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Autore: animapurpurea    24/12/2012    4 recensioni
Una fitta lancinante la travolse in pieno addome, ma non capiva se quello che stava provando fosse dolore. Forse non provava semplicemente più nulla.
Si inumidì le labbra un ultima volta, come per assaporare l’essenza di colui a cui erano appartenute.
Si sentì improvvisamente leggera. Poi tutto si fece buio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 4.

Un piccolo raggio di sole, infiltratosi tra il tessuto leggero delle tende, si mise a giocare sul suo viso collegando i puntini costituiti dalla sue lentiggini.
Si svegliò alla luce fioca dell’alba, colpa del fuso orario. Sentiva delle note in lontananza, forse anche delle voci.
Si tirò su stiracchiandosi e massaggiandosi il capo, lasciò che uno spiffero di brezza marina, proveniente dalla veranda, le penetrasse nella schiena facendola sentire viva.
Si passò una mano sugli occhi per disnebbiare la vista, dopodiché si guardò intorno notando immediatamente il letto vuoto di fronte al suo; vi giacevano solo le lenzuola scomposte e l’impronta di un corpo che vi si era dovuto coricare sopra la notte prima, come l’orma lasciata da un piede nella sabbia asciutta.
Ariadne si alzò dal letto di scatto e si diresse subito in bagno per controllare le occhiaie; fortunatamente erano poco accennate, ma le detestava comunque, dato già il suo pallore naturale.
Optò quindi per una doccia e di lasciar cullare, per un momento, il suo corpo dallo scorrere dell’acqua, come per purificarlo dalle anime della notte.
Si asciugò, indossò dei pantaloncini di tuta e una larga maglietta e si avviò verso il corridoio raccogliendo gli ondulati capelli corvini in uno chignon disordinato usando il suo lungo dread-lock, che aveva ormai da circa sei anni, come elastico; in questo modo veniva scoperto il collo ornato da un Nape: due palline di metallo lucido che riflettevano tutto quello che accadeva alle spalle e che, di conseguenza, si ignorava. Alla sua mente contorta piaceva considerarle come due occhi dallo sguardo indagatore e minuzioso che fissavano ciò che era oscuro all’animo umano, poiché occultato e dato per scontato per la sua semplicità. Gli occhi della verità.

Più avanzava verso il soggiorno più riconosceva le note di Bohemian Rhapsody dei Queen in sottofondo– la canzone sua e di Nermin-, più le sue narici erano inebriate dal profumo delle frittelle appena preparate e più non riusciva a distinguere le voci accavallate a quelle di Liam e Merope.
Saranno i nuovi coinquilini?

Scese l’ultimo scalino e si sentì improvvisamente tutti gli occhi puntati addosso. Quanti saranno stati, sedici?
Erano presenti ben cinque volti nuovi, i quali la stavano fissando con aria incuriosita. Ariadne si sentì fortemente in imbarazzo, quasi d’intralcio, odiava stare al centro dell’attenzione.
Potevo scendere dalla finestra a questo punto, pensò scocciata.

Erano due ragazze e tre maschi.
Un ragazzo dagli occhi cerulei, dai capelli biondi, ma con qualche traccia di ricrescita più scura, modellati in una cresta rivolta verso l’alto, di alta statura, dalla mascella ben evidente, dal naso lievemente schiacciato, dal fisico leggermente atletico, ma un tantino gracile, era seduto nella poltrona accanto a quella di Liam e sorrideva dolcemente scoprendo i denti bianchi sovrastati dall’apparecchio. Sembrava un angelo e la sua risata era meravigliosa, ti contagiava.
Lui era il famoso Niall, l’irlandese.

Alla sua sinistra, sul divano candido, c’era un altro ragazzo; aveva due smeraldi al posto degli occhi in cui potersi perdere, un fisico pressoché ginnico, dei capelli castani leggermente lunghi che gli avvolgevano il capo in un’intricata rete di ricci scompigliati che gli attribuivano l’apparenza di essersi appena alzato dal letto. Aveva il vezzo di passarsi costantemente una mano tra la folta chioma e quando increspava le labbra in un sorriso a dir poco meraviglioso provocava, a sua volta, le due buffe fossette agli angoli della bocca che gli conferivano un’aria infantile.
Sulle gambe di quest’ultimo sedeva quella che doveva essere la sua compagna: di media statura, magra, ma tonica, con dei capelli lunghi fino alla vita che le ricadevano lisci e biondissimi dietro le spalle, con due squarci di cielo al posto degli occhi e caratterizzata da una ingenua timidezza e da un portamento molto delicato ed elegante; molto tedesca.
I due si presentarono mano nella mano come Harry e Cloe.

Sul tappeto che rivestiva gran parte del pavimento delle stanza, attorniata da numerose valigie, occupava un posto ristretto un’altra coppia, quella di Edith e Louis.
Il giovane presentava un paio di vivaci occhi celesti, dei corti capelli castani sparati in aria, un fisico piuttosto erculeo, una voce dolce e squillante, un’inconfondibile maglietta bianca a righe blu e un sorriso in grado di illuminare il mondo. Era un ragazzo solare, divertente e capace di colorarti la giornata con ogni idiozia che era in grado di combinare; non aveva voglia di crescere ed era questo che lo distingueva.
Lei invece era caratterizzata da un particolare fascino composto da: pelle chiara, efelidi che le ornavano il volto con una miriade di disordinati puntini, occhi color verde primavera, corti e limi capelli rossi e una figura slanciata. La sua pelle era in gran parte contrassegnata da una malattia nota come vitiligine e, per mascherare alcune delle macchie provocate da essa, esibiva sulle mani dei tatuaggi indiani all’henné che le avvolgevano le dita, i palmi e le braccia, estendendosi fino ai gomiti, come seta con delicati motivi floreali.
Ariadne si soffermò al lungo sui tatuaggi della rossa: il suo campo visivo si perdeva nel cercare di capire quale linea si ricollegasse a quale arabesco, o se tantomeno ci fosse un inizio o una fine di quel disegno così astruso. Ne era incantata, li trovava così raffinati.

Tutti i nuovi arrivati la salutarono con gioia, anche se sfiniti dal lungo viaggio, ma la giovane si limitò a biascicare un semplice “Ciao” con la voce ancora impastata dal sonno. Merope la rimproverò con lo sguardo, ma lei era troppo frastornata per poter interagire ed è per questo che, non appena la conversazione riprese escludendola, si fiondò in cucina a prepararsi un piatto di frittelle ai mirtilli e una tazza di caffelatte.
Tornò in salotto con il suo delizioso pasto tra le mani e si sedette sul tappeto accanto a Louis, quel ragazzo le sembrava molto estroverso. Infatti dopo un po’ di tempo, che lo aveva scoperto nel fissarla mentre mangiava, gli disse addentando una frittella: “Se ne vuoi una, basta chiedere. Non c’è bisogno di sbavare sul pavimento.”
L’espressione di lui, a quell’affermazione, pareva sia confusa che divertita, ma la mora sapeva che ne stava morendo dalla voglia e, di conseguenza, continuava a mangiargli in faccia.
Le lanciò una smorfia acida e lei iniziò a sorseggiare tranquillamente la bevanda ancora fumante.
“Tieni, ma lasciamene qualcuna” proferì alla fine porgendogli il piatto.
“Grazie, ma a cosa è dovuta questa improvvisa gentilezza verso uno sconosciuto?” le chiese il ragazzo dalla maglietta a righe sorridendo sghembo.
“Per prima cosa, non voglio sembrare o tantomeno sentirmi un’ingorda e poi mi sembri simpatico.”
“Mmm…Non sono sicuro di poter dire lo stesso” disse beffardo.
“Ritiro tutto allora, ridammi le frittelle!” rispose guardandolo di sottecchi.
“No, sono troppo buone! Chi le ha preparate?”
“Ringrazia la mia amica Nermin. Comunque, io sono Ariadne” aggiunse rivolgendogli uno sguardo perfido.

“Grazie per averci reso partecipi della vostra attiva chiacchierata” li riprese ridendo il riccio.
“Vorresti partecipare ad un discorso incentrato su queste frittelle?” gli rispose la ragazza dagli occhi eterocromi con aria risoluta.
“Io sì, volentieri” aggiunse il ragazzo biondo con aria interessata.
“Niall, tu sei un mangione, non fai testo!” lo biasimò Liam ridendo.
“Heeey, le mie frittelle sono buonissime! Provare per credere” esclamò Nermin catturando su di sé l’attenzione dell’irlandese, il quale scoppiò in un’ incantevole risata, la quale rimbombò come un’eco nella testa della bionda.
“Io confermo” disse Louis raggiante.
“Sicuramente sono molto più interessanti di tutta questa conversazione incentrata sul corso che andremo a fare” si intromise Edith appoggiando la testa sulla spalla del suo compagno.
“Guardate che le frittelle sono il cibo del futuro, hanno un’importanza internazionale” aggiunse ironica la ragazza dai capelli chiari come il sole.
“Ariadne, sappi che è colpa tua se si sono fatti distrarre dal cibo. Sei sempre la solita” la provocò la ragazza dagli occhi da cerbiatto.
“Non è mica un campo militare questo. Inoltre ha ragione Cloe, le frittelle sono il futuro, un giorno conquisteranno il mondo!” le rispose a tono la ragazza dagli occhi eterocromi.
La stanza fu invasa dalle loro fragorose risa.

Dopo aver continuato a parlare a lungo sul corso e sulle eventuali possibilità di svago e dopo aver scortato gli altri nelle loro rispettive stanze, Merope se ne andò lasciando il proprio compagno ad intrattenersi con i suoi amici, ma prima diede anche appuntamento alla ragazza da lunghi capelli corvini presso il loro solito Starbucks per fare una chiacchierata.

Mentre scendeva le scale avviandosi verso la porta, Ariadne sentì delle voci provenire dalla cucina.
“Io voglio vedere Malik” disse Niall speranzoso.
“Anch’io” si unirono in coro gli altri tre ragazzi.
“Certo, ma andate voi a scollarlo da quella specie di sgabuzzino” rispose Liam con aria rassegnata.
“Lo butto fuori a calci in culo piuttosto. Si decidesse.” affermò Harry parlando tra i denti.
“Molto amorevole devo dire. A quel punto ci riserverà la migliore accoglienza del pianeta con un bellissimo ‘vaffanculo’ ” aggiunse Louis sogghignando.
“Correremo il rischio allora” dichiarò il riccio ammiccando.

Chi era questo Malik?

Non disse nulla, ma questa domanda riecheggiava nella sua testa e l’accompagnò anche per tutto il tragitto verso il centro di Patong.
Faceva molto caldo, era umido e nuvoloso, ma non ci si poteva lagnare.
Percorse una semplice strada e si ritrovò immersa nella confusione pomeridiana della città. Motorini, taxi, auto e turisti che tornavano in albergo dopo una lunga giornata di mare.
La giovane si perse nell’osservare il paesaggio completamente diverso da quello che aveva visto l’ultima volta: nuovi edifici sorgevano sulla baia dominando il panorama e velando il bellissimo tramonto all’orizzonte, la strada era diventata a senso unico e anche lo stesso Starbucks, un tempo desolato, pullulava di gente ed era avvolto in una menaide di nuove costruzioni e traffico.
Mentre attraversava sulle strisce pedonali, la mora si accorse anche di una specie di nuova galleria d’arte all’angolo della strada. Le erano sempre piaciute perché tramite queste emergeva il carattere dell’artista in tutti i suoi dipinti e in Thailandia aveva sempre trovato dei quadri meravigliosi, ma questa l’aveva attirata per il disordine che regnava incontrastato e per la bellezza impressionante dei quadri accatastati l’uno sull’altro.
Decise di andare a curiosare, dato che era certa del fatto che Merope sarebbe arrivata in ritardo, come suo solito.
Si avvicinò con passo felpato e con la paura di essere vista, quel posto le comunicava un qualcosa di estremamente riservato ed arcano.
Nell’aria si respirava l’odore della vernice, dei colori.

Solo un artista poteva trascorrerci le giornate.

Osservò le grandi e numerose statue di Buddha, la grande moto nera appoggiata al muro, la frase di Van Gogh incisa sulla porta e le innumerevoli tele impilate.
Ariadne si soffermò a lungo su una che sembrava essere stata scartata, visto il modo in cui era stata gettata sul suolo; essa ritraeva il busto di un uomo con il viso metà umano e metà felino, quello di una tigre precisamente, realizzato con la massima cura e precisione.

Un talento formidabile.

Lei non sarebbe riuscita neanche a tenere un pennello in mano senza imbrattarsi o combinare disastri, infatti prediligeva le matite per disegnare. Ciò che l’aveva turbata era proprio il fatto che tale capolavoro era stato rifiutato come se non avesse avuto il benché minimo valore. Pazzesco.

Chi mai oserebbe farlo? L’arte non va dispersa.

La giovane era fortemente stupita, non se ne capacitava.

Che soggettività singolare.

Era tentata dall’entrare dentro per chiedere spiegazioni, ma sentì un tonfo sordo e dei passi trascinati provenienti dall’interno, sicché decise di allontanarsi in fretta.

Arrivata davanti allo Starbucks, entrò e prese da bere un succo di mela nell’attesa dell’amica.
Si sedette fuori e iniziò a sorseggiare la fresca bevanda, la quale la faceva riprendere un minimo dal caldo incessante. La temperatura era talmente elevata che si poteva vedere l’aria febbricitante, rovente come una piastra accesa, sul manto stradale.
Ci si potrebbero cuocere delle uova al tegamino, pensò Ariadne con la fronte ormai imperlata di sudore.
Non era tranquilla però, si sentiva osservata, come se qualcuno la stesse scrutando.
Si guardò intorno spaesata, ma non notò nulla di strano, solo Merope in lontananza.
Si sentì improvvisamente sollevata nel vederla e spontaneamente increspò le carnose labbra in un sorriso.
Appena arrivò al tavolo, la ragazza dalla pelle ambrata la salutò calorosamente abbracciandola; poi prese posto sulla sedia di fronte all’amica, ordinò un Frappuccino al cioccolato e prese parola con la sua solita parlantina continua.
“Io e te dobbiamo parlare di un po’ di cose, non trovi?” chiese sorseggiando la propria bevanda.
“Già, è da quando sei venuta in Inghilterra che non ci vediamo. Quindi puoi iniziare il tuo interrogatorio, io non oppongo resistenza” ammise la ragazza dagli occhi eterocromi alzando le mani in segno di arresa.
“Bene” disse ridendo la ragazza dagli occhi da cerbiatto. “Allora dimmi, Kilian che fine ha fatto?” continuò curiosa.
“Beh, è andato, non provavo più niente per lui. Non mi ero mai fidata più di tanto, era una specie di passatempo, mettiamola così.”
“Wow.." rimase interdetta. "Glielo hai detto?”
“Certo, lui mi ha dato della stronza egoista apatica, ma sono dettagli. Era solo un coglione, bello, ma coglione” rispose la mora sorridendo beffarda.
“Quindi storia finita.”
“Esatto. Tu piuttosto.. Liam?” domandò maliziosa Ariadne.
“Ehm..”
“Non cambiare discorso e rispondi” la incalzò l’amica.
“Scusa, ma questo non era il mio interrogatorio?” domandò sarcastica. “Comunque, Liam è fantastico, con lui sto benissimo e devo ringraziare te perché l’ho conosciuto quando sono venuta a trovarti”
“Stai scherzando? Questa storia va avanti da molto tempo e io non ne sapevo niente? Brave, continuate a tenermi all’oscuro di tutto” esclamò sbuffando la ragazza con le lentiggini.
“Sai perché non ti diciamo queste cose? Perché sei insensibile e, di conseguenza, non sapresti riconoscere un sentimento dall’altro e a sentire una cosa simile scoppieresti di sicuro a ridere” le rispose a tono l’amica sempre sorridendo, ma guardandola sprezzante, come se fosse un caso irrecuperabile.
“Allora farò un corso e se troverò un ragazzo non ne parlerò con nessuna di voi” ammise incrociando le braccia. “Aspetta che mi immedesimo nell’amica psicologa…Ci sono, cosa provi per Liam?” aggiunse sfoderando un sorriso falso e un' espressione enigmatica.
“Ok, sto al gioco stupida. Beh, è difficile da spiegare, ma so che mi piace davvero”
“La psicologa si scioglie e io dico che se mai ti farà soffrire, beh non la passerà liscia” parlò tra i denti continuando a bere con avidità il succo.
“Va bene, il nostro solito patto insomma”
“Appunto, anche se, per me, il ragazzo è simpatico ed estremamente dolce, la cosa vale lo stesso” ammise scuotendo il capo.
“Accetto le condizioni allora.”
“Brava” sorrise compiaciuta.

Parlarono a lungo del più e del meno, scuola, famiglia e così via, poi Ariadne esordì dicendo: “Cambiando discorso, ho pensato di portare Nermin a Bangla Road domani sera, ci stai?”
“Certamente, adoro quella ragazza! Poi possiamo anche invitare Cloe ed Edith, non mi sembrano cattive” disse Merope raggiante. “Ariadne? Mi senti quando parlo? E’ da quando sono arrivata che ti vedo guardare in giro con aria irrequieta. Si può sapere che succede?” domandò turbata.
Gli occhi eterocromi della ragazza erano angosciati, si sentivano costantemente scrutati da qualcuno in lontananza, ma da chi?
Dopo un attimo di imbarazzante silenzio la ragazza si riprese: “Merope, non lo so. E’ da quando sono arrivata che mi sento osservata, questa sensazione è irritante”
“Non essere paranoica e credimi, non c’è da preoccuparsi” le disse l’amica con aria incoraggiante. “Senti, per domani sera, ci aggiorniamo via telefono. Ora devo scappare, tu intanto torna a casa e rilassati” continuò alzandosi dalla sedia.
“Va bene. Ci sentiamo” rispose l’altra con tono neutro abbassando lo sguardo, iniziando così a studiare le proprie mani dalle dita affusolate.
Si congedarono con un bacio sulla guancia. La ragazza dagli occhi da cerbiatto se ne andò mentre Ariadne rimase ancora un po’ lì seduta a riflettere.
Quell’astrusa sensazione di disagio non passava, era sempre lì, intrisa sulla sua pelle.
Non capiva, odiava essere esaminata come se fosse una cavia da laboratorio.
Iniziò a formulare ipotesi, tra cui la peggiore era quella di essere vittima di stalking, di nuovo, dato che l’ultima volta era accaduto sempre nelle stesse circostanze ed era finita con il suo stalker, Jay, che le puntava una pistola alla testa perchè lei non ricambiava il suo amore.
Ossessione la definivo io.
Aveva tentato a lungo di rimuovere quel periodo buio della sua vita, nel quale aveva anche incominciato a drogarsi per riassaporare la propria indipendenza, dalla propria mente e di riporlo nei meandri oscuri della memoria, ma ogni volta che questo riaffiorava nelle sue reminiscenze, la feriva e, di conseguenza, dimenticare diventava difficile.
Sembrava banale questa sua fobia dell’essere osservata, ma lei ne era traumatizzata, nonostante fosse trascorso un pò di tempo, e non avrebbe mai rinunciato all’essere una donna libera di scegliere, agire e pensare per sottostare agli ordini di uno sconosciuto assillato dalla sua figura.

Decise quindi di alzarsi, non ne poteva più, aveva bisogno di parlare con Nermin.
Mentre percorreva la stessa strada fatta all’andata, continuava a sentire sempre un paio di occhi fissi su di lei e alla fine capì da dove provenisse la fonte: la galleria d’arte dismessa.

Ma che diavolo..?

Si fermò di scatto per cercare di capire chi la stesse guardando da tale struttura, ma fu troppo tardi perché non appena si fu girata verso la finestra aperta sulla strada, vide solo una tigre di spalle, circondata da spirali e ghirigori neri, inscritti su una pelle olivastra, che si muoveva insieme alla spina dorsale ad ogni passo che quella strana figura stava compiendo verso l’interno buio della stanza.

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Zayn l’aveva notata non appena imboccata la via che passava per il suo laboratorio. Come era bella, di una bellezza particolare, sconvolgente; gli occhi eterocromi, le lentiggini, il lungo dread-lock e quella scura cascata di capelli ondulati che le incorniciavano l’ovale perfetto del candido volto caratterizzato da un’espressione enigmatica, dinamica e un po’ sfrontata non passavano inosservati al suo sguardo.
L’aveva sentita mentre sfiorava con le esili mani i suoi dipinti all’esterno, ma l’aveva fatta scappare lui provocando tutto quel frastuono.

Dannato barattolo di vernice, dannato me, si maledisse scompigliandosi i capelli corvini.

Poi d’un tratto, mentre ripercorreva agitato la stanza, misurando con i passi la superficie ed incolpandosi della sua inettitudine nell’intercorrere rapporti umani, si rese conto che quella ragazza aveva un qualcosa di familiare, l’aveva già vista, forse sotto un’altra forma, un ritratto magari.
Così si precipitò a un cavalletto coperto da un telo bianco vicino alla finestra, lo scaraventò sul pavimento e alla vista di quel quadro rimase impietrito: il soggetto rappresentato somigliava in maniera estremamente inverosimile a lei.

Come è potuto succedere? Malik, da quando in qua hai le facoltà di chiromante?

Forse l’aveva vista arrivare?


Corner of souls

BUON NATALE A TUTTI VOI!
Ammettete che mi vi ho fatto un bellissimo regalo aggiornando oggi lol amomi(?)
Questo capitolo fa veramente cagare perché non avevo molta ispirazione, ma c’ho provato ugualmente quindi perdonatemi e criticatemi lo stesso, ne sono consapevole uu in compenso ho aggiunto anche alcuni pensieri dei personaggi e delle ellissi volontarie per lasciarvi fantasticare un pò, tanto tutto verrà spiegato in seguito.
Pooooi volevo dirvi che Bangla Road è una strada di Patong piena di discoteche e bar quindi ogni sera lì si fa party hard uu
Devo ammettere una cosa: io ho un sacco di idee per i prossimi capitoli e per la fine della storia, ma sono nel pallone in questo momento ed è per questo che scrivo da schifo ewe
PERDONATEMI e recensite per favore(?) *si inginocchia*
Btw ora vi lascio le foto dei personaggi, ma comunque immaginateli secondo la vostra fantasia c:

Ariadne
Image and video hosting by TinyPic

Nermin
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Merope
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Cloe
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Edith
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Sì, non ci sono i piercing, ma non ce l’ho fatta cwc
A voi le conclusioni uu
Aspettatevi presto una mia nuova one shot uu (?)
Al prossimo capitolo,
Sawadee,
Al.
  
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