Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: solosilenzio    24/12/2012    14 recensioni
Niall Horan, facilmente classificabile come diciottenne responsabile, ama fin da piccolo la danza: vede in quest’arte la possibilità di esprimere ciò che a parole non gli è permesso comunicare.
Nessuno appoggia però questa sua passione, se non la sua migliore amica, Sarah Payne, e sua madre.
Morta quest’ultima a causa di un incidente stradale, suo padre lo abbandona a sé stesso, marcando ancora una volta il suo disappunto nei confronti della scelta del figlio.
Niall decide così di continuare a frequentare a sua insaputa le lezioni di danza, trovandosi un lavoretto part-time in una delle pasticcerie più famose di Londra, The French Pâtisserie.
Lavora duro per la sua passione e, tra un caffè e un passo, si fa forza, perché sa di non poter fare altrimenti.
La routine del ragazzo viene infranta però da un avvenimento: la sua partner per il saggio di primavera dà forfait a causa di un infortunio.
È qui che entra in scena la ‘sostituta’: niente poco di meno che Becky Styles, ragazza-assistente che si atteggia ad eterna despota.
L’odio tra i due è reciproco, ma il destino è sempre un passo avanti rispetto a loro: riusciranno allora ad oltrepassare i pregiudizi? ©
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


capitolo 5. I know just what she'll say if I can make all this pain go.




Le persone dicono di essere cambiate, ma dicono tutto e dicono niente.
Le persone credono di possedere in loro qualcosa di speciale, ma, invece, è proprio di quel qualcosa che loro sono privi, dato che una persona perfettamente uguale sta dinanzi a loro, o magari anche dietro.
Le persone credono di capire, eppure non lo fanno, mentre tu credi di averle capite e stai solo sbagliando.
Le persone sono esseri puramente statici: nascono, crescono e infine muoiono, ma è il corpo a cambiare, non loro. Ecco perché lo sono.
Credi un po’ a tutto, ma in fin dei conti non credi a nulla.
Credi infatti di conoscere chi ti si presenta con così tante parole da non lasciare né spazio né tempo alla tua immaginazione, perché reputi che in fondo non abbia poi così tanto da aggiungere alla sua vita, alla sua esperienza, se ha trascorso le ultime ore spinto da un unico scopo: romperti le palle.
E credi anche che coloro che si differenziano dai logorroici abbiano un universo tutto da scoprire.
“Lo scoprirai mai, questo universo?” domanda lecita.
Sì, e lo riconoscerai tra mille castelli di sabbia: saranno proprio i tuoi a gravare su tutti gli altri.
Sai anche il perché? Semplice: avresti dovuto capire fin da subito che quella persona è così vuota, così prevedibile, da essere riconoscibile tra mille volti, forse anche il tuo.
Credevi fosse una dolce e indifesa fanciulla rinchiusa nell’ala più nascosta del castello? Credevi che a minacciarla fosse il drago?
Bè, ti sbagli; come sempre, come mai: lei è il drago.

***


«Ma io volevo solamente essere d’aiuto!»
«Sarah.» la spinsi ancora una volta verso l’uscita, cercando di canalizzare ogni singola briciola di pazienza rimastami nella voce e in corpo.
«Ma sembravi così stanco. E triste. E boh, non lo so, non puoi essertela presa così tanto se – accidentalmente – un cuscino ha colpito la cristalliera. No?» chiese speranzosa, con un sorriso che sembrava implorare perdono e comprensione e una mano ad ostacolare la mia impresa, la quale, stretta, si sorreggeva alla porta.
Inutile, non c’era più nulla da fare, io avrei ucciso lei e mio padre avrebbe ucciso me. “E tutti vissero felici e contenti.” Bè, forse non proprio felici, ma facciamo finta di nulla.
Ora, ditemi voi: come diamine avrei dovuto spiegare quel disastro a mio padre senza rimetterci le penne? In un modo o nell’altro la colpa sarebbe comunque ricaduta su di me, porca miseria. E forse fu proprio per questo motivo che non la degnai nemmeno di una risposta, riservandole semplicemente uno sguardo di fuoco e un’ennesima spinta.
«Perché devi essere così antipatico? Ti ho anche cucinato la cena, capperi! È stato un incidente, non puoi abbandonarmi a questo freddo impetuoso che sembra sovrasta-»
«Nono, aspetta. Che cazzo stai dicendo?» la interrompo leggermente confuso. No, seriamente, perché dovrei far rientrare questa energumena in casa mia?
«Non ne ho idea, ma sono sicura che ti avrebbe convinto.» afferma, scostando con un gesto secco e repentino una crespa ciocca di capelli biondi ricadutele proprio sopra gli occhi.
«No che non lo avrebbe fatto. Non hai una casa?» Niall, ma diamine, vuoi pensare a sistemare questo casino piuttosto?
«Sì, ma ho anche un migliore amico e si da il caso che anche lui la possieda.» ed eccola riappropriarsi dell’entrata. È la reincarnazione di Hulk, questa ragazza.
«Ciò non significa che tu possa entrarvi quando ti pare e piace!» O no?
«E invece posso eccome.»
«Fanculo.»
«Ecco, credo tu ti sia sbagliato su quest’ultim-.»
«Smettila!» Maledizione, ma perché non fuggire in Burundi una volta per tutte?
«Okay allora.» dice tranquilla, dirigendosi di nuovo in cucina.
Ora, dico io, con tutte le ragazze sulla faccia della terra, proprio lei doveva capitarmi? Perché non Megan Fox? Oppure: perché non un essere dotato di sentimenti e comprendonio? Dubito che Sarah li possieda. Lo dubito seriamente.
Dopotutto questa ragazza non fa altro che combinare guai.
Sarà insicura quanto vuole, perché in fondo lo è, ma sotto quella testolina bionda, no, non si nasconde di certo un cervello.
Solo una persona del genere potrebbe addolcirti con una bella cena pronta, appena tornato dalle prove, e poi trasformarti in un ninja capace di ucciderla con pochi colpi.
Ma la cosa brutta, sapete qual è? Che gli amici si scelgono.
Non è una cosa bella, miei cari, perché, prima o poi, a quella scelta ripenserai eccome. E non dico certo in bene.
I fratelli non li scegli, né tantomeno le sorelle. E i genitori. Sì, nemmeno loro, direi.
Gli amici invece no: te li scegli eccome. Non in base ad una targhetta che ti segnala il prezzo e il valore, no; non ti si anticipa nulla, se non ciò che ti trovi davanti e solo in seguito a questo potrai scegliere se averli o meno al tuo fianco.
Io con Sarah ho fatto così e i risultati si vedono. La targhetta nel suo caso sarebbe servita. Questa ragazza sarebbe sicuramente stata dello stesso valore di un biglietto low cost.
E lo capisco ancora una volta quando «Nano, raccontami un po’ della tua giornata, su.»
Io la strangolo.

***


«...e, infine, ha intavolato un monologo piuttosto strano.» concludo.
«Parla anche da sola?» cerca di comprendere, Sarah, ma con scarsi risultati.
«Bè, non è che abbia parlato da sola… diciamo piuttosto che ho fatto a meno di ascoltarla, ecco.» Preferirei procedere sempre per mezze bugie. Dopotutto a lei cosa importa? Quanto è stato detto in quella sala è destinato a rimanervi.
E poi, partiamo dal presupposto che io invece l’abbia ascoltata e che abbia anche provato ad immedesimarmi nelle sue insicurezze, cos’è cambiato esattamente?
Vi è forse stato un tentativo di incontro? Non ne sono poi così sicuro, e anche se lo fossi… non so, non mi va di parlarne. Per nulla.
«So che può sembrare strano, ma, se devo essere sincera, io non credo che sia poi così male questa ragazza. Secondo me tendi ad ingigantire un po’ la situazione. Anche perché quello che tu hai appena definito monologo era per lei una sorta di rivincita, suppongo. Non la conosco, ma credo sia proprio così. Perché avrebbe dovuto renderti partecipe di qualcosa di così personale altrimenti?»
«Ma guarda che io non ti ho raccontato proprio un bel nulla. Che ne sai tu?»
«Riesco a leggerti nel pensiero, Horan.» ribatte alzando istintivamente gli occhi al cielo.
«No, dai, parliamoci chiaro: sei fin troppo sconvolto per aver affrontato una semplice ed innocua discussione. Ti conosco ormai, tutto qui. Ti ha detto qualcosa di personale, ne sono sicura.» continua.
«Mi ha parlato di suo padre.» annuisco.
«E?»
«Sarah, cosa vuoi che ti dica? Sembra avere tutto quello che io non ho. È anche grazie a suo padre se adesso danza. Io invece non posso nemmeno contare sul mio, lo sai bene.»
«Ma sai perfettamente che non dipende da lei, questo. E poi tuo padre ti vuole bene. Okay, magari non te lo dimostra come vorresti, ma te ne vuole. Ho una sorta di sesto senso, io, posso garantirtelo. E poi tu hai me, mentre lei non mi ha. Cavoli, fossi in lei sarei gelosa, se permetti.» ammicca ridendo e, chissà perché, mi unisco a lei, posando la testa sul suo grembo.
«Probabile.» replico sornione, incatenando il mio sguardo al suo.
«Ma dormi adesso, o potrei anche diventare mielosa.» mi dice, per poi scuotere disgustata il capo. «Ew, che schifo.»
«Non sarà un problema, mammina, la tua pancia è un ottimo cuscino.» replico mentre alzo di poco la testa per inquadrare la sua reazione, la quale è ben diversa da quella che mi aspettavo. Sembra infatti che quel commento l’abbia ferita, ma non era mia intenzione, capperi. «Sarah? non dirmi che te la sei presa, dai. Scherzavo!»
«Sono grassa, non è vero?»
«Sarah, sei praticamente uno stecchino. Cosa diamine stai dicendo?» scuoto la testa allibito. Voleva forse che le dicessi che quella era una posizione scomoda? Vabbè, poco importa.
«Ed io che mi ero anche iscritta in palestra per dimagrire. Fanculo, non serve a nulla.»
«Sarah, ma fai sul serio? Sei perfetta così come sei, senza alcun bisogno di allenamenti o altro. Sei tu, sei Sarah: quella fichissima brontolona della mia migliore amica dalle curve perfette. Non ti basta?» accontentiamola, dai.
«Cos’è? Una dichiarazione, questa?» scuote a sua volta il capo, ma divertita.
«Non esageriamo, Sarah. Non esageeeriamo.» marco più volte quella ‘e’ in segno di diniego, per poi riappropriarmi della mia precedente posizione, trovandovi riparo e forse anche un po’ di conforto.
«Sono perfetta, lo hai detto tu! Per ben due volte, poi.»
«Si parla di licenze poetiche.» biascico divertito, prima che Morfeo mi prenda con sé.

***


«Arrivo subito con il suo ordine, signore.» dico cortese all’ennesimo cliente di questa lunga mattinata, mentre tutto sembra procedere inesorabilmente.
Resistenza, ecco cosa mi serve.
«Ecco qui il suo cappuccino e… e la sua brioche.» mormoro poggiando accuratamente il tutto sul tavolino. «Serve altro?»
«No, grazie.» replica con un sorriso l’uomo. Tanto meglio.
«Perfetto, le lascio il conto allora.» e mi dirigo nuovamente verso il bancone, pronto ad affrontare l’ennesima richiesta. Da solo.
Sì, perché Sarah non è a lavoro oggi: aveva una visita oculistica. O almeno, questo è quello che mi ha riferito frettolosamente prima di sbattermi la porta in faccia con molta nonchalance.
Ultimamente non riesco a comprendere del tutto quella ragazza, ma non è poi una novità, adesso che ci penso bene. Ancora mi chiedo perché ieri se la sia presa. Boh.
Vabbè, a Sarah sarebbe meglio pensare in un secondo momento e non a lavoro.
Ma ovviamente, dopo questa brillante osservazione, ecco entrare Becky, seguita da Harry e Louis.
Mi sembra giusto.
«Niall? - sì, dovresti chiamarti così. vabbè, chissene. - mi dai un cornetto? Sto morendo dalla fame e potrei anche morire s-»
«Styles, calmo! Te lo porto, il cornetto. Te lo porto.» lo fermo divertito. «E comunque sì, mi chiamo Niall.» preciso, cercando un cornetto alla crema in quell’immensità di paste alla cannella, al cioccolato e alle mele.
«Fantastico.» borbotta ironico.
E dire che sembrava anche simpatico. Buon sangue non mente, dicono.
«Ecco, tieni il tu- » come non detto. Me lo ha già strappato dalle mani.
«Gffraffie, ti ffciuro ghe ti afmo.» mormora con la bocca piena. Ew, direbbe Sarah.
Ew, direi anch’io.
«Tu cosa?» lo minaccia Louis.
«Trafguillo, lo fshai ghe afmo afnche de.» risponde con un sorriso adorabile e ‘cremoso’, quasi a mo’ di scusa.
«Potresti evitare di parlare con la bocca piena? Che schifo, Harry, sto per vomitare la mia di colazione.» ed eccola, con una smorfia degna del Grinch, mentre mi porge una banconota.
«Ciao anche a te, Becky.» Posso benissimo sopravvivere senza un suo saluto, ma un po’ di educazione non le rovinerebbe di certo la linea, dato che di certo non ne fa buon uso. Ma questo forse è meglio non farglielo notare, dati i precedenti.
Afferro la banconota, per nulla riconoscente, e la metto al suo posto, lontana da occhi indiscreti, direi.
«A cosa servono i saluti se ci vediamo tra-» si ferma per controllare l’orologio e «venti minuti?» conclude.
«Lascia perdere. Voi due non volete nulla?»
«No, grazie, non mangio prima di una lezione.» replica scontrosa.
«Becky.» la ammonisce Louis. «Comunque non prendo nulla nemmeno io: ho già mangiato.» aggiunge con un sorriso.
«E, in pratica, anche questo cretino qui lo ha fatto, ma meglio sorvolare.» si unisce Becky, scompigliando i capelli al fratello, intento a contemplare la crema che strabordava dalla pasta.
«Ho bisogno di forze io, taci.» replica quello, ritornando al suo dovere.
Adesso che ci penso, sto morendo anch’io dalla fame, ma non ho tempo per mangiare e poi rischierei di vomitare su Becky durante le prov- perfetto, prendo qualcosa allora.
Preparo una cioccolata e prendo una brioche dal contenitore sopra il bancone, sedendomi accanto ad Harry sotto lo sguardo allibito proprio della diretta interessata che «È così che lavori?» domanda scettica.
«Il mio turno è finito in questo preciso momento e non mangio mica gratis: ora metto i saldi in cassa. E poi anch’io ho bisogno di forze come il pargolo, mi aspetta una lezione, se ricordi.» le rispondo affogando metà brioche nella crema scura.
«Forse sei tu a non ricordarlo: non si mangia prima di andare a danza. E non solo perché il pasto ti appesantisce, ma anche perché devi digerire decentemente, ma che te lo spiego a fare?» scuote la testa e sistema la borsa in spalla, dirigendosi platealmente verso l’uscita, pur non essendo seguita da quei due. Infatti «Andiamo o no?» le sento chiedere poco dopo.
«No, io e Boo rimaniamo qui, voi andate. Avete lezione insieme o sbaglio?» ammicca furbo rivolgendosi a entrambi. Bastardo.
«Ma-» cerco di replicare, mentre «Come ti pare, andiamo.» mi interrompe quella.
Sconfitto, acconsento a mia volta, saluto James e mi dirigo verso la porta, accorgendomi a malapena di un rumore alla mie spalle: era un batti cinque quello?







disenchanted_ corner's: non uccidetemi, non sono colpevole! *mani dietro la schiena*
perdonatemi, davvero. voi mi lasciate 31 recensioni - 31 recensioni, porca paletta - ed io vi ripago così? che essere ignobile. çç
vabbè, adesso sono qui, dai. la domanda è: voi ci siete? *palla di fieno* spero di sì. è il mio regalo di natale, questo. (che gioia, lol.)
purtroppo devo letteralmente scomparire per cause maggiori (hotuttiiparentiacasamiastaseraemiamadrestadandodimatto.)
il titolo del capitolo è tratto da 'over again' - sdjdslksal this song - e, last but not least, tanti auguri boo!


buona vigilia, cari, buon natale e buon anno nuovo. a presto spero.
(seguitemi su twitter per chiarimenti vari, sono @lovelesstear. ♥)
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: solosilenzio