Buona vigilia, gente!!! *-*
Buona vigilia! *^*
*lanciano addosso ai lettori porporina e ghirlande natalizie*
Come avevamo promesso ecco il nostro regalo di Natale,
già, speriamo sia di vostro gradimento!
Sono più di due mesi che siamo sparite, ma...
due mesi? Ma che dici Prongs? °-°
Sì, Pad, sono due mesi
*mostra il calendario a Padfoot*
Porca Morgana, è vero! >_<
Comunque ora siamo qui! :D
E abbiamo questa fantastica storia tutta per voi:
A BOTTER CAROL!
Come potete immaginare dal titolo è la nostra versione di canto di Natale,
vogliamo dire, ci hanno messo le mani tutti: Topolino, i Muppets...
non poteva mancare il canto di Natale di Harry Botter xD
Prendetelo come una sorta di recita dove gli attori sono i personaggi della parodia ;)
Già, li abbiamo obbligati a mettere su questo spettacolo solo per voi, eh!
Ci sentiamo alla fine della storia,
sì, perchè vi parleremo anche lì, non pensate di cavarvela solamente con queste note di inizio capitolo! :P
A dopoooooooo!!!
N |
atale
era alle porte. Ladron Alley era carica di decorazioni e lucine che
incorniciavano
le vie di negozi. La gente si apprestava gioiosamente a fare i regali
dell’ultimo
minuto, mentre ai lati delle strade cori di elfi domestici disoccupati
cantavano le carole. Solo un uomo era estraneo a tutto questo gioire:
si
aggirava per le strade con il suo immancabile mantello nero, il
cappello che
sgusciava via dalla sua testa unticcia e il suo naso sproporzionato che
gli
dava l’aspetto di un condor. Il signor Bidon, meno festoso
che mai, si recava
nel suo tetro antro, scrutando e maledicendo la gente che, passandogli
vicino,
gli augurava “Buone feste”.
Sbatté
violentemente la porta del suo ufficio, facendo crollare la neve che si
era
accumulata sui tetti delle case, sommergendo così tutta
Ladron Alley e la gente
che affollava le sue strade. Ci vollero ore prima che si riuscissero a
spantanare dalla neve e fare ritorno alle proprie case o agli acquisti.
Ma
il malvagio Bidon era indifferente a tutto ciò e, non
curante delle disgrazie
altrui, riaprì la porta per ammirare il suo lavoro.
Soddisfatto, alla vista di
gente che annaspava tra neve e pacchi regalo, richiuse la porta con un
ghigno e
tornò trionfante alla sua occupazione.
«
WHISKYS!!! »
urlò il signor Bidon
facendo crollare un altro po’ di neve e qualche stalattite «COSA
DIAMINE STAI FACENDO
ALLA MIA RISERVA DI VINI?! »
Il
Signor Whiskys, capelli rossi scompigliati, guanti a mezzo dito e un
cappotto
tutto rattoppato, emerse dalla dispensa barcollante.
«
Dovevo
scaldarmi, signore …»
si giustificò implorante «
voi non mi permettete nemmeno di accendere la stufa …»
«
QUESTO
E SOLO PERCHÉ SEI ALTAMENTE INFIAMMAABILE!!!
C’È PIÙ ALCOOL IN TE CHE IN UNA
BOTTIGLIA DI VODKA!».
Però
il signor Whiskys non aveva tutti i torti, in effetti lì
dentro si gelava: il
respiro si condensava in nuvolette di fumo e tutto era coperto da un
leggero
strato di ghiaccio, tanto che il signor Whiskys si era messo dei
pattini per
spostarsi agevolmente per la stanza.
Comunque,
Bidon guardava furioso la sua dispensa dimezzata. Per anni aveva
conservato
gelosamente quei liquori aspettando che si invecchiassero abbastanza
per poi
rivenderli a caro prezzo, ma non aveva fatto i conti con il suo
sciagurato
assistente.
« Per
questo tuo oltraggio detrarrò dalla
tua paga un anno di stipendio! E sono stato anche clemente » affermò senza
scrupoli
«
Ma
signore, domani è Natale e a casa si aspettano dei regali e
… un tacchino…»
«
Puoi
cucinare uno dei tuoi figli, visto che ne hai tanti! »
dichiarò spietato. Il signor
Whiskys parve quasi pensarci, sembrava stesse meditando su quale dei
suoi figli
potesse essere il più grassotto, ma il signor Bidon lo
distolse dai suoi
pensieri
«
Oltre
a scolarti e a fare razzia della mia preziosissima scorta di liquori,
è
arrivato qualche cliente? »
«
No,
signore, ma è arrivato questo! »
disse il signor Whiskys pattinando fino
Bidon e porgendogli una lettera. Bidon l’aprì e la
lesse.
«
Ah!
È la commemorazione della morte di quel babbione del mio
defunto socio.
Sembrava proprio un idiota, ma quando si parlava di truffare vedove o
rubare
caramelle ai bambini era il migliore. Già, quelli erano bei
tempi …»
sospirò in tono
nostalgico.
«
Gli
volevate bene, vero signore? »
aggiunse il signor Whiskys quasi commosso da quella
manifestazione di umanità.
«
MA
CHE CAVOLO DICI?! »
gridò profondamente indignato «
Era un povero imbecille con quell’aria
da vecchio rimbambito! Quando è morto l’ho fatto
gettare in mare, il suo nome
era troppo lungo per essere scritto tutto sulla lapide, mi sarebbe
costato una
fortuna! L’ unica cosa che rimpiango e che a quei tempi
facevo gli affari più
fruttuosi della mia vita.”
Orripilato
il povero assistente si rimise a lavoro ricopiando pile e pile di
documenti di
clienti che probabilmente il signor Bidon aveva truffato. Poi, cercando
di
trovare un pretesto per non lavorare, riprese a fare domande a Bidon.
«
Ma
come si chiamava il vostro vecchio socio, signore? »
«
E
che ne so’! Alba Farfulla Percimino
…. qualcosa del genere,
non era un tipo a posto, ricordo che metteva sempre una cuffia da
doccia a
fiori e in pieno
inverno si aggirava
nudo con la sola vestaglia cantando le carol….MA
WHISKYS!!!!! Rimettiti al
lavoro e subito! »
si riprese il signor Bidon accorgendosi che il suo assistente voleva
solo
temporeggiare.
«Vecchio
impostore ubriacone! Ti pago per lavorare, non per farti scolare la mia
dispensa e scaldare la sedia!!! »
«
Ma
voi finora non mi avete mai pagato »
replicò il signor Whiskys con un filo di
voce.
«
WHOOOAAAAA
»
Bidon era in escandescenza e stava per picchiarlo quando il campanello
suonò e
un ragazzino spalancò la porta.
«
FELICE
NATALE ZIOOOOO!!!!! »
L’orrore
dipinse il volto di Bidon. Il suo unico nipote era venuto a fargli
visita, in
quel momento avrebbe preferito essere incenerito da un fulmine.
«
Zietto,
sono venuto ad invitarti ufficialmente per Natale!!! »
esclamò festante il ragazzino
«
Ci sono tante cose buone da mangiare! C’è
l’anatra, il tacchino, la pecora, il
bue, l’asinello, poi il pastore e c’è
una graaande grotta …»
intanto che il logorroico nipote
parlava a vanvera, il signor Whiskys aveva ripreso a bere in un
angolino una
delle pregiate bottiglie di liquore dalla dispensa. Bidon non andava
molto d’
accordo con il nipote, ma d’altronde Bidon non andava
d’ accordo con nessuno se
non con i suoi soldi.
«
ORA
BASTA!!! Io non posso perdere tempo con un caccoloso e logorroico
ragazzino
come te! Quindi se non ti dispiace, nipote Botter, gira i tacchi e
tornatene ai
tuoi festoni e ghirlande e impiccatici. Questo sì che
sarebbe un bel regalo di
Natale! »
«
Ma
zietto, non puoi non venire …»
«
NON
CHIAMARMI ZIETTO!!! »
«
Dai
zietto, su zietto, andiamo zietto ….»
lo implorò il giovane Botter tirandolo
per la manica della sua tunica nera.
«
FUORIIII!!!!!!!!!!! »
con un urlo sovraumano
spazzò via il ragazzino fuori dal suo ufficio che
volò rotolando in mezzo alla
strada innevata. Bidon sbatté la porta una seconda volta
facendo ricadere tutta
la neve che si era riaccumulata sul tetto, ricoprendo nuovamente tutta
la
stradina. La gente che da poco era riaffiorata venne sommersa di nuovo
e si
levò un rassegnato « Noooo! ».
«
Quell’
idiota di un Harry Botter! Tutti gli anni la stessa storia, ogni Natale
si
aspetta che io vada alle sue insulse cene del cavolo ascoltando tutte
le sue
idiozie!!! ».
Sentì
poi bussare ai vetri del suo ufficio, l’insistente Botter
stava picchiettando
alla sua finestra con un sorriso a trentadue denti.
«
WHISKYS!
WHISKYS! Chiudi le tapparelle! WHISKYSSS!!!! »
«
Zzzzzzzzzz
»
Il
Signor Whiskys, però, era profondamente addormentato
abbracciato ad un
bottiglione di grappa della Rivoluzione Francese.
«
Devo
fare tutto da solo! ADESSO VERRAI A LAVORO ANCHE DOMANI »
ammollò un calcio al suo
assistente che, ancora russando, scivolò sul pavimento
ghiacciato del suo
ufficio (uno sgabuzzino di un metro per un metro) e
dopodiché chiuse
bruscamente le serrande.
***
A
tarda sera giunse il momento di tornare a casa. Bidon aveva atteso fino
a tardi
rinchiuso nella sua bottega aspettando che il nipote se ne andasse.
Ora
era sulle scalinate della sua dimora, ma c’era qualcosa di
strano nell’aria. Il
vento soffiava più forte e le persiane delle case cigolavano
sinistramente.
Stava afferrando la maniglia, quando la mano gli si impigliò
ad una barba.
«
Bidon,
che fai? Tocchi? »
«
AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH!!!!! »
la maniglia del grande
portone si era trasformata nella faccia di un vecchietto
dall’aria vispa ed
arzilla. In preda alla paura, Bidon cadde all’indietro
fracassandosi per gli
scalini. Per poco non ci rimase. Sicuramente aveva sognato. Doveva
essere la
stanchezza. Quel Botter l’aveva proprio rimbambito. Con
cautela si tirò su e
con circospezione afferrò la maniglia, ora di nuovo normale,
ed entrò. Ancora
spaventato, salì le scale il più velocemente
possibile, chiuse tutte le mandate
e si rifugiò nella sua camera da letto.
Stava
sorseggiando un brodino tiepido cucinato sulla fiamma di una candela,
per
risparmiare, quando un ululato riecheggiò sempre
più forte facendo tremare i
vetri. Forte, sempre più forte, sempre più
…
«
BUUU! »
«
OH
MERLINO !!!! »
gridò spaventato Bidon.
Un
vecchio in vestaglia svolazzante aleggiava spettralmente davanti a
Bidon
sbatacchiando delle catene.
«
CHI
CAVOLO SEI??!!! »
Bidon era più terrorizzato che mai. Dalla paura
lanciò in aria la sua
brodaglia.
«
UuuUuuuh
… io sono Alba … Percibaldo … Fanfulla
…Barbara »
e qui agitò la chioma
candida «…Solente!!
UuuuUuuuuh … e tu vai in giro storpiando il mio NOME!!!
UuuUuuuUuuuuUuuuUh » concluse
ululando in modo spaventoso.
«
Ma
Alba, sei proprio tu?
»
i capelli di Bidon, col tutto che erano unticci, si erano un
po’ sollevati
dallo spavento.
«
UuuuUuuuh
»
continuò ad ululare il fantasma dimenandosi davanti a lui « urla
spaventoseee … UuuuuUuuuh
… gemiti di terrooooreee … uuuh …
clangore di catene … Uuuuuh … le mie mutande
della scorsa settimanaaaAAaAaa!!!! »
disse tirando fuori le sue mutande.
«
AAAAAAAH!!
SEI PROPRIO TU!!! »
dichiarò schifato Bidon alla vista della biancheria
spettrale del vecchio.
«
Certo,
chi pensavi che fossi? Tua madre? »
disse ridacchiando.
Evidentemente
quella specie di fantasma se la stava spassando alla grande alle spese
dello scorbutico,
ma alquanto cacasotto, Bidon.
«
Se
sei qui per la lapide, puoi anche scordartela! »
disse l’ avaro Bidon.
«
No,
sono qui per avvisarti che stanno venendo degli spiriti a fare
bisboccia! » disse
con una strizzata
d’occhio.
«
Chi? »
«
Degli
spiriiitiiiIIIIiiii! »
Bidon
non capiva se il vecchio fantasma dicesse la verità oppure
lo prendesse
semplicemente in giro, il che era probabile dal momento che in vita era
stato
un abile truffatore.
«
Hai
intenzione di prendermi in giro?! Cosa ci vengono a fare degli spiriti
da me? »
«
Sei
un purciaro Bidon »
disse il fantasma con tutta calma « un
vero e proprio avido, taccagno,
spilorcio, le tue bracciane sono così corte che hai
difficoltà a detergerti il
tuo didietro …»
«
E
CON QUESTO?! NON È CHE TU FOSSI UN SANTO!!! »
ribatté seccato. Questo per Bidon era un
colpo basso.
«
È
per questo »
disse il vecchio in tono drammatico e teatrale « che
sono costretto ad
indossare questa vestaglia svolazzante per
l’eternitààà
…UuuuUuuh »
aggiunse sbatacchiando
ancora di più la vestaglia tanto che Bidon dovette coprirsi
gli occhi
disgustato.
«
Tu
quella roba te la mettevi anche in vita ed andavi in giro ad
importunare le
vecchiette! »
«
Già,
è vero, ma queste catene! Io sono costretto…ma
dove sono le catene? »
e così dicendo con uno
strattone le fece volare per la stanza, colpendo in piena fronte Bidon
che si
accasciò sulla poltrona semisvenuto.
«
Ricordati
Bidon … Uuuuh … questa notte verranno a farti
visita tre spiriti … per darti la
possibilità di redIIIIImertiiiii »
proseguì afferrando Bidon e agitandolo
bruscamente «UuuuuUUuuuh
… spiriti … treeeeEEEeeee ».
Queste
furono le ultime parole che sentì Bidon,
dopodiché per lui tutto si fece buio.
***
Bidon
riaprì gli occhi. Aveva un gran mal di testa. Di cosa fosse successo si
ricordava solo che
gli era apparso il suo vecchio socio in vestaglia che lo avvertiva
della visita
di tre spiriti per quella notte.
Sicuramente
era stato un incubo. Si rialzò dalla poltrona e mi
massaggiò un bernoccolo
sulla fronte. E i dubbi lo assalirono.
«
Sì, è proprio come
pensi! Non hai sognato niente,
è stato tutto vero! »
annunciò una voce femminile nella stanza.
«
OH
MERLINO, ANCORA! »
urlò Bidon
afferrando la prima cosa che
gli capitò a tiro, un candelabro, cercando di colpire la
figura che aveva
appena parlato che, però, con un portentoso colpo di
capelli, lo disarmò.
La
figura fece un passo avanti e Bidon vide una sottospecie di incrocio
tra un
essere umano e un cespuglio.
«
Oh,
immonda creaturaaa!!!
»
proferì Bidon allarmato « Esci
da questa casa! Io te lo ordino! VA VIA!!! »
«
Uff,
devo sempre spiegare tutto! »
fece scocciata la ragazza « Io
sono lo spirito del
Natale passato! So tutto del passato! So tutto di tutto e tutto di
tutto di te,
ecco! »
Bidon
stava cominciando a pensare che forse
quel brodino gli era rimasto indigesto e per questo faceva
quegli
incubi.
«
Forza,
andiamo a vedere il tuo passato! »
lo esortò.
Bidon
stava ancora riflettendo su tutto ciò, quando la
ragazza-cespuglio, spirito o
quello che era, cominciò a far vorticare i suoi capelli
intrappolandolo in un
mucchio di ricci informi. Bidon si divincolò a lungo
tentando di sgrovigliarsi,
pensava di annegare in quel mare di capelli, poi finalmente, con un
tonfo,
cadde a terra. Si tirò su, si trovava fuori da una locanda
dall’aria familiare,
probabilmente il mulinello di capelli aveva aperto un vortice spazio
temporale.
«
Ma
dove ci troviamo? »
domandò Bidon.
«
Ti
devo proprio dire tutto, io l’avevo detto che non lo volevo
fare questo lavoro!
Ma poi scusa, come fai a non ricordarti! Hai passato più
tempo qua dentro che a
casa tua! ».
Bidon
si affacciò alla finestra della locanda e vide che dentro
c’era una festa.
«
Sì,
quello è Barbeus! Fu il mio primo datore di lavoro, anche se
più che altro mi
pagava in prosciutti »
«
Be’,
meglio di te che il tuo sguattero non lo paghi affatto! »
disse lo spirito con aria
sprezzante. Bidon pensò che se fosse stata mortale
l’avrebbe strangolata senza
nemmeno pensarci due volte, per distogliere la mente da quel desiderio
si
concentrò sulla locanda.
Dentro
si faceva proprio baldoria, tutti ballavano e cantavano, tranne un
ragazzo
dall’aria timida, ossuto e dal capello unticcio che se ne
stava rintanato in un
angolo.
«
Certo
che eri una blatta anche da giovane e devo dire che con il tempo non
sei
affatto migliorato, anzi …» fece notare
saccentemente lo spirito.
«
MA
VUOI CHIUDERE IL BECCO, CESPUGLIO FARFALLINO?! »
Intanto,
una ragazza dall’aria sveglia si avvicinò a quello
scherzo della natura
invitandolo a ballare.
«
Lillabeth…»
sussurrò Bidon ormai perso
nei suoi ricordi, mentre osservava la ragazza che faceva ondeggiare la
sua
chioma rossa.
«
Quella
Lillabeth! So tutto di lei, ovviamente! È stata la tua
vecchia fiamma e non solo
tua, ma di molti altri. L’intero paese la conosc…»
«
Non
parlare così di lei! Era un animo casto e puro, un fiore
candido in un mondo
malvagio e sporco …»
«
Quella?!
Ma guarda che ti sbagli, io so che è stata …»
«
LALALALALALANONTISENTOLALALALA…»
Bidon cominciò ad urlare e
a tapparsi le orecchie per non sentire quello che lo spirito voleva
rivelargli.
«
…
poi sapevo che Alba Solente …»
«
LALALALALALALALA!!!!! »
le urla di Bidon erano
sempre più forti per impedire alle sue orecchie di sentire.
«
FINISCILA!
Non ti permetto di parlare così di lei. Io l’ho
sempre amata! »
«
Sul
serio?! »
chiese lo spirito in tono di sfida, dopodiché gli diede una
manganellata con i
capelli facendolo rotolare a terra, e la scena cambiò.
Era
nel suo ufficio contabile e una versione di lui, un po’
più giovane era dietro
la scrivania sepolto da una montagna di soldi. Lillabeth era dinanzi a
lui e
aveva una faccia terribilmente seria. Stavano discutendo.
«
…
stai sempre rinchiuso nel tuo ufficio, con il naso spiaccicato su
quella
pergamena. Ormai il denaro conta più di noi due! »
«
Ma
cosa ne sai tu? »
rispose con cattiveria Bidon « Certo,
tu sei una poveraccia, i soldi non
li hai nemmeno mai visti, come puoi tenere ad una cosa di cui non
conosci
nemmeno l’esistenza! »
questo era stato troppo, ma le parole uscirono dalla bocca di Bidon
senza
controllo. Subito se ne pentì. Tentò di cercare
parole che potessero rimediare,
ma non ne trovò alcuna, per cui rimase in silenzio.
La
ragazza, umiliata, si alzò, si sfilò
l’anello di fidanzamento dall’anulare e lo
porse sulla sua scrivania in mezzo ad una montagna di soldi mentre
gettava a
Bidon uno sguardo di profondo disprezzo.
Era
sulla soglia della porta quando si girò, Bidon ebbe la folle
speranza che
avesse cambiato idea, come se non avesse udito niente,
ma le sue parole furono
un addio.
«Ho
capito! Ma sappi che i soldi non potranno mai darti quello che posso
darti io..
».
E
così dicendo sbatté la porta alle sue spalle.
«
Non
ho mai capito cosa intendesse dire con quella frase» disse
il Bidon del
presente.
«
Vieni
qui che te lo spiego all’ orecchio! »
disse lo Spirito saccentemente. Bidon si
avvicinò e quando lo Spirito gli rivelò cos’è
che Lillabeth avrebbe potuto dargli sgranò gli occhi e
un’ ondata di amarezza
lo invase.
«
Ti
prego non posso sopportarlo … riportami a casa ».
E
di nuovo fu assalito da un enorme groviglio di capelli.
***
Bidon
era nel suo letto, si era appena svegliato e i ricordi della visita
dello spirito
del Natale passato gli piombarono addosso. Si rigirò nel
letto per prendere
sonno ma quando si voltò una voce sbiascicata gli fece
gelare il sangue nelle
vene.
«
Oh
oh oh …hic … Buon Natale tescioro! »
Bidon
aprì e chiuse gli occhi ripetutamente, nel tentativo di
capire se fosse
un’allucinazione o meno.
«
Ma
tu…io…noi.. »
balbettò Bidon in cerca di una spiegazione alla domanda che
gli vorticava nella
mente.
«
Oh, no, no, no! Non pensare male ora, sono Sbronz, ma non fino a
queshto punto! »
Bidon
tirò un evidente sospiro di sollievo.
«
Tu
devi essere il secondo spirito, vero? »
disse poi.
«
Eh,
no, non ho dello spirito, tutto quello che avevo me lo sono bevuto »
disse agitando una
bottiglia di cherry.
Bidon
si diede una pizza sulla fronte.
«
Ma
tutti questa sera? Prima il fantasma di quel vecchio pervertito del mio
socio,
poi una ginestra parlante e ora tu! Un’alcolizzata di quarta
categoria, mi
basta quello che lavora nel mio ufficio! »
«
Ma
chi, Whiskys? Gran bella persona, sempre disponibile per un goccetto,
hic »
affermò con la sua parlata
biascicante il secondo spirito.
«
A
sproposito di lui … hic … vieni, che ci facciamo
un giretto! »
e dal nulla tirò fuori una
scopa volante e agguantò con una forza sorprendente uno
sconcertato Bidon.
Le
finestre si spalancarono, stavano per tuffarsi di sotto.
«
Verscio
l’infinito e oltre!!!
»
esclamò Sbronz buttandosi dalla finestra. Stavano per
schiantarsi al suolo, ma all’ultimo
secondo, con uno strattone, lo spirito riuscì a riassestare
la sua scopa
evitando lo sfracellamento.
«
Scherzetto
hic …»
esclamò giuliva il secondo spirito rivolgendosi a Bidon che
dallo spavento ebbe
una paresi facciale che gli deformò il volto in una smorfia
di orrore.
Lo
spirito vagava zigzagando nel cielo.
«
Uhm,
dove dobbiamo andare?
»
si chiese usando la bottiglia come cannocchiale.
«
Eh?
Come disci amica bottiglia? Hic! Dobbiamo andare a sinistra? E Destra
scia! »
e piombarono a capicollo
verso un povero paesino.
«
Guarda! »
disse lo spirito indicando
un tetto «Coraggio,
guarda! Hic! »
«
Cosa
devo guardare? Delle tegole? »
«
Ah
già! BBUUUURRPPP! »
e con un sonoro rutto demolì il tetto della casetta
mostrando la famiglia che
viveva al suo interno.
«
Ma
cos’ è questa puzza di vino?! »
chiese Bidon
«
Stranamente
non sciono io… hic! Siamo a casa del tuo sguattero, il
signor Whiskys! »
«
Aaaah!
Ora si spiega tutto! »
La
casa era talmente tanto piccola che i Whiskys erano
schiacciati dentro come sardine, dall’alto
Bidon aveva la visione di un ammasso di capelli rossi, caratteristica
di
famiglia.
«
Madre,
ma perché ho solo un orecchio? Ieri ne avevo due! »
chiese uno dei suoi figli.
«
E
con cosa credi che
lo facciamo il cenone
di Natale, eh? »
chiese la mamma scorbutica.
Orripilati
gli altri figli si controllavano per vedere se avevano tutte le parti
del
corpo.
«
Un
orecchio? Ma sicuramente avranno di meglio da mangiare! »
disse Bidon sorpreso
«
Considera
che bevono alcool a stomaco vuoto da tre anni … hic »
spiegò lo spirito.
La
famiglia si stava disponendo a tavola e Bidon si accorse che nella
stanza era
arrivato un ragazzino dall’aria più malconcia
rispetto agli altri che tossiva e
boccheggiava come un gatto che cerca di fare una palla di pelo.
«
Ma
quel ragazzino sfigato chi è? »
chiese Bidon notando che aveva i capelli
di un colore diverso.
«
Quello
è il Piccolo Bebil… hic! »
rispose lo spirito « Il
signor Whiskys lo ha trovato
abbandonato per strada e lo ho ha portato a casa per mangiarlo, ma
è ancora
troppo secco …hic! La signora Whiskys lo sta facendo
ingrassare un po’ prima di
affettarlo »
concluse sbiascicando.
Ovviamente
Bidon non credette a una sola parola dello spirito: era ubriaco come
una
tegola, come poteva fidarsi?
«
Oh,
guarda chi è arrivato!
»
disse con tono di falso stupore il ragazzo senza un orecchio.
«
Il
PICCOLO BEBIL »
aggiunse un altro ragazzo con i capelli rossi che era identico come una
goccia
d’acqua al primo.
«
Lasciati
aiutare, piccolo Bebil »
proseguì il ragazzo dando una pacca sulla spalla al
malconcio ragazzino facendolo quasi cadere.
«
Oh, grazie »
rispose ingenuamente Bebil cercando di riprendere
l’equilibrio poggiandosi
sulla sua stampella.
«
Di
questa non hai bisogno »
esclamò con un ghigno il gemello senza orecchio afferrando
la stampella e lanciandola a uno dei fratelli.
«
Presa! »
gridò uno dei tanti
ragazzi dai capelli rossi.
«
Ragazzi,
ridatemela, cough, cough cough! »
piagnucolò Bebil tossendo, mentre
guardava i fratelli adottivi lanciarsi la stampella per la stanza e
cercando di
rimanere in piedi.
«
PIANTATELA! »
esordì la signora Whiskys portando
a tavola un calderone «
non
vorrete che Bebil si danneggi, ehm, vada a male, volevo dire si faccia
male! »
I
ragazzi smisero immediatamente di giocare con la stampella e la
restituirono al
proprietario.
«
Tieni
Bebil »
disse imbronciati i gemelli.
«
A
tavola, è arrivato vostro padre »
sbottò la signora Whiskys. Bebil prese a
zoppicare con la sua stampella, ma i gemelli gli fecero lo sgambetto e
il
povero ragazzo rimase steso a terra.
«
Bebil,
cosa ci fai a terra? »
domandò allarmato il signor Whiskys sollevandolo « Bene,
vedo che sei ingrassato,
così sarai pronto più in fret..cioè,
guarirai più in fretta »
concluse con occhi
famelici.
Ora
che anche il signor Whiskys era rientrato, tutti stavano cercando di
incastrarsi per mettersi a tavola. La madre aveva messo un
po’ di bottiglie
sparse per il tavolo e nel calderone c’era uno stufato dove
galleggiava un
orecchio e qualche zampa di gallina con tutte le unghie.
«
Uuuh
che bello! Quante cose buone ci sono da mangiare »
disse con una vocina
graziosa il piccolo Bebil.
«
Ma
che cavolo dice?! »
disse il figlio senza un orecchio mentre guardava con aria malinconica il pentolone al centro del
tavolo « Ti
stai per mangiare il mio
orecchio, idiota! »
«
Oltre
ad essere storpio, malato, gobbo hai anche la cataratta »
disse il suo gemello.
«
E
poi si può sapere perché lui ha sempre il piatto
più pieno del nostro? »
chiese arrabbiato un altro
figlio.
«
Taci
Rum!! Lui deve ingrass …. Cioè deve essere pronto
per … MA INSOMMA!!! MANGIATE
E ZITTI!! »
«
Se
solo ci fosse qualcosa da mangiare …»
disse con un bisbiglio una ragazzina
lentigginosa, ma la
madre le ammollò subito
una mestolata in testa facendola tacere.
«
CHE
MERLINO CI BENEDICA TUTTI QUANTI!!! »
disse Bebil mentre sgranocchiava
l’orecchio, inconsapevole del fatto che prima o poi sarebbe
stato lui ad essere
sgranocchiato.
«
Mangia
piccolo Bebil, mangia ….»
dissero i gemelli spingendo
la testa del povero e malaticcio Bebil nella sua ciotola nel tentativo
di
affogarlo.
«
Ma
cosa succederà al piccolo Bebil? »
Bidon stava incominciando ad
interessarsi alla sorte del ragazzo. Si voltò ma lo spirito
non c’ era più. Era
rimasta solo la bottiglia e vuota per giunta. Si guardò
intorno ma dentro la
casa non c’era più niente, così decise
di atterrare con la scopa. La strada era
deserta e piena di neve.
«
Spirito,
ti prego, dimmi cosa succederà al
piccolo Bebil »
urlò con frustrazione Bidon. C’ era solo un gatto
che lo osservava con aria
particolarmente arrabbiata al centro della stradina. Il gatto gli si
avvicinò
ed iniziò a farsi le unghie sul suo mantello nero, allora
Bidon lo scacciò via
con malagrazia. Con sua sorpresa, proprio mente stava per assestargli
un calcio,
questo si trasformò in una donna con l’
espressione di chi ha seriamente
intenzione di picchiarti.
«
Se
fossi in te non lo farei! »
sibilò minacciosa
«
Sei
lo spirito dei Natali futuri? »
«
NO,
SONO LO SPIRITO DEI PETI!!! CERTO CHE SONO LO SPIRITO DEI NATALI
FUTURI, SCARTO
UMANO! IO SONO MISVELA DOMANI!!! »
«
Bastava
anche un semplice sì come risposta »
ribatté acido Bidon, evidentemente non
aveva capito con chi aveva a che fare.
Lo
spirito diventò bordeaux in volto e iniziò a
fumare e fischiare come una
pentola a pressione, Bidon venne avvolto da una nuvola di fumo e tutto
intorno
a lui si offuscò.
«
Almeno
puoi dirmi che diamine di fine farà quel ragazzino storpio? »
domandò infuriato Bidon «È
tutta la notte che mi
portate a destra e a sinistra e poi non mi fate nemmeno sapere come
vanno a
finire le storie! »
«
Vuoi
sapere la sorte del piccolo Bebil? »
chiese bruscamente lo spirito
«
SÌ! »
esclamò con rabbia Bidon
«
Ti
interessa proprio sapere cosa accadrà a quel piagnucolante e
sfigato
ragazzino?! »
«
SÌ! »
«
ECCO! »
gridò lo spirito prendendo
Bidon per il mantello e scaraventandolo a terra « ecco
che fine farà! »
Bidon
si alzò, si trovava nella casa dei Whiskys. Erano tutti
seduti a tavola e
sembravano piuttosto allegri, non come nella visione precedente,
però il
piccolo Bebil non era presente. La sua sedia era occupata solo dalla
sua
stampella.
«
Il
piccolo Bebil morirà?
»
domandò ansioso Bidon
«
Non
esattamente, guarda bene! »
rispose lo spirito annoiato.
Bidon
rivolse la sua attenzione alla tavola, cercando di capire.
«
Passami
un po’ di tacchino, cara »
esclamò allegro il signor Whiskys
«
Certo,
tesoro »
cinguettò la moglie allegra come non mai
«
Finalmente
un Natale decente! »
disse sorridente Rum addentando un cosciotto dall’aria
deliziosa.
«
Peccato
che il piccolo Bebil non sia con noi a godersi tutto questo »
intervenne uno dei
gemelli.
Il
silenzio scese a tavola e un’aria triste dipinse i volti di
tutti i presenti.
«
Pffff…Ahahahahahahah!!! »
risero tutti in coro
lasciando Bidon alquanto sconcertato.
«
Bella
questa, Drinco! »
disse tra le lacrime il suo gemello, mentre tutti gli altri
riprendevano
avidamente a mangiare.
«
Continuo
a non capire…se non è morto allora.. »
ribadì Bidon
«
Lo
spirito dei Natali passati aveva ragione, ti si deve dire proprio tutto! »
strillò seccato lo spirito
e spinse un’altra volta Bidon facendogli raggiungere la
tavola dove i Whiskys
banchettavano. Solo a quel punto Bidon guardò bene quello
che fino a un attimo
prima gli era sembrato un tacchino: bello farcito e con una deliziosa
doratura,
il povero Bebil se ne stava adagiato sul vassoio della tavola, piatto
principale di quel cenone di Natale.
«
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! »
urlò tra il disgustato e
il dispiaciuto Bidon che finalmente aveva compreso la sorte del povero
Bebil.
«
No?
Sei tu la causa di questo Bidon! » fece lo spirito in tono
maligno « È
a causa tua che il
piccolo Bebil è diventato il cenone di Natale! SEI STATO TU
A SUGGERIRE AL
SIGNOR WHISKYS DI CUCINARE UNO DEI SUOI FIGLI! »
« No,
non volevo » si
giustificò
Bidon indietreggiando
dallo spirito che emanava scintille dagli occhi.
«
E
invece sì, è stata tutta colpa tua, SOTTOSPECIE
DI TOPORAGNO IMBURRATO! »
« Ma
io volevo solo dargli un consiglio.. » disse
con una vocina piccola piccola
Bidon.
«
CONSIGLIO?! »
sbraitò lo spirito
«
Sì,
e poi Bebil non era nemmeno uno dei suoi figli »
cercò di giustificarsi
Bidon per sentirsi meno in colpa « e
ora hanno una bocca in meno da sfamare
e le pance piene! »
«
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
»
gridò Bidon sprofondando nella terra.
Era a Yogurts.
Con cautela si alzò e
osservò il proprio riflesso in una vetrina: era incartato
con dell’allegra e
colorata carta natalizia, in testa aveva una parrucca con dei boccoli
biondi e
tante lucine intermittenti. Tutto gli ritornò in mente:
Solente che gli versava
l’alcool nel bicchiere, lo spogliarello, la furia di
Misnerva…
Prese a camminare per
raggiungere il suo antro nei sotterranei.
«
Stupido
Solente »
borbottò tra i denti « non
berrò mai più un goccio! »
Stava per scendere le
scale che portavano alle sue stanze, quando incrociò proprio
la causa di tutti
i suoi problemi.
« ‘Sera
Bidon…come siamo natalizi! » esclamò
divertito Solente sorpassandolo.
Bidon nemmeno gli rispose,
si affrettò a scendere gli scalini per andare a rifugiarsi
nelle sue stanze,
dimentico del fatto che era incartato dalla testa ai piedi e che il suo
equilibrio non era dei migliori: cadde rovinosamente per i gradini
ghiacciati e
rimase steso a terra illuminando ad intermittenza il corridoio buio con
le
lucine che aveva in testa.
«
Io
odio il Natale »
mormorò afflitto. (*)
Eccoci di nuovo qui ;)
Speriamo vi siate divertiri,
noi ci siamo divertire a scrivere questa cosa delirante! xD
Ringraziamo tutti coloro che hanno letto la storia e che ci continuano a seguire :)
Auguriamo a tutti voi fan un felice Natale!
Passiamo però ai titoli di coda della nostra storia :D
Avete letto "A Botter Carol" con Bidon nel ruolo di Scrooge!
*partono applausi registrati*
i tre spiriti del Natale passato, presente e futuro interpretati rispettivamente da
Hermanda, Madama Sbronz e la professoressa Misnerva Domani!
Con la partecipazione straordinaria, nel ruolo del primo spirito, di
*rullo di tamburi*
SOLENTE!!!
La famiglia Whiskys nella parte della famiglia Cratchit!
Il piccolo Timmy è stato impersonato da Bebil
e poi Harry Botter nel ruolo del nipote di Scrooge!
Basta così, fermiamoci con i personaggi principali
altrimenti non la finiamo più xD
Ed è tutto!
Speriamo di risentirci presto con il nuovo capitolo di Harry Botter,
intanto buone feste a tutti
dalle vostre Sproongs
e Grinpad xD