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Autore: KrisJay    25/12/2012    8 recensioni
Un campeggio estivo nel Maine può essere un ottimo posto per una vacanza: pace, tranquillità... e anche qualche piccolo inconveniente che movimenterà le giornate. E' lì che Bella, una giovane produttrice di vini, trascorrerà la sua estate; insieme al suo amico Seth, infatti, accompagnerà un gruppo di bambini al campeggio per sei lunghe settimane. Ma si sa, al campeggio, come in qualsiasi altro luogo vacanziero, si conoscono molte persone e si instaurano nuove amicizie... e qualche volta, nascono anche dei nuovi amori.
"- Serve una mano? – una voce alle mie spalle, una gran bella voce devo dire, mi fa capire che non sono l’unica che è rimasta al parcheggio. Mi volto, sospirando, e quel respiro torna subito nei miei polmoni quando scopro a chi appartiene la voce.
Capelli rossi, tendenti al ramato, viso mostruosamente bello e una mascella squadrata da divorare con la bocca… e due occhi verdi e brillanti che sembrano smeraldi.
Merda, merda, merda! È il tizio che ho visto all’aeroporto.
Continuo a guardarlo come se davanti è appena comparso un fantasma. Credo che sto per fare un'altra delle mie figure di cacca."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori in campeggio'
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The Camp Of Love - Capitolo18

Eccomiiiiiiiii! :D ve l’avevo promesso che passavo!
Innanzitutto, vi auguro tanti auguri di buon Natale *-* e quello che vi lascio oggi è il mio regalo per voi. È l’ultimo capitolo, me misera ç.ç
Ci sentiamo di sotto, ho un sacco di cose da aggiungere oggi XD buona lettura!

 
 
 

The camp of love

 
 
 

Capitolo diciotto - Sorprese di compleanno
 

13/09/2010
 

Il campanello di casa suona di nuovo: è la terza volta che succede, oggi, e sempre per la terza volta sono io quella che deve andare ad aprire. La nonna mi sta praticamente obbligando a farlo, e solo perché oggi è un giorno un po’ più particolare rispetto agli altri.
«Bella, cara, vai ad aprire per favore.» dice lei dopo un paio di secondi, con le mani immerse nella pasta che, più avanti, userà per preparare le sue famose tagliatelle.
«Già, Bella, non far aspettare gli ospiti!» mi sgrida mia madre, che sta aiutando la nonna in cucina.
Con uno sbuffo, e con un alzata di occhi al soffitto, mormoro un «Va bene.» strascicato ed esco dalla cucina. Percorro il corridoio, dove le mie orecchie captano il mormorare frenetico e scorbutico di papà, impegnato a guardare lo sport alla tv, e non appena raggiungo la porta d’ingresso la apro per far entrare i nuovi arrivati.
Ma guarda, sono Alice e Jasper! Non lo avrei mai detto!
«Ciao, ragazzi.» dico, senza usare molto entusiasmo nella voce.
«Ciao, sorellina mia! Buon compleanno!» Jasper, un sorriso enorme ad occupare le sue labbra, mi abbraccia e mi regala un bacio sulla guancia.
Ricambio l’abbraccio, dandogli diverse pacche sulla spalla. «Grazie, fratellone, grazie.»
«Ehi, come siamo allegri! Che succede, è morta Principessa per caso?» domanda, squadrandomi attentamente.
«Ma che dici, tesoro, quella gatta morirà dopo di noi per quanto è … in forma!» so che Alice voleva dire ‘stronza’ al posto di ‘in forma’, e questo mi strappa un sorriso. «So io per quale motivo Bella è così mogia, oggi.»
«Beh, spero che non sia nulla di brutto. Nessuno dovrebbe essere mogio il giorno del suo compleanno!» ribatte, regalandomi un buffetto sulla guancia prima di entrare in casa. «Nonna, sono a casa!» urla, lasciando me e sua moglie davanti alla porta.
«Allora, tanti auguri tesoro!» Alice mi abbraccia, stringendomi forte. «Come ti senti, con un anno in più?»
«In questo momento vorrei tanto sbattere la testa da qualche parte … ma a parte questo va tutto bene, Alice, grazie.»
Lei scioglie l’abbraccio, guardandomi in segno di rimprovero. «Non dire così! È il tuo compleanno, dovresti essere allegra!»
«Lo sarei di più se Edward si fosse degnato di chiamarmi, o di mandarmi un sms stamattina.» mi lamento, a bassa voce, chinando il capo.
«Oh, è come pensavo allora.» Alice mi passa un braccio sulle spalle e chiude la porta dopo essere entrata di nuovo in casa, insieme a me. «Non ti ha detto nulla, proprio nulla? Sa che è il tuo compleanno?»
«Certo che lo sa! Ha tirato fuori l’argomento non so quante volte, in questo giorni, e oggi si è come volatilizzato!» esclamo, osservando il suo viso. «Ha anche il cellulare staccato, è come se non volesse sentirmi per niente oggi!» aggiungo.
«Magari ha qualche impegno, non deve essere per forza come dici tu.» Alice cerca di consolarmi, anche se ci riesce poco. «Dai, non pensarci troppo e andiamo di là. Devo salutare tua madre e la nonna, è tanto che non le sento! Ah!» mi porge una busta rossa, dove spicca una coccarda enorme e argentata. «Questo è per te!»
Odio i regali, lo sanno tutti qui, ma tutti si ostinano comunque a regalarmi qualcosa. Afferro il pacchetto, riluttante, e fingo di essere contenta: non ingannerò nessuno, visto che tutti conoscono la mia avversione per i regali, ma almeno ci provo. «Grazie, Alice! Lo apro più tardi, insieme agli altri.»
Lei sorride, abbracciandomi di nuovo prima di lasciarmi andare e di incamminarsi verso la cucina. Io, invece, resto in corridoio e resto a guardare il regalo che ho tra le mani.
Oggi, come avrete ormai capito benissimo, è il mio compleanno.
Compio 23 anni, e avrei sperato di trascorrere questo giorno in maniera diversa. Innanzitutto, non volevo essere così mogia e depressa proprio il giorno del mio compleanno, ma purtroppo la sfiga che mi perseguita mi costringe ad esserlo.
Avrei anche voluto che questa giornata potesse iniziare in maniera diversa. Nella mia testa, che si è rammollita tutto d’un tratto, ho immaginato per giorni e giorni di svegliarmi e di trovare una sorpresa accanto al mio letto: la sorpresa, naturalmente, era Edward. Possibilmente nudo, visto che i miei ormoni stanno impazzendo un pochino e stanno facendo impazzire anche me.
Come volevasi dimostrare, la sorpresa non c’è stata neanche per il cazzo.
Senza contare che la persona che più premevo di sentire, ossia Edward, non si è fatto vivo. Speravo almeno in una sua telefonata, o un piccolo messaggino di auguri, e invece niente. Niente di niente! Di questo passo, farò prima ad aspettare che passi questa giornata e che arrivi la sera, il momento in cui di solito entrambi ci colleghiamo a Skype per chiacchierare un po’.
Ma … seriamente, chi ce la fa ad aspettare stasera?
Mordendo il labbro inferiore, prendo il cellulare – oggi io e lui vivremo in intensa simbiosi – e premo il tasto di chiamata rapida che corrisponde al numero di Edward. Vado in salotto per riporre il pacchetto insieme agli altri, quelli che mi hanno già dato i miei genitori e la nonna, e aspetto di sentire la sua voce.
«Il numero da lei chiamato non è raggiungibile.»
«Merda!» esclamo, gettando il pacchetto senza tante cerimonie sopra agli altri.
«Bells, non ricominciare per favore …» dice papà, sconsolato.
«Io non ricomincio proprio niente.» sbotto, voltandomi verso di lui. Mi avvicino al divano, dove è seduto da un sacco di tempo ormai, e mi siedo al suo fianco con le braccia conserte.
Lui, come per consolarmi, mi da un paio di pacche sulla spalla.
Abbiamo fatto la pace, dopo tutte le cattiverie che ha riversato su di me per colpa di Lauren, ma io ce l’ho ancora un po’ con lui perché non ha ancora accettato il fatto che io mi sia innamorata e legata a qualcuno.
Doveva succedere, prima o poi, perché fa così tante storie?
«Ah, che carini che siete!» Jasper entra in salotto e sorride, vedendoci seduti vicini sul divano. Lui, invece, va a sedersi sulla poltrona e sobbalza, urlando, un secondo dopo.
«Ma che … Principessa! Mi ha quasi graffiato le chiappe!» esclama, osservando la gatta bianca che se ne sta appollaiata sul bracciolo della poltrona, adesso che lui l’ha disturbata.
«Non sapevi che era lì?» domanda papà, riportando lo sguardo sulla tv. C’è una partita di baseball … ma c’è lo sport tutti i santi giorni? Non lo sapevo!
«Mi sembrava un cuscino …» borbotta, tornando a sedersi. Comincia ad osservare Principessa, che a sua volta osserva Jasper in modo minaccioso. Sembra un uccello del malaugurio, in questo caso sotto le spoglie di un gatto super peloso.
«Un cuscino molto vivo, ragazzo!» papà ride sotto i baffi, che sono spariti dal suo viso da un bel pezzo.
Mentre loro sono impegnati a guardare la partita e a commentare chissà quale passaggio di chissà quale giocatore, riprendo il telefono e chiamo di nuovo Edward. Come prima, a rispondermi è quella insopportabile voce registrata.
«Umpf!» borbotto, fulminando il cellulare con lo sguardo.
«“Umpf” lo dico io, Bella! Dacci un taglio, per favore!» esclama papà, scocciato.
«Che succede? Non comincerete a litigare di nuovo, eh?» Jasper si affretta ad ammonirci, prima che le cose degenerino. E poi, perché ammonisce anche me? Sta facendo tutto papà, io mi sto semplicemente lamentando con il telefono!
«Succede che tua sorella sta rompendo per via di quel damerino di cui si è innamorata.» il tono con cui papà sta dando questa informazione a Jasper mi infastidisce, e per questo si becca un occhiataccia anche lui.
«Adesso capisco perché sei così scorbutica, sorellina! Che c’è, non ti ha ancora chiamato?» sembra serio mentre parla, ma io so che mi sta prendendo per il culo.
«Okay, ne ho abbastanza di voi due!» mi alzo in piedi velocemente e mi avvicino a Jasper, che alza le mani per difendersi.
«Ehi, IsyBelly, stavo scherzando!»
Grazie a quel nomignolo, che odio da morire, si guadagna uno scapaccione tra capo e collo che gli scompiglia anche i capelli biondi. «Piantala! E non chiamarmi così!»
«Manesca …» mormora mio fratello.
Gli faccio la linguaccia, e dopo aver preso tra le braccia Principessa esco dal salotto. Le accarezzo la testa pelosa e morbida, e lei si accoccola placidamente sulle mie braccia. Peggio di una bambina! E poi dicono che gli animali non capiscono niente …
Sto tornando in cucina, dalle altre, quando il campanello suona di nuovo. Alzo gli occhi al cielo, stufa di questa tiritera, e prima che qualcuno mi urli dietro vado ad aprire la porta. Questa volta, i nuovi arrivati sono Emmett, sua moglie Rosalie e la loro bambina Amy.
«Buon compleanno, Bella!» esclamano allegramente in coro.
«Ciao, grazie di essere venuti!» esclamo, sorridendo.
Meglio non far vedere anche a loro che ho la luna un po’ storta, oggi.
Emmett, un ragazzone che nasconde un cervello da bambino, mi sorride e mi stritola abbracciandomi. Mi fa anche girare in tondo, e lui non si è accorto minimamente che ho Principessa in braccio. Io sì, invece, e non perché percepisco il suo corpicino caldo … ma perché mi ha conficcato le unghiette affilate nel braccio.
«Emmett, mollami per favore! Stai uccidendo la gatta della nonna!» miagolo, sembrando un gatto io stessa.
«Subito, festeggiata!»
Dopo avermi liberata, prendo un respiro sollevato e, dopo aver controllato le condizioni del mio braccio, mi rivolgo alle altre ragazze che sono sulla soglia di casa. Rosalie ha un sorriso enorme sul viso, più paffuto di quanto ricordassi, senza contare della pancia che spicca al di sotto dell’abito a fiori blu che indossa.
«Waw, Rose! Sei …»
«Grassa, cicciona, brufolosa, brutta?» fa lei, abbassando gli occhi sulla sua pancia. «Scegli tu, ormai uno vale l’altro.»
«Ehm … veramente stavo per dire bellissima, ma se vuoi cambio …»
«No no, bellissima va benissimo!» e mi sorride, prima di abbracciarmi.
«Vedi, prosciuttina? Sei stupenda, non è come pensi tu.» Emmett annuisce, ridacchiando.
«Silenzio, Emmett! Fino a ieri sera mi chiamavi ‘ciccia molliccia’.» lo ammonisce lei.
«Ma sai che scherzo, tesoro mio!»
«Ciao, zia Bella!» la piccola Amy, che non vedo da un mesetto scarso, allunga le braccia verso di me ed io mi abbasso alla sua altezza per ricambiare il suo abbraccio. Ha avuto un buon tempismo, salvandomi dal battibecco che stanno avendo i suoi genitori.
«Amore, ciao! Vuoi prendere in braccio Principessa?» le chiedo.
Con lei, Principessa non ha nessun problema isterico. Chissà perché, con i bambini si comporta sempre bene … è con i grandi che le prendono spesso e volentieri gli attacchi di pazzia.
Amy, contenta, prende in braccio la gatta e comincia ad accarezzarla mentre entra in casa. Emmett e Rosalie la seguono subito dopo, sempre battibeccando: credo che non facciano altro tutto il giorno, ma sono carinissimi da guardare. Secondo me, con loro nei paraggi non ci si annoierebbe mai!
«Allora, che si dice lì sotto?» domando, accarezzando la pancia di Rosalie.
Lei, strizzando un occhio, ridacchia. «Femmina!»
«Uh, un'altra!»
«Già, un'altra!» Emmett sbuffa, e dopo aver baciato la guancia di sua moglie se ne va in salotto. Quella parte della casa è diventata il luogo di ritrovo dei maschietti.
«In realtà è un maschio, ma voglio che per lui sia una sorpresa.» mi sussurra Rose all’orecchio non appena Emmett è andato via.
«Poverino, così in sala parto gli verrà un infarto! Sei perfida!» le do una manata sulla spalla.
«No, sono innamorata! Tieni, questo è per te.» Rose mi porge un pacchetto avvolto in carta argentata, che prendo un po’ titubante.
«Non dovevate, grazie. Più tardi lo aggiungo agli altri …» di certo, non torno ad avventurarmi nella tana dei lupi adesso che sono quasi al completo. Manca il lupo master, ossia Jacob, che arriverà a momenti insieme a Leah.
Ho invitato anche Seth a pranzo oggi, ma lui non può venire: è tornato alla sua vita al college. Devo ammettere che quel ragazzo dispettoso, impiccione e simpatico sta cominciando a mancarmi … le sue buffonate, invece, no.
Verso l’ora di pranzo, quando ormai sono arrivati anche Jacob e Leah e tutta la casa è piena di persone che urlano, parlano, ridono e si litigano i posti a tavola, il campanello – indovinate un po’? – suona di nuovo.
«Oh, questa volta ha rotto davvero!» esclamo, irritata.
«Bella! Modera i termini, per favore!» mi rimprovera mia madre.
«Aspetti qualcun altro, tesoro? Potevi avvertirmi, avrei cucinato qualcosa in più.» la nonna mi guarda in preda al panico, con le mani ancora impegnate a mescolare le tagliatelle al sugo nell’enorme terrina di porcellana del servizio buono.
«No, non aspetto nessuno … e poi, nonna, c’è cibo a sufficienza per un esercito.» le faccio notare.
«Non ci giurerei, Bella. Dimentichi che qui c’è chi mangia per quattro!» esclama Emmett.
Sua moglie gli da una gomitata nelle costole, irritata.
«Rosie, piccola, non stavo parlando di te!»
Marito e moglie tornano a bisticciare, ed il campanello suona ancora una volta.
Sbatto il tovagliolo sul tavolo, seccata, e mi alzo in piedi. «Ora basta! Vado a vedere chi è.»
«Vai, tesoro, ma sbrigati altrimenti la pasta si raffredda!»
Alzo gli occhi al cielo: ah, le preoccupazioni della nonna!
Torno in corridoio – l’ho percorso così tante volte oggi che comincia seriamente a darmi la nausea – e non appena arrivo alla porta d’ingresso la apro di slancio. Sono pronta a sistemare per benino la persona che è arrivata qui senza prima informare … ma sono costretta a bloccarmi, e le parole si bloccano nella mia gola non appena riconosco la persona che ho davanti.
È Edward!
Si volta non appena ha capito che la porta è aperta, e si blocca anche lui non appena mi vede. A rallentatore, come se non ci credesse quasi, si toglie gli occhiali da sole, scoprendo i suoi occhi che adoro da impazzire, e dopo qualche altro secondo di smarrimento mi sorride.
Con il sorriso sghembo che amo tanto.
Oddio, è davvero davanti ai miei occhi! È davvero davanti a me! Non sto sognando, o avendo un allucinazione, vero?
«E-Edward …» balbetto, passandomi una mano sulla guancia accaldata.
Lui accentua il suo sorriso, avvicinandosi a me. Mi accarezza la mano con la punta delle dita, e comincia a ridere. «Ciao, piccola.»
E non mi trattengo più.
Mi butto su di lui, aggrappandomi con le braccia al suo collo e stringendolo forte. Edward mi afferra prontamente e sospira, seppellendo il viso nell’incavo del mio collo. Abbracciarlo, e sentire che lui è davvero qui, a casa mia, in California, rende tutto più bello e meraviglioso. È come se stessi dentro ad una mia fantasia! Comincio a piangere quasi senza accorgermene, e continuo ad abbracciarlo.
Edward, però, non è della mia stessa opinione e scioglie l’abbraccio, ma lo fa solo perché così ha la possibilità di baciarmi. Le nostre labbra si incontrano, e non appena questo accade mi sembra di essere appena tornata a casa.
In teoria, io sono già a casa, ma adesso che c’è anche Edward sembra tutto ancora più vero.
«Amore mio, amore mio …» sussurra a fior di labbra non appena smettiamo di baciarci.
Tiro su col naso, aggrappandomi alle sue guance. «Che … che ci fai qui? Non dovevi lavorare?» lo accuso, ridendo.
Ride anche lui. «Una piccola bugia, volevo farti una sorpresa … ci sono riuscito?»
Annuisco senza dire nulla, la voce sembra essere sparita di colpo. Faccio scontrare i nostri nasi per qualche istante, poi torno ad abbracciarlo. Poggio il capo sul suo petto, mentre Edward mi circonda la schiena con le mani e poggia il mento sulla mia testa.
Mi bacia i capelli. «Buon compleanno, Bella.»
Sorrido: adesso sì che è davvero tutto perfetto.
«Bella, cara, ti stiamo aspettando tutti! Che ci fai ancora … oh!» la voce della nonna rovina il nostro piccolo momento di intimità, ma per una volta posso anche passarci sopra. Sono troppo felice per sgridarla!
Mi volto verso di lei, che ha un sorriso deliziato sulle labbra e gli occhi lucidi, e stringo forte la mano di Edward mentre mi avvicino. Gli occhi della nonna si posano subito sulla figura alta del mio ragazzo, poi si posano di nuovo su di me. Sta aspettando che glielo presenti, per caso?
Sì, sta davvero aspettando!
«Nonna, lui è … è Edward.» dico, semplicemente. Non serve che dica altro, visto che lei sa già tutto.
«Oh, è Edward!» fa lei, in un pigolio. Oddio, anche la nonna è rimasta sconvolta!
Edward sorride, allungando la mano verso mia nonna. «Piacere di conoscerla, signora Isabella.»
Nonna, invece di stringere la mano che Edward le sta porgendo, lo abbraccia e lo stritola, in quello che io chiamo ‘lo strizzabbraccio’. Edward resta sorpreso, ma si riprende subito e ricambia l’abbraccio.
«Caro ragazzo, caro ragazzo! Speravo davvero di incontrarti! E chiamami Isabella, caro, anzi, chiamami nonna!»
Sgrano gli occhi. «Nonna!»
Non starà un po’ esagerando?
«Che c’è?» domanda, confusa.
Edward comincia a ridere, staccandosi dall’abbraccio della nonna e tornando a stringermi la mano. Guardo il suo viso rilassato, dove campeggia un sorriso dolcissimo, e non posso fare a meno di sorridere anche io.
«Siete bellissimi, ragazzi miei! Ma, Edward, arrivi adesso da Chicago?»
Lui annuisce, tornando a guardare la nonna. «Il mio aereo è atterrato un paio di ore fa, Isabella.»
Improvvisamente capisco per quale motivo non sono riuscita a mettermi in contatto con lui: era su un aereo, e sugli aerei in generale gli aggeggi elettronici vanno spenti. Solo io me ne frego di questa regola, ma a quanto pare gli altri la seguono alla lettera.
«Allora avrai di certo fame! Hai fame, vero? Venite dentro, su, così cominciamo a mangiare e aggiungiamo anche un posto a tavola! Non restate lì impalati!» borbottando ancora qualcos’altro, che non riesco a capire, la nonna torna dentro e ci lascia sulla porta di casa.
Scuoto la testa, sorridendo a Edward. «Scusala, è … un po’ eccitata.»
«Non preoccuparti, va bene. È simpatica tua nonna!»
«Già, la nonna è 'okay' …» tirandolo per la mano lo guido dentro casa, e mi volto per chiudere la porta. «Ma, ti avverto: di là è pieno di gente, ci sono la mia famiglia ed i miei amici a pranzo … e loro non sono così 'okay' come lei.»
Edward mi guarda, dubbioso. «Devo preoccuparmi?»
Scuoto la testa. «Non molto … preoccupati solo di mio padre, e forse anche di mio fratello.»
«Gli uomini di casa. Va bene, starò attento.»
Sorrido, e mi arrampico su di lui per stampargli un sonoro bacio sulle labbra. «Sei pronto, allora?»
Lui annuisce, stringendo la mia mano. «Andiamo, piccola.»
 

***

 
«Ma che bel ragazzo che è, Edward! Mia figlia se l’è scelto proprio bene!»
«E hai visto che sedere sodo? Batte persino quello di Emmett …»
«Rose!»
«Oh, sta un po’ zitto tu!»
«Credi che si sposeranno presto, Reneè?»
«L’anno del mai potrebbe andare bene come data.»
«Charlie, nessuno ti ha interpellato! Torna a cuccia, forza!»
«Io sarò la damigella d’onore! E Jazz il testimone, vero Jazz?»
«Certo, stellina mia, certo.»
«Ma che stai dicendo, ragazzo! Mi deludi.»
«Papà, non posso ribattere! Lei mi tiene legato per le palle!»
«Ti sei venduto per del sesso? Sei la vergogna di tuo padre!»
«No, devi essere fiero di tuo figlio, Charlie. Jasper, continua così!»
«Guardateli, sono così innamorati! Uh, adesso si baciano! Aw!»
*sospiro generale*
«Ah, le donne! Chi le capisce è bravo …»
 

Stringo le mani di Edward tra le mie, mentre le nostre labbra si incontrano ancora una volta. È la prima volta durante questa giornata che riusciamo a stare insieme per più di due minuti di fila, senza essere interrotti da qualcuno.
Durante il pranzo Edward è stato messo letteralmente sotto torchio da mio padre, ed è stato inutile ricordargli che non ci trovavamo nella stazione di polizia e che non c’era nessun interrogatorio in corso … lui ha continuato a fargli domande su domande, restando deluso quando ha capito che Edward è un ragazzo esemplare e che non mi sta affatto usando, come invece pensava.
La sua faccia in quel momento era da fotografare e da incorniciare!
Gli altri, invece, non hanno avuto nulla da ridire su di lui. Anzi, sono rimasti tutti contenti di conoscerlo e sembrano andare molto d’accordo. Jacob mi ha già dato la sua benedizione, e Jasper ha fatto la stessa cosa.
La nonna e la mamma si sono innamorate di lui, e stanno cercando di convincere Edward a restare a dormire qui. Non appena hanno saputo che ha preso una camera d’albergo, giù a Napa, si sono coalizzate per fargli cambiare idea.
Credo che abbia capito perfettamente che la mia famiglia è un po’ pazza.
Edward smette di baciarmi, sorridendo. «Ho un regalo per te.»
«Un altro? Credo di averne ricevuti abbastanza, per quest’anno.» metto il broncio.
«Beh, fai un piccolo sforzo e accetta anche il mio.» dopo aver portato una mano nella tasca dei suoi jeans, la ritira e noto che stringe un piccolo sacchetto di velluto nero, chiuso da dei nastri argentati. Me lo porge, sorridendo. «Tanti auguri, amore.»
Prendo il sacchetto, arrossendo. «Grazie …»
 

«Le ha fatto un regalo! Ma quanto è dolce, quanto?»
«Oh, è stata così fortunata ad averlo incontrato …»
«Durante i primi tempi del nostro fidanzamento, Emmett si è dimenticato del mio compleanno e mi ha fatto gli auguri, con tanto di rose rosse, tre mesi dopo! Roba da non credere!»
«Rosie, ma ce l’hai con me oggi?»
«Oh, sta un po’ zitto tu!»
 

Apro il sacchetto con dita tremanti – io, che odio aprire i regali, ho le dita tremanti! -, e lo inclino verso il palmo della mia mano. Subito dopo, con un fruscio, vedo comparire un piccolo braccialetto d’argento e scintillante.
«Oh!»
Edward lo prende dalle mie mani, stendendolo per tutta la sua lunghezza: è una semplice catenina sottile, d’argento per l’appunto, e da essa pendono diversi ciondoli. Sono questi che lo fanno scintillare così tanto.
«Sono cristalli Swarovski. C’è la luna, la stella, il sole … una farfalla, e un cuore.» mi spiega Edward, indicando ogni ciondolo mentre li descrive. «Ti piace?»
«È meraviglioso, lo adoro! Ma … ma chissà quanto ti è costato!» dico davvero, gli Swarovski non sono cosette da niente.
«A questo pensi, a quanto ho speso per regalarti un braccialetto?» mi prende le mani e avvicina il viso al mio, soffiandomi sul naso. «Non te lo dirò mai, ma ti basta sapere che l’ho scelto pensando a te e a tutto l’amore che provo nei tuoi confronti.»
Mi mordo le labbra: accidenti, è davvero bravo a circuirmi quando vuole. Azzero la piccola distanza che separa le nostre bocche e lo bacio, mordendogli il labbro superiore. «Grazie. Mi aiuti ad indossarlo?»
«Certo!»
Con gesti brevi e agili, Edward mi assicura il braccialetto al polso, ed io resto per diversi secondi ad osservare i riflessi dai mille colori che provoca la luce del sole a contatto con i ciondoli. Sorrido, agitandoli.
«Ti sta un po’ largo …» nota Edward, con una nota di disappunto.
«Non fa niente, va bene così. Grazie!» mi sporgo verso di lui e ricomincio a baciarlo. In men che non si dica, sono seduta sulle sue gambe e gli circondo le spalle con le braccia. Le mani di Edward, invece, si posano sul mio sedere.
Che pervertito!
«Giù le mani da mia figlia!»
«PAPÀ!» urlo, indignata.
Mi volto e vedo che la mia famiglia ed i miei amici sono tutti posizionati davanti alla porta finestra, intenti ad osservarci. Mia madre, Alice e Rosalie stanno picchiando mio padre, adesso, e la nonna gli agita un dito contro, arrabbiata, e sembra che lo stia rimproverando.
Oddio, ma perché devono comportarsi così?
«Abbiamo un po’ di pubblico …» commenta Edward, divertito, baciandomi una guancia. Comincia a ridere non appena vede Emmett che, davanti a tutti gli altri, annuisce guardando verso di noi, con fare serio, e alza i pollici in alto.
«Anche troppo!» mi alzo in piedi, tendendogli una mano. «Vieni, voglio mostrarti una cosa.»
«Cosa?» domanda, alzandosi in piedi e prendendo la mia mano.
Sorrido, cominciando ad incamminarmi verso la mia meta. «Il mio mondo.»
 

«Vedi cosa hai combinato, Charlie? Li hai fatti scappare via!»
«Ma lui stava palpando mia figlia, e senza mostrare nessuna vergogna! Non potevo permetterlo!»
«Tu alla loro età facevi di peggio! Ricordi che avevamo la loro stessa età quando è nato Jasper?»
«Ma quello è stato un incidente!»
«Ehm … mamma, papà, io sono qui.»
«Oh, Jazz, tu sei il mio grande e adorato incidente!»
«Ma adesso non possiamo più vederli …»
«Non siamo mica al cinema, sai Jacob?»
«Già, il cinema è più noioso.»
«Rosie, non mi dici di stare zitto adesso?»
«No, sono troppo annoiata per farlo.»
 

Scendiamo i gradini che dal giardino portano al vigneto, e resto in silenzio mentre aspetto che Edward capisca cos’è che sta guardando. Sorrido, contenta, osservando la grande distesa di piante che abbiamo davanti e che pian piano il sole calante colora di arancione. Mi volto verso di lui, aspettando la sua reazione che non tarda ad arrivare.
«Wow!» soffia Edward, lo sguardo incantato rivolto al vigneto. «È questo, il tuo mondo?»
Annuisco. «Sì, è questo.»
Lascia andare la mia mano e si avvia verso il filare più vicino, guardandosi intorno e accarezzando di tanto in tanto le foglie delle viti. Io lo seguo a distanza, con le mani intrecciate dietro la schiena e con un sorriso divertito sulle labbra. Sembro quasi una baby-sitter che sta tenendo d’occhio il suo piccolo pargolo.
Edward, ridendo, si volta verso di me e allarga le braccia. «Ma … è enorme! Mi ci potrei perdere, in mezzo a tutte queste piante!» esclama, un po’ sconvolto e anche un po’ sorpreso.
Rido anche io, insieme a lui, e mi avvicino ancora di più. «Le coltivazioni occupano i 4/5 dell’azienda, più o meno … sono 17 ettari e mezzo. Il resto è tutto occupato dallo stabilimento, dalle cantine e dalla casa.» gli spiego.
La faccia di Edward diventa ancora più sorpresa, tanto che spalanca anche la bocca. «Wow! Non so neanche a quanto corrispondono 17 ettari e mezzo …»
«Te lo spiegherò con calma.» mi mordo le labbra, divertita.
Senza dirgli altro, mi avvicino ad una delle tante viti che ci circondano e strappo una foglia, passando poi a staccare una piccola parte di un raspo. Poggio le piccole bacche rosse, quasi viola, sulla foglia e poi torno da Edward, che ha osservato i miei movimenti senza battere ciglio.
Gli porgo la foglia, invitandolo a prenderla. «Assaggia, e dimmi se è matura o meno.»
Lui inarca le sopracciglia. «Non sono un esperto …»
«Beh, puoi sempre imparare. Ti aiuterò io … ma adesso assaggia, forza!»
Dopo avermi rivolto un'altra alzata di sopracciglia, Edward strappa dal raspo un paio di acini e li porta alle labbra, mangiandoli. Resta in silenzio per diversi secondi mentre mastica, e nel frattempo anche io ne mangio alcuni.
«È un po’ acre, ma è anche dolce.» mi dice, dopo averci pensato un po’.
Annuisco, sorridendogli. «Sì, è esatto. È quasi pronta per la vendemmia … forse la prossima settimana possiamo già cominciare a raccoglierla.»
«Non ho mai partecipato ad una vendemmia!» commenta, osservando attentamente un altro acino prima di mangiarlo.
Abbasso lo sguardo di colpo, alle sue parole, e comincio a giocherellare con il raspo vuoto che tengo ancora tra le mani. Il suo commento mi ha lasciato una brutta sensazione dentro, visto che mi ha ricordato che molto probabilmente la prossima settimana lui non sarà più qui con me.
Deve pur tornare a casa, dalla sua famiglia, e mi rendo conto che non gli ho neanche domandato per quanti giorni ha intenzione di fermarsi qui a Napa.
Scuoto la testa, scacciando via il pensiero dalla mente. Non serve a nulla fasciarsi la testa adesso, ancora prima di romperla. Devo godermi appieno i pochi giorni che abbiamo davanti, e solo dopo che saranno trascorsi potrò tornare a preoccuparmi di tutte le altre cose.
«Puoi sempre prendere parte alla prossima …» faccio. È troppo per me illudermi che Edward sarà presente per questa imminente vendemmia, ma una parte di me lo fa ugualmente.
Lui annuisce, guardandomi divertito. Con un paio di passi mi si avvicina, e mi prende le mani tra le sue, liberandole dagli oggetti che ancora stringevo. «Dici che sarò bravo? Devi spiegarmi tutto, ma proprio tutto, la prossima settimana …»
Resto un po’ spaesata, cosa che deve essersi riflessa anche sul mio viso. «Che … che vuoi dire?»
«Voglio dire che la prossima settimana ti aiuterò a lavorare, e che devi spiegarmi ogni cosa. Voglio evitare di compiere qualche pasticcio!»
«Resterai qui anche la prossima settimana?» strillo, euforica. Non mi sembra vero … abbiamo più di una settimana da trascorrere insieme! Ed io che quasi non ci speravo!
«C’è più di un motivo per cui mi trovo qui adesso, piccola. Il primo, ovviamente, sei tu, ma il secondo riguarda alcune questioni di lavoro …» mi spiega, stringendo le mie mani.
«C’è qualche problema?» domando, improvvisamente preoccupata.
Edward scuote la testa, rassicurandomi. «Nessun problema, anzi, le cose vanno a meraviglia, più di quanto immaginassimo io e James. E sono diversi mesi che stiamo pensando di espanderci, di creare un nuovo centro di articoli sportivi in un'altra città.» il suo sorriso si allarga, diventando enorme ed eccitato. «Sono venuto qui a Napa per vedere se ci sono alcuni edifici da comprare, o da affittare, per creare qui il nostro nuovo punto vendita!»
«Ma dici sul serio?» non riesco a contenere la gioia.
Se Edward riesce a trovare quello che cerca, se riesce a trovare i locali adatti … vuol dire davvero quello che penso?
«Non sono mai stato più serio di così! Naturalmente, se ci riusciamo sarei io a gestire interamente questi nuovi locali. Dovrò tornare a Chicago di tanto in tanto per parlare con James di alcune cose, ma per la maggior parte del tempo starò qui.»
«Qui?» oddio, è veramente come stavo pensando!
Edward annuisce. «Qui, sì. Qui con te …»
«Qui con me.» sto diventando una specie di pappagallo, e me ne sto rendendo conto anche da sola, ma non so che altro dire. Sono troppo felice e scombussolata, per riuscire a dire qualcosa di veramente sensato.
«E al diavolo questa storia della relazione a distanza, staremo sempre insieme che sarai costretta a mandarmi a quel paese per quanto ti starò appiccicato!»
Scoppio a ridere, buttandomi tra le sue braccia. Edward rafforza la presa sul mio corpo e ride insieme a me, sollevandomi di peso e cominciando a girare come una trottola. Smette solo quando, credo, comincia a girargli la testa ed è costretto a farlo per con cadere a terra.
Alzo il viso verso il suo, che rispecchia la stessa ed identica felicità che provo io adesso, e dopo avergli afferrato le orecchie lo bacio sulla bocca. Questo, rispetto ai baci che ci siamo scambiati poco fa, è più coinvolgente, più vivo.
Siamo soli, quindi non siamo costretti a trattenerci per evitare scandali. Per fortuna che gli altri si sono fatti sgamare!
Smettiamo di baciarci sono quando siamo a corto d’aria, e poggio la fronte contro la sua. Chiudo gli occhi, in pace con me stessa. Li riapro di colpo quando un lampo di genio mi illumina il cervello.
«Qui a Napa c’è già un negozio rifornito, come il tuo. È quello dei Newton.» sussurro, osservandolo.
Edward sbuffa, baciandomi le labbra prima di rispondermi. «Credi che abbia paura di un po’ di concorrenza?»
Scuoto la testa. «No, no. Anzi, impegnati più che puoi! Stracciali!»
Ride di cuore, stringendomi ancora più forte di prima tra le sue braccia. «Ogni tuo desiderio è un ordine, amore mio.»
Chiudo di nuovo gli occhi, poggiando la testa sul suo petto, all’altezza del cuore. Lo sento battere forte come un tamburo contro le mie orecchie, sicuramente fa eco al mio. Poggio la mano su quel punto preciso, carezzandolo con la punta delle dita al di sopra della camicia azzurra che indossa.
«Se ti trasferisci qui, non vedrai spesso la tua famiglia …» osservo. Questo mi dispiace, per stare accanto a me è costretto a trasferirsi ed a lasciare Chicago. Non deve essere facile lasciare la città in cui sei nato e cresciuto, e abbandonare di conseguenza tutti gli affetti e le persone che ti sono care.
«Lo so, ma non è un vero sacrificio. Ne ho parlato tanto con mia madre, e lei è d’accordo con la mia decisione di venire qui.» mi fa alzare il viso, e mi osserva con i suoi occhi meravigliosi. «Bella, io per te farei qualsiasi cosa. Anche trasferirmi dall’altra parte del mondo, se tu lo vuoi. Non sarà mai un sacrificio per me, se ad attendermi ci sei tu.»
Oh, bene. Adesso ho di nuovo i lacrimoni agli occhi! «Ma da dove sei saltato fuori, si può sapere?»
Ridacchia, carezzandomi la guancia con il pollice. «Stavo soltanto aspettando il momento giusto per farlo, e che arrivasse una fanciulla indifesa bisognosa del mio aiuto … ed un bel giorno, ecco che è successo.»
«Quel giorno è stato la nostra rovina!»
«Ma anche la nostra salvezza. Non riuscirò a ringraziare mai abbastanza questa estate, perché mi ha fatto incontrare te, che sei importante per me, perché ti amo e so che ti amerò fino a quando ne avrò la possibilità.»
Deglutisco, a disagio: lui è bravissimo con le parole, ed io non riuscirò mai a dire qualcosa di altrettanto intenso.
«So che è banale da dire, ma ti amo anche io, ti amo immensamente e sarai l’unico uomo che amerò così tanto in tutta la mia vita …»
Edward mi sorride dolcemente, da persona innamorata. «E questo è banale? Non direi proprio, è perfetto.» mi bacia la fronte, restando fermo in questo modo mentre torna a stringermi forte. «Ti amo, piccola.»
«Ti amo anche io, tanto.» mormoro, allacciando le mani dietro il suo collo.
E ce ne restiamo fermi in questa posizione per non so quanto tempo, in mezzo alle viti, mentre davanti a noi il sole continua a tramontare e ci inonda con la sua intensa luce arancione.
 
 

Fine

 
 
 
 

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Arieccomi!
Edward e Bella di nuovo insieme, quanto sono belli *-* io mi sono innamorata di loro, e quasi mi dispiace di aver terminato così presto questa storia…
…e adesso, arriviamo alle novità di cui vi ho accennato così tante volte.
La prima novità è: ci saranno degli extra di ‘The camp of love’. Non so bene quando arriveranno, forse tra un paio di mesi – così ho la possibilità di gestire bene sia questi che l’altra mia storia -, ma arriveranno, state tranquille :D
L’altra novità, invece, riguarda una nuova trama che ho stilato e da cui vorrei trarne una nuova long – sempre Edward/Bella. Anche questa penso che arriverà tra un paio di mesi, devo ancora cominciare a scriverla e vorrei portarmi avanti con un po’ di capitoli prima di pubblicarla. Spero che mi seguirete ancora, anche in queste nuove ‘avventure di EFP’ ;)
Tornando alla fine della storia, voglio ringraziarvi tutte, nessuna esclusa! È grazie a voi che questa ff è andata avanti. Lo so, l’avrete sentita chissà quante volte questa solfa XD ma non so che altro dire… sono una frana nei ringraziamenti °-° però davvero, ho apprezzato ogni singolo commento che ho ricevuto e le letture che con l’avanzare dei capitoli aumentavano. Grazie di cuore, a tutte *-*
Vi lascio – come al solito XD – i link per contattarmi e per seguirmi su Facebook, se vi va… quello del gruppo e quello del mio profilo ;) come sempre, vi aspetto!
Ci sentiamo alla prossima – storia o aggiornamento di ‘Solo il tempo…’, dipende XD – e… ancora auguri di felice Natale a tutte! :*
P.S: fate come me, mangiate come porche tanto la dieta comincia il 7 Gennaio ahahahahah XD

   
 
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