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Autore: LadyBlake    10/07/2007    5 recensioni
E' giovedì sera e Harry, dopo l'invito di Draco Malfoy, si prepara a partecipare a una fantomatica 'festa'. Divisa in tre sole parti, già belle semipronte sul mio pc, arriva questa piccola fanfiction, che spiega ciò che non ho scritto in 'Scacco matto'.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Part III

 

Eccolo, il campo di battaglia.

Altro che grandi spazi e angoli per infrattarsi.

Oh,  Merlino,  aiutami tu, pensò Harry incoerentemente.

Tutto ciò era troppo, anche per l’eroe del mondo magico.

Colui che a soli undici anni aveva resistito alla tentazione di beneficiare della pietra filosofale a scopi personali, che a dodici aveva sconfitto un mostruoso basilisco salvandosi per un pelo, che a tredici aveva padroneggiato l’Incanto Patronus come nessuno prima d’allora, che a quattordici aveva assistito al ritorno dell’Oscuro Signore, che a quindici era sopravvissuto a Cho Chang, che a sedici aveva sconfitto Lord Voldemort…bè, ora, diciassettenne e fortificato dalle esperienze passate, rischiò di perdere il controllo di fronte allo spettacolo che gli si parò dinanzi agli occhi.

Con un ultimo sforzo di volontà, però, si impose di restare lucido.

Doveva stare in guardia, ma…per la prima volta in tutta la sua giovane vita, temette di non essere all’altezza della prova che doveva affrontare.

Ma il Destino l’aveva chiamato all’appello.

E Harry Potter, ancora una volta, era deciso a rispondere.

 

Tossì, per riprendere il controllo di sé, mentre si guardava intorno sconcertato.

Voleva esprimere il suo punto di vista, mettere le cose in chiaro, prima che il suo nemico facesse la prima mossa, ma non sapeva bene da che parte iniziare.

La figura del fesso era tutta una sua prerogativa, diciamolo.

Come salvare l’ultima parvenza di dignità prima del sacrificio supremo?

Ormai era ovvio che nessun altro li avrebbe raggiunti.

Forse ci aveva creduto solo lui.

Forse.

O forse aveva preferito crederci per non tirarsi indietro.

E perché mai?

Forse perché non voleva tirarsi indietro, ma aveva bisogno di una scusante valida.

Io non cre-

 

-Merda.

L’esclamazione soffocata di Malfoy, però, lo distrasse dal dialogo interiore con il suo Io.

 

E Harry si decise infine a guardare l’altro ragazzo.

Forza e coraggio Harry. Se deve essere, così sia.

Se ne stava al centro della stanza, con le braccia conserte.

Le labbra serrate e gli occhi socchiusi lasciavano intendere un certo disappunto.

E Harry lo trovò, come dire, affascinante.

Come? Ma cosa vai a pensare, Harry?

 

Bè, allora, di Malfoy si poteva dire tutto, ma non che non fosse affascinante.

E carismatico.

E…

…carino.

Oh no.

L’aveva pensato sul serio.

Stava elogiando Malfoy.

L’aveva definito affascinante e carino.

 

-Merda, merda, merda!

Malfoy stava ora ispezionando la Stanza da cima a fondo.

-Ehm..si può sapere che diavolo ti prende Malfuretto?

-Mi prende, Sfregiato, che qui non c’è nulla, assolutamente NULLA che vada bene! – rispose il Serpeverde, acido.

-Vuoi…ehm, voi forse dire che tu non volevi la Stanza trasformata in questa maniera? – pigolò Harry, schifato dal suo stesso imbarazzo, che lo faceva assomigliare a una scolaretta dei primi anni.

-No! Potter, ovvio che no! Ma per chi mi hai preso??

Come, come?

Per un secondo Harry rimase interdetto, convinto di non aver capito bene.

Forse si era immaginato tutto.

Forse si era tirato mille menate per niente.

Provò anche un moto di delusione. Lieve lieve.

Nulla di preoccupante.

L’idea della novità, dell’esperienza fuori dalle regole, l’aveva eccitato.

Ma solo un po’.

Normale.

 

Harry fu immediatamente assalito da un’ondata di sollievo e, con una risatina, tentò di dissimulare l’imbarazzo.

-Ah ecco! Mi parev-

-No, no, no! Andiamo! Il letto? È troppo piccolo! Troppo basilare.

Harry si bloccò, mentre Draco, girando come un forsennato per la Stanza, continuava a straparlare, toccacciando ogni cosa con aria schifata.

-E le lenzuola? Ma chi diavolo le usa di cotone, eh? Seta! Quelle sì che vanno bene! E le candele? Andiamo, andiamo! Cosa mi stanno a significare messe lì a casaccio? E il camino! Con scherziamo…troppo classico, troppo! Non c’è un minimo di ispirazione qua! E cos’è quella? Panna montata. Pan-na mon-ta-ta. Più scontati di così si muore. E solo una ciotola! Si sono dati al risparmio! Sono basito. E questa? Questa cos’è, eh?

-Frusta – rispose automaticamente Harry, vedendo Draco che gliela sventolava pericolosamente sotto al naso.

-Giusto Potter, frusta. Ma chi diamine usa la frusta, al giorno d’oggi? Dimmelo.

-Ehm.

-Non lo sai?

-No.

-Te lo dico io chi la usa, Potter. Nessuno. Nessuno usa più la frusta! È oltraggiosamente demodé.

E detto questo la buttò in un angolo.

All’improvviso parve quasi folgorato da un pensiero. Fissò la frusta, fissò Harry  e poi di nuovo la frusta, socchiudendo gli occhi, calcolatori.

Poi, però, alzò le spalle e scosse la testa, volgendo finalmente la propria attenzione a unguenti e profumi ben disposti su un tavolino alla destra del letto a baldacchino.

Harry, che aveva trattenuto il respiro, si rilassò e, con un gesto indifferente, spinse la frusta sotto a un mobile con il piede.

Non si sa mai.

Ancora non capiva bene.

Malfoy aveva ormai ammesso di aver pensato a un’alcova.

Ma non a quell’alcova.

Il pensiero preoccupante, in realtà, era che tutto ciò non lo faceva preoccupare!

Avrebbe dovuto sentirsi minacciato e invece…

Per un attimo Harry si dimenticò del suo ruolo da vittima sacrificale e il suo essere mago-esperto-di-tutte-le-stranezze-di-Hogwarts-per-averle-provate-sulla-pelle ebbe il sopravvento.

Singolare che la Stanza avesse sbagliato.

Anzi, più che singolare era proprio improbabile.

La Stanza delle Necessità doveva il suo nome proprio alla sua funzione.

Andiamo, neanche l’elfo domestico più inesperto avrebbe propinato a Malfoy Junior delle lenzuola di cotone e non di seta. E le candele? E la panna montata?

Idee troppo banali, troppo da film…babbani.

Che Malfoy non guardava.

No, Malfoy no di certo.

La riflessione stava andando troppo oltre.

Harry Potter, non osare nemmeno pensarlo.

Però.

Poniamo che la Stanza possa rispondere alle necessità di chiunque abbia bisogno di entrarvi.

La Stanza avrebbe dovuto assumere due fisionomie totalmente differenti.

Una per Harry e una per Draco.

Impossibile, la stanza è una.

Ma non era come Malfoy aveva desiderato che fosse.

Potrebbe aver mescolato elementi delle due idee.

I suoi pensieri avevano interferito con quelli di Malfoy, quindi.

Chiaro.

Ma hanno interferito nel modo sbagliato.

Malfoy aveva pensato a un luogo dove sedurre Harry.

E Harry aveva pensato a…

A cosa stavi pensando quando eri qua fuori, Harry?

Candele, camino, panna montata.

Frusta.

-Oh Merlino.

Harry…tu VOLEVI trovarti in questa situazione?

-Potter.

Deglutendo, Harry si costrinse a fissare Draco Malfoy negli occhi.

-Potter- ripeté quello, assorto.

-Che sono io.

-Non fare lo spiritoso, Potter.

-Non faccio lo spiritoso – ribatté lui, indietreggiando di un passo.

A Harry erano bastati trenta secondi per fare due più due.

E Draco non era un idiota.

Sapeva farlo anche lui, due più due.

Il Serpeverde si portò un dito alle labbra, mentre si andava a sedere sul bordo del letto.

Sul bordo molto esterno, a dire la verità.

-Potter, toglimi una curiosità.

-Quale?

Harry fece un altro passo all’indietro. Un rumore metallico lo costrinse a voltarsi. Sulla porta erano comparsi dei chiavistelli e dei lucchetti.

Serrati.

-Ma che-

Contemporaneamente, in mano a Malfoy era comparso un grande mazzo di chiavi.

-Stanza delle Necessità Potter. Il mio desiderio è legge. Peccato che, una volta realizzato, tu non possa cambiarlo, vero? Se vuoi uscire, hai bisogno di aprire quei lucchetti e per aprirli hai bisogno di queste chiavi – le fece tintinnare.

La mano di Harry corse alla bacchetta.

-Provaci, se vuoi. Ma l’Alohomora qua non funziona. La magia della stanza è più forte di un semplice incantesimo.

-Malfoy, dammi quelle chiavi!

-E perché dovrei?

Harry lo fissò. Si sentiva in trappola. E quando si sentiva in trappola tendeva ad agire in modo affrettato. E stupido.

-Perché mi hai ingannato!

-In che senso, scusa?

La finta innocenza di Malfoy lo mandava su tutte le furie.

-In che senso? E hai anche il coraggio di chiedermelo?! – sbottò alla fine Harry, facendo qualche passo avanti.

Affrettato e stupido.

-Guardati intorno! Ti sembra il luogo dove fare una festa questo?

-Dipende da cosa si intende per festa, Potter.

-E dove sono gli altri invitati??

-Oh Potter, ancora questa storia! Non ci sono altri invitati! - Draco sembrava infastidito dall’insistenza dell’altro.

-E questo s’era capito. Ma tu avevi-

-‘Ma tu avevi’, ‘ma tu di qua’, ‘ma tu di là’. Piantala di fare Potterucolo il piagnone – lo scimmiottò.

-La festa è in mio onore, Potter. Io sono il festeggiato, io scelgo gli invitati. E anche  il regalo – aggiunse, lanciando a Harry uno sguardo che lo fece arrossire come Ron.

-Dannazione, Malfoy!

-Dannazione un corno, Potter! Non fare il finto tonto! Sapevi cosa sarebbe successo venendo qui! Sapevi fin dall’inizio che saremmo stati solo io e te!

-E Hermione che mi ha pure convinto, accidenti!

-Per una volta la Granger ha capito quale fosse la cosa giusta da fare, Potter. Si vede lontano un miglio che sei un insoddisfatto sotto ogni punto di vista. Ma sei troppo orgoglioso per ammetterlo!

-Per ammettere che…no, no! So dove vuoi andare a parare Malfoy, ma non mi freghi!

-Sei incuriosito e lusingato da tutta questa faccenda, vero?

-Quale faccenda?

-Piantala con le domande inutili. Parlo del mio interesse nei tuoi confronti.

-Tu sei solo ossessiona-

-Io ti voglio Potter. L’ho deciso una mattina, durante una noiosissima lezione di Erbologia, se tutto ciò ti può interessare.

-No che non mi interessa.

Draco non diede peso a ciò che aveva detto Harry e continuò a parlare, come se non fosse stato interrotto.

-Sì…eravamo nella serra e ricordo che fuori pioveva. Tu non c’eri – gli disse, fulminandolo con lo sguardo, quasi lo stesse accusando.

-Malfoy, non me ne frega niente di questa storia – sentenziò l’altro, avvicinandosi al tavolino e cominciando a ispezionare il contenuto della ciotola. A Harry piaceva un sacco la panna. Anche se era scontata. E lui cominciava ad aver fame. C’erano anche dei biscotti.

-…già, non c’eri – continuò Draco, seguendo interessato i movimenti di Harry -…non c’eri perché ti stavi fingendo malato.

-Io non mi stavo fingendo malato! Stavo male!

-Certo, come no! Allora non ti sei finto malato solo per indispettirmi, vero?

Harry, con un biscotto tra le mani, lanciò a Malfoy uno sguardo incredulo.

-Ma sei scemo o che cosa Malfoy?  Non sei mica il centro del mondo!

-Questo è tutto da vedere…

-Io stavo male, ti dico!!

-La tua veemenza mi porta a pensare che tu stia mentendo Potter. Ammettilo! Tu sei stato assente solo perché io mi potessi annoiare a morte durante quella lezione di Erbologia nella serra!

-Stronzate! – Harry era sempre più basito.

-Lo sai che mi annoio se non ci sei tu durante Erbologia!! Mi hai dato buca! Il tuo era solo un altro espediente per farmi infuriare! Patetico tentativo di attirare la mia attenzione.

-Ma che-!

-Bè, sei riuscito.

-Io??

-Ho passato le due ore più pallose della mia vita. E ho avuto modo di riflettere. E di prendere importanti decisioni.

-Io ti voglio, Potter. E tu vuoi me. Non riusciamo a stare lontani l’uno dall’altro.

-Malfoy! Apri quella stramaledetta porta e fammi uscire! Stai sparando un mucchio di scemate! –esclamò Harry, tutto rosso in viso e sempre più agitato.

-Fai il sostenuto, eh? Eppure non ho dovuto insistere più di tanto per farti venire a questo appuntamento.

-Ma se hai fatto l’isteri-a-a-appuntamento??

-Ed è evidente che i tuoi pensieri hanno interferito con i miei qua fuori! Chi può avere un gusto peggiore del tuo, Potter?

-Tu sei malato! E adesso apri quella porta!- urlò Harry, messo all’angolo.

-Confessa!

-Io non confesso proprio niente, Malfoy e ora fammi uscire! – Harry si avvicinò a Malfoy, sovrastandolo, minaccioso.

-A cosa ti serviva la frusta? Volevi legarmi al letto, fustigarmi e poi spalmarmi di panna per farti perdonare? – buttò lì velocemente Draco, imperterrito e malizioso.

Quasi scandaloso.

E pure rosso in viso.

-E va bene, e va bene – borbottò Harry, a un passo dall’isteria. Corse al tavolo, afferrò la ciotola di panna e si voltò nuovamente verso Draco.

-Sai cosa sto per fare, Malfoy? Ora te la do in testa questa ciotola! Ti soffoco con la panna, poi ti frego le chiavi e me ne vado!!

Il ghigno di Draco sparì all’istante.

-Non oserai!

-Sì che oso!

Erano ad armi pari e la ciotola rimaneva in bilico sulle loro teste, mentre entrambi cercavano di avere la meglio e di rovesciare il contenuto sulla testa dell’altro.

Con un movimento repentino Draco riuscì a far cadere la ciotola dalle mani di Harry e splash! tutta la panna andò perduta.

-Dannazione Potter! Guarda qua!Tutte le mani appiccicose e nemmeno un po’ di panna da poter mangiare coi biscotti!

Harry non rispose.

Era troppo impegnato a fissare il volto di Draco, così vicino al suo, con le labbra così invitanti, con quell’aria così malfoyesca, mentre si leccava un dito.

Draco se ne accorse.

Harry intuì che Draco se ne era accorto.

Primo perché aveva smesso di blaterare.

Secondo perché gli aveva tranquillamente poggiato entrambe le mani sul sedere.

Terzo perché aveva fatto quasi cozzare i loro volti, iniziando a baciarlo.

Harry non aveva mai baciato un ragazzo.

E aveva baciato poche ragazze, a dirla tutta.

Ma improvvisamente si accorse di una cosa: sembrava non avesse mai fatto altro nella vita che baciare Draco.

E spingerlo sul letto.

E infilargli le mani sporche di panna sotto alla maglia.

E pronunciare il suo nome.

E tenerlo così vicino.

Si sentiva posseduto da una strana euforia quella sera.

Ma sì, chi se ne frega del domani?

Per una volta tanto, Harry lasciò perdere ciò che la ragione gli suggeriva, i consigli – o i giudizi - degli amici, e si concesse di seguire solamente il proprio istinto.

 

Qualche ora dopo, di fronte all’arazzo di Barnaba il Babbeo comparve una porta, da cui sbucarono, in modo circospetto, due loschi figuri.

Uno incappucciato, l’altro con in mano un mantello particolare.

-Ma come ti sei conciato?- ridacchiò Harry.

-Non tutti hanno un mantello dell’invisibilità, Potter – ribatté acido Draco.

Rimasero a fissarsi per qualche istante, forse ripercorrendo gli eventi della serata o, chissà, magari degli ultimi sette anni.

Fu Draco a spezzare il silenzio.

Prima di voltarsi e andarsene, infatti, sentenziò:

-Domani, stesso posto, stessa ora.

-Stessa festa? - buttò lì Harry, in modo malizioso.

-Chissà – gli rispose laconico l’altro, continuando a camminare.

-Comunque sei un bugiardo, Malfoy!

-Sarà…ma intanto non sono io quello che dovrà spiegare perché ha due belle impronte bianche sul sedere!

Harry imprecò silenziosamente, cercando di pulirsi.

Poi, dopo essersi infilato sotto al mantello, si diresse nella direzione opposta a quella presa da Malfoy.

-Cretino…- borbottò.

-Ti ho sentito!- gli rispose una voce in lontananza.

Harry ghignò divertito e iniziò a correre verso il suo dormitorio, invisibile nella penombra dei corridoi di Hogwarts.

Il resto è storia.

 

**The end**

 

Eccoci qua!

È finito!

Il capitolo è finito!

E anche la fanfiction!

Olè!

Incredibile.

È risultato più lungo del previsto questo finale…

Mi scuso se certe spiegazioni sull’uso della Stanza delle Necessità dovessero risultare un po’ forzate…diciamo che la Stanza, per una volta, è venuta incontro alle mie, di necessità!^__-

Spero che la mia fatica sia valsa a qualcosa e che il risultato sia di vostro gradimento!

Ringrazio inoltre tutti coloro che sono arrivati a leggere fino qui!

Un ringraziamento speciale a coloro che hanno lasciato un segno: the fly, lasagne80 e Carmi – fu Carmilla – che ha letto anche questa parte in anteprima, consigliandomi quel ‘demodé’.

 

‘Besos’ once again.

Tess

 

 

 

   
 
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