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Autore: SmartieMiz    26/12/2012    3 recensioni
Parigi, 1881.
Sebastian Smythe è un giovane ragazzo appartenente alla nobiltà francese. È bello, ricco, attraente e ha tutto quello che si possa desiderare, eccetto l'amore. Quando arriva in città un giovane pittore da Londra, coglierà l'occasione per conoscerlo, ma i suoi piani non andranno come lui aveva sperato.
Storie che si intrecciano, intrighi, passioni, conflitti, matrimoni combinati, delusioni, duelli e un'oscura maledizione.
«Preparati a recitare le tue preghiere, Smythe!».
Sebastian incenerì il nemico con lo sguardo.
Avrebbe vinto, ne era certo.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian, Nick/Jeff, Santana/Sebastian, Sebastian/Thad
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La taverna


«Proprio così», confermò lei senza scomporsi.
«Ecco spiegata tutta la vostra freddezza», asserì il conte.
«A parte questo, non mi siete neanche minimamente simpatico», confessò la ragazza: «e non ho nessunissima intenzione di sposarvi».
«Buffo: nemmeno io!», rispose Sebastian sarcastico: «Beh, potremmo anche sposarci per poi condurre ognuno la propria vi…».
«No!», lo interruppe Santana risoluta: «Io non ho intenzione di sposarmi con nessuno, e se proprio decidessi di sposarmi, la persona che vorrò sposare sarà senz’altro la mia Brittany».
«Brittany?», chiese il ragazzo perplesso.
«Io… io sono innamorata di Brittany, la mia damigella… la amo, la amo più di ogni altra cosa, e le si è spezzato il cuore quando le ho annunciato del mio imminente fidanzamento e delle mie probabili nozze...».
Gli occhi di Santana si erano improvvisamente illuminati e la sua voce non era più fredda e distaccata, ma dolce e sognante; Sebastian realizzò che quella Brittany doveva essere davvero importante per la ragazza.
«E voi? Voi non siete innamorato?», gli domandò la ragazza incuriosita.
«No, io non mi innamoro mai», sentenziò il conte: «Le relazioni serie e durature non sono da me».
Santana annuì leggermente; l’amore portava solo complicazioni, e Sebastian non si sentiva pronto ad intraprendere una relazione seria.
«E quel pittore? Pensate davvero che non me ne sia accorta degli sguardi che gli lanciavate di tanto in tanto?», ammiccò la ragazza con un lieve sorriso.
«È un bel ragazzo», tagliò corto Sebastian, poi cambiò argomento: «Dovremmo ritornare in sala prima che qualcuno venga a cercar…».
«No! Mi rifiuto di pranzare con quell’essere! È un villano, è un volgare!», asserì la ragazza decisa interrompendolo: «Forse voi uomini pensate che noi donne siamo come oggetti, forse voi pensate di avere il totale controllo su di noi! Io non tollero quest…».
«Io vi rispetto, Mademoiselle Lopez», la fermò Sebastian stranamente sincero: «rispetto tutte voi e, se permettete, chiederò al duca Puckerman di porvi le sue dovute scuse».
 
Jeff ammirava il dottor Duval: era un uomo gentilissimo e sempre disponibile.
«Ecco a voi il pranzo, Jeff», asserì il medico con un sorriso porgendogli un piatto di minestra calda: «mangiatela che è tutta salute: vi farà soltanto bene».
Jeff lo ringraziò accennando un lieve sorriso; il ragazzo si odiò per quello che era e per le sue cattive intenzioni lì a casa del medico, ma il denaro, per lui, era certamente più importante della magnanimità e della bontà di Nicholas Duval.
 
La sera, il conte Smythe, il duca Puckerman e il barone Evans si riunirono alla solita taverna.
«Proprio come ai vecchi tempi!», mormorò Sam nostalgico prendendo posto ad un tavolo insieme ai suoi amici.
«Già», confermò Sebastian.
Un ragazzo basso ma proporzionato con corti capelli scuri e occhi nocciola si avvicinò immediatamente ai tre nobili.
«Signori, desiderate…?», domandò gentilmente il giovane.
Sebastian riconobbe subito in lui il garzone che aveva consegnato le lettere al pittore per conto suo.
«Lavori qui?», gli chiese il conte.
«Buonasera, Monsieur Smythe. Beh, diciamo che do una mano al locandiere», rispose il ragazzo.
«Com’è che ti chiami?», gli domandò Sebastian incuriosito; l’aveva incontrato più di una volta e ancora non sapeva il suo nome.
«Thaddeus Harwood, ma chiamatemi pure Thad, Monsieur…», disse il giovane arrossendo lievemente.
«Bene, Harwood, portaci del buon vino», ordinò infine il conte Smythe.
«Sì, subito, Monsieur», asserì il ragazzo per andare via e ritornare con delle bottiglie di vino.
«Brindiamo all’amicizia!», asserì entusiasta Puckerman riempiendo i calici di vino.
«E brindiamo alle imminenti nozze del nostro amico!», aggiunse Evans.
L’occhiata truce di Smythe lo zittì immediatamente.
«D’accordo, soltanto all’amicizia», si corresse il barone.
I ragazzi alzarono i calici in alto, brindarono e bevvero. Puckerman ed Evans, con lo sguardo, cercavano di adocchiare qualche bella ragazza; Smythe, invece, era rimasto completamente folgorato dal garzone Harwood: solo in quel momento si era accorto che non era per niente male.
Non appena finivano di bere dai loro calici, il duca continuava a riempirli e finirono così per ubriacarsi.
«Quinn!», esclamò Sam non appena vide la fanciulla bionda avvicinarsi a lui.
«Sam caro! Quanto tempo!», cinguettò la ragazza; aveva le guance rosse e molto probabilmente era ubriaca quasi quanto lui.
Sam le sorrise, la prese per mano e la condusse chissà dove.
«E bravo il nostro amico Sam… è così che si conquistano le signore», commentò Puckerman bevendo l’ennesimo calice di vino.
«Sì, davvero bravo», biascicò qualcosa Smythe; tra i tre era quello che reggeva peggio di tutti l’alcool.
Sebastian, più ubriaco che mai, non smetteva di fissare ogni singolo movimento del garzone Harwood: ogni secondo che passava si convinceva sempre di più che era un ragazzo affascinante ed estremamente carino.
«Noah, hai visto quel ragazzo? È così attraente», commentò Sebastian con un sorriso un po’ troppo malizioso: «Me lo porterei a letto… che ne dici?».
«Ma che stai blaterando? Tu hai occhi soltanto per il pittore, ricordi?», ridacchiò Puckerman.
Sebastian annuì non molto convinto: l’importante era che riusciva a concludere qualcosa in quella serata.
Gli sguardi accattivanti e i sorrisi compiaciuti che il conte gli stava lanciando di continuo non passarono inosservati al garzone che, rosso di vergogna, fingeva di non notarli.
«È inutile il fatto che finga di ignorarmi: stasera lo farò mio», mormorò Sebastian convinto.
 
«Monsieur Smythe, dovremmo chiudere il locale».
La voce timida e gentile di Thad Harwood svegliò il conte Smythe che, ubriaco fradicio, si era addormentato con i gomiti sul tavolo.
La taverna era deserta: Sam si era rifugiato chissà dove con Mademoiselle Fabray; Noah, invece, si era intrattenuto con delle fanciulle.
Sebastian si alzò lentamente barcollando. Rischiò di perdere l’equilibrio, ma due braccia pronte lo sorressero e gli impedirono di cadere.
«State attento», mormorò gentile il garzone.
Il conte annuì lentamente, ma la sua testa, annebbiata dai fumi dell’alcool, era altrove. Ad un certo punto spinse bruscamente il ragazzo contro la parete più vicina. Thad, stralunato e terrorizzato allo stesso tempo, non sapeva cosa avesse in mente il conte.
Sebastian catturò immediatamente le sue labbra piene in un bacio fugace. Thad, sorpreso di quel gesto, non sapeva né cosa dire né cosa fare.
Il conte baciò di nuovo il ragazzo unendo le loro labbra in baci sempre più intensi e travolgenti.
Sebastian gli accarezzò i fianchi per poi far scendere la propria mano più giù; a quel tocco Thad arrossì terribilmente.
La mano di Sebastian risalì di nuovo sopra, pronta a sbottonare la camicia vecchia e strappata in alcuni punti del garzone.
«M-monsieur Smythe, è t-tardi, dovremmo chiudere il locale…», farfugliò Thad allontanandosi leggermente dal ragazzo.
«Ma io ti voglio ora… in questo preciso momento…», biascicò il conte completamente fuori di sé.
«Monsieur Smythe, saranno preoccupati i vostri famigliari, sarebbe meglio che tornaste a casa…», provò a convincerlo il ragazzo sentendosi le guance avvampare.
«Accompagnatemi… non posso andare a casa da solo», insistette Smythe.
Thad sbuffò leggermente, dopodiché sostenne il conte cingendolo con il braccio e lo accompagnò a casa seguendo le sue indicazioni.
«Ecco, siamo arrivati… a presto, Monsieur Smythe», si congedò il garzone una volta arrivati sulla soglia della dimora del conte.
Sebastian attirò il ragazzo a sé e lo baciò di nuovo sulle labbra.
«Sali, Harwood… nessuno si accorgerà di niente…», cercò di persuaderlo il conte.
«Oh, mi dispiace, ma ora devo proprio andare… a presto!», asserì il garzone imbarazzato fuggendo via.
 

 


Angolo Autrici

Buona serata a tutti!
E così il conte Smythe, il duca Puckerman e il barone Evans si riuniscono in taverna e lì succede di tutto e di più! >__<
E abbiamo avuto modo di conoscere "meglio" anche il garzone Thaddeus Harwood, o meglio conosciuto come il nostro amorevole Warbler Thad ♥ ;)
Sebastian, ubriaco, ci prova con lui... mmm... :)
Dal prossimo capitolo in poi dovrebbe iniziare quella che è la vera storia :)
Ringrazio Diana924 e pandamito che recensiscono e tutti coloro che leggono!
Al prossimo capitolo! :D

   
 
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