Eccomiiiiiiiii! :D ve l’avevo promesso che
passavo!
Innanzitutto, vi auguro tanti auguri di
buon Natale *-* e quello che vi lascio oggi è il mio regalo per voi. È l’ultimo
capitolo, me misera ç.ç
Ci sentiamo di sotto, ho un sacco di cose
da aggiungere oggi XD buona lettura!
Capitolo diciotto - Sorprese di compleanno
13/09/2010
Il
campanello di casa suona di nuovo: è la terza volta che succede, oggi, e sempre
per la terza volta sono io quella che deve andare ad aprire. La nonna mi sta
praticamente obbligando a farlo, e solo perché oggi è un giorno un po’ più
particolare rispetto agli altri.
«Bella,
cara, vai ad aprire per favore.» dice lei dopo un paio di secondi, con le mani
immerse nella pasta che, più avanti, userà per preparare le sue famose
tagliatelle.
«Già,
Bella, non far aspettare gli ospiti!» mi sgrida mia madre, che sta aiutando la
nonna in cucina.
Con uno
sbuffo, e con un alzata di occhi al soffitto, mormoro un «Va bene.» strascicato
ed esco dalla cucina. Percorro il corridoio, dove le mie orecchie captano il
mormorare frenetico e scorbutico di papà, impegnato a guardare lo sport alla
tv, e non appena raggiungo la porta d’ingresso la apro per far entrare i nuovi
arrivati.
Ma
guarda, sono Alice e Jasper! Non lo avrei mai detto!
«Ciao,
ragazzi.» dico, senza usare molto entusiasmo nella voce.
«Ciao,
sorellina mia! Buon compleanno!» Jasper, un sorriso enorme ad occupare le sue
labbra, mi abbraccia e mi regala un bacio sulla guancia.
Ricambio
l’abbraccio, dandogli diverse pacche sulla spalla. «Grazie, fratellone,
grazie.»
«Ehi,
come siamo allegri! Che succede, è morta Principessa per caso?» domanda,
squadrandomi attentamente.
«Ma che
dici, tesoro, quella gatta morirà dopo di noi per quanto è … in forma!» so che
Alice voleva dire ‘stronza’ al posto di ‘in forma’, e questo mi strappa un
sorriso. «So io per quale motivo Bella è così mogia, oggi.»
«Beh,
spero che non sia nulla di brutto. Nessuno dovrebbe essere mogio il giorno del
suo compleanno!» ribatte, regalandomi un buffetto sulla guancia prima di
entrare in casa. «Nonna, sono a casa!» urla, lasciando me e sua moglie davanti
alla porta.
«Allora,
tanti auguri tesoro!» Alice mi abbraccia, stringendomi forte. «Come ti senti,
con un anno in più?»
«In
questo momento vorrei tanto sbattere la testa da qualche parte … ma a parte questo
va tutto bene, Alice, grazie.»
Lei
scioglie l’abbraccio, guardandomi in segno di rimprovero. «Non dire così! È il
tuo compleanno, dovresti essere allegra!»
«Lo
sarei di più se Edward si fosse degnato di chiamarmi, o di mandarmi un sms
stamattina.» mi lamento, a bassa voce, chinando il capo.
«Oh, è
come pensavo allora.» Alice mi passa un braccio sulle spalle e chiude la porta
dopo essere entrata di nuovo in casa, insieme a me. «Non ti ha detto nulla,
proprio nulla? Sa che è il tuo compleanno?»
«Certo
che lo sa! Ha tirato fuori l’argomento non so quante volte, in questo giorni, e
oggi si è come volatilizzato!» esclamo, osservando il suo viso. «Ha anche il
cellulare staccato, è come se non volesse sentirmi per niente oggi!» aggiungo.
«Magari
ha qualche impegno, non deve essere per forza come dici tu.» Alice cerca di
consolarmi, anche se ci riesce poco. «Dai, non pensarci troppo e andiamo di là.
Devo salutare tua madre e la nonna, è tanto che non le sento! Ah!» mi porge una
busta rossa, dove spicca una coccarda enorme e argentata. «Questo è per te!»
Odio i
regali, lo sanno tutti qui, ma tutti si ostinano comunque a regalarmi qualcosa.
Afferro il pacchetto, riluttante, e fingo di essere contenta: non ingannerò
nessuno, visto che tutti conoscono la mia avversione per i regali, ma almeno ci
provo. «Grazie, Alice! Lo apro più tardi, insieme agli altri.»
Lei
sorride, abbracciandomi di nuovo prima di lasciarmi andare e di incamminarsi
verso la cucina. Io, invece, resto in corridoio e resto a guardare il regalo
che ho tra le mani.
Oggi,
come avrete ormai capito benissimo, è il mio compleanno.
Compio
23 anni, e avrei sperato di trascorrere questo giorno in maniera diversa.
Innanzitutto, non volevo essere così mogia e depressa proprio il giorno del mio
compleanno, ma purtroppo la sfiga che mi perseguita mi costringe ad esserlo.
Avrei
anche voluto che questa giornata potesse iniziare in maniera diversa. Nella mia
testa, che si è rammollita tutto d’un tratto, ho immaginato per giorni e giorni
di svegliarmi e di trovare una sorpresa accanto al mio letto: la sorpresa,
naturalmente, era Edward. Possibilmente nudo, visto che i miei ormoni stanno
impazzendo un pochino e stanno facendo impazzire anche me.
Come
volevasi dimostrare, la sorpresa non c’è stata neanche per il cazzo.
Senza
contare che la persona che più premevo di sentire, ossia Edward, non si è fatto
vivo. Speravo almeno in una sua telefonata, o un piccolo messaggino di auguri,
e invece niente. Niente di niente! Di questo passo, farò prima ad aspettare che
passi questa giornata e che arrivi la sera, il momento in cui di solito
entrambi ci colleghiamo a Skype per chiacchierare un po’.
Ma …
seriamente, chi ce la fa ad aspettare stasera?
Mordendo
il labbro inferiore, prendo il cellulare – oggi io e lui vivremo in intensa
simbiosi – e premo il tasto di chiamata rapida che corrisponde al numero di
Edward. Vado in salotto per riporre il pacchetto insieme agli altri, quelli che
mi hanno già dato i miei genitori e la nonna, e aspetto di sentire la sua voce.
«Il numero da lei chiamato non è
raggiungibile.»
«Merda!»
esclamo, gettando il pacchetto senza tante cerimonie sopra agli altri.
«Bells,
non ricominciare per favore …» dice papà, sconsolato.
«Io non
ricomincio proprio niente.» sbotto, voltandomi verso di lui. Mi avvicino al
divano, dove è seduto da un sacco di tempo ormai, e mi siedo al suo fianco con
le braccia conserte.
Lui,
come per consolarmi, mi da un paio di pacche sulla spalla.
Abbiamo
fatto la pace, dopo tutte le cattiverie che ha riversato su di me per colpa di
Lauren, ma io ce l’ho ancora un po’ con lui perché non ha ancora accettato il
fatto che io mi sia innamorata e legata a qualcuno.
Doveva
succedere, prima o poi, perché fa così tante storie?
«Ah,
che carini che siete!» Jasper entra in salotto e sorride, vedendoci seduti
vicini sul divano. Lui, invece, va a sedersi sulla poltrona e sobbalza,
urlando, un secondo dopo.
«Ma che
… Principessa! Mi ha quasi graffiato le chiappe!» esclama, osservando la gatta
bianca che se ne sta appollaiata sul bracciolo della poltrona, adesso che lui
l’ha disturbata.
«Non
sapevi che era lì?» domanda papà, riportando lo sguardo sulla tv. C’è una
partita di baseball … ma c’è lo sport tutti i santi giorni? Non lo sapevo!
«Mi
sembrava un cuscino …» borbotta, tornando a sedersi. Comincia ad osservare
Principessa, che a sua volta osserva Jasper in modo minaccioso. Sembra un
uccello del malaugurio, in questo caso sotto le spoglie di un gatto super
peloso.
«Un
cuscino molto vivo, ragazzo!» papà ride sotto i baffi, che sono spariti dal suo
viso da un bel pezzo.
Mentre
loro sono impegnati a guardare la partita e a commentare chissà quale passaggio
di chissà quale giocatore, riprendo il telefono e chiamo di nuovo Edward. Come
prima, a rispondermi è quella insopportabile voce registrata.
«Umpf!»
borbotto, fulminando il cellulare con lo sguardo.
«“Umpf”
lo dico io, Bella! Dacci un taglio, per favore!» esclama papà, scocciato.
«Che
succede? Non comincerete a litigare di nuovo, eh?» Jasper si affretta ad
ammonirci, prima che le cose degenerino. E poi, perché ammonisce anche me? Sta
facendo tutto papà, io mi sto semplicemente lamentando con il telefono!
«Succede
che tua sorella sta rompendo per via di quel damerino di cui si è innamorata.»
il tono con cui papà sta dando questa informazione a Jasper mi infastidisce, e
per questo si becca un occhiataccia anche lui.
«Adesso
capisco perché sei così scorbutica, sorellina! Che c’è, non ti ha ancora
chiamato?» sembra serio mentre parla, ma io so che mi sta prendendo per il
culo.
«Okay,
ne ho abbastanza di voi due!» mi alzo in piedi velocemente e mi avvicino a
Jasper, che alza le mani per difendersi.
«Ehi,
IsyBelly, stavo scherzando!»
Grazie
a quel nomignolo, che odio da morire, si guadagna uno scapaccione tra capo e
collo che gli scompiglia anche i capelli biondi. «Piantala! E non chiamarmi
così!»
«Manesca
…» mormora mio fratello.
Gli
faccio la linguaccia, e dopo aver preso tra le braccia Principessa esco dal
salotto. Le accarezzo la testa pelosa e morbida, e lei si accoccola
placidamente sulle mie braccia. Peggio di una bambina! E poi dicono che gli
animali non capiscono niente …
Sto
tornando in cucina, dalle altre, quando il campanello suona di nuovo. Alzo gli
occhi al cielo, stufa di questa tiritera, e prima che qualcuno mi urli dietro
vado ad aprire la porta. Questa volta, i nuovi arrivati sono Emmett, sua moglie
Rosalie e la loro bambina Amy.
«Buon
compleanno, Bella!» esclamano allegramente in coro.
«Ciao,
grazie di essere venuti!» esclamo, sorridendo.
Meglio
non far vedere anche a loro che ho la luna un po’ storta, oggi.
Emmett,
un ragazzone che nasconde un cervello da bambino, mi sorride e mi stritola
abbracciandomi. Mi fa anche girare in tondo, e lui non si è accorto minimamente
che ho Principessa in braccio. Io sì, invece, e non perché percepisco il suo
corpicino caldo … ma perché mi ha conficcato le unghiette affilate nel braccio.
«Emmett,
mollami per favore! Stai uccidendo la gatta della nonna!» miagolo, sembrando un
gatto io stessa.
«Subito,
festeggiata!»
Dopo
avermi liberata, prendo un respiro sollevato e, dopo aver controllato le
condizioni del mio braccio, mi rivolgo alle altre ragazze che sono sulla soglia
di casa. Rosalie ha un sorriso enorme sul viso, più paffuto di quanto
ricordassi, senza contare della pancia che spicca al di sotto dell’abito a
fiori blu che indossa.
«Waw,
Rose! Sei …»
«Grassa,
cicciona, brufolosa, brutta?» fa lei, abbassando gli occhi sulla sua pancia.
«Scegli tu, ormai uno vale l’altro.»
«Ehm …
veramente stavo per dire bellissima, ma se vuoi cambio …»
«No no,
bellissima va benissimo!» e mi sorride, prima di abbracciarmi.
«Vedi,
prosciuttina? Sei stupenda, non è come pensi tu.» Emmett annuisce,
ridacchiando.
«Silenzio,
Emmett! Fino a ieri sera mi chiamavi ‘ciccia molliccia’.» lo ammonisce lei.
«Ma sai
che scherzo, tesoro mio!»
«Ciao,
zia Bella!» la piccola Amy, che non vedo da un mesetto scarso, allunga le
braccia verso di me ed io mi abbasso alla sua altezza per ricambiare il suo
abbraccio. Ha avuto un buon tempismo, salvandomi dal battibecco che stanno
avendo i suoi genitori.
«Amore,
ciao! Vuoi prendere in braccio Principessa?» le chiedo.
Con
lei, Principessa non ha nessun problema isterico. Chissà perché, con i bambini
si comporta sempre bene … è con i grandi che le prendono spesso e volentieri gli
attacchi di pazzia.
Amy, contenta,
prende in braccio la gatta e comincia ad accarezzarla mentre entra in casa.
Emmett e Rosalie la seguono subito dopo, sempre battibeccando: credo che non
facciano altro tutto il giorno, ma sono carinissimi da guardare. Secondo me,
con loro nei paraggi non ci si annoierebbe mai!
«Allora,
che si dice lì sotto?» domando, accarezzando la pancia di Rosalie.
Lei,
strizzando un occhio, ridacchia. «Femmina!»
«Uh,
un'altra!»
«Già,
un'altra!» Emmett sbuffa, e dopo aver baciato la guancia di sua moglie se ne va
in salotto. Quella parte della casa è diventata il luogo di ritrovo dei
maschietti.
«In
realtà è un maschio, ma voglio che per lui sia una sorpresa.» mi sussurra Rose
all’orecchio non appena Emmett è andato via.
«Poverino,
così in sala parto gli verrà un infarto! Sei perfida!» le do una manata sulla
spalla.
«No,
sono innamorata! Tieni, questo è per te.» Rose mi porge un pacchetto avvolto in
carta argentata, che prendo un po’ titubante.
«Non
dovevate, grazie. Più tardi lo aggiungo agli altri …» di certo, non torno ad
avventurarmi nella tana dei lupi adesso che sono quasi al completo. Manca il
lupo master, ossia Jacob, che arriverà a momenti insieme a Leah.
Ho
invitato anche Seth a pranzo oggi, ma lui non può venire: è tornato alla sua
vita al college. Devo ammettere che quel ragazzo dispettoso, impiccione e
simpatico sta cominciando a mancarmi … le sue buffonate, invece, no.
Verso
l’ora di pranzo, quando ormai sono arrivati anche Jacob e Leah e tutta la casa
è piena di persone che urlano, parlano, ridono e si litigano i posti a tavola,
il campanello – indovinate un po’? – suona di nuovo.
«Oh,
questa volta ha rotto davvero!» esclamo, irritata.
«Bella!
Modera i termini, per favore!» mi rimprovera mia madre.
«Aspetti
qualcun altro, tesoro? Potevi avvertirmi, avrei cucinato qualcosa in più.» la
nonna mi guarda in preda al panico, con le mani ancora impegnate a mescolare le
tagliatelle al sugo nell’enorme terrina di porcellana del servizio buono.
«No,
non aspetto nessuno … e poi, nonna, c’è cibo a sufficienza per un esercito.» le
faccio notare.
«Non ci
giurerei, Bella. Dimentichi che qui c’è chi mangia per quattro!» esclama
Emmett.
Sua
moglie gli da una gomitata nelle costole, irritata.
«Rosie,
piccola, non stavo parlando di te!»
Marito
e moglie tornano a bisticciare, ed il campanello suona ancora una volta.
Sbatto
il tovagliolo sul tavolo, seccata, e mi alzo in piedi. «Ora basta! Vado a
vedere chi è.»
«Vai,
tesoro, ma sbrigati altrimenti la pasta si raffredda!»
Alzo
gli occhi al cielo: ah, le preoccupazioni della nonna!
Torno
in corridoio – l’ho percorso così tante volte oggi che comincia seriamente a
darmi la nausea – e non appena arrivo alla porta d’ingresso la apro di slancio.
Sono pronta a sistemare per benino la persona che è arrivata qui senza prima
informare … ma sono costretta a bloccarmi, e le parole si bloccano nella mia
gola non appena riconosco la persona che ho davanti.
È
Edward!
Si
volta non appena ha capito che la porta è aperta, e si blocca anche lui non
appena mi vede. A rallentatore, come se non ci credesse quasi, si toglie gli
occhiali da sole, scoprendo i suoi occhi che adoro da impazzire, e dopo qualche
altro secondo di smarrimento mi sorride.
Con il
sorriso sghembo che amo tanto.
Oddio,
è davvero davanti ai miei occhi! È davvero davanti a me! Non sto sognando, o
avendo un allucinazione, vero?
«E-Edward
…» balbetto, passandomi una mano sulla guancia accaldata.
Lui
accentua il suo sorriso, avvicinandosi a me. Mi accarezza la mano con la punta
delle dita, e comincia a ridere. «Ciao, piccola.»
E non mi
trattengo più.
Mi
butto su di lui, aggrappandomi con le braccia al suo collo e stringendolo
forte. Edward mi afferra prontamente e sospira, seppellendo il viso nell’incavo
del mio collo. Abbracciarlo, e sentire che lui è davvero qui, a casa mia, in
California, rende tutto più bello e meraviglioso. È come se stessi dentro ad
una mia fantasia! Comincio a piangere quasi senza accorgermene, e continuo ad
abbracciarlo.
Edward,
però, non è della mia stessa opinione e scioglie l’abbraccio, ma lo fa solo
perché così ha la possibilità di baciarmi. Le nostre labbra si incontrano, e
non appena questo accade mi sembra di essere appena tornata a casa.
In
teoria, io sono già a casa, ma adesso che c’è anche Edward sembra tutto ancora
più vero.
«Amore
mio, amore mio …» sussurra a fior di labbra non appena smettiamo di baciarci.
Tiro su
col naso, aggrappandomi alle sue guance. «Che … che ci fai qui? Non dovevi
lavorare?» lo accuso, ridendo.
Ride
anche lui. «Una piccola bugia, volevo farti una sorpresa … ci sono riuscito?»
Annuisco
senza dire nulla, la voce sembra essere sparita di colpo. Faccio scontrare i
nostri nasi per qualche istante, poi torno ad abbracciarlo. Poggio il capo sul
suo petto, mentre Edward mi circonda la schiena con le mani e poggia il mento
sulla mia testa.
Mi
bacia i capelli. «Buon compleanno, Bella.»
Sorrido:
adesso sì che è davvero tutto perfetto.
«Bella,
cara, ti stiamo aspettando tutti! Che ci fai ancora … oh!» la voce della nonna
rovina il nostro piccolo momento di intimità, ma per una volta posso anche
passarci sopra. Sono troppo felice per sgridarla!
Mi
volto verso di lei, che ha un sorriso deliziato sulle labbra e gli occhi
lucidi, e stringo forte la mano di Edward mentre mi avvicino. Gli occhi della
nonna si posano subito sulla figura alta del mio ragazzo, poi si posano di
nuovo su di me. Sta aspettando che glielo presenti, per caso?
Sì, sta
davvero aspettando!
«Nonna,
lui è … è Edward.» dico, semplicemente. Non serve che dica altro, visto che lei
sa già tutto.
«Oh, è
Edward!» fa lei, in un pigolio. Oddio, anche la nonna è rimasta sconvolta!
Edward
sorride, allungando la mano verso mia nonna. «Piacere di conoscerla, signora
Isabella.»
Nonna,
invece di stringere la mano che Edward le sta porgendo, lo abbraccia e lo
stritola, in quello che io chiamo ‘lo strizzabbraccio’. Edward resta sorpreso,
ma si riprende subito e ricambia l’abbraccio.
«Caro
ragazzo, caro ragazzo! Speravo davvero di incontrarti! E chiamami Isabella,
caro, anzi, chiamami nonna!»
Sgrano
gli occhi. «Nonna!»
Non
starà un po’ esagerando?
«Che
c’è?» domanda, confusa.
Edward
comincia a ridere, staccandosi dall’abbraccio della nonna e tornando a
stringermi la mano. Guardo il suo viso rilassato, dove campeggia un sorriso
dolcissimo, e non posso fare a meno di sorridere anche io.
«Siete
bellissimi, ragazzi miei! Ma, Edward, arrivi adesso da Chicago?»
Lui
annuisce, tornando a guardare la nonna. «Il mio aereo è atterrato un paio di
ore fa, Isabella.»
Improvvisamente
capisco per quale motivo non sono riuscita a mettermi in contatto con lui: era
su un aereo, e sugli aerei in generale gli aggeggi elettronici vanno spenti.
Solo io me ne frego di questa regola, ma a quanto pare gli altri la seguono
alla lettera.
«Allora
avrai di certo fame! Hai fame, vero? Venite dentro, su, così cominciamo a
mangiare e aggiungiamo anche un posto a tavola! Non restate lì impalati!»
borbottando ancora qualcos’altro, che non riesco a capire, la nonna torna
dentro e ci lascia sulla porta di casa.
Scuoto
la testa, sorridendo a Edward. «Scusala, è … un po’ eccitata.»
«Non preoccuparti,
va bene. È simpatica tua nonna!»
«Già,
la nonna è 'okay' …» tirandolo per la mano lo guido dentro casa, e mi volto per
chiudere la porta. «Ma, ti avverto: di là è pieno di gente, ci sono la mia
famiglia ed i miei amici a pranzo … e loro non sono così 'okay' come lei.»
Edward
mi guarda, dubbioso. «Devo preoccuparmi?»
Scuoto
la testa. «Non molto … preoccupati solo di mio padre, e forse anche di mio
fratello.»
«Gli
uomini di casa. Va bene, starò attento.»
Sorrido,
e mi arrampico su di lui per stampargli un sonoro bacio sulle labbra. «Sei
pronto, allora?»
Lui
annuisce, stringendo la mia mano. «Andiamo, piccola.»
«Ma che bel ragazzo che è, Edward! Mia
figlia se l’è scelto proprio bene!»
«E hai visto che sedere sodo? Batte persino
quello di Emmett …»
«Rose!»
«Oh, sta un po’ zitto tu!»
«Credi che si sposeranno presto, Reneè?»
«L’anno del mai potrebbe andare bene come
data.»
«Charlie, nessuno ti ha interpellato! Torna
a cuccia, forza!»
«Io sarò la damigella d’onore! E Jazz il
testimone, vero Jazz?»
«Certo, stellina mia, certo.»
«Ma che stai dicendo, ragazzo! Mi deludi.»
«Papà, non posso ribattere! Lei mi tiene
legato per le palle!»
«Ti sei venduto per del sesso? Sei la
vergogna di tuo padre!»
«No, devi essere fiero di tuo figlio,
Charlie. Jasper, continua così!»
«Guardateli, sono così innamorati! Uh,
adesso si baciano! Aw!»
*sospiro generale*
«Ah, le donne! Chi le capisce è bravo …»
Stringo
le mani di Edward tra le mie, mentre le nostre labbra si incontrano ancora una
volta. È la prima volta durante questa giornata che riusciamo a stare insieme
per più di due minuti di fila, senza essere interrotti da qualcuno.
Durante
il pranzo Edward è stato messo letteralmente sotto torchio da mio padre, ed è
stato inutile ricordargli che non ci trovavamo nella stazione di polizia e che
non c’era nessun interrogatorio in corso … lui ha continuato a fargli domande
su domande, restando deluso quando ha capito che Edward è un ragazzo esemplare
e che non mi sta affatto usando, come invece pensava.
La sua
faccia in quel momento era da fotografare e da incorniciare!
Gli
altri, invece, non hanno avuto nulla da ridire su di lui. Anzi, sono rimasti
tutti contenti di conoscerlo e sembrano andare molto d’accordo. Jacob mi ha già
dato la sua benedizione, e Jasper ha fatto la stessa cosa.
La
nonna e la mamma si sono innamorate di lui, e stanno cercando di convincere
Edward a restare a dormire qui. Non appena hanno saputo che ha preso una camera
d’albergo, giù a Napa, si sono coalizzate per fargli cambiare idea.
Credo
che abbia capito perfettamente che la mia famiglia è un po’ pazza.
Edward
smette di baciarmi, sorridendo. «Ho un regalo per te.»
«Un
altro? Credo di averne ricevuti abbastanza, per quest’anno.» metto il broncio.
«Beh,
fai un piccolo sforzo e accetta anche il mio.» dopo aver portato una mano nella
tasca dei suoi jeans, la ritira e noto che stringe un piccolo sacchetto di
velluto nero, chiuso da dei nastri argentati. Me lo porge, sorridendo. «Tanti
auguri, amore.»
Prendo
il sacchetto, arrossendo. «Grazie …»
«Le ha fatto un regalo! Ma quanto è dolce,
quanto?»
«Oh, è stata così fortunata ad averlo incontrato
…»
«Durante i primi tempi del nostro
fidanzamento, Emmett si è dimenticato del mio compleanno e mi ha fatto gli
auguri, con tanto di rose rosse, tre mesi dopo! Roba da non credere!»
«Rosie, ma ce l’hai con me oggi?»
«Oh, sta un po’ zitto tu!»
Apro il
sacchetto con dita tremanti – io, che odio aprire i regali, ho le dita tremanti!
-, e lo inclino verso il palmo della mia mano. Subito dopo, con un fruscio, vedo
comparire un piccolo braccialetto d’argento e scintillante.
«Oh!»
Edward
lo prende dalle mie mani, stendendolo per tutta la sua lunghezza: è una
semplice catenina sottile, d’argento per l’appunto, e da essa pendono diversi
ciondoli. Sono questi che lo fanno scintillare così tanto.
«Sono
cristalli Swarovski. C’è la luna, la stella, il sole … una farfalla, e un
cuore.» mi spiega Edward, indicando ogni ciondolo mentre li descrive. «Ti
piace?»
«È
meraviglioso, lo adoro! Ma … ma chissà quanto ti è costato!» dico davvero, gli
Swarovski non sono cosette da niente.
«A
questo pensi, a quanto ho speso per regalarti un braccialetto?» mi prende le
mani e avvicina il viso al mio, soffiandomi sul naso. «Non te lo dirò mai, ma
ti basta sapere che l’ho scelto pensando a te e a tutto l’amore che provo nei
tuoi confronti.»
Mi
mordo le labbra: accidenti, è davvero bravo a circuirmi quando vuole. Azzero la
piccola distanza che separa le nostre bocche e lo bacio, mordendogli il labbro
superiore. «Grazie. Mi aiuti ad indossarlo?»
«Certo!»
Con
gesti brevi e agili, Edward mi assicura il braccialetto al polso, ed io resto
per diversi secondi ad osservare i riflessi dai mille colori che provoca la
luce del sole a contatto con i ciondoli. Sorrido, agitandoli.
«Ti sta
un po’ largo …» nota Edward, con una nota di disappunto.
«Non fa
niente, va bene così. Grazie!» mi sporgo verso di lui e ricomincio a baciarlo.
In men che non si dica, sono seduta sulle sue gambe e gli circondo le spalle
con le braccia. Le mani di Edward, invece, si posano sul mio sedere.
Che
pervertito!
«Giù le mani da mia figlia!»
«PAPÀ!»
urlo, indignata.
Mi
volto e vedo che la mia famiglia ed i miei amici sono tutti posizionati
davanti alla porta finestra, intenti ad osservarci. Mia madre, Alice e Rosalie
stanno picchiando mio padre, adesso, e la nonna gli agita un dito contro,
arrabbiata, e sembra che lo stia rimproverando.
Oddio,
ma perché devono comportarsi così?
«Abbiamo
un po’ di pubblico …» commenta Edward, divertito, baciandomi una guancia.
Comincia a ridere non appena vede Emmett che, davanti a tutti gli altri,
annuisce guardando verso di noi, con fare serio, e alza i pollici in alto.
«Anche
troppo!» mi alzo in piedi, tendendogli una mano. «Vieni, voglio mostrarti una
cosa.»
«Cosa?»
domanda, alzandosi in piedi e prendendo la mia mano.
Sorrido,
cominciando ad incamminarmi verso la mia meta. «Il mio mondo.»
«Vedi cosa hai combinato, Charlie? Li hai
fatti scappare via!»
«Ma lui stava palpando mia figlia, e senza
mostrare nessuna vergogna! Non potevo permetterlo!»
«Tu alla loro età facevi di peggio! Ricordi
che avevamo la loro stessa età quando è nato Jasper?»
«Ma quello è stato un incidente!»
«Ehm … mamma, papà, io sono qui.»
«Oh, Jazz, tu sei il mio grande e adorato
incidente!»
«Ma adesso non possiamo più vederli …»
«Non siamo mica al cinema, sai Jacob?»
«Già, il cinema è più noioso.»
«Rosie, non mi dici di stare zitto adesso?»
«No, sono troppo annoiata per farlo.»
Scendiamo
i gradini che dal giardino portano al vigneto, e resto in silenzio mentre
aspetto che Edward capisca cos’è che sta guardando. Sorrido, contenta,
osservando la grande distesa di piante che abbiamo davanti e che pian piano il
sole calante colora di arancione. Mi volto verso di lui, aspettando la sua
reazione che non tarda ad arrivare.
«Wow!»
soffia Edward, lo sguardo incantato rivolto al vigneto. «È questo, il tuo
mondo?»
Annuisco.
«Sì, è questo.»
Lascia
andare la mia mano e si avvia verso il filare più vicino, guardandosi intorno e
accarezzando di tanto in tanto le foglie delle viti. Io lo seguo a distanza,
con le mani intrecciate dietro la schiena e con un sorriso divertito sulle
labbra. Sembro quasi una baby-sitter che sta tenendo d’occhio il suo piccolo
pargolo.
Edward,
ridendo, si volta verso di me e allarga le braccia. «Ma … è enorme! Mi ci
potrei perdere, in mezzo a tutte queste piante!» esclama, un po’ sconvolto e
anche un po’ sorpreso.
Rido
anche io, insieme a lui, e mi avvicino ancora di più. «Le coltivazioni occupano
i 4/5 dell’azienda, più o meno … sono 17 ettari e mezzo. Il resto è tutto
occupato dallo stabilimento, dalle cantine e dalla casa.» gli spiego.
La
faccia di Edward diventa ancora più sorpresa, tanto che spalanca anche la
bocca. «Wow! Non so neanche a quanto corrispondono 17 ettari e mezzo …»
«Te lo
spiegherò con calma.» mi mordo le labbra, divertita.
Senza
dirgli altro, mi avvicino ad una delle tante viti che ci circondano e strappo
una foglia, passando poi a staccare una piccola parte di un raspo. Poggio le
piccole bacche rosse, quasi viola, sulla foglia e poi torno da Edward, che ha
osservato i miei movimenti senza battere ciglio.
Gli
porgo la foglia, invitandolo a prenderla. «Assaggia, e dimmi se è matura o meno.»
Lui
inarca le sopracciglia. «Non sono un esperto …»
«Beh,
puoi sempre imparare. Ti aiuterò io … ma adesso assaggia, forza!»
Dopo
avermi rivolto un'altra alzata di sopracciglia, Edward strappa dal raspo un
paio di acini e li porta alle labbra, mangiandoli. Resta in silenzio per
diversi secondi mentre mastica, e nel frattempo anche io ne mangio alcuni.
«È un
po’ acre, ma è anche dolce.» mi dice, dopo averci pensato un po’.
Annuisco,
sorridendogli. «Sì, è esatto. È quasi pronta per la vendemmia … forse la
prossima settimana possiamo già cominciare a raccoglierla.»
«Non ho
mai partecipato ad una vendemmia!» commenta, osservando attentamente un altro
acino prima di mangiarlo.
Abbasso
lo sguardo di colpo, alle sue parole, e comincio a giocherellare con il raspo
vuoto che tengo ancora tra le mani. Il suo commento mi ha lasciato una brutta
sensazione dentro, visto che mi ha ricordato che molto probabilmente la
prossima settimana lui non sarà più qui con me.
Deve
pur tornare a casa, dalla sua famiglia, e mi rendo conto che non gli ho neanche
domandato per quanti giorni ha intenzione di fermarsi qui a Napa.
Scuoto
la testa, scacciando via il pensiero dalla mente. Non serve a nulla fasciarsi
la testa adesso, ancora prima di romperla. Devo godermi appieno i pochi giorni
che abbiamo davanti, e solo dopo che saranno trascorsi potrò tornare a
preoccuparmi di tutte le altre cose.
«Puoi
sempre prendere parte alla prossima …» faccio. È troppo per me illudermi che
Edward sarà presente per questa imminente vendemmia, ma una parte di me lo fa
ugualmente.
Lui
annuisce, guardandomi divertito. Con un paio di passi mi si avvicina, e mi
prende le mani tra le sue, liberandole dagli oggetti che ancora stringevo.
«Dici che sarò bravo? Devi spiegarmi tutto, ma proprio tutto, la prossima
settimana …»
Resto
un po’ spaesata, cosa che deve essersi riflessa anche sul mio viso. «Che … che
vuoi dire?»
«Voglio
dire che la prossima settimana ti aiuterò a lavorare, e che devi spiegarmi ogni
cosa. Voglio evitare di compiere qualche pasticcio!»
«Resterai
qui anche la prossima settimana?» strillo, euforica. Non mi sembra vero …
abbiamo più di una settimana da trascorrere insieme! Ed io che quasi non ci
speravo!
«C’è
più di un motivo per cui mi trovo qui adesso, piccola. Il primo, ovviamente,
sei tu, ma il secondo riguarda alcune questioni di lavoro …» mi spiega,
stringendo le mie mani.
«C’è
qualche problema?» domando, improvvisamente preoccupata.
Edward
scuote la testa, rassicurandomi. «Nessun problema, anzi, le cose vanno a
meraviglia, più di quanto immaginassimo io e James. E sono diversi mesi che
stiamo pensando di espanderci, di creare un nuovo centro di articoli sportivi
in un'altra città.» il suo sorriso si allarga, diventando enorme ed eccitato.
«Sono venuto qui a Napa per vedere se ci sono alcuni edifici da comprare, o da
affittare, per creare qui il nostro nuovo punto vendita!»
«Ma
dici sul serio?» non riesco a contenere la gioia.
Se
Edward riesce a trovare quello che cerca, se riesce a trovare i locali adatti …
vuol dire davvero quello che penso?
«Non
sono mai stato più serio di così! Naturalmente, se ci riusciamo sarei io a
gestire interamente questi nuovi locali. Dovrò tornare a Chicago di tanto in
tanto per parlare con James di alcune cose, ma per la maggior parte del tempo
starò qui.»
«Qui?»
oddio, è veramente come stavo pensando!
Edward
annuisce. «Qui, sì. Qui con te …»
«Qui
con me.» sto diventando una specie di pappagallo, e me ne sto rendendo conto
anche da sola, ma non so che altro dire. Sono troppo felice e scombussolata,
per riuscire a dire qualcosa di veramente sensato.
«E al
diavolo questa storia della relazione a distanza, staremo sempre insieme che
sarai costretta a mandarmi a quel paese per quanto ti starò appiccicato!»
Scoppio
a ridere, buttandomi tra le sue braccia. Edward rafforza la presa sul mio corpo
e ride insieme a me, sollevandomi di peso e cominciando a girare come una
trottola. Smette solo quando, credo, comincia a girargli la testa ed è
costretto a farlo per con cadere a terra.
Alzo il
viso verso il suo, che rispecchia la stessa ed identica felicità che provo io
adesso, e dopo avergli afferrato le orecchie lo bacio sulla bocca. Questo,
rispetto ai baci che ci siamo scambiati poco fa, è più coinvolgente, più vivo.
Siamo
soli, quindi non siamo costretti a trattenerci per evitare scandali. Per
fortuna che gli altri si sono fatti sgamare!
Smettiamo
di baciarci sono quando siamo a corto d’aria, e poggio la fronte contro la sua.
Chiudo gli occhi, in pace con me stessa. Li riapro di colpo quando un lampo di
genio mi illumina il cervello.
«Qui a
Napa c’è già un negozio rifornito, come il tuo. È quello dei Newton.» sussurro,
osservandolo.
Edward
sbuffa, baciandomi le labbra prima di rispondermi. «Credi che abbia paura di un
po’ di concorrenza?»
Scuoto
la testa. «No, no. Anzi, impegnati più che puoi! Stracciali!»
Ride di
cuore, stringendomi ancora più forte di prima tra le sue braccia. «Ogni tuo
desiderio è un ordine, amore mio.»
Chiudo
di nuovo gli occhi, poggiando la testa sul suo petto, all’altezza del cuore. Lo
sento battere forte come un tamburo contro le mie orecchie, sicuramente fa eco
al mio. Poggio la mano su quel punto preciso, carezzandolo con la punta delle
dita al di sopra della camicia azzurra che indossa.
«Se ti
trasferisci qui, non vedrai spesso la tua famiglia …» osservo. Questo mi
dispiace, per stare accanto a me è costretto a trasferirsi ed a lasciare
Chicago. Non deve essere facile lasciare la città in cui sei nato e cresciuto,
e abbandonare di conseguenza tutti gli affetti e le persone che ti sono care.
«Lo so,
ma non è un vero sacrificio. Ne ho parlato tanto con mia madre, e lei è
d’accordo con la mia decisione di venire qui.» mi fa alzare il viso, e mi
osserva con i suoi occhi meravigliosi. «Bella, io per te farei qualsiasi cosa.
Anche trasferirmi dall’altra parte del mondo, se tu lo vuoi. Non sarà mai un
sacrificio per me, se ad attendermi ci sei tu.»
Oh,
bene. Adesso ho di nuovo i lacrimoni agli occhi! «Ma da dove sei saltato fuori,
si può sapere?»
Ridacchia,
carezzandomi la guancia con il pollice. «Stavo soltanto aspettando il momento
giusto per farlo, e che arrivasse una fanciulla indifesa bisognosa del mio
aiuto … ed un bel giorno, ecco che è successo.»
«Quel
giorno è stato la nostra rovina!»
«Ma
anche la nostra salvezza. Non riuscirò a ringraziare mai abbastanza questa
estate, perché mi ha fatto incontrare te, che sei importante per me, perché ti
amo e so che ti amerò fino a quando ne avrò la possibilità.»
Deglutisco,
a disagio: lui è bravissimo con le parole, ed io non riuscirò mai a dire
qualcosa di altrettanto intenso.
«So che
è banale da dire, ma ti amo anche io, ti amo immensamente e sarai l’unico uomo
che amerò così tanto in tutta la mia vita …»
Edward
mi sorride dolcemente, da persona innamorata. «E questo è banale? Non direi
proprio, è perfetto.» mi bacia la fronte, restando fermo in questo modo mentre
torna a stringermi forte. «Ti amo, piccola.»
«Ti amo
anche io, tanto.» mormoro, allacciando le mani dietro il suo collo.
E ce ne
restiamo fermi in questa posizione per non so quanto tempo, in mezzo alle viti,
mentre davanti a noi il sole continua a tramontare e ci inonda con la sua
intensa luce arancione.
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Arieccomi!
Edward e Bella di nuovo insieme, quanto
sono belli *-* io mi sono innamorata di loro, e quasi mi dispiace di aver
terminato così presto questa storia…
…e adesso, arriviamo alle novità di cui vi
ho accennato così tante volte.
La prima novità è: ci saranno degli extra
di ‘The camp of love’. Non so bene quando arriveranno, forse tra un paio di
mesi – così ho la possibilità di gestire bene sia questi che l’altra mia storia
-, ma arriveranno, state tranquille :D
L’altra novità, invece, riguarda una nuova
trama che ho stilato e da cui vorrei trarne una nuova long – sempre Edward/Bella.
Anche questa penso che arriverà tra un paio di mesi, devo ancora cominciare a
scriverla e vorrei portarmi avanti con un po’ di capitoli prima di pubblicarla.
Spero che mi seguirete ancora, anche in queste nuove ‘avventure di EFP’ ;)
Tornando alla fine della storia, voglio
ringraziarvi tutte, nessuna esclusa! È grazie a voi che questa ff è andata
avanti. Lo so, l’avrete sentita chissà quante volte questa solfa XD ma non so
che altro dire… sono una frana nei ringraziamenti °-° però davvero, ho
apprezzato ogni singolo commento che ho ricevuto e le letture che con l’avanzare
dei capitoli aumentavano. Grazie di cuore, a tutte *-*
Vi lascio – come al solito XD – i link per
contattarmi e per seguirmi su Facebook, se vi va… quello del gruppo e quello del
mio profilo ;) come
sempre, vi aspetto!
Ci sentiamo alla prossima – storia o
aggiornamento di ‘Solo il tempo…’, dipende XD – e… ancora auguri di felice
Natale a tutte! :*
P.S: fate come me, mangiate come porche
tanto la dieta comincia il 7 Gennaio ahahahahah XD