebbe un cavallo. Li acconcio’ velocemente in modo da poter sistemare velocemente la corta parrucca mora che usava per mascherarli.
“Dovete correre immediatamente da D’Artagnan e riferirgli quello che vi ho appena detto! Constance, non posso rimanere qui! Mi devo rivestire e ci vorra’ del tempo...”- disse mentre ritrovava le sue vesti scure –“Voi dovete andare, ora!”
“Ma... Aramis! Avete appena promesso alla Regina che sareste rimasta!”
“Bene, mentivo! Non sono piu’ un moschettiere e non sono piu’ al servizio del Re! Non potete immaginare quante sbornie tristi, quante confessioni dolorose e quanti patetici pianti io e Porthos ci siamo dovuti subire tutti questi anni per colpa di Milady! Athos era profondamente innamorato di lei e quella se n’e’ sempre approfittata a scapito nostro! I suoi tradimenti e pugnalate alle spalle sono presto diventati innumerevoli! Non posso permettere che affligga le nostre anime, la sua di anima, anche da morta!”-continuo’ sventolando aggressivamente la spazzola e sistemandosi la camicia.
“Athos?! E’ per caso Athos la persona di cui stavate parlando?”- chiese Constance perplessa.
Aramis si volto’ incendiata in cuore ed in volto, mentre si strappava goffamente le gonne delle vesti notturne, nel tentativo di toglierle, le lascio’ andare e prese le spalle della ragazzina: “Constance, non riferite a nessuno quello che avete appena detto!”- esclamo’ severa.
Constance capi’ che quella poteva essere stata l’occasione vantaggiosa che la baronessa stava aspettando per aprire il suo cuore all’uomo che aveva amato segretamente da diverso tempo, ma che avrebbe avuto bisogno di una potente spinta da parte sua. La giovane dama non aveva sufficiente esperienza per capire i profondi meccanismi che articolano i cuori delle persone ed i loro veri sentimenti; tuttavia, al contrario della giovane baronessa abituata a parole schiette e modi diretti, era avvezza ai corteggiamenti e alle formalita’, sapeva cosa avrebbe dovuto fare:
“Credo dovreste venire con me a riferire il vostro messaggio ai moschettieri, Aramis, come avete detto e’ molto importante e non vorrei sbagliare neppure una singola parola...”- affermo’.
“Non sbaglierete, Constance: dovete affrettarvi, non ho tempo a sufficienza per ricostruire la mia maschera da uomo ed andare personalmente...”- si giustifico’ lei, forse presa dalla timidezza.
“Invece dovreste venire con me, cosi’ come siete ed approfittare di questa occasione per mostrare la vostra vera identita’ ad Athos, solo cosi’ potreste finalmente capire se il suo cuore e’ pronto per amare ancora, o per amare voi!”- ribatte’ la giovane dama. Aramis sospiro’, nuovamente combattuta tra ragione e sentimenti.
 
Era da poco mezzo giorno, ma la sua vista era gia’ sdoppiata e la sua testa pesante. Pensava fosse normale, dopotutto non avrebbe dovuto fare nulla quel giorno.
Il vino non era di qualita’ eccellente, per fortna questa volta neanche avvelenato, pensava gongolando la testa sullo schienale della sedia, le gambe rilassate e la mente finalmente vuota.
 
“Andate! compagno di ventura”- lo invito’ Porthos porgendogli l’ennesimo boccale di vino –“Siete libero ed ancora nel fiore degli anni! Sono queste le serate in cui e’ triste rincasare soli...”- Athos sorrise senza dire nulla.
D’Artagnan accorse al loro tavolo, senza sedersi ed esclamo’:
“Voi due! E’ ancora giorno e vi nascondete di gia’ al buio della taverna? Forza, uscite! Abbiamo una guerra da combattere!”- disse tirando Porthos per un braccio, mentre Athos si stiracchiava braccia e gambe.
“D’Artagnan, voi nel fiore degli anni! Non scappate cosi’ di corsa e venite a spiegare al nostro amico le gioie della vita!”- disse Porthos alzandosi dal tavolo, non del tutto sobrio.
A quelle parole il ragazzo sospiro’ e recito’:
“Guardatevi attorno! Non lasciate che il vostro cuore avvizzisca, come c’e’ sempre una guerra pronta per essere combattuta, cosi’ dev’esserci una donna pronta per essere amata!”- per poi scorgere dalla finestra Constance scendere da una carrozza.
Il giovane abbandono’ velocemente i due, che tentarono di seguirlo e sbalzo’ fuori dalla taverna per raggiungere la ragazza, che lo saluto’ con un bacio:
“Constance! Cosa vi spinge fino a qui?”- chiese il guascone perplesso,
“Oh, vedete, sono venuta in compagnia di un’ amica per vedere come procedono... I vostri allenamenti”- disse lei rivolta all’alta dama bionda con il volto mascherato che la accompagnava e alla sua vista fece un umile cenno con la testa.
“Per oggi abbiamo finito!”- esclamo’ Porthos raggiungendoli e porgendo i suoi saluti con un inchino veloce, sostenendo Athos per le spalle.
Le due dame si scambiarono nuovamente uno sguardo complice e la dama alta comincio’ goffamente a cercare qualcosa tra le pieghe della gonna.
“Ehm... Moschettieri, D’Artagnan! Abbiamo un importante messaggio da riferirvi: corre voce che l’Inghilterra sia pronta ad attaccare!”- cerco’ di spiegare Constance, guardando nuovamente la sua compagna che annui’ in silenzio.
“Molti dicono di aver gia’ visto piu’ e piu’ volte navi battenti bandiera inglese all’orizzonte di Calais...”-rispose lui, confermando quelle parole.
 
Constance prosegui’: -“Per giunta corre anche voce che il Duca di Buckingam non sia morto, potrebbe essere proprio lui a comandare quella flotta!”- incalzo’.
La misteriosa dama bionda annui’ nuovamente come se avesse avuto prova certa di cio’ che Constance stava dicendo, guardando i moschettieri sgarbatamente negli occhi senza neppure essere interpellata. Porthos noto’ quei modi, ma non ne fece troppo caso e chiese: “mi domando solo che fine abbia fatto Aramis, come al solito e’ sparito senza lasciare traccia!”- a quelle parole la misteriosa dama bionda, mise una mano sul fianco e comincio’ a prendere fiato pronta per dire qualcosa, ma Constance le schiaccio’ un piede nel tentativo di azzittirla.
“Baronessa voi non lo sapete proprio!”- la ammoni’ con un veloce bisbiglio –“Se volete, questo e’ il momento opportuno per gettare il fazzoletto...”- continuo’ sempre bisbigliando.
La donna emise un gemito e dopo qualche minuto di ulteriore ricerca, impacciata forse dalla timidezza o dall’emozione o dalla voglia di concludere quella farsa il piu’ in fretta possibile, tiro’ fuori dalle pieghe della gonna un vecchio fazzoletto ed allungo’ il braccio, senza discrezione ne velocita’, facendolo cadere di proposito ai piedi di Athos, che giro’ lo sguardo insofferente pronunciando:
“Andiamo, adesso. Se quello che state dicendo e’ la verita’, non abbiamo tempo da perdere!”.
La giovane dama bionda arrossi’ ed abbasso’ lo sguardo.
 
Porthos, D’Artagnan e Constance osservarono la scena imbarazzati, quando la dama presa dai nervi e dall’indifferenza di Athos si chino’ nuovamente a raccoglierlo con la mano sinistra ed altrettanto repentinamente con il pugno destro, agguanto’ l’uomo per il collo della giacca ed infilo’ il fazzoletto in una delle tasche dei pantaloni.
Constance, arrossendo, si congedo’ immediatamente: distolse lo sguardo da D’Artagnan con un cenno veloce di saluto e strattono’ la donna, correndo il piu’ velocemente possibile alla carrozza che le stava aspettando a pochi passi.
 
“Di certo non si puo’ dire che la vostre intenzioni siano state fraintese! Dopotutto chiarezza ed onesta’ sono virtu e non vizi, giusto?”- chiese Constance con le guance ancora arrossite dalla corsa e dall’imbarazzo.
“Io, io non so... Una parte di me vorrebbe davvero essere sua, alla condizione che le ferite nel suo cuore siano rimarginate!”- disse Aramis un po’ confusa sospirando verso il cielo stellato che si stava facendo spazio dal tramonto in quella lunga notte estiva.
“Mi domando come mai non ci aveste gia’ pensato voi!”- incalzo’ Constance alla fine di un veloce pensiero- “Voi, Aramis, siete una donna fortunata! La piu’ fortunata di tutte! Avete nelle vostre mani uno strumento che tutte le donne desidererebbero, ma voi lo trascurate e ve ne dimenticate!”
“Constance?! A cosa avrei dovuto pensare?”- rispose lei distogliendosi dai suoi pensieri.
“In passato, siete stata, seppur brevemente, un sacerdote. Avete ricevuto la dottrina della Chiesa! E con i vostri meticolosi travestimenti potete passare inosservata! Se siete curiosa di sapere che cosa affligge e quali pensieri passano nella testa del vostro amato, a voi basterebbe solo chiedere tramite il rito della confessione! Qualunque donna vorrebbe essere nei vostri panni!”
“Constance! Questo non mi e’ permesso! Ho sempre rifiutato di confessare i miei compagni! Conoscere i loro peccati avrebbe solo peggiorato questa situazione! Ogniuno ha il diritto di mantenere i propri segreti!”- sospiro’ Aramis.
“Avete ragione. Lasciate fare a noi domani, Baronessa, ed Athos sara’ finalmente vostro!”- la giovane damigella sorrise alla ragazza con fare sicuro –“E... Nel caso si presentasse l’occasione, vi chiedo comunque di non rifiutare le confessioni di D’Artagnan!”- continuo’ sorridendo maliziosamente.
 
Lo stomaco si strinse all’odore del cibo che Planchet stava preparando in cucina. Per quanto non fosse una delle sue peggiori sbornie, Athos si sveglio’ confuso e non del tutto conscio di quello che era successo la sera prima- “Vi dico che quella donna era tanto strana quanto bella! E poi cosi’ alta e forte! In giro non se ne trovano tante cosi’! Per giunta vi ha piu’ e piu’ volte dato cenni espliciti!”- suggeri’ Porthos, mentre Athos continuava a rigirare quel vecchio fazzoletto nelle mani con le iniziali RH logore e scolorite, ricamate sull’orlo.
“Se e’ un’amica di Constance, potrebbe risiedere a Corte!”- suggeri’ D’Artagnan ai due –“Bene!”-esclamo’ Athos–“Se la conoscete potete darlo direttamente a lei, quindi!”- ribatte’ l’uomo gettando il fazzoletto ai due.
“No Athos!”- esclamo’ Porthos –“E’ stata lei a consegnarlo direttamente a voi, dovreste essere voi a riconsegnarlo!”- coninuo’- “Se non siete interessati potete sempre dire di no, dopotutto era davvero una donna tanto maldestra e sgarbata, presentarla ai ricevimenti potrebbe poi non essere cosi’ gradevole!”- concluse con onesta’ il moschettiere.
“Avete ragione. Planchet!”- urlo’ a quel punto Athos verso la cucina, ma il servo non rispose ed Athos fu costretto ad abbandonare la loro abitazione per sellare il cavallo e dirigersi personalmente da quella donna.
 
Athos si presento’ a corte e chiese di parlare con una qualsiasi dama della servitu’ della Regina Anna, la quale non si fece attendere e accorse immediatamente di persona, accompagnata da Constance. Athos si inchino’ subito e disse:
“Dev’esserci stato un errore, Maesta’, ho chiesto di essere assistito da una qualsiasi dama della vostra servitu’, non da voi stessa!”
“Oh!”- sospiro’ la sovrana rivolta a Constance
“Il motivo e’ alquanto futile. Vedete, credo una delle vostre dame abbia perso questo fazzoletto”- continuo’ il moschettiere, mostrandole il pezzo di stoffa ricamato.
La Regina Anna alzo’ il ventaglio mascherando le labbra, e nuovamente rivolta a Constance sussurro’ impercettibilmente: -“E’ lui, dunque?”
“Le ho promesso di non rivelare il suo segreto”- bisbiglio’ la dama alla Regina, guardando l’uomo perplesso.
“Immaginavo!”- esclamo’ a quel punto la Regina a voce alta, sorridendo complice al moschettiere chinato al suo cospetto.
“Constance, e’ anche questa vostra amica una dama di corte?”- chiese apertamente la sovrana,
“Oh si, in un certo senso e’ qui a corte, se aspettate cercheremo il modo di farvi presentare a colloquio dalla baronessa d’Herblay”- disse Constance a voce alta e dando istruzioni ad alcuni servi.
“Non c’e’ bisogno di colloqui, sono solo venuto a riconsegnarle questo fazzoletto, potreste farlo voi per me!”- disse lui con aria evasiva, sperando di minimizzare quel dialogo cosi’ effimero ed al contempo ufficiale.
“Da quel che ricordo, la baronessa vi ha invitato ad una corsa a cavallo! Pensavamo foste venuto a corte proprio per questo!”- Temporeggio’ Constance –“Non ricordate? Ieri sera avete detto che sareste venuto a corte proprio per sfidarla in una gara d’equitazione nella tenuta reale! Non potete infrangere cosi’ una promessa ad una dama tanto motivata nel gareggiare con voi!”- continuo’ la ragazza, trovando l’approvazione della Regina.
Athos sospiro’ ed attese in ginocchio l’arrivo di questa misteriosa quanto goffa baronessa di cui ben poco si ricordava.
 
L’arrivo di questa misteriosa baronessa, fu annunciato di li’ a poco ed Athos fu accompagnato nuovamente al suo cavallo e successivamente ai cancelli di quella che veniva usata come tenuta per le gare d’equitazione: un boschetto rado con un passaggio abbastanza largo per far galoppare fianco a fianco non piu’ di due cavalli, ma anche isolato rispetto al pubblico e alla corte reale.
La servitu’ che lo aveva accompagnato, si allontano’ lasciandolo solo. Athos non si preoccupo’ della strana situazione, ma rimase vigile nel caso questo incontro cosi’ forzato fosse stato invece una trappola tesa contro di lui da qualcuno molto vicino alla nobilta’ reale.
 
“Era proprio necessario tutto questo? Perche’ non mi avete concesso di partire?”- chiese la baronessa rassegnata a Constance-
“Dovete dare al vostro cuore ed al suo la possibilita’ di provarci, almeno questa volta!”- sospiro’ la Regina osservando la giovane dama sistemare un’ultima volta l’acconciatura di Aramis.
“Maesta’?! Constance! Avevate promesso di non dirlo a nessuno!”- le ricordo’ lei,  alzandosi mentre la sovrana entrava nelle sue camere –“Sedetevi, Aramis! Constance non mi ha riferito nulla! E poi in effetti, e’ stato il moschettiere a volervi consegnare personalmente il fazzoletto...”
La giovane baronessa si sedette preoccupata, ma allo stesso tempo curiosa:
“Volete dire che ha espresamente chiesto di me?”
“Certamente!”- sorrise la sovrana alla sua damigella.
 
Qualche momento dopo arrivo’ la dama bionda, con la stessa maschera del giorno prima che le ricopriva gli occhi.
“Athos!”- lo chiamo’ da lontano, pero’ prima ancora che la giovane si potesse avvicinare , lui le consegno’ il fazzoletto lanciandolo, voltandole sgarbatamente le spalle in vista dell’uscita da quella tenuta.
“E’ vostro. E ricordate di non consegnarlo a qualcun altro con gli stessi modi con cui l’avete consegnato a me!”- disse allontanandosi.
“Hei!”- grido’ lei aggressivamente, avventandosi nuovamente sull’uomo dal suo cavallo con un unico balzo, facendolo cadere e riprendendolo in piedi per il collo della giacca, sollevato questa volta qualche centimetro da terra –“Non si tratta cosi’ una signora!”- disse mentre la piccola mascherina cadeva a terra volteggiando.
In quel momento si ricordo’ delle meticolose istruzioni di Constance e della Regina: una vera dama non si sarebbe mai comportata cosi’. Arrossi’ e lo lascio’ andare.
“Noto con sorpresa che prendete le vostre gare seriamente...”- Athos si rivolse alla ragazza sistemandosi la giacca, curioso della figura aggressiva ed al contempo delicata di lei. Alcuni uomini della servitu’ di palazzo ridacchiavano in lontananza, forse alla vista di quella scena surreale. Prova che nelle tenute di Corte, non si era mai veramente soli.
I due si scambiarono uno sguardo veloce in silenzio.
“C’e’ una ragione per la quale vorreste gareggiare con me, baronessa? Oppure e’ un combattimento di lotta libera quello a cui siete interessata?”- chiese Athos ironicamente.
La ragazza si volto’ nuovamente, anche senza quella piccola mascherina nera Athos non sarebbe riuscito a riconoscerla, eppure notava in lei qualche cosa di familiare.
“Mi dispiace, ci dev’essere stato un errore... Dopotutto ieri avevamo bevuto qualche bicchiere di troppo!”- disse la giovane dalla voce quasi spezzata.
“Voi?! Non vi fa onore bere a quell’ora del giorno. Dovreste tenere nascosti questi dettagli!”- l’uomo si schiari’ la voce e continuo’: “Avete consegnato a me il vostro fazzoletto forzatamente, baronessa. Non vedo dove possa essere l’errore, sono comunque lusingato. Devo pero’ rifiutare la cortesia avendo in mente altri interessi al di sopra di tali frivolezze”- cerco’ di spiegare il moschettiere.
“Come vi ho spiegato, Athos, ieri avevamo tutti bevuto un po’ troppo. Voi soprattutto sembravate tutt’altro che sobrio... Forse siete voi che non potete piu’ tenere questi dettagli nascosti!”-preciso’ la dama bionda.
“Se e’ quello che intendete, baronessa, non mi vedrete piu’ in quello stato a quell’ora del giorno...”- si giustifico’ l’uomo- “...Intendo forse la possibilita’ di non rivedervi affatto e togliervi cosi’ da questo imbarazzo!”- concluse irritato.
“Athos! Errori sono stati commessi. Errori che non si ripeteranno! Se sono ancora qui e non vi ho ancora preso a pugni, c’e’ una cosa riguardo a ieri che mi sento in dovere di ribadirvi: il Cardinale e’ a conoscenza di qualche cosa al di sopra di noi. Persone che credevamo scomparse, potrebbero ritornare. Tenetevi pronto!”- lo ammoni’ la ragazza. E rimontando velocemente a cavallo, si allontano’ il piu’ in fretta possibile.
 
Fu in quel momento che in lontananza, Athos scorse improvvisamente un uomo alto, con un’arma puntata contro di loro, su di un cavallo nero prendere la mira ed improvvisamente sparare.
Il proiettile lo schivo’ di pochi centimetri, la baronessa si getto’ da cavallo repentinamente, schivando il colpo, la bestia scappo’ spaventata mentre lei ritornava di nuovo sui suoi passi verso Athos che, seppur colto di sorpresa, riusci’ a calmare il suo e galoppare in direzione di quello sparo, ma l’uomo si dileguo’ presto tra le fronde.
“Baronessa! Qualcuno ha appena attentato alla vostra vita! State bene?”- si allarmo’ Athos tornando indietro.
“Si sara’ trattato sicuramente di un errore! Ci avra’ scambiato per cervi! Piuttosto voi, siete ferito?”- chiese la ragazza piu’ preoccupata per il cavallo, cercando di minimizzare l’accaduto.
“Non sono riuscito a vederlo in faccia! Conoscete quell’uomo? Sapete perche’ vi vuole morta?”- chiese il moschettiere alla giovane,
“Non proprio...”- rispose lei temporeggiando.
Avrebbe potuto il Duca allontanarsi tanto facilmente dalla dimora di Richelieu passando inosservato?-penso’ la ragazza. Oppure era davvero tutto un errore, come lei cercava di insinuare, per non sopettare il peggio?
“Non avrei mai dovuto dare retta a Constance ed appartarmi qui con voi! E’ stato gia’ un errore invitarvi qui! Imperdonabile sarebbe se questo nuocesse alla vostra vita! Cercate di non presentarvi mai piu’ a Corte, tantomeno alla residenza del Cardinale, senza essere bene armato e accompagnato da i vostri uomini piu’ fidati!”- lo ammoni’ la ragazza sospettosa.
 
“ Che cosa sapete che non potete rivelarmi, Baronessa? E’ questa per caso tutta una farsa che avete organizzato per fare in modo di parlare con me senza occhi ed orecchie indiscrete? State cercando qualcuno in grado di guardarvi le spalle? Perche’ se fosse cosi’ io ed i miei compagni potremmo aiutarvi!”- disse l’uomo tendendole la mano per farla risalire a cavallo.
La ragazza rifiuto’ in silenzio e successivamente rispose: “Avete ragione sul fatto che questa sia tutta una farsa, Athos...”
 “Siete dunque una spia segreta al servizio della Regina?!”- incalzo’ lui.
Quell’incontro cosi’ futile stava prendendo una piega critica: la baronessa temporeggio’ sospirando –“Non credo che quegli spari fossero rivolti a me...” –cerco’ di rispondere.
“Siete venuta a conoscenza di qualche informazione pericolosa e la regina vuole proteggervi? E’ questo il vero motivo per il quale avete richiesto la mia presenza? E’ il Cardinale che vi vuole morta?”- il moschettiere, ora sorpreso e incuriosito, non poteva trattenere tutte quelle domande-
“La mia posizione a Corte non mi permette di rivelare di piu’ di quanto non abbia gia’ detto... Voi fate troppe domande!”- bisbiglio’ la ragazza guardandosi attorno, questa volta scortandolo verso l’uscita e guardandosi sempre indietro. 
 
 Aramis ritenne subito che quella farsa messa in atto dalla Regina e da Constance si era rivelata troppo pericolosa.
 La ragazza decise che era giunto il momento di ritornare alla vita reale e dimenticarsi momentaneamente di quegli episodi. Le due donne le avrebbero sicuramente chiesto di com’era andata quella gara ed ogni sigola parola pronunciata dal moschettiere, se questo si fosse avvicinato e l’avesse corteggiata, oppure il contrario, se questi si fosse rivelato indifferente e disinteressato nei suoi confronti’.
 
Decise di rispondere a tutte quelle domande prima ancora che le fossero state poste:
“Conosco bene i suoi sguardi, so quale fuoco arde nei suoi occhi. E questa mattina, con me, quel fuoco era spento”-constato’ rassegnata Aramis al cospetto di Constance e della Regina, trascurando volontariamente le voci che giravano riguardo ad alcuni spari sentiti provenire dalla tenuta.
 
“Bene. Ora che avete ricambiato il favore ed io il vostro, penso sia meglio ritornare alla vita di tutti i giorni. Dopotutto avevate ragione. Forse vivere nel rimorso di non sapere la verita’ mi avrebbe afflitto molto di piu’. Vi ringrazio infinitamente per il vostro aiuto e consiglio, Maesta’”- disse Aramis inchinandosi verso la Regina, in procinto di rivestirsi e ricostruire quella maschera che la caratterizzava da anni e la trasformava ogni giorno in un uomo.
“Aramis! Aspettate!”- disse la Regina –“Dev’esserci qualche cosa di piu’ che possiamo fare per voi!”-
“No, Maesta’. Questa e’ la punizione divina per aver tradito il mio primo amore ed averlo dimenticato per qualcun altro! Preghero’ invano e sopravvivero’ al mio dolore”- dichiaro’ Aramis con aria rassegnata, cercando di desistere le donne da ulteriori tentativi.
La Regina acconsenti’ a lasciare andare la ragazza ad una condizione: “Dovete promettermi un’ultima missione segreta! Ho solo voi a Corte in grado di proteggermi dagli attacchi del Cardinale, voi avete solo me: ora conosco il vostro segreto e saro’ pronta a rivelarlo nel caso doveste rifiutarvi!”- ammoni’ la sovrana al moschettiere.
La Regina ora la teneva in pugno.
 
Quella notte stessa, una volta ultimato il pesante trucco, Aramis lascio’ il palazzo del Louvre per ritornare alla sua solita vita e solita dimora insieme ai suoi compagni.
 
La porta cigolo’ lentamente, Planchet non l’apri’, forse dormiva. Il resto di un’ultima candela accesa illuminava la stanza. Aramis entro’ quasi di soppiatto, si tolse velocemente il mantello e si sedette subito al suo posto nel tavolo da pranzo, dove un libro era aperto sulla pagina della preghiera dell’assoluzione. Lo chiuse e recito’ silenziosamente con la sua croce in mano.
“Credevo foste morto”- una voce profonda, dal buio, lo sorprese, Aramis non si volto’ e continuo’ a pregare –“Profumate”- disse Athos sedendosi al tavolo e versando del vino per se e per il compagno, per brindare alle presunte conquiste dell’amico .
“Sparite e riapparite come un gatto in amore”- concluse sorseggiando un secondo bicchiere.
Aramis stette in silenzio senza neppure rivolgergli lo sguardo, Athos verso’ un terzo bicchiere sia per lui che per l’amico.
“Aramis... Oh...” –pronuncio’ Athos tenendosi la fronte con una mano -“Non me la sento di chiedere certe cose ad un prete. Voi pero’ siete stato sacerdote!”- continuo’- “Confessatemi!”- ordino’ il moschettiere, quasi come se questa fosse stata un’ironica coincidenza.
“Non sono piu’ un sacerdote”- rispose Aramis
“Allora il sacerdote lo faro’ io!”- ridacchio’ Athos –“E non un sacerdote qualunque! Il piu’ nobile e ricco! Sua Eminenza il Cardinale! Il piu’ potente sacerdote di Francia! Confessate pure a me i vostri peccati!”- recito’ Athos continuando a bere.
“Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te...”- prego’ Aramis rivolto all’amico.
“Non e’ questo che voglio sapere! Voglio altri dettagli! Certi dettagli...”
“Forse anche voi, come i gatti o come me, avete bisogno di dileguarvi in amore per poi tornare disteso e riposato... Proprio come lo sono io!”
“Non vi trovo affatto riposato, Aramis, al contrario! Sembrate nervoso e impallidito! Qualche cosa veramente vi affligge, amico mio? E’ davvero la vostra anima soggetta alle pene d’amore? Quelle che afflissero me per tanto tempo? Quale donna tormenta il vostro cuore?”- chiese l’uomo all’amico.
“Dunque ritenete che il vostro cuore non sia piu’ afflitto dai dolori d’amore?! Continuate a bere come se lo foste...”- affermo’ Aramis sospettoso.
“Non curatevi di me e raccontatemi di questa donna che vi ha catturato! Vi ha tenuto prigioniero tra le lenzuola? E’ nobile? E’ bella?”- comincio’ nuovamente a chiedere Athos.
“Donne, Athos, sono due. E voi la dovete smettere di fare tutte queste domande!” rispose il moschettiere.
“E sia Aramis!”- disse lui alzandosi e facendo un ampio cenno con il bicchiere quasi vuoto – “Badate bene, pero’, di non fare la mia stessa fine!”- concluse sedendosi di nuovo, barcollando.
“L’importante, caro Athos, e’ che non facciate voi la mia, di fine!”- disse Aramis abbozzando un sorriso, lasciando il tavolo e ritirandosi nella sua stanza.
 
Il mattino arrivo’ in fretta quando Porthos scese dalle sua branda alla sala da pranzo. Noto’ il caminetto spento, il libro di preghiere chiuso ed Athos accasciato ancora con la testa sul tavolo. L’uomo scosse le spalle dell’amico che si sveglio’ dolorante.
“La dovete smettere. Alle dame non piacciono gli ubriaconi!”
“Parole che escono dalle vostre labbra, Porthos. Allora e’ veramente l’ora di smetterla! A quali dame vi riferite?”- chiese Athos strofinandosi gli occhi e tenendo la testa-
“Quelle che vi infilano fazzoletti in tasca, vi invitano alle gare d’equitazione e schivano colpi di pistola! Quali, se no?”- continuo’ lui cercando di riaccendere il fuoco e chiamando il servo con un forte grido.
“A proposito di dame...” -bisbiglio’ Athos facendo cenno verso la porta delle stanze di Aramis che dava direttamente sulla sala da pranzo –“E ben due!”- ammise soddisfatto.
“Due?! Adesso capisco come mai fosse sparito per giorni!”- esclamo’ Porthos.
In quel momento, Aramis, da tempo in piedi, apri’ la porta della sua stanza che accedeva direttamente sulla sala da pranzo e saluto’ il moschettiere:  “Buon giorno a voi, Porthos! Quanto tempo!”- esclamo’ abbozzando una reverenza e sistemando il paiolo sul fuoco.
“Ah, voi! Che ve ne andate a donne d’alto borgo, si direbbe dal profumo, e non sapete quello che succede qui tra noi comuni mortali!”- contesto’ il moschettiere.
“Mh? Ditemi, che succede Porthos?” –chiese Aramis strofinandosi il volto.
“Athos e un’altra donna!”- esclamo’ lui sorpreso, rivolto all’amico –“Ma non una donna qualsiasi, un’altra delle sue! Una spia al servizio della Regina Anna, che sta per essere uccisa”-
“Siete sicuro?”- chiese Aramis con vivo interesse a Porthos-
“Si fa passare come una delle dame di corte: bella, ricca, pulita...”- rispose  
“Non e’ come credete, Porthos! E poi e’ sgarbata. Molto sgarbata!”-aggiunse Athos.
“Una donna molto forte... o forse un uomo?”-si chiese Porthos.
“Haha! Un uomo... Una donna forte come un uomo... Oppure un uomo vestito da donna?”- Aramis si burlo’ del divagare dei compagni.
“Hahaha! non me lo perdonerei mai se sotto le sue gonne si nascondessero segreti piu’ grossi dei miei!”- concluse Athos, lasciando che i due lo prendessero in giro.
 
 
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