Note
della
traduttrice:
vi attendono a fine
capitolo ;)
Note
dell’autrice:
Finalmente
il capitolo due!
In
questo capitolo c’è molto più Klaus,
yay! Non ho
molto da dire se non che spero che il capitolo 3 sia online entro la
fine della
settimana.
Vorrei
anche ringraziare tutti quelli che hanno
recensito.
E
anche quelli che hanno aggiunto la storia fra le
preferite e le seguite.
Disclaimer: No, I don't own
TVD, much to my disappointment.
Capitolo 2
Changing Winds
South of England, 1550
Klaus
stava decisamente avendo una brutta settimana. Dopo anni di attesa, gli
era
finalmente giunta voce sulla posizione di Katerina. Naturalmente, aveva
lasciato la sua confortevole dimora a Praga e le era corso dietro
attraverso
quasi tutta l’Europa nord-occidentale, ahimè
inutilmente. Era arrivato così
vicino ma Katerina, essendo la persona che era, era riuscita a
scivolargli tra
le dita. Di nuovo.
Senza
contare che Elijah aveva menzionato la possibilità di
risvegliare Finn, come
faceva ogni qualche decina d’anni. Klaus aveva, ovviamente,
bloccato la
possibilità sul momento. Dopotutto, non avevano
già abbastanza problemi ad
occupare il loro tempo che preoccuparsi del sempre malinconico
traditore che
era suo fratello Finn?
Onestamente,
era come se Klaus fosse l’unico a pensare a lungo termine.
Suo fratello
sembrava aver dimenticato che Mikael li stava ancora cacciando.
Sommando
tutto ciò si otteneva un Originale molto insoddisfatto.
L’inutile
viaggio in carrozza inoltre non stava sicuramente migliorando il suo
umore.
Klaus,
Elijah e Rebekah erano in quel momento sulla strada per la loro tenuta
di
Londra o, come Klaus amava chiamarla, Mikaelson Manor. Era una delle
case
preferite di Klaus, e se avesse dovuto decidere dove stabilirsi
definitivamente, sarebbe stato lì… o forse in
quella in Toscana; l’Italia aveva un
clima più mite
dell’Inghilterra, fu costretto ad ammettere.
Naturalmente,
essendo Klaus molto impaziente come sempre, avrebbe voluto raggiungere
la
tenuta correndo non appena sceso da quella maledetta nave e,
ovviamente, Elijah
aveva insistito affinché andassero in carrozza.
“Non
abbiamo bisogno di attirare attenzione,” Aveva detto lui.
“Tu sai che gli umani
parlano, presto Mikael sentirebbe parlare di creature che si muovono
alla
velocità della luce nella foresta… Cosa pensi che
farebbe poi? Siamo già
abbastanza fortunati che non abbia scoperto la posizione delle nostre
proprietà…” Aveva continuato Elijah, ma
Klaus non aveva prestato attenzione,
troppo impegnato a ribollire di rabbia tra sé.
Non
mostrò la sua rabbia, naturalmente. Aveva da molto tempo
imparato a mascherare
le sue emozioni, nonostante ciò, dopo ben cinquecento anni,
aveva ancora
difficoltà a contenere la sua irascibilità.
Fortunatamente,
sebbene ci fosse Elijah, c’era sempre Rebekah lì
con lui, e Rebekah era esattamente
sorella di Klaus. Aveva quasi lo stesso carattere, cosa che rendeva i
loro… dissapori molto
più drammatici, ma che
li rendeva anche molto più vicini; la maggior parte del
tempo andavano molto
d’accordo. E se Klaus sapeva una cosa, era che Rebekah odiava
avere delle
restrizioni tanto quanto lui.
Ella
sedeva accanto a Klaus, di fronte al fratello maggiore, guardando
attentamente
dei disegni per nuovi vestiti, quando, semplicemente portando gli occhi
al
cielo, lanciò un’occhiataccia ad Elijah.
“Elijah,
siamo già in questa dannata carrozza, quindi chiudi quella
bocca prima che ti
privi della tua virilità.”
Ci
fu un momento di silenzio.
Improvvisamente
Klaus scoppiò in una rumorosa risata e sebbene Elijah
sedesse sembrando stoico
e controllato come sempre, anche lui sorrise debolmente.
“Bene,
bene, Elijah, sembra che la nostra sorellina abbia un bel caratterino,
non
vorremo alterare la sua testolina, no?” Disse lui,
sorprendendo entrambi i suoi
fratelli con l’improvviso cambio d’umore.
“Immagino
di no.” Confermò Elijah, riflettendo il sorriso di
Klaus.
Rebekah
lanciò uno sguardo truce ad entrambi, prima di sbuffare e
tornare a osservare i
disegni. Entrambi i fratelli risero sommessamente, prima di piombare in
un inatteso
ma confortevole silenzio.
Qualche
ora più tardi, e ancora nella carrozza, il piacevole umore
si era da lungo
dissipato. Persino Elijah, che di solito era difficilmente irritabile,
stava
cominciando a innervosirsi. Rimanere bloccato in uno spazio ridotto con
altri
due vampiri, no, due fratelli non
era
un’idea brillante.
Elijah
sarebbe felicemente rimasto in silenzio mentre Rebekah e Klaus si
punzecchiavano, ma aveva qualcosa da dire a suo fratello e non poteva
rimandare
più a lungo. Elijah era conscio che sarebbe stato meglio
discutere le novità
con un Klaus emotivamente stabile, e anche allora, sarebbe comunque
potuto essere
facilmente irritabile, essendo così il suo carattere. In
quel momento, Klaus
non era sicuramente del migliore degli umori, perciò Elijah
era
comprensibilmente esitante. Tuttavia, doveva essere fatto.
“Hai
mandato avanti il tuo servitore fratello?” La voce di Rebekah
interruppe il suo
dibattito mentale. Combatté il bisogno di esprimere la sua
irritazione. Era
abbastanza chiaro che Rebekah desiderasse avere Robb come distrazione,
non era
mai molto discreta riguardo ai suoi interessi. Questo era piuttosto
irritante
per Elijah, dopotutto Robb era il suo
servitore, e come se non bastasse, era il suo servitore Forbes e non
voleva che
sua sorella commettesse qualche sciocchezza. Dopotutto, non tutti i
servitori
erano così ben preparati e se ne poteva ottenere uno nuovo
solo ogni dieci
anni.
“Sì,
Robb è andato a far preparare la tenuta e a prendere sua
sorella.”
“Perché
mai avrebbe avuto bisogno di prendere sua sorella?” Chiese
Rebekah, mentre
Klaus sedeva disinteressato.
“Ha
raggiunto l’età e comincerà i suoi
dieci anni di servizio per Niklaus.” Alla
menzione Klaus sollevò lo sguardo. L’altra ragazza
aveva già completato i suoi
dieci anni? Beh, tutto ciò che Klaus poteva dire era che
sperava che la nuova
ragazza non fosse tediosa come l’ultima. Aveva a malapena
avuto bisogno di posare
i suoi occhi su Mary che lei era a sua completa disposizione. Che
sempliciotta.
Stava
diventando un gioco noioso affascinare le sue servitrici al punto che
avrebbero
dato la vita per lui, e tutti sapevano che un Klaus annoiato era un
Klaus
davvero pericoloso.
“Se
tutto va bene questa sarà migliore
dell’ultima.” Fu tutto ciò che Klaus
disse,
decidendo di non lasciare che proprio degli umani
occupassero i suoi pensieri.
London,
England 1550
La
carrozza aveva finalmente raggiunto la loro tenuta, passando per il
nero
cancello di metallo e aventi tortuoso sentiero acciottolato. Klaus si
rilassò
sulla sua seduta, quasi sospirando per il sollievo. Passare del tempo
con
Elijah ultimamente era diventato piuttosto noioso. Sin da quando quella
maledetta Katerina era fuggita suo fratello maggiore aveva smesso di
comportarsi come prima.
Tutto
ciò infastidiva Klaus.
La
vettura si fermò e la porta si aprì. Rebekah fu
la prima a scendere, con il
paggio che le porgeva la mano, l’elaborato vestito che
frusciava mentre usciva.
Elijah la seguì e Klaus fu l’ultimo a scendere
aggraziatamente la piccola
gabbia che l’aveva trattenuto per la mezza giornata appena
trascorsa.
Si
raddrizzò, i suoi occhi colpirono immediatamente i tre umani
che erano fuori
per accoglierli. Erano due donne e un uomo e tutti e tre attendevano in
piedi
in tranquillità. Riconobbe due di loro, Mary, la sua
servitrice, e il ragazzo
che era al servizio di Elijah. La terza persona non gli era tuttavia
familiare.
Era
bionda, non di un biondo color paglia, ma più luminoso,
molto più luminoso. Era
come se il sole le brillasse fra i capelli. Come cercò di
gettare uno sguardo
al suo volto, notò che lei aveva distolto lo sguardo e
attendeva con contegno.
Questa,
pensò
lui, è preparata.
Una
volta che lui e i suoi fratelli si furono avvicinati, i tre si
inchinarono
immediatamente.
“Ah,
Mary, presumo che tu abbia preparato tutto?” Si rivolse lui
alla donna, non
appena si ricompose dalla riverenza.
“Sì,
mio signore.” Rispose lei prontamente.
“Bene.”
Poi si voltò verso la misteriosa ragazza bionda, che stava
ancora guardando a
terra. “E questa elegante giovane donna sarebbe?”
“Questa
è mia
cugina, mio signore, lei sarà-”
“La
tua
sostituta.” Interruppe lui, comprendendo perché la
ragazza fosse lì. Fece
qualche passo verso di lei, finché non le si
trovò esattamente davanti. Lei
teneva ancora lo sguardo basso e questo irritò Klaus; non
sapeva nemmeno che
aspetto avesse la ragazza. Meglio porre
fine a ciò. Portò due dita al mento di
lei, costringendola a sollevare il
suo sguardo su di lui, incontrando gli occhi di Klaus, che
immediatamente
rimase colpito dal fatto che la ragazza era davvero…
meravigliosa.
La
seconda cosa che lo colpì fu la sorprendente risolutezza
nello sguardo di lei. I
suoi occhi sembravano mostrare un’innata intelligenza e
gentilezza che non si vedevano
spesso.
“Qual
è il tuo nome?” Chiese lui, rendendosi conto
all’improvviso che non aveva
assolutamente idea di come la ragazza si chiamasse.
“Caroline
Forbes, mio signore.” Rispose lei con una voce dolce come il
miele. Lui fece
cadere la propria mano dal suo mento per poi prendere quella di lei e
inchinarsi un poco per posare un leggero bacio sulla sua pelle morbida.
“E’
un piacere. Il mio nome è Niklaus Mikaelson. Ma
tu, mia cara, puoi chiamarmi Klaus.” Disse lui, sorridendo
alla sua nuova
servitrice.
Questo
sarà interessante.
Oh
Signore!
Caroline
sapeva che avrebbe dovuto distogliere gli occhi. Era ciò che
ci si aspettava,
le era stato ripetuto più e più volte eppure non
poteva. Era come se tutto il
suo addestramento fosse svanito fuori dalla finestra l’attimo
in cui Lord
Niklaus l’aveva guardata. C’era qualcosa in
lui… e il fatto che Caroline fosse
perfettamente conscia che lui le stesse ancora tenendo la mano non
aiutava la
situazione.
Come
se lui avesse letto i suoi pensieri, lasciò andare la mano
di lei e arretrò un
poco.
“Confido
che mi servirai bene, Caroline.” Affermò lui, e la
guardò, un poco minaccioso.
Nonostante questo, lei non poté evitare il piccolo brivido
quando lui disse il
suo nome.
“Sì,
mio signore.” Replicò velocemente, prima che i
suoi pensieri si allontanassero
troppo. Strappò il proprio sguardo dal suo, e si profuse in
un’altra reverenza.
Quando si risollevò, notò il suo piccolo assenso.
“Mary,”
chiamò lui, senza preoccuparsi di guardare indietro,
“Vieni, abbiamo dei doveri
cui attendere.” Mary si affrettò dietro al suo
signore. Nemmeno un minuto dopo,
egli scomparve nella casa.
Caroline
lasciò andare un sospiro che nemmeno sapeva di star
trattenendo. Cosa le stava
succedendo? Aveva davvero intenzione di essere una di quelle ragazze
che
andavano in delirio e abbandonavano la propria morale e i propri
principi dopo un solo sguardo da
parte di un uomo…
beh, un uomo di bell’aspetto, davvero
di
bell’aspetto… No! Non
penserò in questo
modo. Lord Niklaus è pericoloso ed è il peggiore
di tutti gli Originali. Solo
perché lui è diverso da come te lo immaginavi non
significa che è meno vampiro
rispetto a quando ti sia stato insegnato, si
rimproverò Caroline, non
credendo ai propri pensieri.
“Beh,
non è andata così male.” Robb
interrompendo la sua auto-ramanzina. Caroline
quasi saltò al suono della voce di lui, per un momento si
era persino
dimenticata che fosse lì, che lui esistesse. Ma qual era il
suo problema? “Si è
comportato sorprendentemente bene, devo dire. Eppure, sono un
po’ preoccupato…
è sembrato troppo gentile…”
continuò Robb, la preoccupazione nei suoi occhi,
“Non
ti agitare, caro fratello.” Disse Caroline, non mancando
l’ironia della
situazione, essendo lei la prima ad essere preoccupata.
“E’ tutto a posto.”
Robb
sembrava poco convinto, ma lasciò cadere
l’argomento, cosa per la quale lei era
grata. Non avrebbe saputo cosa rispondere se lui le avesse chiesto cosa
c’era
che non andava; lei per prima non era sicura.
All’incirca
tre ore erano trascorse dall’arrivo dei Mikaelsons, ma
Caroline non aveva
ancora ricevuto istruzioni da Lord Niklaus. Ella aveva visto Lady
Rebekah
ordinare ai servitori di trasferire gli innumerevoli bauli che erano
giunti con
loro, così tanti che una seconda carrozza era giunta in
seguito. La vettura in
questione aveva trasportato anche suo zio, Richard, il servitore di
Lady
Rebekah. Era riuscita a malapena a salutarlo prima che lui fosse
impegnato a
eseguire le richieste della propria Lady. Tuttavia, fu piacevole
rivedere il
fratello più giovane di suo padre, anche se solo per un
momento.
Lord
Elijah aveva richiesto Robb un’ora prima e Mary era ancora
con Lord Niklaus,
ovunque lui fosse, lasciando Caroline alle proprie distrazioni. Non
sapeva cosa
avrebbe dovuto fare; gli ultimi giorni erano stati piedi di lavoro e
non aveva
fatto molto altro, quindi ora che non c’erano ulteriori
preparativi da fare, o
registri che necessitavano di essere aggiornati, e il lavoro per quel
giorno
era stato già completato, ella era in difficoltà.
Caroline
si aggirò per il piano terra, guardando nelle varie stanze.
Nonostante le fosse
già stato dato un tour, non era stata davvero in grado di
esplorare nessun
posto. Vagava praticamente senza direzione, finché non
capitò nella biblioteca.
Questa
era una delle stanze preferite di Caroline nella tenuta. Era
probabilmente la
stanza più grande dell’intera casa, ampia e dal
soffitto alto. Vi erano
bellissime librerie in mogano che formavano delle file ordinate, ognuna
riempita con ogni genere di romanzi e opere scritte. La parte migliore
comunque
era il muro con finestre ad arco in fondo alla biblioteca, che lasciava
penetrare una grande quantità di luce. Immergeva la
biblioteca in una
confortevole luminosità che si rifletteva sul legno del
pavimento.
Caroline
si trovò a camminare verso una delle finestre più
lontane dall’ingresso della
biblioteca. Si trattava di una delle poche finestre che non
raggiungevano il
pavimento, diversamente, infatti, ospitava una confortevole seduta. Si
sedette
esitante, non totalmente certa se lei avesse il permesso di trovarsi
lì se non
per discutere di affari.
Tuttavia,
la vista dalla finestra era così bella che si permise di
rilassarsi e appoggiare
la schiena contro i cuscini. Sfilò le scarpe dai piedi e li
infilò sotto di sé,
nascondendoli con il vestito verde.
Da
lì poteva osservare a fondo i terreni della
proprietà, che non aveva ancora
esplorato. Sulla destra si allungavano i campi, verdi, punteggiati da
fiori di
tutti i colori. Sulla sinistra vi erano delle aiuole ben tenute e oltre
quelle
una foresta. La vista più piacevole, tuttavia, era il
laghetto, nonostante
potesse intravederlo appena; era molto lontano. Un salice piangente
proiettava
le sue fronde su di esso e lei riusciva a vedere le fatture di un
piccolo
ponte.
Sembrava
completamente in pace, una pace che lei non aveva mai conosciuto.
“Meraviglioso,
non trovi?” A Caroline per poco non venne un infarto quando
si voltò troppo in
fretta e sarebbe caduta dall’alto della sua seduta se non
fosse stato per un
paio di mani forti che afferrarono il suo braccio. Si sentì
arrossire per
l’imbarazzo, e quando alzò lo sguardo per
ringraziare il proprio salvatore…
…
vide che si trattava di Lord Niklaus,
Immediatamente
saltò in piedi, scostando la mano di lui dalla propria nel
mentre. Arrossendo,
si profuse in un’impacciata reverenza.
“P-Perdonatemi,
mio signore. Non vi avevo visto.” Disse lei con voce tremante
rialzandosi. Ella
si mosse sotto lo sguardo di lui, ancora una volta non volendo
incontrare i
suoi occhi.
“Me
n’ero accorto.” Affermò lui, una nota
divertita nel tono. Caroline lanciò uno
sguardo a lui, sorpresa di vedere allegria nei suoi occhi. Era sicura
che lui
si sarebbe arrabbiato con lei, primo per aver avuto la presunzione di
usare la
sua biblioteca e poi per essergli finita addosso…
“Se posso chiedere, cosa
stavi facendo?” Chiese lui. Caroline cominciò
immediatamente a scusarsi.
“Mi
perdoni, mio signore, non avrei dovuto presumere di poter sedere qui,
io-”
“Non
c’è bisogno di scusarsi.” Interruppe
lui. Lei lo guardò di nuovo,
momentaneamente in difficoltà, sorpresa dalla sua apparente
calma. “Non sono
arrabbiato, solo curioso.” Spiegò lui, fissando di
nuovo il suo sguardo
ipnotico su di lei. Caroline era ancora confusa, aprì la
bocca per chiedergli
come mai era curiosa, ma poi si rese conto che probabilmente non
avrebbe dovuto
attirare ulteriore attenzione su di lei e la chiuse. Lord Niklaus
tuttavia, era
molto attento – avrebbe avuto moto di imparare, e vide il suo
momento di
debolezza.
“Chiedi
pure.” Disse lui semplicemente.
“Mio
signore, non sono certa che dovrei…”
“Chiedi.”
Disse, no, commando lui, la pazienza che lo abbandonava.
“Mi
stavo domandando… perché siete curioso, mio
signore?” Chiese lei, guardando lontano
da lui. E fu di nuovo sorpresa quando udì una bassa risata.
“Tutto
qui?” All’esitante annuire di lei, gli
sfuggì un’altra risata. “Bene, Caroline,
mi stavo semplicemente chiedendo cosa ti interessava così
tanto da non farti
nemmeno accorgere dei miei passi. Non vedo qualcuno così
perso nei propri
pensieri da molto, molto tempo.” Spiegò lui
beffardamente, guardandola come se
lei avesse dovuto rispondere alla sua indiretta domanda.
Ella
si schiarì nervosamente la voce. “A essere
sincera, mio signore, non sono mai
stata così lontana dall’operosità della
città e i campi sono così ampi e così verdi che non posso fare a meno di
chiedermi come sarebbe crescere in un posto con un tale scenario. Io,
per
esempio, uscirei per una passeggiata ogni giorno, fino a
perdermi…” Caroline si
rese conto improvvisamente che stava farfugliando, con Lord
Niklaus tra tutte le persone! Chiaramente doveva avere un
desiderio di morte di qualche sorta, sconosciuto fino a quel momento.
Chiuse la
bocca di scatto di nuovo, e puntò lo sguardo sui propri
piedi.
“Suppongo
sia facile abituarsi alla bellezza quando hai vissuto per cinquecento
anni.” Affermò
lui pensosamente mentre i suoi occhi spaziavano sul giardino. Caroline
alzò lo
sguardo e lo vide lì, le braccia incrociate al petto, la
testa inclinata da un
lato come se lui potesse scoprire il significato della vita o, nel suo
caso, nonvita, osservando il mondo
da quella
prospettiva.
Improvvisamente
abbassò lo sguardo su di lei, gli occhi che incontravano
quelli di lei. Nuovamente
ella si sentì risucchiata dal suo sguardo…
Lo
schiarirsi di una gola la fece voltare e guardare oltre Lord Niklaus,
salvandola dagli occhi di lui. Vide Mary, che aveva uno strano sguardo
sul
volto, ma lei si inchinò prima che Caroline potesse
adeguatamente analizzarlo.
“Tutto
è pronto, mio signore.” Annunciò lei.
“Bene,
vai avanti e preparati per il rituale, cominceremo tra dieci
minuti.” Comandò
lui bruscamente, il tono divertito ormai scomparso. Mary se ne
andò
prontamente, ma non senza aver prima lanciato uno sguardo alla cugina,
una
strana luce negli occhi.
Una
volta che se ne fu andata, Lord Niklaus si rivolse a Caroline,
“Come.” Disse
unicamente.
Egli
cominciò ad allontanarsi e Caroline si sbrigò a
seguirlo. Pochi secondi momenti
dopo Lord Niklaus si fermò improvvisamente e lei quasi gli
finì addosso. Lui si
voltò e lentamente abbassò il suo sguardo su i
piedi di lei per poi guardare il
suo viso, un sorriso canzonatorio sul proprio volto.
“Non
stai dimenticando qualcosa?” Sorrise lui. Caroline
guardò a terra per vedere i
propri piedi scalzi.
Nella
fretta, si era dimenticata delle scarpe.
Caroline
si sarebbe volentieri schiaffeggiata.
Dopo
tutto l’imbarazzo e l’arrossire, Caroline
recuperò le sue scarpe e seguì il
proprio padrone nel seminterrato. Per un momento considerò
che stava seguendo
uno dei più antichi e pericolosi vampiri al mondo in un seminterrato… Chiaramente, il
suo buonsenso scarseggiava di
recente. Tuttavia, lui era il suo padrone, e lei una mera servitrice,
chi era
lei per rifiutarsi? Per non menzionare il fatto che questo antico,
pericoloso
vampiro probabilmente avrebbe potuto strapparle il cuore fuori dal
petto le era
più che sufficiente come incentivo a seguirlo.
Scendendo
lungo gli oscuri corridoi del seminterrato, si rese conto che si stava
dirigendo lontano dalle cucine. Ella non era mai stata in quella zona
del
seminterrato prima di allora, Robb l’aveva avvisata di
evitarla. Deglutì, il
corridoio diventava sempre più scuro, illuminato soltanto da
delle torce appese
alle pareti.
Svoltarono
un angolo e Caroline si rese conto di trovarsi in una cella
sotterranea. Questo
posto aveva una cella sotterranea. Rabbrividì e
desiderò di aver portato con sé
il mantello che sua madre le aveva dato, sebbene sapesse che non era il
freddo a
colpirla. Cominciò a sentirsi un poco spaventata, cosa ci
facevano lì?
Infine
raggiunsero una pesante porta di legno e lui la condusse dentro. La
stanza era
un ampio ambiente simile a una caverna e al centro vi erano due linee
circolari
tracciate con la cenere. In mezzo ai due cerchi vi era una sorta di
pedana e
due torce ancora spente erano piantate nel terreno ai lati di essa. Non
erano
gli unici due nella stanza, si rese conto lei, anche Robb era
lì, come anche
Mary e un’altra donna che Caroline non riconobbe.
Lord
Niklaus la lasciò senza ulteriori parole, dirigendosi verso
la donna
sconosciuta. Non appena si allontanò, Mary e Robb si
avvicinarono.
“Cosa
sta succedendo?” Chiese lei, appena i due la raggiunsero.
“Mi
spiace, Care, ci siamo dimenticati di dirti che il rituale sarebbe
avvenuto
così presto, eravamo così occupati a preparare
tutto.” Spiegò Robb, dispiaciuto.
“Il
rituale… aspetta, il rituale vincolante?”
Sussurrò Caroline furiosamente. “Perché
non me l’avete detto prima? Avrei
potuto ripassare le parole!” Dire che Caroline era
semplicemente arrabbiata
sarebbe stato un eufemismo.
Una
delle prime cose che si imparano come Forbes destinato ai dieci anni di
servizio era il rituale vincolante. Si trattava di un incantesimo
praticato da
una strega che legava l’umano al vampiro. Non era un legame
pericoloso. Non
avrebbe condizionato Caroline in alcun modo, a meno che avesse provato
a
sfuggire ai suoi dieci anni di servizio.
Caroline
avesse provato a fuggire o andare in qualunque posto senza il permesso
del
proprio padrone, Niklaus avrebbe saputo dove si trovava. Ovviamente,
lui non
aveva bisogno di conoscere ogni suo
spostamento, fintanto che lei non si allontanava troppo non necessitava
di
avere il suo permesso. Tuttavia se, per ipotesi, avesse lasciato la
città, o il
paese, nel tentativo di scappare, l’incantesimo di
rintracciamento si sarebbe
attivato.
Era
un ingegnoso piccolo incantesimo, magia antica, e funzionava solo con
un umano
e un vampiro.
E
ora, Caroline stava per essere vincolata a Lord Niklaus.
Per
la miseria!
Ecco!
Lo so, è molto più corto del capitolo uno, ma
non ho trovato un punto migliore in cui concludere il capitolo,
perciò… Ma non
preoccupatevi, il capitolo tre molto probabilmente sarà
lungo quanto il capitolo
uno :D
L’incantesimo
vincolante è qualcosa che mi è venuto in
mente, spero non sembri troppo casuale… E spero che i
personaggi non fossero
troppo OOC…
Inoltre,
il POV di Klaus all’inizio è qualcosa che ho
fatto solo perché poteste avere una maggiore comprensione
delle storylines
degli Originali, perciò non ci sarà molto di
questo genere, sebbene potranno
esserci momenti del genere più avanti.
Anyways, I hope you liked it!
Let me know what you thought!
In
ogni caso, spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere che
ne pensate!
RW
Note
della
traduttrice:
Non
so se è l’aria
natalizia che ancora mi circonda, ma mi sono svegliata oggi con una
mezza idea
di aggiornare, dato che la traduzione sta procedendo senza particolari
intoppi.
Quindi, come regalo di Natale leggermente in ritardo, ecco un
aggiornamento!
Ah,
so che può
sembrare strana come richiesta, ma non è che qualcuno
sarebbe disposto a betare
i capitoli tradotti? Ho notato che faccio una fatica assurda con i
soggetti e
gli aggettivi possessivi e talvolta mi pare che la narrazione non
scorre bene
come in inglese. Il parere di qualcuno che non sa
com’è scritta in inglese e
quindi possa valutare semplicemente la forma italiana sarebbe molto
apprezzato.
Non è che non sappia scrivere in italiano, semplicemente
avendo costantemente
sottomano il testo in inglese mi sento quasi obbligata verso di esso.
Perché
lo sappiate, questa fan fiction in
inglese è già stata completata, quindi non
preoccupatevi. Inoltre sequel, “The
Scars Not Seen” è in corso di pubblicazione,
mentre una raccolta di missing
moments, “The Stories of Old” è stata
completata.
Al
prossimo aggiornamento.