Part
III
Eccolo, il campo di
battaglia.
Altro che
grandi spazi e angoli per infrattarsi.
Oh, Merlino, aiutami tu, pensò Harry
incoerentemente.
Tutto ciò era
troppo, anche per l’eroe del mondo
magico.
Colui che a
soli undici anni aveva resistito alla tentazione di beneficiare della pietra
filosofale a scopi personali, che a dodici aveva sconfitto un mostruoso
basilisco salvandosi per un pelo, che a tredici aveva padroneggiato l’Incanto Patronus come nessuno prima
d’allora, che a quattordici aveva assistito al ritorno dell’Oscuro Signore, che
a quindici era sopravvissuto a Cho Chang, che a sedici aveva sconfitto Lord
Voldemort…bè, ora, diciassettenne e fortificato dalle esperienze passate,
rischiò di perdere il controllo di fronte allo spettacolo che gli si parò
dinanzi agli occhi.
Con un ultimo
sforzo di volontà, però, si impose di restare lucido.
Doveva stare in
guardia, ma…per la prima volta in tutta la sua giovane vita, temette di non
essere all’altezza della prova che doveva affrontare.
Ma il Destino
l’aveva chiamato all’appello.
E Harry Potter,
ancora una volta, era deciso a rispondere.
Tossì, per
riprendere il controllo di sé, mentre si guardava intorno sconcertato.
Voleva
esprimere il suo punto di vista, mettere le cose in chiaro, prima che il suo
nemico facesse la prima mossa, ma non sapeva bene da che parte
iniziare.
La figura del
fesso era tutta una sua prerogativa, diciamolo.
Come salvare
l’ultima parvenza di dignità prima del sacrificio supremo?
Ormai era ovvio
che nessun altro li avrebbe raggiunti.
Forse ci aveva
creduto solo lui.
Forse.
O forse aveva
preferito crederci per non tirarsi indietro.
E perché
mai?
Forse perché
non voleva tirarsi indietro, ma aveva bisogno di una scusante
valida.
Io non
cre-
-Merda.
L’esclamazione
soffocata di Malfoy, però, lo distrasse dal dialogo interiore con il suo Io.
E Harry si
decise infine a guardare l’altro
ragazzo.
Forza e
coraggio Harry. Se deve essere, così sia.
Se ne stava al
centro della stanza, con le braccia conserte.
Le labbra
serrate e gli occhi socchiusi lasciavano intendere un certo
disappunto.
E Harry lo
trovò, come dire, affascinante.
Come? Ma cosa
vai a pensare, Harry?
Bè, allora, di
Malfoy si poteva dire tutto, ma non
che non fosse
affascinante.
E
carismatico.
E…
…carino.
Oh
no.
L’aveva pensato
sul serio.
Stava elogiando
Malfoy.
L’aveva
definito affascinante e carino.
-Merda, merda,
merda!
Malfoy stava
ora ispezionando
-Ehm..si può
sapere che diavolo ti prende Malfuretto?
-Mi prende, Sfregiato, che qui non c’è nulla,
assolutamente NULLA che vada bene! – rispose il Serpeverde,
acido.
-Vuoi…ehm, voi
forse dire che tu non volevi
-No! Potter,
ovvio che no! Ma per chi mi hai preso??
Come,
come?
Per un secondo
Harry rimase interdetto, convinto di non aver capito bene.
Forse si era
immaginato tutto.
Forse si era
tirato mille menate per niente.
Provò anche un
moto di delusione. Lieve lieve.
Nulla di
preoccupante.
L’idea della
novità, dell’esperienza fuori dalle regole, l’aveva
eccitato.
Ma solo un
po’.
Normale.
Harry fu
immediatamente assalito da un’ondata di sollievo e, con una risatina, tentò di dissimulare l’imbarazzo.
-Ah ecco! Mi
parev-
-No, no, no!
Andiamo! Il letto? È troppo piccolo! Troppo basilare.
Harry si
bloccò, mentre Draco, girando come un forsennato per
-E le lenzuola?
Ma chi diavolo le usa di cotone, eh? Seta! Quelle sì che vanno bene! E le
candele? Andiamo, andiamo! Cosa mi stanno a significare messe lì a casaccio? E
il camino! Con scherziamo…troppo classico, troppo! Non c’è un minimo di
ispirazione qua! E cos’è quella? Panna montata. Pan-na mon-ta-ta. Più scontati
di così si muore. E solo una ciotola! Si sono dati al risparmio! Sono basito. E
questa? Questa cos’è, eh?
-Frusta –
rispose automaticamente Harry, vedendo Draco che gliela sventolava
pericolosamente sotto al naso.
-Giusto Potter,
frusta. Ma chi diamine usa la frusta, al giorno d’oggi?
Dimmelo.
-Ehm.
-Non lo
sai?
-No.
-Te lo dico io
chi la usa, Potter. Nessuno. Nessuno usa più la frusta! È oltraggiosamente
demodé.
E detto questo
la buttò in un angolo.
All’improvviso
parve quasi folgorato da un pensiero. Fissò la frusta, fissò Harry e poi di nuovo la frusta, socchiudendo
gli occhi, calcolatori.
Poi, però, alzò
le spalle e scosse la testa, volgendo finalmente la propria attenzione a
unguenti e profumi ben disposti su un tavolino alla destra del letto a
baldacchino.
Harry, che
aveva trattenuto il respiro, si rilassò e, con un gesto indifferente, spinse la
frusta sotto a un mobile con il piede.
Non si sa
mai.
Ancora non
capiva bene.
Malfoy aveva
ormai ammesso di aver pensato a un’alcova.
Ma non a quell’alcova.
Il pensiero preoccupante, in realtà, era che tutto
ciò non lo faceva
preoccupare!
Avrebbe dovuto
sentirsi minacciato e invece…
Per un attimo
Harry si dimenticò del suo ruolo da vittima sacrificale e il suo essere
mago-esperto-di-tutte-le-stranezze-di-Hogwarts-per-averle-provate-sulla-pelle
ebbe il sopravvento.
Singolare che
Anzi, più che
singolare era proprio improbabile.
Andiamo,
neanche l’elfo domestico più inesperto avrebbe propinato a Malfoy Junior delle
lenzuola di cotone e non di seta. E le candele? E la panna montata?
Idee troppo
banali, troppo da film…babbani.
Che Malfoy non
guardava.
No, Malfoy no
di certo.
…
La riflessione
stava andando troppo oltre.
Harry Potter,
non osare nemmeno pensarlo.
Però.
Poniamo che
Una per Harry e
una per Draco.
Impossibile, la
stanza è una.
Ma non era come
Malfoy aveva desiderato che fosse.
Potrebbe aver
mescolato elementi delle due idee.
I suoi pensieri
avevano interferito con quelli di Malfoy, quindi.
Chiaro.
Ma hanno
interferito nel modo sbagliato.
Malfoy aveva
pensato a un luogo dove sedurre Harry.
E Harry aveva
pensato a…
A cosa stavi
pensando quando eri qua fuori, Harry?
Candele,
camino, panna montata.
Frusta.
-Oh
Merlino.
Harry…tu VOLEVI
trovarti in questa situazione?
-Potter.
Deglutendo,
Harry si costrinse a fissare Draco Malfoy negli occhi.
-Potter- ripeté
quello, assorto.
-Che sono
io.
-Non fare lo
spiritoso, Potter.
-Non faccio lo
spiritoso – ribatté lui, indietreggiando di un passo.
A Harry erano
bastati trenta secondi per fare due più due.
E Draco non era
un idiota.
Sapeva farlo
anche lui, due più due.
Il Serpeverde
si portò un dito alle labbra, mentre si andava a sedere sul bordo del
letto.
Sul bordo molto
esterno, a dire la verità.
-Potter,
toglimi una curiosità.
-Quale?
Harry fece un
altro passo all’indietro. Un rumore metallico lo costrinse a voltarsi. Sulla
porta erano comparsi dei chiavistelli e dei lucchetti.
Serrati.
-Ma
che-
Contemporaneamente,
in mano a Malfoy era comparso un grande mazzo di chiavi.
-Stanza delle
Necessità Potter. Il mio desiderio è legge. Peccato che, una volta realizzato,
tu non possa cambiarlo, vero? Se vuoi uscire, hai bisogno di aprire quei
lucchetti e per aprirli hai bisogno di queste chiavi – le fece
tintinnare.
La mano di
Harry corse alla bacchetta.
-Provaci, se
vuoi. Ma l’Alohomora qua non
funziona. La magia della stanza è più forte di un semplice
incantesimo.
-Malfoy, dammi
quelle chiavi!
-E perché
dovrei?
Harry lo fissò.
Si sentiva in trappola. E quando si sentiva in trappola tendeva ad agire in modo
affrettato. E stupido.
-Perché mi hai
ingannato!
-In che senso,
scusa?
La finta
innocenza di Malfoy lo mandava su tutte le furie.
-In che senso?
E hai anche il coraggio di chiedermelo?! – sbottò alla fine Harry, facendo
qualche passo avanti.
Affrettato e
stupido.
-Guardati
intorno! Ti sembra il luogo dove fare una festa questo?
-Dipende da
cosa si intende per festa, Potter.
-E dove sono
gli altri invitati??
-Oh Potter,
ancora questa storia! Non ci sono altri invitati! - Draco sembrava infastidito
dall’insistenza dell’altro.
-E questo s’era
capito. Ma tu avevi-
-‘Ma tu avevi’,
‘ma tu di qua’, ‘ma tu di là’. Piantala di fare Potterucolo il piagnone – lo
scimmiottò.
-La festa è in
mio onore, Potter. Io sono il festeggiato, io scelgo gli invitati. E anche il regalo – aggiunse, lanciando a
Harry uno sguardo che lo fece arrossire come Ron.
-Dannazione,
Malfoy!
-Dannazione un
corno, Potter! Non fare il finto tonto! Sapevi cosa sarebbe successo venendo
qui! Sapevi fin dall’inizio che saremmo stati solo io e
te!
-E Hermione che
mi ha pure convinto, accidenti!
-Per una volta
-Per ammettere
che…no, no! So dove vuoi andare a parare Malfoy, ma non mi
freghi!
-Sei
incuriosito e lusingato da tutta questa faccenda, vero?
-Quale
faccenda?
-Piantala con
le domande inutili. Parlo del mio interesse nei tuoi
confronti.
-Tu sei solo
ossessiona-
-Io ti voglio
Potter. L’ho deciso una mattina, durante una noiosissima lezione di Erbologia,
se tutto ciò ti può interessare.
-No che non mi
interessa.
Draco non diede
peso a ciò che aveva detto Harry e continuò a parlare, come se non fosse stato
interrotto.
-Sì…eravamo
nella serra e ricordo che fuori pioveva. Tu non c’eri – gli disse, fulminandolo
con lo sguardo, quasi lo stesse accusando.
-Malfoy, non me
ne frega niente di questa storia – sentenziò l’altro, avvicinandosi al tavolino
e cominciando a ispezionare il contenuto della ciotola. A Harry piaceva un sacco
la panna. Anche se era scontata. E lui cominciava ad aver fame. C’erano anche
dei biscotti.
-…già, non
c’eri – continuò Draco, seguendo interessato i movimenti di Harry -…non c’eri
perché ti stavi fingendo malato.
-Io non mi
stavo fingendo malato! Stavo male!
-Certo, come
no! Allora non ti sei finto malato solo per indispettirmi,
vero?
Harry, con un
biscotto tra le mani, lanciò a Malfoy uno sguardo
incredulo.
-Ma sei scemo o
che cosa Malfoy? Non sei mica il
centro del mondo!
-Questo è tutto
da vedere…
-Io stavo male,
ti dico!!
-La tua
veemenza mi porta a pensare che tu stia mentendo Potter. Ammettilo! Tu sei stato
assente solo perché io mi potessi annoiare a morte durante quella lezione di
Erbologia nella serra!
-Stronzate! –
Harry era sempre più basito.
-Lo sai che mi
annoio se non ci sei tu durante Erbologia!! Mi hai dato buca! Il tuo era solo un
altro espediente per farmi infuriare! Patetico tentativo di attirare la mia
attenzione.
-Ma
che-!
-Bè, sei
riuscito.
-Io??
-Ho passato le
due ore più pallose della mia vita. E ho avuto modo di riflettere. E di prendere
importanti decisioni.
…
-Io ti voglio,
Potter. E tu vuoi me. Non riusciamo a stare lontani l’uno
dall’altro.
-Malfoy! Apri
quella stramaledetta porta e fammi uscire! Stai sparando un mucchio di scemate!
–esclamò Harry, tutto rosso in viso e sempre più agitato.
-Fai il
sostenuto, eh? Eppure non ho dovuto insistere più di tanto per farti venire a
questo appuntamento.
-Ma se hai
fatto l’isteri-a-a-appuntamento??
-Ed è evidente
che i tuoi pensieri hanno interferito con i miei qua fuori! Chi può avere un
gusto peggiore del tuo, Potter?
-Tu sei malato!
E adesso apri quella porta!- urlò Harry, messo all’angolo.
-Confessa!
-Io non
confesso proprio niente, Malfoy e ora fammi uscire! – Harry si avvicinò a
Malfoy, sovrastandolo, minaccioso.
-A cosa ti
serviva la frusta? Volevi legarmi al letto, fustigarmi e poi spalmarmi di panna
per farti perdonare? – buttò lì velocemente Draco, imperterrito e malizioso.
Quasi
scandaloso.
E pure rosso in
viso.
-E va bene, e
va bene – borbottò Harry, a un passo dall’isteria. Corse al tavolo, afferrò la
ciotola di panna e si voltò nuovamente verso Draco.
-Sai cosa sto
per fare, Malfoy? Ora te la do in testa questa ciotola! Ti soffoco con la panna,
poi ti frego le chiavi e me ne vado!!
Il ghigno di
Draco sparì all’istante.
-Non
oserai!
-Sì che
oso!
Erano ad armi
pari e la ciotola rimaneva in bilico sulle loro teste, mentre entrambi cercavano
di avere la meglio e di rovesciare il contenuto sulla testa
dell’altro.
Con un
movimento repentino Draco riuscì a far cadere la ciotola dalle mani di Harry e
splash! tutta la panna andò
perduta.
-Dannazione
Potter! Guarda qua!Tutte le mani appiccicose e nemmeno un po’ di panna da poter
mangiare coi biscotti!
Harry non
rispose.
Era troppo
impegnato a fissare il volto di Draco, così vicino al suo, con le labbra così
invitanti, con quell’aria così malfoyesca, mentre si leccava un
dito.
Draco se ne
accorse.
Harry intuì che
Draco se ne era accorto.
Primo perché
aveva smesso di blaterare.
Secondo perché
gli aveva tranquillamente poggiato entrambe le mani sul
sedere.
Terzo perché
aveva fatto quasi cozzare i loro volti, iniziando a
baciarlo.
Harry non aveva
mai baciato un ragazzo.
E aveva baciato
poche ragazze, a dirla tutta.
Ma
improvvisamente si accorse di una cosa: sembrava non avesse mai fatto altro
nella vita che baciare Draco.
E spingerlo sul
letto.
E infilargli le
mani sporche di panna sotto alla maglia.
E pronunciare
il suo nome.
E tenerlo così
vicino.
Si sentiva
posseduto da una strana euforia quella sera.
Ma sì, chi se
ne frega del domani?
Per una volta
tanto, Harry lasciò perdere ciò che la ragione gli suggeriva, i consigli – o i
giudizi - degli amici, e si concesse di seguire solamente il proprio
istinto.
Qualche ora
dopo, di fronte all’arazzo di Barnaba il Babbeo comparve una porta, da cui
sbucarono, in modo circospetto, due loschi figuri.
Uno
incappucciato, l’altro con in mano un mantello
particolare.
-Ma come ti sei
conciato?- ridacchiò Harry.
-Non tutti
hanno un mantello dell’invisibilità, Potter – ribatté acido
Draco.
Rimasero a
fissarsi per qualche istante, forse ripercorrendo gli eventi della serata o,
chissà, magari degli ultimi sette anni.
Fu Draco a
spezzare il silenzio.
Prima di
voltarsi e andarsene, infatti, sentenziò:
-Domani, stesso
posto, stessa ora.
-Stessa festa?
- buttò lì Harry, in modo malizioso.
-Chissà – gli
rispose laconico l’altro, continuando a camminare.
-Comunque sei
un bugiardo, Malfoy!
-Sarà…ma
intanto non sono io quello che dovrà spiegare perché ha due belle impronte
bianche sul sedere!
Harry imprecò
silenziosamente, cercando di pulirsi.
Poi, dopo
essersi infilato sotto al mantello, si diresse nella direzione opposta a quella
presa da Malfoy.
-Cretino…-
borbottò.
-Ti ho
sentito!- gli rispose una voce in lontananza.
Harry ghignò
divertito e iniziò a correre verso il suo dormitorio, invisibile nella penombra
dei corridoi di Hogwarts.
Il resto è
storia.
**The
end**
Eccoci qua!
È finito!
Il capitolo è
finito!
E anche la
fanfiction!
Olè!
Incredibile.
È risultato più
lungo del previsto questo finale…
Mi scuso se
certe spiegazioni sull’uso della Stanza delle Necessità dovessero risultare un
po’ forzate…diciamo che
Spero che la
mia fatica sia valsa a qualcosa e che il risultato sia di vostro
gradimento!
Ringrazio
inoltre tutti coloro che sono arrivati a leggere fino qui!
Un
ringraziamento speciale a coloro che hanno lasciato un segno: the fly, lasagne80 e Carmi – fu Carmilla – che ha letto
anche questa parte in anteprima, consigliandomi quel
‘demodé’.
‘Besos’ once
again.
Tess