Storie originali > Comico
Segui la storia  |       
Autore: Aven90    28/12/2012    1 recensioni
Prefazione. Ebbene sì! Si torna alla carica con un argomento ad alta tensione! La trama è pressappoco questa: il commissario Svente è uno stacanovista, e nessuno si è mai lamentato di lui.
Ma stavolta una brutta gatta da pelare lo costringerà a scendere a patti col nemico. Riusciranno i nostri eroi a salvare tutti i prigionieri di uno psicopatico?
Genere: Comico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Archie Embratson.

Il commissario Svente.

Due personalità che più a confronto di quel frangente non sarebbe potuto succedere.

L’evaso e lo sbirro.

Il ladro e la guardia. A ruoli ancora non invertiti, poiché questo non è un romanzo psicologico, bensì la descrizione più o meno esatta di quanto avvenuto quel giorno alla posta, la prima volta del figlio di Elisabeth.

Rimanevano comunque pochi ostaggi.

Archie fece scorrere ancora una volta i suoi occhi e, ignorando l’ennesimo richiamo del commissario “Fai prima a consegnarti fra le nostre forti braccia, te lo dico io” decise di prendere un signore con gli occhiali da sole e il bastone.

“Tu!” ordinò.

“Io?” chiese quegli.

“Certo! Con chi starei parlando altrimenti?” rispose Embratson.

“Non lo so, mi sembra con dei poliziotti, anche se mi sembra difficile” replicò il suo interlocutore.

“Invece sto proprio palando con te, gli sbirri possono aspettare” rispose Archie, che non aveva nemmeno voglia di parlare con Svente.

“No, mio caro, nessuno mi ha mai parlato con la Polizia davanti” rispose quello, il che denotava una vaga assenza di vita sociale.

“Beh, adesso è successo! Vieni qui!” ordinò Archie.

“E come posso farcela?”, rispose l’uomo con gli occhiali da sole, che tanto da sole forse non erano.

 “Beh, non deve essere difficilissimo… sono solo tre metri” Archie non aveva capito il messaggio sibillino e si stava innervosendo.

“Tre metri per me equivalgono a due chilometri, per chi come me cammina nel buio” rispose l’uomo, cercando di essere più chiaro.

 “Non è il momento della poesia!” Archie era davvero duro di testa.

“Non è poesia.” Rispose l’uomo.

“Ah, no? Cammini nel buio…” Archie forse lo faceva apposta.

“Certo, cammino nel buio in una strada senza luci né colori, ad ogni passo il filo tesissimo di una corda di nylon sotto i miei piedi mi ricorda che oltre c’è il nulla, pur tuttavia il mio unico punto di salvezza, se cado, una mandria di serpi avvelenate mi attaccheranno” disse l’uomo, insistendo con le metafore.

Archie rimase stupito, ma il ragazzo occhialuto messo accanto ad Alexander intuì subito di cosa stesse parlando il poeta improvvisato “È cieco! Ecco spiegata la metafora! Non vede un cazzo di nulla al di là del nero che occlude i suoi occhi!”

Alexander si stupì nel sentire quella locuzione tanto amata da nonno Mike, il quale era sempre forbito nel parlare.

Il cieco rispose brusco “Ma che termini sono? Avresti potuto dirlo in modo più garbato, no? “Cieco”, figuriamoci… fa più effetto autodefinirsi “Un camminatore silenzioso in questo mondo buio”e arrivi tu che dici “non vede un cazzo”! È pazzesco!”

Archie tagliò corto “Non m’importa quanto sia pazzesco! Da adesso sei tu il mio ostaggio!”

Il cieco rispose “No, non mi abbasserò ai tuoi giochetti, sappi che ho sentito ogni cosa sin qui detta, e posso dunque dedurne che hai un animo ribelle e per giunta sanguinario, e io non faccio amicizia con gli evasi che non rispettano la legge! Io non mi fermo all’aspetto esteriore, che peraltro mi è precluso vedere, piuttosto punto direttamente a quello che hai nel cuore, che vedo benissimo: la tua anima tormentata mi è testimone, tu stai soffrendo!”

Quella sua dichiarazione ammutolì tutti, ma non Archie, il quale sentendosi nudo davanti a quel singolare individuo, arrossendo si giustificò “Beh, sto soffrendo perché non posso portare avanti il mio piano, visto che c’è sempre qualcuno che mi impedisce!” il cieco chiese “E sai perché?”

“Perché gli ostaggi sono degli idioti?” Archie lo disse sarcasticamente, ma il cieco rispose subito “Uhuhu… idioti. Che idioma, io definirei  i miei compagni di sventura… uhm…” si fermò per cercare la parola giusta “… sventurati.”

Tutti caddero dalla delusione come si fa negli anime.

 “Ma non idioti.” Concluse il concetto il cieco.

Archie insisté “Allora perché trovo difficoltà?”

Il cieco rispose con tono abbastanza professionale“Beh, innanzitutto interrogherei me stesso, se mi trovassi nei tuoi panni. Perché hai deciso di rapinare una posta così vicina alla prigione dove sei scappato?”

Archie rispose “Ma è ovvio, no? Mi servivano soldi!”

“Vero, ma non hai esitato a pensare ad entrare, pur sapendo che le forze dell’ordine ti stavano alle calcagna. Dimmi, perché l’hai fatto proprio qui?” il cieco era incalzante, ponendosi le domande che avrebbe dovuto porsi Svente.

Archie non poteva credere alle proprie orecchie.

“Commissario Svente, Archie Embratson è innamorato dell’impiegata che gli ha consegnato il sacco di denaro, e oserei dire che è ricambiatissimo”. I due distolsero lo sguardo a vicenda, imbarazzatissimi: “Immagino ora siate imbarazzati…”

“Noooo, che dici?” commentò ironico il tizio occhialuto accanto ad Alexander, il quale godeva in questa scena.

“Beh, non vi biasimo. Avevate deciso di fuggire insieme, ma vi è andata male con la clientela. Se almeno uno di noi fosse minimamente spaventato tanto da farsi catturare come ostaggio, a quest’ora avreste preso l’aereo delle 10,50 per Miami”

“Ma come fai a sapere anche questo?” Archie era talmente sbalordito da non aver smentito l’esempio, ma non era l’unico lì dentro. Il cieco rispose “Beh, ho un cugino che fa quella tratta… almeno lui ci vede”

“No, come fai a sapere che saremmo andati a Miami!” chiese Embratson.

“Ah… beh, ho tirato ad indovinare” ammise il tizio.

Archie assunse uno sguardo da “Sticazzi” e cominciò a puntargli la pistola contro “Va bene, veggente: ora…”

Il cieco si stupì “Perché, veggente, di grazia? Il mio nome è solo Olivier Oscar Southampton”

“Va bene , Olivier Oscar Southampton: ora tu verrai con me e sputtanerai Svente, in modo che non faccia brutta figura con la mia donna!”

“Beh, hai già fatto brutta figura, evadendo e non rispettando dunque la legge: io, se fossi in quella ragazza, ti avrei ripudiato immantinente, cosa che forse ha già fatto, a giudicare da com’è stata zitta finora”

La ragazza improvvisamente capì di non aver mai amato veramente Archie, era solo spaventata dalla sua pistola, anche quando andava a trovarlo in prigione.

Martha osservava il signor Olivier in maniera sbalordita “Caspita. Lo tiene in pugno” Svente aveva acceso un sigaro “Il cosiddetto braccio cieco della giustizia”

Gregory, uno degli assistenti che aveva preallarmato Martha all’inizio della storia, punzecchiò “Lei, invece, che cos’è? Il braccio tabaccomane?”, visto che non approvava chi fumava.

Mentre Svente strangolava il povero sottoposto, Archie sbiancava ogni secondo che passava: perché quella sensazione d’impotenza? Eppure, era solo un cieco venuto a prendere la sua pensione, o vie era dell’altro?

No, ma a cosa stava pensando?

Era solo un esaltato che parlava solo per tenere lontana la paura, e solo per coincidenza indovinava le cose su di lui.

“Bene, Oswald” riprese Archie.

“Olivier, di grazia” corresse Olivier.

“Come cazzo ti chiami. Hai finito di fare lo sbruffone! Ora…”

“Perché? Dov’è che ho fatto lo sbruffone? Mi sono solo limitato ad osservare alcuni eventi e apporre le mie supposizioni”

”Osservare un cazzo! Nemmeno ci vedi!” sbraitò senza troppi complimenti l’evaso.

“Ecco, queste sono cose che m’infastidiscono. Sai, è poco carino far notare il mio… difetto fisico” disse Olivier, chiaramente urtato, il tono che aveva usato non aveva lasciato adito a dubbi.

“Però poco fa non ti sei offeso!” osservò Archie.

“Poco fa era solo una constatazione di un ragazzo! Tu mi stai minacciando con una pistola!” rispose Olivier.

“Come fai a sapere che ho una pistola?” chiese Archie, esterrefatto.

“Ne ho riconosciuto il click. Ah, a proposto: hai finito i colpi” constatò Olivier.

“Come sarebbe?”, effettivamente alla pistola che aveva trafugato mancavano del tutto le munizioni, l’unico colpo che aveva lo aveva sprecato poco prima andando a finire sul cofano della volante.

“Grrr… e va bene. Con te non si può vincere. Sei onnisciente!”

“Non sono onnisciente, mio caro” Olivier assunse un tono triste.

“Sì, va bene, ora sparisci!”

Il cieco uscì fra gli applausi del pubblico.


Beh? Se devo essere sincero, questo è uno dei miei migliori capitoli, e infatti fa schifo non è un granché! Fatemi sapere le vostre impressioni! 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: Aven90