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Autore: Braina    27/12/2012    5 recensioni
"Quella strana donna, all’altro capo del tavolo, non mostrava alcun segno di interesse per il famoso scrittore: se ne stava lì, lo sguardo posato sui suoi Tarocchi, mormorando qualcosa tra sé e sé."
Ecco cosa succede quando Allock dà retta al suo egocentrico cervello.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Allock si sedette sorridente, soddisfatto del suo piccolo discorso e del suo duro lavoro: non era certo stato uno scherzo organizzare decorazioni, nani e quant’altro senza farlo sapere a nessuno.
Sistemandosi il fondo del vestito rosa acceso, Gilderoy si sporse verso Sibilla, in modo che solo lei potesse udire quello che stava per dire.
“Non aspettarti nessun nano, cara, è troppo banale per te” miagolò, guardandola fissa. “Pazienta fino a stasera ed avrai una magnifica sorpresa”.
Sibilla sospirò, perdendosi per un attimo nei cerulei occhi dell’uomo, poi tornò a leggere le carte disposte in fila davanti a sé.
“Questa” disse, indicandone una. “Mi dice che la sorpresa sarà bellissima. Ma questa..”
Il dito della Cooman si posò tremante su una carta poco distante dalla precedente, mentre il sorriso spariva dal suo volto: non era un buon presagio, affatto.
“Silly, non preoccuparti e fai riposare il tuo Occhio almeno per oggi” esclamò Allock, afferrando le mani della donna prima che potesse elargire una delle sue mortali predizioni. “Sarà tutto perfetto, ti fidi di me, vero?”.
Sibilla sembrò titubare per un momento: fece correre lo sguardo tra i suoi adorati Tarocchi e l’uomo per un paio di volte, poi si decise a lasciar perdere e annuì sorridente.
Poco distante da loro, Piton aveva perso l’appetito: il suo arrosto era ricoperto di coriandoli a forma di cuore, come tutto del resto. Gli occhi neri del professore scrutarono la Sala con un certo disgusto, soffermandosi sugli orribili fiori rosa che intasavano le pareti; in quel momento, l’unico suo desiderio era tornarsene il più in fretta possibile nel suo Sotterraneo.
“Tu eri a conoscenza di questa pagliacciata, Albus?” mormorò, voltandosi verso il Preside: in quel momento la McGranitt entrò nel suo campo visivo, e Piton non fu affatto sorpreso di constatare quanto fosse stizzita.
“Mi duole ammetterlo, ma no, non lo sapevo” rispose Silente, mentre con un colpo di bacchetta faceva sparire i coriandoli dal suo piatto. “Trovo sia stata una grande mancanza da parte mia essermi perso un’informazione tanto succulenta, non pensi?” concluse poi con un sorrisetto, fissando Piton da sopra gli occhialetti a mezzaluna.
In quel momento Allock si voltò verso la McGranitt, elargendole un candido sorriso.
“Cosa ti dicevo Minerva? Ci voleva un po’ di amore di questi tempi, guarda che faccette felici!” disse, indicando con un ampio gesto della mano gli studenti di fronte a loro.
La professoressa osservò la scena che le si parava davanti agli occhi: i ragazzi cercavano di coprire i piatti dagli innumerevoli coriandoli che piovevano dal soffitto, mentre alcuni nani iniziavano già a recitare versi d’amore a poveri malcapitati dal colorito rosso acceso.
Il sopracciglio destro della McGranitt si sollevo in segno di disappunto, e un verso non ben definito fu l’unica risposta che diede al fastidioso collega.
Piton, quel giorno, rischiò di uscire di senno: i nani muniti ali dorate e arpe fecero irruzione più volte nella sua aula, interrompendo le lezioni, fin quando il professore decise che ne aveva abbastanza e sigillò la porta con un incantesimo che scagliava potenti scosse elettriche contro chiunque osasse avvicinarsi.
La campanella che concludeva la giornata fu un suono più soave del solito per le orecchie del professore: eliminò l’incantesimo dalla porta, e fu solo quando tutti gli studenti furono usciti che notò la figura vestita di rosa appoggiata al muro.
“Buonasera Gilderoy”.
Allock non aveva una bella cera: i fluenti capelli biondi erano dritti sulla testa, pieni di elettricità statica, mentre le sue curatissime mani sembravano in preda a strane convulsioni.
“S-Severus! Q-q-questo è u-un altro c-colpo basso!” balbettò l’uomo, muovendosi a scatti verso il collega. A quella vista, Piton non potè trattenere un sorrisetto maligno.
“Sono mortificato”.
I due si evitavano dal disgraziato “incidente” al Club dei Duellanti; in realtà era Allock che faceva di tutto per non incontrare Piton, ma di certo a quest’ultimo la cosa non dispiaceva.
“Questo è sabotaggio!” gridò Allock, riprendendosi finalmente dalla scossa ricevuta. “Volevi mettermi fuori gioco prima di stasera, non è così?”.
“Non so di cosa stai parlando Gilderoy”
“Baggianate! Non ti sei ancora rassegnato con Sibilla, e sai che stasera ho in programma grandi cose! Volevi avere campo libero! E dire che io ero venuto per seppellire l’ascia di guerra” Allock inspirò profondamente, cercando di assumere un’espressione quanto più teatralmente dispiaciuta potesse riuscirgli.
Piton chiuse gli occhi per un istante, sospirando: negli ultimi mesi aveva cercato di non farsi più provocare da quel mago da strapazzo, sapeva che non ne valeva la pena, e Gilderoy l’aveva notevolmente aiutato stando fuori dai piedi, quindi raccolse tutte le sue forze per cercare di non Schiantarlo prima che potesse dire altre scempiaggini.
“Se non la smetti con questa storia, sarò io a seppellire te” sibilò, sorpassandolo a passo svelto, non senza avergli dato una spallata. Beh, si era trattenuto, no? Albus non avrebbe avuto nulla da ridire, nessuna bacchetta era stata sfoderata; una piccola minaccia di morte non poteva certo nuocere.
 
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“Severus, io credo che questa sia una bambinata, è bene che tu lo sappia” affermò la McGranitt, mentre seguiva a passo svelto il collega lungo gli scalini che portavano alla botola dell’aula di Divinazione. “E’ un genere di comportamento che meriterebbe una punizione, se venisse da uno studente”.
“Mi sembravi molto d’accordo un’ora fa”
“Si, beh, non sono più così convinta. A che pro fare una cosa del genere? E poi non mi hai ancora detto come fai ad avere questa informazione”.
Severus sbuffò, continuando a camminare: di certo non poteva ammettere di aver “accidentalmente” letto nella mente di Allock, sapeva che reazione avrebbe potuto avere la collega.
“Minerva, mi sembrava di aver capito che anche tu ne avessi abbastanza di questa storia, o mi sbaglio?”.
“Certo, certo” borbottò la donna, tenendo alta la bacchetta accesa di fronte a sé. L’ora era tarda, gli studenti erano già stati mandati nel loro dormitorio per il coprifuoco imposto dopo gli attentati, e i due professori erano “sfuggiti” alla normale ronda per deviare verso l’aula della Cooman, con intenzioni poco amichevoli.
Minerva non poteva credere di essersi lasciata coinvolgere: quel pomeriggio, irritata da tutto quel via vai di messaggi amorosi, non era riuscita a resistere alla proposta del collega, il quale, sedutosi vicino a lei a cena, le aveva rivelato le sue scoperte. No, non era da lei un comportamento del genere, ma non sopportava più Allock e il suo incessante tubare, e la sua trovata per San Valentino era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: le aveva fatto ricordare quanto si sentisse sola senza Elphinstone. Essendo emotivamente scossa, la proposta di Piton le era sembrata fantastica, ma ora iniziava a rinsavire.
Severus si fermò talmente all’improvviso che Minerva gli finì quasi addosso; con un gesto fluido della bacchetta, il professore aprì la botola senza fare alcun rumore, e subito si iniziarono a sentire delle voci all’interno.
“Gil, davvero, non avresti dovuto”
“Cara, per te questo ed altro. Garçon, un’altra bottiglia!” si sentì esclamare Allock; la frase fu seguita da uno schioccare di dita e dal rumore di passetti svelti, appartenenti probabilmente ad un elfo domestico.
“Cosa ti avevo detto?” sussurrò Piton con tono disgustato. “Ora dobbiamo solo aspettare il momento giusto”.
Minerva ebbe un brivido: davvero stava per fare una cosa tanto infantile, spinta da un uomo che non le era mai stato nemmeno troppo simpatico, il Capo della Casa dei  Serpeverde? Si voltò, guardando dietro di sé, dove una decina di nani muniti di ali dorate aspettavano solo un suo cenno per entrare in azione; non era stato difficile convincerli, Allock li aveva fatti lavorare tutto il giorno per una miseria.
Le voci provenienti dalla botola continuarono a pronunciare sdolcinate frasi fatte ancora per una decina di minuti, poi, finalmente, Allock si schiarì la voce.
“Sibilla, ormai sono mesi che ci frequentiamo, penso sia chiaro quello che provo per te” lo sentirono dire. “Ma è giunto il momento che tutto il mondo sappia che sei mia”.
Si udì una sedia spostarsi, un paio di passi ed un tonfo sordo sul pavimento; un paio di secondi di silenzio furono seguiti da un gridolino eccitato di Sibilla.
Piton capì che era giunto il momento: ad un gesto della sua mano, i nani alle sue spalle iniziarono a trottare in fila indiana su per la botola, sotto l’occhio incerto della McGranitt.
“Sibilla Cooman, vuoi sposarmi?” sentirono appena sopra il rumore dei passi degli improvvisati Cupidi.
I nani fecero irruzione nella stanza prima che la donna potesse rispondere, iniziando a gridare scompostamente “Un messaggio per il professor Allock!”.
Senza aspettare una conferma, cominciarono a ululare insieme diverse poesie amorose, creando non poca confusione; i due innamorati non riuscirono a carpire interamente i componimenti, visto che i nani parlavano gli uni sopra agli altri, ma Sibilla udì moltissimi riferimenti assai espliciti ad ipotetiche avventure amorose del suo quasi-fidanzato.
Dopo cinque minuti buoni di frastuono, durante i quali Piton e Minerva carpirono alcuni balbettii confusi di Allock, i Cupidi trottarono via, sotto gli occhi soddisfatti dei due congiurati.
“Gil, io.. non posso credere.. e dire che le carte mi dicevano di fidarmi..” sentirono dire a Sibilla, con il tono di chi sta per iniziare a piangere.
I due professore ascoltarono Allock cercare di giustificarsi, ma il rumore di una porta che sbatteva lo interruppe presto.
“E con questo abbiamo risolto il problema” mormorò Piton soddisfatto, avviandosi verso le sue stanze prima che il collega potesse scoprirli, seguito da una McGranitt ancora incredula del suo stesso comportamento.



Buonsalve!
Eccoci arrivati al sesto capitolo della sagra della stupidità di Allock!
Bene, il nostro povero amico ha infastidito le persone sbagliate a quanto pare, grosso sbaglio u.u 
La cara Minerva non era molto in sè, poverina, capitela: San Valentino, nani vestiti in maniera discutibile che scorrazzano per il castello portando messaggi amorosi, robaccia rosa ovunque.. è una vedova, che diamine, non c'è più rispetto!
Comunque non si farà coinvolgere una seconda volta da Piton (credo).
Se tutto va bene, dovrei pubblicare qualcosa prima del 30 dicembre e poi dopo il 2 gennaio (vado in vacanza uhuhuh), in ogni caso la storia terminerà entro l'8 gennaio (scadenza del contest a cui partecipa).
Grazie a chi ha recensito finora (15), a chi ha messo la storia tra le preferite (2), a chi l'ha messa tra le seguite (9) e a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere sinora anche se sono rimasti in silenzio ^^

A presto!

  
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